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Notizie aprile 2012

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Apple pronta a dare il via al reclutamento per il centro ricerca in Israele

Secondo un giornale israeliano, Apple sarebbe pronta a dare il via alla ricerca personale per il suo centro di ricerca nel paese. "Decine" di posti di lavoro ad elevata qualificazione. A capo del gruppo anche l'ex amministratore delegato della locale sede di Texas Instruments.

Nei prossime settimane o forse giorni, sul sito per la ricerca personale di Apple potrebbero apparire decine di offerte per l'impiego di tecnici che dovranno andare a dar vita al suo centro di ricerca che nascerà in Isreaele. Questo quanto riferisce il sito locale Ynetnews.com che avrebbe appreso la notizia da alcune fonti apparentemente informate in materia.
Se quando riferisce la pagina web israeliana corrispondesse a realtà, si tratterebbe del passo decisivo per avviare quel centro di ricerca e sviluppo di cui si è parlato nei mesi scorsi. In base quanto si era appreso in quel contesto, la struttura sorgerà nel Matam Technology Park, il distretto hi-tech di Haifa dove sono attive realtà come Intel, Broadcom, Google, Yahoo! eBay, IBM, Philips, Microsoft. Come accennato in un nostro precedente articolo sarà Aharon Aharon, un veterano del settore dei semiconduttori.
A capo del centro di ricerca di Haifa (che dovrebbe restare distinto dal gruppo che fu di Anobit, la società israeliana specializzata i tecnologie avanzate nel settore delle memorie NAND che Apple ha acquisito alla fine dello scorso anno) ci sarà con Aharon Aharon, anche Etai Zaltsman, già CTO di Texas Instruments, amministratore delegato della filiale istraeliana della società USA e figura eminente (nostante la giovane età) nel settore della elaborazione numerica dei segnali.

(Macity, 30 aaprile)

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Israele, governo a rischio sulla leva obbligatoria per ultra-ortodossi e palestinesi

Si riaccende in Israele il dibattito sulla leva obbligatoria, dalla quale sono esentate alcune componenti come gli ebrei ortodossi e i palestinesi. Una questione che potrebbe mettere in crisi il governo in carica, guidato dal premier Benjamin Netanyahu, e portare alle elezioni anticipate.
La Corte Suprema israeliana ha infatti bocciato di recente la Tal Law. Approvata dalla Knesset, la norma concedeva a decine di migliaia di ebrei ortodossi la possibilità di evitare la coscrizione nell'esercito, per motivi di studio.
Contro il parere dei partiti ultra-ortodossi, come Shas e United Torah Judaism, il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, del partito Yisrael Beitenu, ha sostenuto l'opposizione a queste esenzioni e chiesto che anche i cittadini arabi svolgano servizio civile. La linea di Netanyahu è approvare una legge per rendere obbligatorio il servizio civile nel caso di obiezione di coscienza per la coscrizione obbligatoria nell'Israeli Defence Force.
Il tema è controverso e suscita varie forme di protesta. Tre giovani israeliani ad esempio affronteranno il carcere perché contrari alla leva obbligatoria, rilanciando l'obiezione di coscienza dei refusnik. Dall'altra parte, gruppi di riservisti si sono accampati in piazza, contro l'esenzione alla naja per certe categorie. Hanno messo su una sucker's tent ('tenda dei fessi'), sostenendo di essere tra i "fessi" costretti a prestare servizio militare.

(UAAR Ultimissime, 30 aprile 2012)

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All via il cavo sottomarino Grecia-Cipro-Israele

Rientra nell'ambizioso progetto Euroasia Interconnector

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 Il tracciato del cavo sottomarino tra Israele, Cipro e Grecia
ATENE, 30 apr - La Ppc Quantum Energy SA, una controllata dell'ellenica Public Power Corporation (Ppc), ha annunciato ufficialmente l'avvio dei lavori per la realizzazione di un cavo sottomarino della capacità di 2.000 megawatt che collegherà la Grecia a Israele passando per l'isola di Cipro.
La società - come ha reso noto l'agenzia Athens News - ha informato dell'avvio del progetto "Euro-Asia Interconnector" l'Authority ellenica per l'Energia (Rae) e la corrispondente Authority cipriota (Cera). In una lettera congiunta indirizzata alla Quantum Energy, entrambe le Authority hanno sottolineato che l'attuazione di un progetto così ambizioso darà un contributo decisivo per garantire la sicurezza di alimentazione elettrica per l'intera regione dell'Europa del Sud-Est e del Mediterraneo orientale. Sia la Rae che la Cera hanno anche proposto un incontro tra l'azienda e le parti interessate per la presentazione formale del progetto. L'accordo per la realizzazione del collegamento sottomarino era stato firmato lo scorso 4 marzo dai rappresentanti dei governi di Atene, Nicosia e Tel Aviv nella città portuale israeliana di Haifa. Per collegare Cipro all'Europa continentale é prevista anche la posa di altri cavi sottomarini tra l'isola e la Grecia passando per Creta.
La lunghezza totale del cavo sarà di 1.000 km, di cui 287 fra Cipro e Israele - cosa che ne farà il più lungo del mondo - e in alcuni punti sarà installato ad una profondità massima di 2.000 metri dalla superficie del mare. Il progetto, che dovrebbe essere completato entro il 2015, costerà complessivamente circa 1,5 miliardi di euro e alla sua realizzazione parteciperanno la controparte israeliana della Ppc e la compagnia cipriota DEH Quantum Energy. I suoi ricavi a lungo termine sono stimati fino a 17 miliardi di euro. Sul fronte degli idrocarburi, di recente sia Israele sia Cipro hanno scoperto enormi giacimenti offshore di gas naturale nel Mediterraneo orientale e hanno in progetto una stretta collaborazione per l'estrazione e la successiva fornitura di gas ai mercati europei e asiatici. (ANSA).

(ANSA, 30 aprile 2012)

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Muore il padre di Netanyahu, aveva 102 anni

All'età di 102 si è spento la scorsa notte a Gerusalemme il padre del premier israeliano, Ben-Zion Netanyahu (Milikowsky). I funerali si svolgeranno oggi a Gerusalemme. In segno di lutto sono stata revocate le mozioni di sfiducia al governo che dovevano essere discusse oggi in parlamento.
Storico di fama internazionale - in particolar modo per gli studi sull'Inquisizione spagnola - Ben-Zion Netanyahu si era sempre identificato con la destra revisionistica del movimento sionista ed era stato il segretario personale di Zeev Jabotinsky, uno dei suoi maggiori pensatori.
Con la creazione dello stato di Israele (1948) si trovò in contrasto con l'establishment laburista. Si trasferì allora negli Stati Uniti da dove sarebbe rientrato nel 1976 dopo la drammatica morte del figlio primogenito Yoni, in un blitz condotto da un'unità speciale israeliana ad Entebbe (Uganda) per liberare i passeggeri di un aereo dirottato.
Secondo gli analisti, Benyamin Netanyahu è sempre stato influenzato dalla figura del padre. Questi peraltro non ha mai esitato ad assumere posizioni rigidamente ideologiche. Nel 2004, ad esempio, definì "un crimine contro l'umanita" la decisione di Ariel Sharon di sgomberare migliaia di coloni da Gaza. Messaggi di cordoglio sono stati pubblicati dal Capo dello stato Shimon Peres e dal presidente della Knesset Reuven Rivlin.

(ticinonews, 30 aprile 2012)

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Assegnato il premio Pardes

Dalla Fondazione Meis riconoscimenti per Lia Levi e Hayoun

FERRARA - Grande attesa e interesse ieri per conoscere il vincitore della prima edizione del premio di cultura ebraica Pardes.
Il termine "Pardes" nella lingua ebraica ha il significato di frutteto, ed è inoltre un acronimo: le consonanti della parola stanno per peshat (che deriva dalla parola "semplice" ed ha il significato di letterale), remez, ovvero allegorico, drash, che significa omiletico e sod, cioè esoterico. Questi termini definiscono nella tradizione ebraica i quattro livelli di interpretazione della Torah.
Alla premiazione sono intervenuti il presidente della Fondazione Meis Riccardo Calimani; il segretario generale del Comune di Ferrara e consigliere della Fondazione Meis Roberto Finardi, il presidente dell'Ucei e consigliere della Fondazione Meis Renzo Gattegna.
Riccardo Calimani si è detto lieto per questa iniziativa e ha subito introdotto la vincitrice del premio Pardes per la letteratura, Lia Levi.
Lia Levi, già giornalista del mensile Shalom e ora romanziera e scrittrice di libri per l'infanzia, ha accolto il riconoscimento dicendo che "è la prima volta che vinco un premio ebraico e per me ha una valenza in più".
Il premio Pardes per la saggistica è andato invece a Maurice-Ruben Hayoun, molto noto in Francia per i suoi contributi alla storia della filosofia. Hayoun ha ritirato il premio dalle mani del presidente dell'Ucei Gattegna e ha ringraziato tutti i presenti. La curatrice della mostra Raffaella Mortara si è improvvisata traduttrice dal francese per il discorso di ringraziamento di Hayoun.
L'istituzione del premio arricchisce ulteriormente il forte legame tra la città di Ferrara e la comunità ebraica.

(estense.com, 30 aprile 2012)

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I tesori del Tempio

  
A Gerusalemme la mostra permanente I Tesori del Tempio offre uno spaccato della vita dell'antico Tempio e dei suoi riti. Situata sulla Misgav Ladach Street, nella Città Vecchia, la mostra presenta più di sessanta vasi sacri e indumenti sacerdotali che sono stati accuratamente ricreati dall'Istituto del Tempio in conformità con la complessa legge biblica. Ogni vaso è il risultato di anni di intenso lavoro di ricerca che ha coinvolto rabbini, artigiani, artisti, ingegneri e scienziati. Sono state completate anche le vesti del Sommo Sacerdote che comprendono anche il gioiello di pietra che ne ornava il pettorale e che è ora in mostra. Inoltre è in mostra un Menorah (il candelabro a sette bracci) fatto in oro massiccio e pesante mezza tonnellata. La mostra I Tesori Tempio è aperta al pubblico da domenica a giovedì dalle 9 alle 17 e il venerdì dalle 9 a mezzogiorno.

(mondointasca, 30 aprile 2012)

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Israele negli occhi di un teenager

ROMA - L'estro di Yair Har Oz, giovanissimo e talentuoso fotografo di Beit Shemesh, approda a Roma per una mostra personale, inaugurata ieri sera nella nuova galleria del caffè Guido in pieno quartiere ebraico, che merita di essere visitata. La mostra si intitola "Non è un sogno. Israele negli occhi di un teenager", è visitabile fino a domenica 6 maggio e ha raccolto sin da subito consenso ed entusiasmo tra il pubblico per la capacità dell'autore, appena 20enne, di raccontare la profondità e l'unicità di Israele attraverso la forza delle immagini. Antico e moderno; natura, frutti dell'ingegno umano e spiritualità si fondono infatti nel flusso di pochi ma intensissimi scatti che toccano il cuore. "Yair, formatosi come un vero e proprio autodidatta, è di una bravura che lascia sbalorditi" spiegava ieri sera Roy Doliner, curatore della rassegna assieme a Federico Aniballi. Oltre all'autore erano tra gli altri presenti Leone Paserman, presidente della Fondazione Museo della Shoah, Raffaele Sassun, presidente del KKL Italia, Miriam Haiun, direttrice del Centro di Cultura della Comunità ebraica di Roma, e l'artista Georges De Canino. Quest'oggi alle 18 il bis con i ragazzi del Delet che saranno protagonisti di un confronto con Yair sul significato e sulla prospettiva delle sue opere.

(Notiziario Ucei, 30 aprile 2012)

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Israele verso le elezioni anticipate

Oggi il Likud vincerebbe con 31 seggi alla Kesset

In Israele si va verso le elezioni anticipate. Il leader del partito laburista Shelly Yehimovic ieri ha annunciato che a maggio, con l'inizio della seduta estiva della Knesset, chiederà lo scioglimento della legislatura, conscio del supporto che gli garantirebbero il centrista Kadime e i radicali di destra di Israel Beitenu. Il premier Benyamin Netanyahu stesso sarebbe convinto che la maggioranza non potrà reggere fino a settembre, quando si voterà la finanziaria. Si ipotizza dunque una chiamata alle urne a settembre 2012, un anno prima rispetto alla scadenza naturale del mandato della legislatura che avverrà ad ottobre-novembre 2013.
Secondo un sondaggio pubblicato sul quotidiano Isreal ha-Yom, se si andasse alle elezioni oggi, il Likud vincerebbe con 31 seggi sui 120 della Kesset. Kadima otterrebbe 13 seggi, in calo rispetto agli attuali 28. Il nuovo partito di centro, Futuro, si aggiudicherebbe 12 seggi. Ai laburisti andrebbero invece 17 seggi. Netanyahu, secondo il sondaggio, riuscirebbe comunque a riunire una coalizine che gli permetterebbe di continuare a governare il Paese.

(clandestinoweb, 29 aprile 2012)

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L'alfabeto ebraico raccontato ai bambini

Fiabe e storie illustrate, assieme all'autore Matteo Corradini

FERRARA - Lunedì 30 aprile, presso il chiostro di San Paolo si terrà la presentazione di "Alfabeto ebraico: storie per imparare a leggere la meraviglia del mondo", edito da Salani, scritto da Matteo Corradini e illustrato da Grazia Nidasio.
In questo libro le ventidue lettere dell'alfabeto ebraico sono raccolte, studiate e spiegate attraverso ventidue racconti illustrati: una lettura insieme fiabesca e profonda, poetica e semplice, per avvicinare i bambini alle meraviglie dell'alfabeto per eccellenza e per scoprire un universo di significati in cui ciascuno di noi può riconoscere il proprio.
Matteo Corradini - autore di libri per adulti e ragazzi - sarà presente all'evento, che si terrà alle ore 12 e sarà inserito a Ferrara nel programma del Festival del libro ebraico.

(estense.com, 29 aprile 2012)

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Festa per il compleanno di Israele

E' stato il neo ambasciatore israeliano in Italia Naor Gilon, l'ospite d'onore della festa nei giardini della Guastalla per il 64esimo anniversario della dichiarazione di indipendenza dello Stato ebraico. Le celebrazioni - per quello che si chiama Yom Haazmaut - nel verde di fronte alla sinagoga centrale, sono diventate una piccola tradizione anche a Milano. Tra stand culturali e gastronomici con i piatti e i sapori tipici israeliani, musica, e danze.

(la Repubblica, 29 aprile 2012)

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La realtà di Israele

di Ugo Volli

Mi è capitato di venire in Israele la settimana appena conclusa, quella che comprendeva Iom Hazicharon, dedicata al ricordo dei caduti delle guerre sostenute da Israele e del terrorismo, e subito dopo Iom Haatzmaut, la festa dell'indipendenza. Non voglio raccontare qui le mie emozioni personali, che sono facilmente immaginabili, perché condivise da quasi ogni ebreo italiano che abbia fatto un'esperienza analoga: commozione, tristezza, entusiasmo, gioia. Mi sembra più significativo cercare di riflettere su due impressioni forti che ho ricevuto dai comportamenti che vedevo e dai discorsi delle persone con cui ho parlato. La prima è la partecipazione e la solidarietà. Le feste nazionali nella maggior parte dei paesi europei e anche in Italia sono state abolite da tempo, come il nostro 4 novembre, o sono rimaste quasi solo occasione di vacanza, senza partecipazione collettiva, se non eventualmente di parte. Hanno perso cioè, salvo forse il 25 aprile, la funzione mobilitante e memoriale che è caratteristica della festa, quel ruolo di "monumenti del tempo" che la rivoluzione francese reinventò a partire dalla tradizione religiosa. In Israele non è così. Nonostante tutti i discorsi che si fanno e sono certamente ben fondati, sulla frammentazione della società israeliana in settori che si parlano poco e nonostante l'allontanamento dalla militanza sionista delle origini perseguito sistematicamente da intellettuali e governi di sinistra negli ultimi decenni sui media, nella politica e nella scuola, l'impressione della partecipazione collettiva, dell'esistenza di un soggetto comune, ci una passione patriottica largamente condivisa, è assolutamente dominante. Le bandiere nazionali su macchine e edifici, il silenzio e l'immobilità in risposta all'appello della sirena che chiama due volte per Iom Hazicharon alla meditazione, la partecipazione larghissima e piena di allegria alla festa dell'indipendenza: tutto parla di un paese che non dimentica affatto la sua identità e anzi vi partecipa appassionatamente. Questa impressione coincide con i dati dei sondaggi: il quotidiano più diffuso del paese "Israel Haiom" ne ha pubblicato l'altro giorno uno da cui si deduce che il 93% dei cittadini sono fieri di essere israeliani l'80 per cento non vivrebbe altrove, il 73 per cento pensa che Israele sia il paese dove si vive meglio.
   Si può partire di qui per cogliere l'altro aspetto che mi ha molto colpito. Nonostante tutte le minacce che ci preoccupano e di cui parliamo spesso, Israele appare al visitatore come un paese molto sereno, per nulla teso. Ormai sono veramente rari i locali pubblici protetti da una vigilanza serrata con scanner e perquisizioni, che erano diffusi dappertutto fino a qualche tempo fa. Anche entrando in qualche villaggio oltre la linea verde o percorrendo le strade di Giudea e Samaria, i check point sono piuttosto rilassati e l'atmosfera che si respira è di sicurezza. Il paese non appare concentrato sulla propria autodifesa, ma sullo sviluppo economico scientifico e culturale; l'economia non risente della crisi mondiale, i musei nuovi o rinnovati abbondano e sono molto frequentati, il clima è sereno e rilassato. Sono rari i posti nel mondo che danno oggi questa impressione. Ci si interroga naturalmente sulle ragioni di questa situazione, e le risposte possono essere molte (investimenti di lungo periodo sull'istruzione e l'economia, scelte di liberalizzazione, sviluppo tecnologico, soluzioni efficaci di sicurezza come la barriera, un governo che nonostante tutte le diffamazioni è il migliore da decenni a questa parte).
   Ma è più interessante forse chiedersi perché ci sorprendiamo. I fatti che ho descritto non sono nuovi, fanno parte di un'ondata che dura da parecchi anni, diciamo dalla sconfitta dell'ondata terrorista voluta da Arafat sotto il nome di seconda intifada. In realtà siamo tutti, anche chi sostiene Israele, accecati da una copertura giornalistica assolutamente scorretta, che cerca ogni pretesto per dipingere Israele per quel che non è, non solo un paese "occupante" o "di apartheid", la cui democrazia sarebbe "in pericolo", ma anche un luogo teso e rischioso. Chi si preoccupa di Israele e lo difende, rifiuta naturalmente le accuse più palesemente ideologiche e diffamatorie, ma spesso non riesce a evitare il condizionamento di rappresentazioni che ingigantiscono ogni incidente anche minimo e per esempio corre dietro a pseudoeventi creati appositamente per fini propagandistici, come la "flottiglia" dell'anno scorso, le manifestazioni sporadicamente organizzate dalle organizzazioni palestinesi e dai governi arabi degli ultimi mesi, con pochissima partecipazione, e le fly-tiglie, che hanno coinvolto poche decine di persone, sono state gestite facilmente dalla sicurezza e non hanno inciso minimamente sulla vita del paese. Certo, se il progetto di una villetta in un paese della Giudea viene descritto con toni assai più accesi delle decine di vittime civili prodotte in Siria ogni giorno, è difficile sottrarsi all'illusione di una guerra in atto. E però quest'impressione è falsa, gli appelli a rompere la quiete per la "resistenza popolare" sono sistematicamente caduti nel vuoto. Anche la popolazione araba preferisce lo status quo ed è contenta del suo progresso economico. Questo non significa ovviamente che il terrorismo sia finito per sempre (nuovi tentativi vengono sventati quotidianamente) né tanto meno che il pericolo iraniano sia scomparso. Ma l'Israele che si può vedere oggi è tutt'altra cosa da quel che raccontano i giornali italiani. E giustamente chi li legge qui si indigna.

(Notiziario Ucei, 29 aprile 2012)

The real question

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Israele: servizio civile anche per arabi e ortodossi?

GERUSALEMME, 29 APR - La introduzione del servizio civile obbligatorio per quanti sono esonerati dal servizio militare di leva e' oggetto di discussione in questi giorni fra i partiti israeliani e rischia di destabilizzare il governo di Benyamin Netanyahu. Il vento di protesta e' giunto da un gruppo di giovani che, a breve distanza dall'ufficio del premier hanno eretto 'L'attendamento dei fessi' dove ricevono delegazioni da tutto il paese e parlamentari. '''Noi - hanno detto - serviamo per tre anni nella forze armate, e quindi nella riserva, mentre interi strati sociali non danno alcuno contributo al Paese''. Si riferivano alla minoranza araba e agli ebrei ortodossi, i quali tradizionalmente non vengono reclutati.
Secondo questi dimostranti - fra cui spiccano alcuni degli attivisti 'indignados' che l'estate scorsa hanno trascinato nelle strade masse di dimostranti - sta al governo imporre un 'servizio civile obbligatorio' di identica lunghezza a quanti, per ragioni ideologiche, non servono nelle forze armate. Oggi Netanyahu ha ricevuto una delegazione dell' 'Attendamento dei fessi' e ha assicurato che presentera' alla Knesset una nuova legge ''piu' egualitaria''. ''Se sara' necessario - ha affermato - andremo anche ad elezioni anticipate''. Anche il partito della destra radicale Israel Beitenu si appresta a presentare nei prossimi giorni in parlamento una nuova legge sulla stessa questione. A quanto pare gli arabi e gli ebrei ortodossi potrebbero essere impiegati in ospedali, fra i vigili del fuoco, o nella protezione dell'ambiente. Queste iniziative hanno molto allarmato i due partiti ortodossi che fanno parte della coalizione governativa di Netanyahu, per i quali lo status quo deve essere rispettato. Anche da alcuni esponenti arabi in parlamento le prime reazioni sono del tutto negative.

(Blitz quotidiano, 29 aprile 2012)

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Fondi ebraici, due israeliani chiedono 315 milioni a UBS e CS

I due intendono denunciare negli Stati Uniti UBS, Credit Suisse e la Confederazione svizzera

NEW YORK - Due israeliani intendono denunciare negli Stati Uniti UBS, Credit Suisse e la Confederazione svizzera per essersi rifiutati di restituire denaro e oggetti di valore depositati nelle due banche dai loro genitori poco prima della Seconda Guerra Mondiale. I querelanti intendono approfittare di una legge statunitense che permette di citare in giudizio gli Stati stranieri su questioni riguardanti l'Olocausto.
I due israeliani - tale M. Katz, 59 anni residente a Modi'in (Israele) e un altro querelante 79enne di Haifa, che vuole mantenere l'anonimato - chiedono un risarcimento di 315 milioni di dollari, circa 286 milioni di franchi. La denuncia dovrebbe essere inoltrata ancora questa settimana, affermava venerdì il quotidiano "Haaretz". La querela sarà presentata dall'avvocato franco-israeliano Roland Roth, specialista in diritto internazionale, che si è già occupato in passato di fondi ebraici.
"Abbiamo cercato di negoziare con le banche e con la Svizzera, ma ci hanno mentito e imbrogliato", ha affermato Katz al giornale. "Ora abbiamo capito che non vorranno mai restituire i beni depositati dalle vittime dell'Olocausto". Egli sostiene che le due banche hanno sistematicamente nascosto i documenti relativi ai conti di sua madre, con lo scopo di impedirgli di riavere il denaro.
Katz afferma che sua madre, Paulina Grunfeld, cittadina rumena, avrebbe depositato nel 1938 un milione di dollari in una filiale UBS di Zurigo. Avrebbe poi versato ulteriori 450'000 dollari nella vicina succursale del Credit Suisse, dove avrebbe anche depositato oro, oggetti d'arte sacra, gioielli con diamanti e due dipinti di Picasso e Monet, che sarebbero finiti in una cassetta di sicurezza.
Nel 1948, secondo Katz, la madre ritornò a Zurigo e chiese di ritirare il denaro e gli oggetti di valore che aveva depositato presso le due banche. Queste si sarebbero però rifiutate di restituire i beni sostenendo che non c'era traccia di conti a suo nome.
Dopo essere emigrata in Israele nel 1950, la Grunfeld avrebbe nuovamente e ripetutamente cercato, invano, di riavere i beni. Nel 1984, sul letto di morte, la donna avrebbe raccontato al figlio tutta la storia. Gli avrebbe anche consegnato un libretto di 34 pagine scritte a mano in cui sono menzionate tutte le informazioni sui beni, compresi i numeri di conto.
Katz ha poi tentato di recuperare il denaro alla fine degli anni '90 quando, in seguito allo "scandalo" dei fondi ebraici in giacenza, UBS e Credit Suisse versarono 1,25 miliardi di dollari (1,8 miliardi di franchi di allora) alle organizzazioni ebraiche e agli eredi delle vittime del nazismo.
La richiesta di Katz fu però respinta da un tribunale statunitense. Uno dei motivi che spinsero i giudici a negare il risarcimento era l'assenza di prove che i conti in questione fossero realmente esistiti. Per l'avvocato Roth, ciò si spiega con il fatto che "le banche elvetiche hanno distrutto numerosi documenti relativi ai conti bancari detenuti da ebrei per impedire a loro o ai loro discendenti di rientrare in possesso dei loro beni".
Il secondo querelante sostiene che la sua famiglia ha depositato 2,9 milioni di dollari all'UBS di Zurigo nel 1938. Poco prima che i suoi genitori venissero catturati e uccisi dai fascisti ungheresi avrebbe ricevuto da sua madre un biglietto con i dati del conto.
L'uomo, emigrato in Israele nel 1949, si sarebbe recato a Zurigo nel 1955 per riavere i soldi ma la banca avrebbe affermato di non aver sufficienti informazioni per avviare una verifica. Un nuovo tentativo venne fatto vent'anni più tardi. Questa volta la banca accettò di esaminare la questione, ma dopo due giorni questa affermò che non era possibile rintracciare i conti.
Dopo l'accordo sui fondi ebraici, anche l'oggi 79enne tentò di recuperare i presunti beni dei suoi genitori. La sua richiesta fu però respinta poiché i documenti da lui presentati furono ritenuti insufficienti.
Contattato da "Haaretz", il Credit Suisse ha affermato che negli anni '90 la commissione Volcker "ha condotto una indagine approfondita e indipendente sulle banche svizzere, tra cui il Credit Suisse, per identificare conti che potrebbero appartenere alle vittime della persecuzione nazista". Orbene, tale commissione "non ha identificato alcuna informazione presso il Credit Suisse in relazione ai conti e cassette di sicurezza" menzionati dai due querelanti. Anche le autorità giudiziarie americane hanno ritenuto le richieste "infondate", ricorda la banca.
Pure UBS ricorda che la commissione Volcker non ha identificato alcuna informazione in relazione ai conti e alle cassette di sicurezza che sarebbero appartenuti ai genitori dei querelanti. "UBS ha soddisfatto tutti i suoi obblighi", ha affermato la banca al quotidiano.

(www.tio.ch, 29 aprile 2012)

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A 40 anni dalla strage di Monaco

di Alan D. Baumann

In una lettera indirizzata al Comitato Olimpico Internazionale, il viceministro degli Esteri israeliano, Dany Ayalon, ha chiesto che il 27 luglio, all' apertura dei Giochi olimpici di Londra, si osservi un minuto di raccoglimento in memoria degli 11 membri della delegazione israeliana (atleti ed allenatori) uccisi da terroristi palestinesi durante le Olimpiadi di Monaco, nel 1972.
Il 5 settembre 1972, i fedayyìn del gruppo Settembre Nero - fazione dell'Olp di Yasser Arafat nata a seguito delle dure repressioni che Re Hussein fece attuare successivamente ad alcuni attentati operati da palestinesi in Giordania - per «dare nuovo slancio alla causa palestinese», fecero irruzione negli alloggi israeliani del villaggio olimpico di Monaco di Baviera (allora Germania Ovest) uccidendo immediatamente due atleti che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica.
Alla fine un tentativo di liberazione compiuto dalla polizia tedesca portò alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque terroristi e di un poliziotto tedesco.
Fra le tragiche particolarità a seguito dell'eccidio, va ricordato che i corpi dei terroristi uccisi furono trasportati in Libia dove ricevettero gli onori militari, dove poi furono accompagnati anche i tre terroristi superstiti, liberati dalle autorità tedesche come scambio per salvare i passeggeri di un volo Lufthansa dirottato, ma alcuni ritengono che il dirottamento sia stato inventato dalla Germania per mantenersi al riparo da eventuali azioni di ritorsioni terroristiche.
«Dobbiamo restare vigili contro gli atti di odio ed intolleranza, in contrasto con gli ideali dei giochi olimpici» ha dichiarato il viceministro israeliano.
Nessuna autorità Olimpica o governativa si è ancora espressa nel merito di questa importante iniziativa.
Fallito da tempo il motto "l'importante è partecipare", così come la sola ammissione di sportivi dilettanti, non resta che augurarsi che l'uccisione di atleti a causa della loro nazionalità, non rimanga sepolta nella storia ma diventi un ricordo da trasmettere alle nuove generazioni per evitare che si ripetano nuovamente.

(L'Opinione, 29 aprile 2012)

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Egitto, nessun processo per il massacro dei copti

Il tribunale del Cairo ha archiviato il procedimento per l'uccisione di 27 cristiani copti del 9 ottobre scorso. "Mancanza di prove". I parenti delle vittime: "Una farsa"

Il tribunale egiziano del Cairo ha archiviato per "mancanza di prove" il processo - a carico di "ignoti" - sul massacro di Maspero del 9 ottobre scorso, in cui sono morti 27 cristiani copti e oltre 320 sono rimasti feriti. La sentenza, riferisce l'agenzia missionaria AsiaNews, è arrivata il 24 aprile, quando i giudici nominati dal ministero della Giustizia hanno deciso di chiudere il procedimento; illustrando il verdetto Sarwat Hammad ha sottolineato che "mancano gli elementi" per poter procedere "all'identificazione dei colpevoli" che hanno assassinato la recluta Mohammad Shata e nove manifestanti, tutti cristiani copti, a colpi di arma da fuoco, quindi hanno tentato di fare irruzione in un edificio governativo e assaltato elementi dell'esercito.
I giudici hanno anche lasciato cadere le accuse contro 28 copti e l'attivista musulmano Alaa Abdel-Fatah, arrestato in precedenza, pure in questo caso per mancanza di prove. Molti degli arrestati sono stati fermati dopo il massacro del 9 ottobre, alcuni dei quali non erano nemmeno presenti sul luogo al momento della tragedia ma sono stati identificati e presi solo perché "cristiani".

(La Stampa, 28 aprile 2012)

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Caccia Usa F-22 spostati in segreto negli Emirati

WASHINGTON - Alcuni esemplari del caccia Usa piu' sofisticato, l'F-22 Raptor, sono stati trasferiti in segreto negli Emirati Arabi Uniti a poco piu' di 300 km dall'Iran. I caccia stealth (invisibili ai radar) si trovano nella base aerea di Al Dafra, a 32 km a sud di Abu Dhabi, installazione sul Golfo Persico dove gia' stazionano velivoli sia dell'aeronautica Usa che di quella francese. A riferire la notizia e' la rete Abc e il Pentagono l'ha quasi-confermata. Il tenente colonnello John Dorrian dopo aver ricordato che alla luce della segretezza dell'F-22, mai impiegato in battaglia, la sua esatta posizione non puo' essere divulgata. Salvo aggiungere che alcuni Raptor sono stati schierati nel sud-ovest asiatico, macro-regione che include anche gli Emirati. Dorrian ha comunque concluso sottolineando che gli F-22 "non rappresentano una minaccia per l'Iran" .

(AGI, 28 aprile 2012)

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Google Street View divide Israele: paura per la sicurezza

Potrebbe attirare turisti ma anche aiutare terroristi

GERUSALEMME - Strategia per attirare turisti o pericolo per la sicurezza nazionale? Dopo le polemiche in Europa, dove è sotto accusa per violazione della privacy, Google Street View approda in Israele. Un'opportunità per una visita virtuale a Gerusalemme: il servizio offre immagini delle attrazioni turistiche principali, così come a Tel Aviv e Haifa. Molti apprezzano l'iniziativa, altri pensano che si facilitino i terroristi."Ci sono molti siti religiosi e culturali, il muro del Pianto, la chiesa del Santo Sepolcro, il quartiere musulmano nella città vecchia. Speriamo che le persone vedano queste bellezze, si innamorino e vengano a visitarle" spiega Meir Brand, managing director di Google Israele. Di diversa opinione l'analista di intelligence militare Ron Ben Yishai: "Sono informazioni disponibili per chiunque prepari un'operazione di intelligence, soprattutto se si usano armi come missili e razzi che colpiscono un'area precisa".Il blogger Ido Kennan spiega che il governo ha concesso il permesso per fotografare solo alcuni posti: così in alcune strade ci sono location nascoste, come la residenza del primo ministro, a pochi metri da un locale oggetto di un attacco terroristico, mentre le case private non sono oscurate: "Se la strada non a rischio sicurezza, perchè la residenza è nascosta? E se non ci sono rischi perchè casa mia non lo è?" si domanda. Il dubbio resta e alimenta le insicurezze in un Paese in cui la questione sicurezza è fondamentale.

(TMNews, 28 aprile 2012)

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Con lo stop al gas per Israele si (ri)apre il fronte egiziano

di Eugenio Del Vecchio

Domenica 22 Aprile, l'Egitto ha deciso di interrompere la fornitura di gas naturale ad Israele. Riguardo i motivi, appare quanto mai improbabile che - in base a quanto riferito da Hani Dahi, direttore esecutivo dell'Egyptian General Petroleum Corporation - a causare lo stop siano state fantomatiche 'inadempienze' israeliane. Nonostante le autorità egiziane si siano prontamente spese per affermare la natura strettamente economico-commerciale di una scelta simile, l'annuncio, evidentemente, getta delle significative ed inquietanti ombre sulle relazioni tra i due paesi e sulla sicurezza dello Stato ebraico.
Secondo quanto affermato dalle autorità israeliane, lo stop de Il Cairo alla fornitura di gas condurrebbe l'Egitto verso una piena ed aperta violazione degli accordi politico-economici tra i due paesi. L'Egitto, infatti, si era impegnato a fornire 7 miliardi di metri cubi di gas al mercato israeliano per 20 anni, con la possibilità addirittura di raddoppiare la cifra. Un accordo divenuto realmente effettivo nel 2008, e già corollario della pace di Camp David, tuttavia reso del tutto inapplicabile ed inesigibile stante gli innumerevoli sabotaggi a danno della pipeline del Sinai settentrionale che avrebbe dovuto condurre il gas in territorio israeliano.
Fermo restando i rumors che vorrebbero un nuovo quadro contrattuale di riferimento (il ministro per la Cooperazione internazionale egiziana Fayza Abul Naga si è subito dichiarato favorevole ad un nuovo accordo con Israele che riveda prezzi e condizioni), per comprendere a fondo dinamiche del genere, occorre analizzare il contesto politico interno egiziano. Un contesto tutt'altro che favorevole per chi ha a cuore le sorti di Israele.
La deposizione di Mubarak a seguito del fiorire delle primavere arabe dello scorso anno, ha portato sì al potere un'elite militare molto vicina all'ex Rais, ma ha anche provocato una crescita esponenziale di movimenti oltranzisti quali i 'Fratelli Musulmani' e i salafiti di 'al Nour'. Un clima per nulla favorevole, se si considera altresì l'assalto all'Ambasciata israeliana de Il Cairo del Settembre scorso. Senza contare le elezioni presidenziali alle porte: si terranno il 23 e 24 Maggio prossimi, e potrebbero decretare il trionfo dei candidati più estremisti.
I Fratelli Musulmani, inoltre, premono per la totale cancellazione degli accordi di pace di Camp David. Decenni di normalizzazione dei rapporti tra i due paesi e di cooperazione diplomatico-economica verrebbero totalmente accantonati. Per Israele equivarrebbe ad un nuovo fronte ad altissima tensione, che si aggiungerebbe al sempre imminente pericolo iraniano e agli annessi echi di un possibile intervento militare contro il regime di Teheran. Tanto per citare quanto dichiarato dal ministro degli Esteri israeliano Avigdor Lieberman, l'Egitto rappresenterebbe "un grande pericolo", "una minaccia maggiore dell'Iran", sebbene in un secondo momento egli si sia prodigato per ribadire l'importanza per lo Stato ebraico "di mantenere così com'è l'accordo di pace con l'Egitto".
L'affaire israelo-egiziano preoccupa (e non poco) anche la Casa Bianca. In base ad un report del 24 Aprile scorso del sito israeliano Debkafile ('US bid to defuse Egyptian-Israeli tensions derailed by Egyptian Islamists'), l'amministrazione Obama sarebbe stata avvertita di un possibile scontro militare tra i due paesi, possibile conseguenza non solo dello stop egiziano alle esportazioni di gas, ma anche e soprattutto a causa dell'eventualità che possano essere condotti attacchi terroristici lungo il confine egiziano, nel Sinai (alcuni giorni fa il National Security Council's Counter-Terrorism Bureaud israeliano ha emesso un comunicato nel quale si invitavano i turisti israeliani presenti in loco a lasciare l'area immediatamente e a fare ritorno in Israele il più presto possibile).
Attentati che provocherebbero, ça va sans dire, la risposta israeliana e la messa in discussione degli accordi di Camp David.

(l'Occidentale, 28 aprile 2012)

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Basket, Euroleague 3 - Ancora una sconfitta per Rieti contro Tel Aviv

Ancora una sconfitta con onore per la Aruotalibera Solsonica Cariri Rieti superata dagli israeliani del Beit Halochem Tel Aviv per 68 a 63. Ahmadi e compagni riescono a tenere testa ai forti avversari per quasi tutto l'incontro ma nei minuti finali cedono alla freschezza ed alla classe degli israeliani.
Rieti inizia bene e va subito avanti ma Tel Aviv non si fa sorprendere e chiude il primo quarto sopra 15 a 11. Nel secondo periodo gli israeliani partono forte e dopo 5' volano a + 11 (25-16). Rieti non molla e grazie a Scagnoli e Bandura si riporta a -5 a 2' dal termine (29-24) per poi andare al riposo lungo sotto 33 a 26. Rieti rientra carica dagli spogliatoi e dopo 5' è a - 1 (34-33) per poi operare il primo sorpasso dell'incontro con un canestro di un ispirato Bandura.
Ottimo momento per i reatini che sul finire del tempo allungano e chiudono in vantaggio 43 a 38. L' ultimo quarto è vibrante ed equilibrato con le due squadre che giocano testa a testa. A 5' dal termine il punteggio è in perfetta parità (50-50). A 3' dal termine, però, arriva il mini break di 5-0 del Tel Aviv che si porta sul 58 a 53 e sposta a proprio favore l'inerzia della gara. La Aruotalibera non ci sta e reagisce ancora con Ahmadi e Bandura che la tengono in partita fino alla fine. Non c'è, però, nulla da fare contro l'esperienza del Tel Aviv che vince 68 a 63.

(vetrina sportiva, 28 aprile 2012)

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Asse Israele-Cipro per lo sfruttamento di idrocarburi

I ministri degli Esteri di Israele e della Repubblica di Cipro hanno recentemente discusso i temi dello sviluppo condiviso e dello sfruttamento di giacimenti di idrocarburi rinvenuti sui fondali marini nel tratto di mare che divide i due Paesi e annunciato che un accordo in tal senso sarà presto firmato tra le due parti. Lo rende noto il capo della diplomazia cipriota, signora Erato Kozakou Markoullis, nel corso di una conferenza stampa congiunta al termine di un'ora di colloqui con il collega israeliano Avigdor Liberman in missione ufficiale su quest'isola per due giorni. "Siamo ormai - dice il ministro cipriota - alle fasi finali dei negoziati per la firma di un accordo e speriamo di firmarlo presto". I due ministri hanno inoltre discusso di varie questioni regionali, tra cui gli ultimi sviluppi in Medio Oriente dopo la "primavera araba", il "problema di Cipro" (ovvero i negoziati sotto l'egida Onu per la riunificazione dell'isola divisa dal 1974 dopo un invasione militare turca) e le minacce di Ankara a Cipro proprio in seguito alla scoperta degli idrocarburi e alla decisione di sfruttarli. Liberman, dal canto suo, descrive i colloqui come "molto proficui" ed esprime la propria soddisfazione per il fatto che numerosi turisti israeliani visitano Cipro e dice di sperare che il loro numero possa aumentare nel prossimo futuro.
Liberman aggiunge di aver discusso con la collega cipriota di gestione dell'acqua e dell'energia e sottolinea che in futuro saranno pianificati più investimenti e altre attività in questi campi.
Il capo della diplomazia dello Stato ebraico inoltre esprime la speranza che entrambe le parti raggiungeranno un accordo per evitare la doppia imposizione fiscale e per la protezione degli investimenti, e ha annunciato che il ministro delle Finanze israeliano verra' in visita a Nicosia nei prossimi mesi, "per accelerare questi colloqui in materia di questioni economiche". "Per quanto riguarda gli sviluppi geo-politici nella regione, Liberman afferma che sia Nicosia sia Tel Aviv continuano a monitorare la situazione molto da vicino e - conclude senza nominare la Siria - speriamo di vedere un periodo di transizione pacifica in tutti i Paesi nostri confinanti".

(Il Denaro, 27 aprile 2012)

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Casale - Alla scoperta dei Giardini della Vita

Il Cimitero ebraico di Moncalvo
Il recente restauro del Cimitero ebraico di Moncalvo ha riportato l'attenzione del territorio su un angolo intimo e suggestivo della propria storia e posto l'accento su un patrimonio culturale poco conosciuto ma accessibile a tutti: quello dei luoghi della memoria che per secoli hanno accolto i membri delle fiorenti Comunità ebraiche monferrine.
Basta un giro di un quarto d'ora nel cimitero ebraico di Casale Monferrato per rendersi conto che molti dei nomi sulle lapidi sono legati alla storia cittadina e questo nonostante una intera generazione distrutta dalla Shoah non abbia trovato sepoltura.
È nato con queste premesse "I giardini della vita" l'incontro programmato per domenica 29 aprile 2012 alle 16,30 nella Sala quadrata della Comunità ebraica di Casale Monferrato: un viaggio alla scoperta dei Cimiteri ebraici nella zona. Ce ne sono più di quanto si pensi anche se di alcuni rimane poco: ricordiamo tra gli altri Asti, Nizza Monferrato, Alessandria, Vercelli.
Per parlarne e raccontare i tanti progetti i riapertura e recupero si ritrovano alcuni dei più noti studiosi della storia ebraica locale coordinati da Victoria Acik: Lucilla Rapetti, Pier Franco Irico, Aldo Perosino, Giulio Bourbon, Andrea Milanese, Stefano Martelli e Daniele Muzio.
Oltre a permettere la scoperta di particolari inediti, saranno raccolte le prenotazioni per visite guidate ai Cimiteri di Casale e Moncalvo.

Ingresso libero, per informazioni tel 0142 71807

(Notiziario Ucei, 27 aprile 2012)

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Nasce il sito interattivo dell'ambasciata italiana a Tel Aviv

ROMA, 27 apr. - Un sito Web interattivo per la promozione delle attivita' industriali-scientifiche tra Italia e Israele. L'iniziativa e' dell'ambasciata italiana a Tel Aviv, che ha annunciato l'attivazione del portale www.itembassy.com/telaviv, che affiancandosi a quello istituzionale, si pone come obiettivo una migliore diffusione al pubblico italiano e israeliano di tutte le attivita' in programma. Il sito contiene il calendario degli eventi e offre agli utenti la possibilita' di iscriversi per partecipare a convegni e seminari. Un servizio per i cittadini che allo stesso tempo permette all'ambasciata di registrare i dati delle persone interessate e conservarli per inviti a future attivita'. Dalla sede diplomatica riferiscono che sara' possibile conservare, attraverso supporti come Youtube, registrazioni delle conferenze, cosi' da creare un vero e proprio archivio facile da consultare. L'ambasciata, aggiungono da Tel Aviv, provvedera' inoltre a "pubblicizzare il nuovo sito presso ministeri e centri di ricerca israeliani, sperimentando con le prossime conferenze il successo del sistema interattivo".

(il Velino, 27 aprile 2012)

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Aria di elezioni anticipate al 2012 per il presidente Knesset

TEL AVIV - In Israele c'e' aria di elezioni politiche anticipate. Lo afferma il quotidiano Yediot Ahronot, sulla base di dichiarazioni rilasciategli dal presidente della Knesset Reuven Rivlin (Likud), secondo cui la seduta estiva del parlamento potrebbe essere l'ultima di questa legislatura.
Le prossime politiche dovrebbero svolgersi nel novembre 2013, ma secondo Rivlin e' probabile che il governo si trovera' di fronte all'impossibilita' di raccogliere una maggioranza sulla legge finanziaria per il 2013 e di conseguenza si veda costretto ad anticipare le elezioni.
Yediot Ahronot nota inoltre che Benyamin Netanyahu (che e' in carica da oltre tre anni) ha incontrato in segreto la settimana passata il leader del principale partito di opposizione (Shaul Mofaz, Kadima).
Con quel colloquio, sostiene il giornale, il premier ha cercato di tastare il terreno sulla ipotesi dello svolgimento di elezioni anticipate, che potrebbero avvenire ancora prima delle presidenziali negli Stati Uniti. Il Likud di Netanyahu e' il partito largamente favorito nei sondaggi di opinione condotti negli ultimi mesi.

(Blitz quotidiano, 27 aprile 2012)

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Il magistrato Corasaniti nel mirino di un blog antisemita

di Eloisa Covelli

Il magistrato Giuseppe Corasaniti è stato di nuovo preso di mira da un sito antisemita. L'ex pm, ora nel gruppo dei referenti informatici distrettuali della Corte d'appello di Roma, è finito nel mirino dei blogger che incitano all'odio razziale da quando ha indagato sulla lista di 162 professori ebrei pubblicata da uno di questi siti. L'ultimo nato è su una piattaforma del Cannocchiale (ignaro strumento dei blogger, estraneo alla vicenda): vtrenews.ilcannocchiale.it. Si tratta di un sito gemello a quello chiuso nelle scorse settimane su vtre.ilcannocchiale.it e riprende gli insulti già postati su palladivetroe, boicottaisraele, cocacola, rumors, 1blog, tutti chiusi dalla polizia postale. In questo blog si legge: «Fuori dalle procure dei tribunali italiani la mafia ebraica». Lo stesso Corasaniti viene definito un «referente politico degli interessi della lobby dell'Unione delle comunità ebraiche italiane all'interno della procura del tribunale di Roma». Il sito riporta un link al sito Holywar (anch'esso oscurato ma riaperto) con la lista dei professori ebrei, "rei" di essere presunte spie di Israele, aggiornata con nomi di scrittori e giornalisti che vogliono mettere il bavaglio ai blog antisemiti.
Sia la magistratura che il centro di documentazione ebraica contemporanea di Milano tengono costantemente sotto controllo la rete per verificare che non risorgano questi siti, che sono purtroppo più veloci della polizia postale.

(ilPunto, 27 aprile 2012)

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Abbas a Gerusalemme est: Israele consente l'accesso ad al-Aqsa

Il leader palestinese Mahmoud Abbas ha parlato a margine della visita dei funzionari arabi a Gerusalemme est. I suoi commenti seguono le critiche fatte sia dal clero egiziano, sia dai regnanti giordani, recentemente recatisi nella Moschea di al-Aqsa, il terzo luogo di culto più sacro dell'Islam.
Abbas ha dichiarato che chiunque lo abbia preceduto, ha sbagliato ad affermare che l'accesso alla moschea è controllato, e quindi vincolato, dalle autorità israeliane.

(FocusMO, 26 aprile 2012)

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Videoarte israeliana al Mlac

di Rebecca Mieli
    
  
ROMA - "Time and a half" è il titolo della mostra che ha aperto la stagione primaverile del Mlac. Il museo della Sapienza di Roma, da sempre attento alle nuove ricerche internazionali, per questa occasione ha ospitato gli artisti dell'Hamidrashà, scuola d'arte del Beit Berl college fondato nel 1946, uno dei più importanti istituti universitari d'Israele. La mostra, curata da Doron Rabina, Ben Hagari e Giorgia Calò, presenta 10 video realizzati dagli studenti e dai professori dell'Hamidrashà, molto diversi nei contenuti e nei modi espressivi. Dal giovanissimo Tzion Abraham-Hazan (classe 1983) fino a Boaz Arad (classe 1956), tutti gli artisti cercano di indagare temi di rilevanza universale, offrendo così l'opportunità di far conoscere, attraverso una varietà di voci e modi di espressione, la ricerca video israeliana. Così possiamo ammirare video di rilevanza sociale come "Kings of Israel" di Boaz Arad che racconta una tragica parte della storia d'Israele, l'assassinio di Ytzhak Rabin, da un punto di vista privato.

Di fianco, Oscar Abosh presenta un fatto di cronaca locale restituito nella sua dimensione di evento reale, senza orpelli o sovrastrutture. Chiude la triade di video di natura pseudopolitica il divertente lavoro di Lior Shvil, Il macellaio Kasher, un video sul crinale tra narrazione e spettacolo in cui l'artista, che è anche direttore, attore, narratore e scenografo del video, gioca con gli stereotipi culturali israeliani ed ebraici. Guy Ben Ner, tra i più conosciuti artisti nel panorama internazionale, presenta invece un lavoro ispirato alla favola di Esopo La volpe e il corvo, tutto giocato sul crinale tra realtà e finzione. Di fronte al video di Ben Ner troviamo Mika Rottemberg con il lavoro dal singolare titolo Sudore fritto che presenta un "tableaux" di atleti alle prese con azioni fisiche estreme. L'elemento in comune è il sudore, inteso come parte integrante delle funzioni corporee, come essenza vitale. Chiude la sezione il video Ofri Cnaani, con Oasis, che ritrae un finto e grottesco rito annuale ponendo domande attuali come la necessità di andare all'estero e il desiderio di tornare a casa, dunque emerge la questione della diaspora e dell'esilio, anche voluto, come quello dell'artista stessa che ormai da anni vive a New York. La sala espositiva al piano terra del Mlac presenta il giovane Nadav Bin Nun con un video dissacrante e autoironico in cui l'artista vive in un mondo assurdo ma apparentemente normale, dove suoni che non hanno senso diventano parole, metafora di un'interiorità inespressa e inesprimibile.

Di fianco troviamo lo splendido lavoro di Tzion Abraham-Hazan che mette in scena mediante video e animazione una sorta di collisione simbolica tra due icone in un dialogo fatto di sguardi tra l'agnello di Menashe Kadishman, la celebre scultura posta all'entrata del Tel Aviv museum, che con un'azione performativa diventa piangente, e la Torre di Marganith, il campo militare situato di fronte al museo. Tom Pnini presenta invece Volcano demo, un video scandito da quattro inquadrature dove la macchina da presa è posizionata frontalmente contribuendo all'illusione della rappresentazione di un vulcano attivo, realizzato dall'artista stesso. Chiude la mostra il film 35mm di Ben Hagari, che ritrae 24 ore di un mondo capovolto, dove l'inanimato e l'umano sono basati su una logica di colori complementari e su un'inversione di luce e ombra. Dalla visione dei lavori di questi artisti si evince come all'arte israeliana di oggi vada il merito di sapersi esporre. Con questa rassegna l'immagine che Israele offre all'estero è ancora una volta quella di un paese in continua trasformazione, capace di dialogare con l'Occidente pur tenendo conto della complessità culturale e degli aspetti contrastanti che lo caratterizzano.

Fino al 27 aprile
Mlac, piazzale Aldo Moro 5, Roma
Info: www.mlac.it

(nsideart, 26 aprile 2012)

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Notte bianca ebraica, sabato alla scoperta della Ferrara bassaniana

L'appuntamento con ritrovo alle 23 in piazza Trento e Trieste rientra nel programma della terza 'Festa del Libro Ebraico'

FERRARA, 26 aprile 2012 - Sarà interamente ispirato a Giorgio Bassani e ai luoghi da lui più amati il percorso nel centro storico di Ferrara organizzato da Francesco Scafuri in occasione della Notte bianca ebraica di sabato 28 aprile.
L'appuntamento con ritrovo alle 23 in piazza Trento e Trieste (davanti a Palazzo San Crispino), rientra nel programma della terza 'Festa del Libro Ebraico' promossa dalla Fondazione Meis (Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah) con il supporto organizzativo di Ferrara Fiere e il patrocinio, tra gli altri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Regione Emilia-Romagna, della Provincia, del Comune e dell'Università di Ferrara, oltre che dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e della Comunità Ebraica di Ferrara.
Nel corso della serata il responsabile dell'Ufficio Ricerche Storiche del Comune accompagnerà ferraresi e visitatori tra le vie del centro cittadino alla scoperta dei luoghi frequentati da Bassani e descritti nei suoi romanzi, raccontando le vicende storiche legate alle vie, ai palazzi e ai monumenti della Ferrara medievale, rinascimentale e novecentesca.

(il Resto del Carlino, 26 aprile 2012)

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In Israele è Festa dell'Indipendenza. blindati i territori

Lo Stato israeliano ricorda il 64esimo anniversario della sua indipendenza. Decretata la chiusura temporanea di tutti i varchi con i Territori palestinesi fino a venerdì per "ragioni di sicurezza".

TEL AVIV - Israele celebra il 64esimo anniversario della sua Indipendenza e per "ragioni di sicurezza", ha decretato dalle prime ore di mercoledì la chiusura temporanea di tutti i varchi con i Territori palestinesi. La misura resterà in vigore fino a venerdì, in coincidenza con le ricorrenze della Giornata dei militari caduti e delle vittime del terrorismo (che si è commemorata ieri) e del Giorno dell'Indipendenza, che ricorre oggi. Il provvedimento, precisa il governo di Tel Aviv, è "abituale in occasioni del genere" e prevede eccezioni in casi di "emergenze autorizzate e certificate dalle autorità militari".

I DATI DEL MINISTERO - Ieri il Paese si è fermato per due minuti di silenzio in ricordo delle donne e degli uomini caduti in difesa del Paese. La principale commemorazione si è tenuta sul Monte Herzl, a Gerusalemme. Secondo i dati del ministero degli Esteri, sono morte in "azioni ostili" 22.993 persone, a partire dal 1860, quando gli ebrei stabilirono i primi insediamenti al di fuori delle mura delle Città Vecchia di Gerusalemme.

