Notizie su Israele 34 - 14 agosto 2001


<- precedente   seguente ->                                                                                               indice

Guardati dal fare alleanza con gli abitanti del paese nel quale stai per andare, perché non diventino, in mezzo a te, una trappola.
(Esodo 12.24)

Egli starà là e pascolerà il suo gregge con la forza del SIGNORE, con la maestà del nome del SIGNORE, suo Dio. E quelli abiteranno in pace, perché allora egli sarà grande fino all'estremità della terra. Sarà lui che porterà la pace.
(Michea 5.3-4)



Le parole della Bibbia si avverano sempre. Pochi anni fa Israele ha fatto "alleanza con gli abitanti del paese" sperando di ottenere la pace. E' caduta in una trappola. Il motto era: "Terra in cambio di pace". La terra è stata presa e la pace non è arrivata. Verrà il giorno in cui Israele riconoscerà che l'unico modo per ottenere la pace è alzare lo sguardo verso il "Principe della pace" (Isaia 9.5)

M.C.


LA TRAPPOLA DEGLI ACCORDI DI OLSO


Da un editoriale di Ha'aretz

   Nel settembre 1993 l'allora primo ministro israeliano Yitzchak Rabin e il capo dell'Olp Yasser Arafat firmarono l'accordo di Oslo, che contemplava il riconoscimento reciproco fra le parti e la decisione da parte dei due contraenti di abbandonare la lotta armata e risolvere i motivi di contrasto con mezzi pacifici. Circa sette anni dopo, al vertice di Camp David, apparve chiaro che lo sforzo diplomatico non aveva dato i frutti sperati. Ma anziché cercare di percorrere fino in fondo la via politica, Arafat optò per il terrorismo. Da allora, vi sono stati diversi, vani tentativi di porre fine alla spirale di violenze.
   Questo è in sostanza il quadro dei fatti in cui si inserisce ciò che sta accadendo fra Israele e palestinesi da dieci mesi a questa parte. Non c'è reinterpretazione palestinese dei fatti che possa cancellare il punto centrale: i palestinesi non si sono fatti scrupolo di infrangere il presupposto fondamentale dell'accordo di Oslo, vale a dire l'abbandono della violenza, pur di rafforzare la loro posizione negoziale rispetto a Israele. Per atti e omissioni, dunque, il presidente dell'Autorità Palestinese è responsabile di ciò che ne segue: l'ondata di attentati terroristici.
   Nessun paese potrebbe restare indifferente di fronte a un'ondata di attentati che mira alla popolazione civile e a distruggere la vita sociale. La risposta immediata di Israele all'ultimo attentato, la chiusura degli uffici Olp a Gerusalemme est, ha indotto Arafat a denunciare davanti a tutto il mondo una presunta violazione israeliana di un articolo degli accordi di Oslo. Bella ipocrisia, da parte di colui che ha clamorosamente infranto lo spirito e la lettera di quegli accordi.
   Se gli israeliani potessero fidarsi delle intenzioni dei palestinesi, si ritirerebbero volentieri dai territori per concentrarsi sullo sviluppo del proprio paese all'interno dei propri confini. Se ciò non accade, in gran parte è a causa del comportamento degli stessi palestinesi. Arafat e i suoi minacciano l'esistenza stessa di Israele (vedi l'insistenza sulla pretesa del cosiddetto diritto al ritorno dei profughi palestinesi e dei loro discendenti all'interno della stessa Israele). Con le loro scelte, non fanno che esporre l'intento aggressivo del loro approccio e la loro incapacità di mantenere le promesse.
   In queste circostanze, la reazione della gente d'Israele alla vita di altro sangue innocente sparso a Gerusalemme, non può destare alcuna sorpresa.

(Ha'aretz, 12.08.01)



ISRAELE, LA PECORA NERA


   Ad ogni reazione di Israele, indipendentemente dalla sua violenza, segue immediata e immancabile la reazione dell'opinione mondiale. Qualunque cosa faccia Israele, e nonostante la sua politica di autocontrollo, ogni reazione israeliana fa cadere Israele in cattiva luce. Ad ogni attentato Israele perde non solo vite umane, ma anche la sua reputazione nel mondo.

