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Notizie novembre 2008

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Mumbai - Terrorista catturato: nostro obiettivo gli israeliani

"Dovevamo vendicare le atrocità sui palestinesi"

ROMA, 30 nov. (Apcom) - "La nostra missione specifica era colpire gli israeliani per vendicare le atrocità commesse sui palestinesi": lo ha rivelato alle autorità indiane Azam Amir Kasab, l'unico terrorista catturato vivo a Mumbai dalle forze speciali indiane, secondo quanto scrive oggi The Times of India. Per questo il commando terrorista che mercoledì sera ha insanguinato la metropoli indiana ha preso di mira la Nariman House, l'edificio che ospitava il centro ebraico Chabad Lubavitch.
Fonti citate dal Times of India riferiscono anche che alcuni terroristi uccisi dalle forze speciali indiane avevano soggiornato per un certo periodo alla Neriman House, spacciandosi per studenti malaysiani.
Kasab, 21 anni, di origini pachistane, ha anche detto agli investigatori che alcuni residenti di Mumbai avrebbero aiutato i terroristi, fornendo sostegno logistico e indicazioni sugli obiettivi.
Secondo quanto riporta il sito web di Haaretz, nove persone persone, quasi tutte israeliane, e tutte di religione ebraica, sono state uccise nell'attacco al centro Chabad.

(Virgilio Notizie, 30 novembre 2008)

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L'allarme di Israele: noi nel mirino della jihad mondiale

Gli attentati di Mumbai, ha detto il premier Ehud Olmert "rientrano nei tentativi dell'Islam estremista di seminare distruzione e morte ovunque al mondo" e di colpire "anche istituzioni ebraiche"

GERUSALEMME - L'attacco terroristico a Mumbai, nel quale uno degli obiettivi è stato un centro religioso ebraico dove nove ebrei in parte con cittadinanza israeliana sono stati uccisi, è visto nello stato ebraico come una nuova conferma di essere anche nel mirino di gruppi terroristici che nulla hanno a che fare col conflitto israelo-arabo.
Gli attentati di Mumbai, ha detto il premier Ehud Olmert "rientrano nei tentativi dell'Islam estremista di seminare distruzione e morte ovunque al mondo". Tra l'altro, ha aggiunto, "i terroristi si prefiggevano di colpire, fra l'altro, anche istituzioni ebraiche". L' affermazione di Olmert è confermata dalla confessione dell'unico terrorista sopravvissuto all' attacco, Amir Kasab, di 21 anni che, secondo il Times of India, ha detto che l'attacco al centro religioso ebraico Nariman House aveva il fine di uccidere il maggior numero possibile di israeliani in reazione "alle atrocità commesse da Israele contro i palestinesi".
L'attacco a Mumbai continua a monopolizzare l'attenzione dei media israeliani, dove appaiono anche rilievi critici sul modo in cui le autorità e i servizi di sicurezza indiani, incluse le unità antiterrorismo, hanno reagito all' attacco, soprattutto per la lentezza dell'operazione di salvataggio. Alcuni esperti di antiterrorismo, citatati anonimamente dalla stampa, hanno in pratica detto che i servizi segreti e le forze dell' antiterrorismo indiano, pur mostrando grande coraggio, hanno mostrato di avere ancora molto da imparare - implicando evidentemente da Israele - nel far fronte a attacchi come quello a Mumbai.
    Rilievi critici che in India hanno toccato nervi sensibili suscitando reazioni incollerite della stampa indiana e apparentemente malumore nei circoli di governo a New Delhi. Il governo israeliano ha cercato di placare gli animi offesi e il ministero degli esteri si è affrettato a emettere un comunicato per "negare tutte le pubblicazioni secondo le quali Israele ha criticato l'operato del commando indiano per liberare gli ostaggi" nel centro ebraico. Israele è anzi convinto che sia stato fatto "tutto quanto era umanamente possibile dalle forze indiane per evitare di colpire gli ostaggi". Il premier Olmert ha assicurato che "non si è mai considerato l'invio di truppe israeliane per aiutare quelle indiane", che anzi hanno dato prova di essere "addestrate e capaci", e ha elogiato l'ampia cooperazione e gli stretti contatti con le autorità indiane.
Il governo israeliano ha però annunciato l'invio a Mumbai di una squadra di esperti di anti-terrorismo e di medicina legale incaricata di collaborare alle indagini e riportare in patria le vittime israeliane degli attacchi terroristici. Israele annette importanza strategica alle relazioni con la superpotenza del sud-est asiatico, con la quale ha inoltre una cooperazione in campo militare sempre più ampia, con positivi riflessi anche sul dialogo politico. L'India, tra l' altro, è divenuta il maggior acquirente di prodotti dell'industria bellica israeliana.

(il Giornale, 30 novembre 2008)

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A Mumbai c'è stato un vero e proprio pogrom

Uno solo, nella dozzina di obbiettivi dei terroristi islamici a Mumbai, era un centro religioso. Era, naturalmente, ebraico. È terribile doverlo constatare, ma i mohjaeddin non hanno scatenato la loro violenza omicida contro nessun tempio indù, o buddista, contro nessuna chiesa, non hanno preso nessun ostaggio a causa della sua fede.

Ma hanno crivellato di colpi un rabbino e sua moglie, hanno massacrato altri sei ebrei, hanno distrutto una sinagoga. Questa, non la caccia ai turisti occidentali, non la distruzione degli alberghi di lusso è la notizia simbolo più atroce, nel mare di atrocità dei tre giorni di sangue di Mumbai. I mohjaeddin hanno ucciso otto ebrei, otto ostaggi, legati, gli unici ostaggi che non siano stati liberati. Perché ebrei. Per nessun altra ragione. Insomma: a Mumbai c'è stato un vero e proprio pogrom. Questa è la tragica realtà, questo è il termine giusto: pogrom. Né vale neanche la parvenza, che può far velo, di un jihad contro Israele. Il movimento dedicato al rabbino Lubawitz, della Nariman House di Mumbai è un centro chassidico, appartiene cioè a una componente dell'ebraismo notoriamente antisionista, i cui fedeli spesso ritengono anzi illegittima -per i loro canoni di fede- la definizione di Israele come Stato ebraico. Ma i chassidim sono ebrei. Il giovane rabbino Gavriel Holtzberg era ebreo, sua moglie era ebrea, gli altri sei ostaggi erano ebrei. Per l'Islam praticato dai mohjaeddin di Mumbai tanto basta per trucidarli. Nessuna sacralità per la sinagoga, nessun rispetto per l'intensa attività sociale -soprattutto contro la droga- che si svolgeva nella Nariman House. Così, alla fine, sui 22 stranieri, non indiani, vittime della follia omicida dei mohjaeddin, su 200 morti complessivi, ben otto, il gruppo più numeroso, sono ebrei. Sono solo numeri questi, ma che dicono molto, troppo. Dicono innanzitutto che quel che ha tanto impressionato i media occidentali -"la caccia allo straniero"- in realtà, se c'è stata, è stata parziale. Dicono che l'obbiettivo principale dei commandos era massacrare indiani, il più possibile Dicono però che i più odiati tra gli odiati da questi musulmani terroristi, sono gli ebrei. Non è la prima volta che questo accade. Lo vedemmo già in Iraq, quando assistemmo racapricciati al videotape dello sgozzamento del primo ostaggio di al Qaida in Iraq: Nick Berg era ebreo e questo fu rimarcato come principale atto d'accusa dai suoi macellai. Pure, i media mondiali, incredibilmente, stentano a notare, e quindi a esecrare, questa caratteristica orrenda dell'Islam terrorista: è un Islam antisemita. É un Islam che odia e massacra gli ebrei. Si dirà, con piena ragione, che questo non è tutto l'Islam. É assolutamente vero: i mohjaeddin di Mumbai appartengono a uno scisma musulmano. Rappresentano una minoranza estrema nel grande mondo dell'Islam. Ma è anche assolutamente vero che non abbiamo ancora sentito dal grande mondo dell'Islam di pace, una parola, una sola, di condanna del pogrom di Mumbai. E con ogni probabilità non la sentiremo.