(tg1 online, 26 aprile 2012)

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Israele e le sfide impossibili

L'aggressione politica aguzza l'ingegno: Israele esporta salmoni allevati nel deserto, aerei senza pilota e le migliori sale operatorie del mondo

di Vittorio Dan Segre

Allevare salmoni «norvegesi» nel deserto, riparare tubature degli acquedotti dall'interno per bloccare lo sperpero di acqua per causa di tubi perforati o mal saldati, inventare nuovi tipi di chip,attirare dall'estero laboratori di ricerca di società come Google, Ebay, Microsoft, Cisco, sono alcuni dei successi menzionati nel best seller di due giornalisti ( Dan Senor & Saul Singer: Start-up Nation 2009) per spiegare come un Paese grande come la Lombardia in guerra da 64 anni e senza risorse naturali è riuscito a aumentare di 10 volte la popolazione (da 600 mila a 7,5 milioni) le esportazioni di 13mila volte (da 6 milioni a 8 miliardi di dollari) piazzandosi in termini di Pil fra Spagna e Italia
    Il segreto di queste scommesse vincenti con continue sfide esistenziali sta nella combinazione di tre atteggiamenti caratteriali: sprezzo dell'autorità, passione del rischio, visione dell'avversità come fonte di energia. Non rende Israele particolarmente simpatico a molti. Ma pone il più delegittimato Paese dell'Onu al 22o posto nella scala dei «migliori Paesi del mondo» (secondo Newsweek ), al quindicesimo per dinamismo, al primo per la salute pubblica con l'88% di soddisfazione della sua popolazione. È il solo ad aver superato l'attuale a crisi aumentando il suo rating; l'unico che inizia il ventunesimo secolo con più alberi everde che all'inizio del ventesimo, che ha risolto i problemi di irrigazione con la desalinizzazione e l'invenzione dell'irrigazione a gocce. Detiene il record mondiale della produzione del latte per mucca, esporta le migliori sale operatorie assieme ad aerei senza piloti, vanta la più alta percentuale di sopravvivenza dal cancro con medicine innovatrici contro l'Alzheimer, il Parkinson e la sclerosi multipla, una pillola rivoluzionaria per la diagnosi del sistema digestivo e il primo computer biologico.
    Si potrebbe allungare la lista ma la formula del successo che fa tanto imbestialire i suoi nemici, arabi e non arabi, non si è autocreata. Vi hanno contribuito leader come Ben Gurion che ordinava, quando un esperto affermava che un compito era irrealizzabile, di cambiare l'esperto; come Shimon Peres che negli anni Ottanta ha ridotto l'inflazione (dal 400% all'attuale 2.3%), come Netanyahu che negli anni Novanta ha liberalizzato l'economia abbassando la disoccupazione dal 12 al 4.7%, come il governatore della banca centrale Stanley Fisher che ha accumulato 78 miliardi di dollari di riserve stabilizzando la moneta.
    Vi hanno contribuito i 20 collegi universitari, accademie, con 3 catalogate fra le prime 50 del mondo. In ultimo l'apporto di un milione di immigranti dalla Russia con educazione superiore per il 50% e la concentrazione in patria del più alto numero al mondo di scienziati e ingegneri per 10.000 abitanti (produttori del più alto numero di brevetti dopo USA e Canada). Tuttavia un catalizzatore dello sviluppo é stato l'esercito. Conscio della propria inferiorità quantitativa nei confronti del nemico arabo ha puntato sulla qualità umana facendo proprio il motto di Einstein: l'immaginazione è più importante della conoscenza. Chi esaminasse la lista dei fondatori, direttori, amministratori delle società start-up (ve ne sono oltre 4000 con un numero di quelle registrate alla borsa Nasdaq di New York che è superiore a quello europeo) noterebbe che la grande maggioranza di questi innovatori esce dalle unità scientifiche, tecnologiche e di intelligence delle forze armate.
    Il «miracolo» israeliano ha le sue ombre: divario di ricchezze e stato sociale, concentrazione del potere finanziario nelle mani di 18«famiglie allargate», basso livello delle scuole medie, un milione di bambini a livello di povertà.
    Problemi a cui la scoperta di giacimenti di gas sottomarino dovrebbero portare rimedio entro il 2014 garantendo l'indipendenza energetica del Paese e la creazione di un fondo sovrano dedicato - secondo le promesse con cui Bibi Netanyahu conta di vincere le prossime (2013) elezioni legislative all'educazione, allo sviluppo e alla integrazione

(il Giornale, 26 aprile 2012)

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Zuckerberg invitato da ebrei Tunisia

Alla Ghriba, piu' antica sinagoga dell'africa

TUNISI, 25 apr - La comunita' ebrea tunisina ha invitato il creatore di Facebook Mark Zuckerberg all'annuale pellegrinaggio alla sinagoga della Ghriba, a Djerba, che si svolge in maggio. La notizia e' riportata nella pagina di Facebook ''Patrioti ebrei tunisini'' e, nel giro di pochi minuti dalla sua pubblicazione, ha provocato decine di reazioni positive. Mark Zuckerberg, presidente e direttore generale del social network, ha 28 anni e appartiene ad una famiglia ebrea americana.

(ANSA, 25 aprile 2012)

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Festa dell'Indipendenza di Israele: un sondaggio dipinge un Paese fiero

Il 90% degli intervistati ha detto di immedesimarsi in modo forte con i valori fondamentali del Paese. L' 88% si dice inoltre 'orgoglioso' di essere israeliano

Il teorico del sionismo Teodoro Herzl (1860-1904) avrebbe molte ragioni di essere fiero di Israele: questo il parere della maggioranza degli israeliani (tutti ebrei adulti) interpellati da Yediot Ahronot in occasione della Giornata della Indipendenza, che si celebra da stasera in base al calendario lunare ebraico. A 64 anni dalla sua fondazione 'il nostro Stato oggi e' proprio come lo aveva immaginato', hanno aggiunto, con un ottimismo diffuso che pare resistere alle inquietudini e agli allarmi.
Dal sondaggio del giornale emerge - forse a sorpresa, vista la grande frammentazione politica e culturale, in parlamento e fuori - una nazione sostanzialmente compatta su alcune radici comuni. 'Il 90% degli intervistati - scrive il giornale - ha detto di immedesimarsi in modo forte con i valori fondamentali del Paese'. L' 88% si dice inoltre 'orgoglioso' di essere israeliano pur riconoscendo al proprio Paese ha non poche 'pecche': fra queste una diffusa volgarita', ripetute manifestazioni di violenza, e divari sociali.
Scandagliando oltre gli umori profondi della popolazione, il giornale ha rilevato che il 78% si identifica con Tsahal (acronimo delle forze armate): nessuna istituzione tiene testa al prestigio di questo esercito di popolo. In politica, il personaggio piu' rispettato resta invece il quasi novantenne presidente Shimon Peres, mentre nella letteratura prevale ancora il romanziere Amos Oz, voce culturale liberal spesso fuori tono rispetto agli umori di vasti settori della pubblica opinione odierna e d'una scena politica dominata ormai dalla destra. Entrambi, spiega il giornale, esprimono al meglio i sentimenti profondi del Paese e danno ad Israele un lustro internazionale.
Forse non casualmente in questa giornata di ritrovata fierezza nazionale Yediot Ahronot pubblica anche un significativo annuncio a pagamento con cui il Mossad, come gia' in passato, 'chiama alla bandiera' il meglio della gioventu', di ambo i sessi. 'Se sei sofisticato e creativo... sei sospinto da valori elevati ... cerchi un ruolo molto impegnativo... se vuoi influenzare gli eventi e dare un contributo alla sicurezza del tuo Paese', si legge nel testo, il primo passo da compiere e' l'invio del curriculum vitae all' indirizzo mail del Mossad. Poi non resta che attendere una risposta.

(Italia chiama Italia, 25 aprile 2012)

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Francia 2012: Marine Le Pen seduce anche comunita' ebraica

Consensi a linea anti-islam e immigrazione dopo strage Tolosa

di Virginia di Marco

ROMA - Mentre Israele guarda con preoccupazione al successo riscosso dal Front National (FN) di Marine Le Pen, presso la comunita' ebraica francese la lady di ferro della destra transalpina riscuote - a sorpresa - un certo consenso.
Il corteggiamento degli ebrei francesi da parte della figlia di Jean-Marie Le Pen (il quale fu capace di definire le camere a gas ''un dettaglio'') e' iniziato da tempo, nell'ottica di un restyling generale del partito, reinventato e reso piu' accattivante dalla Le Pen. Chiusi in un cassetto i toni ferocemente anti-semiti del padre, Marine ha deciso di concentrare i suoi sforzi contro immigrati irregolari e islamici.
All'indomani della strage di Tolosa del 19 marzo - quando un francese di origini algerine uccise quattro persone, fra cui tre bmabini, in un attacco ad una scuola ebraica - la sua scelta ha convinto un francese su cinque e sedotto parte della comunita' ebraica locale. Michel Thooris, ex membro del Crif (Consiglio nazionale delle organizzazioni ebraiche francesi), ha deciso di candidarsi al Parlamento con il FN. ''Se sei un ebreo - ha dichiarato in un'intervista al quotidiano israeliano Haaretz -, rivolgersi a Marine Le Pen e' naturale. Lei combatte il crimine e l'islamismo: il che significa che protegge gli ebrei. Il Fronte Nazionale e' cambiato, gli ebrei lo sanno''.
Ma non tutti concordano. Circa un anno fa, la radio comunitaria Radio J fu subissata di proteste per aver invitato la leader di ultra-destra e alla fine l'invito fu ritirato. Ma all'interno della comunita' ebraica voci di critica si levarono contro questo boicottaggio. E pochi mesi dopo nasceva l'Unione dei francesi ebrei (Ufj), associazione che raccoglie supporter ebrei del FN. ''Marine Le Pen e' l'unica ad avere la volonta' per contrastare l'immigrazione incontrollata e le sue disastrose conseguenze'', ha scritto sul sito dell'Ufj il fondatore, Michel Ciardi. ''Per i sedicenti rappresentanti della comunita' ebraica francese, gli ebrei che tifano Le Pen sono ebrei che odiano se stessi, peggiori della polizia ebraica nei ghetti. Ma se in certi quartieri gli ebrei non osano portare la kippah e le prediche di fuoco ascoltate in certe moschee francesi sono intrise di un antisemitismo che credevamo scomparso, la colpa non e' certo di Marine Le Pen''.

(ANSAmed, 25 aprile 2012)

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Netanyahu: "Insufficienti le sanzioni contro l'Iran"

Il premier israeliano è tornato a parlare del contrasto con il regime di Teheran. "Il rischio è quello di una catastrofe. Sappiamo cosa sta cercando di fare l'Iran. Siamo disponibili a trovare accordi, ma gli iraniani devono fermarsi nella corsa all'armamento atomico. Siamo preoccupati". E fa capire che Gerusalemme eserciterà il suo diritto a difendersi.

NEW YORK - ''Noi sappiamo cosa Teheran sta cercando di fare'': è il grido d'allarme che ancora una volta arriva dal premier israeliano Benjamin Netanyahu che, nel corso di un'intevista esclusiva alla Cnn, torna a tuonare contro l'Iran reo di andare avanti col suo programma nucleare, e pone le sue condizioni perché la situazione non precipiti. Visto che - ribadisce - le sanzioni fin qui adottate dalla comunità internazionale non sono sufficienti.
E il rischio - avverte - e' quello di ''una catastrofe''. Un monito quest'ultimo rivolto alle democrazie ocidentali, e soprattutto all'amministrazione Obama, che il premier israeliano continua a considerare troppo prudente. Davanti alle telecamere della Cnn Netanyahu ripete le stesse perplessità espresse poche settimane fa allo stesso presidente statunitense nel corso della sua visita alla Casa Bianca. ''Le sanzioni stanno mordendo l'economia iraniana, ma non abbastanza'', afferma il premier israeliano, sottolineando come le misure prese da Usa ed Ue in particolare ''sono lungi dall'aver portato ad un ridimensionamento del programma nucleare iraniano o dall'averlo fermato di un briciolo''.
''Israele sa cosa l'Iran sta cercando di fare'', spiega il premier israeliano. Per questo - esorta - bisogna fare ogni sforzo per evitare che accada il peggio, per fermare la corsa del regime di Teheran, deciso più che mai a dotarsi di armi nucleari. E stavolta - assicura il primo ministro israeliano - non si tratta di notizie di intelligence errate, come avvenne per giustificare l'intervento in Iraq contro Saddam Hussein nel 2003. Sottolinea quindi come a riuschiare non è solo Israele ma, per esempio, gli stessi Stati Uniti. Netanyahu si dice quindi disponibile a discutere su un possibile accordo con Teheran, ma pone tre condizioni: fermare le attività di arricchimento di uranio, eliminare tutto il materiale arricchito e smantellare i bunker dove si lavora al programma nucleare.
''Teheran deve fermarsi'', ripete. Non si sbilancia sulla possibilità che Israele possa decidere unilateralmente di attaccare l'Iran con bombardamenti aerei, cosa che Obama sta cercando di scongiurare con tutte le sue forze. Netanyahu si dice solo ''preoccupato'', ma fa capire ancora una volta che Israele non starà a guardare ed eserciterà' se necessario il suo diritto a difendersi.

(la Repubblica, 25 aprile 2012)

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Yom Hazikaron, giorno di commemorazione dei soldati caduti

TEL AVIV, 24 apr - Bandiere a mezz'asta e simboli nazionali listati a lutto dal tramonto di oggi, in Israele, per la giornata che il Paese dedica come ogni anno al ricordo dei soldati caduti nei molti conflitti che ne hanno segnato i 64 anni di storia, dalla guerra d'Indipendenza del 1948 in avanti, ma anche Delle vittime del terrorismo.
La commemorazione sara' punteggiata fino a tutto domani da cerimonie e atti d'omaggio nei luoghi simbolo della storia militare di Israele, inclusi i monumenti che ricordano i caduti delle principali guerre combattute dal Paese: da quella del '48 alla campagna del Sinai del 1956, alla guerra dei Sei Giorni del '67, a quella del Kippur del 1973, alla invasione del Libano del 1982, fino alle piu' recenti offensive nei Territori palestinesi (Cisgiordania e Striscia di Gaza). Domani sera, il momento del lutto cedera' poi secondo tradizione il passo a quello della celebrazione e dell'orgoglio patriottico: per la Festa nazionale dell'Indipendenza di giovedi'.
La giornata dei caduti, a quanto scrive oggi il giornale israeliano piu' venduto, Yediot Ahronot, ricorre tuttavia sullo sfondo di un certo malumore fra i ranghi degli ufficiali dei reparti da combattimento, per la doppia promozione lampo appena annunciata dal capo di Stato maggiore, generale Benny Gantz, e dal ministro della Difesa, Ehud Barak, d'un militare d'apparato: il segretario del gabinetto del ministro, Uri Cohen, passato d'un balzo da maggiore a colonnello.

(ANSAmed, 24 aprile 2012)

Notizie su Israele 237

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Olimpiadi: Israele chiede un minuto silenzio per le vittime di Monaco '72

GERUSALEMME, 24 apr - Israele ha chiesto al Comitato olimpico internazionale di osservare un minuto di silenzio all'apertura dei Giochi a Londra il prossimo 27 luglio per ricordare il quarantesimo anniversario dell'attentato delle Olimpiadi Monaco del 1972. Lo riferisce un comunicato del Ministero degli Esteri israeliano, aggiungendo che il vice ministro Danny Ayalon ha inviato una richiesta ufficiale ai vertici del comitato.
Durante i Giochi del 1972 a Monaco di Baviera, un commando di terroristi dell'organizzazione palestinese ''Settembre Nero'' fece irruzione negli alloggi degli atleti israeliani del villaggio olimpico, uccidendone subito due che avevano tentato di opporre resistenza e prendendo in ostaggio altri nove membri della squadra olimpica di Israele. Alla fine un blitz tentato dalla polizia tedesca porto' alla morte di tutti gli atleti sequestrati, di cinque fedayin e di un poliziotto.

(ASCA, 24 aprile 2012)

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Julius Gartner al Museo della Memoria

Per un documentario brasiliano sull'Olocausto

di Paola De Pascali

Highslide JS
Julius Gartner
NARDO' (Lecce) - "Sono stato un anno e mezzo a Santa Maria al Bagno. Sono arrivato distrutto: qui ho ricominciato a vivere". Julius Gartner ha il cuore che va all'impazzata per la "grande emozione" che avverte nel riaffiorare i tanti ricordi, che ha raccontato al sindaco di Nardò, Marcello Risi, che gli ha dato un affettuoso bentornato.
La sua mente ha fatto un tuffo nel passato per immergersi al periodo vissuto a Santa Maria al Bagno nel campo di accoglienza allestito dagli alleati. Gartner è arrivato qui nel 1945, pesava 30 chili, dopo aver vissuto le terribili esperienze di ben cinque campi di concentramento. Racconta con lucidità e con grande pacatezza le sue vicende, ("la mia storia è quella di Schindler list") dal ghetto di Cracovia, all'arresto da parte dei nazisti.
Perché cinque campi? Semplice: il diabolico meccanismo dei nazisti per occultare le tremende prove rappresentate dai campi di sterminio, li portava a spostare in massa il "materiale umano" rappresentato dagli ebrei internati, da un campo all'altro, via via che i russi, dopo Stalingrado, avanzavano. Julius è stato anche ad Auschwitz, ma solo per un giorno: fra i due vagoni, uno per la camera a gas e l'altro per un campo di lavoro, è salito sul vagone dei più fortunati ed è andato a lavorare per la fabbrica che lavorava al progetto dei V2 nazisti.
E sulla toccante storia di Julius una troupe di una produzione brasiliana, Cashcow Moovie, ha costruito un documentario, che sarà proposto alla televisione di stato e seguirà i circuiti delle sale cinematografiche. In cosa consiste? Stanno seguendo Gartner per tutte le tappe significative della sua vita, rappresentate in una piantina di cui Santa Maria è la tappa numero 9, dopo Austria e Polonia.Appena entrato nel Museo della Memoria di Santa Maria ha riconosciuto diversi amici nei pannelli esposti e, con grande emozione, ha visto un volto familiare: il fratello.
Si è fermato a lungo davanti alla sua foto, l'ha osservata e catturata col suo sguardo per rimanere indelebile nei suoi ricordi.La vita di Julius si è poi, svolta lontano da Santa Maria, a San Paulo del Brasile, dove ha sposato un'italiana. Si chiamava Perla Matilde, era di Genova ed era davvero una Perla, come racconta Julius. "Sono mezzo italiano - confessa - come i miei figli".Straordinaria la coincidenza della visita di Julius con le celebrazioni per il 25 aprile. Non mancherà infatti, anche lui domani, in Piazza Salandra per celebrare l'anniversario della Liberazione.

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"Sono sopravvissuto all'Olocausto"

Il documentario brasiliano

Il film documentario intende mostrare prima di tutto, per la prima volta, la storia dell'Olocausto da un punto di vista del testimone oculare. Il sopravvissuto all'olocausto Julio Gartner aveva 15 anni quando le forze tedesche hanno invaso Cracovia in Polonia, la sua casa. Il documentario rintraccia i suoi passi all'interno dei campi di concentramento nazisti, quando fu catturato e imprigionato durante la II Guerra Mondiale. Gartner racconta la sua storia nella stessa regione dove ritornò negli anni '40, descrivendo tutto ciò che aveva visto e dove era stato come prigioniero durante sei anni di guerra e di terrore nazista. Con il sig. Gartner ci sarà una giovane ebrea, la sig.ra Marina Kagan. Lei è nata in Brasile e la sua famiglia proveniva dall'Europa, sempre per sfuggire allo sterminio durante la II Guerra Mondiale.
Come è accaduto a quasi tutti gli ebrei del mondo, l'Olocausto colpì la sua famiglia e quindi parte del loro passato. Il percorso di Gartner rientra fra Polonia, Austria, Italia, Francia e Brasile, dove arrivò come rifugiato. Il film ci mostra come lui ha ricostruito la sua vita a San Paulo, città dove ha iniziato una nuova vita lontano dalla guerra e dall'antisemitismo che prevalse in Europa durante quei giorni.
I suoi genitori e la maggior parte dei suoi parenti furono uccisi a causa delle persecuzioni religiose, ma come nuovo cittadino brasiliano Gartner trovò un paese tollerante con gli ebrei. Oggigiorno, si considera "paulistano", come i suoi nipoti che sono nati nella città che lo accolse tanto tempo fa. Marina Kagan, la giovane ebrea, segue Gartner nel suo viaggio attraverso la storia.
Giovane piena di speranza, lei scopre tutti i danni che il pregiudizio e l'intolleranza possono portare. Mostrandole i posti dove il sig. Gartner ha vissuto in quei bui giorni, Gartner dimostra di essere la prova vivente dell'Olocausto. Marina rappresenta il futuro e la speranza che questo mondo abbia appreso dagli errori del proprio passato.

(ilPaeseNuovo, 24 aprile 2012)

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E a Gaza Hamas vorrebbe insegnare l'ebraico nelle scuole superiori

Possibile? Possibile. Almeno così pare. La notizia, un po' a sorpresa a dire il vero - anzi: un po' tanto a sorpresa - ecco, la notizia è che Hamas sarebbe intenzionata a introdurre, dal prossimo anno scolastico, l'insegnamento della lingua ebraica nelle scuole superiori della Striscia di Gaza. A dirlo è stato Ziad Thabet, sottosegretario del ministero dell'Istruzione del gruppo paramilitare che comanda nel pezzettino di terra tra Israele ed Egitto.
Thabet ha anche aggiunto che il governo sta cercando e formando docenti. Studenti palestinesi che imparano l'ebraico - la lingua delle persone che nella Striscia odiano - e tutto con il consenso di Hamas? La cosa sembra seria. E vera. E con una ragione ben precisa. Secondo il sottosegretario «gli studenti dovrebbero avere accesso al maggior numero di lingue straniere possibile». Compresa la lingua dei «nemici», pare di capire.
Certo, come spesso accade da queste parti, serve sempre un nulla osta in più del previsto e dell'immaginato. Per questo Thabet ci tiene a far sapere che Hamas, la stessa Hamas di cui lui è un rappresentante, «deve ancora dare l'approvazione finale alla decisione, ma si tratta di un'ipotesi altamente probabile».
Non che sia la rottura di un tabù, a Gaza. L'ebraico i ragazzi lo imparano all'università. Ma non ci si era mai spinti al di sotto di una formazione altamente qualificata. Anche perché, poliglotti o meno, Israele è sempre quell'ente percepito come oppressore e maligno e portatore di morte e di rogne. Anche se, assicurano in tanti, è proprio in ebraico che parlano certi di Hamas per non farsi capire dal loro popolo.

(Falafel Cafè, 24 aprile 2012)

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Il presidente della Lazio incontra i tifosi della comunita' ebraica

di Luca Martano

  
Claudio Lotito
Ancora una volta la Lazio scende in campo contro il razzismo. Due giorni dopo i cori antisemiti gridati da una parte della curva Nord dell'Olimpico che ha intonato un «giallorosso ebreo» nei confronti dei giocatori del Lecce, la società biancoceleste con il presidente Claudio Lotito in persona, ha voluto compiere un gesto significativo ricevendo, oggi pomeriggio, una delegazione di tifosi laziali della comunità ebraica di Roma accompagnata da Vittorio Pavoncello, consigliere dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane. «Le due parti - ha comunicato il club capitolino - hanno convenuto di intraprendere un percorso comune, mediante iniziative nelle varie istituzioni preposte, volto a scongiurare il ripetersi di episodi di intolleranza e di razzismo». «Sia noi che la Lazio eravamo sulla stessa sintonia - ha commentato Pavoncello, al termine dell'incontro -. Entrambi le parti vogliono che questo fenomeno che porta discredito alla Lazio e offesa a noi ebrei cessi. Non è possibile andare allo stadio e sentirsi offesi».

(Calciosport24.it, 24 aprile 2012)

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Claudio Sacchelli Medaglia d'Oro, il finanziere che salvò ebrei e perseguitati

di Antonio Perrino

ROMA - Claudio Sacchelli, morto nel campo di sterminio di Mauthausen nel 1945, Medaglia d'Oro del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Il finanziare scelto, al Merito Civile, celebrato oggi pomeriggio al Quirinale, dove Napolitano ha consegnato al generale Nino Di Paolo, comandante generale della Guardia di finanza, la medaglia d'oro al merito civile "alla memoria". È la riconoscenza della Repubblica italiana per il sacrificio dell'uomo perito nel lager ove era stato deportato per aver aiutato, mentre prestava servizio al confine con la Svizzera, i profughi ebrei e altri perseguitati a espatriare e a mettersi in salvo dai nazisti.
Nato a Serravezza (Lucca) nel 1913, il finanziere Sacchelli venne assegnato nella zona di Como e Sondrio ove prestava servizio di contrasto al contrabbando. L'8 settembre 1943, a soli 3 giorni dal matrimonio, mentre era in servizio presso la Brigata di frontiera di Villa di Tirano, consentì l'espatrio in Svizzera di circa 200 ebrei di origine jugoslava, internati all'Aprica (Sondrio) dopo l'occupazione italiana dei Balcani. Nei mesi successivi continuò a favorire l'espatrio in territorio elvetico di altri ebrei e perseguitati arrivando, in una circostanza, ad ospitare in casa propria due anziani ebrei, presentandoli come parenti della moglie. L'operato del Sacchelli, dopo alcuni mesi, fu notato dai doganieri tedeschi che, nell'aprile del 1944, lo arrestarono e deportarono nel lager di Mauthausen ove è morto il 1o maggio 1945 per le sevizie e gli stenti patiti. La medaglia d'oro sarà custodita presso il Museo Storico della Guardia di finanza.

(CinqueW.it, 24 aprile 2012)

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Netanyahu rinnova l’allarme: il Sinai come il Far West

Per i traffici di terroristi aiutati dall’Iran. Anche l’Egitto è preoccupato

TEL AVIV, 24 apr - Israele guarda con crescente allarme alla situazione del Sinai, sullo sfondo delle turbolenze innescate in Egitto dai contraccolpi del dopo-Mubarak, e ritiene che in questi ultimi mesi la penisola egiziana a ridosso dei propri confini si sia trasformando in un Far West aperto alle scorrerie di estremisti d'ogni risma. Lo ha ribadito oggi il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, in un'intervista alla Radio militare nella quale ha peraltro sottolineato che la giunta militare al potere al Cairo e' in contatto con lo Stato ebraico sulla questione ed e' impegnata a disinnescare la mina.
''Il Sinai sta diventando una sorta di Selvaggio West'', ha denunciato Netanyahu, affermando che al suo interno si muovono ''gruppi terroristici come Hamas, la Jihad Islamica o Al Qaida, i quali, con l'aiuto dell'Iran, se ne servono per trafficare armi, trasportarle e ordire attacchi contro Israele''.
La tensione, lungo il confine, e' salita negli ultimi mesi, fra sparatorie e tentativi d'incursione, sfociati in un caso - nel 2011 - nell'uccisione di otto israeliani a nord di Eilat. Secondo Netanyahu, lo Stato ebraico - che ha autorizzato l'invio temporaneo di battaglioni egiziani di rinforzo nella penisola, in violazione degli accordi di pace fra i due Paesi - ''sta agendo'' per far fronte alla minaccia rinforzando i confini. Ma anche ''tenendo contatti permanenti con le attuali autorità'' egiziane, le quali - a parere del premier israeliano - sono a loro volta ''preoccupate'' per quanto accade nel Sinai.
La precisazione appare un atto di riguardo verso il Cairo, che giusto ieri ha annunciato una richiesta di spiegazioni nei confronti d'Israele per l'opinione attribuita giorni fa da un giornale al ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman, secondo cui il nuovo Egitto rischia ormai di divenire potenzialmente per lo Stato ebraico ''un pericolo maggiore dell'Iran''.

(ANSAmed, 24 aprile 2012)

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Le molte anime di un popolo

Highslide JS
SORAGNA (PR) - "Un grembo, due nazioni, molte anime". Lo spettacolo che Miriam Camerini e Manuel Buda hanno dedicato alla storia degli ebrei d'Italia dall'epoca dei ghetti fino ai giorni nostri, performance già portata in scena a Milano in occasione dell'ultima Giornata della Cultura Ebraica, ha ottenuto grande interesse e numerosi consensi anche a Soragna dove i due artisti, conclusa l'esibizione, sono stati salutati dal lungo applauso che il pubblico accorso nell'affascinante sinagoga della città emiliana ha voluto loro tributare. La prova artistica di Camerini e Buda rientra nell'ambito delle iniziative "Voci, musiche e storie di ebrei", fitto ciclo di eventi che la Comunità ebraica di Parma dedica all'approfondimento di più tematiche legate alla plurimillenaria vicenda di questa antichissima minoranza.

(Notiziario Ucei, 24 aprile 2012)

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Hamas - Cambio di leadership in favore di Haniyeh

Fuori i 'moderati', battuta la linea di 'riconciliazione' di Meshaal

TEL AVIV, 24 apr - Una svolta in senso ancor più radicale potrebbe essere alle porte in seno alla leadership di Hamas, la fazione islamica palestinese al potere nella Striscia di Gaza. Lo riferiscono fonti interne citate in forma anonima dall'edizione online del giornale israeliano Haaretz, stando alle quali un voto segreto per il rinnovo del politburo di Hamas si è concluso giorni fa con la designazione a nuovo numero uno del movimento di Ismail Haniyeh (già capo del governo di fatto di Gaza) al posto di Khaled Meshaal (esponente della diaspora), e con la sconfitta dei candidati più pragmatici.
Secondo le fonti, la scelta di Haniyeh suggellerebbe la vittoria della nomenklatura di Gaza, recalcitrante rispetto agli accordi di 'riconciliazione' firmati da Meshaal nei mesi scorsi con il presidente moderato dell'Autorità nazionale palestinese (Anp), Abu Mazen, e alle sue recenti dichiarazioni - meno aggressive del solito - nei confronti del processo di pace con Israele. E con essa quella dell'ala militare della fazione.
Nel politburo risultano infatti cooptati figure come Mohamed Ali Jabari (capo delle Brigate Ezzedin al-Qassam, braccio armato di Hamas nella Striscia) e di altri capi-milizia come Yehia Sanwar, uno dei presunti registi del rapimento del militare israeliano Ghilad Shalit. Oltre all'ideologo di Gaza, Mahmud a-Zahar, voce apertamente ostile all'impantanato processo di 'riconciliazione' con al-Fatah, il partito laico di Abu Mazen rimasto al governo solo nella Cisgiordania dopo la sanguinosa rottura interna al fronte palestinese del 2007.
Sembrano invece rimasti fuori personaggi indicati in veste di 'moderati' rispetto agli standard di Hamas quali Razi Hamed, Salah al-Bardawil (uno dei negoziatori della 'riconciliazione' o ancora il 'diplomatico' anglofono Ahmed Yusef.

(ANSAmed, 24 aprile 2012)

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Israele alzerà un muro al confine con il Libano

Israele comincerà la prossima settimana a costruire un muro di due chilometri lungo la sua frontiera con il Libano, attorno alla località di Metoulla. L'annuncio è arrivato ieri sera dal Canale 10, una emittente privata della televisione israeliana. La nuova barriera, alta dieci metri, servirà a evitare frizioni tra le truppe israeliane e quelle libanesi, le cui rispettive posizioni si trovano a pochi metri di distanza.
In gennaio, l'esercito israeliano aveva annunciato il progetto precisando che il muro avrebbe dovuto proteggere gli edifici costruiti recentemente a Metoulla dagli spari dei cecchini, situati nel villaggio libanese di Kfar Kila. Israele ha coordinato la costruzione di questa opera con il Libano, ha precisato ancora il Canale 10, attraverso l'intermediazione della Finul, la missione delle Nazioni Unite in Libano che dall'estate del 2006 controlla la parte meridionale del Paese proprio per evitare scontri fra libanesi e israeliani. .

(RaiNews24, 24 aprile 2012)

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Quando l'handicap non è più un handicap

di Claudia De Benedetti

  
   Beersheva. Esterno della sede di
   "Tsad Kadima"
ROMA - L'Associazione israeliana Tsad Kadima - "Un passo avanti" - lavora al recupero e alla integrazione dei ragazzi cerebrolesi
Sono aperte da oggi le prevendite dei biglietti per la prima serata di gala in favore del Centro Tsad Kadima di Beer Sheva che si svolgerà il 15 maggio alle 19.30 in collaborazione con la Città di Beer Sheva, con la partecipazione straordinaria di Rami Kleinstein.
Tsad Kadima, "Un passo avanti " è un' associazione, condotta tra gli altri da Alessandro Viterbo originario di Padova e papà di Yoel, che si occupa di organizzare e aiutare il percorso formativo dei bambini che soffrono di lesione cerebrale in Israele, a prescindere dalla religione, dal credo o dall'appartenenza etnica.
Tsad Kadima ha come scopo principale l'integrazione dei giovani cerebrolesi nella vita quotidiana, nonostante le gravi limitazioni fisiche di cui soffrono.
Alcuni dei ragazzi cresciuti nei centri di Tsad Kadima, vivono da soli in appartamenti adattati alle loro esigenze, studiano all'Università, lavorano, svolgono il servizio militare, fino a ricoprire alti gradi.
Tsad Kadima, sensibile a numerose richieste, nel settembre 2010, ha deciso di espandersi verso il Sud d'Israele, zona povera di iniziative e attività dedicate a bambini cerebrolesi, creando a Beer Sheva un centro che comprende alcune classi di asilo e asilo nido per bambini cerebrolesi e una classe speciale per bambini autistici tenuta in stretta collaborazione con la dottoressa Marina Norsi, direttrice dell'Istituto per lo sviluppo del bambino della città.
Il Centro, sorto in breve tempo grazie a una efficace collaborazione dei vari enti comprende un rifugio speciale a prova di missili completamente costruito e equipaggiato grazie a una gentile e importante donazione di origine italiana. Attualmente i bambini che frequentano regolarmente il Centro sono 38 e provengono da Beer Sheva e zone limitrofe; lo staff educativo e paramedico è composto da personale di provata esperienza; è stato messo a punto un efficiente sistema di trasporti che porta i piccoli, scelti in quanto maggiormente idonei al metodo, dalla periferia, dai quartieri, dalle cittadine più disparate e dalle tendopoli beduine, creando un sistema di supporto sociale per le famiglie non abituate a metodi educativi specifici.
Aprire un centro di riferimento nel Sud di Israele è stata una scelta strategica significativa e in sintonia con la tendenza di sviluppare eccellenze in questa parte del paese, specie ora, dopo il distacco da Gaza. Scopo finale è la realizzazione di struttura simile a quella esistente da quasi 25 anni a Rishon Lezion, che comprenda tutte le classi d'asilo e l'inizio della scuola elementare.
In vista dell'estate Tsad Kadima comincia la preparazione al campeggio estivo evento che si ripete da anni, un appuntamento ormai tradizionale cui l'ebraismo italiano ha sempre dato il suo convinto sostegno.

(Comunità ebraica di Roma, aprile 2012)

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Niente armi a bordo, Israele rilascia la nave

TEL AVIV - Al termine di una minuziosa ispezione iniziata la scorsa notte i membri di un'unita' di elite della marina militare israeliana hanno oggi consentito alla nave Beethoven di riprendere la propria rotta, non avendo trovato a bordo alcunche' di sospetto. Lo ha riferito la radio militare. All'origine dell'intercettazione - avvenuta a 160 miglia marine dalla costa israeliana - vi era il sospetto che la nave (che batte bandiera della Liberia) trasportasse armi destinate a Gaza.

(ANSA, 23 aprile 2012)

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Terrorismo: potenziato un enzima naturale per contrastare il gas nervino

Lo annuncia un team di ricercatori israeliano del Weizmann Institute of Science

NEW YORK, 23 apr. - Messo a punto un nuovo principio attivo per la protezione da attacchi terroristici al gas nervino. Lo annuncia un team di ricercatori israeliano del Weizmann Institute of Science in una ricerca pubblicata sul numero di aprile di Chemistry & Biology. Il principio attivo, dicono i ricercatori, potrebbe essere in grado di proteggere contro attacchi chimici simili a quello causato dal sarin nella metropolitana di Tokyo che causo' tredici morti e migliaia di feriti. Il nuovo farmaco si basa su una versione nuova e migliorata di un enzima disintossicante prodotto naturalmente dal nostro fegato, paraoxonase 1 (PON1), gia' noto per il ruolo svolto nel metabolismo dei farmaci e nella disintossicazione.
"Ci auguriamo che il nostro lavoro possa fornire uno strumento di profilassi a servizio delle squadre speciali della polizia, del servizio sanitario e di tutti coloro che sono chiamati ad agire in aree contaminate a seguito di simili attacchi terroristici nonche' di offrire un farmaco che possa essere somministrato alle persone intossicate per migliorare notevolmente le loro possibilita' di sopravvivenza''. Oggi la protezione contro agenti nervini si basa principalmente su barriere fisiche, come accade nel caso delle maschere antigas.
Ma si tratta di ostacoli che possono essere facilmente violati, ha spiegato Goldsmith. In seguito all'esposizione, le persone sono trattate con farmaci che agiscono a livello sintomatico ma non eliminano il nervino. Goldsmith e il suo team mirano a cambiare radicalmente questo approccio, basandosi sulla creazione di una versione piu' efficiente di un enzima che si trova naturalmente in tutti noi. Facendo evolevere in laboratorio questo enzima, il team di scienziati israeliani hanno ottenuto delle varianti di PON1 fino a 3400 volte piu' potenti di quello naturale.

(AGI, 23 aprile 2012)

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Israele: vandalizzato il memoriale caduti, scritte pro-Grass

TEL AVIV, 23 apr - Scritte di tenore anti-sionista e slogan inneggianti allo scrittore tedesco Guenter Grass (al centro di recenti polemiche per la pubblicazione d'un contestato poema giudicato anti-israeliano) sono state tracciate la notte scorsa nel sito di Givat Hatachmosht (Ammunition Hill), presso Gerusalemme: area custodita come monumento-memoriale dei soldati israeliani caduti nella guerra dei Sei Giorni del 1967.
Sul luogo e' stata ritrovata all'alba una bandiera d'Israele bruciata, mentre tutto attorno la zona era stata imbrattata con scritte in vernice spray del tipo: ''Grass ha ragione'' o ancora ''Il Sionismo e' la madre di tutti i peccati''.
Il contenuto degli slogan fa ritenere agli investigatori che l'attacco vandalico possa essere stato compiuto da militanti di qualche frangia storicamente ostile al Sionismo di ebrei religiosi ultraortodossi, residenti in quartieri vicini.
Il direttore del sito ha definito l'azione odierna ''senza precedenti'' in queste forme. L'episodio - avvenuto a pochi giorni dalle solenni celebrazioni della Festa d'indipendenza d'Israele, che quest'anno cade giovedi' 26 - e' stato condannato inoltre dal ministero della Difesa come ''uno sfregio alla memoria dei caduti e alle loro famiglie''. Ammunition Hill e' un luogo simbolo della guerra del '67, poiche' vi si combatte' un'accanita battaglia di trincea tra forze israeliane e giordane, decisiva per il controllo di Gerusalemme est.

(ANSAmed, 23 aprile 2012)

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Earth Day - In Israele carta riciclata e luci spente

di Rossella Tercatin

Luci spente ieri sera alle otto in oltre venti città israeliane in occasione dell'Earth Day, la Giornata della Terra, dalla Città vecchia di Gerusalemme ai grattacieli di Tel Aviv. L'appuntamento per sensibilizzare l'opinione pubblica e i leader mondiali alla protezione dell'ambiente, inventata 42 anni fa dal senatore americano Gaylord Nelson è oggi una delle ricorrenze più celebrate del mondo, con eventi in oltre 180 paesi e la partecipazione stimata a un miliardo di persone. Non soltanto luci spente, ma anche tante altre iniziative in Israele: concerti, gruppi di volontari a pulire le spiagge, lezioni del ministro della protezione ambientale Gilad Erdan nei licei "L'educazione ambientale è educazione ai valori sionisti, che mette le nuove generazioni in contatto con l'ambiente in cui vivono e le spinge a pensare e agire per il futuro". Anche al Kotel sono stati distribuiti foglietti di carta riciclata per scrivere i bigliettini che si infilano tra le pietre millenarie del muro. L'Earth Day è stata un'occasione per fare il punto sullo stato dell'arte della protezione ambientale nel paese, evidenziandone luci e ombre. Diversi progetti del Ministero dell'Ambiente stanno incontrando grosse difficoltà, come la legge che obbliga le industrie a utilizzare, per gli imballaggi dei prodotti, almeno una certa percentuale di materiale riciclabile, e il miglioramento delle reti del trasporto pubblico per disincentivare l'uso delle automobili, che in Israele sono una delle cause principali di inquinamento dell'aria. Anche il sistema generale di raccolta differenziata non decolla. Eppure non mancano i segnali positivi: il riciclo delle bottiglie di plastica, il primo progetto di smistamento dei rifiuti promosso in Israele, ha raggiunto il 72 per cento. Il mese scorso un serbatoio di ammoniaca è stato rimosso dall'area della Baia di Haifa. E la Knesset ha approvato una legge che obbliga le industrie ad adottare gli standard dell'OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) in materia di report sull'impatto ambientale. In un'intervista al quotidiano israeliano Maariv, Erdan si è detto conscio del fatto che ci sono tanti settori in cui Israele deve migliorare molto "Ma penso che la consapevolezza dei problemi stia aumentando - ha concluso - Siamo sulla buona strada".

(Notiziario Ucei, 23 aprile 2012)

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Scoprendo la tradizione Kasher

di Maria Elena Capitanio

Highslide JS
Al Centro Servizi Tipici e Tradizionali dell'Azienda Romana Mercati della Camera di Commercio di Roma si è tenuto un interessante incontro sulle tradizioni alimentari dell'antica comunità ebraica romana.
Come ci ha spiegato Sandro Di Castro, presidente dell'Associazione Benè Berith, il fatto che gli ebrei da venti secoli vivano sparsi nel mondo, chiarisce il motivo per cui usi e costumi varino da paese a paese. "Il rituale cambia a seconda che le comunità ebraiche abbiano sede nel bacino del Mediterraneo (Comunità Sefardite), nell'Europa centro-orientale (Comunità Ashkenazite) o nel Levante (Comunità Levantine)", ha aggiunto il presidente.
La cucina ebraica romana ha mantenuto più di tutte le altre una fedeltà assoluta a quella elaborata dalle donne del ghetto, le quali si proponevano di far mangiare bene le famiglie, con materie prime a buon mercato, seguendo i dettami dei precetti sacri, che stabiliscono tutto ciò che è buono, adatto, valido, tutto ciò che è kasher (= regolare), con riferimento non solo al cibo ma anche all'uomo e alle sue azioni. I prodotti conformi alla legge (Torah) non posso contenere sangue, carne di coniglio, di maiale, di cavallo e non possono essere crostacei. Chiaramente questa è una sintesi superficiale che non spiega l'articolato corpus di regole.
All'incontro è intervenuto anche il noto chef Gaetano Costa, il quale ha invitato alla riflessione su quanto sia importante non creare barriere nella cultura alimentare e ha rilevato la necessità di vivere la diversità come un arricchimento e un qualcosa che possa incuriosire il consumatore moderno.
Venendo alle statistiche, secondo uno studio dell'Ortodox Union, su 100 persone che comprano kasher, solo 8 sono ebrei, 15 sono musulmani, 10 sono vegetariani, 17 sono allergici a glutine e lattosio e 50 sono convinte che sia un cibo più sicuro e più sano. Il mercato di questi prodotti nel mondo si aggira intorno ai 361 miliardi di euro ed esistono 200 aziende italiane certificate kasher che vendono negli Stati Uniti per 246 milioni di euro l'anno.

(L'Unico, 23 aprile 2012)

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Terrorismo: un arresto a Pesaro

E' un italiano convertito all'islam. Oscurati blog jihadisti

ROMA - Un cittadino italiano convertito all'islam è stato arrestato a Pesaro nel corso di una vasta operazione antiterrorismo condotta dalla Polizia di Cagliari in varie città. Nel corso dell'operazione, coordinata dall'Ucigos, sono stati anche oscurati vari blog Jihadisti. Perquisizioni sono ancora in corso.
Le indagini della Digos di Cagliari - precisa la Polizia - sono strettamente connesse all'arresto avvenuto il mese scorso a Brescia dell'estremista marocchino Jarmoune Mohamed, nel cui computer era stato trovato una sorta di sopralluogo virtuale della sinagoga di Milano.
L' operazione 'Niriya', tuttora in corso, mira a individuare una rete di estremisti islamici attivi nella diffusione su Internet di documentazione apologetica del terrorismo jihadista. E' in questo contesto che è stato arrestato a Pesaro un cittadino italiano di 28 anni, convertitosi all'islam, accusato di addestramento ad attività di terrorismo internazionale.
Perquisizioni sono tuttora in corso a Cagliari, Milano, Palermo, Pesaro, Salerno e Cuneo nei confronti di altri 10 indagati, tutti gravitanti nella galassia fondamentalista islamica. I dettagli dell'indagine saranno forniti nel corso della conferenza stampa che si terrà alle ore 11.30 presso la questura di Cagliari.

(ANSA, 23 aprile 2012)

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La Turchia pone il veto alla partecipazione israeliana al vertice Nato

La Turchia ha votato contro la partecipazione israeliana ad un vertice Nato fondamentale, che si terrà a Chicago i prossimi 20 e 21 Maggio, e che vedrà coinvolti membri influenti dell'Alleanza Atlantica, come gli Stati Uniti. Il veto è stato posto dal ministro degli esteri turco Ahmet Davutoglu, durante una riunione dell'organizzazione la settimana scorsa a Bruxelles. " Non vi sarà alcuna presenza israeliana a meno che non siano presentate ufficialmente delle scuse formali ed offerto un risarcimento, per l'attacco alla Mavi Marmara, l'imbarcazione turca colpita in acque internazionali nel corso di un'operazione umanitaria, costato nove vite allo Stato anatolico" ha riferito il rappresentante turco. La Turchia si è opposta ai numerosi tentativi israeliani di approfondire la propria partnership Nato, come quello di aprire un quartier generale su suolo israeliano o entrare a far parte del gruppo di dialogo sul Mediterraneo.

(FocusMO, 23 aprile 2012)

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L'Egitto blocca le forniture di gas ad Israele.

Il ministro degli esteri israeliano classifica la minaccia egiziana come peggiore di quella iraniana

di Federico Artizzu

Il gasdotto dall'Egitto a Israele
La statale egiziana EGAS ha annunciato che l'accordo con Israele per la fornitura del gas naturale al paese ebraico verrà cancellato.
Il ministro delle Finanze israeliano, Yuval Steinitz ha risposto alla notizia dicendosi "molto preoccupato" per l'annullamento del contratto energetico da parte dell'Egitto "sia per ragioni economiche che per ragioni politiche", descrivendo la cancellazione dei precedenti accordi come un "pericoloso precedente" che minaccia i legami tra i due paesi.
Gli Stati Uniti forse pronti per un accordo con l'Iran. Israele però frena e minaccia guerra
Servizio shock di Channel 10 sull'ipotetica guerra all'Iran: "Il momento della verità è vicino"
La condanna da Israele è stata bipartisan. Anche il leader del principale partito di opposizione al governo di Tel Aviv, Shaul Mofaz, ha speso parole durissime di condanna alla mossa egiziana. "Questa è una palese violazione del trattato di pace" tra Tel Aviv e Il Cairo, ha detto Mofaz che ha poi esortato gli Stati Uniti ad esercitare la loro massima pressione sulla leadership egiziana: "Questo passo unilaterale richiede un'immediata risposta americana" in quanto gli Stati Uniti si erano fatti garanti degli accordi di Camp David che hanno sancito le basi per il trattato di pace israelo-egiziano.
Nel 2005 un accordo era stato raggiunto tra i due governi come parte di un negoziato politico che impegnava l'Egitto a rifornire il mercato energetico israeliano di gas naturale per i successivi 20 anni.
In seguito alla rivoluzione egiziana che ha spodestato l'ex presidente egiziano Mubarak, il gasdotto del Sinai che collega Egitto ad Israele era stato oggetto di diversi attentati terroristici che avevano già compromesso le forniture energetiche verso lo stato ebraico.
Funzionari israeliani hanno avvertito che il paese corre ora il rischio di dover affrontare interruzioni di corrente la prossima estate a causa delle probabili carenze energetiche.
Ad ulteriore dimostrazione della crescente tensione tra i due paesi vi sarebbe un documento riservato che il ministro degli esteri israeliano, Avigdor Lieberman avrebbe inviato al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, nel quale classificherebbe l'Egitto come una minaccia maggiore dell'Iran per Israele.
"La questione egiziana è molto più inquietante rispetto al problema iraniano", si legge sul documento inviato da Lieberman e riportato in esclusiva dal quotidiano israeliano Maariv.
Stando a quanto riportato dal giornale, Lieberman ritiene che l'Egitto possa presto violare l'accordo di pace con Israele inviando truppe militari ad occupare il Sinai. Egli ha quindi raccomandato al primo ministro di aumentare la vigilanza delle forze armate al confine in preparazione di un potenziale cambio di regime in Egitto per metà maggio.
Israele ed Egitto godono dal 1979 di una relativa pace ottenuta dopo anni di ostilità e guerra. Molti analisti hanno avvertito di possibili disordini nella regione in seguito alle vittorie alle parlamentari egiziane di gennaio di diversi partiti islamici. La difficile situazione economica egiziana potrebbe fornire il combustibile necessario ad accendere nuovamente le tensioni con lo stato ebraico.

(International Business Times, 23 aprile 2012)

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Lazio-Lecce: cori antisemiti dalla curva nord

"Giallorosso ebreo": è questo il coro antisemita scandito dai sostenitori della Lazio in Curva Nord all'Olimpico, durante la gara contro il Lecce: il coro è riferito come insulto non tanto ai sostenitori salentini quanto a quelli della Roma. I cori si sono verificati al 12' pt, e non ci sono state reazioni da parte del resto dello stadio Olimpico, peraltro semivuoto.

(la Repubblica, 22 aprile 2012)

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Israele, stop ai campionati dopo una maxi-rissa tra i giocatori

L'ultimo di una lunga serie di episodi di violenza sui campi di calcio durante uno scontro diretto per la promozione in A: 11 delle persone coinvolte ai domiciliari. Netanyahu: "Dobbiamo sradicare il fenomeno".

  
TEL AVIV - Campionati di A e B sospesi in Israele dopo una maxi-rissa al termine del match tra l'Hapoel Ramat Gan e l'Hapoel Bnei Lod (squadra mista arabo-ebraica), entrambi candidati alla promozione nella massima serie. "Dobbiamo sradicare la violenza - ha detto il primo ministro Benyamin Netanyahu - Se ci sarà violenza, non ci sarà calcio".
Ad accendere la miccia è stato il furibondo finale del match, trasmesso venerdì in diretta televisiva. La partita si era conclusa con un pareggio. Mentre i giocatori si apprestavano a tornare negli spogliatoi si è scatenata in campo una zuffa che ha coinvolto quasi tutti i calciatori e uno degli allenatori. Diciotto sono stati poi portati in commissariato e sono stati interrogati dalla polizia. Undici sono stati posti agli arresti domiciliari.
Questo incidente è andato ad aggiungersi ad altri analoghi verificatisi nelle ultime settimane. Il 31 marzo scorso, in Maccabi Petah Tikva-Hapoel Haifa, un calciatore della squadra ospite era finito in ospedale e quella di casa è stato punita con tre punti di penalizzazione in classifica da scontare nella prossima stagione.
Mentre i due principali campionati venivano sospesi, i proprietari di due club calcistici hanno reso noto di volerli vendere, non potendo più tollerare episodi di violenza. E alcuni sindaci hanno minacciato di revocare il permesso alla utilizzazione degli impianti. Ora la stampa sportiva invoca per i violenti misure punitive straordinarie.
"I nostri campi di calcio si sono stati trasformati in campi di combattimento, l'incolumità pubblica è in pericolo", ha denunciato il presidente dell'Associazione Calcio Avi Luzon. Da parte sua la ministra per lo sport Limor Livnat esamina ora la possibilità di tornare a schierare negli stadi forze di polizia.

(la Repubblica, 22 aprile 2012)

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I canti fuori dal ghetto

Nella sinagoga di New York le musiche degli ebrei livornesi. «Patrimonio da valorizzare»

di Alessandra Farkas

NEW YORK — Livorno per una notte regina a New York. La città che ha dato i natali a personalità di prestigio quali Amedeo Modigliani, Pietro Mascagni, Giovanni Fattori e Carlo Azeglio Ciampi è stata l'ospite d'onore al concerto di musiche ebraiche livornesi che si è tenuto la settimana scorsa alla Congregation Shearith Israel, la più antica sinagoga degli Stati Uniti, per decenni la casa spirituale degli ebrei italiani esuli per le leggi razziali, molti dei quali di origine toscana e livornese. Ad animare il concerto, From the Crossroads of the Mediterranean To the Crossroads of the Atlantic, un livornese doc: Daniele Bedarida, 63 anni cofondatore e voce solista del Coro Ernesto Ventura, intitolato alla memoria del Maestro Ventura, insegnante, direttore del Coro del Tempio di Livorno e autore di numerose melodie entrate nella tradizione ebraica locale e spesso esportate anche all'estero grazie al lavoro certosino di studiosi quali il torinese Francesco Spagnolo e l'israeliano Edwin Seroussi.

