Notizie su Israele 55 - 19 novembre 2001


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Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)


TUTTE LE STRADE DELLA GUERRA PORTANO A GERUSALEMME

 
Riflessioni sull'11 settembre 2001


Articolo di Ludwig Schneider
direttore della rivista "NAI - Nachrichten auf Israel"
edita a Gerusalemme

    Minuto dopo minuto la televisione ha mandato in onda le terribili immagini delle due torri del World Trade Center, alte 420 metri, che precipitavano e trasportavano con se migliaia di persone. Altrettanto scioccanti erano le immagini del Pentagono che bruciava a Washington.
Il terrorismo seminato nel passato adesso ha germogliato e ha potuto svilupparsi fino a questo punto soltanto perché i potenti della terra hanno sottovalutato il terrorismo contro Israele e hanno bollato come nemico della pace ogni persona che, per esempio, aveva indicato Arafat come terrorista e protettore del terrorismo. Lo slogan musulmano: "Il sabato ammazziamo gli ebrei e la domenica ammazziamo i cristiani!", che si può leggere anche su bandiere palestinesi (ved. foto), è stato messo da parte come vuota minaccia.

 Bandiera palestinese con la scritta:
 "Il sabato ammazziamo gli ebrei,
 e la domenica ammazziamo i cristiani!"
    Squadre di operatori televisivi hanno filmato campi di formazione in cui si vedono ragazzi musulmani che vengono addestrati a diventare terroristi suicidi per la "guerra santa" (Jihad), che puntano le loro armi contro pupazzi di paglia raffiguranti coloni ebrei, mentre bandiere israeliane vengono date alle fiamme e si orina su mantelli della preghiera ebrei, mentre Arafat dietro passa  fieramente in rassegna, con gesti cerimoniali, le fila dei candidati terroristi. E successivamente, a Vienna e a Berlino, a Ginevra e a Washington, Arafat è stato affettuosamente abbracciato e fraternamente baciato. E in questo modo il terrorismo non solo è stato minimizzato, ma è diventato addirittura un elemento salottiero. Così che il segretario generale dell'ONU e premio Nobel Pofi Anna non è mai intervenuto contro il terrorismo palestinese degli attentati suicidi, ma sempre ha elevato la sua voce ammonitrice tutte le volte che Israele è intervenuto in risposta agli attacchi terroristici dei palestinesi. Se si procedesse con giustizia, il mondo libero che adesso così coraggiosamente ha dichiarato guerra al terrorismo, dovrebbe includere e combattere anche il terrorismo che Israele deve subire.
    Invece di ammettere di avere sbagliato, adesso si tenta affannosamente di spiegare e reinterpretare la "guerra santa" dei militanti musulmani e si dice che nel Corano la richiesta "guerra santa" è in realtà una "Casa della Pace" a cui tutti gli uomini appartengono. Così l'esperto di Islam Bassa Tubi vede anche nell'emigrazione di musulmani verso paesi non musulmani un dovere religioso della "guerra santa", per diffondere in questo modo la fede islamica. In altre parole: i musulmani moderati cercano di osservare il precetto della "guerra santa" con la missione e l'emigrazione, e i musulmani militanti con la violenza e il terrorismo, fino a che tutti gli uomini o sono diventati musulmani o sono stati annientati con la guerra. Oggi gli arabi sono indignati perché a causa degli attentati terroristici di New York qui e là vengono condannati in blocco. Ma si dimentica che gli ebrei sono stati perseguitati per 2000 anni, fino ad arrivare all'olocausto.
    Agli USA viene rimproverato il fatto che anche loro stanno combattendo una "guerra santa" perché cercano di imporre al mondo la loro cultura americana: la cosiddetta "Coca-Colonisation". Ma prima o poi il mondo dovrà capire che la vita non consiste solo di corn-flakes e vestiti con l'etichetta. Mentre alcuni discutono "intellettualmente" sul colore rosso nella pittura rinascimentale, altri considerano la bestemmia un moderno gioco di società. Ci si doveva aspettare che prima o poi il vuoto prodotto da questo atteggiamento avrebbe disperatamente richiesto il senso della vita. Il fatto che il fanatico Islam stia tentando di riempire questo vuoto dovrebbe essere per tutti i cristiani un segnale d'allarme.
    Si dice poi che gli americani hanno sempre bisogno dell'immagine personificata di un nemico, che adesso è costituita da Osava Bit L'Aden, perché delle immagini astratte dei nemici gli americani non sanno che farsene. Chi dice questo non considera il fatto che i terroristi avevano delle immagini molto reali dei loro nemici, perché sono loro quelli che hanno ucciso dei civili nei mercati e in una pizzeria, che hanno dirottato aerei e preso come ostaggi dei cristiani. E anche gli attentati terroristici di New York non erano astratti, ma sanguinosa realtà. L'obiettivo dei terroristi non erano dei soldati, ma impiegati d'ufficio, civili che si trovavano nel World Trade Center.