(Il Tempo, 30 novembre 2008)

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Ebrei sempre nel mirino

di Fiamma Nirenstein

Fra i 26 stranieri innocenti trucidati a Mumbai, otto, anche se i numeri sono ancora tutti da verificare, sono ebrei. Se fossero israeliani o meno non importava niente ai terroristi che avevano messo la casa dei Chabad «Nariman House» fra gli obiettivi. I macellai avevano due scopi generici: uccidere gli occidentali, specialmente americani e inglesi, i nemici imperialisti dell'islam; uccidere i cittadini dell'India, Paese traditore asservito all'imperialismo. E poi, un obiettivo specifico, uno solo: uccidere gli ebrei. Fra dieci obiettivi di massa come la stazione, due ospedali, svariati centri cittadini, i grandi hotel Oberoi e Taj ce n'era uno, invece, apparentemente insignificante, la casa ebraica dei Chabad, un centro guidato da un rabbino ventisettenne con una moglie di 26 anni e un bambino di 2. Una casa dei Chabad è un punto di raccolta per pecorelle smarrite, diremmo noi, un luogo in cui persone molto religiose, in questo caso appunto i Chabad, cercano di raccogliere ragazzi in viaggio, che spesso sono israeliani, che si perdono dentro il fascino troppo profumato dell'India; là si dorme, si mangia kosher, si canta insieme, si viene richiesti di stare tranquilli (niente musica rock, niente sesso) e di unirsi a qualche preghiera. A Pasqua e a Kippur, per le grandi feste, questo è un rifugio per ebrei di ogni età e provenienza.
La scena della baby sitter che fugge con un bambino in braccio mentre i genitori ebrei vengono trucidati, è talmente iconografica, talmente classica che ognuno di noi ha in mente troppi film e libri in cui si compie un simile pogrom, in molte epoche diverse. Oggi, dopo il 1945, nonostante tanto scrivere e chiacchierare su questo, gli ebrei si sono abituati di nuovo ad essere cacciati in tutto il mondo, ad essere presi di sorpresa. Dove sei un obiettivo anche se sei un bambino soltanto perché sei ebreo e ti insegue la citazione coranica: «Se l'ebreo si nasconderà dietro un cespuglio o una pietra - dice più o meno, senza che troviamo la voglia di andarlo a ricercare sulla carta fondativa di Hamas -, essi lo indicheranno al buon musulmano e gli diranno: "Uccidilo"». La minaccia insegue gli ebrei quasi ovunque viaggino, gli toglie la libertà di movimento, crea in Israele lunghe liste di Paesi non visitabili e carica il paese di una responsabilità inaffrontabile che riguarda ogni sinagoga e ogni scuola ebraica, rende impossibile far fronte a quella che è la più repellente minaccia globale poiché è la più efficacemente sperimentata dalla storia. Intendiamo dire con questo che finora vi è una responsabilità generica nella lotta al terrorismo, che invece va preso finalmente sul serio. E poi c'è la responsabilità specifica, quella del mondo attaccato dal terrorismo, di combattere coralmente in difesa del popolo ebraico condannato a morte dalla Jihad a ogni latitudine. Come nella Seconda guerra mondiale gli alleati salvando parte degli ebrei alla fine salvarono la democrazia, così oggi porsi il problema di come affrontare questo terribile e delicato capitolo può salvare la vita dell'intero Occidente.

(il Giornale, 30 novembre 2008)

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Tel Aviv: spazio, nel 2009 il lancio del primo nanosatellite israeliano

Il primo nanosatellite israeliano sarà lanciato in orbita verso la metà del 2009 dal centro spaziale indiano di Satish Dhawan. "Sarà un prodotto di avanguardia tecnologica" ha previsto Raz Tamir, direttore della Associazione israeliana dei nanosatelliti (Insa). Questo nuovo tipo di satellite Gps, scrive la stampa, costerà 150 mila dollari e il suo peso massimo sarà di dieci chilogrammi. Il suo lancio sarà considerevolmente più economico di quello dei satelliti standard di tipo Leo, la cui produzione costa 15 milioni di dollari.

(L'Unione Sarda, 30 novembre 2008)

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Il rabbino Holtzberg, semplice missionario dalla vita difficile

NEW YORK (29 novembre) - Ha avuto una (breve) vita intensa, ma non priva di difficoltà, il giovane rabbino ortodosso Gavriel Holtzberg, ucciso insieme con la moglie Rivka negli attentati di Mumbai, dove dirigeva il centro Chabad-Lubavitch assaltato dai terroristi islamici. Come racconta oggi il New York Times, Holtzberg, 29 anni, nato in Israele ma cresciuto a Brooklyn, con la doppia nazionalità americana ed israeliana, e Rivka, 28 anni, avevano perso il loro primo figlio a causa di una rara malattia genetica. Il secondogenito, affetto dallo stesso morbo, è attualmente ricoverato in un ospedale israeliano, mentre il terzo, il piccolo Moshe che proprio oggi ha compiuto due anni, è stato salvato per miracolo da uno dei dipendenti della Nariman House - questo il nome del centro Chabad della metropoli indiana.
Le vicissitudini della famiglia Holtzberg non finiscono qui. Alcuni mesi or sono la casa dei genitori del rabbino assassinato, Noah e Frieda, era stata semidistrutta da un incendio. Noah Holtzberg, un macellaio kosher, e la moglie Frieda, commessa in un negozio di Brooklyn, hanno avuto otto figli in tutto. Uno dei fratelli di Gavriel, Avraham, era stato selvaggiamente aggredito nel 2000, nella città dell'Iowa in cui viveva, da un uomo, Ronni Kachanes, che aveva invitato a cena, senza ragioni apparenti. Kachanes è stato condannato all'ergastolo.
Nel quartiere della Eastern Parkway a Crown Heights, dove si trova il quartier generale mondiale dei Lubawitch, il rabbino Holtzberg viene ricordato come una sorta di modesto e semplice missionario, diventato il punto di riferimento per la piccola comunità ebraica di Mumbai e per tutti i viaggiatori ebrei che, alla Nariman House, trovavano cibo kosher, una sinagoga e un centro culturale. Gavriel e Rivka si erano sposati nel 2002, un anno prima di andare a vivere a Mumbai. Li ricorda con affetto il rabbino Moshe Kotlarsky, uno dei responsabili dei centri Chabad, che sono una sessantina in tutto il mondo. Gavriel «aveva un cuore grande così - spiega Kotlarsky al Nyt - ed era pronto ad aiutare chiunque fosse nel bisogno. Era naturale per lui offrirsi alla comunità».