Dal 1995 Bedarida - che oltre ad essere il cantore ufficiale (hazan) del Tempio Maggiore di Piazza Benamozegh, è anche un medico odontoiatra - viaggia tra Italia, Israele, Grecia e Stati Uniti per far conoscere l'immenso patrimonio musicale ebraico livornese. A dargli una mano durante l'appuntamento newyorchese è stato il figlio Raffaele, 33 anni, storico dell'arte e lecturer al MoMa e al Guggenheim Museum che alla fine del concerto ha tenuto un seminario sul celebre quadro di Solomon Hart Simchat Torah in Livorno. Tramandati oralmente di padre in figlio, i canti degli ebrei livornesi costituiscono una delle testimonianze più vive della cultura ebraica dell'unica città italiana a non aver mai rinchiuso i suoi ebrei in un ghetto. Parte di quel ricco patrimonio è andato perduto, parte è stato salvato grazie soprattutto a Daniele. Occuparsi di liturgia ebraica per lui è una passione di famiglia: suo nonno era Alfredo Sabato Toaff, guida spirituale di Livorno nei suoi giorni più oscuri, suo zio è Elio Toaff, rabbino emerito di Roma e figura di spessore internazionale dell'ebraismo italiano. «Il coro ben simboleggia il legame della città con gli ebrei - spiega Bedarida senior - ma anche il fatto che, pur litigiosi, noi ebrei livornesi sappiamo anche fare squadra. Una ventina tra donne e uomini della Comunità si esibisce periodicamente per presentare uno straordinario patrimonio di compositori ebrei livornesi».

«La maggior parte delle opere è dell'800 e del '900 - precisa - ma abbiamo anche brani anteriori. Nonostante la vastità del repertorio, le tracce scritte in nostro possesso sono pochissime». Per conto della Comunità ha già registrato sei cd, oggi in molti archivi stranieri, che forniscono un quadro ampio sul panorama melodico giudaico-livornese. Ma come si spiega l'improvviso interesse degli americani per questa musica? «Il successo del concerto dimostra il crescente interesse dell'ebraismo americano contemporaneo per le tradizioni musicali ebraiche del bacino mediterraneo», ribatte il fiorentino Alessandro Cassin, vice-direttore del Centro Primo Levi di New York. «L'appuntamento newyorchese è servito per un confronto tra due tradizioni vicine - incalza - quella spagnola-portoghese del Tempio Shearith Israel, e quella livornese, che tanto influenzò le comunità ebraiche negli Stati Uniti». Basta pensare che fino al 1890, quando iniziarono a arrivare i rabbini askenaziti dall'Europa Centrale e Orientale, le due sinagoghe che fornivano rabbini a tutta l'America, erano Shearith Israel, a New York, e Mikveh Israel, a Filadelfia. «Queste due sinagoghe, entrambe di rito spagnolo/portoghese avevano un filo diretto con Livorno», spiega Cassin. Il legame forte e imprescindibile tra Livorno e l'ebraismo Americano ruota attorno alla figura del grande rabbino livornese Sabato Morais che, arrivato a Filadelfia nel 1851, si spostò a New York per fondare il Jewish Theological Seminary, primo centro di studi accademici e spirituali ebraici negli Stati Uniti.

(Corriere Fiorentino, 22 aprile 2012)

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Google street, passeggiate virtuali in Israele

Highslide JS
Offuscate le immagini legate alla sicurezza

TEL AVIV, 22 apr - Da oggi - grazie a Google Street View - e' possibile per tutti compiere passeggiate virtuali nelle strade di Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa. Con questo sistema si puo' ottenere una visione di 360 gradi dei luoghi di maggiore interesse in Israele fra cui la Via Dolorosa di Gerusalemme e la Spianata antistante il Muro del Pianto. In precedenza Google aveva accettato la richiesta delle autorita' israeliane di offuscare gli edifici legati alla sicurezza nazionale.

(ANSA, 22 aprile 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Claudio Vercelli

Poche righe, stringate, per una domenica che non riserva nulla di particolarmente interessante, né tanto meno di fascinoso, per quelli che sono gli argomenti propri alla nostra rassegna. Qualche richiamo, quindi, su quanto ci è offerto dalla stampa nazionale, spigolando tra le diverse testate.
Da leggere l'articolo di Francesca Paci, per la Stampa , dedicato alla mancanza di humor nel mondo arabo. Non ci sorprende - fosse altrimenti non staremmo qua a fare la conta quotidiana dei morti - ma ci dice, se mai ce ne fosse ancora bisogno, che laddove non si sa ridere di sé non resta che piangere, e lacrime molto amare. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha deciso l'invio di trecento osservatori disarmati (non avrebbe potuto essere altrimenti) in Siria. Prendiamo una pausa di sospiro ma anche di sbadiglio.
Così la Stampa , il Corriere della Sera , Luca Geronico su Avvenire e, infine, il Giornale . Della necessità, così della sostanziale inutilità, di tale iniziativa, che è proposta dopo il fallimento di altre attività similari, prendono aprioristicamente atto un po' tutti, a partire dagli americani. Non ne verrà fuori nulla, benché sarebbe ancora peggio fingere che il problema siriano non sussista, per il semplice motivo che esiste una sproporzione incolmabile tra natura della crisi che il paese vive e la conclamata inettitudine della comunità internazionale. Tema, quest'ultimo, che torna alla ribalta ancora una volta nel novero delle vicende che riguardano le relazioni internazionali e l'inefficacia delle misure assunte dagli organismi sovranazionali. soprattutto quando queste ultime dovrebbero avere un diretto impatto politico sui singoli Stati. Se si vuole assistere ad un siparietto di surrealtà si legga l'intervista di Stefano Zaino, su la Repubblica , all'immarcescibile Jean Todt (un uomo, una comica: l'alter ego milionario di Alvaro Vitali), presidente della Consiglio mondiale della Federazione internazionale dell'automobile (ullallà!), che biascica parole come "democrazia", "politica" e "sport" (la terza è la più falsa di tutte in bocca all'intervistato) nel merito del gran premio del Bahrein. Quale sia la situazione in cui questo evento del World Business va ad inserirsi lo racconta Alberto Stabile sulla medesima testata .
Il richiamo, con una recensione breve ma chiara, al tema dell'identità ebraica nei suoi diversi filoni, è quello fornitoci da Giulio Busi sul Sole 24 Ore che commenta un volume di riflessione sulle scrittici israeliane che dagli anni Ottanta in poi hanno occupato, perlopiù in felici traduzioni, gli scaffali delle nostre librerie. Sempre sul versante culturale, la rubrica AlefBet di Daria Gorodisky per il Corriere della Sera concentra l'attenzione del lettore sulla lingua yiddish, che è la parlata meticcia per eccellenza e, come tale, quella più autentica.

(Notiziario Ucei, 22 aprile 2012)

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“Ho salvato bambini ebrei”

di Gian Piero Del Monte

Tanti giovani delle scuole superiori per un incontro con un'anziana signora francese che partecipò alla resistenza antinazista salvando bambini ebrei dallo sterminio nei lager. A Correggio sono stati organizzati tre giorni con testimoni d'eccezione provenienti da vari paesi europei. Uomini e donne di oltre ottant'anni, che hanno trascorso la loro giovinezza lottando contro le dittature che stava calpestando i loro paesi.
Frida Wattenberg, 88 anni, di Parigi, operò nella cosiddetta "Resistenza civile", fornendo documenti falsi agli ebrei per evitare loro la deportazione, affidando bambini ebrei a famiglie disposte ad accoglierli, aiutando le formazioni partigiane. A Correggio c'era oggi anche Lorenz Knorr, 90 anni, che durante l'occupazione nazista della cecoslovacchia partecipò ad azioni di sabotaggio dei trasporti di guerra e di armamenti.
Il viaggio nella memoria degli orrori del nazismo è seguito a Correggio da centinaia di studenti, molti dei quali hanno anche partecipato a visite ai campi di sterminio di Auschwitz e Birkenau. Un'opera di educazione delle giovani generazioni, in vista degli appuntamenti del 25 aprile, anniversario della Liberazione, per evitare che tutto questo possa ripetersi.
Domani, domenica, giornata finale della rassegna, alle 10 è previsto un intervento della partigiana lituana Fania Brancovskaja e poi, dopo un corteo musicale nel centro di Correggio con "La banda del quartiere", parleranno i partigiani reggiani Giacomo Notari, presidente dell'Anpi, e Giacomino Castagnetti. Dopo il pranzo nel Parco della Memoria, spettacolo teatrale e saluti finali agli ospiti.

(TeleReggio, 21 aprile 2012)

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Allarme antiterrorismo di Israele: "Via subito dal Sinai"

GERUSALEMME, 21 apr. - Il governo israeliano ha sollecitato i propri concittadini affinche' lascino "immediatamente" l'area del Sinai, dove a breve potrebbero verificarsi attacchi o attentati. L'antiterrorismo dello Stato ebraico ha diramato l'allarme sulla base di "informazioni che indicano come alcune organizzazioni terroristiche stiano lavorando alacremente ad attacchi contro i turisti". Il Sinai e' meta privilegiata delle vacanze degli israeliani, che spesso si spingo fino nell'egiziana Taba, al confine, dove sorge un frequentatissimo casino'. Di recente proprio nel Sinai vi sono stati sabotaggi delle condutture che trasferiscono gas in Israele e in Giordania, mentre nel luglio scorso otto israeliani rimasero uccisi in una successione di attentati nel Negev, a una decina di chilometri da Eilat. .

(AGI, 21 aprile 2012)

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Sicilia e Israele insieme per lo sviluppo tecnologico agricolo

L'ambasciatore Naor Gilon incontra gli imprenditori di Catania

  
L'ambasciatore Naor Gilon
CATANIA - Sicilia e Israele insieme per la ricerca e l'innovazione tecnologica nella produzione agroalimentare. L'ambasciatore dello stato ebraico in Italia, Naor Gilon ha incontrato a Catania rappresentanti delle istituzioni e imprenditori locali per stabilire le basi per future relazioni commerciali."Penso che abbiamo molto in comune - ha detto - e siamo qui per accrescere ulteriormente le relazioni commerciali e culturali tra i popoli della Sicilia e di Israele".Soddisfatto della visita il presidente della Camera di commercio di Catania, Pietro Agen che ha sottolineato l'importanza per l'economia dell'isola di una possibile relazione commerciale con il popolo israeliano."Andiamo verso una carenza d'acqua, Israele questo fenomeno lo ha già superato, ma soprattutto avremo contatti con uno Stato che è l'unico al mondo che investe più percentualmente del proprio Pil in innovazione tecnologica". Al termine dell'incontro l'ambasciatore ha invitato una delegazione siciliana alla fiera "Agritech", il più importante appuntamento israeliano per la tecnologia applicata all'agricoltura.

Video

(TMNews, 21 aprile 2012)

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Netanyahu: uno "scandalo assoluto" la poesia di Grass

ROMA, 21 apr. - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu torna ad attaccare in un'intervista alla stampa tedesca lo scrittore Guenter Grass e la sua poesia sull'arsenale nucleare israeliano. É "uno scandalo assoluto" dice il premier israeliano lamentando che certe critiche vengano "da un premio nobel tedesco e non da un partito neonazista".
Parlando all'edizione domenicale del Welt Am Sonntag, il premier israeliano ha ribadito che "Israele non ha come obbiettivo di distruggere l'Iran mentre l'Iran vuole distruggere Israele e lo dice apertamente".

(TMNews, 21 aprile 2012)

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Hamas, Marzouk: "Nessun accordo con Israele sarà mai definitivo"

Qualsiasi accordo l'Autorità Nazionale Palestinese possa raggiungere con Israele, non condurrà ad un cambiamento significativo, ha riferito un funzionario di Hamas al quotidiano americano The Forward. Moussa Abu Marzouk ha dichiarato in un'intervista che se Hamas resterà al potere, nessun trattato avrà effetti permanenti. Anche nel caso in cui venisse ratificato tramite referendum. Dale affermazioni di Marzouk, emerge una linea molto più dura rispetto a quella sostenuta dal leader politico del gruppo, Khaled Meshal, considerato suo rivale. Meshal ha infatti detto ripetutamente , che Hamas accoglierà ed onorerà qualsiasi accordo tra israeliani e palestinesi se supportato dal popolo.

(FocusMO, 20 aprile 2012)

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«Guardate di non turbarvi, infatti bisogna che queste cose avvengano»

di Fredi Winkler *

Fredi Winkler
La rivoluzione islamica in Iran ha celebrato il suo trentatreesimo anniversario. Uno degli ospiti più importanti che ha preso parte ai festeggiamenti è stato Ismail Haniyeh, il Primo Ministro del Governo Hamas a Gaza. In tale occasione, la Guida Suprema della Repubblica islamica dell'Iran, Ali Khamenai, ha assicurato a Haniyeh il pieno appoggio dell'Iran nella lotta contro Israele. Ha dichiarato che la Palestina è una causa dell'intero Islam e che l'Iran appoggerà sempre la causa palestinese e la resistenza islamica in Palestina. Khamenai ha inoltre spiegato che la resistenza vittoriosa in Palestina ha contribuito a provocare il risveglio islamico in tutta la regione dell'Africa settentrionale, come avvenuto in Tunisia e in Egitto. Ha affermato che non ci sono dubbi sul fatto che la sempre maggiore simpatia dei popoli della regione per la giusta guerra islamica e per la sua causa a Gaza abbia contribuito ad accendere la miccia dell'improvvisa rivoluzione delle masse. Khamenai ha pronunciato inoltre un avvertimento rivolto a tutti quelli che cercano di minare l'ininterrotta guerra di resistenza di Hamas. Con questo ha alluso a chi cerca di rappacificare Hamas e Fatah per portarli su una posizione più moderata.
   Haniyeh, dal canto suo, ha ringraziato i capi iraniani per il loro continuo sostegno di Hamas e della causa palestinese, ponendo l'accento sugli invariati tre obiettivi strategici del Governo di Hamas a Gaza: liberare la Palestina dal Mediterraneo al Giordano, portare avanti la resistenza e mantenere fermo il carattere islamico della causa palestinese.
   Non sussiste alcun dubbio sul fatto che i capi iraniani abbiano accolto nel loro programma la causa palestinese per ottenere così l'approvazione di tutto il mondo islamico. Non sono i primi che usano di Israele come capro espiatorio per ottenere il riconoscimento delle masse. Questa politica è stata già perseguita con successo da Nasser in Egitto e da Assad, il padre dell'attuale Presidente siriano. A differenza di Nasser e Assad, i capi iraniani di oggi tentano di coinvolgere nella lotta contro Israele tutto il mondo islamico. Il messaggio dei predicatori sciiti al mondo islamico è che la causa palestinese non riguarda soltanto i Palestinesi e Israele ma che è un oggetto di contesa fra l'intero mondo islamico e la forza d'assedio israeliana. Essi insistono con i credenti islamici affinché la liberazione della Palestina e dei luoghi sacri all'Islam a Gerusalemme, diventino una causa panislamica. Così possiamo capire che la lotta per la Palestina non è soltanto una guerra territoriale ma soprattutto una battaglia religiosa. Il passato dimostra che le guerre religiose sono sempre state le più fanatiche e le più lunghe. È comprensibile che Israele sia quanto mai preoccupato per gli sviluppi in Iran, soprattutto pensando alla probabile produzione di armi nucleari da parte degli Iraniani.
   Oltre tutto, fra l'Iran e la Turchia sta aumentando la rivalità per il predominio nel mondo islamico. La situazione in Siria sta visibilmente peggiorando e richiede sempre più urgentemente un intervento esterno. Voci islamiche dichiarano che soltanto i paesi musulmani hanno le qualifiche per ottenere un mandato per tale intervento. Quale paese islamico ne sarebbe in grado? Quasi esclusivamente la Turchia. Ciò significherebbe che da un giorno all'altro le truppe turche potrebbero trovarsi al confine con Israele.
   Negli avvenimenti attuali possiamo riconoscere come la lotta per la terra d'Israele stia assumendo sempre più delle dimensioni apocalittiche. Eppure le parole del nostro Signore Gesù in Matteo 24:6 ci incoraggiano: « ... guardate di non turbarvi, infatti bisogna che questo avvenga».


* Fredi Winkler è responsabile di Beth-Shalom a Haifa e collaboratore dell'opera evangelica internazionale Mitternachtsruf.

(Chiamata di Mezzanotte, aprile 2012)

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L'ebreo palestinese laureato a Lipsia dai nazisti

di David Koskas

Una sorprendente scoperta è stata fatta di recente in occasione di una mostra sulla situazione degli avvocati ebrei sotto il nazismo.

Dr. Saul Lande
Un ebreo della Palestina sotto il Mandato Britannico si è laureato in Giurisprudenza nel 1938 presso un'Università della Germania nazista.
Quando i nazisti erano al potere da cinque anni, l'Università di Lipsia ha assegnato a Saul Lande, un ebreo che viveva in Palestina, la laurea in legge.
Nato in Polonia nel 1907 in una famiglia benestante, Lande seguì i suoi genitori prima a Mosca, poi in Germania, dove ha studiato a Berlino e a Lipsia. Emigrò in Palestina nel 1935.
L'antisemitismo era allora già molto forte in Germania: l'attribuzione del titolo porta la data del 12 novembre 1938, tre giorni dopo la Notte dei Cristalli.
E, fatto ancora più sorprendente in quanto ci si potrebbe aspettare che l'Università di Lipsia avrebbe privato Lande del suo diploma - come è accaduto a molti altri accademici ebrei -, lo ha invitato in Germania per partecipare alla cerimonia.
Il seguito è altrettanto inaspettato, come racconta Joel Levi, responsabile delle relazioni tra Israele e Germania per l'ordine degli avvocati. "Lande, in un impulso di sfrontatezza, coraggio o stupidità, arrivò in nave in Europa e poi prese un treno per Lipsia", riferisce Levi.
Così Lande accettò l'invito e venne in Germania, partecipò alla cerimonia, ricevette la sua laurea e se ne ripartì per Israele sano e salvo. Fu aiutato da uno dei suoi compagni di classe, che fece di tutto per proteggerlo.
Nove mesi fa la figlia di Lande, Rina Gross, è stato contattata da un avvocato che lavora presso la mostra "Avvocati senza diritti". In quel momento ha scoperto il famoso diploma tra i documenti del suo defunto padre.
E' rimasta particolarmente choccata dalla svastica stampata sul documento ufficiale.
Levi, i cui sforzi hanno permesso il ristabilimento presso l'Università di Lipsia dei diplomi revocati a 72 ebrei, spiega questo curioso aneddoto come un errore della burocrazia tedesca.

(IsraèlInfo, 20 aprile 2012 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Parliamo una buona volta di profughi. Quelli ebrei

da un articolo di Dan Calic

Con poca fanfara, questo mese a Gerusalemme si è tenuto un convegno dedicato a un argomento che è sempre rimasto ai margini del processo di pace e che ha ricevuto solo una minima attenzione da parte dei mass-media. L'argomento è i profughi: non i profughi palestinesi, ma i profughi ebrei.
Da molti anni tutto il mondo sente parlare del "diritto al ritorno" con riferimento agli arabi che divennero profughi durante la guerra difensiva che Israele fu costretto a combattere nel 1948, quando tutti i paesi arabi circostanti lo attaccarono la sera stessa in cui aveva dichiarato la propria indipendenza. Il piano era quello di distruggere Israele "in poche settimane" per poi far tornare gli sfollati arabi ai loro villaggi, un piano che sfumò del tutto perché Israele quella guerra la vinse. Dopo la vittoria, però, nessuno stato arabo fece la pace con Israele e nessuno stato arabo accettò di accogliere i palestinesi sfollati, che furono intenzionalmente trasformati in "profughi permanenti" affinché il mondo percepisse Israele come il "cattivo"....

(israele.net, 20 aprile 2012)

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Edipi con un gazebo a Milano

MILANO - Domenica 29 aprile Evangelici d'Italia per Israele (Edipi) partecipa con un gazebo espositivo alla manifestazione che si tiene nei Giardini della Guastalla di Milano per festeggiare con la locale Comunità ebraica il 64mo annivesario della dichiarazione d'indipendenza dello Stato di Israele (Yom Hazmaut). Nei più antichi giardini pubblici della città (affacciati su via Francesco Sforza) assaggi di cibi e vini israeliani, canti e danze ebraiche, giochi e divertimenti per bambini animeranno la ricorrenza. Il gazebo di Edipi, curato per l'occasione dal responsabile della Chiesa Elim di Como e socio fondatore di Edipi, Gianni Digiandomenico, presenterà la produzione editoriale dell'associazione in libri, Cd e Dvd, compreso l'ultimo libro di Marcello Cicchese "La superbia dei Gentili". Tutti gli interessati potranno ricevere una copia omaggio del libro di Eli Hertz "Questa terra è la mia terra".

(evangelici.net, 20 aprile 2012)

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Leila, nata e sopravvissuta ad Auschwitz


Un segreto nascosto per 52 anni. Leila Jabarin ha 70 anni, vive nella città israeliana di Umm al- Fahm e non ha mai svelato a nessuno, neanche alla famiglia, il suo misterioso passato: ora ha deciso di raccontare a figli e nipoti di essere nata dentro il campo di concentramento di Auschwitz. Leila è una sopravvissuta all'Olocausto e ogni anno il 19 aprile, in Israele giorno della memoria delle vittime della Shoah, il ricordo si fa più pesante."Mia madre mi ha partorito con l'aiuto di un medico cristiano che stava lì. Aveva una cantina e ha nascosto mia madre, i miei fratelli e mio padre. La mamma lavorava in casa loro durante il giorno e di notte si nascondeva in cantina. Non potevamo vedere la luce del sole, nè stare all'aria aperta" racconta. La famiglia ha lasciato il lager alla liberazione, nel 1945, e nel 1948 è emigrata nella città di Haifa. Leila, che da ebrea si chiamava Helen Bershatsky, ha sposato un musulmano e ha avuto quattro figli. Ora si è liberata di un peso, ma non basta a dimenticare l'orrore vissuto."Ricordo ancora i pigiami a righe bianche e nere che indossavamo, e le persone picchiate mentre venivamo portati via. Queste immagini non hanno mai lasciato la mia mente". La rivelazione di Leila per la famiglia è stata uno choc, ma finalmente le lacrime versate per ogni giornata della memoria hanno trovato una spiegazione.

(La Stampa, 20 aprile 2012)

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Tassi in rialzo sui bond israeliani

di Andrea Franceschi

Le tensioni geopolitiche tra Israele ed Iran si fanno sentire anche sul mercato obbligazionario. Ieri i rendimenti sui titoli di stato israeliani in scadenza gennaio 2020 con cedola al 5% hanno toccato il 4,35% ai massimi dallo scorso 5 aprile. Questa settimana il tasso è salito di circa sei punti base, il rialzo maggiore da un mese a questa parte. Il premier Benjamin Netanyahu è sotto pressione per aumentare le spese militari per via della crescente tensione con l'Iran. Inoltre da tempo una parte dell'opinione pubblica chiede maggiori stanziamenti pubblici per il welfare e l'educazione. Secondo diversi analisti tutto ciò, combinato con una crescita debole, potrebbe portare potenzialmente ad un ampiamento del rapporto deficit/Pil dal 3,3% del 2011 fino al 4% quest'anno. Standard & Poor's assegna allo stato di Israele un rating AA- per i titoli in valuta locale e A+ su quelli in valuta straniera. Le prospettive sono stabili.

(Il Sole 24 Ore, 20 aprile 2012)

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Due nuove rotte: Manchester-Tel Aviv e Belfast-Birmingham

Easyjet ha annunciato che il prossimo autunno verrà inaugurato il servizio da Manchester a Tel Aviv, con volo inaugurale il 1o novembre. I voli sulla nuova rotta saranno in vendita dal 19 aprile. Il servizio bisettimanale fornirà ai passeggeri un accesso flessibile e conveniente per la città israeliana di Tel Aviv, rendendo inoltre più facile per i passeggeri israeliani recarsi nel nord-ovest dell'Inghilterra. easyJet ha anche annunciato una nuova rotta dall'aeroporto internazionale di Belfast a Birmingham Airport. La nuova rotta aumenterà le destinazioni easyJet dal Belfast International a 23. Il volo inaugurale decollerà dall'aeroporto internazionale di Belfast il 22 ottobre: inizialmente vi sarà un servizio giornaliero, dal 29 ottobre l'offerta salirà a due voli al giorno nei giorni feriali e uno il sabato e la domenica.

(Ufficio Stampa easyJet, 20 aprile 2012)

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TerraOlivo 2012: fa tappa in Israele il "Grande Slam" dei concorsi sull'extravergine

Tutto pronto in Israele per accogliere la terza edizione del TerraOlivo 2012 - Mediterranean International Extra Virgin Olive Oil Competition.

Il concorso internazionale, che quest'anno si terrà tra il 6 e l'8 di giugno in Terra Santa, ha già battuto i record dello scorso anno. PrimOlio, media sponsor di TerraOlivo, racconta in esclusiva l'intervista a Moshe Spak, Direttore Affari Internazionali del concorso.

- Gentile Sig. Spak, ad oggi, puo fare il punto della situazione?
  "Certamente! Innanzitutto la ringrazio per l'attenzione che sia l'Italia e sia la Regione Calabria, grande regione olivicola mondiale, stanno riservando al nostro concorso. Siamo estremamente orgogliosi - continua Spak - della fiducia che anche quest'anno ci hanno voluto accordare le aziende del settore olivicolo mondiale iscritte alla nostra terza edizione del concorso. A poco più di una settimana dalla chiusura delle iscrizioni che, ricordo, scadranno il 30 aprile p.v., posso già affermare che questa sarà l'edizione dei record. Record di aziende partecipanti e di paesi coinvolti, ma anche record di assaggiatori professionisti - guidati dal Capo Panel Antonio G. Lauro - che parteciperanno alle selezioni e che saranno chiamati a valutare i campioni di olio extravergine di oliva in gara"....

(vini e sapori, 19 aprile 2012)

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Il popolo ebraico vive, ha preso il suo destino in mano ed è ben deciso a difenderlo

di Ugo Volli

Oggi in Israele è Yom haShoà, il giorno della Shoà. Il paese si ferma, anche fisicamente quando dappertutto suona la sirena d'allarme che segna il momento del lutto collettivo. Le famiglie ricordano i loro congiunti scomparsi, tutto Israele, che in fondo è anche fisicamente in buona parte una grande famiglia in cui tutti si sentono alla lontana parenti di tutti gli altri, fa lo stesso. La data è variabile nel calendario occidentale, perché è sistemata strategicamente in quello ebraico, a metà strada fra Pesach, l'antichissima festa che ricorda la liberazione del popolo ebraico dalla schiavitù egiziana e ancora più fondamentalmente la sua stessa costituzione come nazione, è Yom Hazmaut, il giorno dell'indipendenza, che celebra la fondazione del moderno stato di Israele, preceduto a sua volta da Iom Hazicharon, il giorno del ricordo, in cui si commemorano i caduti in guerra e per terrorismo del giovane stato. Quest'anno le ricorrenze saranno il 24 e 25 aprile. Si tratta di una collocazione che deve far pensare, è stata decisa per questo. La Shoà fa parte della terribile serie storiche delle persecuzioni antisemite, di cui quella del faraone è stata il prototipo. Lo stato di Israele non è certo il risultato né il compenso per il genocidio nazifascista; ma è il solo bastione che ne impedisce la ripetizione. Per questo la furia degli antisemiti si rivolge oggi contro di esso.
Quando in Israele si celebra Yom haShoà, ad Auschwitz, da diciott'anni, si svolge la "marcia dei vivi", la rievocazione del genocidio nel luogo in cui esso fu più atrocemente di massa e industrialmente organizzato. Ma una rievocazione che non vuol essere semplicemente lutto, ma in qualche modo anche il suo contrario, una celebrazione della vita, della sua vittoria contro la morte. Negli ultimi giorni del nazismo, quando le fabbriche dello sterminio non erano più in grado di funzionare perché prive di combustibile e di trasporti, le SS obbligarono i detenuti di molti lager a partire in terribili e insensate "marce della morte", percorsi forzati di decine di chilometri al giorno per detenuti seminudi e macilenti, con lo scopo preciso di ucciderli tutti. E' per contrasto con quest'ultima tortura, che la manifestazione si chiama "marcia dei vivi". Vive il popolo ebraico, am Israel hai, come si dice in ebraico, vivono perciò anche le vittime del nazismo, le cui sofferenze sono imperdonabili e incancellabili, ma possono essere inserite oggi nella vita storica del loro popolo e trovarvi se non un senso, una solidarietà collettiva. Vive Israele, che impegna le sue forze e il suo ingegno a evitare che il lavoro dei volonterosi carnefici europei sia portato avanti dai loro continuatori islamici. Vive la memoria dei sei milioni che sono stati trucidati. Vive la speranza di un mondo in cui spariranno i pretesti per i genocidi e per tutte le attività che li preparano e li giustificano (le delegittimazioni, le demonizzazioni, i boicottaggi, l'esaltazione dei boia). Vivono ancora alcuni testimoni, alcuni ex deportati, i loro discendenti, ad ammonirci sugli esiti dell'antisemitismo. Vive il popolo ebraico, am Israel hai, alla faccia di chi l'ha voluto e lo vuole ancora eliminare. Ha preso il suo destino nelle sue mani ed è ben deciso a difenderlo.

(Informazione Corretta, 19 aprile 2012)


Il popolo ebraico certamente vive e fa benissimo a dinfendersi, ma davvero si può dire che “ha preso il suo destino nelle sue mani”? Concordano i rabbini con questa affermazione? Ecco come definisce un dizionario la parola destino: “Il succedersi degli eventi considerato come flusso prestabilito, imperscrutabile e indipendente dalla volontà e dall'intervento dell'uomo”. E’ strano che chi celebra la festa di Pesach possa rallegrarsi di avere nelle proprie mani il suo destino. Dove sarebbe il popolo ebraico se il suo destino gli fosse stato lasciato nelle mani quando era in Egitto? Bisogna essere cauti con le parole: la hybris umana ha tante forme. E prima o poi si paga. M.C.

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Netanyahu nella lista del Time

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è stato menzionato nella lista dei personaggi più influenti ,aggiornata annualmente dalla rivista inglese Time.
Di fianco all'articolo, una colonna di elogi rivolti al premier israeliano, da Eric Cantor, membro ebreo-Repubblicano del Congresso. Il primo ministro è stato definito una delle icone più rappresentative dello Stato israeliano, per le sue capacità di "trasformismo" politico e la sua determinazione. Netanyahu era già stato inserito nella lista nel 2011, tuttavia l'articolo in suo onore era decisamente meno positivo.

(FocusMO, 19 aprile 2012)

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La fede sconfigge la paura: ebrei tornano a Djerba

Dopo che predicatori salafiti hanno chiesto loro sterminio

di Diego Minuti

Highslide JS
  La sinagoga El Ghriba a Djerba
TUNISI, 19 apr - La forza della Fede, quella dei loro padri che per decine di secoli hanno animato i pellegrinaggi alla Ghriba di Djerba, nel sud della Tunisia, sta spingendo gli ebrei a mettere da parte la paura e a tornare, in maggio, a visitare e pregare nella piu' antica e venerata sinagoga d'Africa. Saranno circa duemila quelli che andranno in pellegrinaggio in questo piccolo gioiello dell'architettura sacra ebraica e ogni dinaro, euro, dollaro, shekel che non servira' per la manutenzione della costruzione sara' diviso tra gli abitanti piu' poveri del villaggio e gli studenti che, nel silenzio delle loro scuole, continueranno per tutta la vita a leggere, commentare, comprendere la Torah. Un processo di distribuzione economica su cui veglia una commissione, istituita nel Diciannovesimo secolo, ai tempi del Protettorato francese, e sulla quale mai nessuno ha mosso anche solo l'ombra di un dubbio o sospetto. Il pellegrinaggio tornera' quest'anno, a maggio, in occasione delle celebrazioni per l'Omer, a distanza di due anni, perche', nel 2011, la Tunisia caotica e tormentata del post-rivoluzione era troppo pericolosa. Anche quella di oggi, scossa da rigurgiti di intolleranza religiosa, non e' che lo sia di meno, ma, questa volta, gli ebrei hanno deciso di tornare, di entrare nella sinagoga (dove, dice la tradizione, c'e' un frammento del Tempio di Salomone) che resta il segno della loro presenza in Nord Africa, dopo che le altre, che portano lo stesso nome e che si trovano in Algeria e Libia, hanno perso, negli anni, la loro funzione. Appena qualche settimana fa, durante una manifestazione nel centro di Tunisi, un esagitato predicatore salafita grido', alla folla che assediava piazza 14 Gennaio, che era arrivato il momento di prepararsi per fare piazza pulita degli ebrei. Uno sfregio alla tolleranza che da secoli contraddistingue la Tunisia.
Dal 1956 - anno dell'Indipendenza - ad oggi la comunita' ebrea si e' inesorabilmente assottigliata e oggi conta su poco meno di 2000 individui, la meta' dei quali risiedono a Djerba.
Le minacce dei salafiti hanno lasciato il segno, e lo si vede anche da episodi che possono apparire marginali, come lo stop all'ingresso nel Paese imposto ad un gruppo di pellegrini ebrei d'origine tunisina provenienti da Israele, costretti a restare per una notte in aerporto prima di essere rispediti alla base di partenza. Ma la Tunisia che crede nell'islam non e' solo quella di chi vuole lo sterminio degli ebrei e di questo s'e' fatto interprete il presidente della repubblica, Moncef Marzouki, che s'e' recato a Djerba nel decimo anniversario dell'attentato che, davanti alla sinagoga, fece 21 vittime (in maggioranza tedeschi) e che fu rivendicato da al Qaida. Marzouki ha voluto scoprire la lapide che ricorda quell'evento e ha portato alla comunita' ebrea la sua solidarieta', forse da uomo di fede ancor prima che da presidente. A rassicurare gli ebrei sono state anche le dichiarazioni del premier, Hamadi Djebali (esponente del partito confessionale Ennahdha) che ha espresso la volonta' del Paese di garantire la sicurezza ai pellegrini. A maggio se ne attendono circa 2000, un quarto dei quali in arrivo dall'estero e un terzo di quelli che, annualmente, visitano la sinagoga.

(ANSAmed, 19 aprile 2012)

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Israele si ferma per ricordare l'Olocausto

Tutto il Paese si è fermato alle 10 per la giornata nazionale del ricordo della Shoah. Allo Yad Vashem di Gerusalemme, sei sopravvissuti hanno acceso nel museo del memoriale altrettante torce, in ricordo dei sei milioni di ebrei sterminati dal nazismo durante la seconda guerra mondiale.

TEL AVIV - Il suono prolungato delle sirene, poi il silenzio: nelle strade, nelle scuole, negli ospedali. Così, come ogni anno, tutta Israele si è fermata alle dieci locali per la giornata nazionale del ricordo della Shoah. In un'atmosfera di lutto, la commemorazione si tiene nello Stato ebraico in una data diversa rispetto alla Giornata internazionale del ricordo e viene osservata otto giorni prima della festa dell'Indipendenza, sulla base del calendario lunare.

LA CERIMONIA - Già ieri, dopo il tramonto sono iniziate le cerimonie. Davanti al capo dello Stato, Shimon Peres, e al premier, Benyamin Netanyahu, e delle massime autorità - sei sopravvissuti all'Olocausto hanno acceso nel museo memoriale di Yad Vashem, a Gerusalemme, altrettante torce in ricordo dei 6 milioni di ebrei trucidati dai nazisti e dai loro collaboratori durante la II guerra mondiale. Oggi manifestazioni e cerimonie sono in programma nelle scuole israeliane, a Yad Vashem, nei kibbutzim che custodiscono archivi sulla Shoah e alla Knesset, dove secondo tradizione i deputati leggono i nomi delle vittime dei lager nazisti

L'IRAN MINACCIA IL POPOLO EBRAICO - Nell'occasione, Netanyahu ha incentrato il suo discorso sulla minaccia attribuita ai programmi nucleari dell'Iran, da fermare - ha ribadito - affinché non diventino nuovo potenziale strumento di ''sterminio'' contro il popolo ebraico. Mentre Peres, pur citando a suo volta il pericolo iraniano come la priorità del momento, ha parlato anche d'altro: manifestando sentimenti di ottimismo per ciò che Israele è divenuto oggi e ammonendo al contempo sulla necessità che il Paese - proprio nel ricordo della Shoah e delle persecuzioni passate - presti la massima cura nell'assicurare il rispetto della minoranza del milione e mezzo di non ebrei (quasi tutti arabi) che lo abitano.

Video

(tg1online, 19 aprile 2012)


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La sirena del ricordo

ROMA - La vita cessa temporaneamente di scorrere, compostezza totale, nei volti della gente commozione e qualche lacrima. Sono le 9 spaccate quando una sirena risuona incessante nel vecchio Ghetto di Roma. Ricorda a chi si trova nei paraggi che oggi è Yom HaShoah, il giorno in cui il popolo ebraico commemora l'orrore dello sterminio nazifascista. Tutti abbandonano la loro occupazione: chi è seduto si alza in piedi, la postura ferma e composta, mentre giornali e caffe restano sul tavolo dei mitici locali di Piazza. Scene come quelle al Portico d'Ottavia si ripetono nella loro struggente intensità in ogni città di Israele e in molti quartieri ebraici d'Europa e del mondo.
In occasione di Yom HaShoah numerose sono le iniziative che la Capitale dedica alla Memoria. Ieri sera al tramonto la tradizionale cerimonia di raccoglimento al Tempio Maggiore preceduta, al Centro Bibliografico dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, da una tavola rotonda moderata da Sira Fatucci, coordinatrice della Memoria della Shoah per l'UCEI, nel corso della quale l'assessore competente dell'Unione Victor Magiar e il neuropsichiatra Gavriel Levi hanno stimolato una profonda e lunga riflessione efficacemente declinata sul tema "quello che non ci siamo detti".

Questa mattina invece, al Centro ebraico Il Pitigliani, un seminario nazionale dedicato all'incontro tra mondo della scuola e Yad Vashem. Organizzato in collaborazione da diversi enti e istituzioni (UIL scuola, Unione Italiani nel mondo, IRASE, Progetto Memoria, UCEI e Pitigliani), il seminario vedeva la partecipazione di docenti provenienti da tutta Italia. Obiettivo dell'iniziativa, che per questa edizione ha come titolo "Dalla memoria alla storia - Il valore degli archivi", è quello di ragionare ad ampio raggio sulla didattica della Shoah. Tra gli intervenuti Paolo Pirani (segretario confederale UIL), Fulvio Salimbeni (Università degli studi Udine), Micaela Procaccia (Sovrintendente Beni Archivistici per il Piemonte e la Valle d'Aosta) e Iftach Askhenazy, responsabile dell'Istituto per gli studi sull'Olocausto dello Yad Vashem. Poche ore prima dell'inizio di Yom HaShoah la notizia luttuosa della scomparsa di un Testimone: Marco Spizzichino, conosciuto anche come "Pupetto", uno dei pochissimi ebrei romani sopravvissuti ad Auschwitz. Marco e non Mario, come abbiamo erroneamente scritto ieri a causa di una svista nella consultazione degli archivi anagrafici della quale ci scusiamo con la famiglia.

(Notiziario Ucei, 19 aprile 2012)

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Shimon, Amnon e quei violini dell'Orchestra di Auschwitz

di Leonard Berberi

Highslide JS
 Amnon Weinstein con uno dei violini della mostra   
Ormai pelle e ossa per i mesi di fame e di lavori forzati, inorridito da quel che vedeva giorno dopo giorno, Shimon s'era rifugiato nella musica. E in quel violino, rovinato dall'umidità e dal freddo, che suonava quasi ogni giorno laddove l'umanità s'era smarrita per lasciare spazio all'orrore. Faceva parte, Shimon, dell'Orchestra sinfonica del campo di concentramento di Auschwitz. Tirata su nel bel mezzo dello sterminio non si è mai capito bene se per addolcire la morte agli ebrei o per renderla ancora più apocalittica. La banda, rigorosamente in divisa - ma in quella tipica dei deportati con la stella di Davide - suonava agli ordini del kapò del campo.
Una decina d'anni dopo, quando il mondo ancora doveva rendersi conto di quel che non aveva visto - di quel che non aveva voluto vedere - Shimon ha da tempo messo piede nella Terra promessa d'Israele. Bussa alla porta di questo negozio di violini e di riparazione degli strumenti musicali. Dall'altra parte del bancone c'è Amnon Weinstein, un giovanissimo garzone. Shimon fa vedere ad Amnon il suo violino. Più che un relitto è un cimelio, una testimonianza di quel ch'è stato e non deve più essere.
«Il violino era messo veramente male», ricorda ora Amnon Weinstein. E racconta di quello strumento che non è stati mai più suonato dai tempi del campo di concentramento. «Quando l'ho aperto, dentro c'era della cenere, cenere umana», continua Weinstein. Uno che ha perso decine di parenti nei lager nazisti, tra nonni, zii e cugini. Non era facile, nemmeno per lui, gestire quell'aggeggio. Soprattutto dopo aver incontrato uno che, grazie a quell'aggeggio, s'è salvato. «Non riuscivo a maneggiarlo come avrei dovuto e voluto, non riuscivo proprio ad avere un approccio», ricorda alla Npr Weinstein.

Sono passati altri anni, una quarantina circa, prima che l'uomo potesse ritoccare quegli strumenti che avevano della morte. Quando, nel 1996, inizia a ricercarli i violi dell'Olocausto. Ci mette poco tempo. E si trova un archivio di legno accartocciato e corde sfibrate. Uno dei violini arrivava direttamente dall'orchestra maschile di Auschwitz. Oggi, diciotto strumenti fanno parte della mostra «I violini della speranza».
«Ogni volta che li suono, mi sembra di ripercorrere gli stessi passi nel freddo dei legittimi proprietari», dice David Russell, docente dell'Università del Nord Carolina, uno degli amici più stretti di Weinstein e collaboratore della mostra.
«Alcuni violini restaurati - racconta Weinstein - sono intarsiati con una Stella di Davide in madre-perla». Oggetti musicali, ma anche di culto, se è vero che molti di questi strumenti venivano appesi alle pareti delle case degli ebrei. Weinstein spiega che ha iniziato a raccogliere i violini per riportare a galla quel passato, ma anche per rompere il silenzio che aveva portato la sua famiglia a non parlare mai dell'Olocausto. «Quando ho chiesto a mia mamma la fine che avesse fatto il nonno», rivela l'uomo, «lei non ha risposto, ha preso un libro di storia e ha indicato una foto con un sacco di cadaveri».
Weinstein, qualche anno fa, ha sposato Assi Bielski. La figlia di uno dei combattenti della resistenza ebraica poi raccontata nel film «Defiance», quello con l'ex 007 Daniel Craig. «Però nella loro casa si parlava della Shoah e della guerra», continua il curatore di violini. E c'è quasi il rimorso per non aver fatto qualcosa di simile a questa mostra tempo fa. Qualcosa che potesse restare nella pelle delle persone, molto più di quei numeri tatuati sul braccio di chi, al tempo, aspettava la Terra promessa. E invece s'è ritrovato al'Inferno.

(Falafel Cafè, 19 aprile 2012)

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Aeroporti europei chiusi alle compagnie israeliane

Come riferito da Haaretz, gli aeroporti svedesi e danesi di Stoccolma, Malmoe e Copenaghen sono chiusi alle compagnie israeliane, perché le locali autorità aeroportuali non permettono più che i controlli di sicurezza israeliani, che prevedono lunghi e umilianti interrogatori e controlli non meno asfissianti, vengano eseguiti. Stando a Haaretz, il rifiuto potrebbe presto estendersi ad altri scali europei.

(FocusMO, 19 aprile 2012)

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19 aprile 2012 - Yom Hashoah

Il Giorno della Memoria dell'Olocausto e dell'Eroismo legato ad esso, Yom Hashoah, cade al 27 di Nissan, tra la fine di aprile e l'inizio di maggio, una settimana dopo Pesach. La ricorrenza è dedicata alla memoria dei sei milioni di ebrei sterminati dai nazisti e all'eroica resistenza ebraica contro l'Olocausto, la data coincide con la rivolta del Ghetto di Varsavia, avvenuta il 19 aprile 1943, vigilia di Pesach.
L'evento venne fissato nel 1951 e decretato per legge nel 1959, la legge stabilisce che tutte le strutture di intrattenimento, compresi i ristoranti ed i caffé, restino chiusi dalla vigilia fino alla sera successiva. In tutta la nazione si svolgono celebrazioni commemorative, tra le quali la cerimonia di stato, che si tiene a Yad Vashem, l'istituzione ufficiale israeliana per la Memoria dell'Olocausto.
Alle ore 10, una sirena risuona in tutta la nazione per due minuti, durante i quale è consuetudine rimanere in completo silenzio. Tutte le bandiere vengono abbassate a mezz'asta, e le trasmissioni radiotelevisive sono dedicate al tema della Memoria.

La sirena

(da Israel Wonders)

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Gli ebrei italiani rinnovano il Consiglio dell'Ucei.

Ora il quadro è completo: le liste sono state presentate ufficialmente e il 10 giugno gli ebrei italiani andranno alle urne per eleggere i 52 membri del Consiglio dell'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei), il nuovo "parlamentino" che sostituirà - come da riforma dello Statuto - la "vecchia" forma di rappresentanza. E se i pronostici saranno confermati è probabile che Renzo Gattegna, attuale presidente dell'Ucei, sia confermato nella leadership.
Alla scadenza delle presentazione, le sorprese non sono mancate: a Roma (voto proporzionale e suffragio universale) per i 20 Consiglieri da eleggere concorreranno soltanto due liste. Della prima - che si chiama "Uniti per l'Unione" con Gattegna capolista - fanno parte, in un inedito connubio, due storici avversari, Riccardo Pacifici - attuale presidente della Comunità più numerosa d'Italia - e Victor Magiar, suo antico competitore. Due maniere opposte - fanno notare in molti - di intendere, politicamente, l'ebraismo. La seconda lista è ancora più innovativa: si chiama "Binah, il femminile nell'ebraismo" ed è composta di sole donne che intendono portare «aria nuova» nella conduzione della Comunità.
A Milano - seconda realtà italiana, dove i consiglieri da nominare sono 10 con il sistema del "panachage" - le liste saranno invece tre: "Milano per l'Unione - l'Unione per Milano", "Mahar - Domani per l'UCEI" e "UCEI per la scuola". Nelle altre 19 realtà locali (un consigliere a testa da esprimere) si voterà soltanto a Trieste, Livorno e Firenze, mentre nelle rimanenti città (Merano, Venezia Padova, Verona, Torino, Vercelli, Casale Monferrato, Genova, Mantova, Parma, Modena, Ferrara, Bologna, Pisa, Ancona, Napoli) il consigliere sarà espresso dalla Comunità senza elezioni. Dei 52 che comporranno il Consiglio Ucei faranno parte anche tre rabbini eletti dall'Assemblea rabbinica italiana.

(ANSA, 18 aprile 2012)

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Riflessione dopo l'incontro con Liliana Segre

di Alessandro Di Domenico

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Liliana Segre in un precedente incontro a Pesaro 
All'uscita dell'incontro con Liliana Segre ho avuto un irrefrenabile bisogno di andare dai miei due figli a prenderli a scuola a portarli a casa. Anche se abitualmente lo faccio tutti i giorni con la bimba più grande, il piccolo di solito lo va a prendere mia moglie quando torna dal lavoro. Oggi no.
Oggi dopo l'emozionante "film" della "nonna Liliana", così si è definita, sulla sua vita e sulla vita delle persone che ha incontrato nella sua vicenda di deportata Ebrea, ho avuto il bisogno umano di stringere i nostri due figli in un abbraccio forte, profondo e silenzioso. L'incontro con Liliana Segre è sempre un incontro speciale, ed ogni volta ricado nella mia debolezza nell'emozionarmi. Ma queste emozioni sono quelle che fanno bene al cuore, magari un po' meno agli occhi, rossi e con venature di capillari, forse un po' meno alla pelle del viso solcata da lacrime calde e salate che scendono spontanee dagli occhi, persi, con le immagini di scene che solo dai racconti e dalle pellicole già proiettate, uomini e donne fortunate come noi, non hanno mai visto dal vero né tanto meno vissuto sulla propria pelle. Io voglio vivere, io voglio vivere, vivere, ecco l'appello di "nonna Liliana", che così ha voluto definirsi in questo incontro pubblico.
Ma io vorrei aggiungere che a quel messaggio d'amore c'è ne uno ancora più forte, e cioè che "io esisto" e se io esisto allora vuol dire che anche "tu esisti" e se "tu esisti" allora m'interessa e se mi interessa allora "non sono indifferente". "Nonna Liliana" ha rimarcato spesso questo principio, noi non dobbiamo morire d'indifferenza ma allo stesso tempo non dobbiamo "creare morte da indifferenza". Grazie! Un incontro che ci apre occhi e cuore che troppo spesso vengono accecati e chiusi dalla indifferenza o dalla quotidianità facendoci perdere il senso del valore intimo della vita e della felicità troppo spesso basata sul futile e l'irrisorio.

(ViverePesaro, 18 aprile 2012)

Notizie su Israele 331 - Intervista a Liliana Segre

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Shoah, addio a Mario Spizzichino. Era sopravvissuto ad Auschwitz

ROMA - È scomparso ieri a Roma il Testimone della Shoah Mario Spizzichino. Conosciuto anche come pupone, aveva 87 anni ed era sopravvissuto ai campi di Auschwitz, Sosnowitz e Mauthausen. I funerali oggi con partenza dall'Ospedale S.Eugenio. La salma sarà sepolta al cimitero di Prima Porta. A dare la triste notizia l'Unione delle Comunità ebraiche italiane (Ucei).

STRAORDINARIA VOCE DEL RICORDO - «Con la scomparsa di Mario Spizzichino gli ebrei italiani - ha detto Renzo Gattegna presidente dell'Ucei - salutano un'altra straordinaria voce di Memoria, un uomo stimato e benvoluto che con le sue testimonianze ha contribuito in modo decisivo a far luce sugli orrori del nazifascismo». L'esperienza «terribile» nei campi di sterminio aveva lasciato in Spizzichino «delle scorie indelebili nella sua esistenza, ma che non gli aveva impedito - ha aggiunto Gattegna - di impegnarsi con grande determinazione nella lotta all'oblio. Oggi, vigilia di Yom HaShoah, lo ricordiamo con affetto e commozione al pari di tutti gli altri Testimoni che ci hanno lasciato in questi anni, consapevoli dell'eredità di Memoria che le nuove generazioni, quelle nate dopo i crimini della Shoah, sono chiamate - ha concluso - a raccogliere da lui e da tante altri uomini e donne di coraggio».

IL CORDOGLIO DEL MONDO DELLA POLITICA - «È stato testimone della Shoah, sopravvissuto ai campi di concentramento. Mancherà la sua voce coraggiosa nel denunciare l'orrore dello sterminio» ha affermato il vicepresidente del Senato Vannino Chiti. «Sono vicino - conclude - alla Comunità ebraica e ai suoi familiari». «La scomparsa di Mario Spizzichino ci addolora profondamente. Oggi perdiamo un uomo forte, che ha lottato per tutta la vita e ha trasformato le sue sofferenze e il suo dolore in uno strumento di insegnamento prezioso per tutti noi e soprattutto per i più giovani» ha detto il presidente della Provincia di Roma, Nicola Zingaretti. «Esprimo profondo cordoglio a nome mio e della Regione Lazio per la scomparsa di Mario Spizzichino. Perdiamo un importante testimone della Shoah, sopravvissuto a quell'orrore, che ha contribuito a tramandare la memoria dell'Olocausto. È grazie al ricordo e alle testimonianze di persone come Mario Spizzichino che la memoria della Shoah rimane viva e che possiamo educare le giovani generazioni alla cultura del rispetto e della tolleranza. Alla sua famiglia e alla Comunità ebraica tutta vanno le più sentite condoglianze» ha dichiarato Renata Polverini, presidente della Regione Lazio. «Ci lascia un'altra di quelle meravigliose persone che dopo aver conosciuto da giovanissimi l'orrore e l'inferno della Shoah e dei campi di concentramento hanno poi trovato la forza e il coraggio di dedicare il resto della propria vita a raccontare la loro terribile esperienza» le parole del deputato Pd, già sindaco di Roma, Walter Veltroni.

La testimonianza di Spizzichino

(Il Messaggero, 18 aprile 2012)

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Cresce il mercato Kasher: per il 50% è più sano

Anche in tempi di crisi globale, il mercato Kasher cresce nel mondo. Ed è una scelta di acquisto fatta, secondo un recente studio di Ortodox Union su 100 acquirenti di cibo di tradizione ebraica, da 8 persone di religione ebraica, 15 musulmani, 10 vegetariani, 17 consumatori con allergie a lattosio/glutine, mentre sono ben 50 coloro che mettono nel carrello della spesa Kasher perché lo ritengono più sicuro e di qualità migliore. Sono dati presentati dal presidente dell'Associazione Bené Berith, Sandro Di Castro, in occasione dell'incontro tra cucina ebraica e cucina romanesca promosso da Azienda Romana Mercati e Camera di Commercio di Roma, cui hanno partecipato studenti di un istituto alberghiero. "Molteplici" gli obiettivi dell'iniziativa odierna, ha sottolineato Di Castro, dal ricordare che la comunità ebraica è presente a Roma dal 139 a.C., all'evidenziare che la maggioranza degli avventori nei 7-8 ristoranti Kasher al Ghetto di Roma sono turisti, non ebrei; è forte quindi l'appeal per i visitatori della Capitale. Ci sono inoltre tanti prodotti "naturalmente kasher" negli scaffali dei supermercati, come l'olio d'oliva extravergine, i sott'olio, o le insalate pronte, se prive di aceto. "Globalmente - ha detto Di Castro - il mercato Kasher vale 361 miliardi di euro. E sono 200 le aziende italiane del settore agroalimentare che vendono negli Usa per 246 milioni di euro. Soprattutto con la crisi in corso, le aziende devono non perdere il grande business che è l'export Kasher negli Stati Uniti. A Roma e nel Lazio occorre strutturare l'offerta dei prodotti agricoli di qualità presenti sul territorio, tramite l'aiuto di Cciaa Roma e Arm, per fornire un'offerta adeguata al mercato Usa".