    Ma quello che dovrebbe farci riflettere è il fatto che sono stati distrutti proprio i due moderni tempi dell'America "Nazione di Dio". Il World Trade Center non era forse il simbolo della divinizzazione di Mammola? e il Pentagono il simbolo per l'adorazione dell'invincibilità? Il crollo delle torri della finanza ricorda la superbia di Babilonia, della città che aveva costruito una torre per farsi un nome eterno in tutto il mondo.
    Il fatto che nello stadio di New York si siano radunati cristiani, ebrei e musulmani per una preghiera comune e un Imam abbia pregato contro il terrore, è stato un bel gesto, dietro il quale però non si trova l'82% dei musulmani, che si dicono favorevoli ad altri attentati terroristici e - come in Israele - li mettono anche in pratica. Il Presidente Sharon ha sottolineato: "Il terrorismo è terrorismo! Non c'è un terrorismo cattivo e un terrorismo buono. Alcuni però credono che il terrorismo contro gli USA sia quello cattivo e il terrorismo contro Israele sia quello buono, quello per cui bisogna mostrare comprensione.
    La dichiarazione di guerra di Bush ricorda terribilmente la dichiarazione di guerra che ha fatto scoppiare la prima guerra mondiale. Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, l'erede al trono austriaco Franò Ferdinando e sua moglie erano stati uccisi da un membro serbo del gruppo terroristico "Mano Nera". Dopo di che l'Austria intimò al regno serbo un ultimatum, chiedendo di sciogliere il gruppo terroristico e di permettere all'Austria di sorvegliare l'effettivo scioglimento. La stessa cosa hanno richiesto gli USA dai Talibani afgani. Quando la Serbia ha rifiutato di cedere all'ultimatum, la monarchia asburgica ha dichiarato guerra ai serbi. E poiché l'Austria era legata alla Germania da un patto di difesa, scoppiò la prima guerra mondiale, che non soltanto provocò la caduta delle case regnanti d'Europa, ma provocò anche 10 milioni di morti e 20 milioni di feriti.
    La richiesta fatta da Bush agli stati della NATO, di unirsi con tutti i mezzi alla guerra dell'America contro la rete internazionale del terrorismo, a cui i partner europei hanno già aderito, non fa presagire nulla di buono, ma dovrebbe spingerci a metterci in ginocchio e chiedere perdono a Dio, perché le cosiddette nazioni cristiane hanno lasciato Israele solo nella sua lotta contro il terrorismo e hanno giudicato Israele in modo ingiusto e fazioso. Il fatto che i palestinesi ballassero di gioia nelle strade quando hanno appreso l'assassinio terroristico di migliaia di civili innocenti, e che le guardie in uniforme dei palestinesi innalzassero davanti alla chiesa della natività in Betlemme l'immagine di Osava Bit L'Aden come un'icona, e che gridassero: "Morte agli americani! morte agli israeliani!" non è stato ripreso dai media per paura di diventare essi stessi vittime del terrorismo. L'accaduto è stato minimizzato e in seguito, per la pressione di Arafat, definitivamente eliminato dai media. E con grande zelo si è fatto vedere Arafat che dà il sangue. Quanto a certi pastori (evangelici) arabi che sostenevano che le scene di festa erano state inscenate da Israele, dei leader musulmani che erano presenti in quelle marce hanno detto, davanti alle telecamere, che ai cristiani che cercano di ingraziarsi i musulmani in questo modo, loro gli sputano in faccia e li disprezzano. Nello stesso modo il mondo (non) libero cerca di ingraziarsi i terroristi a danno di Israele. Nel Campus dell'università palestinese di Nabulus gli studenti palestinesi hanno festeggiato la vittoria terroristica sugli USA e su Israele e per questo hanno costruito un modello della discoteca di Tel Aviv e della pizzeria di Gerusalemme, dove sono rimasti uccisi 37 Israeliani. Qui non si tratta di plebaglia primitiva, ma di studenti, di palestinesi che sono abbastanza intelligenti da saper costruire bombe di gas velenosi e dirottare aerei. La CIA e l'Obi hanno cercato i terroristi ad Amburgo e a Wiesbaden; e perché non anche tra gli uomini di Arafat?
    Gli intellettuali critici sanno molto bene quello che non si deve fare contro il terrorismo, ma non sanno dire niente su quello che contro il terrorismo si deve fare per sterminarlo. Loro valutano il terrorismo con criteri giuridici, ma dimenticano che il mondo non è governato da una legislazione universale valida per tutti, ma da terroristi il cui obiettivo è di mettere fuori gioco ogni ordine umano. Quando Israele ha combattuto il terrorismo con rappresaglie mirate, è stato condannato. Adesso gli USA e gli stati alleati, che prima raccomandavano sempre moderazione a Israele, esercitano loro stessi la rappresaglia, ed ecco che, improvvisamente, la rappresaglia è diventata una cosa giusta. Ma sempre più spesso si sente dire che la causa della nuova guerra è l'irrisolto problema palestinese. Come si vede: alla fine tutte le strade portano a Gerusalemme! Perciò bisogna chiedersi con la massima serietà: appartiene già quest'ultima guerra al conto alla rovescia dello scenario degli ultimi tempi, quando Gerusalemme diventerà la città contro cui si rivolgeranno tutte le nazioni? Perché questo ha detto il Presidente egiziano Mubarak: che la questione di Gerusalemme è una sfida per l'intero pianeta.

