Robert St. John, L'eretico, ed. Esculapio Bologna, p. 368 (non più in commercio)
 
Questa è la storia di un ebreo (Eliezer Ben Yehuda), scritta da un non ebreo per lettori non ebrei ed ebrei indifferentemente... Se fosse stata scritta da uno studioso di ebraico, sarebbe forse migliore ma nessuno lo ha fatto. Inoltre, in quel caso, il libro avrebbe avuto interesse soltanto per alcuni studiosi mentre la storia è troppo viva di lotte umane per essere limitata entro la breve cerchia degli esperti di filologia.
È la storia di un uomo che rese possibile per vari milioni di persone di fare la spesa, di gridare alle mandrie, di fare l'amore, di mandare al diavolo i vicini di casa in una lingua che, fino allora, era stata usata soltanto per le argomentazioni talmudiche e per le preghiere.
È la storia di un fanatico fedele che ebbe due grandi amori, che trasformò in nemici i suoi amici migliori, che andò in prigione per le sue convinzioni, che, sempre, sul punto di morire per la tubercolosi, fu padre di undici figli, che raccolse materiale per sedici volumi di un dizionario diverso da ogni altra opera filologica mai concepita, che fu autore di commedie, di un testo di geografia, e di due «Appelli» fra i più travolgenti mai rivolti al suo popolo, e che morì mentre lavorava alla parola «soul» (anima).

Robert St. John