Io radunerò tutte le nazioni e le farò scendere nella valle di Giosafat: e là verrò in giudizio con loro, a proposito del mio popolo e d'Israele, mia eredità, che esse hanno disperso fra le nazioni, e del mio paese, che hanno spartito fra di loro.
Gioele 3:2

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Rona Keinan
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Lettera aperta a Benjamin Netanyahu, detto Bibi

Italia, 3 dicembre 2012

Caro Bibi,
   spero che mi permetterai di chiamarti confidenzialmente così e di darti del tu, anche se non ci siamo mai conosciuti. Sono più avanti di te negli anni e inoltre so, per quel pochissimo ebraico che finora ho imparato, che nella tua lingua non esiste la forma di cortesia. Ma soprattutto so che non ti offenderai, per il semplice fatto che non ti capiterà di leggere queste righe. Ma immaginare di scriverti serve a me, per chiarirmi le idee e in parte per dare un po' di sfogo all'amarezza che provo in questi giorni per quello che si sente dire su di te e sul tuo paese.
   La prima ragione per cui ti scrivo è per chiederti scusa come italiano. Naturalmente non ho alcuna responsabilità personale, ma faccio parte di una nazione il cui governo pochi giorni fa ha commesso un'ignobile vigliaccata verso il tuo paese allineandosi con nazioni che, come tu ben sai e anche il nostro governo sa, quello che vogliono è soltanto la sparizione di Israele. Ci avevate contato, voi israeliani, sulla nostra amicizia: pensavate che di noi italiani ci si potesse fidare. E invece no. Purtroppo no. Ci avete sopravalutati. Vorrei chiederti scusa non soltanto perché la mia nazione ha approvato quel cumulo di menzogne e odio che è stato il discorso del relatore arabo-palestinese, ma anche per le parole di "amicizia" che ti sono state rivolte in seguito per rabbonirti da chi ci governa. Certamente, come politico navigato sarai abituato ai linguaggi ipocriti, ma so che in certi momenti fanno più male dei fatti che si vorrebbero "chiarire".
Qualcuno ha detto che la decisione dell'Assemblea Generale dell'Onu, che ha accordato all'Autorità Palestinese lo status di Paese osservatore non membro, è stata "benedetta" dallo "spirito" di Yasser Arafat. Bisogna crederci, perché l'ha detto la vedova di Arafat, e da quelle parti di certi spiriti se ne intendono. Ed è proprio di questo globalizzato spirito arafattiano di menzogna e odio che si è imbevuta quell'assemblea dell'Onu. E la nostra nazione vi ha partecipato. Per questo sento il dovere, in segno di testimonianza per tutti gli anonimi italiani che come me, pur non essendo in maggioranza, avrebbero voluto far sentire il loro dissenso, di chiedere scusa a te e alla nazione che rappresenti per l'ignobile scelta fatta dall'Italia in quella sede.
   La seconda ragione per cui mi rivolgo idealmente a te è per ringraziarti di quello che hai fatto per la tua nazione cercando di difenderla nei modi che il tuo governo ha ritenuto opportuni e possibili. Certo, si può sbagliare, ma in certe circostanze chi può essere sicuro di non farlo mai? "Israele adesso è isolato", dicono in molti, e forse credono di fare un'osservazione acuta, quando invece è una realtà evidente che va avanti da anni, per non dire da sempre. E di chi è la colpa? Di Netanyahu. O più in generale di Israele che va dietro a Netanyahu. Sono tanti quelli che lo dicono, anche fra gli amici d'Israele, anche fra gli ebrei. Non sai quante fini analisi si fanno in questi giorni, anche sui giornali italiani, e non solo su l'israeliano Haaretz, per dimostrare che hai sbagliato. E quante belle istruzioni retroattive ti sono state inviate (idealmente, come queste mie parole) per istruirti su quello che avresti dovuto fare e non fare. Se solo avessi potuto ascoltarli! A quest'ora Israele non sarebbe dov'è adesso. Adesso non sarebbe isolato. Adesso sarebbe... beh, non lo so, perché a dire il vero non lo dicono. Una cosa però ho notato: in tutte quelle analisi, o per lo meno in quelle che mi è capitato di leggere, manca l'indicazione precisa e concreta di quello che avresti dovuto fare dopo decine di giorni di pioggia di missili sulle vostre