(Il Messaggero, 29 novembre 2008)

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Hamas impedisce pellegrinaggio alla Mecca

La polizia di Hamas ha impedito oggi ad alcune migliaia di palestinesi della Striscia di Gaza di entrare in Egitto per andare in pellegrinaggio alla Mecca, tenendo chiuso il valico di Rafah, che era stato aperto per due giorni sul versante egiziano dalle autorità del Cairo. La ragione del provvedimento, a quanto si è appreso da fonti informate palestinesi di Gaza, è stata una ripicca di Hamas in reazione al fatto che i pellegrini, che avevano ottenuto i visti per andare alla Mecca dall' Autorità palestinese a Ramallah risultavano essere tutti sostenitori del Fatah ma nessuno del movimento islamico. I pellegrini sono stati fermati dalla polizia di Hamas la scorsa notte a poca distanza dal valico di Rafah e a quanto si è appreso ci sono stati incidenti nel corso dei quali una dozzina di persone sono state ferite.

(L'Unione Sarda, 29 novembre 2008)

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Strage al centro ebraico, trovati sei cadaveri

di Aldo Baquis

Israele ha seguito minuto per minuto, prima con angoscia e poi con profondo cordoglio, l'evolversi del dramma nel Centro ebraico ultraortodosso Chabad di Mumbai (Nariman House) dove per due giornate terroristi hanno tenuto in ostaggio cittadini israeliani.


Solo ieri sera si è appreso che nell'operazione condotta da una unità speciale indiana sono rimasti uccisi sei ostaggi (tra cui il rabbino Gavriek Noach Holtzberg e la moglie Rivka) e due terroristi. Secondo il New York Times, il rabbino era originario di Brooklyn ed aveva la nazionalità americana. Il figlio della coppia, il piccolo Moshe, 2 anni è stato salvato da una cuoca del centro di Mumbai e si trova attualmente con i nonni. In precedenza era stato ucciso sul tetto del palazzo anche un maggiore dell'esercito indiano.
L'altro ieri il ministro israeliano della difesa Ehud Barak aveva offerto ai responsabili indiani della sicurezza di inviare subito a Mumbai l'unità anti-terrorismo di Israele. Ma la proposta è stata respinta. Agli israeliani non è rimasto dunque che seguire dagli schermi televisivi la calata da un elicottero sul tetto dei Nariman House dei commando indiani, poi la loro conquista dei due piani superiori dell'edificio (di cinque piani), quindi l'apertura di un varco con l'esplosivo.
Nel tardo pomeriggio le forze indiane erano emerse dal palazzo ostentando segni di vittoria: ma poi si è appreso che nessun ostaggio era sopravvissuto.
Il centro Chabad appartiene ad una rete internazionale istituita dalla setta rabbinica dei Lubavitch per sopperire alle svariate necessità religiose degli ebrei anche nelle località più sperdute al mondo. Ogni ostello Chabad diventa così un polo di attrazione per gli ebrei e gli israeliani che si trovano nelle vicinanze. Sono migliaia gli emissari di Chabad come il rabbino Gabriel Holzberg e la moglie che gestivano il centro di Mumbai: ora si si sentono tutti nel mirino del terrorismo islamico, al pari delle rappresentanze diplomatiche di Israele. Il ministro degli esteri Tzipi Livni ha confermato che quel Centro è stato colpito intenzionalmente «in quanto obiettivo ebraico-israeliano». Al calar delle tenebre è iniziato il riposo sabbatico e i congiunti in Israele sono stati costretti a chiudere gli apparecchi radio-televisi e a recarsi in sinagoga. Al termine di 24 ore ci si metterà a lutto.

(Il Tempo, 29 novembre 2008)

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Mumbai - Polemiche tra Israele e India per l’attacco a Chabad

La stampa indiana reagisce con rabbia alle critiche israeliane

GERUSALEMME, 29 nov. (Apcom) - L'assalto delle unita' speciali indiane non e' servito a salvare la vita agli ostaggi nel centro ebraico Chabad di Mumbai e la morte del rabbino Gavriel Holtzberg, di sua moglie Rifka e di altri tre israeliani e' stata seguita da polemiche tra esperti israeliani di antiterrosimo e la stampa indiana. In Israele si pensa che gli indiani - che avevano respinto l'idea di un intervento di forze scelte dello Stato ebraico - abbiano deciso troppo in fretta di attaccare i terroristi asserragliati nel centro Chabad, mettendo a repentaglio la vita degli ostaggi. Sarebbe stato piu' opportuno, sostengono, avviare un contatto con i sequestratori in modo da capire meglio i loro movimenti all'interno dell'edificio e guadagnare tempo prezioso per salvare la vita degli ostaggi.
A queste considerazioni la stampa indiana ha reagito con rabbia, ritenendole un'offesa al coraggio dimostrato da commando indiani che, a rischio della propria vita, si sono lanciati all'assalto degli estremisti islamici non solo al centro Chabad ma in tutti gli altri siti finiti sono attacco terroristico. I media del Paese asiatico - riferisce stamani il sito del quotidiano di Tel Aviv "Haaretz" - mettono in rilievo che le teste di cuoio israeliane, dopo la brillante operazione di Entebbe nel 1976, non sono note per aver conseguito successi importanti in azioni volte a liberare civili presi in ostaggio.
In Israele tuttavia non mancano voci contrarie alle critiche rivolte agli indiani. Non pochi sottolineano che, in questo momento, e' piu' importante sollecitare una maggiore cooperazione internazionale contro il terrorismo che sollevare polemiche tra Paesi "che stanno dalla stessa parte". Ieri, peraltro, la stampa israeliana si e' interrogata sulla sorpresa dei propri servizi segreti di fronte al mega-attentato avvenuto in India. Il Mossad israeliano infatti aveva fiutato la possibilita' di un attacco contro un centro Chabad in Thailandia ma aveva escluso un'azione terroristica contro quello di Mumbai.
All'inizio i dirigenti israeliani si erano domandati se il Centro Chabad in India fosse stato attaccato per caso, in condiderazione della sua vicinanza al Taj Mahal Hotel, uno dei bersagli principali dei terroristi. Ieri sera i dubbi sono svaniti. "Il centro e' stato colpito in quanto obiettivo ebraico-israeliano", ha detto il ministro degli esteri Tzipi Livni.
E' profondo in Israele il cordoglio per il bagno di sangue in India e a generare un sorriso in queste ore di lutto e' solo l'immagine del piccolo Moshe, 2 anni, il figlio dei coniugi Holtzberg, miracolosamente messo in salvo dalla baby sitter e che verra' affidato nonni materni.

