Notizie su Israele 4 - 24 aprile 2001


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HAMAS RIVENDICA L'ATTENTATO CONTRO I "SIONISTI PUZZOLENTI"


L'ala militare dei fondamentalisti palestinesi di Hamas ha rivendicato l'attentato suicida di domenica scorsa a Kfar Saba con un fax alla Reuters nel quale si legge che "Imad Kamel al-Zbaidi, abitante nella citta' cisgiordana di Nablus, ha fatto esplodere il suo corpo puro in mezzo a corpi puzzolenti per uccidere e ferire piu' di 50 sionisti".
"I prossimi giorni - continua il comunicato di Hamas - saranno giorni neri per i sionisti e Sharon rimpiangera' il giorno in cui sua madre l'ha partorito".

(Reuters, Ha'aretz, 23.04.01)


SI PUO' NEGOZIARE CON L'AUTORITA' PALESTINESE?


(...) Arafat sta forse esaurendo gli strumenti a sua disposizione per coinvolgere Israele nell'escalation delle reazioni. Il suo annuncio contro i colpi di mortaio, per quanto cinico e ininfluente, indica che questi tiri non hanno incontrato alcun sostegno ne' comprensione a livello internazionale. Ma, come mostrano gli attentati di domenica a Kfar Saba e di lunedi' a Or Yehuda, anche se Arafat dovesse fermare i tiri di mortaio, cio' non significherebbe necessariamente una significativa riduzione delle violenze palestinesi. Nelle ultime due settimane, per esempio, si sono registrati circa novanta attacchi contro israeliani dentro e attorno alla striscia di Gaza, dei quali solo dieci a base di colpi di mortaio. L'Autorita' Palestinese non ha condannato l'attentato a Kfar Saba. Anzi, il quotidiano Al-Ayyam controllato dall'Autorita' Palestinese ha pubblicato il 23 aprile la foto di un graffito su un muro con un autobus israeliano che esplode e la seguente didascalia: "Un bambino cammina lungo un muro nel campo profughi di Khan Yunis con un graffito che giura di vendicare il sangue puro dei martiri".
     A questo punto la domanda e': su che basi Israele puo' negoziare con l'Autorita' Palestinese, anche dopo una eventuale cessazione delel violenze? L'idea di fondo del processo di pace in generale e degli accordi di Oslo in particolare consisteva nel principio "territorio in cambio di pace". L'acconto israeliano in termini di territorio e' stato pagato, ma l'acconto palestinese in termini di pace (fine delle istigazioni alla violenza e impegno a risolvere le dispute in modo pacifico) e' palesemente mancato. La lezione che ci viene dall'esperienza di Oslo, culminata nella peggiore ondata di violenze palestinesi proprio quando Israele si stava spingendo piu' avanti nei negoziati, e' che non si puo' ignorare la necessita' che i palestinesi si attrezzino per la pace. I testi di Oslo non ignoravano questa necessita', ma poi Israele e Stati Uniti non hanno preteso una seria applicazione delle condizioni anti-violenza e anti-istigazione previste in quei testi. Si dice che Israele e' tenuto dall'accordo di Sharm el-Sheikh a discutere lo status definitivo. Ma gli ultimi due accordi firmati da israeliani e palestinesi, a Sharm el-Sheikh nel 1999 e a Wye Plantation nel 1989, letti oggi sembrano uno scherzo di cattivo gusto. Israele ha completato entrambe le fasi di "ridispiegamento" previste da Wye Plantation. Ma cosa ne e', oggi, dei minuziosi paragrafi di quell'accordo intitolati "Mettere fuori legge e combattere le organizzazioni terroristiche", "Proibire le armi illegali", "Impedire l'istigazione"? Circa un anno dopo, l'accordo di Sharm el-Sheikh non menzionava quasi piu' questi temi, figuriamoci insistere sulla loro applicazione.
     Mentre si discute se perseguire un accordo provvisorio a lungo termine o un accordo sullo status definitivo una volta ripresi i negoziati, la domanda piu' importante da porsi sarebbe quali lezioni trarre dall'esperienza degli accordi precedenti. La lezione piu' evidente e' che il rilancio dei negoziati sullo status definitivo non dovrebbero essere vincolati a date arbitrarie, bensi' a segnali concreti da parte palestinese che sono disposti a vivere in pace con Israele. Anche prima dell'attuale ondata di aggressioni era sbagliato dare poca importanza al fatto che le mappe palestinesi non comprendono Israele o che agli scolari palestinesi viene insegnato di odiare e uccidere gli israeliani. Ora, dopo l'esperienza di quest'anno, e' folle pensare di riprendere i negoziati sullo status definitivo prima che vi sia alcun segnale che i palestinesi accettano Israele. Per tutti gli ultimi otto anni e' stato continuamente chiesto a Israele di dimostrare la sua disponibilita' a fare compromessi anche difficili in nome della pace. Ora qualunque negoziato futuro dovra' essere costruito sulla dimostrazione concreta che i palestinese hanno la capacita' e volonta' di fare altrettanto.
 