(Con i piedi per terra, 18 aprile 2012)

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Bike Sharing a Tel Aviv, come girare in bici in modo economico e intelligente

di Marco Mancini

  
Ormai il bike-sharing è diventato un servizio obbligatorio per qualsiasi città di una certa dimensione. Questa pratica fondamentale per fare in modo che la gente prenda meno la macchina e si sposti più su mezzi ecologici ha preso piede un po' ovunque, ma ogni città ha il suo modo di organizzarsi, riuscendo anche ad aggiungere un tocco di originalità. E' proprio quanto fa Tel Aviv, in Israele, che ha inventato il Tel-O-fun.
Si tratta di un normale servizio di bike sharing ma con modalità innovative. Prima di tutto perché è molto economico, probabilmente il servizio più economico del mondo. Il costo dell'abbonamento annuale è di 240 ILS, che in euro non arriva nemmeno a 50, mentre il noleggio per un giorno solo costa poco più di 2 euro. Già questo aspetto potrebbe invogliare migliaia di persone a preferire la bicicletta per spostarsi in città visto che sia l'auto che i mezzi pubblici (per non parlare dei taxi) costano molto di più.
La flotta è molto ampia, conta 1.500 biciclette (ricordiamo che Tel Aviv non è Parigi o New York e per questo non può avere grandissimi numeri), che sono sempre più di quelle di Milano, suddivise in 150 stazioni sparse per tutta la città. Ma l'aspetto innovativo è l'introduzione del controllo tecnologico del sistema. A parte quando bisogna prendere la bici che si viene autorizzati da un computer che indica quale mezzo è disponibile, ma nel caso in cui, quando la dovete riportare, la rastrelliera è piena e non potete lasciare la bici, il computer vi concede due possibilità: continuare ad utilizzare gratuitamente la bici per un altro quarto d'ora, oppure si collega in rete per trovare la rastrelliera più vicina dove c'è posto per lasciare il mezzo.
Ma ancora, le bici sono dotate di un cavo per collegarle alla rastrelliera in modo da far iniziare o terminare il tempo di noleggio. Se dovete lasciare la bici parcheggiata da qualche parte, questo cavo funziona come una sorta di catena, in quanto permette di legare ad un palo o ad un albero la bici. Non c'è la chiave, ma un codice di sblocco, in modo da rendere il noleggio ancora più sicuro. Peccato manchino le piste ciclabili, ma anche su questo ci si sta attrezzando.

(Ecologiae.com, 18 aprile 2012)

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Quelle contestazioni ad Ahmadinejad e il segnale per Israele

«Ahmadinejad, mi aiuti! La prego! Ahmadinejad, sono in pensione, mi aiuti! Ho fame!». C'è un video che sta facendo il giro del Medio Oriente. È stato ripreso con un telefonino. Poi reso pubblico, a tutto il mondo, su YouTube. Non è un filmato qualsiasi. È la prova, per i Paesi dell'Occidente, che la povertà ormai è una realtà nelle aree lontane da Teheran. E infatti in Israele non hanno perso tempo: l'hanno mostrato nelle principali edizioni dei telegiornali, a partire da quello - seguitissimo - di Canale 2.
«Ahmadinejad, mi aiuti! Ho fame!», continua a urlare disperato l'uomo, sulla cinquantina d'anni, portati esattamente come li porterebbe chi vive in una zona che soffre la crisi. «Ahmadinejad, mi aiuti!», implora ancora l'uomo per alcuni secondi. E mentre dice questo, mentre urla in modo straziante, sbatte i pugni sul cofano della macchina in mezzo a un lungo convoglio d'auto.
Poco sopra, sul tettuccio del veicolo, c'è proprio lui, Mahmoud Ahmadinejad, il presidente iraniano che tiene in ostaggio un'area intera - il Medio Oriente - e con il fiato sospeso tutto il resto del globo per i suoi progetti nucleari chiari come i contorni delle figure per un miope. Prima fa finta di nulla. Saluta gli altri. Poi, però, non può più fare orecchie da mercante. E allora si gira verso l'uomo. Fa il cenno di chi sta ascoltando. E ascolta. Almeno così fa intendere.
Ahmadinejad si trova - nel filmato - nella città di Bandar Abbas, 400mila abitanti arroccati attorno al porto, uno dei più importanti del Paese. Non un posto qualsiasi, Bandar Abbas. È la città che, in caso di scoppio di un conflitto con israeliani e americani, potrebbe giocare un ruolo chiave: si trova esattamente nello stretto di Hormuz, quello dove passano petrolio e cibo e navi occidentali e che Ahmadinejad ha più volte minacciato di chiudere, facendo soffrire ancor di più le economie europee.
L'uomo viene portato via velocemente. Scompare tra la folla. Ma è in quell'istante che appare una donna, velata di nero - come impone la tradizione religiosa degli ayatollah - e anche lei ha qualcosa da dire, qualcosa da chiedere al presidentissimo. Non si accontenta però di star lì, a bordo della strada, ai margini della politica. No. Sale proprio sul cofano dell'auto presidenziale. Viene strattonata. Si libera. E riesce a salire sul tettuccio. E dice, a pochi centimetri di distanza, proprio in faccia, ad Ahmadinejad: «Presidente, qui va tutto a rotoli, non abbiamo i soldi per mangiare». Anche in questo caso, il capo muove la testa. Da segnali d'intesa. Poi dice alla donna di andare dietro alla macchina. Lei obbedisce. Il capo è libero. La carovana di auto può ripartire. Mentre tutt'intorno c'è gente che urla, sbraita, tiene il dito alzato per esporre al presidente problemi e richieste.
«È un video importantissimo», dicono a Tel Aviv. «Sicuramente Israele userà il filmato per fare propaganda e mettere in difficoltà Teheran», aggiungono i maligni. E a Gerusalemme non nascondono la soddisfazione per un documento prezioso che riesce a superare il confine iraniano, che buca il blocco informatico del regime degli ayatollah e racconta, a tutto il mondo, che c'è ancora gente che - nonostante tutto - resiste. E lotta.

Video

(Falafel Cafè, 18 aprile 2012)

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Festa del Libro Ebraico 2012

FERRARA - Venerdì 20 aprile alle 11.30, nella sala Arazzi della residenza municipale (piazza Municipio 2 - Ferrara), il sindaco Tiziano Tagliani e il direttore generale Roberto Finardi, segretario della Fondazione Meis, interverranno alla conferenza stampa di presentazione della Festa del Libro Ebraico 2012, in programma nella nostra città dal 28 aprile all'1 maggio. All'incontro con i giornalisti, nel corso del quale saranno illustrati i dettagli della iniziativa promossa dalla Fondazione MEIS - Museo nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, interverranno anche Marcella Zappaterra, presidente della Provincia di Ferrara, Carla Di Francesco, direttore Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia-Romagna, Raffaella Mortara, consigliere Fondazione MEIS, Giorgina Arlotti, direttore di Ferrara Fiere e Congressi.
Per informazioni: Fondazione Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, Ferrara
Tel. 0532 769137
Ufficio stampa: Elisabetta Bello 349 3701894, Sharon Reichel 334 9138981,
Federica Bonora 349 3391311
e-mail ufficiostampa@festalibroebraico.it

(CronacaComune, 18 aprile 2012)

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Lo Stato d'Israele non si fonda sulla Shoah

E' terminato al Maga il seminario dedicato al tema della memoria della Shoah, organizzato dalla rete di scuole di Busto Arsizio e della Valle Olona. Lo storico Georges Bensoussan, responsabile editoriale del Memorial di Parigi, ha affrontato il rapporto tra la nascita dello stato di Israele e la distruzione degli ebrei d'Europa.

di Michele Mancino

  
E' terminato al Maga di Gallarate il seminario internazionale dedicato al tema della memoria della Shoah, organizzato dalla rete di scuole di Busto Arsizio e della Valle Olona. Lo storico Georges Bensoussan, responsabile editoriale del Memorial di Parigi, ha affrontato il rapporto tra la nascita dello stato di Israele e la distruzione degli ebrei d'Europa.
   Il senso di colpa per la shoah, secondo lo storico, non c'entra nulla con la fondazione dello stato israeliano. «Sul piano morale - spiega Bensoussan - i sionisti provano un senso di sconfitta, perché nel 1939 fuori da Israele vivevano ben 17 milioni di ebrei, di cui 11 in Europa, 4 negli Usa e il resto nei paesi musulmani. Ebbene, ci sono molti testi di sionisti dell'epoca che avvertivano con chiarezza che il rapporto che gli ebrei avevano con l'Europa, sarebbe finito in un bagno di sangue».
   Prima della seconda guerra mondiale, un ebreo su cinque viveva in Polonia. La presenza ebraica nel Vecchio Continente è così importante da rappresentare per il sionismo una vera e propria riserva demografica, ma dopo lo sterminio operato dai nazisti lo stesso Ben Gurion (era nato in Polonia, ndr), padre dello stato nascente, teme che l'Onu non legittimi la richiesta di riconoscimento perché non c'è più nessuno che possa trasferirsi in Israele. «Il riconoscimento - continua lo storico - avverrà nel 1948, bisogna però ricordare che la Società delle Nazioni già nel '22 riconosce quella comunità, cioè vent'anni prima di Treblinka. Inoltre gli ebrei dello Yemen e quelli del Magreb arrivano ben prima della shoah, tanto che a Tel Aviv nel 1939 vivono già 200 persone».
   L'ebraico non era mai morto, anche se, dopo la diaspora, non era più la lingua madre. Eppure sarà la lingua dei padri a fare da colonna vertebrale allo stato nascente. «Una lingua viva, un popolo vivo che esistevano prima dello sterminio» sottolinea Bensoussan.
   L'accoglienza riservata nella terra dei padri ai sopravvissuti alla shoah, per lo più giovani e giovanissimi, è tiepida. Una storia già accaduta in altri paesi: nessuno ha voglia di ascoltare quei racconti di orrore e morte, lo Stato prima dei problemi psichici deve risolvere quelli pratici. «Tra gli ebrei che vivevano già in Israele il senso di colpa esiste - precisa Bensoussan - perché gli anni che vanno dal '43 al '45 in Palestina sono anni di pace, felicità e serenità, l'esatto contrario per i loro fratelli europei che morivano a Treblinka e negli altri campi di sterminio. Senso di colpa che poi trasformeranno in aggressività».
   I sopravvissuti a loro volta si vergognano, non si sentono eroi, semmai dei fortunati. Le generazioni invecchiano e quelli che un tempo erano giovani arrivati in Israele per ricominciare senza una famiglia, senza un passato, azzerato dalle camere a gas e dai forni crematori, incominciano a parlare. «I padri per non farsi capire dai figli - racconta Bensoussan - parlavano in yiddish e per indicare l'Europa dicevano "laggiù", ovvero un posto terribile».
   Nel 1953 nasce lo Yad Vascem, memoriale ufficiale di Israele dedicato alle vittime dello sterminio, e nel 1961 si celebra il processo Eichmann, gerarca nazista tra i maggiori responsabili dello sterminio ebraico. La Norimberga della shoah viene trasmessa in diretta radio in ogni angolo del paese: l'orrore giornaliero e il naufragio dell'umanità non erano mai stati raccontati da nessuno e così diventano la leva determinante per far emergere i ricordi delle persone.
   La memoria dello sterminio viene sempre di più condivisa, tanto che negli ultimi 20 anni sono stati più di 300 mila i liceali israeliani andati in visita ad Auschwitz e nella giornata della shoah e dell'eroismo (Yom ha-shoah) tutto il paese si ferma.
   «C'è un eccesso di memoria che è pericoloso perché non tutti i nemici sono nazisti - conclude lo storico francese - E mentre gli israeliani ogni giorno si svegliano con l'ossessione dell'Iran, dimenticano che le radici del loro Stato affondano nel sionismo che è come il Risorgimento per l'Italia».

(VareseNews, 18 aprile 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Emanuel Segre Amar

Ancora una giornata quasi priva di notizie dal Medio Oriente, ma non per questo è stata una giornata tranquilla, quella di ieri.
  Nelle carceri israeliane, nelle quali sono rinchiusi 4700 detenuti palestinesi (Figaro e Financial Times), è iniziato uno sciopero della fame di 1200 tra questi, sulla scia di quanto fatto dal palestinese Adnan che proprio ieri avrebbe dovuto essere rilasciato dopo 66 giorni di sciopero. I detenuti reclamano, tra l'altro, per condizioni inumane di detenzione (non oso fare paragoni non solo con quelle di alcune nostre vergognose case di detenzione, ma soprattutto con quelle di tutti i paesi limitrofi di Israele, a partire dai territori e da Gaza), e per i controlli corporali effettuati su di loro e sui familiari in visita. Non sembra accorgersi Michele Giorgio che queste sono pratiche assolutamente comuni; al contrario, ed è un fatto ripetuto nella sua gravità dal corrispondente del manifesto, Giorgio scrive che l'ex detenuta Shalabi, anch'essa liberata tempo addietro dopo aver effettuato uno sciopero della fame, sarebbe stata "deportata" nella striscia tre anni fa. La Shalabi oggi si è unita alle manifestazioni di solidarietà coi detenuti insieme ai pochissimi europei ed americani che sono riusciti ad entrare in Palestina nell'ambito del piano denominato Flytilla.
  Ancora sul manifesto Gabriele Rizza parla del giovane regista israeliano, evidentemente filo palestinese, che sostiene, in una sua tournée italiana, che il "Muro" non sarebbe affatto servito a fermare gli attentati, che non avverrebbero più grazie al cambiamento culturale della società palestinese che avrebbe optato per azioni non violente. Beato lui che ci crede, che non vede l'esaltazione continua dei peggiori terroristi, e soprattutto beato lui che è cittadino di uno stato che gli permette sia di portare all'estero le sue idee, sia di proiettare in TV i suoi capolavori.
  Un altro personaggio ostile allo stato di Israele (e forse non solo) è Sergio Romano che oggi sul Corriere risponde contemporaneamente a due diversi lettori: la buona notizia è che si dichiara personalmente convinto che Israele non farà uso per primo della bomba atomica contro i propri nemici. Ma la buona notizia finisce qui, e giova ricordare che secondo Romano, come scriveva ieri in un'altra risposta ai lettori, gli USA, di fronte a due "stati canaglia", Iraq e Corea del nord, avrebbero attaccato solo il primo e non il secondo temendo i danni irreparabili che la Corea, dotata di bomba nucleare, potrebbe arrecare alla superpotenza. Questa, come spiegava Romano, sarebbe l'unica ragione per la quale l'Iran vuole dotarsi dell'arma nucleare: poter raggiungere la certezza di non essere attaccata (e non certamente poterla usare contro chi dice apertamente di voler cancellare). Al secondo lettore che suggeriva che Grass, per via del suo passato, farebbe meglio ad occuparsi di temi diversi da quelli trattati nel recente poema, senza peraltro contestargli le sue doti letterarie, Romano replica citando lo storico Roberto Vivarelli che, pur avendo partecipato a 13 anni ad azioni delle brigate nere, ha poi saputo diventare uno dei migliori storici liberali; direi che anche su questo punto Romano sia sfuggito alle osservazioni del lettore.
  Desiderio Giancristiano su Liberal si rifà a Hannah Arendt ed alla banalità del male per affrontare il tema del processo contro Breivik che si è aperto in Norvegia; purtroppo scrive che il razzismo sarebbe un "prodotto specificatamente moderno", e personalmente, del tutto contrario a simile affermazione, lo inviterei a ripassare la storia dai tempi antichi fino ad oggi. Nel contempo lo inviterei ad esaminare con attenzione quanto sta succedendo proprio in quella Norvegia che chiama "Società razionale", ma che è sotto l'attenzione di tanti osservatori preoccupati non solo per l'episodio criminoso di Breivik. Per fortuna al termine del suo articolo scrive giustamente che in Norvegia, a differenza che sotto il nazismo, non si può parlare di stato che vive nel crimine o di massacri organizzati dallo stato, cose che permetterebbero a Breivik di essere, come Eichmann, un ingranaggio di una macchina.
  Una breve su questo tema pubblicata su Rinascita reclama che altri quotidiani riportano il saluto di Breivik a pugno chiuso come se fosse il saluto dei nazisti e dei fascisti, indicati come il Male assoluto. Quello era il saluto di Lenin e di Stalin, ricorda Rinascita, dimenticando tuttavia i Mali assoluti perpetrati anche nell'Unione Sovietica
  Giacomo Galeazzi su La Stampa parla del convegno su Costantino il Grande nel corso del quale Rav Riccardo Di Segni ha ricordato che fu proprio la conversione di Costantino a fare da spartiacque epocale; Galeazzi gli contrappone subito le diverse posizioni sul tema sostenute oltre Tevere.
  Interessante la recensione sul Foglio del libro di Shindler Israele e la sinistra europea": dal '67 l'antisemitismo ha trovato casa a sinistra, Israele è diventata la centrale del peccato, l'ebreo si è trasformato nel malvagio sionista e si è passati dall'attacco all'ebreo individuale del XX secolo alla guerra all'ebreo collettivo (viene ricordata, tra l'altro, la risoluzione del '72 all'ONU voluta dall'URSS sul sionismo razzista).
  In Siria (Francesco Grignetti su La Stampa) la tregua non regge e, mentre partono uomini e mezzi per riportare la calma in quel paese cruciale per le sorti del Medio Oriente, un pò tutti (Iran, Russia, Turchia) lavorano per non renderla davvero praticabile.
  Chissà se sarà una buona notizia il fatto che l'EU abbia nominato nuovo rappresentante speciale nel processo di pace il tedesco Rheinike, già ambasciatore tedesco in Siria? Ora vedremo quale atteggiamento assumerà. Certo che il fatto che il primo ministro Fayyad, che doveva incontrare Netanyahu per consegnargli una lettera, non si sia fatto vedere, non sembra una buona notizia.
  Chiudo con una realtà che avrei voluto leggere nei giorni scorsi ma che ho cercato invano nella nostra stampa, quella degli studi oramai molto avanzati di alcuni ricercatori israeliani che hanno scoperto che una sezione di una molecola contenuta in tumori maligni può distruggere le cellule cancerogene; si sta già sperimentando in Israele su alcuni malati il vaccino MUC1, ed i risultati sembrano molto incoraggianti.
  Evidentemente i corrispondenti in Medio Oriente sono sempre troppo occupati a cercare ogni sorta di notizie atte a demonizzare Israele, o a inventarle quando non ne trovano, per riuscire a vedere quanto esce continuamente da quel laboratorio di idee e di esperimenti che è il piccolissimo Stato di Israele.

(Notiziario Ucei, 18 aprile 2012)

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Un giornale israeliano simula lo scenario di un attacco dello Stato ebraico all'Iran

di Federico Artizzu

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 Soldati israeliani simulano di essere vittime
 di un attacco iraniano
Il giornale conservatore israeliano, Makor Rishon, ha pubblicato una simulazione di guerra tra Iran ed Israele esaminando lo scenario sia politico che bellico.
Secondo la premessa, il 14 e 15 ottobre del 2012, fonti affidabili del Mossad comunicano che l'Iran ha iniziato a trasferire una considerevole parte di attrezzature nucleari all'interno del centro militare sotterraneo di Qom nel tentativo di assemblare un'arma atomica in poco tempo.
Durante i due giorni il governo israeliano non rilascia alcun commento pubblico e l'agenda del primo ministro, Benjamin Netanyahu non viene modificata per evitare che trapeli un qualche tipo di segnale che Israele stia per attaccare l'Iran.
Nelle prime ore del 16 ottobre, prima che faccia alba, l'esercito israeliano lancia l'Operazione Yahalom ("Diamante") che prevede il bombardamento di diversi impianti nucleari iraniani. I siti di Natanz e Arak sono tra i principali obbiettivi, così come altri centri e impianti di ricerca sparsi sul territorio iraniano.
Nel blitz 10 caccia militari israeliani vengono abbattuti e alcuni piloti perdono la vita.
Negli Stati Uniti, il Presidente, Barack Obama informato dell'attacco va su tutte le furie temendo ripercussioni immediate sulle scelte degli elettori a solo poche settimane di distanza dall'appuntamento per le presidenziali. Il maggior timore di Obama è quello dell'aumento dei prezzi petroliferi.
La Casa Bianca chiede ufficialmente ad Israele di cessare le ostilità ma non sanziona lo Stato ebraico né minaccia di farlo. Dal'altra parte però chiarisce che Washington non offrirà assistenza militare a Tel Aviv: "Israele è responsabile del suo destino. È andato contro la nostra volontà e per questo non le offriremo protezione contro la rappresaglia dell'Iran e dei suoi alleati".
Come immediata rappresaglia l'Iran invia 1.500 carri armati al confine con l'Iraq e ordina ad Hezbollah, in Libano, di lanciare missili contro lo Stato ebraico. Teheran decide quindi di lanciare una serie di missili a lungo raggio e attacchi terroristici diretti contro le industrie tecnologiche israeliane, riuscendo a colpire la sede di Intel a Herzliya.
Un altro grosso attentato si verifica nel centro di ricerca delle forze armate israeliane a Talpiyot dove diversi cadetti dell'IDF - Israele Defence Force - perdono la vita.
Infine una bomba sporca viene fatta esplodere a Tel Aviv facendo vittime tra i civili e rilasciando un basso livello di radiazioni.
Nella simulazione, i media israeliani dimostrano una solidarietà e unità sorprendete il giorno dell'attacco, risparmiando inizialmente il governo dalle critiche. Il candidato repubblicano alle elezioni presidenziali statunitensi, Mitt Romney esorta Obama a dare "immediatamente" il suo appoggio ad Israele.
L'Iran decide allora di provare ad incrinare definitivamente i rapporti tra Israele ed il presidente Obama nella speranza che questo venga rieletto e faccia scontare il prezzo dell'attacco allo Stato ebraico.
Teheran allora decide di non interferire con i transiti delle petroliere nel Golfo Persico nel tentativo di non provocare un aumento dei prezzi del barile. Alla fine di ottobre, tuttavia, l'Iran colpisce nuovamente Israele facendo esplodere un'autobomba a Tel Aviv e abbattendo un aereo della compagnia israeliana El Al con un missile sparato da una nave nel Mar Mediterraneo.
Nel frattempo rapporti dell'intelligence indicano che il programma nucleare iraniano è stato portato indietro di 7 anni dagli attacchi israeliani. Con le elezioni americane a pochi giorni di distanza, Obama decide di dire "basta" e comincia a minacciare l'Iran di un attacco diretto degli Stati Uniti se non cesserà le ostilità contro Israele.
Sebbene possa sembrare uno scenario piuttosto fantasioso, alla simulazione hanno partecipato importanti ex politici, analisti e giornalisti israeliani.

(International Business Times, 18 aprile 2012)

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17-19 aprile 1912: il pogrom di Fez

All'inizio del XX secolo la Francia, desiderosa di estendere il suo impero coloniale al Nord Africa, approfitta dell'instabilità politica del Marocco per proporre al sultano Moulay Hafiz il proprio aiuto militare. Il sultano accetta, e nel marzo del 1912 viene firmato un trattato di protettorato. Le autorità religiose musulmane considerano tale trattato una svendita di una parte del dâr al-Islâm agli infedeli, ossia un tradimento, ma la loro rabbia non può scatenarsi sul ben armato esercito francese, e quindi la guerra santa si scatena sugli ebrei: il 17 aprile orde selvagge danno l'assalto al quartiere ebraico di Fez (in arabo mellah, ossia, letteralmente, merda) e per tre giorni consecutivi si danno alla devastazione, al saccheggio, allo stupro, al rapimento di bambini, al massacro. Al termine del pogrom si registreranno 45 morti, 12.000 senza tetto, la distruzione degli arredi sacri e dei libri antichi della sinagoga.

(Blog di Barbara, 17 aprile 2012)

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Un amore eterno per Israele

di Manfred Gerstenfeld *

Meindert Leerling è nato nel 1936. Dal 1981 al 1994 è stato parlamentare di un piccolo partito cristiano, il RPF, che nel 2002 si è fuso con un altro partito cristiano, il ChristenUnie, uno dei piò piccoli del Parlamento olandese.

  
Meindert Leerling
"Israele ha il mio cuore. Prima di tutto perché voglio assumermi parte della colpa delle sofferenze che i cristiani hanno causato al popolo ebraico nel corso dei secoli con i pogrom, l'inquisizione e, al suo estremo, la Shoah. Secondo, per il fatto che i miei genitori non hanno aiutato, né poterono aiutare alcun ebreo durante la guerra, visto che -da quanto ne so- nessun ebreo viveva nella nostra città.
   "La radice del mio amore per il popolo ebraico fu piantata da mia madre. Sin da quando avevo due anni, mi insegnava le storie della Bibbia, tratte da una edizione per bambini. Una delle prime immagini che abbia mai visto è stata la Cupola della Roccia a Gerusalemme, anche se pensavo fosse il Tempio. Mia madre era una vera fan di Israele e, pur essendo avanti con gli anni, ha visitato il Paese due volte."
   Leerling dice che il suo amore per Israele è cresciuto gradualmente. "Inizialmente appartenevo ad una chiesa che predicava la 'Teologia della sostituzione', cioè il cristianesimo al posto dell'antico Israele. Questa teologia crede che la promessa originale fatta al popolo ebraico sia passata ai cristiani attraverso un nuovo patto. Ecco perchè bisogna intraprendere un lavoro missionario verso gli ebrei.
   "Nel 1970 sono diventato redattore presso la stazione radio evangelica 'EO'. Lí ho incontrato persone la cui posizione nei confronti di Israele sulla base della Bibbia era molto diversa. Come risultato di queste discussioni, la mia visione cambió totalmente. I miei colleghi mi convinsero che le promesse divine fatte al popolo ebraico - incluse quelle relative alla Terra di Israele- erano ancora valide. Uno poteva vederlo anche dal fatto che lo Stato di Israele era stato ricostruito.
   "Quando mi candidai per il posto di redattore, i miei intervistatori mi chiesero se avessi mai visitato Israele. Quando risposi di no, mi dissero 'Israele è molto importante per noi. Appena comincerai a lavorare qui, dovrai andarci per conoscerlo.'
    "Cominciai a lavorare nel marzo del 1971 ed il mese seguente andai in Israele per intervistare David Ben Gurion nella sua modesta casa nel Kibbutz Sde Boker. Diluviava. Abbiamo guidato nel Negev finché il conducente ci disse che non potevamo procedere ulteriormente. Ci scusammo e fissammo un nuovo appunamento una settimana dopo a Tel Aviv. La moglie di Ben Gurion, Paula, ci ricevette alla porta e ci disse che suo marito era malato e che non poteva incontrarci. In ogni caso ero in Israele e mi sono fatto una prima impressione. Negli anni successivi, come parlamentare, ho visitato Israele in diverse occasioni che hanno solo fatto aumentare il mio impegno.
   "Il nostro partito fu il primo in Olanda a proclamare che Gerusalemme è la capitale indivisibile di Israele e che l'Ambasciata Olandese dovrebbe essere spostata da Tel Aviv a Gerusalemme. Queste posizioni sono ora parte dei programmi di due partiti cristiani - il ChristenUnie e l'SGP.
   "Dopo essere andato in pensione, sono diventato direttore di un importante coro, l'Holland-Koor. Fu creato nel 1989 per esibirsi in un concerto in Israele. Nel 1996 abbiamo cantato, eravamo un coro di 1000 contanti, di fronte a un pubblico di 7000 persone alla Sultan's Pool di Gerusalemme in occasione dei 3000 anni dalla fondazione della città.
   "In seguito ho organizzato varie gite in Israele per mostrare solidarietà con il popolo israeliano. I partecipanti hanno sempre detto che Israele è radicalmente diverso e decisamente piò pacifico di quanto pensassero. L'informazione su Israele, in Olanda, non è né onesta né giusta. Oggi organizzo viaggi in Israele per piccoli gruppi di opinion-maker inclusi politici, giornalisti ed insegnanti.
   "I capi del PKN, di gran lunga la più grande organizzazione di Protestanti in Olanda, negli ultimi anni ha vissuto un rapporto teso con la Comunità Ebraica. Nel 2009 il PKN ha distribuito il documento anti-israeliano Kairos. Era stato scritto da Palestinesi cristiani aderenti alla 'teologia della liberazione', che predica il diritto alla rivoluzione, e la 'teologia della sostituzione'. Questi cristiani invitano tutte le chiese a boicottare Israele. Abbiamo scoperto che la traduzione olandese era persino piò estremista dell'originale."
   Conclude Leerling, "All'interno del PKN l'influenza della propaganda palestinese sta crescendo. Dentro l'organizzazione c'é un gruppo chiamato Chiesa in Azione (Kerk in actie) che collabora con Sabeel, un'organizzazione cristiana palestinese anti-israeliana. Ho paura che in Olanda la gente si stia facendo ingannare dalla propaganda palestinese. Israele è sempre piò falsamente rappresentato come il brutale oppressore dei Palestinesi."


* Manfred Gerstenfeld è Presidente del Consiglio di Amministrazione del Jerusalem Center for Public
   Affairs.

(Informazione Corretta, 17 aprile 2012 - trad. Alessia Di Consiglio-Levi)

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Vespa e cinema, connubio in mostra a Tel Aviv

di Alessandro Logroscino

TEL AVIV, 17 apr - E' un'attrice protagonista con due ruote quella che da oggi occupa la scena della Cinemateca di Tel Aviv: la Vespa, il piu' famoso e scenografico scooter del mondo, celebrato in queste settimane da una mostra aperta al pubblico israeliano fino al 2 maggio. L'esibizione, curata per la Fondazione Piaggio di Pontedera da Pier Marco De Santi, dell'universita' di Pisa, racconta 65 anni di storia del costume attraverso l'immagine della Vespa e del suo rapporto con il cinema. Una storia testimoniata da decine di fotografie di divi in sella allo scooter, oltre che di poster, locandine e disegni tratti dai film nei quali il connubio si e' nei decenni consolidato. E illustrata, va da se', con il contorno della presenza colorata di un parterre di modelli di Vespa: moderni o da collezione. L'evento e' stato presentato nella residenza dell'ambasciatore italiano in Israele, Luigi Mattiolo, che l'ha ospitato per una sera. Creata nel 1946 su progetto di Corrado D'Ascanio, un ingegnere aeronautico senza esperienze precedenti nel mondo dei ciclomotori, ''la Vespa - ha osservato Mattiolo - resta simbolo di movimento nella memoria collettiva degli italiani, sin dagli anni del dopoguerra e della ricostruzione, ma e' piu' di un mezzo di trasporto'': una compagna di vita, un ricordo di gioventu', un oggetto dal valore sentimentale. Un oggetto che, proprio in virtu' di questo connotato non esclusivamente meccanico, non poteva non incontrare il grande schermo. La mostra lo documenta negli scatti di stelle di prima grandezza del firmamento di celluloide (hollywoodiano e non solo), centrati da un clic a cavallo del gioiello di casa Piaggio: da John Wayne a Henry Fonda, da Charlton Heston (centauro in improbabili costumi dell'antica Roma ai tempi di Ben Hur) a una mozzafiato Ursula Andress, da Marcello Mastroianni a Jean-Paul Belmondo; per arrivare ai protagonisti di pellicole (italiane e straniere) meno epiche, ma piu' recenti. A far premio su tutti gli altri, resta comunque il flash immortale che ritrae Gregory Peck e Audrey Hepburn, in giro in Vespa nel centro di Roma - nel fulgore del rispettivo fascino - in 'Vacanze Romane': manifesto di lancio planetario, datato 1953, per l'immagine dello scooter italiano. Immagine che ha fatto di Vespa ''un'icona'' nel mondo, come ha sottolineato a Tel Aviv il vicepresidente senior di Piaggio, Massimo Milosi, e che lo stile degli ultimi modelli eredi della tradizione punta in questi anni a ravvivare. Un'icona popolare pure in Israele, dagli anni '60 in poi, ha fatto eco Kobi Gilon, rampollo di una famiglia d'importatori che da tre generazioni rappresenta in continuita' l'azienda di Pontedera nel Paese. Non e' un caso che ad accogliere gli ospiti del gala di ieri campeggiasse una foto fra le piu' celebri di Teddy Koelleck, leggendario e istrionico sindaco laburista di una Gerusalemme d'altri tempi: colto da un reporter, una trentina d'anni orsono, scarrozzato a bordo di una Vespa per le vie della Citta' Santa.
L'obiettivo di oggi, e' stato spiegato all'ANSA a margine della mostra, e' consolidare ora ulteriormente la presenza del marchio in Israele (presenza che vede gia' Piaggio al terzo posto nel mercato attuale dei ciclomotori nello Stato ebraico).
E allargarne il campo alla pubblica amministrazione, dalle poste alla polizia municipale, come l'importatore israeliano - uno dei non molti attivi pure nei Territori - e' gia' riuscito a fare di recente con l'Autorita' palestinese (Anp) in Cisgiordania. Oltre quei muri e quelle barriere attraverso i quali almeno la Vespa sembra in grado di poter sgusciare.

(ANSAmed, 17 aprile 2012)

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Tunisia: Djebali vuole garantire la massima sicurezza ai pellegrini ebrei

Dopo le minacce contro la comunita' israelita tunisina

di Diego Minuti

TUNISI, 17 apr - La Tunisia, ''Paese aperto e tollerante'', accogliera', come ha sempre fatto in passato, i pellegrini ebrei che vorranno pregare nella sinagoga di Ghriba, a Djerba. Sono state rassicuranti le parole che il primo ministro tunisino, Hamadi Djebali, ha indirizzato verso la comunita' ebraica, che, negli ultimi tempi, ha sentito pesantemente a rischio la propria sicurezza con le esplicite minacce che le sono giunte da parte dell'islam integralista. Come e' accaduto, poche settimane fa, in avenue Bourghiba e in piazza 14 Gennaio, quando esponenti salafiti hanno minacciato tutti coloro che, a loro avviso, non rispettano l'islam e i suoi precetti, come nel caso dell'ex premier Beji Caid Essebsi, di cui un predicatore (peraltro funzionario del Ministero degli Affari religiosi) ha auspicato la morte, per poi dire che parlava ''naturalmente'' di quella politica. In quell'occasione uno ''sceicco'' ha lanciato, davanti a migliaia persone che non hanno certo protestato, un appello ai credenti musulmati tuninisi, affinche' si preparino ad eliminare tutti gli abrei.
   Ogni anno, a Djerba, arrivano da Israele, ma anche da altre parti del mondo, migliaia di pellegrini per rendere omaggio ad una delle piu' antiche sinagoghe dell'Africa e, sino alla ''rivoluzione'', nessuno li aveva mai minacciati, mentre ora in molti hanno deciso di non venirci per paura. La Tunisia per secoli e' stata un Paese tollerante, senza che mai si determinassero contrapposizioni o violente tra musulmani, da un lato, e ebrei e cristiani, minoranza rispettate e tutelate.
   Djebali ha detto che il governo ''vegliera' per assicurare le condizioni propizie al turismo, nel Paese, lottando contro certi comportamenti''. Il primo ministro, che e' esponente del partito confessionale Ennahdha, non ha fatto alcun esplicito riferimento, ma e' stato chiaro che il destinatario del suo messaggio era l'islam integrale che sembra essere ormai riuscino a conquistare la piazza, anche grazie al suo organizzatissimo attivismo mediatico.
   Ogni anno la sinagoga della Ghriba accoglie circa seimila pellegrini ebrei, provenienti in gran parte da Israele e dall'Europa, per quello che si traduce in un sostanzioso contributo alle entrate legate al turismo religioso, tradizionalmente ricco. La speranza di Djebali e' quella che la Tunisia torni ad accogliere, come accaduto nel 2010, sette milioni di visitatori, smentendo, poi, di avere parlato di un ''turismo Halal'', cioe' legato ai precetti islamici e, quindi, in qualche modo potenzialmente poco gradito ai turisti non musulmani. Se ha parlato in generale di turismo (una delle principali voci del Pil, almeno sino alla ''rivoluzione''), il primo ministro ha toccato anche altri temi quisitamente politici. Ed ha ammonito chi approfitta della liberta' concessa da Ennahdha ai suoi oppositori a non abusare della democrazia che connota il movimento confessionale.

(ANSAmed, 17 aprile 2012)

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Barak: Israele potrebbe attaccare l'Iran

TEL AVIV, 17 apr - ''Non c'e' alcuna promessa israeliana di astenersi da un attacco all'Iran finche' proseguono i colloqui fra quel Paese e l'Occidente'': lo ha affermato il ministro della Difesa Ehud Barak commentando alla radio israeliana il recente incontro ad Istanbul sul nucleare fra gli emissari di Teheran e i rappresentanti del '5+1' (i Paesi con diritto di veto al Consiglio di sicurezza dell'Onu - Usa, Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna - piu' la Germania).

(ANSA, 17 aprile 2012)

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Stuxnet, il virus da guerra fredda

Sarebbe stato impiantato con un lavoro da infiltrati. Dietro ci sarebbe addirittura il Mossad. Le fonti di intelligence USA non hanno dubbi: l'infezione dei PC è ormai una vera e propria arma da spie

di Alfonso Maruccia

Highslide JS
ROMA - Il misterioso worm Stuxnet sarebbe stato "impiantato" nelle macchine bersaglio da agenti segreti doppiogiochisti al soldo di Israele: sarebbe questo il "vettore" attraverso cui il malware che tanto ha fatto parlare di sé nei mesi scorsi è finito negli impianti nucleari iraniani, almeno stando a ufficiali dell'intelligence statunitense che parlano protetti dall'anonimato.
Il worm che ha elevato la sicurezza informatica a faccenda da cyber-warfare è stato portato direttamente all'impianto di Natanz in Iran, dicono gli agenti USA, su una chiavetta USB custodita da un agente controllato direttamente dal Mossad israeliano.
Verosimilmente il doppiogiochista avrebbe fatto parte del Mujahedeen-e-Khalq (MEK), sostengono le fonti anonime, un'organizzazione di dissidenti iraniani già usata per far saltare in aria gli scienziati impegnati nel programma nucleare messo in piedi dal paese mediorientale.Nessuna penetrazione telematica, nessuna operazione di hacking funambolico: l'agente del MEK avrebbe portato il worm a Natanz sulla sua pendrive, dicono ancora gli ufficiali statunitensi, avrebbe collegato il dispositivo a un PC con OS Windows e ha lanciato l'eseguibile che ha poi diffuso l'infezione.

(PuntoInformatico, 17 aprile 2012)

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Ebrei israeliani che vogliono tornare tedeschi

La Germania è riuscita molto bene a scrollarsi di dosso le ombre dell'Olocausto

di Marta Arniani

Cresce il numero di ebrei israeliani discendenti da tedeschi che vogliono riprendere la cittadinanza del Paese di Angela Merkel.
TEDESCHI IN ISRAELE - In Israele ci sono ben 100.000 ebrei muniti di passaporto tedesco: è la più grande comunità mondiale di nazionalità tedesca al di fuori della Germania. A creare lo strano caso è stata una legge tedesca del maggio 1949, che ha dato agli ebrei fuggiti dal nazismo la possibilità di avere il passaporto teutonico non solo per loro, ma anche per i discendenti.
ENTUSIASMO BERLINESE - Nella sola Berlino ci sono 15.000 ebrei. Per loro la Capitale è "il posto più sicuro della Terra per un ebreo": con la sua popolazione multietnica e l'incredibile fermento culturale Berlino non stimola cattivi ricordi nei discendenti degli ebrei uccisi nei campi di concentramento, o scappati dal Paese nel 1935, con l'approvazione delle leggi razziali. Vista anche la situazione politica in Israele, sono in molti a conservare con cura il proprio passaporto tedesco in caso qualcosa dovesse andare storto.

(Giornalettismo, 17 aprile 2012)

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Condannati a morte in Palestina. Perché l'Occidente non si indigna?

di Francesco Battistini

C' è qualcosa di singolare nella zelante scelta di molte compagnie aeree europee, Alitalia compresa, di non imbarcare gli attivisti della «Flytilla» sui voli per Tel Aviv, destinazione diritti palestinesi. E c' è forse qualcosa di fondato nell' azione legale che questi manifestanti atterrati vogliono intraprendere nei confronti di chi ha deciso di cancellare i loro voli. Se la vedranno i giudici, se sarà il caso. E gl'israeliani, nel caso qualcuno degli «indesiderati» provi a sfondare la frontiera. La destra Likud accusa i marciatori solidali addirittura di antisemitismo, la sinistra laburista arriva a paragonarli ai perseguitati iraniani, ma la riflessione più scomoda una volta tanto l' ha offerta il governo Netanyahu, nel volantino consegnato a chi è riuscito a sbarcare: caro pacifista, perché non provi a manifestare allo stesso modo in Siria e in Iran, o esigendo libertà civili per i palestinesi governati da Hamas? E già che vai nella Betlemme governata dall' Autorità di Abu Mazen, aggiungiamo noi, perché non provi a sfilare sotto la Muqata contro l' ultima condanna a morte inflitta (sabato) da un tribunale palestinese all' ennesimo «reo confesso collaborazionista del Mossad»? Restiamo umani, direbbe il povero Vik Arrigoni ammazzato dai salafiti un anno fa. La mamma del volontario lecchese, un gesto che è un esempio, ha chiesto ai cosiddetti giudici di Hamas di non impiccare gli assassini di suo figlio. Ma chi, fra i tanti resistenti che in queste ore preparano le carte bollate per far valere in tribunale i loro diritti di viaggiatori, va a spendere una parola per questo Mohammed Abu Shahala, ex poliziotto di Ramallah, spedito davanti al plotone nientemeno che per aver mediato la vendita di una casa araba ai coloni ebrei di Hebron? Un cellulare dell' Orange israeliana, qualche frequentazione chiacchierata, un contratto poco chiaro: a Gaza, ma anche nei Territori, ci vuol poco a far «confessare» l' intelligenza con il nemico sionista e a finire fucilati. Qualche volta li uccidono. Qualche volta, li graziano. Regolarmente, il tutto avviene nel silenzio di tutti.

(Corriere della Sera, 16 aprile 2012)

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Meno di 200mila i sopravvissuti all'Olocausto ancora in vita

GERUSALEMME, 16 apr. - A quasi settanta anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale sono solamente 198mila in Israele i sopravvissuti all'Olocausto. Questi i dati resi noti dalla 'Foundation for the Benefit of Holocaust Victims in Israel', l'organizzazione per il sostegno alle vittime dell'Olocausto.




(Adnkronos, 16 aprile 2012)

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A coniugi parmensi l'onorificenza di 'giusto tra le nazioni'

Nel 1943 salvarono una famiglia da deportazione e sterminio

PARMA, 16 apr - Due coniugi di Parma, Attilio e Jole Cornini, riceveranno domani a Parma l'onorificenza, alla memoria, di 'Giusto tra le nazioni', conferita dallo Stato di Israele a cittadini non ebrei che, anche a rischio della propria vita, si prodigarono per salvare persone dalle persecuzioni razziali nazifasciste e dalla deportazione nei campi di sterminio. Nel 1943, i coniugi Cornini hanno nascosto per due mesi, nella loro casa di parma, la famiglia Basevi in fuga da Trieste, evitando loro la sorte toccata a milioni di altre persone.

(ANSA, 16 aprile 2012)

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"Giusti tra le nazioni" un incontro per la memoria

Iniziativa del Centro di cultura ebraica dedicato ai non ebrei che, a rischio della propria vita e senza trarre alcun vantaggio dalla propria scelta coraggiosa, hanno salvato dalla deportazione uno o più ebrei.

ROMA - Giovedì 19 aprile in occasione di Yom ha Shoah, giorno dedicato alla memoria di tutti gli ebrei vittime dell'Olocausto, il Centro di cultura ebraica di Roma ha organizzato un incontro in cui si parlerà di "Giusti tra le nazioni", i non ebrei che, a rischio della propria vita e senza trarre alcun vantaggio dalla propria scelta coraggiosa, hanno salvato dalla deportazione uno o più ebrei, sottraendoli, così, alla caccia spietata che davano loro nazisti e fascisti. L'incontro si terrà nel cuore dell'ex ghetto di Roma, presso la libreria Kiryat Sefer, via del Tempio 2, alle 18.
Lo spunto verrà offerto da "Un cammino lungo un anno. Gli ebrei salvati dal primo italiano Giusto trai le nazioni", un libro di Emilio Drudi, giornalista e ricercatore di storia locale. Il testo, edito dalla Giuntina di Firenze con il contributo della Regione Emilia Romagna, è la ricostruzione, quasi giorno per giorno, del salvataggio di 38 ebrei da parte di Ezio Giorgetti, un albergatore di Bellaria, il primo italiano insignito del titolo di "Giusto" il 16 giugno 1964.
Quel gruppo di profughi, guidati da due "leader", l'avvocato Ziga Neumann e Joseph Konforti, suo genero, dopo essere evasi, all'indomani dell'8 settembre, dal campo di internamento di Asolo, arrivarono a Bellaria, sul litorale romagnolo. Nello sfacelo seguito alla fuga del re e del governo Badoglio a Brindisi, la loro idea fu quella di puntare verso l'Italia meridionale e di attraversare la linea del
fronte, guadagnando così la libertà e la salvezza. Un progetto disperato. Il destino volle, però, che si imbatterono in Giorgetti e Carugno, due italiani che davanti a tale tragedia non si tirarono indietro. Prima li nascosero a Bellaria, poi a Pugliano, fino all'arrivo degli alleati, nell'autunno del 1944.
All'incontro sarà presente anche la nipote di Joseph Conforti, la signora Renata Conforti, che vive a Roma e che, bambina durante la Shoah, ha potuto a sua volta salvarsi insieme al padre Salvator e alla madre Holga Hamburger, grazie all'aiuto del colonnello Antonio Bertone, insignito del titolo di Giusto tra le nazioni alla memoria, il 31 maggio 2006.

(la Repubblica, 16 aprile 2012)

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Camera dei deputati: mostra su organizzazione sanitaria ebraica

ROMA, 16 apr - La Camera dei deputati ospita la mostra ''L'OSE, un secolo di assistenza medica al servizio delle popolazioni ebraiche in Europa'', che sara' inaugurata mercoledi' alle ore 17 nel Complesso di Vicolo Valdina.
L'esposizione sara' aperta al pubblico dal 19 al 27 aprile, dalle 10 alle 18 (chiusura sabato 21, domenica 22 e mercoledi' 25 aprile), con ingresso in Piazza Campo Marzio, 42.
Nell'ambito dell'inaugurazione della mostra - informa una nota dell'ufficio stampa di Montecitorio -, avra' luogo il convegno sul tema: ''L'assistenza socio sanitaria ai migranti''. Aprirannoi lavori il Questore della Camera dei deputati, Antonio Mazzocchi e la deputata Fiamma Nirenstein.
Interverranno: RavRiccardo Di Segni, Rabbino Capo della Comunita' ebraica di Roma, Daniele Garrone, Professore ordinario di Antico Testamento alla Facolta' Valdese di Teologia, Roberto Olla, Giornalista. Moderatore Giorgio Sestieri, Presidente O.S.E. Italia Onlus, Organizzazione Sanitaria Ebraica - Assistenza all'Infanzia.

(ASCA, 16 aprile 2012)

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Grass è antisemita ma se ne vergogna

di Mario Pirani

Oggi, una volta ancora, ci si trova confrontati col ricorrente ritorno dell'antisemitismo, veicolato dal "contributo lirico", come con sprezzo del ridicolo, Heribert Prantl, direttore della Sueddeutsche Zeitung, ha definito la cosiddetta poesia, Quello che deve essere detto, ultimo vanto di Günter Grass, da taluno classificato il più grande scrittore tedesco, non si capisce in base a quale valutazione. Numerosi commenti hanno chiosato lo scritto ma vi è spazio per qualche altra considerazione. Prima di tutto è invalsa l'abitudine, quasi un automatismo, in tutti coloro che si producono in attacchi più o meno velenosi all'ebraismo, allo Stato di Israele, paragonandolo perfino al nazismo, al capitalismo giudaico, alla negazione del Genocidio e quant'altro, di accompagnare i loro strali dalla premessa che i loro autori non debbono per questo venir giudicati come "colpevoli" di antisemitismo. Sarebbe ora che la piantassero e tornassero al buon tempo antico quando cristiani, protestanti, reazionari di destra, razzisti di ogni risma si vantavano delle loro maledizioni contro il popolo deicida, sanguinari esecutori di riti, rapaci usurai, avvelenatori dei popoli presso i quali si erano installati. Le premesse erano orrende ma chiare.
Una minoranza di spiriti illuminati si schierava contro ma contava poco. Lo stereotipo, quando il nazismo conquistò il potere aveva già permeato da secoli il popolo tedesco, con i perfidi giudei già ben definiti dall'invettiva di Lutero: «Essi sono cani assetati di sangue di tutta la cristianità e assassini di cristiani per volontà accanita e gli piace talmente farlo che sovente sono stati bruciati vivi sotto l'accusa di aver avvelenato le acque e i pozzi, rapito bambini e averli smembrati e fatti a pezzi, con lo scopo di raffreddare la loro rabbia con del sangue cristiano» (Lutero, Von den Juden und ihren Lügen - Gli ebrei e le loro menzogne, 1543).
Per alcuni secoli fu così, compreso l'antisemitismo ottocentesco di stampo pseudo scientifico. L'hitlerismo ne perfezionò la formula e ne mise in pratica gli assunti. Le dimensioni e il carattere del Genocidio, che svelarono gli abissi di crudeltà che comportava la distruzione sistematica del popolo ebreo misero fine all'antisemitismo come teoria e ancor più come pratica accettabile sia di destra che di sinistra - dove pure era allignato - esplodendo per motivi nazionali anche nel mondo arabo. A questo punto le varie componenti (destra, sinistra, islamici) misero da parte a parole ogni teoria antisemita e concentrarono il loro odio, su Israele, la Patria riconquistata contro un destino permanentemente diasporico.
La nuova vulgata si declina così: «Noi siamo amici degli ebrei. Critichiamo solo gli atti del suo governo. Perché non volete permettercelo senza bollarci come antisemiti? ». In realtà nessuno commette una simile confusione quando le critiche anche durissime portano la firma di tanti intellettuali europei o di Yehoshua, Grossman, Oz. La cui buona fede è fuori discussione. Ma da qualche anno vi è un altro personaggio in assoluta buona fede. Come lo era Hitler. È Ahmadinejad, capo del governo dell'Iran, l'unico leader politico che è tornato a proclamare pubblicamente e ripetutamente la volontà di distruggere Israele, mentre ha dato vita a un programma in atto per disporre di un apparato nucleare in grado di minacciare un secondo Genocidio. Nello stesso tempo le sue milizie schiacciano nel sangue ogni resistenza democratica della gioventù iraniana. Di fronte a questa nuova realtà Günter Grass lancia la sua velenosa bomba-carta: «Chi minaccia la pace è Israele, non il "fanfarone" Ahmadinejad, l'Iran è il popolo minacciato, non Israele». Sono inutili altre citazioni.
Non basta scrivere poesie per autoassolversi dall'antisemitismo di chi sogna la distruzione dell'"entità ebraica". Non basta per Günter Grass come non bastò per Cèline ed Ezra Pound.

(la Repubblica, 16 aprile 2012)


Günter Grass ha militato da giovane nelle Waffen SS. Alla scuola delle SS esisteva un corso speciale: "Härteausbildung", educazione alla durezza, affinché gli allievi si esercitassero a vincere le debolezze della compassione per diventare duri come l'acciaio, cioè crudeli e spietati, come gli obiettivi di dominio nazista richiedevano. Indottrinamenti simili, soprattutto se assimilati in giovane età, possono lasciare tracce indelebili. Si legga, a questo proposito, l'esperienza di Helga Schneider con la sua madre nazista . L'ex Waffen SS Günter Grass avrebbe dovuto tenersi lontano da certi temi. E anche chi minimizzando lo "comprende" dovrebbe fare attenzione a non cadere in certe trappole. M.C.

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Flytilla a ranghi ridotti

Attivisti 'non graditi' bloccati alla partenza in città europee

TEL AVIV / BETLEMME - Israele ha messo in mostra i propri muscoli per scompaginare una manifestazione internazionale di solidarieta' ai palestinesi (Benvenuti in Palestina, Flytilla) concepita per evidenziare le difficoltà negli spostamenti per chi da decenni vive sotto occupazione militare nei Territori. Vedendo negli attivisti "elementi visceralmente anti-israeliani, quasi antisemiti" (queste le parole del ministro Ghilad Erdan, Likud) il governo di Benyamin Netanyahu ha condotto una operazione 'a due fasi'. Innanzi tutto ha inoltrato alle compagnie aeree dirette a Tel Aviv 'liste nere' di militanti sgraditi allo Stato ebraico: non solo - è stato avvertito - costoro non avrebbero avuto il permesso di ingresso ma le spese di rimpatrio sarebbero state addossate alle stesse società di volo. In seguito la polizia israeliana ha presidiato l'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv con oltre 600 agenti, per lo più in borghese.
A Betlemme (Cisgiordania) gli organizzatori attendevano 1.500 dimostranti, per i quali hanno organizzato una settimana di attività sociali. Ma i filtri predisposti da Israele hanno subito preso a funzionare a tutto ritmo. Centinaia di attivisti si sono visti così bloccati durante le operazioni di check-in a Parigi, Londra, Roma, Bruxelles, Londra, Ginevra, Istanbul.
All'aeroporto Ben Gurion sono arrivate in definitiva solo diverse decine di attivisti che sono stati scortati ed interrogati in un terminal separato. Gli ordini di espulsione, secondo valutazioni provvisorie, sono una sessantina. Almeno 20 attivisti sono stati subito rimandati a casa. Gli altri hanno trascorso la notte nel centro di detenzione Givon.

(ANSA, 16 aprile 2012)
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Flottiglia aerea messa in scacco



(Infolive, 16 aprile 2012)

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Russia e Israele: diverse le opinioni sulla questione del nucleare iraniano

Il 14 aprile a Istanbul si è concluso il nuovo turno di negoziati sulla questione del nucleare tra Iran e Usa, GB, Francia, Russia, Cina e Germania. Il 15 aprile, la Russia si è vista soddisfatta per i risultati raggiunti, mentre Israele, al contrario, ha dichiarato che i risultati non saranno in grado di impedire il piano nucleare iraniano.
Il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, ha dichiarato che i negoziati si sono svolti in un atmosfera costruttiva e collaborativa e hanno raggiunto consensi concreti; di importanza rilevante è che essi hanno promosso la soluzione della questione iraniana passo dopo passo e attraverso il principi di equità.
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu ha affermato che questo turno dei negoziati non ha ottenuto dei risultati sostanziali e, di conseguenza, non potrà impedire il piano nucleare iraniano.