(NAI - Nachrichten aus Israel, 13.08.01)



AUTOCONTROLLO E INCOMPRENSIONE INTERNAZIONALE


Da un editoriale di Hatzofeh

   Le condanne internazionali dell'attacco suicida a Gerusalemme hanno per lo più evitato di ricordare il fatto che questi fatti orribili sono il frutto di una precisa situazione di cui sono responsabili l'Autorità Palestinese e i suoi dirigenti. Ciò dimostra ancora una volta che la scelta di esercitare estremo autocontrollo da parte di Israele, come all'indomani dell'attentato alla discoteca di Tel Aviv, non rafforza affatto la comprensione e la disponibilità verso Israele nel resto del mondo, come dice chi sostiene questa scelta, e non favorisce affatto la posizione diplomatica di Israele.

(Hatzofeh, 12.08.01)



SCARCERATI DALL'AUTORITA' PALESTINESE TRE TERRORISTI HAMAS


   L'Autorità Palestinese ha scarcerato tre terroristi di Hamas coinvolti nell'attentato alla discoteca di Tel Aviv (uccisi 21 adolescenti israeliani). Ne dà notizia il portavoce del primo ministro israeliano.
   I tre (Kassem Nazal Suwei, Ibrahim Dahmas e A-Rahman Hamad, esponenti di spicco di Hamas nella città palestinese di Kalkilya) erano stati arrestati dai servizi di sicurezza dell'Autorità Palestinese in date diverse, su forti pressioni da parte di Israele dopo gli attentati del primo giungo a Tel Aviv e del 16 luglio a Binyamina. Ma nei giorni scorsi tutti e tre sono stati scarcerati. I servizi di sicurezza palestinesi non li avevano nemmeno interrogati, accontentandosi di tenerli per qualche tempo in condizioni di custodia molto "relative".
   Kassem Suwei è fratello di Salah, il terrorista che nel luglio 1994 si fece esplodere sull'autobus n. 5 di Tel Aviv (21 morti). Alla sua cellula apparteneva anche Said Hotri, il terrorista suicida della discoteca di Tel Aviv.
   Anche A-Rahman Hamad è coinvolto nella preparazione dell'attentato all'autobus n. 5 del 1994.
   Ibrahim Dahmas, un altro membro dell'ala militare di Hamas, faceva parte della cellula in cui militava Fadi Amar, il terrorista che ha compiuto l'attentato del 28 marzo a Neveh Yamin, e starebbe preparandosi a compiere un attentato suicida in prima persona.

(Jerusalem Post, 13.08.01)



ARMI ED ESPLOSIVI NEGLI UFFICI ILLEGALI DELL'OLP A GERUSALEMME


   L'intervento delle Forze di Difesa e della polizia israeliane venerdì [10 agosto] a Gerusalemme e nel sobborgo di Abu Dis, in applicazione dei una decisione del governo, aveva lo scopo di porre fine alle attività illegali dell'Autorità Palestinese a Gerusalemme. Tale decisione era stata presa all'indomani dell'attentato del primo giugno scorso contro la discoteca di Tel Aviv, ma la sua applicazione era stata rinviata per una serie di ragioni.
Il primo ministro israeliano Ariel Sharon ha sottolineato che l'Olp, con diversi accordi firmati, si era impegnata a contenere le attività dell'Autorità Palestinese all'interno delle zone passate sotto il suo controllo.
   Attività di tipo diplomatico o amministrativo di un ente straniero all'interno di Israele e senza il consenso di Israele costituiscono un attentato alla sovranità dello Stato di Israele. Inoltre violano la legge israeliana varata dall'allora primo ministro Yitzchak Rabin volta all'applicazione degli accordi ad interim su Cisgiordania e striscia di Gaza.
Le attività dell'Autorità Palestinese a Gerusalemme contemplavano gravi reati come: sequestri di persone, appropriazioni indebite, intimidazioni, torture, omicidi ecc. Ad Abu Dis, che si trova in Area B (sotto controllo israeliano per la sicurezza), in aperta violazione di tutti gli accordi sottoscritti, operavano servizi di "sicurezza" palestinesi che compivano queste azioni illegali, erodendo continuamente la sovranità di Israele nella capitale. Nei luoghi tornati da venerdì sotto controllo delle forze israeliane sono stati trovati esplosivi e armi.
   Israele non permetterà che attività terroristiche e di istigazione al terrorismo si installino di nuovo a Gerusalemme e che l'Autorità Palestinese continui ad erodere, impunemente e in violazione degli accordi sottoscritti, la sovranità d'Israele nella capitale.

(Da Comunicato del governo israeliano, 12.08.01)



INDIRIZZI INTERNET


Inside Israel
http://www.geocities.com/Athens/Sparta/4219/inside.htm