Notizie su Israele 29 - 27 luglio 2001


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Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)


A CHE SERVONO GLI OSSERVATORI?


     L'esperienza di dispiegamenti di forze internazionali nell'ambito del conflitto arabo-israeliano insegna che le probabilita' di successo della loro missione dipende soprattutto dalla volonta' delle due parti di tenere fede agli accordi.
     Si sono avuti due casi provati di dispiegamento riuscito di forze internazionali nella regione. Uno e' l'UNDOF (United Nations Disingagement Observers Force), posizionato lungo il confine fra Israele e Siria in seguito agli accordi del 1974di disimpegno delle forze. L'altro e' l'MFO (Multinational Force and Observers), di cui l'Onu non fa parte e al quale molti stati dell'Onu si opposero, dispiegato in forza degli accordi di pace con l'Egitto. Il successo di queste due forze internazionali si deve al fatto che entrambi i casi riguardano la salvaguardia e la supervisione di accordi firmati da stati sovrani, con eserciti regolari. Il loro compito non e' quello di monitorare combattimenti sparsi e continui. Le due parti hanno un chiaro interesse a mantenere gli accordi conclusi, prevenendo violazioni e attivita' ostili. In entrambi i casi, gli accordi prevedono l'istituzione di zone-cuscinetto fra i due eserciti. Inoltre, le parti in causa hanno intrapreso severe misure per impedire ogni provocazione da parte di terzi.
     Viceversa il modo di condursi, nel suo insieme, dell'UNIFIL (United Nations Interim Force in Lebenon) puo' essere definito un chiaro fallimento. Questa forza internazionale, dispiegata senza il consenso israeliano nel 1978 dopo l'Operazione Litani contro obiettivi dell'Olp nel Libano meridionale, non ha rivestito alcun ruolo significativo nella zona e la sua presenza e', a dir poco, controversa. L'UNIFIL non e' riuscito a stabilire alcuna forma di autorita' sul quadro dei rapporti di forze complesso e sempre mutevole nel sud del Libano.
     Anche l'UNEF (United Nations Emergency Force), creato in seguito alla Campagna del Sinai nel 1956, si risolse in un fallimento: quando nel 1967 l'Egitto ne impose il ritiro e blocco' gli Stretti di Tiran, non pote' impedire lo scoppio della guerra dei sei giorni.
     La TIPH (Temporary International Presence in Hebron), creata dopo il massacro di fedeli palestinesi a Hebron compiuto nel 1994 da Baruch Goldstein, non rappresenta una fonte di problemi, ma non e' nemmeno riuscita a prevenire le violenze. Nonostante la sua presenza, Hebron e' rimasta la citta' piu' violenta del contenzioso.
     Nemmeno la commissione di monitoraggio internazionale istituita in Libano dopo l'operazione israeliana del 1996 puo' vantare grandi successi, a parte il fatto di essere diventata una commissione a cui si presentano proteste, che vengono poi superficialmente investigate.
     Non sorprende quindi che, nelle conclusioni presentate dalla Commissione Mitchell e nel documento del direttore della CIA George Tenet, non compaia la raccomandazione di creare una forza internazionale o un corpo di osservatori, a maggior ragione nel caso in cui le due parti non ne gradiscano la presenza, o quanto meno l'accettino. Senza una completa collaborazione delle due parti, gli osservatori internazionali non hanno reali possibilita' di riuscire nel loro compito. Inoltre, per riuscire e' necessario un accordo chiaro fra le parti in causa e un interesse vitale ad applicare onestamente l'accordo. Le due parti, infine, devono essere pronte a imporre l'accordo a tutti gli elementi sul proprio territorio: regolari e irregolari, organizzazioni, gruppi e singoli. E' percio' difficile nutrire troppe speranze circa un dispiegamento di osservatori internazionali nelle attuali zone di attrito. Le due parti, israeliana e palestinese, non trarrebbero beneficio dalla presenza di terzi in un'area dove non si e' ancora avviato un processo di stabilizzazione. E una presenza che non contribuisce ad alleviare e stabilizzare la situazione, potrebbe persino complicarla ulteriormente.
    
Ha'aretz, 23.07.01



NOTIZIE IN BREVE DA ISRAELE.NET



25.07.2001
- Gli ispettori Onu incaricati di indagare la vicenda del video UNIFIL non si recheranno in Israele. Portavoce ministero della difesa israeliano: "Il comportamento dell'Onu ci risulta poco chiaro dall'inizio alla fine"
- Secondo recente indagine del Brandman Research Institute, due terzi degli adoloscenti israeliani si dedica a un lavoro estivo.