(Jerusalem Post, 24.04.01)



L'EDUCAZIONE DEI BAMBINI PALESTINESI


Il gioco della guerra è il più comune passatempo nelle scuole e negli asili palestinesi

Piccoli soldati educati all'odio

di Beniamino Irdi Nirenstein
   
     A volte, quando Imad, un bambino palestinese di 6 anni, si annoia, prende la carta del chewing gum e ci disegna sopra un soldato.  
   Il soldato di Imad è sempre cattivo. Ha un grande fucile e uno sguardo molto crudele. Accanto a lui c'è un bambino palestinese che sanguina. Sopra di lui vola una colomba della pace ferita. Imad prende il pezzetto di carta, lo appallottola e lo lancia come fosse una pietra, contro un immaginario soldato israeliano.
   Un malefico vento di odio soffia sugli asili e le scuole elementari nell'autorità palestinese. I bambini fanno giochi di guerra, combattono finte battaglie in strada. Lanciano pietre, si allenano con le armi, bruciano bandiere israeliane e non vedono l'ora di diventare Shahid (martiri). Mentre i bambini a Tel Aviv disegnano fiori e uccelli, quelli di Ramallah dipingono fucili, cadaveri e sangue.
   "Guardate quanto odio c'è in questi disegni" ha detto lo psicologo clinico Dott. Roni Berger. "Guardate le facce in questi disegni, le linee, i colori, notate quanta paura e aggressività hanno dentro".
   Per due anni il Dottor Berger ha girato per le scuole palestinesi, esaminando i pregiudizi e gli stereotipi che i bambini palestinesi hanno nei confronti degli israeliani. Berger ha chiesto a bambini del West Bank e di Gerusalemme est, dai 7 ai 14 anni, di disegnare immagini di israeliani e palestinesi, ed esprimere un opinione sui disegni.
   Questo tipo di ricerca basato su immagini di persone disegnate è molto accreditato fra gli psicologi: è una tecnica che dà la possibilità di scrutare dentro l'anima e stabilire il livello intellettuale, la struttura della personalità, e la situazione sociale della persona.
   Il dottor Berger ha esaminato 278 di questi disegni e le sue conclusioni non sono certo state positive: "Quindi è così che ci vedono? Sapevo che ci odiavano, ma non immaginavo che questo odio fosse così forte e intenso. Mi sono imbarcato in questa ricerca con grande curiosità riguardo all'educazione dei bambini palestinesi. Dopo tutto questa è la prossima generazione con cui dovremo fare la pace. Quando ho esaminato i risultati mi sono sentito pieno di frustrazione. Dove arriveremo se questi bambini ci vedono così? Come faranno a diventare nostri amici tutto d'un tratto? Come faremo a fare la pace con loro? A me sembra quasi impossibile.
   Ecco ad esempio un disegno: un soldato con cinture di proiettili sul petto, nella mano sinistra la bandiera israeliana, nella destra una mitragliatrice che spara contro una colomba che vola. È opera di una bambina di 13 che risiede a Gerusalemme est.
   E un altro esempio: un terrorista sventola una bandiera palestinese e spara contro un veicolo militare israeliano. Il disegno è di un bambino di 9 anni abitante a Ramallah.
   Per ore gli assistenti di Berger hanno ascoltato le storie dei bambini, che raccontavano di come tiravano pietre contro i soldati e si esponevano ai lacrimogeni, come degli eroi.
   Alcuni parlavano dei propri parenti arrestati o uccisi.
   In seguito ai bambini è stato chiesto di guardare le immagini e attribuire ai personaggi una professione appropriata. I risultati sono stati sbalorditivi: mentre i palestinesi venivano identificati con contadini, sacerdoti e studenti, gli israeliani erano soldati, poliziotti e assassini. I bambini ripetevano che gli israeliani dovevano essere uccisi e cacciati dalla loro terra.
   Questo non è solo il risultato delle influenze dei genitori e dei politici, dell'educazione e della propaganda, ma viene anche da dentro: questi bambini hanno avuto delle esperienze difficili in prima persona.
   Più di 800.000 alunni palestinesi sono esposti giornalmente agli incitamenti alla violenza attraverso i libri di testo e i media. Sotto istruzione del Ministro dell'educazione palestinese, questi bambini sono educati a odiare gli ebrei e a distruggere lo Stato di Israele.
   Gli ebrei, nei libri di testo sono raffigurati come i nemici dell'Islam e il sionismo è paragonato al fascismo e al nazismo.
   Gli insegnanti trasmettono ai loro alunni l'idea che Israele è una cosa temporanea e passeggera, infondono in loro l'amore per le città occupate promettendogli che presto vi faranno ritorno.
   Incoraggiano i bambini a partecipare alla Jihad e arruolarsi ai corpi suicidi per distruggere Israele. In speciali campi di addestramento estivi, i bambini vestono uniformi e vengono abituati ad usare le armi.
   Le madri sono orgogliose dei loro figli Shahid. Il giornale palestinese "Al Hayat al Jedida" riporta che le donne palestinesi hanno smesso di pianificare le loro famiglie perché pensano che ora debbano partorire più bambini che possano diventare Shahid e partecipare alla battaglia. Il fatto che l'educazione dei bambini palestinesi sia affidata quasi totalmente all'autorità palestinese, rende impossibile qualsiasi intervento diretto da parte di Israele, agli occhi dei palestinesi una ulteriore e inaccettabile intrusione nei loro diritti.
   Ma l'atteggiamento aggressivo e violento è maggiormente riscontrabile nei bambini che vengono a contatto solo con i soldati e non con i civili israeliani.
   I bambini che abitano nelle vicinanze di città israeliane e non sono esposti al conflitto diretto, hanno una tendenza minore all'ostilità nei confronti degli ebrei.
   A questo punto si torna alla domanda fondamentale: esiste una soluzione? E bisogna anche chiedersi: questi bambini potranno davvero essere la generazione con la quale la pace sarà stabile e definitiva?  

(da "Shalom", mensile ebraico di informazione e cultura, aprile 2001)


 INDIRIZZI INTERNET

 
Bambini strumentalizzati:
http://www.politicsnow.co.il/realpic.html
 
Portale ebraico:
http://www.italya.net/



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