teste. Si trattano temi di alto livello strategico-politico, di rapporti con l'Onu, l'America, l'Egitto, l'Europa e altro ancora, ma di missili caduti sulle teste degli israeliani, e di quelli che sicuramente cadranno ancora sulle medesime teste, non si parla. O se ne parla sbrigativamente, en passant, per passare subito a qualche altro argomento ritenuto più importante. La cosa però non salta all'occhio dei lettori perché devi sapere, se per caso non te ne fossi ancora accorto, che per la maggior parte delle persone i missili che vi piovono sulla testa sono meno della metà di quelli che vi meritate. Di che vi lamentate dunque? E poi la gente è interessata alla pace, e la pace non è minacciata dai razzi islamici che distruggono le case degli ebrei, ma dalla costruzione di case per ebrei che tu, con riprovevole sfacciataggine, ti sei permesso di ordinare nella capitale del tuo Stato: un altro grave errore che anche molti tuoi amici ti rimproverano.
Sta scritto nel profeta Zaccaria che negli ultimi giorni Dio farà di Gerusalemme "una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti". Si direbbe che questo stordimento sia già cominciato, perché la quantità di sciocchezze che anche le persone più sensate riescono a dire quando introducono nel loro discorso il tema di Gerusalemme è impressionante. Forse il consiglio implicito contenuto nel silenzio dei commentatori è che i missili islamici avresti dovuto lasciarli cadere sulle vostre teste e dedicarti alla politica di alto livello, come fanno loro. Questo però naturalmente non sarebbe stato accolto molto bene dagli israeliani, e tu lo sapevi. Quindi hai agito, e loro ti hanno appoggiato. E se qualcuno ti ha criticato, è stato soprattutto quando ti sei fermato. Hai fatto bene a cominciare l'attacco? Hai fatto male a cominciarlo troppo tardi? Hai fatto male a finirlo troppo presto? Io non lo so. So soltanto che hai fatto del tuo meglio per difendere il tuo paese, come era tuo dovere, mentre altri hanno fatto e fanno di tutto per denigrarlo e distruggerlo. Per questo ti ringrazio, perché il bene della nazione d'Israele sta a cuore anche a me, anche se non sono né ebreo né israeliano, come sta a cuore a tanti altri che come me non sono né ebrei né israeliani.
   So che tu lo sai, nel senso che sei a conoscenza dell'amore che molti cristiani evangelici (ma non tutti) hanno per Israele, e sai che non è finto. Anch'io sono fra quelli, e penso che sia un conforto per gli ebrei d'Israele sapere che ci sono persone non ebree e non israeliane che stanno dalla parte d'Israele per motivi non interessati.
Il conforto è reciproco quando si avverte che questo amore è riconosciuto e creduto. Nell'ultimo viaggio che ho fatto in Israele ho avuto il piacere di sentir dire da Dan Bahat, lo scienzato che per anni è stato l'archeologo ufficiale di Gerusalemme, queste parole: "Sapete perché l'America sostiene Israele? Non è per la presenza della lobby ebraica, come molti dicono, ma per la presenza di milioni di cristiani evangelici che stanno dalla parte d'Israele". Ho provato un immenso piacere a sentire queste parole del tutto inaspettate, perché provenivano dalla bocca di un ebreo laico, informatissimo, coltissimo e intelligente, che non aveva nessun motivo per dirle se non perché corrispondono alla realtà come lui l'ha rilevata, in modo acuto e privo di pregiudizi, come ci ha mostrato di saper fare nelle ricchissime spiegazioni storiche e archeologiche che ci ha fornito nella visita di Israele che abbiamo avuto l'onore di fare sotto la sua preziosa guida.
   Quindi, caro Bibi, nella certezza di intepretare il sentimento sincero di molti miei fratelli in fede, ti rinnovo le mie scuse per quello che noi italiani abbiamo fatto, e i miei ringraziamenti per quello che hai fatto tu per i tuoi connazionali. E se anche queste parole non arriveranno a te personalmente, potranno forse essere lette da qualcuno che è in sintonia con quello che tu sei e rappresenti per Israele.
   Con stima e simpatia,
   Marcello Cicchese

(Notizie su Israele, 3 dicembre 2012)


La risposta di Netanyahu


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