( "NAI - Nachrichten aus Israel", ottobre 2001)


LE "DIMENTICANZE" DELL'INFORMAZIONE SUL CONFLITTO ARABO-ISRAELIANO


Articolo di Silvia Hai Antonucci

     E' davvero triste vedere come, per quanto riguarda la situazione di Israele, certi schemi mentali si ripetano a discapito di ogni logica e ragionevolezza. E così accade che la didascalia di una foto che ritrae un soldato israeliano ed un ebreo americano pestato a sangue dai palestinesi diventi "un soldato israeliano che ha appena picchiato un palestinese" (vedi la foto dell'associate Press pubblicata dal New York Times e dal Boston Globo). E così accade che qualsiasi palestinese ucciso, risulta essere ucciso dagli israeliani, sebbene si stia svolgendo uno scontro armato con proiettili provenienti sia da parte israeliana che palestinese e quindi non sia proprio possibile stabilire all'istante di chi sia l'arma che ha sparato il colpo mortale (vedi l'uccisione del bambino palestinese Rami al-Dourra ripresa dalla televisione).
    E poi accade che nei titoli di giornale appare sempre lo sdegno (giustissimo) per l'uccisione di bambini palestinesi, dimenticandosi però di dire che non sono stati gli israeliani a mettere in prima fila dei bambini durante gli scontri. Ed ancora accade che i palestinesi si affannano tanto ad affermare che Israele non tutela la libertà di visita ai luoghi sacri alle tre religioni monoteiste (la "Legge israeliana sulla protezione dei luoghi santi" del 1967 leva ogni dubbio sulla completa libertà di accesso ai luoghi santi per tutti i fedeli) e poi quando un Ministro israeliano vuole visitare uno di questi luoghi (in questo caso la spianata del Tempio dove ora sorgono le due Moschee), i palestinesi affermano che non aveva il diritto di andarci, e nessuno sembra accorgersi che sono proprio i palestinesi ad impedire l'accesso libero ai luoghi santi.
    E poi accade che in molti racconti dei giornali sembra che solo gli israeliani usino le armi e nessuno pare accorgersi che in realtà la polizia di Arafat, praticamente il suo esercito, usa armi da fuoco contro gli israeliani. E poi sembra che sia sempre colpa di Israele se ci sono scontri con i palestinesi, e molti giornali "dimenticano" di informare i propri lettori che nelle ultime settimane sono stati gli stessi palestinesi a causare continue provocazioni nei confronti degli israeliani e che il fatto che Sharon sia andato sulla spianata delle Moschee è stata solo la scusa - offerta su un piatto d'argento - per causare scontri preparati da tempo. Dunque, leggendo molti i mass media italiani, sembra che Israele sia dalla parte del torto se mette in atto il sacrosanto (per gli altri!) diritto di autodifesa e si difende da lanci di pietre che uccidono e dalle armi della polizia palestinese.
    E poi sembra che nessuno si accorga come tutto quello che sta accadendo ora in Israele ripercorra schemi tristemente noti, sempre gli stessi: attaccare Israele quando è più vulnerabile, ovvero durante le feste ebraiche, quando in teoria tutti gli ebrei dovrebbero riposarsi: non a caso gli scontri più duri sono iniziati a Rush Ha-Shana, il Capodanno ebraico, ed il fronte libanese si è aperto di Shabbat, il Sabato, la festa settimanale più importante per gli ebrei. E poi sembra che i luoghi santi ebraici non abbiano alcuna importanza ("non vi sono prove storiche che siano quelli reali", ha affermato qualche acuto giornalista, il che vuole dire che, se un ebreo distruggesse un qualsiasi luogo santo di qualsiasi religione - sfido chiunque a trovare prove storicamente certe al cento per cento dell'autenticità dei luoghi santi di tutte le religioni! - non farebbe nulla di male!) e sembra logico che la profanazione dei luoghi santi ebraici non valga nulla.
    E poi sembra non conti nulla il fatto che ogni volta che un luogo santo ebraico cade in mano araba, viene sempre profanato, mentre quando un luogo sacro musulmano o cristiano cade in mano israeliana, è molto raro che accada lo stesso scempio. La voce del mondo oltraggiato per la violenza si leva solo per una parte. Nel caso di Israele la "par condicio" è assolutamente sconosciuta. Sembrava che israeliani e palestinesi fossero ad un passo dalla pace. Israele aveva fatto moltissime concessioni per avere la pace, ma aveva trovato un muro da parte palestinese. La pressione americana per avere una pace che fa comodo al Presidente Clinton alla fine del suo mandato, su due popoli ancora non pronti ad un trattato di pace definitivo, ha creato una situazione di tensione che è sfociata nel peggiore dei modi. E gli articoli di giornale che mostrano solo una parte della realtà, pieni di schemi mentali che si ripetano a discapito di ogni logica e ragionevolezza, non fanno altro che andare nella direzione opposta alla pace.
   
(Federazione Associazioni Italia-Israele, 18.11.01)


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