24.07.2001
- Commissione di storici ebrei e cattolici sospende ricerche su ruolo di Pio XII durante la Shoa' per il rifiuto Vaticano di dare accesso a documenti d'archivio non ancora pubblicati.
- Segretario Onu Annan chiede al Libano di dispiegare l'esercito al confine meridionale e ripristinare autorita' nella zona dove spadroneggiano gli Hezbollah.
- Sharon a Commissione esteri e difesa della Knesset: "Se sappiamo di qualcuno che sta preparando un attentato e Arafat non se ne occupa, allora ce ne occupiamo noi. Se possibile con arresti. Se no, con altri mezzi. E' comunque meglio di attacchi massicci che non sappiamo dove ci possono portare".
- Sharon a Commissione esteri e difesa della Knesset: "Ho ordinato ai servizi di sicurezza di usare il pugno di ferro contro il fenomeno di palestinesi innocenti uccisi da estremisti ebrei: l'assassinio di 3 civili compreso un neonato e' un assassinio punto e basta".
- Sharon respinge pressioni da destra per un maggiore intervento militare: "Ci atteniamo al piano Mitchell - dice - e non portero' il paese in guerra se non e' assolutamente necessario".

23.07.2001
- Peres: "Ci sono gia' supervisori della CIA, grazie al Memorandum di Wye Plantation. Israele non e' contrario ad aumentarne il numero. Non abbiamo nulla da nascondere, ma non vogliamo internazionalizzare il conflitto con l'intervento di parti non neutrali".
- Accese polemiche in Israele per un annuncio pubblicato a pagamento su un giornale dal gruppo Zo Artzenu che invita a "uccidere Arafat, per difendere il nostro popolo".



I QUOTIDIANI ATTACCHI DEI PALESTINESI CONTRO ISRAELE


     Il seguente quadro è stato fornito da un portavoce dell'IDF (Israel Defense Force), l'esercito israeliano. Riporta il numero degli attacchi compiuti ogni giorno dai Palestinesi contro Israele, dal 1 giugno al 21 luglio. Negli attacchi non sono compresi i lanci di pietre e i tentativi di lancio di bombe.


   Data                 Commento sugli eventi              Attacchi

01  Giugno                                                          12
02  Giugno   Arafat proclama il cessate il fuoco                    15
03  Giugno                                                           9
04  Giugno                                                          11
05  Giugno                                                          21
06  Giugno                                                          12
07  Giugno                                                          18
08  Giugno                                                          17
09  Giugno                                                          15
10  Giugno                                                          14
11  Giugno                                                           7
12  Giugno                                                          19
13  Giugno   Israeliani e Palestinesi "accettano" il piano Tenet    15
14  Giugno                                                          14
15  Giugno                                                           5
16  Giugno                                                           7
17  Giugno                                                           5
18  Giugno                                                          16
19  Giugno                                                          13
20  Giugno                                                          17
21  Giugno                                                          10
22  Giugno                                                           8
23  Giugno                                                           2
24  Giugno                                                           7
25  Giugno                                                          16
26  Giugno   Il presidente Bush dichiara che sono stati fatti
             molti progressi                                        10
27  Giugno                                                          13
28  Giugno                                                          14
29  Giugno                                                          10
30  Giugno                                                           5
01  Luglio                                                           5
02  Luglio   Arafat dichiara che i 7 giorni di tregua
             finiscono il 5 Luglio                                  27
03  Luglio                                                          11
04  Luglio                                                          11
05  Luglio                                                          22
06  Luglio                                                          25
07  Luglio                                                          15
08  Luglio                                                          11
09  Luglio   Peres annuncia che le promesse di Arafat sono serie    15
10  Luglio                                                          11
11  Luglio                                                          10
12  Luglio                                                          13
13  Luglio                                                          25
14  Luglio                                                          14
15  Luglio                                                          19
16  Luglio   Dopo l'incontro al Cairo con Arafat, Peres dice
             che ci sono speranze                                   33
17  Luglio                                                          28
18  Luglio                                                          31
19  Luglio                                                          17
20  Luglio                                                          28
21  Luglio                                                           6     

       


PER I PAESI ARABI IL SIONISMO E' RAZZISMO


NEW YORK - Paesi arabi e asiatici si sono coalizzati all'Onu per ottenere la condanna del sionismo come crimine contro l'umanità e l'iniziativa potrebbe, secondo fonti diplomatiche americane, far deragliare il mese prossimo la conferenza mondiale sul razzismo prevista in Sudafrica. Una bozza di dichiarazione finale preparata da esponenti di paesi arabi e asiatici per la conferenza organizzata dal 31 agosto al 7 settembre a Durban contiene una condanna di Israele per il trattamento riservato ai palestinesi, paragonato a quello della Germania nazista nei confronti degli ebrei.

(Repubblica, 26.07.01)



UNA TEMPESTA DI ODIO E DI ISTIGAZIONE ALL'ODIO


Torna alla ribalta la vecchia risoluzione: "sionismo = razzismo"