CRI Online, 16 aprile 2012)

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Olimpiadi, l'Arabia non invia atlete. Il Cio prova a mediare

Il comitato saudita ha deciso di non farle gareggiare a Londra 2012 in osservanza alla sharia, la legge islamica. Rogge, presidente del Cio, non molla: "Continuiamo a parlarne, serve una rapida conclusione". Intanto è il Qatar a rompere con la tradizione.

Il presidente del Cio, Jacques Rogge, ha rivelato a Mosca che continuano i colloqui con l'Arabia Saudita sulla presenza di atlete donne di questo Paese alle prossime Olimpiadi di Londra. Tutto ciò a dieci giorni dall'annuncio del comitato olimpico saudita di non volerle far gareggiare.
"Continuiamo a discutere con l'Arabia Saudita -ha detto Rogge a margine della riunione di Cio ed Acno, l'associazione dei comitati olimpici nazionali- e ci attendiamo una rapida conclusione".
Dieci giorni fa il presidente del comitato olimpico saudita, Principe Nawaf Ben Fayal, aveva ribadito che il suo Paese non invierà atlete donne ai Giochi, lasciando comunque aperta una porta "per residenti saudite all'estero che vengano invitate dal Cio e siano disposte a partecipare rispettando la sharia islamica".
Arabia Saudita, Qatar e Brunei sono le uniche tre nazioni a non aver mai inviato atlete donne alle Olimpiadi. Ma stavolta il Qatar ne ha già selezionate tre per Londra 2012.

(sky.it, 16 aprile 2012)

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Liberman oggi a Nicosia

NICOSIA, 16 apr - Il ministro degli Esteri di Israele Avigdor Liberman arriva stamani a Cipro per una missione di tre giorni a due mesi esatti dalla visita del premier Benjamin Netanyahu, la prima di un capo di governo israeliano.
Liberman risiedera' a Limassol, sulla costa meridionale dell'isola, ed oggi vedra' la collega cipriota Erato Kozaku Markoullis che sara' accompagnata da una delegazione di diplomatici ciprioti. Il capo della diplomazia israeliana sara' poi ricevuto dal presidente Demetris Christofias e incontrera' il ministro del Commercio Neoklis Sylikiotis. Durante la visita Liberman incontrera' anche i leader dei due maggiori partiti ciprioti Nicos Anastasiades (Disy, di centro-destra, opposizione) e Andros Kyprianou, del partito comunista Akel al governo.(ANSAmed).

(ANSAmed, 16 aprile 2012)

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Servizio shock di Channel 10 sull'ipotetica guerra all'Iran: "Il momento della verità è

di Federico Artizzu

Highslide JS
L'F-15 israeliano
La maggiore stazione televisiva d'Israele ha trasmesso un report dettagliato su come lo Stato ebraico effettuerà l'attacco contro gli impianti nucleari iraniani nel caso in cui la diplomazia e le sanzioni dovessero fallire nel far retrocedere Teheran dal proseguire il suo programma nucleare che Tel Aviv ritiene sia diretto a raggiungere le capacità necessarie per costruire un'arma atomica.
   Il breve documentario, trasmesso durante il telegiornale della sera di Channel 10, ha stupito per le enormi concessioni che i militari israeliani hanno fatto al giornalista autore del reportage al quale è stato permesso di trascorrere settimane insieme ai piloti dell'IAF - Israel Defence Force.
   Secondo il giornalista, Alon-Ben David, autore del servizio, l'ordine di attacco non sarà quasi certamente dato almeno fino a quando non finiranno i colloqui tra l'Iran e le principali potenze mondiali che s'incontreranno nuovamente a metà maggio. "Ma la prossima estate rischia di essere non solo calda, ma anche molto tesa", ha detto il reporter.
   Nel caso i negoziati fallissero e Israele decidesse di dare ordine all'IAF di effettuare un attacco contro le strutture nucleari della Repubblica Islamica, "dozzine se non più aerei" prenderanno parte alla missione: jet d'attacco e di scorta, aerei cisterna per le operazioni di rifornimento in volo, aerei per la guerra elettronica ed elicotteri di soccorso, secondo quanto riferito dal rapporto.
   Ben-David ha affermato che Israele non "ha la capacità di distruggere l'intero programma nucleare iraniano". "Non assisteremo ad una replica degli attacchi decisivi sul reattore di Osirak in Iraq nel 1981, o su quello siriano nel 2007". "Il risultato non sarà definitivo". Il reporter ha aggiunto che se i negoziati tra l'Iran ed il gruppo dei 5+1 falliranno e se l'Iran muoverà parti fondamentali del suo programma nucleare nell'impianto sotterraneo di Qom, "è probabile che sarà dato l'ordine all'aviazione israeliana di intraprendere il lungo viaggio verso l'Iran". "Anni e anni di preparazione potrebbero essere messi in pratica", ha detto, aggiungendo che "il momento della verità è vicino".
   Ben-David ha potuto intervistare diversi capi squadriglia, piloti e altri ufficiali durante il suo soggiorno insieme alle truppe dell'IAF. Egli ha osservato che i piloti israeliani sono consapevoli del fatto che molti di loro "non torneranno vivi dalla missione". Un ufficiale di nome Gilad ha detto che è "ingenuo" pensare che non ci saranno perdite tra i militari.
   L'IAF appare molto preoccupata dagli avanzati sistemi anti-aerei che la Russia ha venduto ai paesi della regione. Tra questi i sistemi SA 17 e SA 22 in dotazione alle forze armate siriane ed iraniane rappresentano una vera sfida per i piloti israeliani.
   Secondo il rapporto l'aereo destinato a ricoprire un ruolo preminente nel possibile attacco all'Iran sarebbe l'F-15. Un pilota ha ammesso che il caccia in questione "è un aereo con una vasta gamma di qualità" per quanto riguarda armi e capacità di volo. Particolare fiducia viene data anche al gigantesco drone senza pilota, "Eitan" che si dice sia in grado di volare fino in Iran.
   Il report conclude prendendo in esame le possibili rappresaglie che potrebbero seguire ad un attacco israeliano verso l'Iran. Il blitz, dice il rapporto, scatenerebbe presumibilmente una guerra nel nord d'Israele con attacchi missilistici da Hezbollah dal sud del Libano. "Non ci sarà né pace né tranquillità in ogni parte d'Israele", ha detto Ben-David.
   Il report che è stato seguito da milioni di telespettatori israeliani potrebbe essere un tentativo del governo di Tel Aviv di preparare la popolazione dello Stato ebraico alla possibilità che la leadership israeliana decida di ordinare un attacco militare contro l'Iran. Il rapporto, reso pubblico soltanto 24 ore dopo la fine dei colloqui tra l'Iran e le potenze mondiali, potrebbe inoltre esser stato pensato per esercitare pressioni sugli alleati occidentali d'Israele che hanno chiesto più tempo per far lavorare la diplomazia e la pressione economica sulla Repubblica Islamica.
   Una cosa è certa, anche a Teheran qualcuno avrà guardato il servizio di Channel 10. "Il momento della verità è vicino", dice Ben-David.

(International Business Times, 16 aprile 2012)

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Bloccati in scali Ue pacifisti diretti in Israele

ROMA - A centinaia di attivisti filo-palestinesi diretti a Tel Aviv per partecipare all'iniziativa Benvenuti in Palestina 2012 e' stato impedito di imbarcarsi su voli in partenza da vari aeroporti europei. Su richiesta delle autorita' israeliane, le compagnie aeree hanno annullato i loro biglietti. Sette attivisti sono stati bloccati all'aeroporto di Fiumicino, un centinaio a Ginevra, decine a Parigi.
Cancellazioni di posti sono state segnalate anche su un volo in partenza da Manchester.
Potrebbero chiedere di convertire il biglietto in un volo per Damasco.


(AGI, 15 aprile 2012)

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Lettera di Netanyahu agli attivisti umanitari manifestanti protestatari pacifisti

che oggi arriveranno all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv

Caro attivista,
apprezziamo la tua scelta di scegliere Israele come oggetto delle tue preoccupazioni umanitarie.
Sappiamo che avevi di fronte molte altre degne scelte.
  • Avresti potuto scegliere di protestare contro gli atti selvaggi quotidiani del regime siriano contro il suo stesso popolo che hanno provocato migliaia di vittime.
  • Avresti potuto scegliere di protestare per la brutale repressione del regime iraniano contro i dissidenti e per il suo sostegno al terrorismo in tutto il mondo.
  • Avresti potuto scegliere di protestare contro il regime di Hamas a Gaza, dove questa organizzazione terroristica commette il doppio crimine di guerra di lanciare missili sui civili, nascondendosi dietro altri civili.
Invece hai scelto di protestare contro Israele, la sola democrazia del Medio Oriente, dove le donne hanno pari diritti, la stampa critica il governo, le organizzazioni per i diritti umani operano liberamente, la libertà religiosa è protetta per tutti e le minoranze non vivono nel terrore.
Ti suggeriamo allora di risolvere prima i problemi veri della regione e tornare poi a condividere con noi la tua esperienza.
Ti auguriamo un piacevole volo.

( L'Ufficio del Primo Ministro d'Israele, 15 aprile 2012 - da Informazione Corretta)

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Per chi sta cominciando ad imparare l'ebraico





(Notizie su Israele, aprile 2012)

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Vende a ebrei* una casa a Hebron, rischia la pena morte

Rischia la pena di morte - secondo la stampa israeliana - un palestinese sospettato di aver mediato la vendita a un gruppo di ebrei di un edificio vicino alla Tomba dei Patriarchi di Hebron (Cisgiordania). Due settimane fa, con una mossa a sorpresa, decine di ebrei hanno preso possesso di una parte del palazzo, ma sono stati poi espulsi dall'esercito israeliano che ha provveduto a sigillarne gli accessi fino a quando la situazione legale sia stata chiarita.
Nel frattempo i servizi segreti dell'Anp hanno arrestato a Ramallah un palestinese sospettato di aver portato a termine, dietro un forte compenso, la transazione. La stampa afferma che si tratta di un ex ufficiale della sicurezza palestinese, Muhammed Abu Shahala. Nel corso degli interrogatori questi avrebbe ammesso di essere stato ingaggiato dal Mossad nel 2006 e di aver reso possibile la vendita dell' edificio di Hebron. Pertanto rischia adesso la pena di morte: ma l'ultima parola in merito - viene fatto notare - spetta comunque al presidente dell'Anp Abu Mazen.

(campanianotizie.com, 15 aprile 2012)


Abbiamo sostituito nel titolo il termine “coloni” con “ebrei”. Faremo così sempre, almeno nei titoli. Il termine “coloni”, oltre ad essere un’interpretazione distorta della realtà, nasconde il fatto che a dare veramente fastidio sono gli ebrei, anche quando non si presentano come "coloni". M.C.

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Carta prodotta dagli escrementi, accade in Israele

di Marco Mancini

Appena qualche giorno fa vi parlavamo di un'iniziativa pugliese per produrre terriccio proveniente dai rifiuti umidi, e tra questi c'erano anche le acque reflue delle fognature. Un imprenditore israeliano, Rafael Aaron, ha trovato un'altra applicazione ancora più ecologica per il rifiuto per eccellenza, e cioè le feci umane: farne della carta. In questo modo non solo viene recuperato qualcosa che normalmente viene gettato, ma si evita anche il taglio di migliaia di alberi.
Abbiamo effettivamente scoperto una nuova fonte per la carta. Una vera e propria fonte positiva che utilizza i processi biologici dell'impianto di trattamento delle acque reflue
ha spiegato Aaron che è fondatore e CEO della Applied Clean Tech. Per la precisione più che gli escrementi, viene utilizzata la carta igienica. Questa contiene cellulosa, come ogni carta, e la materia fecale sopra di essa può essere ripulita. Ovviamente la carta che verrebbe prodotta non sarebbe utilizzata come involucro per i cibi, non tanto perché non sia igienicamente corretta (altrimenti l'azienda non sarebbe autorizzata a commercializzarla), ma per remore psicologiche che potrebbero portare le persone ad evitarla. Ma facendone ad esempio delle buste, questa carta potrebbe tornare utile.
Secondo i suoi calcoli la carta che potrebbe essere recuperata dalla fogna potrebbe soddisfare il 10% del fabbisogno mondiale. Inoltre produrla non dovrebbe costare nemmeno tanto perché gli impianti che trattano le acque reflue, sia in Europa che nel resto del mondo industrializzato, esistono già, e potrebbero essere sfruttati anche con questo fine. Secondo Aaron si tratta di una vera e propria miniera d'oro in quanto la materia prima arriverebbe a costo zero, la lavorazione sarebbe naturale perché sfrutta dei processi biologici, e le modalità di impiego molto estese. Pensate ad esempio alla carta di bassa qualità utilizzata per gli elenchi telefonici. Vedremo se riuscirà nel suo intento, salvando così intere foreste.

(Ecologiae.com, 15 aprile 2012)

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Su Günter Grass, l'antisemitismo e il paganesimo che ispirò il nazismo

di Michele Marsonet

  
Molto si è detto e scritto - anche in questo giornale - a proposito della recente uscita anti-israeliana di Günter Grass, lo scrittore e poeta tedesco Premio Nobel per la letteratura nel 1999. Si tratta di una delle tante critiche alla politica dello Stato di Israele, oppure di una vera manifestazione di antisemitismo? Le opinioni al riguardo divergono. Se è corretta la prima ipotesi lo scandalo non sarebbe poi così grave, dal momento che Israele in molti ambienti gode di cattiva stampa. Una critica in più, anche se espressa da un intellettuale di fama mondiale, non cambia il quadro in modo significativo.
  Nel caso invece fosse vera la seconda ipotesi, come ritengono le autorità israeliane che hanno subito dichiarato Grass "persona non gradita", il caso acquista ben altre dimensioni. Diciamo allora che i sospetti non sono del tutto ingiustificati. E' noto che Grass ha ammesso molto tardi, nel 2006, di essersi arruolato all'età di 17 anni nelle Waffen SS e di aver combattutto negli ultimi due anni del secondo conflitto mondiale in una divisione corazzata del corpo di élite dell'esercito nazista. Tralasciando le ovvie dichiarazioni di pentimento, è opportuno notare che l'indottrinamento cui le SS venivano sottoposte era realmente completo e tale da lasciare il segno per tutta la vita. Un segno magari inconscio e seppellito nel profondo della mente, ma sempre incline a riaffiorare in momenti particolari.
  In realtà, come notò George L. Mosse nella sua celebre opera "Le origini culturali del Terzo Reich", il nazismo affonda le sua radici in una cultura popolare già fiorente in Germania nell'800. In tale cultura il "popolo" (Volk) rappresentava il veicolo di una forza vitale che s'irradiava dal cosmo. L'animo umano era in grado di porsi in rapporto con la natura, poiché anche questa era dotata di un'anima, e ogni individuo poteva istituire con la natura un'intima corrispondenza condivisa con tutto il suo "Volk". Quest'ultimo, però, non aveva dimensioni universali, essendo limitato a una particolare entità nazionale.
  Ne consegue, pertanto, che a conferirgli il suo carattere e le sue potenzialità non erano "tutte" le manifestazioni naturali, bensì soltanto quelle regionali. La natura veniva definita in termini di paesaggio, cioé quei tratti dell'ambiente circostante peculiari e familiari ai membri di un popolo ed estranei a tutti gli altri. Non nell'ambito della città, ma nel paesaggio, nella campagna indigena, gli esseri umani erano destinati a fondersi e a radicarsi nella natura e nel "Volk". Ma non è tutto. Soltanto mediante questo processo, che aveva luogo nell'ambiente natio, ognuno era in grado di esprimere se stesso e di trovare la propria individualità.
  Notiamo dunque l'identificazione di un popolo, e di un individuo in quanto parte di esso, con un ben preciso territorio. Ogni territorio, a sua volta, diventa un "unicum", dotato di una sua ben precisa anima. Il paesaggio, i fiumi, le montagne di un certo contesto territoriale danno forma all'anima dell'individuo e del popolo, in un inestricabile legame di terra e di sangue. Chi non ne fa parte, chi non è inserito sin dalla nascita in quel paesaggio, non può partecipare all'afflato che da esso emana. Il legame tra terra e sangue costituisce un legame indissolubile, cui gli estranei, gli "stranieri", non possono partecipare. Dal momento che l'elemento essenziale è il legame dell'animo umano con il suo ambiente naturale, con la "essenza" della natura, le verità fondamentali erano ritenute reperibili al di là delle apparenze. L'anima di un "Volk" è determinata dal paesaggio natio.
  E gli ebrei? Anche donne e uomini ebrei nascono in un ben preciso contesto territoriale. Anch'essi crescono tra le stesse montagne e gli stessi fiumi. Anch'essi - verrebbe spontaneo pensare - partecipano allo spirito del luogo. Eppure no, secondo questo modo di vedere il mondo e di concepire i rapporti tra individuo e ambiente circostante, gli ebrei sono irrimediabilmente "diversi". Essi, da gente del deserto, sono superficiali, aridi, "secchi", incapaci di profondità e del tutto mancanti di creatività. Proprio a causa della nudità del paesaggio desertico, gli ebrei sarebbero quindi un popolo spiritualmente arido, in netta antitesi con i tedeschi i quali, figli delle cupe foreste ammantate di nebbie, sono invece profondi e misteriosi. Aspirano al sole e sono creature della luce.
  Tutti sappiamo che si tratta di speculazioni teoriche senza fondamento. Tuttavia sono proprio queste speculazioni ad aver fornito il sostrato culturale della situazione che poi condusse all'Olocausto. Naturalmente l'antisemitismo ha radici assai più antiche. C'è per esempio l'accusa di stampo economico, usura e poi monopolizzazione delle risorse finanziarie. Ma i ghetti, perfino i pogrom nella Russia zarista e nell'Europa orientale, non sono paragonabili all'Olocausto.
  Il fatto che Günter Grass, in una delle sue repliche, abbia poi equiparato Israele alla DDR (l'ex Germania comunista), paragonando per di più la Shoah al trattamento dei prigionieri di guerra tedeschi nell'Unione Sovietica, aumenta i sospetti di cui prima dicevo. Il nazismo è stato il più serio tentativo di reintrodurre il paganesimo in Europa. L'antisemitismo è senza dubbio una delle sue componenti principali, ma è errato ridurlo a questo. L'esaltazione di una natura divinizzata e dello "spirito dei luoghi" ha giocato un ruolo molto rilevante. Di qui la tendenza a vedere i non tedeschi come "altri" da eliminare.
  Come escludere che il giovane Grass, quando vestiva la divisa delle SS, sia rimasto come tanti altri marchiato a fuoco da questo neopaganesimo che non attribuiva valore alcuno alla vita delle cosiddette razze inferiori? Il Male riaffiora spesso nei momenti più impensati.

(l'Occidentale, 15 aprile 2012)

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Ebrei a Ferrara, tra quotidianità e cultura

In occasione della XIV edizione della Settimana della Cultura

Palazzo Borghi
In occasione della XIV edizione della Settimana della Cultura, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali per valorizzare il patrimonio culturale favorendone la conoscenza e la fruizione, la Soprintendenza Archivistica per l'Emilia Romagna promuove con l'Archivio di Stato di Ferrara ed in collaborazione con il Comune di Ferrara - Servizio Archivio e Biblioteche e la Comunità Ebraica di Ferrara, tre iniziative strettamente collegate tra loro.
Il primo dei tre appuntamenti è previsto domenica 15 aprile alle ore 10,30 a Palazzo Borghi, sede dell'Archivio di Stato di Ferrara in Corso Giovecca 146, dove sarà inaugurata la mostra Ebrei a Ferrara (XIII - XX sec.). Vita quotidiana, socialità, cultura nei documenti dell'Archivio di Stato di Ferrara, a cura di Laura Graziani Secchieri e Davide Guarnieri.
Attraverso l'esposizione di documenti conservati nei fondi dell'Archivio di Stato, la mostra ci avvicina alla quotidianità, alle vicende private, alle attività commerciali della società ebraica a Ferrara a partire dal XIII secolo con antichi rogiti notarili e perizie di agrimensori, fino ad arrivare al secolo scorso con i fascicoli degli archivi della Prefettura e della Questura che ci raccontano della persecuzione razziale con i materiali archivistici su pedinamenti, verbali di interrogatorio e sequestri, ma che riescono anche a farci intuire e sentire gli stati d'animo degli ebrei perseguitati con le lettere, altra forma di documento,.
La visita guidata alla mostra sarà introdotta dalle brevi relazioni dei curatori e seguita da un percorso a piedi attraverso le vie del ghetto, guidato da Gianpero Nasci e da Laura Graziani Secchieri dell'Archivio di Stato di Ferrara.
In occasione dell'inaugurazione della mostra del 15 aprile ed anche nei successivi appuntamenti all'Archivio Storico Comunale di martedì 17 e giovedì 19 e alla Comunità Ebraica di Ferrara del 22 aprile, sarà presentata e distribuita al pubblico la pubblicazione della Soprintendenza archivistica Ebrei a Ferrara (XIII-XX sec.). Vita quotidiana, socialità, cultura, curata da Giovanna Caniatti e Laura Graziani Secchieri per la XIV settimana della cultura.
La visita alla mostra dell'Archivio di Stato che resterà aperta al pubblico fino al 21 aprile negli orari d'apertura dell'Archivio è ad entrata libera; per partecipare alla manifestazione alla Comunità ebraica di via Mazzini 95 il 22 aprile sarà necessario prenotarsi al numero di telefono 0532206668 o inviando una mail all'indirizzo di posta elettronica laura.graziani@beniculturali.it.

(estense.com, 15 aprile 2012)

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Nave tedesca portava armi Iran in Siria

Fermata nel Mediterraneo. L'allarme dai disertori

ROMA - Una nave tedesca che trasportava armi iraniane destinate alla Siria è stata fermata nel Mediterraneo, secondo quanto riporta Der Spiegel online. La nave, del peso di 6.200 tonnellate, trasportava armi e munizioni a Tartus, in Siria per armare le forze del presidente Bashar Assad.
L'imbarcazione era a Gibuti, nel Corno d'Africa, dove, per Der Spiegel, sarebbe stata caricata con armi fornite da una nave cargo iraniana. A identificare la nave sono stati i disertori siriani.

(ANSA, 15 aprile 2012)

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Milano, nuovi alberi alla Foresta dei Giusti

Nuovi alberi, come simboli della memoria, al Monte Stella di Milano, dove sorge il Giardino dei Giusti: la cerimonia si svolgerà martedì 17, presenti il sindaco Pisapia e Gabriele Nissim, presidente della «Foresta dei Giusti». Alle 11 le piante saranno dedicate a Primo Levi, lo scrittore della Shoah, Claire Ly, testimone del genocidio cambogiano, Yolande Mukagasana , sopravvissuta all' eccidio ruandese, Ayse Nur Zarakoglu, attivista per i diritti umani in Turchia.

(Corriere della Sera, 15 aprile 2012)

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Tra nevermind e carpe diem: Tel Aviv in festa

Spiagge gremite, bar affollati, strade popolate da turisti. E di notte la movida telaviviana è garantita: party un po' ovunque, e code fuori dai locali.

di Rachele Hassan

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TEL AVIV, 14 aprile 2012 - La città, già cosmopolita, è piena di turisti provenienti da tutto il mondo, giunti in Israele in occasione di Pesach - la festività ebraica che celebra la risalente uscita degli ebrei dall'Egitto. Ma sono soprattutto i francesi, i newyorkesi e gli italiani a popolare strade, piazze, e alberghi, insieme agli israeliani residenti.
Spiagge affollatissime: oggi non solo è l'ultimo giorno di festa ma è anche Shabbat - il giorno del riposo - e non si lavora (tendenzialmente), il che è evidente: la gente è allegra, sorridente, abbronzata, pronta al divertimento - diurno e notturno. I camerieri di bar e ristoranti - numerosissimi nel Paese - non si fermano mai, sembrano trottole.
L'atmosfera è piacevole, distesa e rilassata. Peccato che domani per qualcuno i giochi saranno conclusi: il lavoro chiama. Tel Aviv, in ogni caso, continuerà a splendere. Questa città sembra costruita ad hoc per i giovani. Qui si morde la vita, non c'è dubbio. Un Paese che ha dovuto lottare per la propria sopravvivenza, ove i diciottenni sono chiamati al militare per tre anni - due se si tratta di donne - e al termine dei quali, spesso dopo un viaggio di mesi e mesi, magari nel sud America, vige il principio del carpe diem. Si coglie l'attimo, non si rimanda a domani. Salve rare eccezioni. Gli israeliani sono così - almeno ai miei occhi: amano la Vita, in ogni sua espressione; forse un po' grezzi ancora, alcuni aggressivi, altri non particolarmente educati, ma hanno il fuoco nell'anima; manifestano ogni loro emozione senza remore, amano dire quel che pensano in modo schietto, diretto e sincero, e non vogliono perdere tempo. lechaim, non a caso, è il loro brindisi: 'alla vita'! Fantastico, carico si significato, e senz'altro meglio di cin cin.
Mentre il giorno vede le spiagge gremite - tra le più carine il Top sea (davanti all'Hilton), il Gordon, il Banana beach - e le vie dello shopping piene di gente (shenkin, bograciov, dizingoff) di notte discoteche, bar, pub, club - (quasi) tutti rigorosamente super cool - sono pronte ad offrire ai loro ospiti il massimo divertimento, e la musica migliore. Questa primavera sembra di moda, tra gli altri, il mud, il social club, e il radio. E se poi c'è da aspettare troppo in fila nevermind, chissenefrega: si cambia locale. Tanto non mancano, anzi.
Una vacanza a Tel Aviv, soprattutto per i più giovani, è l'ideale per rilassarsi e far festa, a seconda dell'occorrenza. Unico difetto: troppa cipolla! Se passate di qui, per qualsiasi piatto, chiedete al cameriere: 'bli bazal', a meno che non intendiate portarvi rifornimento di dentifricio e gomme da masticare nelle borse.

(Attualissimo, 14 aprile 2012)

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Jordi Cruyff direttore sportivo del Maccabi dalla prossima stagione

TEL AVIV, 13 apr. - Jordi Cruyff sara' il direttore sportivo del Maccabi Tel Aviv, lo conferma il club israeliano che ha affidato l'incarico al figlio della leggenda del calcio olandese. Cruyff iniziera' il suo lavoro al termine della stagione in corso. Negli ultimi due anni, Cruyff jr ha gia' ricoperto lo stesso ruolo nell'Aek Larnaca di Cipro: "Il Maccabi e' un club speciale -ha dichiarato- e sono convinto che lavorando sodo e prendendo le decisioni giuste potremo fare qualcosa di straordinario di cui i nostri tifosi saranno orgogliosi". Il Maccabi e' una delle squadre di maggiore tradizione in Israele: ha vinto il titolo 19 volte (l'ultimo successo risale al 2003) e 22 volte la coppa nazionale.

(Adnkronos, 13 aprile 2012)

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Lufthansa annulla biglietti acquistati da attivisti filo palestinesi

TEL AVIV, 13 apr. - La compagnia di bandiera tedesca Lufthansa ha cancellato i biglietti aerei che erano stati acquistati da decine di attivisti filo palestinesi che contavano di arrivare in Israele domenica per partecipare all'evento ''Welcome to palestine 2012'', per protestare contro la politica di Israele in Cisgiordania. La compagnia tedesca ha detto di essere stata costretta a cancellare i biglietti aerei dopo che le autorita' di governo israeliane avevano comunicato l'elenco dei passeggeri a cui non sarebbe stato consentito l'ingresso nel paese. Gli organizzatori della manifestazione, che in Israele viene chiamata anche 'flytilla' in assonanza con le analoghe manifestazioni via mare, hanno denunciato che fra i biglietti cancellati vi sono anche quelli di persone che non avevano aderito all'iniziativa.

(Adnkronos, 13 aprile 2012)

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Gibson, addio (con lite) al film sui Maccabei

di Maurizio Molinari

Warner Bros cancella la produzione del film di Mel Gibson che avrebbe dovuto celebrare la rivolta dei Maccabei nell'Antica Giudea contro gli ellenizzanti e a spiegarne il motivo è una esplosiva lettera scritta all'attore-regista da Joe Eszterhas, autore del copione. «Il motivo percui questofilmnonsifarà è il peggiore di tutti, tu provi odio verso gli ebrei, ora non ho più dubbi sul fatto che condividi il pensiero di Hitler» scrive Eszterhas, già autore di Betrayed e Music Box due film di condanna dell'antisemitismo che ha macchiato la sua stessa famiglia a causa del coinvolgimento del padre ungherese durante la II Guerra Mondiale in atti ostili contro gli ebrei.
La descrizione che Eszterhas fa di Gibson è lucida e spietata: «Chiami gli ebrei "Hebes", affermi che nella Torà si professa l'uccisione di bambini cristiani mentre ad affermarlo sono i Protocolli dei Savi di Sion, definisci le cronache dell'Olocausto sterco di cavallo, mi hai detto che le madri degli ultimi tre Papi erano ebree, che Giovanni Paolo II era l'anticristo e che Papa Luciani è stato soffocato dagli ebrei, ritieni che il Concilio Vaticano II che eliminò le preghiere antiebraiche abbia distrutto la Chiesa e hai detto a tua figlia che vuoi fare il film sui Maccabei per convertire gli ebrei al Cristianesimo».
Proprio tale profondo disaccordo con Gibson sarebbe all'origine della bocciatura del film da parte di Warner Bros perché il copione scritto da Eszterhas per «esaltare l'eroismo dei Maccabei» una volta consegnato al regista sarebbe stato stravolto e quindi consegnato alla casa di produzione in una versione giudicata «inaccettabile» per forma e contenuto. E' un comportamento che rientra nella descrizione fatta Eszterhas dei comportamenti di Gibson: «Hai detto che era stato giusto uccidere John Lennon, che volevi commissionare a due ex agenti dell'Fbi l'assassinio della tua ex compagna e hai urlato a squarciagola contro un prete tuo ospite, cacciandolo di casa, solo perché in disaccordo conte sul Concilio Vaticano II».
Anche il figlio 15enne di Eszterhas, Nick, è stato testimone delle esplosioni verbali di Gibson perché in un'occasione gli ha detto «voglio piantare un coltello al cuore della madre di mia figlia». La tesi di Eszterhas è che Gibson sia consapevole della gravità dei suoi scatti d'ira, spesso si scusa umilmente con chi copre di bestemmie, ma non riesca a guarire. Nel 2003 Gibson portò sullo schermo La Passione di Cristo , basato sull'accusa dei deicidio nei confronti degli ebrei, e l'intenzione di girare I Maccabei nasceva dal desiderio di smentire le accuse di antisemitismo ricevute ma la lettera di Eszterhas è destinata piuttosto a confermarle.

(La Stampa, 13 aprile 2012)


L'antisemitismo sottopelle di Mel Gibson si sarebbe dovuto riconoscere già nel film La Passione di Cristo, ma purtroppo anche molti cristiani non l'hanno capito. E non è un bel segno. M.C.

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Israele ha bloccato le centrali iraniane con Stuxnet

di Elena Re Garbagnati

È stato un agente israeliano infiltrato ad installare il virus nella centrale nucleare di Natanz, bloccandola per diverse settimane. Lo rivelano ex componenti dei servizi segreti statunitensi, secondo cui la mente era l'organizzazione ombra Mujahedeen-e-Khalq.

  
A sabotare la centrale iraniana di Natanz con Stuxnet è stato un agente che faceva il doppio gioco a favore di Israele. La soluzione del mistero è stata divulgata da un rapporto di ISSSource (Industrial Safety and Security Source), secondo cui l'agente avrebbe usato un banale pendrive collegato a un proxy israeliano per impiantare il micidiale virus tramite il file "memory stick.32" e bloccare temporaneamente il programma nucleare iraniano.
Stuxnet è stato installato nella centrale iraniana da un agente segreto israeliano
La fonte che ha riferito queste informazioni ha chiesto l'anonimato, ma ha precisato che il sabotatore era un membro di un gruppo dissidente iraniano, aiutato da altri agenti infiltrati che hanno favorito l'infezione dei computer dall'interno, in modo da causare danni più devastanti in tempi più rapidi, rispetto a quanto sarebbe stato possibile fare aspettando passivamente che il software si diffondesse.
L'attacco alla centrale nucleare iraniana è stato l'evento che ha portato alla ribalta Stuxnet, fino a quel momento sconosciuto dalle masse. Il governo iraniano aveva dovuto ammettere l'attacco da parte del virus informatico, ma finora si potevano avanzare solo sospetti sull'autore materiale del contagio. Ex alti funzionari statunitensi hanno rivelato che a manovrare l'attacco è stata Mujahedeen-e-Khalq (MEK), un'organizzazione ombra controllata da Israele.
Secondo Vince Cannistraro, ex capo dell'antiterrorismo della CIA, MEK era incaricata proprio di eseguire "gli attacchi su obiettivi iraniani scelti da Israele". Gli agenti sarebbero stati addestrati in Israele e pagati dallo stesso Stato per portare avanti il programma israeliano progettato per fermare la tecnologia nucleare dell'Iran.
I funzionari degli Stati Uniti ritengono che l'infezione sia iniziata nel momento stesso in cui qualcuno ha premuto l'icona associata al file malevolo con vulnerabilità zero-day. Per il resto non ci sono novità tecniche rilevanti: come sottolineato da Cnet il worm si è propagato in tutte le versioni di Windows presenti nella centrale iraniana e ha avuto tempo per lavorare dato che includeva un rootkit progettato per nascondere la sua presenza.
Alle certezze di oggi si somma un altro inquietante dati di fatto: le azioni dei servizi segreti per fermare la corsa all'armamento nucleare iraniano non si fermeranno, ma l'efficacia di Stuxnet ha già creato un successore micidiale, Duqu, e ha fatto capire a troppe persone che è un'arma più potente di quelle convenzionali. Molti temono che questi malware possano essere usati per attacchi su larga scala ai danni di sistemi critici SCADA, come quelli che governano reti elettriche, idriche e di importanza vitale nei Paesi occidentali.

(IctBusiness, 13 aprile 2012)

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La vita quotidiana degli ebrei a Ferrara

Raccontata dai documenti dell'Archivio storico comunale

Rientra nel calendario delle iniziative cittadine per la Settimana della Cultura 2012 la conferenza dal titolo 'Ebrei a Ferrara (XIII-XX sec.). Vita quotidiana, socialità, cultura nei documenti dell'Archivio Storico Comunale di Ferrara' prevista per martedì 17 aprile alle 17 all'Archivio storico comunale di via Giuoco del Pallone 8. L'incontro che vedrà come relatrice la responsabile dello stesso Archivio Mirna Bonazza, è inserito nel programma di appuntamenti, dal 15 al 22 aprile sugli 'Ebrei a Ferrara (secc. XIII-XX)' promosso dall'Archivio storico comunale in collaborazione con la Soprintendenza Archivistica per l'Emilia Romagna, Archivio di Stato di Ferrara e Comunità ebraica di Ferrara...

(CronacaComune, 13 aprile 2012

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Tornando a casa. Voci degli ebrei di Sicilia

di Liana Mistretta

Gli ebrei in Sicilia: una lunga storia. Presenti nell'isola per 500 anni fino all'editto di espulsione del 1492, hanno lasciato tracce visibili nella cultura e nelle tradizioni. Oggi sono in tanti i siciliani che riscoprendo le proprie origini tornano all'ebraismo.


(RaiNews24, 13 aprile 2012)

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Missione di Liberman a Nicosia

Da lunedì fino a mercoledì, fitta agenda di incontri

NICOSIA, 13 apr - Il ministro degli Esteri israeliano Avigdor Liberman arrivera' lunedi' prossimo a Cipro per una visita ufficiale di tre giorni a due mesi esatti dalla visita di lavoro compiuta dal premier israeliano Benjamin Netanyahu, che fu la prima su quest'isola mediterranea di un capo di governo dello Stato ebraico.
Martedì Liberman avrà un incontro con la collega cipriota, signora Erato Kozaku-Markoullis, cui seguiranno colloqui ufficiali tra le due delegazioni presso il ministero degli Esteri a Nicosia. Il capo della diplomazia israeliana sarà quindi ricevuto dal presidente della Repubblica Demetris Christofias al palazzo presidenziale e incontrera' poi il ministro del Commercio, Industria e Turismo Neoklis Sylikiotis. Durante la sua permanenza a Cipro, Liberman incontrerà anche i leader dei due maggiori partiti dell'isola, Nicos Anastasiades presidente del partito Adunata Democratica (Disy, di centro-destra all'opposizione) e Andros Kyprianou, segretario generale del partito comunista Akel (al governo). Liberman ripartira' mercoledi' sera dopo aver visitato l'impianto di dissalazione di acqua marina ad Episkopi, nei pressi della città costiera di Limassol.

(ANSAmed, 13 aprile 2012)

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La Shoah tra memoria e insegnamento

I prossimi 16 e 17 aprile, alla sala Tremogge dei Mulini Marzoli, esperti di diritto e storici ricorderanno il dramma degli ebrei nell'Europa nazista

BUSTO ARSIZIO - Due giorni per ricordare. Due giorni di "memorie". I prossimi 16 e 17 aprile alla Sala Tremogge ai Mulini Marzoli di Busto Arsizio si svolgeranno due giornate di approfondimento sulla Shoah, tra ricerca storica, trasmissione della memoria e insegnamento. Coinvolti i dirigenti e professori dei licei candiani, Crespi di Busto e Cairoli di Varese. L'evento è stato promosso da enti locali, come l'Anpi, l'istituto Luigi Abrosoli, la Museo maga, i Comuni di Busto e Gallarate e la Provincia. Tra i sostenitori anche il Memorial del la Shoah di Parigi e il Centro di Documentazione ebraica di Milano.
I lavori inizieranno alle 8.30 con il saluto delle autorità per procedere con la testimonianza di Georges Bensoussan che parlerà dell'ideologia nazista. Sabato sarà presente Yann Yurovic , giusrista esperto di diritto penale internazionale. Nel corso delle due giornate saranno mostrati documenti e filmati dedicati alla repressione nazista.

(VareseNews, 13 aprile 2012)

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Marocco: piu' di quattromila ebrei a Marrakech per festeggiare Pesach

Highslide JS
Marrakech
Sono piu' di quattromila gli ebrei arrivati nell'ultima settimana nella citta' marocchina di Marrakech per i festeggiamenti di Pesach, la Pasqua ebraica, che quest'anno cadono tra il 7 e il 14 aprile. Secondo quanto riporta il quotidiano marocchino 'Hespress', si tratta di ebrei provenienti non solo da altre citta' del Marocco, ma anche da Israele e dall'Europa, e che hanno scelto la nota meta turistica marocchina per la festivita' religiosa. Dall'8 aprile gruppi di ebrei sono giunti all'aeroporto di Marrakech in particolare dalla Francia e da Israele. Interi alberghi del centro sono stati prenotati per ospitare i fedeli che celebreranno in citta' anche i riti religiosi, per poi trascorrere le serate nei locali notturni e nei casino'.
Questo evento ha spinto le autorita' marocchine a un eccezionale dispiegamento di forze di sicurezza, che prevede l'utilizzo in particolare di agenti in borghese sia all'interno che all'esterno degli alberghi per prevenire qualsiasi possibile attentato. Le festivita' della pasqua ebraica durano circa sette giorni e ricordano la vicenda narrata nell'Antico Testamento di quando il popolo ebraico si libero' dalla schiavitu' in Egitto.
Ogni anno migliaia di ebrei da tutto il mondo scelgono di celebrare la pasqua ebraica a Marrakech anche per la sua vicinanza alla citta' costiera di Essaouira, dove e' presente la tomba del grande rabbino Haim Pinto, meta di pellegrinaggio. Si tratta di un importante personaggio della storia dell'ebraismo, figlio di una famiglia religiosa del Marocco, morto nel 1845. Gli sono stati attribuiti alcuni miracoli. La sua tomba, la sua Sinagoga e la sua casa sono ora musei e siti di interesse storico, visitati ogni anno da migliaia di persone.

(Aki, 13 aprile 2012)

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Voce libera per l'Iran, radio amatoriale trasmette da Tel Aviv

Radio Radisin porta notizie in farsi contro il regime

TEL AVIV - Una voce libera per l'Iran. Da un piccolo studio in un quartiere fatiscente del sud Tel Aviv, un gruppo di iraniani-israeliani trasmettono in farsi musica e notizie non-stop, nel tentativo di raggiungere i loro connazionali. Radio Radisin si rivolge alla Comunità iraniana, sia all'interno di Israele, e all'estero - in particolare l'Iran - visto che può essere ascoltata online."Amo il popolo iraniano ed è per questo che voglio che sappiano la verità. I notiziari in Iran sono pieni di bugie. Qui in Israele riusciamo ad ottenere le vere notizie provenienti dell'Iran" spiega Amir Shay uno dei conduttori.Sui muri ci sono le bandiere sono israeliane ma il cuore è a Tehern. Il canale lanciato nel 2009 ha un successo crescente, ma la popolarità ha portato anche dei problemi."Siamo stati bloccati. Il nostro sito internet è stato violato e danneggiato. Non vogliono che le voci dei 35 presentatori vengano ascoltate. La maggior parte di loro sono volontari e quello che fanno è importante per il popolo iraniano" aggiunge il manager della radio.Si parla di tutto: ci sono programmi culturali e di politica, ma anche di cucina e musica.

(TMNews, 12 aprile 2012)

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Tel Aviv - L'Alzheimer si previene e si combatte con la cannella

  
La cannella è in grado di prevenire e combattere l'Alzheimer. A dirlo sono i ricercatori israeliani dell'Università di Tel Aviv che hanno scoperto che un estratto della nota spezia può inibire lo sviluppo della malattia di Alzheimer, note per le sue devastanti azioni sul cervello delle persone colpite. In questo studio, pubblicato su "Plos One" e condotto dal dottor Michael Ovadia, si è valutata l'attività di questo estratto chiamato CEppt su modello animale. In particolare con questa sostanza gli scienziati hanno preparato una soluzione acquosa che poi è stata data da bere ad un gruppo di topi geneticamente modificati affinché sviluppassero una forma aggressiva di Alzheimer. Al termine dei quattro mesi di test i ricercatori hanno scoperto che l'assunzione di questa soluzione acquosa contenente l'estratto CEppt aveva rallentato significativamente lo sviluppo della malattia. Durante i test in provetta l'estratto si è mostrato infatti capace di spezzare le fibre amiloidi. E questo può significare che è in grado di previene lo sviluppo della malattia e anche di aspirare a divenire un trattamento da somministrare nei casi in cui la malattia sia già in essere. E' chiaro che sono necessari ulteriori studi per verificare quali sono gli effetti sull'uomo ma si tratta comunque di un risultato sorprendente soprattutto perché si è scoperto un rimedio naturale estratto direttamente da un vegetale considerato dai più soltanto una spezia.

(Online-News, 12 aprile 2012)

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Israele si prepara a respingere attivisti ''flytilla''

ROMA, 12 apr - L'hanno chiamata ''flytilla'' perche' stavolta arriveranno in aereo. Fra sabato sera e domenica oltre un migliaio di attivisti del gruppo ''Welcome to Palestine'' sbarcheranno all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv nel tentativo di recarsi nei territori occupati della Cisgiordania. Presso lo scalo e' gia' previsto il dispiegamento di centinaia di agenti di polizia israeliana e i servizi di sicurezza hanno contattato le compagnie aeree straniere per convincerle a non imbarcare attivisti gia' noti come tali.
Un'organizzazione ebraica non governativa, la Israel Law Centre, ha chiesto alla procura generale di mettere fine a questa campagna, giunta alla sua terza edizione, processando i responsabili. ''Questa e' un'attivita' criminale che viola diverse leggi israeliane, come la manifestazione non autorizzata e l'attraversamento del confine, quando e' stato esplicitamente detto loro di non venire'', ha detto un'avvocata dell'associazione, Nitsana Darshan-Leitner.
Gli attivisti del gruppo replicano che per recarsi nella West Bank farebbero volentieri a meno di passare per il territorio israeliano, ma tutti gli aeroporti nei territori palestinesi sono stati confiscati o distrutti.
Durante la prima edizione di ''Welcome to Palestine'' nel 2010, alcune centinaia di attivisti riuscirono a raggiungere la Cisgiordania senza problemi, ma l'anno scorso il governo israeliano ha bloccato l'iniziativa, fermando i manifestanti in aeroporto fino alla loro deportazione.
Il sindaco di Betlemme, il cristiano Victor Batarseh, ha chiesto alle autorita' israeliane di non impedirgli di accogliere gli attivisti della missione, ma il governo di Tel Aviv sembra irremovibile nella decisione di non consentire gli sbarchi. Gli organizzatori della missione hanno comunicato che i biglietti acquistati in 15 Paesi per raggiungere la Palestina sono piu' di 1.500 e che si prevede che arriveranno a 2.000 nei prossimi giorni. La maggior parte degli attivisti sono europei, ma sono state annunciate delegazioni dagli Stati Uniti, dal Canada, dall'Australia e dalla Nuova Zelanda.

(ASCA, 12 aprile 2012)

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Nuove scoperte sul Mar Morto

di Valentina Ierrobino

Highslide JS
Il Mar Morto, o mare del sale, come è chiamato in ebraico si trova tra il territorio di Israele e la Giordania. Da decenni si teme per la sua scomparsa dovuta all'innalzamento della temperatura terrestre ma una scoperta resa nota da un gruppo di ricercatori di Tel Aviv ha dimostrato che l'abbassamento del livello dell'acqua ha avuto dei precedenti nel tempo e forse non c'è da preoccuparsi. Gli studiosi dell'Università di Israele hanno scoperto che nel corso degli ultimi 200mila anni, il livello delle acque del Mar Morto si è abbassato e alzato costantemente, come spiega il ricercatore Zvi Ben-Avraham del Minerva Dead Sea Research Center
    Studiando i livelli degli strati di sale, abbiamo scoperto che circa 120mila anni fa, durante un periodo interglaciale, il Mar Morto è arrivato vicino all'asciugarsi completamente.
Inoltre
    Il materiale recuperato ci ha permesso di scoprire i precedenti storici. Oggi, il Mar Morto si trova a 426 metri sotto la superficie del mare, e sta recedendo rapidamente nella stessa maniera di centinaia di migliaia di anni fa. Solo che in questo caso è principalmente a causa dell'attività umana. Le preoccupazioni dal punto di vista ecologico non sono infondate.
Eppure la ricerca ha dimostrato che negli ultimi decenni la causa dell'abbassamento delle acque è dovuta all'attività umana e negli ultimi anni il mar Morto si è abbassato di 27 metri. Il mare, situato nella depressione più profonda della Terra, è famoso per avere una salinità così elevata che nessun tipo di pesce riesce a viverci, tranne alcuni batteri. La salinità delle acque aumenta con la profondità perché il sale si deposita sui fondali del mar Morto per cui più è elevata la profondità e maggiore è il sale che si è deposto sul fondo. Questa sua caratteristica permette a chiunque di galleggiare senza fatica mentre invece provare a nuotare nel mar Morto sarebbe un'impresa ardua perché anche con piccoli movimenti si emerge troppo dall'acqua. Le sue acque ricche di ossigeno e di minerali sono sfruttate sin dall'antichità, e dai Romani, per gli effetti benefici sulle disfunzioni ghiandolari, mentre il fango è utile per curare la pelle. Oggi si teme che il mare possa scomparire a causa del riscaldamento terrestre che facilita l'evaporazione dell'acqua, non compensata da emissari e da corsi d'acqua.

(Ecologiae.com, 12 aprile 2012)

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L'arte dell'antisemitismo

di Daniel Funaro

Sembra che ormai esprimendosi in versi o in una forma ritenuta artistica si possa dire di tutto. Così uno scrittore tedesco, con un passato da SS, può scrivere che Israele rappresenta una minaccia all'umanità, che qualsiasi tentativo di difendere il diritto di un popolo a esistere avvenga tramite la scomunica dell'antisemitismo o che le colpe della Germania della Shoah, impongano la vendita di sommergibili a Israele che provocheranno crimini incancellabili. Il problema, ancora una volta, non è tanto nella gravità delle affermazioni, quanto nel triste tentativo di difesa che rasenta il ridicolo. Qualcuno dovrebbe spiegarci perché l'espressione artistica comprenda degli spazi che, più che alla semplice libertà, assomigliano tanto ad un privilegio. Non esiste nessuna patente da poeta, da vignettista o da cantante che possa giustificare affermazioni intrise d'odio che altrimenti non sarebbero comunemente accettate. Il rischio che corriamo è che mentre nel passato le fiabe, le poesie o l'arte servivano come allegorie per esprimere la voglia di libertà, oggi, al contrario, queste possano divenire il mezzo per propagandare quell'odio che altrimenti non verrebbe manifestato.

(Notiziario Ucei, 12 aprile 2012)

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La menzogna e la disfatta di Günter Grass

di Bernard-Henri Lévy

  
Bernard-Henri Lévy
C'è la Corea del Nord con il suo tiranno autistico, dotato di un arsenale nucleare ampiamente operativo. C'è il Pakistan, di cui nessuno sa quante ogive nucleari possieda, né dove si trovino esattamente, né quali garanzie abbiamo di non vederle cadere, un giorno, nelle mani di gruppi legati a al Qaeda. C'è la Russia di Putin, che è riuscito nell'impresa di sterminare, in due guerre, un quarto della popolazione cecena. C'è il macellaio di Damasco, con i suoi 10.000 morti, e con una testardaggine criminale che minaccia la pace nella regione. C'è l'Iran, certo, i cui dirigenti hanno fatto sapere che le loro armi nucleari, quando ne disporranno, serviranno a colpire uno dei loro vicini.
Insomma, viviamo su un pianeta dove c'è l'imbarazzo della scelta su quale sia lo Stato più ufficialmente piromane, che prende apertamente di mira i suoi civili e i popoli circostanti, e che minaccia il mondo di conflagrazioni o di disastri senza precedenti da decenni.
Ebbene, ecco che uno scrittore europeo, uno dei più grandi e più eminenti poiché si tratta del premio Nobel di letteratura Günter Grass, non trova niente di meglio da fare che pubblicare un «poema» in cui spiega che a pesare sulle nostre teste c'è soltanto una minaccia seria; minaccia che viene da un piccolissimo Paese, uno dei più piccoli del mondo, anche uno dei più vulnerabili e, sia detto en passant, un Paese democratico: lo Stato di Israele.
Tale dichiarazione ha confortato i fanatici che regnano a Teheran e che, attraverso il loro ministro della Cultura, Javad Shamaghdari, si sono affrettati a celebrare l'«umanità» e lo «spirito di responsabilità» dell'autore di «Tamburo di latta». È stata oggetto di commenti estasiati, in Germania e nel resto del mondo, da parte di tutti i cretini pavlovizzati che confondono il rifiuto del politicamente corretto con il diritto al lasciarsi andare e a liberare così i miasmi di pensiero più pestilenziali. Ha dato luogo al solito e noioso dibattito sul «mistero del grande scrittore che può essere un codardo o un mascalzone» (Céline, Aragon) o, peggio, sulla «indegnità morale», o la menzogna, che non devono mai essere criteri letterari (altrimenti si permette a una moltitudine di Céline o di Aragon in scala minore, di abbandonarsi all'abiezione…).
Ma, per l'osservatore di buon senso, la vicenda sollecita soprattutto tre semplici riflessioni.
Il mistero, talvolta, della tarda età. Il momento terribile, che non risparmia le persone più illustri, in cui una sorta di anosognosia intellettuale fa cadere tutte le dighe che di solito trattengono lo scatenamento dell'ignominia. «Addio, vecchio, e pensami, se mi hai letto» (Lautréamont, «Maldoror», Canto 1o).
Il passato dello stesso Günter Grass. La confessione che fece, sei anni fa, quando raccontò di essersi arruolato, a poco più di 17 anni, in una unità della Waffen SS. Come non pensarci oggi? Come non collegare le due sequenze? Fra il burgravio socialdemocratico che confessa di aver ricevuto un addestramento militare sotto il nazismo e il farabutto che oggi dichiara, come qualsiasi nostalgico di un fascismo divenuto tabù, che non ne può più di tacere, che quello che dice «deve» esser detto, che i tedeschi sono «già sufficientemente oppressi» (ci si chiede da che cosa…) per non diventare, inoltre, «complici» dei «crimini» presenti e futuri di Israele: il legame non è, purtroppo, palese?
Poi, la Germania. L'Europa e la Germania. O la Germania e l'Europa. Il brutto vento che soffia sull'Europa e gonfia le vele di quello che bisogna ben chiamare neo-antisemitismo. Non più un antisemitismo razzista. Né cristiano. Nemmeno anticristiano. Né, veramente, anticapitalista, come all'inizio del XX secolo. No. Si tratta di un antisemitismo nuovo, che ha la possibilità di ridiventare udibile e, prima di essere udibile, dicibile, solo se riesce a identificare l'«essere ebreo» con l'identità cosiddetta criminale dello Stato di Israele, pronto a lanciare le sue saette sull'innocente Stato iraniano. È quel che fa Günter Grass. Ed è quel che rende questa vicenda terribilmente eloquente.
Rivedo Günter Grass a Berlino, nel 1983, al compleanno di Willy Brandt. Lo ascolto, prima sul palco, poi a tavola, al centro di una piccola corte di ammiratori; ha i capelli folti e la parola facile, occhiali dalla montatura ovale che lo fanno somigliare a Bertolt Brecht, il grosso volto a soffietto che trema di finta emozione mentre esorta i compagni a guardare in faccia il loro famoso «passato che non passa».
Ed ecco che, trent'anni più tardi, si ritrova nella stessa situazione di quegli uomini dalla memoria piena di vuoti, fascisti senza saperlo, ossessionati senza averlo voluto, che quella sera invitava a mettersi in regola con i loro inconfessabili pensieri reconditi: postura e impostura; statua di sabbia e commedia; il Commendatore era un Tartufo; il professore di morale era l'incarnazione dell'immoralità, che prendeva a sciabolate. Günter Grass, il gran luminare della letteratura, il «rombo» congelato da sessant'anni di pose e di menzogna, finisce di decomporsi ed è, letteralmente, quel che si dice una disfatta. Che tristezza.