(Virgilio Notizie, 29 novembre 2008)

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New York, polizia aumenta sicurezza per i luoghi ebraici

Ieri anche soldati a presidiare i luoghi sensibili della città

NEW YORK, 28 nov. (Apcom) - Cresce la paura per il terrorismo a New York dopo gli attentati di queste ore in India. Il dipartimento di polizia della città ha alzato le misure di sicurezza in particolare nei confronti dei luoghi legati alla comunità ebraica, a seguito degli attacchi di Mumbai che hanno coinvolto anche un rabbino newyorchese con la sua famiglia. Le pattuglie di polizia hanno aumentato i controlli soprattutto nell'area di Brooklyn dove risiede gran parte della comunità ebrea-ortodossa.
Negli ultimi giorni la città aveva già alzato il livello di guardia dopo l'allarme terrorismo lanciato dall'Fbi per il periodo festivo e relativo in particolare alla metropolitana della città. Speciali misure di sicurezza sono state prese ieri per la festa del Ringraziamento, che ha visto addirittura uomini dell'esercito americano pattugliare i luoghi più "sensibili" della Grande Mela.
"La minaccia è seria, rilevante e plausibile", ha detto all'emittente Cbs Peter King, membro della commissione per la Sicurezza Nazionale della Camera dei Rappresentanti.
Dopo che i terroristi hanno occupato il Chabad ebraico di Mumbai, uccidendo cinque persone all'interno e costringendo i commando dell'esercito indiano ad assediare gli edifici, molti ebrei si sono radunati in alcune sinagoghe newyorchesi per pregare per le famiglie delle vittime.
New York rivive così in queste ore la paura attentati soprattutto alla luce delle feste alle porte e dell'alto numero di ebrei vive nella città. Quella newyorchese è infatti la più grande comunità ebraica del mondo dopo lo stato di Israele.

(Virgilio Notizie, 28 novembre 2008)

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Toscanini e lo Stato d'Israele: la nascita della Palestine Symphony Orchestra

ROMA - Lunedì 1 Dicembre 2008 ore 16,00 - Sala del Refettorio, Palazzo San Macuto - Camera dei Deputati. Lunedì 1 Dicembre 2008 alle ore 16.00 presso la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati (Palazzo San Macuto, V. del Seminario 76) si terrà il seminario dal titolo Toscanini e lo Stato d'Israele: la nascita della Palestine Symphony Orchestra, oggi Orchestra Filarmonica di Israele, terzo di un ciclo di dieci incontri organizzati dal Comitato Internazionale Viva Toscanini.
Il seminario è collegato alla celebrazioni per i 70 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, definite dallo stesso maestro "roba da medioevo", e vuole ricordare l'importante legame tra Toscanini ed il mondo ebraico, simboleggiato dal concerto inaugurale dell'attuale Filarmonica di Israele da lui tenuto nel 1936.
L'evento si svolgerà sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio di Camera dei Deputati, Comune di Roma e Unione delle Comunità Ebraiche Italiane. Introduce Bruno Orvieto, Presidente della Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia. Interverranno: il Sindaco di Roma Gianni Alemanno, Gideon Meir, Ambasciatore dello Stato d'Israele in Italia, Francesco Ernani Sovrintendente del Teatro dell'Opera di Roma, Arturo Schwarz, storico d'arte, Renzo Gattegna, Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, il Maestro Riccardo Muti, Roman Vlad, Presidente del Comitato Esecutivo, e Piero Melograni, Consigliere Storico del Comitato.
Modera i lavori Arrigo Levi, Consulente Personale del Presidente della Repubblica.
È prevista inoltre la proiezione di un'intervista realizzata dal Comitato presso l'Istituto di Cultura Italiana a Tel Aviv a M.me Shlush, figlia del primo Direttore Organizzativo della Filarmonica di Tel Aviv e testimone oculare degli eventi del 1936-'37, e Donna Emanuela di Castelbarco, nipote del Maestro, che sarà presente in sala.
Verrà inoltre dato annuncio dell'importante gemellaggio tra Opera di Roma e Opera di Tel Aviv.
Enti promotori del seminario sono il Comitato Viva Toscanini e la Fondazione Beni Culturali Ebraici in Italia.

(Dazebao, 28 novembre 2008)

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Medio Oriente: gli interessi del Cremlino nell'area

Dopo anni di assenza sulla scena, la Russia vuole riconquistare un ruolo primario all'interno delle faccende medio orientali. Stringe i rapporti con i paesi arabi, ma allo stesso tempo non dimentica le relazioni con Israele e non disdegna nemmeno la scomoda alleanza iraniana. Opponendosi con decisione alle politiche americane, Mosca intende creare un Medio oriente multipolare che non risponda esclusivamente agli interessi di Washington. Senza lasciarsi coinvolgere in dispute ideologiche, il Cremlino rafforza i legami bilaterali con le maggiori realtà regionali tramite collaborazioni in campo energetico ed economico, ma soprattutto grazie alla vendita di armamenti.

(Equilibri, 28 novembre 2008)

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Italia-Israele - Marcegaglia: La complementarietà diventi sinergia

Istituita commissione di tre imprenditori dei due Paesi

TEL AVIV, 27 nov. (Apcom) - Trasformare la complementarietà tra Italia e Israele in "concreta sinergia". E' il messaggio lanciato dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia intervenuta al Forum economico Italia-Israele a Tel Aviv a cui hanno partecipato anche il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e il presidente dello Stato di Israele Shimon Peres. Parlando dei due sistemi produttivi, italiano ed israeliano, la Marcegaglia ha sottolineato le affinità tra i due "per lo più composti da piccole e medie imprese. Ora per questo, ha detto la presidente di Confindustria, "il nostro compito, il nostro impegno, da oggi, deve essere trasformare questa complementarietà in concreta sinergia".
A tal proposito la Marcegaglia ha annunciato l'istituzione tra Confindustria e l'omologa associazione israeliana di uno Steering Committee composto da tre imprenditori per ciascun Paese con il compito di facilitare gli investimenti transfrontalieri ed altre forme di cooperazioni ed alleanze strategiche tra le imprese" dei due Paesi. "Il sistema industriale italiano - ha aggiunto - è il partner ideale per quello israeliano perchè può garantire ai prodotti e alle tecnologie una industrializzazione articolata e flessibile".
"Abbiamo molto da imparare - ha aggiunto - da questo Paese e molto da dargli, da scambiare, da condividere con esso. In un momento in cui il termine recessione tecnica informa l'analisi economica internazionale siamo venuti a visitare un Paese che cresce, che investe, che sviluppa accordi internazionali". La Marcegaglia ha poi ricordato come il Paese si collochi "in un'area geopolitica, economica e culturale dalle immense potenzialità di cui Israele è un attore di primo piano. Questo Paese è una delle economie più competitive al mondo caratterizzata da una straordinaria capacità di innovazione industriale che trova nella scienza e nella ricerca i suoi principali punti di forza".

