Notizie su Israele 53 - 8 novembre 2001


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In quel giorno il SIGNORE fece un patto con Abramo, dicendo: «Io do alla tua discendenza questo paese, dal fiume d'Egitto al gran fiume, il fiume Eufrate».
(Genesi 15.18)

Così parla il SIGNORE degli eserciti, Dio d'Israele: Direte questo ai vostri signori: Io ho fatto la terra, gli uomini e gli animali che sono sulla faccia della terra, con la mia gran potenza e con il mio braccio steso; io do la terra a chi voglio.
(Geremia 27.4-5)


IL VERO NODO DEI PROBLEMI MONDIALI

    Sul quotidiano "La Stampa" del 28 ottobre scorso Barbara Spinelli ha invitato l'ebraismo a fare il 'mea culpa'. Pochi giorni dopo, in risposta alle numerose repliche pro e contra il suo intervento, la giornalista ha scritto un altro articolo di spiegazione e precisazione che in realtà non fa che sottolineare, e in certo senso peggiorare, quanto aveva detto prima. Prese di posizione come quella dell'editorialista del giornale torinese dovrebbero far capire che si illude chi pensa di ottenere dagli intellettuali "illuminati" una vera comprensione per la causa di Israele. Molti intellettuali dicono in forma colta e raffinata le stesse cose che in forma rozza e violenta gridano sulle strade gli antisemiti dichiarati, siano essi filoislamici, filomarxisti o filonazisti.
    Ricorrentemente gli Ebrei sono stati considerati la vera causa dei mali che affligevano una certa società locale. Oggi le cose sono diverse, ma solo nel senso che si sono "globalizzate". Oggi si preparano i discorsi che domani faranno dire che gli Ebrei, nella forma dell'attuale Stato di Israele, sono la vera causa dei guai di tutto il mondo. Le persone "di buona volontà", le "anime belle" che sperano di poter curare i mali dell'universo con le buone intenzioni e le belle parole hanno già cominciato a dire più o meno quanto segue:

    1) il vero nodo dei problemi mondiali sta nel conflitto mediorientale;
    2) per vincere il terrorismo e riportare la pace nel mondo bisogna risolvere il problema palestinese.

    Sembra un discorso intelligente ed equilibrato. Ma per molti il problema palestinese, anche quando non viene detto apertamente, come fa adesso Arafat, non è altro che la pura e semplice esistenza dello Stato di Israele in una terra sacra all'Islam, e la sua risoluzione porta il nome di "soluzione finale del problema ebraico", intesa come cancellazione dell'"entità sionista" dal sacro suolo islamico. E' chiaro che gli Israeliani, nonostante che anche tra di loro si trovino molte anime belle facilmente aggirabili con la menzogna, saranno costretti ad opporsi in vari modi, necessariamente anche violenti, a quella distruzione di Israele per gradi teorizzata e perseguita dallo scomparso ministro palestinese Faysal al-Hussein. E allora avverrà che dopo un po' di tempo l'acuta diagnosi intellettuale secondo cui "il vero nodo dei problemi mondiali sta nel conflitto mediorientale" cambierà formulazione e diventerà:

    "Il vero nodo dei problemi mondiali è lo Stato di Israele".

    Allora non sarà più soltanto un paese particolare, come la Germania, la Spagna, la Russia, la Siria, l'Irak o l'Iran, a individuare e colpire il subdolo nemico interno ebraico, ma sarà il mondo globalizzato a dire: la colpa è degli Ebrei.

    Israele resterà solo, ma forse allora si ricorderà delle parole del pellegrino ebreo in viaggio verso Gerusalemme (salmo 121):

    "Io alzo gli occhi ai monti. Da dove mi verrà l'aiuto?
    Il mio aiuto viene dal SIGNORE, che ha fatto il cielo e la terra.
    Egli non permetterà che il tuo piede vacilli;
    colui che ti protegge non sonnecchierà.
    Ecco, colui che protegge Israele non sonnecchierà né dormirà."

 Le nazioni, e purtroppo anche molti Ebrei, non vogliono riconoscere che la rinascita dello Stato di Israele esprime la precisa volontà dell'unico vero Dio, Colui che ha creato il cielo e la terra, di portare a compimento il Suo disegno per tutto il mondo. Vano sarà quindi il tentativo di contrastare questo proposito. Le parole della Scrittura, che in tante cose si sono già avverate, si compiranno letteralmente anche quando dicono (Zaccaria, cap. 12 e 13):

Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei. ...
    Poi il SIGNORE si farà avanti e combatterà contro quelle nazioni, come egli combatté tante volte nel giorno della battaglia. In quel giorno i suoi piedi si poseranno sul monte degli Ulivi, che sta di fronte a Gerusalemme, a oriente, e il monte degli Ulivi si spaccherà a metà, da oriente a occidente, tanto da formare una grande valle; metà del monte si ritirerà verso settentrione e l'altra metà verso il meridione.

    L'accanimento delle nazioni (unite) contro Israele è stato previsto dalla Scrittura e si sta avverando. Anche il resto si avvererà.