(Corriere della Sera, 11 aprile 2012)

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Gaza: il boia colpisce tre volte

Due condannati per omicidio e un uomo giudicato colpevole di tradimento sono stati impiccati nelle prime ore del mattino. Lo ha reso noto il Ministero degli Interni nella Striscia di Gaza, senza identificare gli uomini e dando pochi dettagli sulle accuse contro di loro.
Le esecuzioni sono state effettuate "in conformità con la nostra religione e con le regole del diritto palestinese per preservare i diritti dei cittadini e raggiungere la sicurezza della comunità", è scritto nel comunicato.
Il Tribunale militare di Gaza City ha condannato un uomo per la sua collaborazione con l'intelligence israeliana e il coinvolgimento in un omicidio. Il secondo è stato giudicato colpevole di omicidio premeditato dal tribunale di Deir al-Balah e il terzo di sequestro di persona, stupro e uccisione di un ragazzo di 16 anni da un tribunale di Khan Younis. Il ministero degli interni ha detto che i parenti delle vittime si erano detti contrari alla commutazione delle condanne a morte.

(Agenzia Radicale, 11 aprile 2012)

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Musica klezmer: tradizione al ritmo di cuore e anima

Roman Kuperschmidt
VICENZA - Incontro sulla Tastiera torna sul palcoscenico del Ridotto del Teatro Comunale mercoledì 11 aprile, per presentare un duo molto particolare e originale, dedito alla musica insolita e accattivante della tradizione ebraica.
Protagonisti il celebre clarinettista russo Roman Kuperschmidt e il fisarmonicista ucraino Alik Texler, con un programma interamente dedicato alla musica Klezmer, un genere molto coinvolgente che proviene direttamente dalla tradizione ebraica. Il termine nasce dalla fusione delle parole "kley" e "zemer", letteralmente "strumenti di canto". Questo genere musicale fonde in sé strutture melodiche, ritmiche ed espressive provenienti dalle differenti aree geografi che e culturali (i Balcani, la Polonia e la Russia) con cui il popolo ebraico è venuto in contatto.
E' musica che accompagna feste di matrimonio, funerali o semplici episodi di vita quotidiana.
Si afferma che Klezmer non sia tanto un repertorio o uno stile musicale, quanto un atteggiamento di libera adesione alla musica e alla vita in tutti i loro aspetti: gioia e dolore, ironia e sentimento. La musica Klezmer è "musica dell'anima", viene da un'interiorità profonda, e vuole raggiungere il cuore.
Nel concerto vicentino il duo russo ne darà un assaggio con un bouquet di brani vari, che cercherà di far emergere l'interazione tra due strumenti cardine usati per questo genere musicale: il clarinetto e la fisarmonica.
Effettivamente a partire dagli anni '70 in America, e in seguito anche in Europa, sulla scia del successo dei generi etnici, c'è stata una potente rinascita di questa musica, nella quale è entrato in gioco anche un desiderio di ritorno alle radici. Così anche questo genere è in evoluzione; e se in Europa il principale strumento della tradizione Klezmer è generalmente il violino, in America è ora il clarinetto a fungere da veicolo del nuovo interscambio culturale. Di regola clarinetto o violino svolgono parti melodiche, mentre fisarmonica o contrabbasso costituiscono la sezione ritmica.
Due musicisti d'eccezione per un programma fuori dagli schemi.
Il concerto - che gode del contributo di Unicredit - inizia alle 21.
Prevendita Pantarhei e al Teatro Comunale di Vicenza.

(Il Giornale di Vicenza, 11 aprile 2012)

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Lazio: presentazione di un libro su Acquapendete ebraica

ROMA, 11 apr - Sabato 14 aprile alle ore 17.30, presso la Sala Consiliare del Comune di Acquapendente, si terrà la presentazione del libro 'Acquapendente Ebraica nella Carta Cum Hebreos (1488)'.
Il volume, scritto da Fabio Marco Fabbri, dell'Università La Sapienza di Roma, è una ricerca incentrata sullo studio della presenza ebraica ad Acquapendente. Il lavoro ha come fulcro il rogito notarile effettuato ad Acquapendente dal notaio Coriolano di Città di Castello nel 1488; tale atto è un'intesa tra le due comunità che autorizza gli ebrei aquesiani ad aprire un banco di prestito, ad acquistare terra per la sepoltura, ad avere una Sinagoga e numerosi altri concordati tesi a favorire una convivenza, con la comunità non ebraica, armoniosa equa e costruttiva. Interverranno Alberto Bambini Sindaco di Acquapendente, Anna Maria Isastia dell'Università La Sapienza di Roma, Antonello Ricci saggista e Marco Montori storico.
Sarà presente l'autore Fabio Marco Fabbri.

(AgenParl, 11 aprile 2012)

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Il Mein Kampf di Adolf Hitler in vendita libera in Svizzera

  
Philippe Kenel, avvocato ginevrino e presidente della Lega contro il razzismo e l'antisemitismo considera inammissibile la presenza di Mein Kampf nelle librerie in Svizzera : "Come può un'opera all'origine dell'Olocausto, scritta dall'istigatore del peggiore orrore della Storia essere sugli scaffali delle librerie? La legge lo permette, ma si tratta di una responsabilità morale. Il libro deve essere tolto dal commercio. Metterlo in vendita è una pratica irresponsabile."
Una pratica forse irresponsabile ma certamente sempre più estesa nelle librerie svizzere. La libreria Payot a Losanna conferma di aver venduto nel 2011 trenta esemplari dell'opera scritta da Adolf Hitler e definita il catechismo della gioventù hitleriana.
In Germania gli scritti nazisti non possono essere messi in commercio, mentre in Svizzera la vendita è libera.
Sino a qualche mese fa il Mein Kampf era disponibile ma non era esposto sugli scaffali. In certe librerie, come alla Fnac, per poterlo acquistare si doveva presentare una carta d'identità.
Payot ha deciso di invertire questa tendenza e operare la vendita alla luce del giorno: "L'opera viene presentata come oggetto commerciale e il lettore la acquista con cognizione di causa. Il lettore è libero delle sue scelte e può riflettere, è adulto. Anche a questo servono le otto pagine di avvertimento che sono state inserite all'inizio dell'opera."
A Sion, Françoise Berclaz, proprietaria della libreria La Liseuse, è sulla stessa linea di pensiero di Payot: "Il dovere di un libraio non è fare censura, né propaganda. Nella mia libreria il Mein Kampf si trova sugli scaffali, è un libro che fa parte della Storia. Come si può giudicare e farsi un'opinione su quanto è successo se non vi si ha accesso?"

(Ticino live, 11 aprile 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Emanuel Segre Amar

L'11 aprile di 25 anni fa, un sabato, Primo Levi precipitava dalla tromba delle scale di casa sua, ed in Italia e non solo iniziano le commemorazioni di colui che, come ricordava Piero Terracina nei giorni scorsi in Polonia, tracciò il sentiero per tutti i deportati. Marco Belpoliti su La Stampa rappresenta alcuni degli aspetti forse meno noti, ma certo non meno interessanti, del chimico-scrittore torinese, egli fu anche umorista, inventore e tanto altro ancora. U.G., ancora su La Stampa, ricorda anche che a Levi, che aveva chiesto, nel '63, un certificato di deportazione, la CRI rispondeva, con lodevole prontezza, con una lettera nella quale certificava che effettivamente egli "era stato in cura per 20 giorni nel '44 presso l'ospedale del campo di Auschwitz". Anche questa è una pagina da ricordare quando si parla della Croce Rossa Internazionale.
  Ad una settimana esatta dalla pubblicazione su 4 giornali europei della poesia di Guenter Grass continuano i commenti in tutto il mondo; l'associazione degli scrittori israeliani invita i letterati di tutti i paesi a denunciare come immorali le parole di Grass, ma il fatto che della nota troika di scrittori il solo Yehoshua abbia firmato l'appello, mentre Oz e Grossman non lo hanno fatto, aprirà sicuramente nuove dure polemiche. Ne scrivono , tra gli altri, RedCult sul Giornale e Roberto Brunelli su l'Unità. Moni Ovadia, sul Manifesto, prendendo lo spunto da Grass si scatena contro il (supposto) arsenale nucleare israeliano fuori dal controllo di chicchessia, ed accusa Israele di voler restare al di sopra della legalità internazionale; per saperne di più sui governanti israeliani Ovadia invita a chiedere informazioni ai palestinesi (che, come al solito per lui, sono non solo esenti da ogni critica, ma depositari della verità). Più sfumata la posizione di Gideon Levy che, intervistato dal Fatto Quotidiano, contesta il governo Netanyahu per aver dichiarato Grass "persona non grata". In un altro articolo sullo stesso quotidiano Marco Dolcetta riporta l'incontro, nel giugno del '45, sotto una tenda, mentre Berlino veniva bombardata, tra Grass ed un convinto cattolico che forse sarebbe stato l'attuale pontefice. Non osiamo pensare alle polemiche che nascerebbero se oggi avvenisse l'incontro tra questi due uomini, come auspicato da Dolcetta. Per Vanguardia Grass è riuscito nell'opera di unire i nostalgici del nazismo con i radicali di sinistra e gli islamisti nell'odio verso Israele; non è casuale che quella poesia sia stata pubblicata proprio nella settimana santa. E per Bernard-Henri Levy sul Corriere il professore di morale diventa l'incarnazione dell'immoralità.
  Mario Monti termina il suo viaggio in Medio Oriente e vestendo sia l'abito di Primo ministro che quello di responsabile dell'economia incontra al Cairo un gran numero di personalità del dopo rivoluzione; per u.d.g. su l'Unità egli ha dichiarato che è necessario guardare con "molta attenzione" al fenomeno dei Fratelli Musulmani, e questo concetto lo si ritrova anche in numerosi altri giornali (per A.Gar. sul Corriere il fenomeno dei Fratelli è "molto interessante").
  Ma in Medio Oriente è opportuno guardare con attenzione anche ai Salafiti, e Roberto Tottoli ne parla ampiamente sul Corriere; per questo movimento politico, ma soprattutto religioso (e per loro non vi è distinzione tra i due aspetti), la Fratellanza sarebbe troppo schiacciata sul politico e quindi debole dal punto di vista dottrinale. E' necessario prestare attenzione a tutti gli episodi della vita di Maometto che deve essere di esempio anche oggi, per tutti. Questa è la vera alternativa islamica che sembra ispirarsi più agli emirati che all'Arabia Saudita, troppo compromessa con l'Occidente.
  Maurizio Molinari su La Stampa, dopo aver ricordato che Ahmadinejad ha la necessità di non apparire perdente nei confronti dei fedelissimi di Khamenei, parla di un tacito consenso, nella questione iraniana, di Mosca e Pechino con l'Occidente, pur permanendo un disaccordo sulla crisi siriana. A proposito di questa, interessante la lettera di un gruppo di italiani che vive in Siria pubblicata su Avvenire; dall'Europa non è facile comprendere la realtà di quanto succede in quel paese nel quale non solo Assad, ma anche i ribelli si macchiano di crimini inaccettabili (basta infatti pensare alle posizioni di coloro che stanno dietro ai ribelli ndr).
  Sul Figaro un articolo descrive le questioni sollevate dall'acquisto, da parte di un gruppo di ebrei religiosi, di un alloggio a Hebron (dove gli ebrei vissero da sempre fino all'eccidio perpetrato dagli arabi nel 1929). La polemica è giunta a dividere il governo israeliano. Intanto secondo Vanguardia Netanyahu avrebbe promesso ad Obama di non attaccare l'Iran prima delle prossime elezioni americane (ed ancora una volta, come si fanno a conoscere certe segrete notizie? ndr)
  Il Sole 24 Ore pubblica una lettera di Bruno Vespa che appare critico sull'attentato di via Rasella, ad una settimana dagli articoli apparsi in occasione della morte di Bentivegna.
  In Francia l'Unione degli Studenti Ebrei di Francia denuncia le parole dei candidati all'Eliseo dei Verdi e di Lotta Operaia cha hanno paragonato Gaza ad un campo di concentramento a cielo aperto; scrivono gli studenti, nella loro denuncia, che non si deve esagerare nella difesa dei palestinesi (ma bisogna anche far conoscere certe verità troppo spesso nascoste in Occidente, come le condizioni di vita dei capi di Hamas, tra negozi pieni di ogni ben di D.o ed alberghi a 5 stelle, certo non presenti nei campi ndr).

(Notiziario Ucei, 11 aprile 2012)

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Il Titanic, Pesach e il Brit Milah

di Rossella Tercatin

Esattamente cento anni fa, il Titanic, l'inaffondabile, navigava in mezzo all'oceano Atlantico, per il suo primo (e ancora non si sapeva, ma ultimo) viaggio da Southampton a New York.
  A ricordarcelo sono programmi televisivi, articoli di giornale, il colossal di James Cameron con Leonardo di Caprio e Kate Winslet che 15 anni dopo è tornato al cinema in versione 3D. A ricordarmelo, durante questi giorni di Pesach, è stato anche il discorso del rav Avraham Hazan in occasione del secondo giorno di Moed. Il rav è partito dal fatto che la cerimonia del Brit Milah è, insieme al Seder di Pesach, l'unico momento in cui è previsto l'arrivo di Eliyahu HaNavì, il profeta Elia, e ha raccontato una storia che del significato di questa mitzvah è intrisa. Una storia originariamente pubblicata sul libro "In Titanic: Women and Children First" (Sul Titanic: prima donne e bambini) di Judith B. Geller.
  Il Titanic lasciò il porto di Southampton il 10 aprile 1912, il giorno dopo la fine di Pesach 5762. A bordo, in terza classe, anche Leah Aks, 18 anni e il suo bimbo di dieci mesi Philip. Nata in Polonia, Leah partiva per raggiungere il marito Sam negli Stati Uniti. Quando in quella terribile notte del 14 aprile i membri dell'equipaggio aprirono finalmente i cancelli della terza classe per far passare donne e bambini, Leah e Filly riuscirono a raggiungere il ponte per cercare salvezza sulle scialuppe. Ma mentre stavano per imbarcarsi, un uomo, impazzito, strappò il bambino dalle braccia della madre, e urlando "Ora ti faccio vedere che significa prima donne e bambini", gettò il piccolo fuoribordo. Leah, distrutta, fu spinta su una scialuppa. Alcune ore dopo, la nave Carpathia, arrivò a raccogliere i sopravvissuti. Passarono due giorni. Leah stava facendo un giro sul ponte dove un'altra passeggera l'aveva convinta a salire per prendere un po' d'aria, quando sentì il pianto di un bambino. Suo figlio. Senza che lei lo sapesse infatti, Filly era caduto su una scialuppa, direttamente fra le braccia di una donna italiana, Argene Del Carlo, sposata da pochi mesi e incinta. Al marito non era stato permesso seguirla e Argene si convinse che quel bambino le fosse stato mandato per compensarla della perdita del marito e perché il piccolo che portava in grembo avesse un fratellino. Quando Leah reclamò suo figlio, la donna rifiutò di restituirglielo e il caso finì davanti al Capitano della nave che si trovò, come Salomone, a dover decidere chi fosse la vera madre. Ma Filly era circonciso, come solo un bambino ebreo poteva essere: così fu restituito a Leah, che poté ricostituire la sua famiglia. Nove mesi più tardi, al piccolo nacque una sorellina, che i genitori decisero di chiamare Sara Carpathia in onore della nave della salvezza. Ma all'ospedale le infermiere si confusero e registrarono la bambina come Sara Titanic Aks.
  A bordo del Titanic c'erano 2207 passeggeri e 1178 posti sulle scialuppe di salvataggio. Molte di esse però si riempirono solo a metà, e così i superstiti furono solo 705. A perire nel naufragio furono anche molti personaggi illustri. Tra questi Isidor Straus, comproprietario del famoso grande magazzino Macy's e fidato consigliere del presidente americano Grover Cleveland. Isidor e la moglie erano amati e rispettati nella comunità ebraica newyorkese per le loro opere filantropiche a favore di tutte le istituzioni cittadine, e per l'aiuto che offrivano agli immigrati che giungevano in America dall'Europa dell'Est per adattarsi alla nuova vita.
  "La loro vita fu bella, e la loro morte gloriosa" recita la targa che i dipendenti di Macy's dedicarono loro.

(Notiziario Ucei, 11 aprile 2012)

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Israele - Staminali. Tumori come malattie croniche

Se i tumori sono difficili da eliminare, allora perche' non controllarli come una qualsiasi malattia cronica? E' quello che stanno cercando un gruppo di ricercatori del Technion-Israel Institute of Technology e del Rambam Medical Center di Haifa in una ricerca pubblicata su Stem Cells e riportata dall'Osservatorio Malattie Rare. I ricercatori hanno in pratica scoperto un nuovo modello di crescita e proliferazione delle cellule tumorali che facilitera' la messa a punto di farmaci mirati e il processo di autorinnovamento. Gli scienziati hanno infatti dimostrato che le cellule tumorali crescono e proliferano con maggior incisivita' quando sono esposte a cellule umane, rispetto ai modelli animali sulle quali sono sempre state studiate. Al fine di simulare l'ambiente di tumore umano piu' vicino possibile, il gruppo di ricerca ha sviluppato un teratoma una neoformazione complessa (un tumore quindi costituito da cellule e tessuti di derivazione embrionale ancora in possesso della capacita' di differenziazione delle cellule staminali umane.
Il teratoma cellulare umano costituisce di fatto una nuova piattaforma di cellule umane sane per monitorare il comportamento e la proliferazione di cellule tumorali umane. Per questo studio, il team ha utilizzato delle cellule di carcinoma ovarico di una donna caucasica, dentro alle quali ha iniettato cellule staminali umane di derivazione ambientale. 'Abbiamo notato molto presto, piuttosto sorprendentemente, che le cellule tumorali umane crescono di piu' nell'ambiente teratoma rispetto a qualsiasi altro ambiente', ha spiegato Skorecki, direttore del Rambam Medical Center e co-autore dello studio. Grazie a questo metodo gli scienziati sono riusciti ad isolare sei diversi tipi di cellule auto-rinnovantesi, distinguendole su base comportamentale (quanto velocemente crescono, quanto sono aggressive, quando differenziate) e sulla base del loro profilo molecolare. Fino ad ora non era mai stato notato che un tumore potesse avere una tale quantita' di cellule diverse, con diverse proprieta' di crescita. Uno degli autori ha spiegato che la crescita delle sottopopolazioni di cellule tumorali puo' essere spiegato dalla loro vicinanze alle cellule umane. I ricercatori hanno clonato e ampliato le sei distinte popolazioni cellulari e le hanno iniettate nei teratomi di cellule staminali umane.

(salute.aduc.it, 10 aprile 2012)

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Ministro dell'Autorità Palestinese: "Metà dei palestinesi sono egiziani"

"Ogni palestinese è in grado dimostrare le sue radici. Ha antenati che provengono da Arabia Saudita, Yemen, Egitto e altri paesi arabi", ha detto il ministro dell'Interno palestinese e ministro della Sicurezza Nazionale, Fathi Hammad in un'arrabbiata intervista al canale televisivo Al-Hekma. Nel suo discorso il ministro palestinese ha criticato il comportamento dei fratelli arabi e in modo particolare gli egiziani, che hanno lasciato soffrire il popolo palestinese nella Striscia di Gaza. "Come avete potuto piantarci in asso e non venderci più la benzina? Eppure siamo vostri fratelli. Perché ci fate questo?" Hammad poi continua: "Metà della mia famiglia sono egiziani e trenta grandi famiglie a Gaza portano il nome di El Masri, che significa egiziano". Secondo Hammad il 50 per cento dei palestinesi sono egiziani e il resto arabi sauditi o di altri paesi.
Come Hammad sempre più politici palestinesi si contraddicono circa l'origine e la storia etnica dei palestinesi. L'affermazione che i palestinesi sono un popolo etnico non viene presa sul serio nemmeno dai palestinesi, e sempre più spesso le cose sono presentate come ha fatto Fathi Hammad nella sua intervista televisiva. "I palestinesi egiziani sono immigrati in Palestina da città come Alessandria, Il Cairo, Dumietta Asuwan. Siamo egiziani, arabi e musulmani. Noi palestinesi siamo parte del vostro popolo", ha detto Hammad al presentatore televisivo egiziano. "Allah sia benedetto".
Coloro che vivono in Israele e parlano con le famiglie palestinesi vengono informati sulle radici di famiglia che si trovano nei paesi arabi circostanti. Quando gli studiosi israeliani affermano che il "popolo palestinese" è un'invenzione dell'ex capo dell'OLP Yasser Arafat, Israele è criticato. Ma in realtà sono i palestinesi stessi a sostenere che si tratta di una distorsione della storia.
Ecco l'intervista a Fathi Hammad.


(israel heute, 10 aprile 2012 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Insulsaggini

di Dario Calimani, anglista

Ho appena difeso Tabucchi dall'accusa di antisemitismo, e ora tocca a Gunther Grass, che non merita difesa visto che per attaccare Israele non si perita di sostenere l'Iran. Ma non sarà Grass a renderci disonesti, e persino con uno come lui sarebbe bello frenare certi eccessi di emotività. La sua posizione, per quanto fastidiosa, è politicamente legittima, al pari di qualsiasi altra posizione contraria. Ciò che non è legittimo è che un intellettuale tedesco, che per anni ha nascosto il suo passato di giovane nazista, dispensi verità moralistiche sulle 'riparazioni' tedesche a Israele, dopo che il paese della cui cultura egli è alto - se pur discusso - rappresentante ha depredato i beni degli ebrei prima di diligentemente massacrarli. Una riparazione materiale (e parziale) dunque, non una riparazione morale. E tuttavia non si può impedire a Grass di dire la sua su Israele, anche se si vorrebbe che lo facesse con un po' di coscienza della storia e delle responsabilità morali. Ma riconosca, Grass, che le conseguenze di una catastrofe come la Shoah si protraggono purtroppo ben oltre i suoi confini storici. E riconosca anche che l'Occidente, Germania compresa, ha spesso usato Israele come baluardo a garanzia del proprio equilibrio politico. Dunque, o Gunther Grass è ingenuo o è in mala fede, contagiato dal virus del pregiudizio. E tuttavia non si possono contestare le sue critiche dichiarandolo semplicemente antisemita. La sua invettiva è impoetica, in cerca di una pubblica scena, il suo stile da vate profetico è esaltazione narcisistica, ma l'accusa di antisemitismo che gli si fa è una brutta forzatura, ed è indice della pigrizia mentale di chi, invece di smontare con equilibrate verità la sua denuncia delirante, ricorre alla delegittimazione personale, come se bastasse zittirlo con l'accusa di antisemitismo per veder riconosciuta la giustezza delle proprie idee. Quando poi Israele lo dichiara ospite sgradito non solo non lo rende meno fazioso, ma dà a se stesso l'immagine incongrua di un regime autoritario. In conclusione, uno come Grass spinge a usare la pancia, e invece si dovrebbero smontare le sue insulsaggini con la verità ragionata.

(Notiziario Ucei, 10 aprile 2012)


Ma se quelle di Günter Grass sono insulsaggini, perché prenderle in così seria considerazione e chiedersi preoccupati se per caso qualcuno ha esagerato chiamandolo antisemita? "E tuttavia non si può impedire a Grass di dire la sua su Israele". Ma chi glielo ha impedito? La libertà di dire sciocchezze è garantita da ogni costituzione democratica, e anche agli imbecilli hanno diritto di essere rappresentanti in Parlamento. Ma si spera che sia garantita anche la libertà di dire che certe insulsaggini possono contenere un mortifero veleno. E di far notare che una "denuncia delirante" non si lascia smontare da "equilibrate verità"; e che alle "insulsaggini" è vano tentare di rispondere con una "verità ragionata", perché chi è capace di dire certe insulsaggini ha dimostrato con questo di essere incapace di capire che sono tali. Non servono parole, ma fatti. Netanyahu ha scelto la via dei fatti. Non è molto nobile dirigere le proprie osservazioni critiche su chi ha il diritto e il dovere di prendere decisioni responsabili in una situazione perennemente esplosiva. Può essere invece segno di prigrizia mentale unirsi al coro di quelli parlano subito di regime autoritario. E può essere segno di diserzione intellettuale il permettere, come accade ripetutamente senza sollevare obiezioni ragionate, che si parli di "diritti calpestati" quando il governo israeliano approva la costruzione di case per ebrei nella capitale dello Stato d'Israele. M.C.

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Germania - La Spd non vuole più Grass ai suoi comizi

Dopo la poesia sull'arsenale atomico di Israele

BERLINO, 10 apr. - La polemica innescata dalla poesia di Guenter Grass sull'arsenale atomico israeliano non accenna a placarsi. Vari dirigenti del partito socialdemocratico tedesco hanno definitivamente rotto i rapporti con Grass e chiesto alla scrittore di non partecipare più ai comizi e alle iniziative elettorali del partito. Grande protagonista della stagione della ost-politick, quando sostenne Willy Brandt fino alla conquista del cancellierato, Grass è sempre stato un compagno di strada della Spd e anche negli ultimi tempi (nostante gli 84 anni) continuava ad apparire spesso alle iniziative politiche del partito.
Parlando a Die Welt il capogruppo della Spd Christian Lange ha detto esplicitamente che Grass "Non è più gradito... La sua partecipazione alle nostre iniziative è fuori questione". Ancora più duro un altro dirigente, Reinhold Robbe: "non voglio più vedere Grass in una campagna della Spd, per molti nostri militanti la sua presenza sarebbe una provacazione".
Più sfumata la posizione dell'ex capogruppo parlamentare della Spd Wolfgang Thierse che ha scritto che "il partito può anche criticare la posizione di Grass ma non dovrebbe gettare discredito sulla sua persona".

(TMNews, 10 aprile 2012)

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Centinaia di persone ai Sedarim di Chabad

Highslide JS
Come ogni anno, il movimento Chabad Italia ha organizzato il Seder di Pesach nelle principali città della penisola; inoltre, si è organizzato in modo da poter offrire il proprio aiuto per le necessità legate alla festività ebraica, ovunque ce ne fosse bisogno.
Rav Tzemach Mizrachi di Milano, come sempre ha provveduto alla spedizione di decine di pacchi, inviati a studenti e famiglie sparsi in tutta Italia (nella foto), affinché potessero organizzare il Seder; a Roma, rav Menachem Lazar, a sua volta, è riuscito a aggiungere altre alimenti kasher lePesach e ha inviato pacchi in altre località ancora.
I turisti e i residenti dei luoghi nei quali non si è svolto il Seder di Pesach, hanno avuto la possibilità di recarsi nella Comunità ebraica più vicina o presso una famiglia.
A Roma, sotto la direzione di Rav Menachem Lazar e di sua moglie Rivkie si è svolto un Seder a cui hanno partecipato numerosissimi invitati (nella foto), che hanno potuto ascoltare l'Haggadà in inglese e in ebraico; sempre a Roma, la prima sera di Pesach, Rav Shalom Hazan e sua moglie Chani hanno diretto per un gruppo di studenti un Seder in lingua inglese, mentre la seconda sera in italiano.
A Milano, l'Hotel Marriott ha ospitato un Seder guidato da rav Igal Hazan e da rav Levi Hazan, mentre rav Tzemach Mizrachi lo ha diretto in lingua ebraica.
A Venezia, Rav Rami Banin e sua moglie Shachar hanno diretto, come di consuetudine, il Seder della città lagunare; in concomitanza a questo, rav Banin ha preparato un Seder per un gruppo di israeliani che si trovava nelle Alpi.
A Firenze la direzione del Seder è spettata a Rav Eli Borenstein.

(Chabad.Italia, 10 aprile 2012)

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Quella questione relativamente irrilevante

di Guy Bechor

In un tentativo quasi disperato di contrastare il nuovo trend della storia, soggetti anti-israeliani hanno cercato recentemente di imprimere una svolta e riportare la questione palestinese al centro della scena attraverso quella che viene definita la "Giornata della terra". Ma hanno fallito.
  Per decenni i regimi arabi si sono occupati artificialmente di Israele e palestinesi al solo scopo di nascondere ciò che avveniva nei loro stessi paesi, e sviare verso l'esterno l'attenzione delle masse arabe. Ma oggi di questo non c'è più bisogno dal momento che i veri problemi del mondo arabo sono emersi con grande forza. E così i palestinesi, da questione importante, forse la più importante, si sono ritrovati sospinti in fondo alla lista delle priorità, e la loro "Giornata della terra" non ha ricevuto praticamente nessuna vera attenzione né dal mondo arabo, né da quello occidentale. Oggi che il Medio Oriente islamico si va disintegrando fra religioni, gruppi etnici, minoranze e regioni separate, oggi che il massacro in Siria non fa che intensificarsi (col numero delle vittime che già si avvicina a diecimila), oggi che le milizie in Libia si ammazzano fra loro, lo Yemen si sta sgretolando e l'Egitto si dibatte in grossissimi guai, oggi si scopre che la questione palestinese, relativamente parlando, è la più stabile del Medio Oriente. A dire la verità, lo è sempre stata. Ma, per loro bassi interessi privati, vari soggetti distorcevano la situazione.
  I palestinesi sono incappati in un'ulteriore grave calamità: l'opinione pubblica israeliana ha perso interesse nella questione. Per decenni la sinistra israeliana aveva fatto dei palestinesi la questione discriminante. Poi, tutto a un tratto, ha scoperto che Israele era andato avanti e che la questione palestinese non è più all'ordine del giorno. Quando anche la sinistra ha capito che i palestinesi, come la Siria di Assad, non erano interessati a veri negoziati e a una vera pace, ha sostituito la questione palestinese con il nuovo tema della questione sociale e con le tende di protesta contro il caro-vita.
  Giacché per anni quelli dietro alle mosse palestinesi erano quasi sempre intellettuali israeliani o ebrei, una volta che questi si sono dedicati ad altri argomenti non c'era più nessuno che potesse fare il lavoro per i palestinesi. Poi il ricatto Shalit ha bruciato ogni residuo coinvolgimento nella questione palestinese. E i razzi dalla striscia di Gaza non hanno cambiato le cose, né lo possono fare le denunce del "blocco" di Gaza dal momento che il blocco non c'è: Gaza di fatto si sviluppa, essendo collegata all'Egitto anche se non a Ramallah.
  In cima a tutto questo è sorto un dubbio internazionale: la questione palestinese giustificava tutta quella enorme attenzione per tutti questi anni? Quando un candidato alla presidenza degli Stati Uniti afferma senza mezzi termini che non è mai realmente esistita una cosa definibile "popolo palestinese", molte cose che apparivano assodate e assolute non sembrano più tali.
  Anziché blandire i politici occidentali, la bicefala dirigenza palestinese ha scelto di arroccarsi in passi unilaterali destinati al fallimento, come il tentativo di forzare una nuova realtà non attraverso negoziati, compromessi e accordi, ma attraverso le Nazioni Unite. Come risultato, l'Autorità Palestinese ha perso gran parte della sua credibilità in Occidente, mentre il suo imbarazzante corteggiamento di Hamas, riconosciuto gruppo terrorista, non le ha procurato molto nuovo credito.
  Non basta. I palestinesi sono rimasti sbigottiti anche nello scoprire che, nonostante la cosiddetta "primavera araba", i regimi arabi non sono granché cambiati dai precedenti, per quanto riguarda le questioni che li riguardano. La "Giornata della terra" ha dimostrato che i regimi di Libano, Siria, Giordania ed Egitto, così come Hezbollah, non sono propensi a mettersi nei guai con Israele per via dei palestinesi. E sopra a tutto questo ci sono le divisioni interne tra palestinesi, che non si riescono a sanare.
  Ma è emerso anche un altro fatto, nella "Giornata della terra": e cioè che anche i regimi dell'Autorità Palestinese e di Hamas non sono interessati a una ennesima, grande vampata, per timore che possa estendersi contro dirigenze impopolari e che alla fine possano farne loro le spese. E poi Israele è troppo forte e ha troppa esperienza in questo genere di crisi.
  Tutti questi sviluppi richiederebbero che i palestinesi - sia i loro regimi che le loro società - si impegnassero in un'opera di riflessione e autoanalisi. Ma questa capacità di riflessione e auto-correzione sembra caratterizzare la società israeliana più che la società palestinese. Sicché, come avviene da decenni, il pubblico palestinese continuerà a seguire i suoi leader che lo conducono di fallimento in fallimento, una generazione dopo l'altra.

(YnetNews, 6 aprile 2012 - da israele.net)

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Israele doterà con sistemi antimissile le sue piattaforme petrolifere nel Mediterraneo

L'esercito israeliano sta vagliando la possibilità di collocare dei missili intercettori nelle piattaforme petrolifere che le compagnie israeliane costruiranno nel Mediterraneo orientale nei prossimi anni, scrive il giornale Jerusalem Post.
Israele teme che Hezbollah cerchi di attaccare le piattaforme con missili anti-nave o con navi cariche di esplosivi. In particolare, scrive il giornale, preoccupa Israele il recente acquisto della Siria di missili russi anti-nave Yakhont, con una gittata di circa 300 km, che possono essere girati ad Hezbollah per compiere attacchi contro le piattaforme israeliane.
La marina israeliana ha anche aumentato i pattugliamenti nel Mediterraneo impiegando tra l'altro i droni.

(La Voce della Russia, 10 aprile 2012)

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Pesach 5772 - Un Seder per onorare la libertà di tutti

di Rossella Tercatin

Highslide JS
"In ogni generazione, ciascuno ha il dovere di considerare di essere uscito dall'Egitto egli stesso" si legge nell'Haggadah di Pesach, al termine del Magghid, il momento del Seder specificamente dedicato alla narrazione dell'uscita dall'Egitto. Un'esortazione all'immedesimazione con coloro che migliaia di anni fa scamparono alla schiavitù e all'annientamento, immedesimazione che lungo i secoli è stata tristemente facilitata dal rinnovarsi delle persecuzioni nei confronti del popolo ebraico.
Ma quando il sole è tramontato venerdì sera, qualcuno in Israele non ha avuto bisogno di un grande sforzo per identificarsi con chi per miracolo sfuggì all'oppressione della terra solcata dal fiume Nilo: i partecipanti a un Seder davvero speciale, centinaia di lavoratori immigrati dall'Africa tra mille pericoli, i quali per una sera hanno abbandonato i loro mestieri, spesso i più umili, lavapiatti, spazzini, collaboratori domestici, per sedersi a tavola e farsi servire, come dei principi.
Dopo aver mangiato la sua porzione di matzah, Henok Brohane, ventiseienne eritreo, ha raccontato al The Jewish Forward di sentirsi proprio come un ebreo di allora, arrivato laggiù solo una settimana prima di Pesach, dopo aver attraversato il confine dall'Egitto, correndo per evitare gli spari delle guardie egiziane che tentavano di colpire lui e i suoi compagni, nonché di essere catturato e tenuto in ostaggio dai trafficanti di uomini tra sofferenze indicibili, come è accaduto a tanti disperati prima di lui. "Anche noi, come gli ebrei guidati da Mosè, abbiamo pregato D. di trarci in salvo dal deserto" - ha spiegato Brohane "E quando siamo arrivati in Israele, i soldati ci hanno dato cibo, scarpe e ci hanno portati in ospedale per controllare che fosse tutto a posto".
Un sentimento di vicinanza con la storia dell'Esodo è raccontato anche da Abdu Alle, ventottenne sudanese "È importante ricordare questa storia, perché narra di persone proprio come noi". Dal 2005 sono entrati illegalmente nello Stato ebraico circa 50 mila africani, provenienti soprattutto da Sudan e Eritrea. Quasi tutti hanno presentato domanda per lo status di rifugiati politici. Un problema molto complesso per Israele che, se da un lato fatica a concederlo (nel 2010 per esempio sono state accolte solo sei delle 3366 richiesteesaminate), dall'altro permette de facto agli immigrati di rimanere, di lavorare, di ricevere assistenza sanitaria, di cui persone che spesso arrivano in fin di vita dopo le violenze subite dai trafficanti di uomini, hanno disperatamente bisogno."Che si possa essere liberi in una maniera da onorare la libertà di tutti" è stato l'augurio formulato dal rabbino capo del Commonwealth lord Jonathan Sacks alla vigilia di Pesach. Un messaggio che iniziative come quella del Lewinsky Park di Tel Aviv portano avanti nella maniera più concreta.

(Notiziario Ucei, 9 aprile 2012)

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Hamas: "Rapite soldati d'Israele da scambiare con prigionieri palestinesi"

L'appello del movimento islamico affinche si formi una commissione per programmare i sequestri.

GAZA - "Rapite soldati israeliani per poi scambiarli con i palestinesi detenuti in carceri in Israele". L'appello arriva dal movimento islamico di Hamas ai gruppi militanti palestinesi affinché formino una commissione congiunta per programmare i sequestri. Tutte le milizie devono aderire a questa "commissione di resistenza", ha detto Ahmed Bahar, leader del gruppo islamico che attualemente amministra la Striscia di Gaza.
Incontrando i giornalisti, il leader islamico ha quindi espresso solidarietà con i prigionieri nelle carceri israeliani e ha detto che rapire soldati israeliani "obbligherà l'occuoante (Israele) a rilasciare i nostri prigionieri". Bahar ha quindi chiesto alla sicurezza dell'Anp (l'Autorità nazionale palestinese) che governa la Cisgiordania di smetterla di rilasciare soldati e civili israeliani con la scusa che si trovavano in terra palestinese per errore.

(la Repubblica, 9 aprile 2012)

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Monti: il trattato Egitto-Israele deve rimanere un pilastro

Il Professore al Cairo incontra il premier Kamal el Ganzuri

IL CAIRO, 9 apr - Il trattato di pace con Israele ''deve rimanere un pilastro'' per ''la difficile costruzione di un Medio Oriente pacifico: e' una grande priorita' che quel trattato di pace sia tenuto come punto fermo''. E' quanto ha sottolineato il premier Mario Monti al termine dell'incontro oggi al Cairo con l'omologo egiziano Kamal El Ganzuri. Da parte sua, il premier egiziano ha assicurato che e' intenzione del suo Paese rispettare tutti gli impegni internazionali assunti.

(ANSA, 9 aprile 2012)

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Ricercatori israeliani creano un vaccino contro il cancro

  
Ricercatori dell'Università di Tel Aviv hanno creato un vaccino che aiuta l'organismo umano ad individuare ed eliminare le cellule cangerogene. I test preliminari del preparato, denominato "Immunicina", hanno dimostrato che il nuovo farmaco è capace di rafforzare il sistema immunitario dell'uomo e di aiutare a combattere la malattia.
Normalmente le cellule cancerogene non riconosciute dal sistema immunitario come una minaccia, ed il preparato "Immunicina" insegna all'organismo proprio come reagire alla formazione di dette cellule.
Secondo i ricercatori, il preparato può diventare un mezzo efficace di lotta alle forme di cancro così diffuse come le neoplasie della mammella e il carcinoma della prostata.
Se i test saranno terminati con successo, il vaccino apparirà sul mercato entro 6 anni.

(La Voce della Russia, 9 aprile 2012)

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Monti, a Israele 30 velivoli Alenia

'Ho assicurato a Netanyahu che saranno presto formalizzati dettagli'

CESAREA, 8 apr - Mario Monti ha confermato al premier israeliano Benyamin Netanyahu ''l'intenzione del governo di finalizzare al più presto i dettagli'' del contratto Alenia-Aermacchi sulla fornitura ad Israele di 30 velivoli M346 da addestramento. Durante la sua missione in Israele, Monti ha spiegato che tale cooperazione in ambito cosi' sensibile consentira' ''un salto di qualita''' nei rapporti tra i due Paesi gia' ''eccellenti''.

(ANSA, 8 aprile 2012)

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Israele mette al bando Günter Grass

Il ministro dell'Interno, Eli Yishai, ha dichiarato lo scrittore tedesco "persona non gradita" in Israele. Con la poesia "Ciò che va detto", il Nobel tedesco aveva accusato lo Stato ebraico di voler colpire l'Iran con un'atomica.

TEL AVIV - Israele ha deciso di vietare l'ingresso nel Paese a Günter Grass, dopo la pubblicazione della poesia "Cio' che va detto", in cui il Nobel tedesco, 84 anni, accusa lo Stato ebraico di voler colpire con un'atomica l'Iran. Il ministro dell'Interno, Eli Yishai, ha dichiarato lo scrittore tedesco "persona non gradita" in Israele.
Anche il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, ha pesantemente criticato la poesia, definendola un'espressione "dell'egoismo dei cosiddetti intellettuali occidentali, che sono pronti a sacrificare il popolo ebraico sull'altare di un folle antisemitismo per la seconda volta, solo per vendere qualche libro in piu' e guadagnarsi riconoscimento".
Lieberman -che, secondo 'Haaretz', ha sferrato il duro attacco durante l'incontro con il premier Mario Monti - ha aggiunto che la leadership europea dovrebbe condannare dichiarazioni che possono aizzare sentimenti anti-semiti nell'opinione pubblica: "Abbiamo visto nel passato come piccoli semi di antisemitismo possano trasformarsi in un enorme falo' che ferisce tutta l'umanita'".
In un articolo sul domenicale 'Bild am Sonntag' il ministro degli Esteri, Guido Westerwelle, ha definito "poco intelligente e assurdo mettere sullo stesso piano morale Israele e l'Iran".

(RaiNews24, 8 aprile 2012)

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Il mostro di Tolosa e i nazi dell'Illinois

di Luca Pautasso

Il più grande nemico del popolo ebraico, oggi, è l'incomprensibile miopia nel non voler riconoscere quelle che sono le vere minacce, né dar loro il proprio nome. Una miopia eredità dell'opinione pubblica benpensante, sempre più pronta a voltare le spalle o tapparsi gli occhi di fronte alla realtà, quando questa risulta particolarmente sconveniente.
  Lo abbiamo visto in occasione della strage di Tolosa, quando il mostro massacratore di bambini ha trovato spazio in tutta la sua ferocia sulle prime pagine dei giornali solo fintantoché si pensava appartenesse a qualche frangia dell'estrema destra neonazista. Scomparendo poi, con gran copia di imbarazzo, quando si è rivelato essere invece "soltanto" un terrorista islamico deciso a contribuire in prima persona per cancellare il popolo d'Israele dalla faccia della terra. Lo si era visto anche pochi giorni prima nel peloso politically correct del New York Times, felice di accogliere a tutta pagina la campagna di un'associazione anticattolica contro l'oscurantismo e la misoginia della Chiesa di Roma, ma meschino nel respingere al mittente la medesima campagna rivolta da un'altra associazione contro lo stesso oscurantismo e la stessa misoginia predicati però dall'Islam.
  I ridicoli "nazisti dell'Illinois" caricaturalmente sbeffeggiati da John Belushi in "The Blues Brothers" non costituiscono una minaccia per stato di Israele. Né lo sono tutti quei movimentucoli che si ritengono più seri e credibili soltanto perché non calzano brache alla zuava e camicie color kaki. Peccato però non si possa dire lo stesso per i manifesti di "partiti politici" come Hezbollah e Hamas, democraticamente eletti e sostenuti dalla popolazione del Libano meridionale e dai palestinesi, e per tanto riveriti e omaggiati dalla comunità internazionale nel loro ruolo di "preziosi interlocutori politici". Nessun politico che non fosse così pazzo da voler distruggere in un solo momento la propria carriera sgomiterebbe mai per sedere allo stesso tavolo con gli ignoti redattori di "Holy War", il sito web antisemita salito agli onori delle cronache per la pubblicazione di vere e proprie liste di proscrizione con i nomi di importanti esponenti della società di fede ebraica. Eppure quasi nessuno si fa problemi a dialogare con chi considera l'uccidere un ebreo un gesto meritevole del paradiso.
  I gruppi e gruppuscoli che ancora si ispirano all'iconografia nazifascista sono per lo più espressione di un disagio giovanile che si esprime nella ricerca di un "branco" dall'aria forte e spavalda nel quale immergersi e sentirsi meno sperduti. La svastica o il saluto romano diventano il surrogato di quell'autostima che la disoccupazione seguita alla bassa scolarizzazione e alla mancanza di prospettive hanno poco alla volte schiacciato e ridotto in polvere. Talmente deboli nel numero e nelle idee da non riuscire spesso nemmeno a sopravvivere se non mescolandosi a qualche falange ultras. Spesso predicano e diffondono l'ideologia della violenza, è vero. La mettono anche in pratica, nella verbalità degli slogan o nelle risse tra fazioni opposte. Ma ritenere che siano loro la minaccia principale al diritto di esistere di Israele, o peggio ancora al diritto di professare liberamente la propria religione, è anacronistico.
  Fa riflettere amaramente come anche per l'Unione dei Giovani Ebrei Italiani, in una classifica della pericolosità dei gruppi e dei movimenti che predicano e praticano l'odio antiebraico, i "nazisti dell'Illinois" siano sempre in prima fila. E solo molto dopo compaiano invece l'integralista islamico arrestato a Milano perché accusato di progettare un sanguinoso attentato contro la sinagoga cittadina. O ancora i siti web dell'antagonismo complottista di ultrasinistra, che ieri parlavano di complotto mondiale ebraico e addossavano agli agenti del Mossad l'attentato alle Torri Gemelle, e oggi additano la "cricca" dei ricchi banchieri e finanzieri ebrei come responsabili della crisi economica e della disoccupazione.
  Il vero nemico, oggi, al "Sieg Heil" preferisce "Allah-u-Akhbar". Ma se la paura della realtà contagia anche le giovani generazioni, siamo ben lungi dal poterla guarire.

(l'Opinione, 8 aprile 2012)

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Elan Steinberg morto a 59 anni

L'ex direttore del Congresso ebraico mondiale era malato di cancro

NEW YORK - L'ex direttore esecutivo del Congresso ebraico mondiale Elan Steinberg è morto. Aveva 59 anni ed era affetto da un cancro, ha indicato venerdì la moglie. Alla fine degli anni '90 fu uno dei principali protagonisti dell'accordo con le banche svizzere riguardo ai fondi ebraici in giacenza.
Dopo alcuni anni di polemiche, Elan Steinberg aveva proposto, nel novembre 1997, l'idea di un accordo «definitivo e globale». Il 12 agosto 1998 UBS e Credit Suisse si impegnarono a versare 1,25 miliardi di dollari in cambio della rinuncia a cause collettive contro gli istituti elvetici, come pure contro il governo svizzero e la Banca nazionale.
In merito al rapporto della Commissione Bergier - istituita alla fine del 1996 allo scopo di far piena luce sulla vicenda dei fondi in giacenza e sui legami della Svizzera con il Terzo Reich - Steinberg aveva dichiarato che erano «un atto d'accusa dal punto di vista storico e morale, che consolida la testimonianza delle vittime dell'olocausto e dei loro eredi». E aveva aggiunto: «La Svizzera può comunque essere fiera d'aver avuto il coraggio di esaminare alla lente il suo passato e di trarne una lezione per le generazioni future».
Elan Steinberg è stato membro del Congresso ebraico mondiale (WJC) dal 1978 al 2004. Il WJC, che raggruppa le comunità e le organizzazioni ebraiche, è stato fondato a Ginevra nel 1936. La sede si trova a New York.

(Corriere del Ticino, 8 aprile 2012)

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Israele-Palestina, una pace olimpica

Tecnici di Tel Aviv per gli atleti dei Territori a Londra 2012

di Alessandro Oliva

  
Olimpiadi 2008 a Pechino
Gli antichi greci la chiamavano tregua olimpica. Durante le Olimpiadi in tutta la Grecia la guerra era infatti proibita. E non era permesso attaccare gli atleti nemici che per raggiungere Olimpia attraversavano territori avversi.
A 40 anni dalla strage dei Giochi di Monaco del 1972, Israele e Palestina sono destinate ad avere la loro tregua olimpica. Gli atleti palestinesi dell'Olimpiade di Londra hanno scelto di farsi allenare da tecnici israeliani.

ACCORDO FIRMATO DAVANTI A CIO E ONU - La decisione è stata sancita con l'accordo di Losanna, firmato il 26 gennaio alla presenza del presidente del Comitato internazionale olimpico (Cio) Jacques Rogge e del segretario dell'Onu Ban-Ki Moon, e prova a mettere fine ad anni di conflitti tra i due Paesi.

A PESCANTE IL RUOLO DI MEDIATORE - Mediatore tra Israele e Palestina è stato Mario Pescante, vicepresidente del Cio, che ha commentato: «Si tratta di un accordo storico». E non solo perché tecnici israeliani stanno preparando gli atleti palestinesi. La pace olimpica costituisce infatti una sorta di Road map, che permette ad atleti, dirigenti e materiale sportivo la libera circolazione dai Territori a Israele.

Sogno sfumato per l'organizzazione
del Mondiale 2018
Quella tra i due Paesi è una vera e propria pace olimpica che per la prima volta vede Israele e Palestina tornare a cooperare dopo alcuni tentativi caduti nel vuoto.
Nel 2006 il regista israeliano Eytan Heller aveva provato a spegnere le tensioni nel nome del pallone.
Dopo aver diretto un cortometraggio dal titolo Love sum game, in cui due ragazzi giocano a tennis a Gerusalemme divisi dal muro, Heller aveva inseguito il sogno del Mondiale di calcio del 2018 organizzato congiuntamente dai due Paesi.
La sfida era stata raccolta dall'Organizzazione non governativa OneVoice, che aveva provato a organizzare l'evento storico.

THURAM SOSTENNE IL PROGETTO - Il Mondiale sarebbe stato giocato in sette città: tre israeliane (Tel Aviv, Haifa e Mitzpe Ramon), tre palestinesi (Ramallah, Tulkarem e Gaza) e la finale a Gerusalemme.
Un progetto al quale si era interessato anche Lilian Thuram, ex difensore della nazionale francese, di Parma e Juventus. «L'idea mi è venuta nel 2006, durante il Mondiale in Germania», ha raccontato Heller, «quando mi recai a Ramallah, fu impressionante vedere come dai tetti delle case sventolassero le bandiere di tante nazioni europee, esattamente come in quei giorni accadeva a Tel Aviv, nel quartiere in cui vivo. Era come se due popoli così divisi si ritrovassero uniti dall'amore per il calcio».

FAVOREVOLI ALLE PROPOSTE DI PACE - La proposta non è andata in porto: il Mondiale 2018 se l'è infatti aggiudicato la Russia. Eppure il progetto di Heller piacque a molti.
«La situazione non è facile, israeliani e palestinesi hanno ben altri problemi, ma siamo favorevoli a qualunque proposta vada in direzione della pace», aveva spiegato all'epoca Gil Levanoni, portavoce della Federcalcio israeliana.

Dopo i morti di Monaco Israele boicottata dai Paesi arabi

La pace - per ora sportiva - tra Israele e Palestina è però arrivato qualche anno dopo rispetto al progetto di Heller. E forse può servire anche a dimenticare l'attacco del 5 settembre 1972 quando a Monaco il gruppo terroristico palestinese Settembre nero fece irruzione nel villaggio olimpico uccidendo nove atleti israeliani.
Da quell'episodio le tensioni tra i due Paesi hanno dato vita nel tempo a numerosi boicottaggi. Israele è stato escluso da tutte le competizioni sportive che si sono svolte nei Paesi arabi, a cominciare dal calcio: nel 1974 la nazionale israeliana fu infatti estromessa dalla Confederazione asiatica, sotto la spinta della Lega Araba.

NIENTE NUOTATA PER L'IRANIANO - Il boicottaggio si è esteso a tutti gli sport. Con effetti a volte paradossali. Nel 2008, all'Olimpiade di Pechino, l'iraniano Mahammad Alirezaie non si è tuffato in vasca per disputare la gara dei 100 metri rana, per la presenza dell'israeliano Tom Beeri.
L'Iran infatti non riconosce Israele come Stato legittimo, quindi Alirezaie non ha potuto gareggiare per il semplice fatto che Beeri, in quanto israeliano, non 'esiste'. Il nuotatore iraniano, costretto a obbedire ai diktat del regime, da sempre è uno degli atleti più 'malati' della storia: ogni volta che in una competizione incrocia un atleta israeliano, è costretto a presentare un certificato medico per non scendere in vasca. Non è successo solo a Pechino, ma anche ai Mondiali di nuoto di Roma, nel 2009.

PRIMAVERA, OPPIO DEGLI ARABI - Ma la sua non è l'unica presa di posizione anti Israele. Alla tennista Shahar Peer fu vietato di partecipare al Campionato di Dubai del 2009 perché israeliana. E con le rivolte della Primavera araba, i boicottaggi hanno coinvolto anche Paesi che non si erano mai schierati contro Tel Aviv.
A ottobre, ai Mondiali di scherma a Catania, la spadista tunisina Sarra Besbes è rimasta ferma in pedana contro l'avversaria Noam Mills, subendo cinque stoccate consecutive che le hanno fatto perdere l'incontro.
Dopo la Primavera araba, la giornalista egiziana Mona Elthawy ha spiegato l'estensione dei boicottaggi definendola come «oppio degli arabi»: «Fino a quando abbiamo Israele che ci permette di sentirci vittime, gli orrori che abbiamo perpetrato tra di noi rimarranno irrilevanti».

A LONDRA ANCHE IL SUDAN UNITO - Tuttavia Non è la prima volta che due Paesi cercano la pace attraverso i cinque cerchi. Nel 2008, a Pechino, le due Coree hanno partecipato insieme per la prima volta dopo la guerra che negli Anni 50 le ha divise.
A Londra il Sudan, diviso tra Nord e Sud dal referendum di gennaio 2011, ha scelto di partecipare unito per l'ultima volta, così come accaduto alla nazionale di calcio nell'ultima Coppa d'Africa.
E mentre Israele e Palestina deporranno le armi in nome dello sport, qualcun altro continuerà a portare avanti il suo personale boicottaggio anti-israeliano. Mahmud Ahmadinejad potrebbe costringere gli atleti iraniani a non andare a Londra: a suo avviso, nel logo dei Giochi si troverebbe nascosta la parola «Sion».

(Lettera43, 8 aprile 2012)

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Time and a Half: la video arte israeliana

Connubbio tra comunicazione artistica, tecnologia e impegno sociale

Aperta fino al 27 aprile la mostra TIME AND HALF inaugurata mercoledì 4 aprile 2012 dal MLAC ( Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Sapienza Università di Roma ); la mostra Time and a Half, titolo tratto dal lavoro di Mika Rottenberg (video artista israeliana), è a cura di Doron Rabina, Ben Hagari e Giorgia Calò.
Patrocinata dall'ambasciata d'Israele in Italia, dall'assessorato alle Politiche culturali e centro storico di Roma Capitale in collaborazione con la Ermanno Tedeschi Gallery.
Un Group Show video di dieci artisti israeliani, selezionati tra docenti e laureati della Scuola Hamidrasha of Art, Beit Berl College di Israele, una delle scuole più importanti d' Israele, fondata su una lunga tradizione di arte israeliana, affiancandola alle nuove tendenze sia nazionali che internazionali, con delle attività che abbracciano vari campi delle arti visive: dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al video, dai media digitali e di animazione al cinema.
Gli autori, attraverso la loro ricerca video e cinematografica, danno luogo ad una forma d' arte contemporanea socialmente impegnata, toccando temi di rilevanza universale.