(Virgilio Notizie, 28 novembre 2008)

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In Israele il primo museo subacqueo del mondo

Se volete visitare un museo davvero unico recatevi in Israele. Sulla costa mediterranea, tra Tel Aviv ed Haifa, esiste un favoloso sito archeologico sottomarino che è diventato il primo museo subacqueo del mondo. La profondità massima di questo speciale museo raggiunge i 10 metri e quindi può essere visitato anche da subacquei non esperti.
Il museo subacqueo è stato allestito sui resti di quello che veniva considerato il porto più grande e più bello dell'impero romano, il Porto di Cesarea, costruito per volere di Erode il Grande ed inaugurato nel 10 a.C.
Il porto, che aveva un estensione di 80000 mq circa, era situato nei pressi della famosa città romana di Cesarea che prende il nome da Cesare Augusto e che è stata un'antica capitale della provincia romana di Giudea. Qui, fra l'altro, è stato anche imprigionato San Paolo, prima del suo trasferimento a Roma.
Si può visitare l'eccezionale parco archeologico attraverso 4 percorsi segnalati in cui si trovano 36 siti differenti. Per facilitare la visita è disponibile anche un'apposita mappa impermeabile dove sono descritti i siti ognuno contraddistinto da un numero. Sono disponibili inoltre anche esperte guide. Immergendosi in questo museo subacqueo si possono vedere spettacolari testimonianze del mondo passato come ad esempio un relitto di nave romana, le fondamenta originali del porto, le rovine di un faro e molte ancore antiche.
Per la costruzione del porto di Cesarea, distrutto probabilmente da un terremoto, furono impiegati migliaia di uomini alcuni dei quali lavorarono sott'acqua in apnea o con l'aiuto di un'apposita "campana". Il porto fu edificato usando uno speciale cemento a base di pozzolana, una sorta di sabbia di origine vulcanica che si trova soprattutto nella zona dei Campi Flegrei (da qui il nome di polvere di Pozzuoli). Il cemento creato con la pozzolana infatti era a "pronta presa" e poteva essere impiegato anche sott'acqua.

(Mare in Italy, 28 novembre 2008)

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India: ancora sei ostaggi al centro ebraico

ROMA, 28 nov - Sono ancora bloccati all'interno del centro ebraico di Mumbai, Chabad Housesei sei o piò ostaggi israeliani sono. Lo ha reso noto l'ambasciatore di Israele in India, aggiungendo anche che il rabbino e sua moglie sarebbero ancora dentro il Centro dove è ancora in corso l'operazione dei militari.

(IRIS, 28 novembre 2008)

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Ebrei, bersagli mobili nel mondo

di Michael Sfaradi

Sigle strane e sconosciute, sono quelle che hanno rivendicato gli attentati che hanno sconvolto Mumbai in India. La dinamica usata negli attacchi, cioè colpire contemporaneamente più obiettivi, in modo da seminare morte e creare confusione nelle reazioni della polizia e nel portare i soccorsi è però quella che caratterizza Al Qaeda. Gli attentati di New York, Londra e Madrid, hanno avuto in comune questo stesso filo conduttore e con una probabilità che si avvicina al 100% dietro queste fantomatiche sigle c'è la lunga mano dello sceicco del terrore. Già da tempo era nell'aria la possibilità che Al Qaeda allungasse la sua scia di sangue, e negli ultimi mesi diversi rapporti dei servizi segreti inglesi e della Cia avevano allertato alcuni governi sulla possibilità di nuovi attacchi subito le elezioni presidenziali americane. Il governo indiano era fra i primi della lista. In Israele si segue costantemente l'evolversi della situazione e si sta soltanto aspettando una risposta ufficiale prima di inviare a Mumbai una spedizione di cui faranno parte medici, paramedici e specialisti nel riconoscimento dei cadaveri. L'India è una delle mete preferite dai turisti israeliani che la visitano in tutti i periodi dell'anno e negli ultimi mesi il ministero del turismo israeliano aveva fatto stampare un vademecum informativo sul comportamento da tenere in caso di necessità con indicazioni di massima e numeri di telefono in caso di bisogno.
    Il governo israeliano sa che i suoi cittadini in viaggio all'estero per turismo o per lavoro sono dei veri bersagli mobili ed è per questo che da sempre si raccomanda prudenza soprattutto quando si è in gruppo e più facilmente riconoscibili. Questo perché anche nel caso di attentati terroristici non rivolti direttamente ad istituzioni ebraiche o israeliane, come nel caso di Mumbai, gli attentatori prestano una particolare attenzione alla loro eventuale presenza. Le agenzie di stampa israeliane e Y.net riportano che la Nariman House, un'organizzazione religiosa ebraica di assistenza ai bisognosi con annessa sinagoga è stata occupata da un gruppo nutrito di attentatori. Sono stati presi 10 ostaggi. Fra di loro ci sono, probabilmente, anche il direttore dell'organizzazione con la moglie e la loro figlia di pochi mesi di età. Tutti gli ostaggi sono stati liberati in serata, anche se, nel momento in cui scriviamo, il ministero degli Esteri israeliano non ha ancora confermato la notizia. Dall'esterno si sono uditi colpi di arma da fuoco e delle esplosioni, probabilmente granate, e non si sa se ci siano morti o feriti. Il ministro Barak, parlando con funzionari del ministero degli esteri indiano, ha offerto la piena collaborazione all'India per la lotta al terrorismo, ed anche se l'Fbi ha escluso un collegamento fra gli attentati di ieri sera e l'allarme lanciato nei giorni scorsi per eventuali attentati nella metropolitana di New York, il livello d'allarme e repentinamente salito e c'è da immaginare che le prossime vacanze di Natale, sia in Israele e nel resto del mondo saranno blindate.