Marcello Cicchese   


DICHIARAZIONE DELLA FEDERAZIONE DELLE ASSOCIAZIONI ITALIA-ISRAELE


    "Dopo il 'mea culpa' chiesto agli ebrei da Barbara Spinelli, ecco l'interrogativo di Vittorio Messori, che, estrapolando alcune parole del filosofo ebreo Bergson, ritiene che la Shoah sia avvenuta "per colpa di un certo numero di ebrei interamente privi di senso morale".
    Davvero sembra che il crollo delle Twin Towers a New York l'11 settembre abbia fatto crollare anche il senso morale di alcuni commentatori, portando ancora una volta le ansie e le inquietudini a focalizzarsi sugli ebrei, di nuovo usati come scontato capro espiatorio.
    I partecipanti al X Congresso nazionale della Federazione delle Associazioni Italia-Israele, tenuto a Frascati dal 2 al 4 novembre 2001, nel denunciare con forza tali frusti tentativi di manipolazione culturale ed etica, ribadiscono che le attuali, tremende minacce contro il mondo civile sono primieramente rivolte contro Israele e l'ebraismo, proprio in quanto componenti essenziali ed ineliminabili della civiltà occidentale, e che l'antisemitismo resta sempre il primo, cieco e velenoso alimento dell'odio contro tale civiltà, venga esso nutrito in oscure caverne asiatiche o in raffinatti salotti intellettuali."

Frascati, 2/11/01


BLAIR VIENE INVITATO DAI PALESTINESI A CORREGGERE UN "ERRORE STORICO"


    Il portavoce dell'Autonomia Palestinese in Gaza, Ahmed Qureia (Abu Ala), ha esortato il Primo Ministro britannico Tony Blair a correggere "l'errore storico della dichiarazione di Balfour".
    Il portavoce Qureia si riferiva alla dichiarazione di Balfour del 2 novembre 1917, che esprimeva consenso alla "formazione di un focolare nazionale in Palestina per il popolo ebreo".

(isralenetz.de, 01.11.01i


NESSUNO QUI PENSA A SCAPPARE


Articolo di Johannes Gerloff
corrispondente da Gerusalemme


    "Non si può restare fermi nella fede soltanto quando è facile." Israel Levinson sa di che cosa parla. Si ricorda di quando, due anni fa, gli arrivò la notizia che il suo figlio di due anni, Jedidia, aveva la leucemia: "Ho provato lo stesso sentimento che ebbi in un incidente, quando la mia macchina si rovesciò e rimasi gravemente ferito". Allora arrivarono le voci dai miei parenti e dei miei amici: "Vattene da Beit Chaggai!"
    Beit Chaggai è un piccolo insediamento ebreo a sud di Hebron. Poco lontano dalle piccole case con i tetti rossi si possono vedere le prime case della città dell'Autonomia Palestinese. Ogni giorno gli Ebrei che viaggiano sulle strade della Giudea sono presi a fucilate. I genitori evitano di viaggiare insieme sulla stessa macchina, affinché in caso di attacco non rimangano uccisi tutti e due.
    La cura del piccolo Jedidia richiedeva molti viaggi a Gerusalemme, distante 50 chilometri. A questo si aggiunge che Ayellet, moglie di Israel, all'inizio di questo difficile periodo era incinta di quattro mesi del secondo figlio, Ariel, che adesso ha già più di un anno.
    Oltre al peso che impone ai genitori un figlio gravemente malato, la situazione di guerra richiedeva alla giovane famiglia Levinson qualcosa di quasi impossibile. Israel ricorda delle notti in cui la situazione di Jedidia si era fatta critica. Entro 40 ore doveva arrivare all'ospedale di Gerusalemme. La chemioterapia aveva talmente indebolito le difese immunitarie del bambino che anche soltanto un raffreddore o un'infiammazione all'orecchio potevano diventare mortali.
    Ma come si poteva raggiungere l'ospedale se fuori si sparava forte? L'esercito israeliano si rifiutava di concedere il permesso di atterraggio ad un elicottero in Beit Chaggai. Troppo grande era il rischio che i Palestinesi ad un certo momento lanciassero uno dei loro razzi terra-aria.
    Alla fine Israel decise di avvolgere suo figlio in un giubbotto antiproiettile. Con la sua macchina personale intraprese il pericoloso viaggio notturno verso Gerusalemme. Oggi Israel e Ayellet Levinson possono ricordare quel difficile periodo con sollievo: "Grazie a Dio, i medici sembrano tenere sotto controllo la leucemia".
    E il consiglio dei coloni di Beit Chaggai si è deciso a fare un passo rischioso: hanno comprato a credito un'auto blindata. Il tipo più semplice, in cui possono essere trasportate diverse persone e può andare anche su cattive strade, costa più di 200 milioni. Vivere in questa remota regione richiede non solo una motivazione fuori del comune, ma costa anche parecchi soldi.
    Che cosa spinge delle persone a lasciare una comoda vita in una delle grandi città di Israele o dell'Europa o dell'America per insediarsi con grandi sacrifici nel cuore della terra di Israele? Israel Levinson ricorda anzitutto la relazione che loro, come popolo ebreo, hanno con la terra di Israele. "Abbiamo il diritto di vivere qui!", sottolinea, e racconta di come i suoi nonni hanno perso tutto in Germania, hanno dovuto fuggire e alla fine sono arrivati qui.
    "Noi continuiamo quello che i Nazisti non hanno potuto impedire", dice Israel ricordando il piano di Dio per il suo popolo eletto. Nonostante l'intifada al-Aksa, la sollevazione palestinese che infuria ormai da più di un anno, il piccolo villaggio ebreo a sud di Hebron è cresciuto. E Levinson aggiunge che "nemmeno per sogno qui qualcuno ha mai pensato di andarsene a causa della difficile situazione".
    L'ebreo ortodosso tuttavia non trascura affatto i suoi vicini arabi. Lui stesso parla correntemente l'arabo e per persone come lui avere amici tra i palestinesi non è un caso strano. Israel Levinson sa che il suo popolo è chiamato ad essere una 'luce per le nazioni' che vivono in sua stretta vicinanza.
    Che molti Palestinesi nutrano un profondo odio contro gli "intrusi Ebrei" è una realtà che la famiglia Levinson non sottovaluta. Ayellet Levinson proviene da un'antica famiglia ebrea che per secoli ha abitato in Hebron, fino a che nel 1929 non hanno dovuto cedere davanti a un massacro.
    Dai suoi vicini palestinesi questo soldato d'assalto si aspetta soprattutto che la smettano di essere dei terroristi e si comportino da soldati. Lui non teme la guerra. Ma i subdoli attacchi che hanno come obiettivo voluto donne e bambini, Israel Levinson li aborrisce profondamete.
    "La vita va avanti, anche se è difficile", conclude Israel, e vede perfino il lato buono nella loro difficile esperienza: "Dopo i mesi che abbiamo passato, possiamo anche testimoniare ad altri che perfino una leucemia maligna non è la fine del mondo".

