Un ebreo ateo ritrova la sua identità ebraica


di Anatoli U. (Esslingen)


Insieme con il mio fratello maggiore sono cresciuto a Kiev (Ucraina), in una famiglia atea. Eravamo una tipica famiglia "sovietica". La società in cui sono cresciuto era improntata dall'ideologia socialista-comunista. Eravamo convinti che l'uomo è per natura buono e può raggiungere tutto con le proprie forze. Alti valori erano quindi l'istruzione, l'intelligenza, una buona posizione nella società, e la capacità di cavarsela con le proprie forze.
    Quando arrivai a trent'anni, non sapevo più che cosa fare della mia vita. La mia famiglia era a pezzi. Il mio lavoro non mi dava nessuna soddisfazioine e non sapevo chi potesse aiutarmi nei miei problemi. La vita mi poneva molte domande: Perché vive l'uomo sulla terra? E' soltanto un caso che esistiamo? C'è qualcuno nell'universo che s'interessa di me? E' vero che sotto il sole tutto è vanità? Cercai risposte nella filosofia, nelle religioni orientali ed ero interessato allo yoga. Ma dopo tre anni la mia coscienza era parecchio rovinata e anche la mia vita di famiglia non era cambiata. Alla fine diventai diffidente e deluso dalla vita. Ma Dio aveva altre idee per me.
    In quel periodo arrivò a casa di mia madre il libro "Tradito". Cominciai a leggerlo con avidità, riga per riga. Mia moglie ed io ne eravamo afferrati. Stan Telchin, un uomo d'affari ebreo, descrive in quel libro come un giorno sua figlia lo sorprese con la notizia di essere arrivata alla fede nel Messia Yeshua. Fu preso dalla collera e si propose di opporsi in tutti i modi a quella fede. Cominciò a studiare la Bibbia e anche lui incontrò il Dio vivente.
    Questo libro m'impressionò molto e in me riemersero le domande ancora senza risposta sul senso della vita. Sulla busta dentro la quale era stato spedito il libro c'era un numero di telefono. Chiamai quel numero e presi contatto con degli ebrei che credevano in Gesù. Così andammo - mia moglie ed io - in una comunità messianica. Sentimmo parlare della storia di Dio con Israele, delle nostre radici ebraiche e di Gesù, il Messia. Ma tutto quello che sentimmo e vedemmo rimase su un piano intellettuale. Solo quando arrivò nella comunità un evangelista ebreo, il messaggio arrivò anche al cuore. Parlò dell'infinito amore di Dio, di come Dio soffrì quando consegnò alla morte il suo unico Figlio per i nostri peccati. Gesù, il crocifisso Figlio di Dio, era davanti ai miei occhi. Lo vedevo stare vicino a me,  che ero sepolto senza speranza sotto i miei peccati e le mie trasgressioni. Temevo di non riuscire più a vivere sotto questo peso. L'unica modo per essere liberato dai miei peccati e iniziare una nuova vita era la via attraverso questo ebreo crocifisso. Chiesi in preghiera al Signore di perdonarmi e consegnai a Lui tutta la mia vita.
    Durante questo culto anche mia moglie si decise per Gesù e fummo battezzati nel nome di Yeshua.
    Soltanto un mese dopo eravamo in viaggio per la Germania. In un primo tempo, per un anno e mezzo, abitammo con altre famiglie ebree in un pensionato. Fin dal primo giorno parlammo agli altri ebrei di Gesù, il Messia, e di come aveva cambiato la nostra vita. Il Signore ci fece trovare una grande apertura presso quelle persone. In capo a un anno alcuni arrivarono alla fede. Eravamo semplicemente entusiasti nel vedere i quotidiani miracoli che il Signore faceva in queste persone e anche in noi.
    Per tre anni mia moglie ed io siamo stati membri di una chiesa cristiana libera. Lì abbiamo potuto conoscere cari fratelli e care sorelle che s'impegnano per Gesù. Tuttavia c'era sempre una domanda che ci ritornava in mente: In che modo possiamo esprimere la nostra identità ebraica come credenti? Nel 1996, in gruppo familiare messianico in Esslingen, chiedemmo in preghiera al Signore di indicarci una via.
    Alcuni giorni dopo andammo a parlare di Gesù in un pensionato in Esslingen. Erano molto aperti e ci fecero molte domande. Cominciammo così a tenere culti regolari di Erev Shabbat (venerdì sera). Nel frattempo potemmo fondare la comunità Shma Israel, e il Signore mi ha chiamato a lavorare qui a pieno tempo e a condurre la comunità. Ringrazio Dio che mi ha chiamato a questo.
    Attraverso la fede in Gesù sono ritornato alla mia eredità ebraica. Quanto più Lo conosco, tanto più divento consapevole della mia origine ebraica e della mia fede ebraica. Il mio desiderio adesso è vivere in stretta comunione con Gesù. Egli mi dà la forza di essere una testimonianza per i miei amici ebrei e per portare loro la "BESORA" , la Buona Notizia di Yeshua ha-Maschiach (Gesù Cristo), perché essa è " potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede; del Giudeo prima e poi del Greco" (Romani 1:16).