(l'Opinione, 28 novembre 2008)

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India: assaltato centro ebraico di Mumbai. Un rabbino in ostaggio

MUMBAI, 27 nov - Un rabbino e la sua famiglia sono stati presi in ostaggio dagli uomini armati in uno degli attacchi coordinati a Mumbai, a riportarlo e' stata la Federazione ebraica in India. L'azione condotta dai militanti islamisti e' stato un vero e proprio assalto al centro ebraico ''Chabad house''.
''Non e' noto quanti siano gli uomini armati con la famiglia ebrea, - ha detto il presidente della Federazione - ma e' possibile confermare che il rabbino si chiama Gavriel Holtzberg e che e' stato preso in ostaggio con la moglie e la figlia''.
Il centro ebraico 'Chabad house' assaltato dagli attentatori si trova nel complesso residenziale Nariman.
Secondo quanto riportato dal sito della Federazione, il centri e' adibito a centro-studi e luogo di preghiera per chiunque voglia avvicinarsi agli usi e costumi ebraici, ma anche a ostello per turisti e uomini d'affari.

(ASCA-AFP. 27 novembre 2008)

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Germania - La Baviera è il Land dove è più diffuso l'antisemitismo

Scende in media il sostegno per idee di estrema destra, ma non a Est

BERLINO, 27 nov. (Apcom) - Cala in Germania il numero delle persone che condividono opinioni di estrema destra, anche se le idee xenofobe continuano ad attirare un tedesco su cinque. E' questo il risultato di uno studio condotto dall'università di Lipsia per conto della Friedrich-Ebert-Stiftung (la fondazione vicina ai socialdemocratici della Spd) e presentato oggi a Berlino.
Dal 2006 al 2008 la percentuale di tedeschi che appoggiano opinioni di estrema destra è scesa dall'8,6 al 7,6%; nell'Est del Paese, tuttavia, si registra una crescita (dal 6,6 al 7,9%).
La ricerca, guidata da Elmar Braehler e Oliver Decker, riserva diverse sorprese. Per trovare il Land in cui le opinioni antisemite sono più diffuse non bisogna spostarsi ad esempio nell'Est, dove l'estremismo di destra resta un problema più marcato che all'Ovest, bensì nel ricco sud. La Baviera è infatti il Land con la più alta percentuale di persone che approvano idee anti-ebraiche (16,6%, contro, ad esempio, il 5,1% di Berlino o il 4,4% di un Land orientale come la Sassonia). La Baviera guida anche la classifica dei Laender più sciovinisti (parametro definito dall'approvazione data a frasi come "l'obiettivo più importante della politica tedesca è dare alla Germania il potere e l'influenza che le spetta") e si piazza di un soffio dietro il Land orientale della Sassonia-Anhalt quanto a percentuale di persone che condividono idee xenofobe (39,1% degli intervistati in Baviera, contro il 39,3% in Sassonia-Anhalt).
In generale dallo studio emerge come quasi un tedesco su tre (31,3%) condivida frasi come "gli stranieri vengono qui solo per sfruttare il nostro stato sociale" (all'Est la percentuale sale al 46,7%).
Il 17,8% dei cittadini federali pensa invece che ancora oggi gli ebrei abbiano un'influenza eccessiva (dato che sale al 18,5% all'Ovest). Il 10% è infine convinto che "senzalo sterminio degli ebrei Hitler verrebbe visto oggi come un grande statista", mentre il 9% ritiene che "il nazionalsocialismo ha avuto anche i suoi lati positivi".

(Virgilio Notizie, 27 novembre 2008)

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Arte; "Il Muro Rosa" di Matisse torna agli eredi della famiglia derubata

PARIGI, 27 nov. (Apcom) - "Le mur rose" un quadro di Matisse trafugato dai nazisti e successivamente conservato al Beaubourg di Parigi è stato ufficialmente restituito dal ministro francese della Cultura Christine Albanel agli eredi della famiglia derubata. L'opera "Paesaggio, il muro rosa", che ritrae l'ospedale di Ajaccio, è stato dipinto da di Henry Matisse nel 1989. Fu sottratto al proprietario ebreo nel 1941 in Germania e ritrovato sette anni dopo tra i beni di un ufficiale delle Ss trovato impiccato in un carcere francese, dove era stato rinchiuso per crimini contro l'umanità, e dal 1951 conservato in Francia. Il dipinto è stato consegnato alla filiale londinese di Magen David Adom, l'equivalente israeliano della Croce rossa, erede del collezionista Harry Fuld Jr, nei saloni del ministero della Cultura, alla presenza di Joel Mergui, presidente del concistoro francese. Il quadro era conservato al Centro Pompidou di Parigi sotto la sigla Mnr (Museo Nazionale recupero), che etichetta un'opera d'arte trasferita dalla Germania durante la Seconda guerra mondiale e molto probabilmente trafugata dai nazisti. Stewart Glyn, presidente della filiale britannica di Magen David Adom, ha ringraziato la Francia, annunciando che il dipinto sarà esposto al museo ebraico di Berlino e poi nell'abitazione di Francoforte del suo ex proprietario. Ha poi suggerito che un beneffatore lo acquisti e lo offra a un museo di Israele. Il Matisse era stato acquistato inizialmente in Francia nel 1914 e poi portato a Francoforte. Comprato successivamente da Harry Fuld senior, fu rubato dai nazisti nel 1941 e ritrovato, senza documentazione, nel 1948.

(La7.it, 27 novembre 2008)

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Italia-israele: Faccia a faccia Peres-Marcegaglia su partnership

TEL AVIV, 27 nov. - (Adnkronos) - Lungo faccia a faccia, oggi, tra il presidente dello Stato di Israele Shimon Peres e il presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia. Al centro del colloquio, durato circa un'ora, una possibile partnership tra i due Paesi. ''Con Peres abbiamo condiviso gli scenari futuri e ipotizzato un lavoro comune da poter intraprendere a breve sui temi legati all'energia rinnovabile, all'agroalimentare, all'acqua e alle biotecnologie su cui Israele ha un'eccellenza di ricerca e in Italia un interesse produttivo'', ha spiegato al termine dell'incontro Marcegaglia.

(IGN, 27 novembre 2008)

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Italia-Israele - Urso: Sale interscambio, più partnership in ricerca