(ontrocampus.it, 8 aprile 2012)

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Ultima fermata Baku. Lo strike israeliano fa scalo in Azerbaigian

di: Niccolò De Scalzi

Nel 2009, Donald Lu - alla guida della missione diplomatica americana a Baku - inviò un cablogramma a Foggy Bottom. Il titolo era "i rapporti riservati tra Israele e Azerbaigian". Il memo, recentemente venuto a galla tra i leaks diffusi dallo scaltro Julian Assange, riportava le parole del Presidente azero llham Aliyev secondo cui le relazioni tra Baku e Gerusalemme erano come un iceberg, il 90% del quale era in sostanza "sommerso".
   Secondo quanto scrive Mark Perry su Foreign Policy, numerose fonti del Pentagono riferiscono la paura e il sospetto americano che la parte "sommersa" delle relazioni odierne tra Baku e Gerusalemme riguardi la cooperazione in ambito di sicurezza militare. Molti ufficiali dell'intelligence sostengono che grazie a questa "special relationship" oggi Israele avrebbe guadagnato l'accesso ad una base aerea azera per scopi non meglio precisati. Qualche analista si spinge oltre: "Israele ha guadagnato una nuova base aerea, questa base si chiama Azerbaigian".
   Gli scenari elaborati sino ad oggi dal Pentagono su un'eventuale escalation militare innescata da uno strike preventivo di Gerusalemme per arrestare l'arricchimento dell'uranio iraniano sono, con la nuova pista azera, carta straccia.
   Se lo strike sulle centrali atomiche degli ayatollah farà scalo a Sitalcay - aeroporto situato a 40 km a nord est di Baku e a circa 30 miglia dai confini con l'Iran - i nuovi scenari di crisi regionale coinvolgerebbero gioco-forza anche il Caucaso. S'innescherebbe così un effetto domino che, oltrepassando i Paesi che si affacciano sul Golfo Persico, coinvolgerebbe nei fragili equilibri regionali anche le aggrovigliate dispute territoriali attorno al Nagorno Karabakh (conteso da Baku all'Armenia) e le dispute energetiche attorno alla Baku-Tbilisi-Ceyhan.
   Senza considerare la Turchia. Ankara, player regionale di un certo peso, non starà certo a guardare l'Israeli Air Force attaccare un alleato (l'Iran), utilizzando un Paese che ritiene parte di quella che il politologo Huntington avrebbe definito senza riserve la propria "civiltà".
   Sino ad oggi le sicurezze americane poggiavano sulla presunta incapacità delle forze aeree israeliane di coprire i 2200 chilometri che separano Gerusalemme dalle centrali nucleari senza effettuare scali o rifornimenti in volo. Mancavano le capabilities per un attacco e Washington ha irritato più di una volta Ehud Barak e Netanyahu che reclamavano il sostegno militare americano. Le capacità di trasportare armamenti efficaci da parte degli F-15 e F-16 israeliani è indirettamente proporzionale alla distanza che dovranno coprire. Di questo al Pentagono sono sempre stati convinti.
   Vi sono illustri pareri contrari in merito, come quelli di Toukan e Cordesman del Center for Strategic and International Studies. Queste tesi mostrano efficacemente come le capacità balistiche israeliane siano efficaci per portare a termine, grazie ai caccia, un piano di contro-proliferazione nucleare che metta in ginocchio gli Ayatollah. Ma la questione non è centrale e al di là delle dispute l'accesso alle basi azere resta cruciale per Israele.
   Le basi aeree potrebbero servire come punti d'appoggio per ricognizioni "search and rescue" nei giorni prima dello strike, come avamposti per l'installazione di postazioni di ascolto elettronico, oppure potrebbero ospitare sofisticati droni da utilizzare per missioni che gli analisti classificano come dirty. Si tratterebbe del sorvolo e della bonifica di ambienti estremi, interdetti all'accesso umano a seguito di possibili incidenti nucleari o eventuali rappresaglie con armi chimiche o biologiche. Uno scenario che in pochi si sentono di escludere.
   Nel 2010 un'esercitazione congiunta tra Romania e Israele simulò uno scenario di possibile attacco alle facilities nucleari iraniane in Grecia. Dopo lo strike dell'aviazione, commando tattici addestrati in precedenza nelle montagne della Transilvania si sarebbero dovuti paracadutare nelle centrali per prenderne il controllo. Esattamente quello che potrebbe avvenire grazie alla base dismessa dai sovietici di Sitalcay, oggi in uso a Baku e in subappalto a Gerusalemme. Ha pochi dubbi Sam Gardiner, ex Generale dell'US Air Force: "that would be the place".
   Nella parte "emersa" delle relazioni tra Baku e Gerusalemme tutti si affrettano a negare la reale natura della partnership. Nel corso di una recente visita a Teheran, il ministro della Difesa azero ha dichiarato: "La Repubblica dell'Azerbaigian, come sempre in passato, non permetterà a nessun Paese di avvantaggiarsi per via di terra, aria o mare contro l'Iran che consideriamo un Paese amico.
   Un analista americano che si occupa da molto tempo di proliferazione nucleare in Medio Oriente ha dichiarato a Foreign Policy: "stiamo controllando quello che fa l'Iran da vicino, ma stiamo controllando anche le mosse di Israele in Azerbaigian e non siamo per niente felici a riguardo".
   Secondo il Military Balance del 2011, l'Azerbaigian disporrebbe di numerose basi dismesse dai sovietici con la caduta dell'URSS, cui oggi Israele avrebbe ottenuto accesso grazie ad una serie di accordi sottotraccia.
   Nel 2006 il Generale israeliano Oded Tira rese pubblica per la prima volta l'opzione azera, lamentando un certo lassismo dell'amministrazione Bush sulla questione del nucleare iraniano. "Da parte nostra - affermava Tira - ci coordineremo con l'Azerbaigian circa l'uso delle basi aeree sul territorio e ci muoveremo per sostenere la minoranza azera in Iran". Il coordinamento di cui parlava Tira, oggi "emersa", significa che un attacco non è certo, ma certamente più probabile.
   Oggi Israele è il secondo consumatore di petrolio azero e gli accordi militari tra i due Paesi permettono a Baku di bypassare l'embargo imposto dall'OSCE a seguito di sei sanguinosi anni di guerra opaca con l'Armenia per il controllo del conteso Nagorko Karabach. Secondo Alexander Mourinson, analista del Tel Aviv Begin-Sadat Center for Strategic Studies, Baku avrebbe compiuto passi importanti in direzione di Gerusalemme.
   L'Azerbaigian ha messo al bando gruppi terroristici riconducibili a Teheran, chiuso moschee e luoghi di culto che predicavano l'odio verso Israele. Gerusalemme avrebbe ringraziato con un accordo per la produzione di 60 droni (cancellando, allo stesso tempo, una analoga commessa militare di 150 miliardi di dollari con Ankara).
   Alla Turchia non resta che guardare. Nel novembre 2011 i sistemi radar di Ankara intercettarono un drone Heron a sud di Adana. Nonostante le richieste di spiegazione di Erdogan, ad oggi non è arrivata alcuna risposta.
   Le relazioni tra Baku e Gerusalemme s'inaugurano nel 1994 e sono insolitamente forti per un Paese musulmano. La Bezeq fornisce reti e griglie telefoniche all'Azerbaigian, la birra Maccabeer e i cellulari prodotti dalla divisione israeliana della Motorola invadono i mercati dell'alleato caucasico. Nel 1996 Ephraim Sneh, all'epoca ministro della Salute israeliano, mette il sigillo con una visita ufficiale sull'inedita alleanza che preoccupa oggi Teheran e Washington e irrita Ankara.
   Dal 1997 al febbraio 2011, Netanyahu, Lieberman, Peres e altre delegazioni della Knesset visitano regolarmente Baku. Avi Lenmi, CEO della Israel's Aeronautics Defense Systems ed ex ufficiale del Mossad, è l'uomo che durante la visita di Peres del 2009 prepara la strada per l'accordo sulla fornitura di droni.
   Nel 2001 anche a Foggy Bottom cominciano ad osservare le mosse israeliane con un certo sospetto. L'israeliana Velbit System contratta con la Tibilisi Aerospace l'aggiornamento della flotta aerea ereditata dai sovietici, i fatiscenti SU-25 Scorpion, aerei da attacco terrestre ravvicinato. La Israel's Elta System fornisce oggi supporto nella costruzione della TecSar, un sistema di riconoscimento satellitare in uso alle forze armate azere, mentre operativi dei servizi israeliani forniscono la scorta estera al Presidente azero.
   Israele derubrica la cooperazione con l'Azerbaigian ad "ordinaria amministrazione", sottolineando che Baku è l'unico Paese musulmano a far sentire benvoluto Israele. Sneh si è spinto oltre: "l'Azerbaigian è un'icona di progresso e modernità nella regione caucasica". I cablogrammi dell'ambasciatore americano a Baku riferiscono che il presidente Alyev sarebbe una sorta di Micheal Corleone caucasico. Segno che lo slancio di entusiasmo di Sneh nasconde altri validi motivi per incensare l'amicizia tra i due Paesi. Motivi perlopiù militari.
   Gli analisti continuano a sostenere che "lanciare un attacco da Israele sarebbe un azzardo troppo grande per Israele". Un'eventuale rappresaglia iraniana, qualora l'attacco israeliano partisse (o facesse scalo) a Baku, coinvolgerebbe inoltre anche l'Azerbaigian nell'escalation militare. Quali vantaggi ci sarebbero per il Paese caucasico?
   E' possibile che la pista azera sia un leaks circa i piani di attacco israeliani che molti sospettano l'amministrazione Obama orchestri ad arte per bruciare l'effetto sorpresa in mano a Gerusalemme. L'unica certezza è che da qualche tempo la leadership militare e politica israeliana osserva un inquietante silenzio circa l'attacco alle centrali. E' successo altre volte, come prima di Osirak.

(Meridiani Relazioni Internazionali, 7 aprile 2012)

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Scritte contro Günter Grass sulla statua a Gottinga

  
GOTTINGA, 7 apr. - Una scritta contro Günter Grass e' apparsa sulla statua che il premio Nobel della letteratura ha regalato all'universita' di Gottinga. "SS! Chiudi il becco Gunni", si legge sulla base del monumento, in una scritta apparsa dopo le forti polemiche provocate da una poesia contro la politica israeliana pubblicata mercoledi' dallo scrittore tedesco. Grass e' stato accusato da piu' parti di atteggiamento antisemita e la scritta, che si rivolge al lui con il diminutivo Günni, si riferisce al fatto che lo scrittore fece brevemente parte delle SS all'eta' di 17 anni. L'autore de "il Tamburo di latta" e' stato molto criticato per la sua poesia "Quello che ho da dire", nella quale accusa Israele di minacciare la pace mondiale. Oggi Grass ha ammesso che avrebbe fatto meglio a criticare il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu, invece di prendersela genericamente con Israele. La scultura, donata un anno fa dallo scrittore, ritrae sette professori che furono cacciati nel 1837 dall'universita' di Gottinga per aver criticato re Ernesto Augusto di Hannover.

(Adnkronos, 7 aprile 2012)

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Tunisia: Salafiti contro cristiani

Secondo quanto riporta il giornale Al Quds (Al Quds è il nome arabo per Gerusalemme) si è venuto a sapere qualche giorno fa che la chiesa cristiano-ortodossa a Tunisi, una delle poche chiese del Paese, ha ricevuto "insulti" e "messaggi minacciosi" dai Salafiti.

di Marco Tosatti

Secondo quanto riporta il giornale Al Quds (Al Quds è il nome arabo per Gerusalemme) si è venuto a sapere qualche giorno fa che la chiesa cristiano-ortodossa a Tunisi, una delle poche chiese del Paese, ha ricevuto "insulti" e "messaggi minacciosi" dai Salafiti. Il reportage afferma che i responsabili della Chiesa "vivono in uno stato di terrore", tanto che l'ambasciatore russo a Tunisi ha chiesto espressamente al ministro degli Interni tunisino di "proteggere la chiesa".
Le aggressioni sono giunte al punto in cui i "Salafiti ha coperto la croce della chiesa con sacchi di plastica della spazzatura, dicendo ai membri della chiesa che non vogliono vedere l'immagine della croce da nessuna parte nello Stato islamico di Tunisia".
La Tunisia ha sempre avuto la fama, fra i Paesi del mondo arabo, di essere uno dei più secolarizzati e liberali. E' stato anche il Paese in cui si è manifestata per prima la cosiddetta "Primavera araba", che però ha portato alla conquista del potere da parte di movimenti radicali islamici in diverse nazioni.

(La Stampa, 7 aprile 2012)

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Nasreen, l'araba che seduce in tv il «nemico» israeliano

È la prima ad aver vinto un talent show di musica ebraica, cantando anche preghiere della tradizione. È diventata una star, ma non mancano le polemiche

di Francesca Bussi

Nasreen Qadri
Eyal Golan è uno dei cantanti israeliani più popolari. Da un anno conduce un talent show, «Eyal Golan ti chiama», sul modello di X Factor. Dura tre mesi, ed Eyal in persona incorona il miglior cantante di musica mizrahit, la musica tradizionale delle comunità ebraiche originarie del Medio Oriente, del Nordafrica e del Caucaso.
Ma la finale di quest'anno, il secondo programma più visto, ha spaccato in due Israele. Perché a essere incoronata sul palco è stata Nasreen Qadri, 25 anni, da Haifa. Araba. Che adesso è diventata una star. «Sono così orgogliosa. È la prima volta che un arabo vince un talent show ebraico», ha dichiarato Nasreen all'Associated Press. «Sono una cittadina araba in uno Stato che vede dissidi quotidiani tra due etnie. Mai avrei immaginato che sarei potuta piacere tanto agli ebrei. Ma in me hanno visto qualcos'altro». Con il suo canto pieno di nostalgia, Nasreen è riuscita a commuovere il pubblico che ha applaudito a più non posso, cantando insieme a lei in ebraico - e in arabo. Molti telespettatori sono rimasti colpiti soprattutto quando la ragazza ha cantato in ebraico chiedendo a Dio di proteggere il popolo di Israele: una canzone scritta in origine per commemorare i soldati israeliani uccisi.
Ma Nasreen, che prima della vittoria in tv cantava ai matrimoni, non ha suscitato solo approvazione.
Le polemiche non si sono fatte aspettare. «Eyal Golan ha scelto il nemico e gli ha fatto vincere lo show» è la critica più ricorrente. Ma c'è anche chi dice che Nasreen ha meritato la vittoria. «Ha cantato le nostre preghiere, e penso che sia stata una bella cosa, perché le ha cantate con sentimento», ha spiegato Eliyahu Haviv, israeliano nato in Iran. «Gli arabi terroristi esistono, ma c'è anche qualcos'altro. Dobbiamo essere come un cuore solo».
La vittoria di Nasreen non ha solo portato alla ribalta la condizione della minoranza araba di Israele: un quinto della popolazione, generalmente più povera e meno acculturata, spesso discriminata. Anche per gli ebrei del Medioriente non è sempre stato facile: quando si sono stabiliti in Israele dopo il 1948 hanno trovato una maggioranza di ebrei europei che considerava la loro cultura inferiore e che li trovava troppo simili ai «nemici arabi». La musica mizrahi, che spazia dai canti liturgici al pop, non era benvista. Anche perché, per le loro origini, gli ebrei mizrahi amano i classici arabi, quelli che Nasreen ha cantato così abilmente durante la finale. Eyal Golan, che sta producendo il primo album di Nasreen, ammette di essere subissato di critiche, ma secondo lui un talento così grande non poteva essere ignorato: «Ci sarà sempre qualcuno che dirà "perché hai scelto un'araba?". Ma io non faccio un programma politico. Alla fine vincono le canzoni, e non arabi o ebrei».

Video

(VanityFair.it, 7 aprile 2012)

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Palestinese giustiziato a Gaza come collaborazionista

GAZA - Tre palestinesi sono stati giustiziati mediante impiccagione in un non meglio precisato "centro di sicurezza" di Gaza citta'. Due per concorso in omicidio; l'altro, un 27enne del quale non sono state rese note le generalita' e che era stato condannato a morte il mese scorso, per "alto tradimento" e "collaborazionismo" con Israele: lo hanno reso noto fonti del ministero dell'Interno di Hamas, il gruppo radicale che controlla la piccola enclave. E' la prima esecuzione di una presunta spia filo-israeliana avvenuta dall'inizio dell'anno nella Striscia di Gaza.
Se sono stati "giustiziati" e non assassinati, si dovrebbe dire qualcosa sul funzionamento di questa "giustizia" di Hamas. Avrebbe dovuto essere la magistratura a comunicare l'avvenimento, non il "ministero dell'interno", come avviene negli stati di polizia. Ma dire che Hamas è uno stato di polizia è fargli un complimento.


(AGI, 7 aprile 2012)

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L'Iran si complimenta con Günter Grass per la sua poesia

  
TEHERAN, 7 apr. - A tre giorni dalla pubblicazione sul quotidiano bavarese 'Süddeutsche Zeitung' di 'Cio' che va dettto', controversa poesia di Günter Grass contro Israele in cui si sollecita la Germania a non fornire piu' allo Stato ebraico sommergibili che potrebbe impiegare per un "attacco preventivo" all'Iran, il regime degli ayatollah si e' complimentato ufficialmente con l'84enne vincitore del premio Nobel per la Letteratura 1999. In una lettera indirizzata "all'esimio autore dottor Günter Grass", il vice ministro della Cultura iraniano Javadi Shamaqdari scrive:
"Ho letto il suo lavoro letterario dall'alta responsabilita' umana e storica, e trovo che esso metta magnificamente sull'avviso. Dire la verita' in questa maniera puo' risvegliare la coscienza silenziosa e dormiente dell'Occidente. Gli scrittori sono in grado d'impedire per proprio conto le tragedie umane, in un modo che e' impossibile per gli eserciti",
sottolinea Shamaqdari. L'iniziativa dello scrittore tedesco e' stata duramente contestata: l'interessato ha replicato denunciando l'incomprensione da parte dei mass media del messaggio che egli intendeva lanciare, e ha assicurato di non avere la benche' minima intenzione di fare marcia indietro.

(AGI, 7 aprile 2012)


Perché mai il poeta dovrebbe fare marcia indietro? Ha appena ricevuto da fonte autorevole un attestato di puro e nobile antisemitismo ed è naturale quindi che non ci voglia rinunciare. Del resto, la sua poesia è soltanto una ripresa di quei nobili ed elevati discorsi che si facevano al tempo della sua infanza in difesa della razza (allora nazionalmente tedesca, adesso universalmente umana) messa in pericolo da uno strisciante, perfido nemico: gli ebrei. E il poeta si sente ringiovanito. M.C.

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La Palestina non è un paese per giornalisti (liberi)

di Costantino Pistilli

Yousef al-Shayeb è un giornalista palestinese che lavora per il quotidiano giordano Al-Ghad. O meglio: lavorava per Al Ghad. Prima è stato licenziato dalla testata e poi arrestato dalla moderata Autorità Nazionale Palestinese (ANP) per aver scritto che l'ufficio di rappresentanza dell'ANP in Francia, presieduto da Safwat Ibraghit, esercita pressioni e violenza su gruppi di studenti palestinesi a Parigi al fine di reclutare ed estorcere informazioni dai giovani musulmani d'Oltralpe e per aggiogarli al controllo di Ramallah. Al-Shayeb per dare questa informazione è stato arrestato, interrogato per più di tre ore, arrestato di nuovo e infine rilasciato anche se dovrà pagare per molto il prezzo della lettera scarlatta che gli è stata tatuata e difendersi dalla richiesta di versare al ministro degli Esteri dell'ANP, Riad Malki, circa 6 milioni per "danni psicologici e calunnia" visto che il capo della diplomazia palestinese è stato accusato da al-Shayeb di essere a conoscenza delle operazioni in Francia portate avanti dal governo di Abu Mazen per costringere i giovani conterranei emigrati nel Vecchio Continente a fare la spia ai servizi segreti della Cisgiordania.
  A sostenere al-Shayeb sono scesi in campo molti colleghi chiedendo di boicottare il 'Premio per la libertà di stampa' che si terrà a maggio, manifestando davanti al palazzo di Giustizia a Ramallah contro il trattamento riservato ad al-Shayeb e facendo 'girare' il video postato su YouTube da Zuheir al-Asari, un palestinese di Gerusalemme ed ex coordinatore dell'Unione generale degli studenti palestinesi con cittadinanza francese, in cui fa vedere le foto di una ferita alla testa e di lividi sulla schiena procurati da Ibraghit -il facente funzioni dell'ANP in Francia- che lo assalì personalmente e lo fece sbattere in prigione per cinque mesi per non aver fatto la spia al governo di Abu Mazen su quello che fanno i compagni palestinesi nell'Hexagone.
  Fadi Arouri, un amico di al-Shayeb ed impiegato per l'agenzia di stampa Xinhua ha dichiarato a Electronic Intifada: "Un periodo di carcerazione preventiva così lungo non è normale.
Questo comportamento nei confronti di al-Shayeb va interpretato come un messaggio a tutti i giornalisti palestinesi".
Della stessa opinione di Arouri è Osama Silwadi, un altro giornalista palestinese indipendente e fotografo, che ha sottolineato l'ipocrisia della detenzione: "Se avevano qualcosa contro di lui potevano andare in tribunale e attendere l'esito della Corte senza metterlo in prigione o fargli pressione affinché rivelasse le sue fonti", ha dichiarato Silwadi, e sempre al sito web Electronic Intifada, e in linea con Arouri, ha aggiunto: "Questo è un messaggio rivolto a tutti i nostri colleghi giornalisti affinché smettano di scrivere sulla corruzione e la violenza dell'ANP." Silwadi è un giornalista che vive su una sedia a rotelle dopo essere stato colpito ad una gamba il 7 ottobre del 2006 da un proiettile vagante sparato durante una manifestazione di fedayn, ed è per questo che si sente in diritto di dire: "L'uomo che mi ha ferito a vita ha lasciato il carcere prima che io lasciassi l'ospedale mentre al-Shayeb è in prigione solo per qualcosa che ha scritto". Un diktat dell'ANP -anzi della moderata ANP, e moderata rispetto ad Hamas: anche se de facto non se ne capisce la diversità- per garantirsi la condiscendenza de la responsabilità di stampa, avrebbe suggerito Longanesi.
  Una storia, quella di al-Shayeb, talmente disgraziata da far scrivere a un sito antisionista come Electronic Intifada che "gli abusi israeliani contro i giornalisti palestinesi sono ben documentati mentre il ruolo dell'Autorità palestinese nel reprimere la libertà di parola in Cisgiordania è forse meno noto".
Peccato che lo Stato d'Israele a costo di capitalizzare la democrazia domestica si debba sempre difendere sul banco degli imputati della comunità internazionale, nonostante deputati palestinesi alla Knesset, come Ighbariyah, abbiano la libertà di denunciare lo stesso datore di lavoro di razzismo o premier come Olmert e Katsav vengano indagati e fatti dimettere, senza che nessun giornalista per riportarne notizia debba essere arrestato o essere battezzato dalla violenza ad una vita di pentimento.

(l'Occidentale, 7 aprile 2012)

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Matzah

  
La matzah (è il nome dato al pane non lievitato (o azzimo), ottenuto utilizzando solo farina e acqua.
Alimento rituale ebraico della festa di Pesach (Pasqua ebraica), in ricordo del frettoloso abbandono delle case in occasione dell'uscita dall'Egitto, durante il quale, secondo il libro biblico dell'Esodo e la tradizione orale, gli ebrei non avevano il tempo di lasciar lievitare il pane prima di cuocerlo.
Viene preparata miscelando la farina con l'acqua, e mettendo l'impasto in forno entro pochi minuti (solitamente non più di 18) in modo da evitare qualsiasi inizio di lievitazione dell'impasto stesso. Un tipo particolare di matzah è la matzah shemura, in cui il controllo dell'assenza di lievitazione si estende anche alla fase di conservazione del grano, prima e dopo la macinazione.
Secondo la Halakhah, si possono utilizzare solo cinque cereali per produrre la farina della matzah: frumento, orzo, avena, segale e spelta.
Solitamente preparata in sottili fogli di forma quadrata, nella tradizione della cucina ebraica italiana esiste anche in forma di panetti relativamente spessi.

(da Wikipedia)

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Quanto sono bravi gli iraniani con l'uranio"

Dopo il rapporto dell'Agenzia atomica dell'Onu e i tanti documenti israeliani, sull'atomica dell'Iran arriva anche il bilancio della Cia. Appena commissionato dal Congresso, il rapporto dell'intelligence americana conferma che Teheran ha compiuto enormi progressi atomici nel 2011. Secondo il documento, che getta una luce sinistra su questa impresa diabolica che è la bomba islamicoiraniana, il regime degli ayatollah ha prodotto 4.900 chilogrammi di uranio arricchito al venti per cento. Il 13 aprile si riaprono i negoziati fra i paesi occidentali e Teheran e il rapporto della Cia ci conferma che le buone maniere per l'Iran si sono dimostrate finora soltanto un invito a completare il suo piano nucleare. Israele aspetta di capire se le sanzioni approvate sortiranno qualche effetto sul regime dei mullah. Ahmadinejad ha già annunciato che le sanzioni sono come un fazzoletto usato da buttare. Non è vero, le sanzioni ci metteranno del tempo per entrare a pieno regime, ma alla fine mortificheranno l'Iran. Resta da vedere se sarà sufficiente per costringerlo a rivedere la corsa fanatica e patriottica all'arricchimento dell'uranio. La Cia conferma che buona parte ormai del processo di produzione dell'uranio l'Iran lo sta portando avanti nel bunker di Fordo, presso la città santa di Qom. La Cia sostiene anche che il regime sta sviluppando un micidiale arsenale missilistico. La comunità internazionale non ha bisogno di altre prove per capire che, se non sarà fermato da sanzioni o da un intervento armato, Teheran completerà presto il proprio piano nucleare militare. Ci crede, ne ha bisogno, lo persegue anche al caro prezzo di sanzioni che stanno piegando la sua economia e popolazione. Nonostante le differenze, un punto fermo Barack Obama e Benjamin Netanyahu lo hanno raggiunto. E cioè che drammatiche e feroci sono le mire di Ahmadinejad e degli ayatollah e che vanno fermate prima che possano tenere il mondo in ostaggio con un novanta per cento di uranio arricchito. Il messaggio ai mullah di Teheran, che filtra da ogni dichiarazione, report e leak, resta quindi sempre lo stesso: i tentacoli possono essere allungati, ma possono anche essere mozzati.

(Il Foglio, 6 aprile 2012)

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Pesach 5772 - "Liberi per onorare la libertà di tutti"

di Rav Lord Jonathan Sacks, rabbino capo del Commonwealth

Rav Jonathan Sacks  
La storia di Pesach, dell'Esodo dall'Egitto, è una delle storie più antiche e più grandiose del mondo. Racconta come un popolo, tanto tempo fa, sia stato oppresso e poi portato alla libertà attraverso un lungo e arduo viaggio attraverso il deserto. È la storia di un passaggio dalla schiavitù alla libertà più drammatica mai raccontata, una storia che è diventata il libro di riferimento più influente sulla libertà in Occidente. "Fino dai tempi dell'Esodo - ha detto Heinrich Heine, il poeta tedesco del XIX secolo - la libertà ha sempre parlato con un accento ebraico".
  Leggiamo nell'Haggadah, in Magghìd (Narrazione), di rav Gamliel, che diceva che chi non discute dell'agnello di Pesach, della matzah e delle erbe amare non esce dall'obbligo del seder. Il perché di queste tre cose è chiaro: l'agnello di Pesach, un cibo di lusso, simboleggia la libertà. Le erbe amare rappresentano la schiavitù, a causa del loro sapore. La matzah unisce le due cose: era il pane che mangiavano gli ebrei in Egitto quando erano schiavi, era anche il pane che non poterono attendere mentre uscivano dall'Egitto come genti libere.
  Non si tratta solo di simbolismo: è interessante anche l'ordine in cui se ne parla nell'Haggadah. Per prima cosa viene l'agnello di Pesach, poi la matzah e infine le erbe amare. Ma sembra strano: perché il simbolo della libertà precede quelli della schiavitù? Sicuramente la schiavitù veniva prima della libertà, per cui sarebbe più logico parlare prima delle erbe amare. La risposta, secondo i maestri chassidici, è che la schiavitù ha sapore amaro solo per un popolo libero. Se gli israeliti avessero dimenticato la libertà sarebbero cresciuti con l'abitudine alla schiavitù. L'esilio peggiore è non sapere più di essere in esilio.
  Per essere veramente liberi dobbiamo capire cosa significa non essere liberi. Tuttavia la libertà stessa assume dimensioni diverse, concetto che si riflette nelle due parole ebraiche che si usano per descriverla, chofesh e cherut. Chofesh è 'libertà da', cherut è 'libertà di'. Chofesh è quello che acquisisce uno schiavo liberato dalla schiavitù. Egli, o ella, è libero, non è più soggetto alla volontà altrui. Ma questo tipo di libertà non è sufficiente a creare una società libera. Un mondo in cui ognuno è libero di fare quello che vuole inizia con l'anarchia e finisce con la tirannide. Questo è il motivo per cui chofesh è solo l'inizio della libertà, non il suo destino ultimo.
  Cherut è la libertà collettiva, una società in cui la mia libertà rispetta la tua. Una società libera è sempre un risultato morale. Si appoggia sull'autolimitazione e sul rispetto per gli altri. L'obiettivo finale della Torah è plasmare una società sulle fondamenta della giustizia e della compassione, che dipendono entrambe dal riconoscere la sovranità di Dio e dell'integrità della creazione. Per questo noi diciamo "Che l'anno prossimo possiamo essere tutti bnei chorim", invocando cherut, non chofesh. Significa "che possiamo essere liberi in una maniera che onori la libertà di tutti."
  La storia di Pesach, più di qualsiasi altra, resta una inesauribile fonte di ispirazione per tutti coloro che aspirano alla libertà. Insegna la sovranità del diritto sopra il potere; che la libertà e la giustizia devono appartenere a tutti, non solo a qualcuno; che sotto a Dio tutti gli esseri umani sono uguali; che sopra a qualsiasi potere terreno sta il Re dei Re, che sente le grida degli oppressi e che interviene nella storia per liberare gli schiavi. Ci sono voluti molti secoli perché questa visione diventasse un fatto acquisito e condiviso di tutte le democrazie occidentali e non solo; non abbiamo garanzie che rimarrà tale. La libertà è un risultato morale, e senza uno sforzo costante di educazione si atrofizza e diventa di nuovo necessario combattere per arrivarci. In nessun posto più che a Pesach, tuttavia, vediamo come la storia di un popolo possa diventare ispirazione per molti; come, fedele alla propria fede attraverso i secoli, il popolo ebraico sia diventato il garante di una visione attraverso cui, alla fine "tutti i popoli della terra saranno benedetti".
  Auguro a voi e alle vostre famiglie Chag kasher vesameach.

(Notiziario Ucei, 6 aprile 2012 - versione italiana di Ada Treves)

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Israele si prepara alla celebrazione della Pasqua. Rafforzati i controlli

TEL AVIV- Massima allerta in vista delle celebrazioni, in programma per stasera, per la Pasqua ebraica. La polizia israeliana ha rafforzato il controllo delle aree 'sensibili' in tutto il Paese anche perché sono stati lanciati tre razzi dal Sinai verso Grad.
"Abbiamo dislocato maggiori forze di polizia in tutta la nazione", ha spiegato un funzionario dell'ordine pubblici all'Haaretz. "Soprattutto nei luoghi pubblici e all'intero della Città Vecchia di Gerusalemme". Il funzionario ha affermato, inoltre, che l'allarme è stato innalzato fino al secondo livello ma ha voluto precisare che queste misure sono in totale sintonia con le decisioni prese anche lo scorso anno e quindi la dislocazione degli agenti non è stata maggiorata.
L'esercito israeliano ha anche chiuso i valichi che collegano il Paese alla Cisgiordania, almeno "fino a sabato sera". Tuttavia, in un comunicato si precisa che Israele ha permesso alla comunità cristiana della Striscia di Gaza ad entrare nella nazione, oltre ad aver concesso i visti ad altri 20mila cristiani occidentali che vogliono celebrare la Santa Messa nella città che ha dato alla luce Gesù.
I pellegrini cristiano parteciperanno alla tradizionale processione della Via Crucis entro le mura della Città Vecchia, mentre i fedeli di religione ebraica si raduneranno al tramonto a ridosso del Muro del Pianto, per l'inaugurazione delle celebrazioni pasquali per commemorare l'esodo degli ebrei dall'Egitto, nel pieno delle tradizioni israeliane.
Intanto Israele ha denunciato il lancio di tre razzi egiziani dalla penisola del Sinai alla città di Grad. "Israele è sicuro che quei razzi siano stati sparati dal Sinai egiziano", ha confermato oggi alla radio militare il vice premier Silvan Shalom, anche se le autorità egiziane si dicono estranee all'attacco. Anche Hamas (anch'esso chiamato in causa da Israele) ha affermato di non essere coinvolto in alcun modo nell'attacco. Da parte loro i responsabili israeliani alla sicurezza hanno ribadito oggi che l'ingresso nel Sinai egiziano è oltremodo pericoloso per i cittadini di Israele, per la presenza di cellule armate. Anche le visite in Turchia sono definite in questo momento pericolose per i cittadini israeliani.

(ilmediterraneo.it, 6 aprile 2012)

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L’articolo che segue è una risposta all’articolo di Marco Cesario comparso su LINKIESTA del 31 marzo e commentato anche su queste pagine (). La replica di Pietro Monsurrò mette in evidenza gli aspetti ambigui e viscidamente anti-israeliani, per non dire antisemiti, dell’articolo di Marco Cesario. È stata pubblicata anch'essa su LINKIESTA, e questo rende ancora più singolare il fatto che di questi viscidi aspetti pare che non si sia accorto un intellettuale ebreo che ha citato lo stesso articolo () senza mostrare di avervi trovato qualcosa da ridire.

Dopo Tolosa gli ebrei francesi fanno bene ad aver paura

di Pietro Monsurrò

Anche quando sono vittime di atti ingiustificabili, bisogna comunque trovare qualcosa per criticare gli Ebrei in quanto entità collettiva. E se le minoranze antisemite "attive" sono piccole e casi come quelli di Tolosa infrequenti, andrebbe però anche notato che i "distributori automatici di attenuanti" non sono affatto pochi, e che una minoranza trascurabile di terroristi non è certo un problema trascurabile.
  Il recente articolo di Marco Cesario sulla strage di Tolosa mostra un modo piuttosto tipico di ragionare sulle questioni riguardanti gli ebrei: anche quando sono vittime di atti ingiustificabili, bisogna comunque trovare qualcosa per criticare gli Ebrei in quanto entità collettiva.
  L'articolo riguarda la ben comprensibile preoccupazione della comunità ebraica francese di fronte agli eventi di Tolosa. Verosimilmente le parole di Katz sono un'esagerazione, perché le minoranze antisemite "attive" sono piccole e casi come quelli di Tolosa infrequenti. Andrebbe però anche notato che i "distributori automatici di attenuanti" non sono affatto pochi, e che una minoranza trascurabile di terroristi non è certo un problema trascurabile.
  Dato che l'antisemitismo violento in Francia è un problema storico che si ripropone di frequente, e dato che verosimilmente ci sarà una recrudescenza di antisemitismo per via dell'impegno profuso da Teheran e altri Paesi per diffonderlo nel mondo, ci sono motivi oggettivi per essere preoccupati. L'articolo mostra che l'antisemitismo francese è forte, organizzato, capace di atti di terrorismo di infame atrocità, e ha una lunga storia di attentati, omicidi e aggressioni alle spalle. Con queste premesse, l'articolo avrebbe potuto finire semplicemente dicendo che "c'è motivo per essere preoccupati, anche se Israele non è il massimo della sicurezza per via dei razzi di Hamas".
  Ma è difficile parlare dell'omicidio di alcuni individui ebrei senza tirare in ballo l'Ebreo come concetto collettivo universale: considerare un ebreo come singola persona richiede per molti un notevole sforzo intellettuale. E qui riciccia una versione edulcorata di una teoria che si sente spesso nei circoli antisemiti: che il Nazismo fosse una cospirazione ebraica per invogliare gli ebrei europei a scappare in Israele. Si legge nell'articolo:
    "Parallelamente però, negli anni di buio antisemitismo si assiste ad un fenomeno parallelo ed altrettanto inquietante: l'esodo degli ebrei francesi verso Israele"
Inquietante altrettanto? Cosa ci può essere di altrettanto inquietante di uccidere dei bambini? Comprare casa in un altro Paese perché si teme per il proprio futuro può essere considerato altrettanto inquietante? Sarà un refuso, o magari un lapsus. Poi si arriva all'interrogativo cardine dell'articolo:
    "Sorge un dubbio. Che l'antisemitismo in Francia sia sapientemente sfruttato da Israele per popolare le colonie nei Territori Occupati?"
Esattamente come per il noto agente sionista Heinrich Himmler, ci si interroga se gli epigoni dei "Savi Anziani di Sion" vogliano trarre vantaggio dall'antisemitismo. Il mondo è pieno di persone che si ammalano di cancro per avere accesso alle medicine gratuite, del resto. Per chiarire la questione, astraiamo dagli ebrei per facilitare la vita a chi ha difficoltà a considerare il singolo ebreo senza considerarne l'"ebreitudine": parliamo degli afroamericani: supponiamo che una gang di naziskin impazzi per Manhattan alla ricerca di "niggers" da pestare a sangue, che il sindaco faccia leggi benintenzionate ma inefficaci contro questa gang, e che i neri di Manhattan decidano di comprare casa a New Orleans.
  Chi direbbe che comprare case in Alabama è "altrettanto inquietante" che pestare a morte un afroamericano a Manhattan? Chi commenterebbe la notizia che, dopo l'ennesimo pestaggio, il numero di case comprate a New Orleans ha ricominciato a crescere, chiedendosi se ci sia dietro una precisa strategia degli agenti immobiliari afroamericani?
  Probabilmente nessuno. Ma l'Ebreo come entità collettiva deve sempre ricicciare: non si può uccidere un bambino ebreo senza rimettere in discussione tutto l'Iperuranio. Perché "tutti sanno" che l'antisemitismo non è una piaga generata dall'ignoranza politica o religiosa, dalle strategie di politica estera di alcuni Paesi come l'Iran, e giustificata quotidianamente da frotte di giustificazionisti, ma una precisa strategia sionista per conquistare il mondo…
  Che con attentati antisemiti in aumento, con una lunga storia di violenze alle spalle, e con prospettive verosimilmente pessimistiche sul futuro, l'Agenzia Ebraica possa semplicemente rispondere a preoccupazioni oggettive è troppo banale da dire? Che di fronte ad una strage efferata alcuni possano reagire eccessivamente è una possibilità da trascurare? Perché non chiedersi come mai gli epigoni dei Savi Anziani di Sion inizino la loro "OPA" proprio dal quartiere più esposto alla violenza antisemita?
  La mentalità sottostante è che l'antisemitismo non sia qualcosa di disumano da combattere con ogni mezzo, non sia uno strumento di politica estera sfruttato da moltissime dittature soprattutto nel mondo islamico, ma una miniera d'oro per gli ebrei sionisti che grazie agli antisemiti potranno acquisire nuovo potere. La cospirazione delle agenzie immobiliari di Tel Aviv e New Orleans è evidentemente una notizia ben più rilevante dei naziskin di Manhattan e degli attentati a Tolosa…
  Finché comprare casa a Tel Aviv sarà altrettanto agghiacciante che sparare ad un bambino, gli antisemiti di tutto il mondo avranno ben poco da preoccuparsi, come gli studenti viziati che sanno che i loro genitori giustificheranno ogni loro fallimento scolastico, e sanno di poterne approfittare…

(LINKIESTA, 5 aprile 2012)

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Libano: il gas del Mediterraneo infiamma i rapporti con Israele

Si spera in un accordo sui confini per sfruttare gli enormi giacimenti

di Alberto Zanconato

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BEIRUT, 5 APR - Una mediazione di Cipro potrebbe aprire la strada ad un accordo tra Libano e Israele - formalmente ancora in guerra - per la definizione dei loro confini marittimi e quindi consentire l'avvio delle attività per l'estrazione dai giacimenti di gas recentemente scoperti nel Mediterraneo orientale, che contengono materia prima per miliardi di dollari. E' quanto hanno riferito fonti diplomatiche a Beirut al quotidiano libanese Daily Star.
  "Speriamo che il bisogno di entrambe le parti di andare oltre le complicazioni politiche e legali le indurrà alla flessibilità e al pragmatismo per arrivare a una soluzione che potrebbe essere lucrativa per tutti", ha affermato uno dei diplomatici consultati. Ma finora il gas e il petrolio scoperti in quest'area hanno avuto l'effetto di alimentare le fiamme delle profonde divisioni tra Paesi da lungo tempo ostili. Israele, Libano, Cipro, Siria e indirettamente la Turchia sono interessati, con tutte le tensioni relative ai diritti di esplorazione ed estrazione, ai 34.500 miliardi di metri cubi di gas naturale e agli 1,7 miliardi di barili di petrolio che secondo uno studio effettuato nel 2010 dalla US Geological Survey si trovano nel sottosuolo del bacino del Levante mediterraneo, in particolare nei giacimenti di Tamar e Leviathan. Una scoperta tale da far prevedere un mutamento negli equilibri strategici della regione, perchè capace potenzialmente di fare per la prima volta di Israele uno Stato autosufficiente nell'approvvigionamento di energia e forse anche esportatore.
  Israele ha già avviato da tempo le esplorazioni grazie ad un accordo raggiunto con Cipro e nei giorni scorsi le compagnie che operano nel giacimento di Tamar - Delek, Avner e Noble Energy - hanno dichiarato di aver già siglato un contratto del valore di 700 milioni di dollari per la fornitura alla compagnia israeliana Paz Oil di 3,12 miliardi di metri cubi di gas per un periodo di 15 anni, con inizio della produzione nel 2013. Ma il Libano contesta la demarcazione operata da Israele della sua Zona economica esclusiva nel Mediterraneo, entro la quale ha avviato l'attività. I calcoli fatti dallo Stato ebraico e da Beirut, infatti, divergono, lasciando incerta l'appartenenza di un'area marina di 854 chilometri quadrati. Cipro, che ha già raggiunto accordi con Israele e il Libano sulla demarcazione delle Zone economiche esclusive, non può cominciare le esplorazioni perché Beirut rifiuta di ratificare la sua intesa con Nicosia se prima non sarà risolta la disputa con Tel Aviv. Di qui l'interesse di Cipro a cercare di trovare una soluzione tra i due Paesi nemici.
  Ma un altro focolaio di tensioni riguarda i rapporti tra la Cipro greca e la Turchia, che proprio oggi ha reso noto di avere in programma di avviare proprie esplorazioni nelle acque della Repubblica turca di Cipro del Nord alla fine di aprile, e questo senza alcun accordo sulle acque territoriali con Nicosia. Nel settembre dello scorso anno il ministro degli Esteri turco, Ahmet Davutoglu, aveva definito "una provocazione" i piani della Cipro greca di avviare le prospezioni senza tenere conto degli interessi della parte turca dell'isola.

(ANSAmed, 5 aprile 2012)

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In sessantamila a Tel Aviv per l'inaugurazione dell'Anno dell'Arte

Tel Aviv ha inaugurato l'anno dell'arte con diversi appuntamenti. Complessivamente oltre 60.000 persone hanno partecipato al 'Tel Aviv Art Weekend'. Circa 17.000 persone hanno partecipato ad una maratona di 24 ore presso il 'Tel Aviv Art Museum' che è rimasto aperto dalle 16 di giovedì 22 marzo alle 16 di venerdì 23 marzo. Per tutta la notte i visitatori hanno assistito a mostre temporanee e laboratori fruendo di presentazioni e visite guidate.
Tra i principali eventi della Maratona del Tel Aviv Art Museum: '8-Cubic Meters', 'Gaga', 'The Black Hebrew Israelites Choir'. Sabato 30 marzo circa 30.000 visitatori hanno partecipato all'apertura dell'anno dell'arte.
In città sono stati completati 3 grandi progetti di carattere culturale, artistico architettonico: la ristrutturazione della Cinematheque; il rinnovo del Teatro Habima; l'ampliamento del Tel Aviv Museum of Art che ha raddoppiato il suo spazio espositivo attraverso una nuova ala del museo realizzata dall'architetto americano Preston Scott Cohen.

(travelnostop, 5 aprile 2012)

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Un razzo esplode in Israele

Secondo la polizia sarebbe stato lanciato dal suolo egiziano


Un razzo è esploso a Eilat, nel sud di Israele, senza provocare vittime nè danni. L'ordigno è caduto in una area non popolata, a circa 400 metri dalle case più vicine.
Secondo un responsabile della polizia sarebbe stato lanciato dal Sinai, in territorio egiziano. Nonostante la zona di frontiera sia relativamente calma dal 1979, data in cui Israele ed Egitto hanno firmato un accordo di pace, il deserto del Sinai si sarebbe gradualmente convertito in un rifugio per i militanti islamici, soprattutto dopo la caduta al Cairo del regime di Mubarak.
La zona tuttavia è stata teatro di conflitti. L'anno scorso un blitz dall'Egitto causò la morte di otto israeliani. L'intervento delle guardie di frontiera per respingere l'attacco portò all'uccisione di cinque soldati egiziani.

(euronews, 5 aprile 2012)

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Pesach 5772 - Il nome di Mosè

di Adolfo Locci, rabbino capo di Padova

Rabbì Yosè di Galilea diceva: da dove impariamo che gli egiziani furono colpiti in Egitto da dieci piaghe e sul mare da cinquanta? Riguardo all'Egitto il testo dice - i maghi dissero al faraone "questo è il dito di D-o" (Esodo 8:15) - e riguardo al mare il testo dice - "Israele vide la mano grande con cui il Signore operò contro gli egiziani e il popolo temette il Signore ed ebbe fiducia in D-o e in Moshè suo servo" (Esodo 14:31).
Il senso di questo Midrash è basato su una proporzione numerica riguardo alle due espressioni "il dito di D-o" e "la mano grande". Se le dieci piaghe in Egitto sono opera del "dito di D-o" e il dito è un quinto della mano, sul mare le piaghe sono cinquanta perché è intervenuta tutta la mano. Ma il Midrash citato, nasconde un'altra curiosità del Midrash: questo è il brano dell'Haggadah in cui appare, per l'unica volta, il nome di Moshè Rabbenu. Addirittura, ci sono edizioni di Haggadot in cui questo brano non compare per nulla cosicché, il nome di Moshè risulta essere assente nella narrazione degli avvenimenti di cui, come tutti sanno, ne è personaggio principale. Si tratta di un fatto casuale o l'esclusione è intenzionale? E se così fosse, cosa ci vuole insegnare?
Possiamo pensare che l'omissione del nome di Mosè sia collegata alla volontà di attribuire il merito dell'uscita prodigiosa dall'Egitto esclusivamente al Signore. Il racconto dell'apertura del Mar Rosso, momento clou della liberazione del popolo ebraico, esalta in qualche modo la figura di Mosè così, forse, gli autori dell'Haggadah hanno pensato di scongiurare una possibile attribuzione del miracolo al profeta ricordando che tutto ciò che è avvenuto è opera di D-o: non attraverso un messo, non attraverso un Saraf (una delle categorie angeliche) e non attraverso un incaricato, ma il Santo Benedetto Egli sia, Egli stesso con la Sua Maestà.
Un altro Midrash (Mechiltà deRabbì Shim'on bar Yochai 14, 21) interviene su questa questione: e stese Mosè sul mare la sua mano…; quando Mosè arrivò al mare gli disse di aprirsi in nome di D-o e non accettò; gli mostrò il bastone dei prodigi e non accettò; siccome il mare vide la presenza di D-o "il mare vide e fuggì" (Salmo 114, 3); allora Mosè disse al mare: ti ho parlato in nome di D-o e non hai accettato, ti ho mostrato il bastone e non hai accettato - "che cosa hai o mare che fuggi?" (Salmo 114, 5) Il mare rispose: non a causa tua figlio di Amram, ma "davanti al Padrone tremi la terra" (Salmo 114, 7).
Non dobbiamo pensare al ridimensionamento dell'importanza di Moshè, anzi, la sua grandezza è tale che anche la sua "assenza" ci lascia un insegnamento. Certamente dobbiamo essere riconoscenti a Mosè e, come dice Rav Avigdor Nevenztal, dobbiamo esserlo addirittura del faraone senza il quale non celebreremmo Pesach. "L'assenza di Mosè", ci insegna che la nostra riconoscenza va solo al Signore poiché "non v'è altri all'infuori di Lui" (Devarim 30:35).

(Notiziario Ucei, 5 aprile 2012)

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Maratona di Gerusalemme, arabi contro Adidas

Noto marchio boicottato per aver sponsorizzato l'evento

GERUSALEMME, 4 apr - I ministri arabi per la Gioventù e lo Sport, riuniti in Arabia Saudita, hanno deciso di boicottare Adidas per aver sponsorizzato la maratona internazionale di Gerusalemme che si è tenuta il 16 marzo scorso. Il principe Nawaf ben Faysal, presidente dell'Organizzazione per lo Sport, ha precisato anche che i ministri arabi hanno deciso anche che la prossima maratona di Gerusalemme del 2013 sarà all'insegna dello slogan - adottato da tutti i Paesi arabi - 'Gerusalemme ci appartiene'.

(ANSA, 4 aprile 2012)

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La poesia di Grass su Israele e Iran scatena un pandemonio

Il testo parla della pericolosità dell'arsenale atomico israeliano. Lo scrittore travolto dalle polemiche in Germania.

ROMA, 4 apr. - La poesia di Günter Grass su Israele e l'Iran, dove lo scrittore sostiene che l'arsenale atomico di Israele rappresenta una minaccia più seria della possibile atomica iraniana, ha scatenato un autentico pandemonio in Germania. Il testo, rifiutato da Die Zeit, è stato pubblicato oggi dalla Suddeutsche Zeitung oltre che da altri quotidiani europei come "La Repubblica" e "El Pais". Nella poesia Grass critica anche la politica tedesca rimproverando a Berlino di aver venduto e continuato a vendere armi letali a Israele.
Tra le prime repliche indignate quella dell'Ambasciata israeliana a Berlino mentre il consiglio centrale degli ebrei tedeschi ha definito la poesia un "pamphlet aggressivo". Il presidente della commissione esteri del Bundestag, Ruprecht Polenz, parlando alla Mitteldeutsche Zeitung, osserva dal canto suo che Grass è un grande scrittore "ma che quando parla di politica ha spesso torto". Sulla stessa linea un altro esponente della Cdu, Philipp Missfelder che parla di una poesia "senza gusto, contraria alla storia e rivelatrice di una grave mancanza di conoscenza della situazione in Medio Oriente".
Il quotidiano Die Welt ha affidato la sua replica a Grass al giornalista Henryk Broder, il più noto giornalista ebreo del Paese. Il polemista berlinese è durissimo: "Grass ha sempre avuto un problema con gli ebrei ma mai questo nodo è venuto tanto in evidenza come oggi". Definendolo il "prototipo dell'antisemita colto", Broder accusa Grass di aver detto questa volta delle "vere e proprie idiozie" e di aver ceduto alla "sua tendenza alla megalomania".
A favore di Grass, invece, il capo del Pen club tedesco, Johano Strasser, che parlando alla radio si è anche unito alla posizione di Grass contraria all'esportazione tedesca di armi allo stato ebraico.

(TMNews, 4 aprile 2012)

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L'articolo di risposta su "Die Welt" del giornalista ebreo Henryk Broder ha come titolo: "Günter Grass - nicht ganz dicht, aber ein Dichter", elegante gioco di parole che significa: "Günter Grass: non del tutto a posto, ma poeta". Ne riportiamo qui la parte finale.
    Grass ha sempre avuto un problema con gli ebrei, ma in modo così chiaro come in questa "poesia" non l'ha mai articolato. In un'intervista a "Spiegel Online", nell'ottobre 2001, ha spiegato come lui s'immagina la soluzione della questione palestinese. "Israele deve sgombrare non solo le aree occupate. Anche il possesso di terra palestinese e la sua occupazione israeliana è un crimine. Questo non deve solo arrestarsi, deve essere annullato. Altrimenti non ci sarà alcuna pace ".

    TEL AVIV E HAIFA DEVONO ESSERE RESTITUITE - Questo è stato il preciso invito rivolto a Israele: non solo Nablus e Hebron, ma anche Tel Aviv e Haifa devono essere restituite. Proprio come Hamas e Hezbollah, non fa distinzione tra "territori occupati" nel 1948 e nel 1967, perché per lui è "occupazione della terra palestinese, e la colonizzazione israeliana è un atto criminale". Questo è proprio ciò che dice anche il presidente iraniano.
    Nell'estate del 2011 Günter Grass ha ricevuto il giornalista israeliano Tom Segev per un'intervista. Segev parla fluidamente il tedesco e quindi i due hanno chiacchierato liberamente e senza traduttore per due ore e mezza su un mucchio di cose, anche sulle reazioni al suo romanzo "Sbucciando la cipolla". Il dibattito è stato per lui "molto doloroso" perché gli è stato ricordato che si era presentato liberamente alle Waffen-SS. "La verità è che sono stato arruolato, come migliaia di giovani della mia età."
    Quando Segev ha voluto sapere come mai nella "Cipolla" l'Olocausto compare solo di sfuggita, Grass ha risposto: "La follia e la criminalità non si è espressa solo durante l'Olocausto e non si è fermata con la fine della guerra. Di otto milioni di soldati tedeschi presi prigionieri dai russi, forse due milioni ne sono sopravvissuti. Il resto è stato liquidato."