(Israelnetz.de, 29.10.01)


ARAFAT PAGA I TERRORISTI CON I SOLDI DEGLI EUROPEI


 Sarebbe stato utile tradurre l'articolo che segue anche in italiano, in modo che tutti possano capirlo. Ma è bene lasciarlo nella lingua originale affinché non si pensi che certe gravi affermazioni possano essere dovute ad un'incerta traduzione.

M.C.   

How European Taxpayer Funds Arafat's Payroll for Terror


    On October 30, four days before an economic conference on the Middle East is due to open at Palma de Majorca, Germany announced it was transferring to the Palestinian Authority the sum of 250 million Deutschmarks.
    It may therefore be of interest, particularly before British prime minister Tony Blair calls on Arafat on Thursday, to find out how the Middle East economy looks from the perspective of the Palestinian West Bank hub town of Ramallah, in the light of new discoveries revealed to DEBKAfile by high-placed intelligence sources.
    On October 22, when Israeli forces burst into the Ramallah headquarters of Yasser Arafat's presidential guard known as Force 17, they found an extraordinary set of documents containing proof that the Palestinian leader was paying the entire body of Tanzim-Fatah terrorists out of his own 'presidential' budget.
    The figures were there in black and white. Every one of the 10,000 Tanzim activists was taking home 875 New Israeli Shekels - and had been ever since the Palestinian leader launched his armed confrontation against Israel last September. The Ramallah raid was carried out as part of a comprehensive punitive operation for the assassination of Israel's tourism minister Rehavam Zeevi on October 17.
    The captured documents included Arafat's signed directive, issued three weeks before the outbreak of the intifada, to pay $22,000 each into the personal account of each of the leading Fatah terror masters for defray the costs of creating the terror spearhead body named the Tanzim. A corps of Palestinians was to be recruited who were prepared to engage in bombing, shooting, lynching and any other form of terror against Israel that was ordered by their masters. The recipients of these funds were the Tanzim commander Marwan Barghouti, Kemal Hamad, Ahmed Abayat (whom Israeli forces killed this month), Issam Abu Bakr and other Arafat trusties.
    The documents showed exactly how Arafat's office transfers the Tanzim payroll to the Ramallah offices of Force 17, whose paymasters distribute the wage packets.
    DEBKAfile's intelligence sources further report that Arafat fills those wage packets that keep his terror machine ticking over from the subsidies awarded the Palestinian Authority by European Union member governments, including Germany, Belgium, France, UK and Italy.
    A simple reckoning shows that, since Arafat declared war on Israel 14 months ago, the European taxpayer has been contributing - unknowingly but regularly -  around INS 8,750,000 (roughly US$2,190,000) per month to keep the Palestinian terrorist Tanzim militia afloat -  a total of INS 122,500,000 (about US$31 Million) since September 2000.
    International terror experts estimate Osama bin Laden's war chest for his terror campaign worldwide as running to some $300m. The Ramallah Force 17 documents, showing only a small portion of Arafat's outlay on his terror offensive against Israel alone, demonstrate that the Palestinian is spending funds on a scale not far short of the Saudi-born terrorist.

(GAMLA Staff, 01.11.01)



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