Oltre 100 imprese per incontrare 250 aziende israeliane

TEL AVIV, 26 nov. (Apcom) - Potenziare la partnership italo-israeliana soprattutto nel settore della ricerca, dove i due Paesi sono complementari. E' uno dei principali obiettivi della missione organizzata ad Ice, Abi e Confindustria in Israele, illustrato dal sottosegretario allo Sviluppo economico, Adolfo Urso, che ha sottolineato come nel 2008 l'interscambio tra Italia ed Israele crescerà oltre i 3 miliardi di euro. Già nella prima parte del 2008 l'export è salito del 10% e le importazioni da Israele in Italia sono aumentate del 19%.
Parlando della missione il sottosegretario ha fatto il punto sulle imprese italiane presenti a Tel Aviv per incontrare quelle israeliane. Sono circa trecento i partecipanti, oltre cento le imprese e sei i principali gruppi bancari, Intesa Sanpaolo, Unicredit, Monte dei Paschi, Bnl-Bnp Paribas, Banca Popolare di Vicenza, Banca Popolare dell'Emilia Romagna. Duecentocinquanta invece le controparti israeliane.
Per Urso dunque l'aumento dell'interscambio tra i due Paesi rappresenta un dato significativo: "Cresciamo - ha detto - anche durante la recessione". Tuttavia sono bassi ancora gli investimenti italiani in Israele e viceversa. "Anche se grandi imprese - ha spiegato Urso - sono qui da molto tempo, ci sono ancora grandi opportunità di crescere. Vogliamo soprattutto sviluppare una partnership nella ricerca". Il sottosegretario ha spiegato infatti che Israele è leader nella ricerca, investendo il 4% del Pil, mentre l'Italia è campione nell'applicazione della ricerca e dell'innovazione nel settore industriale.
"L'Italia ha bisogno di Israele come Israele ha bisogno dell'Italia - ha detto Urso - e insieme si può fare una partnership industriale capace di crescere molto anche in questo anno di recessione economica". Inoltre, per Urso, i rapporti tra i due Paesi sono destinati a migliorare perché il Governo italiano è "amico di Israele". Quanto poi ai problemi legati allo scambio dei prodotti tra Israele, Territori palestinesi ed Unione europea, il sottosegretario ha sottolineato che lo sforzo del Governo italiano "è che si concluda il processo complessivo euromediterraneo avviato nel 2003 entro il 2010, processo che comprende anche Israele e Territori palestinesi". Altro tema è quello dei prodotti realizzati nei Territori palestinesi su cui alcuni Paesi europei hanno resistenze. "La nostra posizione - ha concluso Urso - è di superare entrambi i problemi, siamo convinti che l'apertura dei commerci tra Israele ed Unione europea e tra Israele e Paesi arabi, sia fondamentale. Siamo realisti, conosciamo i problemi e le difficoltà che ci sono e c'è molto da fare".

(Virgilio Notizie, 26 novembre 2008)

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Sondaggio: per 61% dei palestinesi Hamas e' responsabile rottura dialogo

26 nov. - La maggioranza dei palestinesi ritiene Hamas responsabile del fallimento del dialogo di riconciliazione tra le varie fazioni. Stando a un sondaggio pubblicato oggi, il 61 per cento degli intervistati imputa al movimento islamico la colpa dell'annullamento dei colloqui al Cairo con il rivale al-Fatah, che riceve le stesse accuse dal 22 per cento dei palestinesi.
L'indagine, condotta dal Centro sondaggi dell'Università di Nablus su 1365 palestinesi della Striscia di Gaza e Cisgiordania, rivela poi come circa il 75 per cento degli intervistati creda che l'interferenza di alcuni Paesi danneggi il dialogo interno.
In particolare, il 28 per cento ritiene gli Usa tra i responsabili del fallimento dei negoziati, mentre il 27 per cento accusa Israele e il 20 per cento imputa la colpa all'Iran, che sostiene Hamas.
Il sondaggio evidenzia poi che il 52 per cento dei palestinesi è favorevole a elezioni anticipate, mentre il 59 per cento è favorevole allo scioglimento del consiglio legislativo guidato da Hamas, mentre il 31 per cento si oppone a questa ipotesi.
Hamas ha rifiutato l'invito egiziano di sedersi al tavolo con Fatah per la riconciliazione nazionale sostenendo che gli uomini di Abu Mazen stanno conducendo una campagna contro il movimento islamico in Cisgiordania. Il dialogo avrebbe dovuto iniziare il 10 novembre.

(Adnkronos, 26 novembre 2008)

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Gaza, rissa tra studentesse universitarie di opposte fazioni

Chiuso l'ateneo, polizia seda "a fatica" gli scontri

ROMA, 26 nov. (Apcom) - Sarà perchè l'Islam vieta la promiscuità tra uomini e donne, sta di fatto che nell'Università di Khan Younis a Gaza dove governa il movimento islamico Hamas, una rissa scoppiata tra studentesse di opposte fazioni politiche ha costretto le autorità di chiudere l'ateneo dopo che "a fatica" gli agenti della polizia erano riusciti a sedare gli scontri. Testimoni oculari citati dalla tv satellitare al Arabiya riferiscono di "pugni e cazzotti" tra le inferocite contendenti che avrebbero fatto volare e sfasciato sedie e banchi, lasciando sul terreno tre universitarie ferite e, sembra, anche alcuni docenti.
La rissa sarebbe scoppiata a seguito di "uno scambio di accuse tra le leader del movimento" estremista islamico Hamas e altre studentesse della principale fazione rivale, al Fatah. "A un tratto - ha detto uno dei testimoni - ho visto volare delle sedie sopra le nostre teste e subito dopo ho visto due ragazze ferite a terra" e "tre docenti che venivano colpiti a pugni da alcune studentesse".
Gli scontri, avvenuti ieri, sono stati sedati grazie all'intervento degli agenti che per calmare gli animi "hanno sparato colpi per aria". Ateneo chiuso anche oggi, ma una studentessa interpellata da un giornalista ha detto che "la rissa non è stata che la punta dell'iceberg che sta sotto l'acqua".
Il recente fallimento dell'ennesimo tentativo egiziano di riconciliare le due principali fazioni palestinesi, al Fatah e Hamas, sembra all'origine delle tensioni. Nel giugno 2007, il movimento islamico Hamas, grazie a un golpe militare, era riuscito ad affermare il proprio controllo sulla Striscia di Gaza, espellendo in pratica dal territorio il movimento del presidente dell'Anp, Abu Mazen.

(Virgilio Notizie, 26 novembre 2008)

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Ramallah e Gaza sono capitali separate in casa palestinese