    PERSEGUITATO DA SENSI DI COLPA E VERGOGNA - Non bisogna essere un matematico qualificato per portare a termine il gioco numerico di Grass: sei milioni di soldati tedeschi sono stati liquidati dai russi. Che in realtà circa tre milioni di soldati tedeschi siano caduti nella prigionia sovietica, di cui circa 1,1 milioni non sono sopravvissuti, non ha importanza. Perché a Grass non importano i numeri, ma un numero solo: sei milioni. Questo è il numero che veramente conta. The Lucky German Number. Sei milioni di ebrei morti da un lato, sei milioni di prigionieri tedeschi morti dall'altro: questo fa come totale uno zero netto.
    Grass è il prototipo dell'antisemita colto, che è benevolo con gli ebrei. Perseguitato da sensi di colpa e vergogna, e contemporaneamente spinto dal desiderio di riscrivere la storia, adesso si fa avanti per disarmare "l'attuale provocatore del rischio."

    I tedeschi non perdoneranno mai agli ebrei quello che loro hanno fatto agli ebrei. Affinché in Medio Oriente possa arrivare finalmente la pace, e Günther Grass possa trovare la sua pace dell'anima, è necessario che Israele diventi "storia". Questo dice il presidente iraniano, e questo sogna il poeta sbucciando la cipolla.
(Die Welt, 4 aprile 2012 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Gaza: accordo Anp-Hamas per fine crisi energetica

E' la volta buona? Se lo domandano gli abitanti della Striscia che da settimane non trovano carburante e hanno l'elettricità in casa solo poche ore al giorno.

I governi rivali dell'Anp e di Hamas avrebbero raggiunto un accordo per mettere fine alla crisi energetica nella Striscia di Gaza che, nelle ultime settimane, ha messo a dura prova la popolazione civile palestinese minacciando persino le attivita' delle strutture sanitarie.
Secondo l'agenzia britannica Reuters, una compagnia israeliana fornirà il gasolio industriale necessario per far funzionare l'unica centrale elettrica di Gaza, che garantisce il 60% del fabbisogno. Il governo di Hamas non pagherà il carburante direttamente agli israeliani ma lo farà attraverso l'Autorità nazionale palestinese (Anp). Taher al Nono, un portavoce del governo di Hamas, ha annunciato oggi che il gasolio comincerà ad arrivare a Gaza già domani e che il primo pagamento di due milioni di shekels (539mila dollari) agli israeliani è già stato trasferito all'Anp.
La crisi era esplosa a febbraio dopo che l'Egitto aveva messo fine drasticamente al traffico clandestino di carburante tra il Sinai e la Striscia di Gaza in corso da anni attraverso i tunnel sotterranei. Il Cairo inoltre ripete di non avere obblighi verso Gaza che, essendo un territorio occupato, ricade sotto la responsabilità della potenza occupante, Israele.
Per l’Egitto Israele continua ad essere potenza occupante di Gaza. Sarà dunque Israele che dal territorio occupato continua a mandare razzi sul proprio territorio.


(globalist, 4 aprile 2012)

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Rassegna stampa su Israele

di Emanuel Segre Amar

Repubblica pubblica oggi, insieme al Süddeutsche Zeitung (dopo che Die Zeit l'ha rifiutata), ad El Pais ed al danese Politiken, una poesia di Günter Grass dal titolo: "Quello che deve essere detto". Subito dopo la lettura della poesia invito tutti a leggere gli articoli di Adriano Prosperi (Repubblica) e di Andrea Tarquini (oltre che della redazione di El Pais) che, molto opportunamente, prendono le distanze dalle farneticanti parole di questo premio Nobel, ex SS, che dipinse i tedeschi come se in qualche modo fossero stati vittime della II guerra mondiale (Andrea Tarquini). Grass, prendendo lo spunto dalla nuova vendita di un sottomarino tedesco ad Israele, parla, tra l'altro, di crimini prevedibili, ed accusa Israele di mettere in pericolo una pace mondiale già di per sé così fragile. Israele sarebbe l'aggressore, e l'Iran il popolo minacciato (ben noto rovesciamento dei ruoli ndr), scrive correttamente Adriano Prosperi, che parla anche della "responsabilità tutta europea di avere infettato il mondo arabo col virus dell'antisemitismo, per secoli del tutto assente (del tutto? ndr) in quella cultura ed in quella parte del mondo". Chiude Prosperi con queste parole: "L'Europa di oggi è un nano politico (ci pensi, lady Ashton! ndr), ma non sarà questa poesia a farla uscire dall'angolo". Merito va riconosciuto oggi a Repubblica per avere pubblicato questi due articoli a fianco di una poesia che è sintomatica delle posizioni di alcune personalità delle quali Grass è un capofila; peccato solo che Tarquini descriva el Baradei come "grande politico egiziano"; proprio quando si parla del nucleare iraniano non si devono dimenticare i vergognosi silenzi, le evidenti complicità coi mullah di colui che fu a lungo il direttore dell'AIEA.
  Il Figaro riporta le parole di soddisfazione di Netanyahu che si prepara ad essere rieletto primo ministro nell'ottobre del 2013, giungendo, cosa rara nel panorama politico di Israele, al termine dei quattro anni regolamentari. A margine di questo articolo si trova anche una breve sulla situazione di stand by a Hebron dove alcuni ebrei, dopo aver regolarmente acquistato un immobile da una famiglia araba, non possono trasferirvisi. Di calcio israeliano parla le Monde che scrive che, dopo gli incidenti causati dagli hooligans del Betar di Gerusalemme che misero a ferro e fuoco un supermercato urlando contro gli arabi, la polizia sta procedendo agli arresti dei più facinorosi; e di calcio israeliano parla pure Battistini sul Corriere in un articolo dedicato alla bella impresa del Hapoel Ironi, vincitore con 5 giornate d'anticipo del campionato. Mentre l'allenatore vincente viene licenziato a causa delle sue eccessive pretese economiche (bell'esempio da seguire anche altrove), Battistini si chiede se le squadre europee saranno disposte a scendere in campo nel piccolo stadio di Kiryat Shmona, così vicino al confine libanese ed alle batterie di missili colà nascoste.
  Israele è stato sovente accusato nei giorni scorsi di essere rimasto silenzioso a proposito delle vicende siriane, ed al contempo è stato pure accusato di tramare nell'ombra per tenere al potere un dittatore meno pericoloso dei suoi oppositori; che Israele sia colpevole di tutto è cosa risaputa, ma è interessante leggere nell'articolo di Daniele Raineri sul Foglio chi siano almeno alcuni dei leader dell'opposizione siriana; uno di questi dice che la Siria "non è un paese per gente sensibile", dopo che un suo compagno si è appena vantato per i crimini che ha avuto il coraggio di commettere.
  Oggi è il 68o anniversario del 4 aprile 1944, giorno nel quale iniziò a funzionare nella miniera di San Sabba un forno crematorio, vergogna anche italiana della quale si preferisce troppo spesso non parlare; lo ricorda molto opportunamente in una lettera al Fatto Quotidiano Roberto Corradini.
  E intanto si ricorda ancora la personalità di Bentivegna, spentosi l'altro giorno; ne illustrano la figura Duccio Trombadori sul Foglio ed Elisa Vinci su Repubblica, costei aggiungendo anche che in Israele verrà piantato un albero in memoria di uno dei rari comunisti che seppe essere, al contempo, dichiaratamente amico di Israele. Il Giornale preferisce cedere la penna a Mario Cervi che non riesce a nascondere il proprio disappunto personale per essere stato sconfitto da questo grande combattente in un processo civile seguito alla pubblicazione di un libro sulle vicende di via Rasella; il titolo dell'articolo: "Il discutibile valore di Bentivegna stragista di via Rasella" non è sicuramente degno di essere scritto nel momento della morte di Sasà.
  Un editoriale del Foglio riporta le recenti decisioni delle autorità francesi dopo le stragi (plurale voluto) di Tolosa; tre imam sono stati espulsi, e al Qaradawi, come scrivevo la settimana scorsa, è stato dichiarato persona non grata (nell'editoriale si leggono alcune delle parole pronunciate da questa massima autorità religiosa sunnita). Ma sarà questa una decisione legata solo alle imminenti elezioni politiche? Anche in Inghilterra, dopo le stragi del 2005, vennero presi provvedimenti per allontanare il pericolo di giungere ad una Londonistan che oggi sembra, al contrario, non trovare più ostacoli. Il sottoscritto prende tuttavia le distanze dalle parole finali di questo editoriale; non si deve parlare di "cattivi maestri del Corano", ma semplicemente di maestri del Corano; se non si comprende questa realtà, sarà impossibile trovare le soluzioni ad un problema sempre più presente in un Occidente dove taluni iniziano a nascondere le origini giudaico-cristiane per parlare piuttosto di valori islamo-cristiani!
  Infine Vincenzo Nigro scrive un articolo per Repubblica che illumina su quanto sta succedendo in Egitto, dove non di primavera araba si dovrebbe parlare, ma, come veniva detto nei giorni scorsi da un importante diplomatico, di inverno siberiano; anche gli uomini di spettacolo sono già sotto accusa, ed il famoso attore locale Adel Imam (una specie di Totò egiziano) è messo sotto processo, insieme ad altri registi, attori e persone dello spettacolo, per una pellicola uscita vent'anni fa.

(Notiziario Ucei, 4 aprile 2012)

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Festività di Pasqua: EDIPI con la Comunità Ebraica di Padova

Venerdì 6 aprile alla 19 e 30, la Congregazione "The New Thing" della Nuova Pentecoste di Padova, cuore e volano dell'associazione Evangelici d'Italia per Isarele", celebrerà, assieme alla Comunità Ebraica, il rituale del sèder (il pasto celebrativo rituale), nel corso del quale si consumano, fra l'altro, matzà e maròr (pane azzimo e erbe amare, in ricordo della schiavitù egizia), si bevono quattro bicchieri di vino e si legge la Haggadà, cioè il testo relativo all'istituzione della Pasqua e all'Esodo dall'Egitto del popolo di Israele.
La proposta di EDIPI è quella di incoraggiare il mondo evangelico a partecipare, laddove sia possibile, ai riti delle festività ebraiche organizzate appunto dove ci sono comunità ebraiche, per scoprire in esse il significato biblico e cogliere le radici ebraiche della nostra fede. L'obbiettivo è quello di far comprendere il Cristianesimo da una prospettiva ebraica, persa nel corso dei secoli per le infiltrazioni di culture estranee e in antitesi al contesto biblico.

(EDIPI, 4 aprile 2012)

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Contratto di fornitura gas alla compagnia israeliana Paz Oil

ROMA, 3 apr. - I partner che operano nel giacimento di gas Tamar - Delek, Avner e Noble Energy - hanno dichiarato di aver siglato un contratto di fornitura del valore di 700 milioni di dollari con la compagnia israeliana Paz Oil. Il contratto prevede la fornitura di 3,12 miliardi di metri cubi di gas naturale per un periodo di 15 anni a Paz Oil, che ha reso noto che utilizzera' il gas per alimentare le due centrali elettriche della sua raffineria di petrolio ad Ashdod. La produzione dal giacimento Tamar e' attesa iniziare il prossimo anno e le compagnie che vi operano hanno recentemente annunciato il rialzo delle stime sulle riserve da 9 a 9,7 trilioni di piedi cubici (da 254 a 275 miliardi di metri cubi).

(AGI, 3 aprile 2012)

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Insulta Abu Mazen su Facebook, arrestata

Una docente palestinese, rea di aver insultato il presidente dell'Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen, nel suo profilo su Facebook, è stata arrestata a Ramallah, in Cisgiordania.
La donna, Ismat Khaleq, 37 anni, ha accusato Abu Mazen di essere "fascista", "dittatore" e di "banchettare grazie al sangue dei martiri".
Negli ultimi tempi le forze di sicurezza palestinesi hanno accentuato la rigidità nei riguardi delle voci critiche arrestando anche alcuni giornalisti.

(Affari Sul Web, 3 aprile 2012)

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Francia, arresti della polizia tra gli islamici.

"Progettavano di rapire un giudice ebreo"




I reparti speciali della polizia francese hanno arrestato 17 persone con l'accusa di far parte di una rete legata al terrorismo islamico. Gli arresti sono stati effettuati in tutto il paese, e non sarebbero legati in alcun modo alle recenti stragi di Tolosa, compiute dal ventiquattrenne Mohammed Merah.
"Questo caso non ha niente a che fare con quello di Merah", spiega il procuratore di Parigi Francois Molin. "Gli esponenti di questo gruppo non sono mai stati in contatto con i fratelli Merah. Le indagini su questo caso, in realtà, erano partite alcuni mesi prima".
L'operazione, annunciata alla stampa dal ministero dell'Interno, non convince però le associazioni per i diritti umani. A 20 giorni dalle presidenziali, per l'avvocato Joseph Breham, la cosa solleva domande.
"E' sorprendente la coincidenza: una settimana dopo il caso Merah, si scopre che cinque imam sono pericolosi, tali da comportare un pericolo per la sicurezza dello stato".
Secondo quanto riferito dalle autorità, gli arrestati avevano intenzione di rapire un magistrato ebreo di Lione, del quale non è stato rivelato il nome.

(euronews, 3 aprile 2012)

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Per le privatizzazioni la Grecia guarda a Israele

Continua la luna di miele diplomatica Atene-Tel Aviv. Nel tesoretto ellenico da 50 miliardi molte offerte degne di nota. E la visita di Costas Mitroupolos tra gli investitori dello stato ebraico concide con le manovre navali congiunte nel Mediterraneo

di Giovanni Rossi

ROMA, 3 aprile 2012 - Se il premier italiano Mario Monti è andato a cercare investitori in Cina (perché l'Italia non faccia la fine della Grecia), cosa fa la Grecia per evitare il default che pure la comunità finanziaria dà sotto voce per certo - o solo rinviato? Va a sua volta in tournée, a presentare i residui tesori della Repubblica: 50 miliardi di beni che il governo Papademos ha messo all'incanto. Nell'elenco figurano società dell'acqua e dell'energia, l'area del vecchio aeroporto di Hellenikon destinataria di un progetto urbano, 37 aeroporti regionali, 12 porti di prima categoria e 350 di piccole dimensioni, sei autostrade e terreni da costruzione per una superfice totale di 3.000 km quadrati.
'SAREMO TRASPARENTI' - Costas Mitroupolos, direttore del fondo di privatizzazioni del patrimonio greco, garantisce "procedure di vendita totalmente trasparenti e sotto controllo congiunto di Bce e Fmi". Tuttavia a nessuno è sfuggito che la prima tappa del suo road-show non siano i Paesi asiatici, dove pure andrà, ma Israele, in omaggio alla luna di miele diplomatica - in chiave anti-turca - che da tempo avvicina i due Paesi mediterranei dalla bandiera con gli stessi colori.
LA RABBIA DI ERDOGAN - La rottura tra Turchia e Israele ha una data (31 maggio 2010) e una causa: lo stop israeliano imposto in acque internazionali alla Freedom Flotilla, un gruppo di sei navi cariche di aiuti umanitari per Gaza e di pacifisti-attivisti (non tutti ritenuti tali dall'intelligence israeliana). Una di queste navi, la Mv Marmaris, fu infatti teatro di uno scontro senza precedenti tra resistenti a bordo e commandos con la stella di David. Bilancio: 9 morti e numerosi feriti tra gli attivisti turchi (alcuni dei quali armati di mazze d'acciao e coltelli), 10 feriti tra i militari israeliani. Il blocco navale israeliano fu giudicato legale dall'inchiesta Onu del settembre 2011, ma anche militarmente spoporzionato e devastante nel suo esito, seppur contro soggetti i cui obiettivi e motivazioni alimentavano ragionevoli dubbi. Erdogan ha invitato Nethanyau a scusarsi per quei nove morti. Nethanyau ha offerto solo condoglianze ed ecco che mese dopo mese la distanza tra Tel Aviv e Ankara, storici partner militari, si è approfondita sino a diventare incolmabile.
ESERCITAZIONI MILITARI - In questo varco si è naturalmente inserita Atene, a caccia di nuovi alleati mediterranei e soprattutto di nuovi rapporti economici. La luna di miele è talmente evidente che la visita di Mitroupolos a Tel Aviv è stata programmata per coincidere con le manovre israelo-greche nel Mediterraneo alle quali partecipa la VI flotta navale degli Stati Uniti. Obiettivo delle esercitazioni: la difesa delle piattaforme di gas davanti a Cipro, area marina dove Grecia e Israele hanno interessi energetici ampli e convergenti.
POSSIBILI ALLEANZE - Alla luce di queste premesse appare quasi inevitabile che il road-show ellenico parta da Tel Aviv. Il segno di una prelazione che Atene intende offrire a un partner strategico che potrebbe persino riavviare la produzione di materiale bellico sul suolo greco. Non sarebbe il primo business allo studio in questi mesi. Altre partnership sembrano reciprocamente interessanti. Come quella tra la compagnia pubblica dell'acque isareliane, Mèkorot, e gli acquedotti di Atene e Salonicco. O come quella tra il gruppo energetico Delek e le compagnie distributive greche Depa e Defa.
ALTRE TAPPE - Dopo la tappa israeliana, Costas Mitroupolos affronterà i paesi del Golfo, la Russia, la Cina, il Giappone e gli Stati Uniti. Ma il messaggio a Tel Aviv è stato lanciato per tempo. In modo chiaro e inequivocabile.

(Quotidiano.net, 3 aprile 2012)

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La democrazia israeliana minacciata dai motociclisti

Israele va molto fiera del suo status di unica democrazia nel Medio Oriente - anche se ultimamente, con le Primavere arabe, molti altri Stati della regione si stanno democratizzando e nonostante nel campo filo palestinese alcuni sostengono che Israele non sia realmente una democrazia. Adesso però la democrazia israeliana deve affrontare una nuova minaccia, la "pericolosissima" lobby dei motociclisti. L'allarme (la provocazione?) è lanciato dal quotidiano progressista Haaretz. Che in un editoriale non firmato, e quindi attribuibile al direttore, l'accusa di "operare per sovvertire la democrazia del Paese".
Premetto che in Israele non si vedono moltissime moto: prima perché con il caldo che fa è molto più comodo girare in auto con l'aria condizionata, e poi perché, dato l'altissimo tasso di incidenti stradali, la gente ci pensa due volte prima di mettersi su due ruote. Dunque, che cosa avranno fatto questi "pericolosi" motociclisti per essere additati come nemico pubblico?
L'accusa, in breve, è quella di essere troppo potenti rispetto al loro numero reale: "I proprietari di moto, che costituiscono un mero 4,4 per cento dei proprietari di veicoli di Israele, sono diventati una lobby particolarmente potente nel corso degli ultimi anni", recita il sottotitolo del J'Accuse. Che non a caso arriva da un giornale di sinistra. Il perché lo capirete tra poco.
Negli ultimi anni, come ricorda Haaretz, il governo di Gerusalemme ha più volte tentato di far passare leggi che alzassero i prezzi delle assicurazioni per i veicoli a due ruote, ma anche del bollo (ovvero denaro che va direttamente nelle casse dello Stato). Questo perché, sempre secondo la ricostruzione, i motociclisti hanno un "tasso di infortuni più alto" ma, essendo pochi, contribuiscono in parte solo minima alle entrate delle casse dello Stato.
Come hanno reagito i motociclisti? Una volta capito che le proteste da sole non servivano, hanno cominciato a iscriversi in massa al partito Likud, la principale formazione di destra del Paese: si calcola che dal 2008 a oggi, oltre 3 mila "centauri" si siano tesserati. E visto che il partito controlla il governo israeliano, la tesi del quotidiano progressista è che questo ha portato l'esecutivo ad arenare la legge che penalizzava i motociclisti per mesi e anni. Con il rischio che la (grande) comunità degli automobilisti si troverebbe costretta a "mantenere" la (piccola) famiglia dei motociclisti.
Ecco detto perché Haaretz ce l'ha con i motociclisti. Citando Gaber, si potrebbe dire che in Israele "la moto è di destra, l'auto è di sinistra".

(Panorama, 3 aprile 2012)

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L'Hapoel Ironi Kiryat Shmona vince il suo primo campionato

Grazie allo 0-0 di lunedì sera contro l'Hapoel Tel-Aviv, il Kiryat Shmona ha vinto il primo titolo israeliano nella sua storia.

di Boaz Goren

Highslide JS
"Una piccola vittoria, una grande storia" recita uno striscione dei tifosi dell'Hapoel Ironi Kiryat Shmona FC, che lunedì sera ha vinto il suo primo campionato grazie allo 0-0 contro l'Hapoel Tel-Aviv FC.
In virtù del pareggio, il Kiryat Shmona ha staccato di 16 punti la squadra di Tel Aviv e il Maccabi Haifa FC (terzo) e si è aggiudicata matematicamente il titolo. La formazione israeliana ha così festeggiato 12 anni dopo la sua nascita per la fusione tra Hapoel Kiryat Shmona FC e Maccabi Kiryat Shmona FC. Il capitano Adrian Rochet ha dichiarato: "Abbiamo scritto la storia del Kiryat Shmona e siamo felici, è un sogno. All'inizio della stagione nessuno l'avrebbe previsto".
Ran Ben Shimon, tecnico del Kiryat Shmona, ha vinto l'ultima volta il titolo da giocatore con l'Hapoel Haifa FC nel 1998/99. L'allenatore ha ripercorso la stagione del club, che ha vinto anche la Coppa di Lega: "Siamo stati fantastici in tutto quello che abbiamo fatto. Sono molto orgoglioso, dobbiamo goderci ogni minuto di questo successo".
Izzy Sheratzki, proprietario e fondatore del club, ha elogiato gli sforzi del tecnico: "Voglio ringraziare Ran Ben Shimon. È stato straordinario e dobbiamo tutto a lui. Il Kiryat Shmona vuole rimanere ai vertici per tanti anni ancora. Vincere il campionato con così tanto anticipo è incredibile. Dobbiamo lavorare per il prossimo anno, in modo da rappresentare degnamente Israele alle qualificazioni di UEFA Champions League".

(UEFA.com, 3 aprile 2012)

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Kiryat Shmona, l'impresa del coraggio

di Adam Smulevich

Una narrazione così anche il più fantasioso degli sceneggiatori avrebbe fatto fatica a immaginarla. Aprile 2001: un piccolo club di periferia appena nato lotta per ritagliarsi uno spazio da protagonista in quarta divisione. Gli incontri si disputano su campi spelacchiati; sugli spalti parenti, amici e qualche sparuto gruppo di sostenitori. Aprile 2012: quella stessa compagine vince (anzi, stravince) il suo primo titolo nazionale con cinque giornate di anticipo grazie a una marcia trionfale scandita da diciannove affermazioni, dieci pareggi e tre sole sconfitte in 32 gare complessive. Da ieri sera, 20.38 ora locale, Israele ha un nuovo re David da celebrare che non tira di fionda, ma che preferisce giocare (oltretutto molto bene) a pallone. Si chiama Hapoel Kyriat Shmona e il capolavoro che ha portato a compimento in quel preciso istante, complice il pareggio casalingo a reti bianche coi secondi della classe dell'Hapoel Tel Aviv, non ha eguali nella storia dello sport. Anche perché rincorrere una sfera a scacchi sotto la minaccia costante dei razzi più volte lanciati in questi anni dagli Hezbollah verso Kiryat Shmona, estrema propaggine settentrionale dello Stato ebraico, non è propriamente cosa da tutti. In queste ore di euforia la gratitudine di molti tifosi va quindi a Izzy Sheratsky, noto uomo d'affari di Tel Aviv che all'alba del terzo millennio aveva pensato bene di rispondere al terrore libanese aggregando persone accomunate dalla medesima precarietà esistenziale e offrendo loro, attraverso una squadra di calcio inventata praticamente dal nulla, una possibilità di svago che tenesse lontani i brutti pensieri del fuoco nemico.
Nel calcio dei soliti noti la vittoria dei ragazzi guidati da mister Ran Ben Shimon, allenatore con la valigia in mano (col presidente non è stato trovato l'accordo per il rinnovo del contratto, al suo posto arriverà presto il collega Gil Landau), ha il sapore della rivoluzione del coraggio, dell'entusiasmo e delle idee. Un gruppo di atleti semisconosciuti, un impianto da appena 5300 posti a sedere, un palmares pressoché intonso. Ma allo stesso tempo anche tanta voglia di dimostrare che il quarto e il terzo posto ottenuti nel recente passato, al netto di una malinconica retrocessione in ultima posizione solitaria alcune stagioni fa, non sono episodi casuali. L'inizio di campionato è altalenante. Esordio con vittoria sul campo dell'Hapoel Haifa (0-1), seguito a ruota da un brusco stop casalingo (1-3) col Maccabi Netanya che non lascia certo immaginare vicini orizzonti di gloria. Poi, dalla terza alla 27esima giornata, ecco innestato il diesel: 25 risultati utili consecutivi e, complice anche il contemporaneo rallentamento delle 'big' - sul banco degli imputati soprattutto Hapoel Tel Aviv e Maccabi Haifa, quest'anno ben al di sotto delle loro possibilità - la forbice tra Kiryat Shmona, che passa in testa al 15esimo turno, e il gruppetto delle inseguitrici gradualmente si allarga fino a diventare incolmabile. E non è tutto: a fine gennaio, quando le cose prendono una certa piega ma pronunciare la parola scudetto sembra ancora prematuro, ecco l'aperitivo che lascia presagire l'alloro massimo: la vittoria della Coppa Nazionale ai danni ancora dei rossi di Tel Aviv, che escono sconfitti ai rigori dopo una lunga battaglia nei tempi regolamentari conclusasi con una nulla di fatto.
Ieri sera al triplice fischio finale, sugli spalti dell'Ironi Stadium, i volti di migliaia di supporter erano stravolti dall'emozione e rigati dalle lacrime. C'era chi tirava pizzicotti al vicino di sedia per capire se quello che stava vivendo fosse realtà o soltanto un inebriante sogno di primavera. I giocatori stessi, pur da tempo consapevoli della relativa vicinanza del traguardo, sembravano quasi increduli. Smaltiti i festeggiamenti d'obbligo, nei prossimi giorni ci sarà modo di fare mente locale su quanto avvenuto e di pregustare un futuro europeo ad alto tasso di effervescenza. La conquista del titolo proietta infatti l'Hapoel di Kiryat Shmona ai preliminari di Champions League con la concreta possibilità, una volta superata la fase eliminatoria, di ospitare sul proprio terreno la crema del calcio europeo. D'altronde Sheratsky era stato chiaro fin dal primissimo giorno quando, parola del general manager Yossi Edri, si era presentato ad atleti e staff annunciando il duplice obiettivo da cogliere nel giro di alcune stagioni: "titolo e qualificazione alla Champions". Molti tra i presenti si erano guardati attorno chiedendosi se quell'uomo stesse a posto col cervello. Oggi un pazzo visionario è l'uomo più felice di Israele.

(Notiziario Ucei, 3 aprile 2012)

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Video arte, "Time and a Half"

Mercoledì 4 aprile 2012, il MLAC - Museo Laboratorio di Arte Contemporanea, Sapienza Università di Roma, presenta un Group Show video di dieci artisti israeliani selezionati tra i docenti e i laureati della Scuola Hamidrasha of Art, Beit Berl College di Israele.
La mostra "Time and a Half", titolo tratto dal lavoro di Mika Rottenberg, è a cura di Doron Rabina, Ben Hagari e Giorgia Calò.
I docenti dell'Hamidrashà School of Art (tra cui Guy Ben-Ner, Boaz Arad, Ben Hagari), così come gli studenti (quali Mika Rottenberg, Ofri Cnaani, Tom Pnini), sono tra i più importanti video artisti in Israele.
Attraverso la loro ricerca video e cinematografica, danno luogo ad un'arte creativa, ambiziosa e dinamica di forte interesse. La mostra mette in luce temi di rilevanza universale, offrendo l'opportunità di conoscere, con una varietà di voci e modi di espressione, la ricerca video israeliana.

Highslide JS
  • Boaz Arad (1956) indaga la storia da un punto di vista personale come in Kings of Israel; Guy Ben-Ner (1969) presenta Second Nature, un video in tre parti in cui si confondono i confini tra realtà e finzione;
  • Nadav Ben-Nun (1982) con Poetry Meant to Kill da luogo ad una situazione domestica in cui lo humor è il trait d'union tra parola, immagine e suono;
  • Ofri Cnaani (1975), in Oasis il processo narrativo diviene il soggetto stesso della storia;
  • Ben Hagari (1981), in Invert ritrae un mondo capovolto in cui l'inanimato e l'umano si basano su una logica di colori complementari e giochi di luci-ombra invertiti tra loro;
  • Tom Pnini (1981) Vulcano è un video diviso in quattro inquadrature frontali che conferiscono all'immagine un'illusione tridimensionale; Mika Rottenberg (1976) Sweat Fried raffigura una sequenza stretta di azioni estreme eseguite da alcuni performer;
  • Lior Shvil (1971) che presenta In Whatever Time, attinge dalla memoria collettiva, ispirandosi prevalentemente alla televisione e al cinema.
La HaMidrasha of Art è una delle scuole d'arte più importanti in Israele. Le sue attività abbracciano vari campi delle arti visive: dalla pittura, alla scultura, dalla fotografia al video, dai media digitali e di animazione al cinema. Quello che contraddistingue la scuola è il fatto di essersi fondata su una lunga tradizione di arte israeliana, affiancandola alle nuove tendenze sia nazionali che internazionali.

La mostra, che fa parte del programma espositivo del MLAC, è sostenuta e patrocinata dall'Ambasciata d'Israele in Italia. Con il patrocinio di Roma Capitale - Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico. In collaborazione con la Ermanno Tedeschi Gallery.

(RaiNews24, 3 aprile 2012)

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Israele arresta il portiere della nazionale palestinese

Il portiere della nazionale olimpica palestinese Omar Abu Rois (23 anni) è stato arrestato dai servizi segreti israeliani perché ritenuto membro di una cellula armata responsabile di un attacco contro una unità militare.
Con lui sono stati arrestati altri dodici abitanti del campo profughi di al-Amari (Ramallah, Cisgiordania) che - secondo i servizi segreti - facevano parte della medesima cellula. Fra di essi vi sono diversi dipendenti della Mezzaluna Rossa.
L'attacco in questione è avvenuto ad al-Amari il 20 gennaio scorso, e si è concluso senza vittime. Nella successiva indagine - ha reso noto un portavoce militare a Tel Aviv - è emersa la responsabilità diretta negli spari di Abu Rois (che secondo Israele è un membro attivo di Hamas) e di Salih Baral, un guardiano negli uffici della Mezzaluna Rossa. Entrambi erano armati di fucili Kalashnikov, ha aggiunto il portavoce.
Fra gli altri arrestati figura Munzar Abbas, un ufficiale dell'intelligence generale dell'ANP, responsabile della sicurezza nella Mezzaluna Rossa, "in fama di essere anche - secondo il portavoce - un trafficante d'armi".
Con questi arresti, ha concluso il portavoce, sono stati sventati altri attacchi armati che la cellula intendeva condurre contro obiettivi israeliani in Cisgiordania.
Da parte palestinese questi arresti non sono stati ancora commentati.

(Ticinonews, 2 aprile 2012)

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Festival delle luci a Gerusalemme

Dopo la Maratona e il Festival del ghiaccio tenutisi nel mese di marzo, il calendario di manifestazioni culturali di Gerusalemme prosegue con il Festival delle luci lungo le strade della città vecchia che si terrà dal 6 al 14 giugno. Le installazioni di artisti israeliani e internazionali illumineranno le vie della città, gli spazi pubblici e i luoghi turistici più importanti, accompagnati da una moltitudine di eventi, spettacoli e performance. Tra gli eventi della nuova edizione, la rappresentazione di arie, duetti e cori della Traviata di Verdi alla Grotta di Zedekiah, situata sotto le vecchie mura, vicino alla Porta di Nablus. Per visitare il calendario degli appuntamenti culturali 2012 della città e il sito del festival: www.jerusalem-culture.com e http://www.lights-in-jerusalem.com.

(Travel, 2 aprile 2012)

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Eva Sandler chiede una cosa sola ad ogni ebreo

Jonathan Sandler, la sua memoria sia benedetta, era un fedele associato di Torah-Box. Il giorno prima del suo assassinio a Tolosa guidava ancora il nostro libro su Pessah. Che HaShem vendichi. Gli ebrei non devono disperdersi nei loro propositi, azioni e gesti.

Sua moglie Eva Sandler fa una sola domanda al Popolo d'Israele...


"Mio marito è ritornato in Francia per aiutare i bamini in difficoltà a conoscere bene la Torah. Lui si donava a fondo per questa nobile missione.
Il solo aiuto che vi chiedo è di restare attaccati alla Torah. Osservate le Mitzvot (precetti); io sono convinta che le anime dei miei bambini saranno accettate al Gan Eden (paradiso)".

Torah-Box propone ad ognuno delle Mitzvot
da migliorare per l'elevazione di queste anime defunte:

Rispettare meglio lo Shabbat...
Vestirsi con maggiore discrezione...
Mangiare kasher in modo più puntiglioso...
Studiare la Torah con costanza...
Leggere ogni giorno 2 leggi sul divieto della maldicenza...
Rispettare le leggi di "Purezza Famigliare"

     per l’elevazione delle anime di
Jonathan, Gabriel e Aryeh Sandler
come anche di Myriam Monsonego.
Che HaShem vendichi il loro sangue.
Amen

(Torah-Box.com, marzo 2012 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Barghuti in isolamento

Dal carcere il dirigente Fatah incitava i palestinesi a lotta.

TEL AVIV, 2 APR - Il dirigente di al-Fatah Marwan Barghuti e' stato posto in isolamento per una settimana nel carcere dove sconta l'ergastolo, per aver incitato il popolo palestinese ad intraprendere una ''vasta resistenza popolare'' contro Israele. Le autorita' carcerarie hanno inoltre deciso di vietargli per un mese di ricevere visite e di compiere acquisti nello spaccio del penitenziario 'Hadarim', a nord di Tel Aviv. Barghuti e' stato condannato per aver ispirato attentati in cui morirono 5 persone.

(ANSA, 2 aprile 2012)

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Visite guidate alla Sinagoga di Saluzzo

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La Sinagoga di Saluzzo
Dal 25 aprile al 3 giugno visite guidate alla Sinagoga di Saluzzo, a cura della Pierreci Codess Coopcultura, in collaborazione con la Comunità ebraica di Torino. Ogni visita durerà 45 minuti circa. Si potranno ammirare i suggestivi affreschi ottocenteschi tornati alla luce dopo un paziente lavoro di restauro: una caratteristica che rende la Sinagoga pressoché unica in Italia. L'attuale tempio fu inaugurato nel 1833 o 1834, ma la prima notizia documentata sulla residenza degli ebrei nel saluzzese risale alla fine del 1400 e si ritiene che la sinagoga sia il frutto di più stratificazioni successive. La visita sarà quindi l'occasione per ripercorrere la storia e la memoria di una comunità che ha fatto parte integrante di Saluzzo e ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo della città; una comunità brutalmente decimata dall'Olocausto nazifascista e di cui il tempio rappresenta una visibile testimonianza. Il costo di ingresso è di 2 euro.

(cuneocronaca, 2 aprile 2012)

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Il Mossad riduce le operazioni top secret in Iran

di Luca Pistone

Un rapporto del Time Megazine rivela che i servizi segreti israeliani hanno drasticamente ridotto le operazioni top secret in Iran.
Funzionari del Mossad, l'intelligence israeliana, riferiscono alla rivista statunitense che alcune missioni di alto profilo, come "omicidi mirati, attentati alle basi missilistiche, reclutamento di spie all'interno del programma nucleare iraniano e sforzi per raccogliere informazioni riservate", hanno registrato un netto calo.
"La penuria di attività sensibili", continua il rapporto, avrebbe causato una "certa insoddisfazione" all'interno del Mossad. Sono molti gli agenti a ritenere il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, responsabile della "riluttanza di Israele" nell'approvare interventi d'intelligence, "per i

- Il timore di essere scoperti".
  Secondo il Time Magazine, i servizi segreti iraniani avrebbero già neutralizzato una cellula, addestrata ed equipaggiata dal Mossad. L'intelligence occidentale ritiene attendibile la confessione di Majid Jamali Fashid - accusato da Teheran di spionaggio e per questo condannato a morte - sulla moto bomba che nel gennaio 2010 uccise lo scienziato nucleare iraniano Massoud Ali Mohmmadi, e accusa un paese terzo di aver esposto la cellula.
La rivista afferma che gli Stati Uniti avrebbero fatto "un passo indietro" in tema di omicid miratii. Dopo l'attentato, tramite un'auto bomba, a causa del quale agli inizi di gennaio ha perso la vita un altro scienziato nucleare, Mostafa Ahmadi Roshan, Washington ha negato "categoricamente" la sua partecipazione, condannando l'accaduto.
Secondo il Time Megazine, la riduzione delle operazioni clandestine in Iran comporterà "costi molto elevati", specialmente se Teheran deciderà di trasferire le sue centrifughe nucleari in strutture sotterranee, al sicuro da un possibile attacco aereo di Israele.
L'esecutivo iraniano stima che le operazioni di sabotaggio effettuate finora abbiano ritardato il suo programma di arricchimento dell'uranio di almeno due anni. Il virus informatico 'Stuxnet' è solo uno degli strumenti più conosciuti, in questo senso.

(Atlas, 2 aprile 2012)

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Visita di Michel Platini in Israele

Il Presidente UEFA ha partecipato all'inaugurazione ufficiale del centro tecnico e sportivo di Shfayim, nei pressi di Tel Aviv, costruito con l'aiuto del programma HatTrick UEFA.

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   Il Presidente UEFA Michel Platini, il ministro
 per la cultura e lo sport israeliano Limor
 Livnat e il presidente della Federcalcio
 israeliana Azi Luvon
Il Presidente UEFA Michel Platini si è recato in visita a Israele per partecipare all'inaugurazione ufficiale del centro tecnico e sportivo di Shfayim - intitolato Beit Hanivharot - che si è svolta a Shfayim, nei pressi di Tel Aviv.
Il moderno impianto ospiterà tutte le squadre nazionali, dalle giovanili a quella maggiore. Alla cerimonia hanno partecipato il Signor Platini, il ministro della cultura e dello sport Limor Livnat e il presidente della federcalcio israeliana (IFA) Avi Luzon.
Il centro è stato costruito con l'aiuto del progetto assistenziale della UEFA HatTrick. "In questo modo assicuriamo ai nostri giovani la possibilità di allenarsi ai massimi livelli - ha dichiarato Luzon -. Le stelle del futuro saranno i migliori atleti possibili. Vedo un calcio che coniughi qualità e divertimento, da cui i tifosi possano trarre godimento".
"Stadi moderni in tutto il paese accoglieranno famiglie e bambini. Vogliamo fare di Israele una nazione calcistica. Abbiamo compiuto i primi passi. Ospiteremo il Campionato Europeo Under 21 UEFA 2013. Non ho dubbi: questo è soltanto l'inizio".
Ospite d'onore all'evento, Platini ha dichiarato: "Sono felice di essere qui. E' mio dovere in qualità di presidente della UEFA aiutare la federazione. Abbiamo investito molto in queste infrastrutture e faremo ancora di più per la federazione israeliana in futuro".
"Il centro è un buon investimento per il futuro, in particolare per i giovani calciatori. Il calcio necessita di pazienza e investimenti. Se sostenuti, i giovani sbocciano".
Livnat ha espresso la sua ammirazione per gli impianti: "Questo progetto è molto importante. Dobbiamo creare una diversa cultura calcistica. Intendiamo costruire 100 campi di calcio. A cosa servirebbe se non avessimo una cultura calcistica e sportiva?".
"Israele dispone adesso delle condizioni ottimali per allenarsi e degli strumenti per conseguire il successo - ha aggiunto Livnat -. Condizioni eccellenti che soddisfano i parametri internazionali. Qui potremo coltivare i prossimi giovani talenti di Israele".
"Colgo l'occasione per ringraziare il presidente della UEFA Michel Platini - ha proseguito il ministro -. Grazie per la decisione di affidarci l'organizzazione del Campionato Europeo Under 21 UEFA nel 2013 e il Campionato Europeo Femminile Under 19 UEFA nel 2015. Tali importanti decisioni eleveranno l'immagine calcistica di Israele nel mondo".

(UEFA.com, 2 aprile 2012)

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Turismo: i russi 'invadono' Israele

Per quanto riguarda il turismo, Israele continua a puntare forte sul mercato italiano ed europeo, ma la nuova ondata di turisti arriva dal nord, dalla Russia. ''I turisti russi - conferma Tzvi Lotan, direttore dell'Ufficio nazionale israeliano del turismo - stanno invadendo tutto il mondo e anche da noi, anzi, nel giro di tre anni la Russia e' diventato il secondo paese per il nostro fatturato turistico dopo gli Usa''. Ma se consideriamo l'Unione Europea come uno stato, allora e' proprio l'Ue la principale fonte di arrivi per gli israeliani che puntano su una tripla offerta: il divertimento in localita' come Eilath, il mare di Tel Aviv e il relax sul Mar Morto''.

(ANSAmed, 2 aprile 2012)

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Il rabbino che non svelò mai la formula «magica» della Coca Cola

Morì a cento anni e non rivelò mai quel segreto. Un libro ne racconta la vita e i tormenti.

di Francesco Battistini

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GERUSALEMME - Acqua, zucchero, caramello, caffeina, acido fosforico, lime, vaniglia, noce moscata, arancia, cannella, coriandolo… Dopo Tutankhamon, Fatima e Pulcinella, quello della ricetta della Coca-Cola è probabilmente il segreto più raccontato della storia. La leggenda vuole che in azienda solo due manager alla volta, e ciascuno solo per metà, siano ammessi a conoscerne l'esatta formula, custodita nel caveau d'una banca. La storia dice che ci fu una sola persona al di fuori della fabbrica, uno che non c'entrava nulla con la bibita più venduta del mondo, a sapere come la si fabbrica. Si chiamava Tobias Geffen (1870-1970), era un ebreo lituano di Kovno che giovanissimo era emigrato in Georgia e che negli anni Trenta faceva il rabbino proprio ad Atlanta, «Coke City». Un giorno, qualcuno in sinagoga gli pose la domanda: ma siamo sicuri che questa Coca, che tutti bevono, sia fatta come la Legge ebraica comanda? La questione cominciò ad assillarlo: e se quelle bollicine non fossero kosher? Bisognava scoprirlo: il rabbino ne fece una missione, bussò all'azienda e alla fine a lui, a lui solo e in via eccezionale, dietro promessa di non rivelare nulla a nessuno, fu mostrata la Formula Proibita. «E' kosher!», fu il responso finale di Tobias. Che per quarant'anni, fino alla tomba, portò con sé il segreto.

IL MISTERO DEL "7X" - Morì vecchissimo, a cent'anni. E mutissimo: con gli otto figli, coi diciotto nipoti e perfino con la moglie che, senza mai fargli una domanda, era rimasta sei decenni al suo fianco. La storia di Tobias, con le carte che la testimoniano, oggi è finita in una biografia scritta da Ruth Adler, lontana pronipote, presentata a Gerusalemme dallo storico Tom Segev. Nel libro si leggono i dubbi, i tormenti d'un uomo religioso che scambiava pareri coi rabbini di Memphis o di Chicago. E che nel 1935 rimase senza parole, quando la figlia Helen - che studiava chimica in università - analizzò una bottiglietta e scoprì come vi fosse contenuta glicerina animale vietata dal Cashrut, le regole alimentari fissate dalla Parola. Fu allora che Geffen decise di rivolgersi a uno dei quattromila ebrei di Atlanta, Harold Hirsch, il capo dell'ufficio legale della Coca-Cola, perché a sua volta questi lo presentasse al mitico Asa Candler, il proprietario, l'uomo che per 2.300 dollari aveva comprato da un oscuro farmacista la ricetta della bibita. «Che cosa? - sbottò Candler - C'è gente che non è sicura di poter bere la Coca? Io voglio che tutti possano berla! Fate qualcosa!...». Fu fatto: il rabbino poté vedere, annotare, ragionare. Nei suoi appunti, gl'ingredienti segreti - quelli che oggi i documenti della multinazionale di Atlanta indicano con l'asettica sigla "7X" - venivano indicati con due lettere, "M" (che stava per "muris", un condimento dell'epoca romana) e "A" ("anigron": un cibo talmudico). Tobias scrive che la quantità di sostanze non kosher "è minima, quasi irrilevante", però sufficiente per ottenere un risultato: da quel momento, gl'ingredienti di provenienza animale sarebbero stati sostituiti da glicerina vegetale e con derivati della canna da zucchero.

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DIARI CHIUSI A CHIAVE - Fedele al patto stretto nella fabbrica, il rabbino Tobias chiuse i suoi diari a chiave e i suoi ricordi nel silenzio. Più volte fu avvicinato da società rivali della Coca-Cola, ma inutilmente. Qualcuno provò a coinvolgerlo nelle dispute ideologiche sul marchio della bibita, sul presunto anti-islamismo del logo, ma senza risultato. Due anni fa, a quarant'anni dalla morte, Geffen fu commemorato con una cerimonia religiosa a Gerusalemme. Il rabbino amava l'America, si ricordò in quell'occasione, perché l'aveva accolto senza pregiudizi e gli aveva aperto il cuore dei suoi segreti. Alla fine, superati tutti i dubbi, per Tobias quella storia della ricetta segreta era diventata il simbolo d'un modo di vivere: «Perché è uguale per tutti - disse una volta Andy Warhol - e per quanti soldi tu abbia, non potrai mai berne una più buona di quella che beve il barbone all'angolo».

(Corriere della Sera, 1 aprile 2012)

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La realtà dopo il 19 marzo è molto complicata

di David Bidussa, storico sociale delle idee

"Tolosa è solo l'ultima, gli ebrei hanno paura", è un lungo testo che Marco Cesario ha pubblicato ieri su www.linkiesta.it chiedendosi se la Francia sia ancora o no un paese per ebrei.
E' difficile da dire e sicuramente la realtà dopo il 19 marzo è molto complicata. Ma il problema è sempre lo stesso, da molto tempo ormai: la sostituzione degli ebrei reali, piacevoli o meno, simpatici o antipatici, con le icone con cui li si vogliono leggere, produce solo effetti perversi: di adorazione, in alcuni casi, e di dannazione in altri. Gli ebrei reali comunque non sono quelli. Come ne usciamo? Qualcuno dice che la soluzione possibile dell'antiebraismo islamico sia solo la fine del conflitto mediorientale. Può darsi, ma resta egualmente il problema dall'astio che gran parte del mondo islamico presente in Europa ha per gli ebrei che spesso legge come avversari di classe. Per affrontare quel problema occorre avviare una riflessione culturale. La politica estera non c'entra. Al centro stanno le politiche dell'integrazione e per quelle in Europa non è stata avviata una politica concreta.

(Notiziario Ucei, 1 aprile 2012)


Che di un viscido articolo come quello di Marco Cesario un intellettuale ebreo sappia dire soltanto che "la realtà dopo il 19 marzo è molto complicata" e che "per affrontare quel problema occorre avviare una riflessione culturale" è disarmante. M.C.

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Sciare in Israele

di Nicola Busca

Viaggio nell'unica stazione sciistica di tutto Israele, sulle alture del Golan, molto popolare nonostante i soldati e i campi minati a poca distanza.


Il «Mount Hermon Ski Resort» è l'unica stazione sciistica di tutto Israele. Si trova sulle alture del Golan, nel nord del paese, al confine con la Siria e con il Libano. Soltanto una minima porzione del massiccio si sviluppa in territorio israeliano: la maggior parte è situata aldilà del confine, sotto la giurisdizione di Damasco e Beirut. Nonostante questo e l'instabile zona geopolitica nella quale si trovano gli impianti di Hermon, la stazione aprì nel 1971.
Il primo che cercò di favorire lo sviluppo dello sci nella zona fu, nel 1969, Scott Dixon, un hippy americano che nello stesso anno fu rispedito negli Stati Uniti perché trovato in possesso di marijuana. Due anni dopo, invece, una compagnia israeliana privata (di cui alcuni proprietari sono ai vertici ancora oggi) rilevò l'idea di Dixon e aprì il primo impianto sciistico d'Israele.
Il Monte Hermon e le Alture del Golan passarono sotto il controllo dello stato ebraico dopo la Guerra dei Sei giorni, che scoppiò nel 1967 e vide contrapporsi Israele da una parte, Siria, Giordania e Egitto dall'altra. Il comprensorio del Monte Hermon dista 220 chilometri da Tel Aviv e non è raro che durante la stagione invernale molti israeliani partano dalla città - la zona più densamente abitata di tutto Israele - per raggiungere una delle zone meno ospitali di tutto il paese e passare una giornata sugli sci o, semplicemente, trascorrere qualche ora in alta quota giocando con il bob o costruendo pupazzi di neve. Hermon è l'unico posto in cui gli israeliani possono sperimentare l'inverno, e sia nei fine settimana che nei giorni feriali è spesso invasa da sciatori, turisti e visitatori. Quest'anno, rispetto alle passate stagioni invernali, ha nevicato molto e il comprensorio ha potuto aprire già nei primi giorni di gennaio (durante i quali è caduto più di un metro e mezzo di neve) e ha registrato la nevicata record nella notte tra il primo e il due marzo, con tre metri di neve farinosa che hanno ricoperto le pendici del Monte Hermon. Nella stessa notte è nevicato anche a Gerusalemme, evento che non si registrava da quattro anni.

(il Post, 1 aprile 2012)

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Mémorial de la Shoah a Parigi

Richetti: "con la memoria contro il riaffiorare dell'antisemitismo"

"L'Assemblea legislativa vede nelle attività sulla Memoria un modo alto e autorevole per realizzare la propria missione statutaria". Si è aperto con queste parole l'intervento che il presidente dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna, Matteo Richetti, ha pronunciato questa mattina, domenica 1 aprile, a Parigi, all'apertura del secondo modulo di formazione del Seminario "L'eredità di Auschwitz e dei genocidi del XX secolo. Insegnare la storia per educare ai diritti umani", che si è tenuta nella sede del Mémorial de la Shoah, nell'ambito della Convenzione che lega i due enti dal 2010.
  Un impegno a mantenere viva la Memoria - ha aggiunto Richetti - che si è esplicato anche con l'approvazione unanime dell'Assemblea, nel 2008, di una legge finalizzata a incentivare il recupero della memoria dei Giusti, di quelle persone, cioè, che in contesti difficilissimi operarono a rischio della propria vita per salvare altri esseri umani di religione ebraica.
  Uno degli elementi centrali per la promozione della Memoria attiva tra i giovani - ha poi spiegato il presidente - è infatti la possibilità di coniugarla con il senso di responsabilità collettiva. In quest'ottica, la figura dei Giusti può stimolare in ciascuno la consapevolezza del valore dei diritti umani e della partecipazione democratica.
  "Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario": Richetti, pronunciando questa frase, ha quindi citato Primo Levi, una delle maggiori voci della Memoria italiana, di cui ricorrono nell'aprile di quest'anno i 25 anni dalla scomparsa, e ha ricordato l'impegno particolare dell'Assemblea sul tema della persecuzione dei gruppi minoritari e della Shoah. La Convenzione stipulata con il Mémorial de la Shoah di Parigi, nel marzo 2010, si inserisce perciò a pieno titolo nel perseguimento di questi obiettivi, soprattutto in considerazione del grande spessore culturale e del rigore con cui il Mémorial persegue la ricerca storica, la divulgazione delle conoscenze e delle memorie, e la formazione degli educatori.
  Il presidente ha poi ricordato che la collaborazione con l'ente parigino ha portato l'Assemblea legislativa ad acquisire l'edizione italiana della mostra "La Shoah in Europa", inaugurata il 27 gennaio 2011, data in cui si celebra il "Giorno della memoria", nel palazzo dell'Archiginnasio a Bologna. Oggi questa mostra è parte integrante del patrimonio espositivo sulla Memoria che l'Assemblea mette a disposizione di chi voglia farne un momento di riflessione. Altra tappa importante della collaborazione tra i due enti è quella che porterà a Bologna la Mostra sullo sport e il nazionalsocialismo ("Le sport européen à l'épreuve du nazisme"- nella versione italiana "Berlino 1936 - Londra 1948. Le Olimpiadi e lo sport nell'Europa sotto il nazionalsocialismo") attualmente allestita al Mémorial, con la previsione di momenti formativi per le scuole e diversi appuntamenti culturali.
  Richetti ha poi affermato che il progetto di formazione storico-pedagogica, avviatosi a Bologna, ha coinvolto oltre 120 formatori che hanno potuto ascoltare le lezioni di grandi esperti internazionali sul senso dell'insegnamento della Shoah. Il suo proseguimento, nelle tre giornate parigine, servirà a fare il punto su uno studio comparativo dei genocidi e dei crimini contro l'umanità.
  "La Shoah - ha evidenziato Richetti - ha cambiato la storia" ed è "tanto più urgente partire dalla Shoah", a fronte della consapevolezza della scarsa conoscenza, da parte delle nuove generazioni, rispetto a quanto è stato: emerge infatti un pericoloso legame tra l'ignoranza della storia, lo scarso interesse per i temi di impegno civile e sociale e gli atteggiamenti xenofobi e razzisti. A dircelo sono: un recente sondaggio (febbraio 2010) presentato alla Camera dei Deputati, da cui emerge che circa il 45% dei giovani in Italia si dichiara razzista, e un monitoraggio realizzato dalla Commissione Europea contro il razzismo e l'intolleranza che offre un quadro poco rassicurante della situazione nei Paesi europei e il recente tragico episodio della scuola ebraica di Tolosa ne è esempio.
  A parere di Richetti, questi fatti sono un duro monito sulle degenerazioni che certi discorsi politici antisionisti, antisemiti e xenofobi possono alimentare in gruppi estremisti: vi sono infatti focolai ancora accesi che la crisi rischia di far divampare.
  Una crisi economica, ma anche una crisi identitaria su cui è quindi necessario lavorare con la massima attenzione, per tenere alta la guardia e costruire quegli anticorpi, che, attraverso la conoscenza, la memoria e la consapevolezza, impediscano il riaffiorare e il manifestarsi dei fantasmi del passato.

(Bologna 2000, 1 aprile 2012)

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Notizie archiviate

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