     Il tentativo di alcune nazioni arabe e asiatiche di far passare una clausola che etichetta il sionismo (il movimento nazionale ebraico) come una forma di razzismo e un crimine contro l'umanita' potrebbe causare il fallimento della "Conferenza dell'Onu contro il Razzismo, la Discriminazione razziale, la Xenofobia e le relative forme di intolleranza" in programma a Durban (Sudafrica) dal 31 agosto al 7 settembre 2001. Un fallimento che probabilmente non dispiacerebbe agli stati che propongono la clausola antisionista, visto che fra di essi figurano alcuni dei peggiori trasgressori dei diritti umani in tutto il mondo.
     Un paragrafo della bozza di dichiarazione finale, in discussione in questi giorni, equipara il comportamento israeliano verso i palestinesi all'Olocausto (il genocidio nazista di sei milioni di ebrei nei campi di sterminio durante la seconda guerra mondiale). Inoltre gli insediamenti israeliani in territorio conteso vengono definiti una "discriminazione razziale" nonche' una "grave violazione dei diritti umani e delle leggi umanitarie, una nuova forma di apartheid, una grave minaccia alla pace e alla sicurezza internazionali".
     Funzionari dell'amministrazione statunitense hanno annunciato che Washington potrebbe decidere di boicottare la conferenza di Durban se queste calunnie non saranno tolte dalla bozza di dichiarazione finale. Finora, tuttavia, i paesi arabi, compresi quelli come Egitto e Giordania che sono legati a Israele da un trattato di pace, non hanno dato risposta positiva. "Dicono che non possono chiudere gli occhi di fronte all'attuale situazione nei territori occupati - spiega un funzionario americano - Ma la nostra posizione e' che questa conferenza non e' il luogo giusto per affrontare la questione della rivolta palestinese e del conflitto mediorientale. La dichiarazione che deve uscire da Durban dovrebbe essere un documento che unisce, e noi abbiamo gia' chiarito che questo linguaggio vergognoso e' totalmente inaccettabile".
     Il vice ministro degli esteri israeliano Michael Melchior ha annunciato battaglia contro quello che definisce un tentativo da parte araba di "demonizzare" lo Stato di Israele in quanto tale. Melchior ha detto che il tentativo di isolare Israele e farne l'unico paese accusato di genocidio per il conflitto con i palestinesi sta dominando tutti i lavori preparatori della conferenza, a evidente discapito di altri importanti temi. "Secondo la bozza che e' ora sul tavolo - ha spiegato Melchior mercoledi' agli ambasciatori stranieri a Gerusalemme - Israele e solo Israele in tutto il mondo sarebbe il paese che viola i principi di giustizia e che pratica razzismo, genocidio, pulizia etnica e nuovo apartheid. Penso invece - ha aggiunto sarcasticamente - che ci siano al mondo un paio di altri paesi che hanno qualche problema piu' serio dei nostri". Anche per quanto riguarda gli insediamenti, ha detto Melchior, si puo' essere d'accordo o meno. Ma nella bozza, gli insediamenti civili in un territorio conteso, in parte destinato a diventare il futuro stato palestinese, e che Israele ha gia' accettato di discutere nei negoziati per la soluzione definitiva del contenzioso, vengono definiti un "genocidio", un delitto assoluto contro l'umanita'.
     "Tutto questo non e' altro che pura demonizzazione di Israele e del popolo ebraico - ha affermato Melchior - Criticare le politiche di Israele e' perfettamente legittimo, come e' legittimo criticare quelle di Svezia e Norvegia. Ma c'e' un limite oltre il quale si passa alla delegittimazione di un intero paese e di un intero popolo, e questo limite e' stato superato troppe volte nel corso degli anni, specialmente in quest'ultimo anno. Siamo di fronte a una tempesta di odio e di istigazione all'odio, una vera campagna di propaganda antisemita che ricicla tutti i motivi classici dell'antisemitismo, che purtroppo conosciamo molto bene, rafforzati dalle moderne tecnologie della comunicazione. Vediamo che classici stereotipi dell'antisemitismo, tradizionalmente estranei al mondo arabo, sono stati rapidamente importati dall'Europa e da altri luoghi. Si va da versioni attualizzate della calunnia per cui gli ebrei avvelenano i pozzi, al vecchio mito del dominio ebraico sul mondo. Sappiamo bene - ha concluso Melchior - che queste forme di odio iniziano con le parole e poi passano ai fatti. Anche Auschwitz non e' iniziato da Auschwitz, ma da una precedente opera di delegittimazione e deumanizzazione. Sono cose che abbiamo gia' visto".
     Gia' nel 1975 l'Assemblea Generale dell'Onu, per compiacere la parte araba, aveva approvato una risoluzione in cui si affermava che il sionismo e' una forma di razzismo. Quella risoluzione venne cancella nel 1991dalla stessa Assemblea Generale con un voto a larga maggioranza .

Ha'aretz, Jerusalem Post, 26.07.01



LA MALATTIA AVVICINA


 Chi visita gli ospedali israeliani può rimanere sorpreso nel vedere i buoni rapporti che si sviluppano tra Israeliani e Palestinesi. I medici palestinesi degli ospedali Hadassa a Ein-Karem e del monte Skopus a Gerusalemme curano i pazienti ebrei, e i medici ebrei curano i pazienti arabi di Gerusalemme e dintorni. Sembra che negli ospedali l'amicizia tra Ebrei e Arabi si manifesti molto più fortemente che altrove. Si parla insieme, ci si aiuta l'uno con l'altro e ci si augura a vicenda una pronta guarigione. (Ved. foto sotto)




(NAI - Nachrichten aus Israel, luglio 2001)



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