di Carlo Panella

ROMA - Dopo l’ennesimo fallimento della diplomazia egiziana, che ha lavorato inutilmente per mesi a una riconciliazione tra Hamas e il rais Abu Mazen, i rapporti tra le due capitali palestinesi, Ramallah e Gaza, si stanno deteriorando. La spirale veloce e drammatica ha portato ieri Nemer Hamad - ex ambasciatore dell’Olp a Roma e strettissimo consigliere di Abu Mazen - a ipotizzare per la primavera prossima elezioni generali palestinesi, ma da tenersi nella sola Cisgiordania e non a Gaza. La successione degli eventi è indicativa: a metà novembre avrebbero dovuto iniziare a Dubai i colloqui di pacificazione tra Hamas e Olp - i primi diretti, dopo la guerra civile di Gaza del 2007 - organizzati da Omar Suleiman, capo dei servizi segreti egiziani, su mandato diretto di Hosni Mubarak. Hamas però li ha boicottati, accusando Abu Mazen di avere arrestato decine di suoi militanti in Cisgiordania. Il 22 novembre Abu Mazen ha aperto i lavori del Consiglio nazionale dell’Olp, annunciando di essere pronto a indire entro primavera elezioni presidenziali (a scadenza regolare) ed elezioni politiche (anticipate di un anno) nel caso in cui Hamas non concordasse entro poche settimane sulla formazione di un governo di unità nazionale. La prospettiva era puramente strumentale, tanto che Hamas ha replicato il 23 novembre - per bocca di Mahamud al Zahar - accusando Abu Mazen di essere “succube degli Stati Uniti e di Israele, in nome dei quali ci offre un governo debole e prono ai desideri di Washington”. Hamas ha anche nettamente rifiutato l’ipotesi di uno scioglimento anticipato del Consiglio legislativo (il Parlamento palestinese) in cui ha la maggioranza degli eletti (che hanno espresso il governo di Ismail Haniyeh). Il 23 novembre, il Consiglio dell’Olp ha ulteriormente approfondito la frattura proclamando Abu Mazen “presidente dello stato palestinese”, carica simbolica ricoperta soltanto da Yassir Arafat (dal 1988 alla morte), di straordinaria pregnanza simbolica e politica, che già prefigura la sua riconferma certa alle elezioni per la carica di presidente dell’Anp (in scadenza il 9 gennaio). In un discorso alla nazione, Abu Mazen ha poi accusato i dirigenti di Hamas di essere “golpisti decisi a creare a Gaza un nuovo regime”. Netto è stato il rifiuto di Hamas di riconoscere questa nomina e così è arrivata l’intervista, il 25 novembre, di Nemer Hammad al quotidiano di al Fatah, al Hayat al Jadida: “Il nostro sforzo è concentrato sulla ripresa del dialogo nazionale, ma Abu Mazen è pronto a convocare elezioni politiche generali anche se Hamas non darà il suo permesso e le impedirà a Gaza, le terremo soltanto in Cisgiordania”. Se questo scenario si avverasse, sarebbe formalizzata nei fatti la separazione della Palestina in due tronconi. A Gaza, Hamas continuerebbe a governare avendo per almeno un anno la legittimità di un governo Hanyieh votato dal Parlamento eletto nel 2006 a suo tempo riconosciuto dalla comunità internazionale. A Ramallah, invece, si installerebbe un governo espressione delle elezioni parlamentari anticipate e rafforzato dalla riconferma di Abu Mazen quale presidente. Questo esecutivo potrebbe arrivare alla stipula di un accordo con il governo israeliano che uscirà dalle urne delle elezioni di febbraio, con il favore della nuova Amministrazione americana. In questo contesto vanno lette le rivelazioni pubblicate ieri da Haaretz e contenute in un documento interno a Hamas che evidenzia posizioni divaricate tra la leadership di Hamas di Khaled Meshaal - esule a Damasco - e quella di Gaza. Meshaal preme per una ripresa del dialogo con Abu Mazen, per impedire che le strutture di Hamas in Cisgiordania siano smantellate dai servizi segreti e dall’apparato repressivo di al Fatah e che si concretizzi lo scenario evocato da Nemer Hammad: “Non vogliamo giungere a una situazione in cui noi governiamo indisturbati a Gaza, ma perdiamo la Cisgiordania”. Ismail Hanyieh, a Gaza, ha intenzione di continuare con la strategia conflittuale degli ultimi due anni, a partire dalla convinzione di un indebolimento dei consensi di cui Abu Mazen gode in Cisgiordania.

(Il Foglio, 26 novembre 2008)

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Un seminario nelle scuole italiane

Un seminario fatto di testimonianze ma non solo. Quello promosso dall'Adei-Wizo (associazione Donne Ebree d'Italia) in alcune scuole italiane per gli insegnanti ha avuto per protagonisti Shaul Ben Torah ed Edna Angelica Calo Livne: entrambi di origine italiana, entrambi ebrei ormai trapiantati in Israele. Se la parte testimoniale è stata affidata in particolare a Shaul, ad Edna invece è stato affidato il compito di coinvolgere gli insegnanti in modo attivo, perché si mettessero in gioco in prima persona. Edna, non a caso, è insegnante di teatro, con alle spalle un dottorato sulla presenza di Pirandello in Israele. Italiana, circa 30 anni fa ha deciso di trasferirsi in un Kibbutz ai confini del Libano: «Facevo parte di un movimento giovanile, sionista di sinistra», spiega. A partire dalla seconda Intifada ha cominciato ad occuparsi di teatro per ragazzi, ebrei e non. «E' stato un piccolo miracolo. Questi ragazzi del liceo testimoniano in prima persona come sia possibile vivere insieme. Abbiamo fatto dei laboratori per insegnare anche agli stessi docenti».
Mentre parla, Edna sprigiona una innata simpatia. Ma non è solo carattere, c'è anche un'elaborazione teorica: «Nei confronti dell'altro serve empatia, occorre avere pazienza, chiedersi quali problematiche può aver vissuto. Penso ai ragazzi stranieri che arrivano in Israele. Dobbiamo chiederci cosa hanno vissuto, cosa hanno lasciato». Ma al tempo stesso, aggiunge Edna, «dobbiamo anche rafforzare la nostra identità. Solo così possiamo sentirci talmente forti da non avere bisogno di sopraffare l'altro. Forti della nostra identità, delle nostre tradizioni, possiamo guardare all'altro con curiosità, con empatia. Dobbiamo capire che siamo una parte del mondo, ma non siamo certo l'unica».
Guardando nello specifico alle esperienze della scuola italiana, Edna suggerisce di non seguire la strada delle classi separate, «non ha senso, perché è fondamentale la conoscenza reciproca». Così come, in tema di identità forte, critica la scelta fatta da alcune scuole di "smussare" le proprie tradizioni, magari festeggiando il Natale senza il presepe o senza riferimenti espliciti alla tradizione cristiana: «E' proprio quando la nostra identità si fa debole, che siamo maggiormente spinti alla sopraffazione nei confronti delle altre tradizioni». Quindi, ben venga il presepe. (S.S.L.)

(Gente Veneta, 26 novembre 2008)

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Classi ponte? In Israele si fa così

Lui si definisce «la quintessenza dell'immigrato». E in effetti la sua storia è un percorso a tappe, prima tra le città d'Italia, poi in Europa, per concludersi con l'approdo in Israele. «A Roma ero il veneziano, a Milano il romano. Poi in Israele sono stato immigrato a tutti gli effetti...». Ed è qui che Shaul Ben Torah ha potuto mettere a disposizione degli altri la sua esperienza personale, elaborando in particolare dei progetti per accogliere e inserire a scuola bambini stranieri appena arrivati in Israele. Un tema non così distante dall'Italia, anzi: la questione dell'inserimento dei figli di immigrati nelle classi italiane è di grande attualità in questo periodo, tanto da sollevare persino polemiche politiche: la Lega ha proposto di "differenziare" le classi, la sinistra è insorta, poi l'idea è stata mitigata dal governo nell'ipotesi delle classi "ponte", cioè transitorie.
E in Israele? Qui Shaul Ben Torah ha messo a punto un sistema molto flessibile e graduale che consente ai bambini appena arrivati di sentirsi parte di una classe fin da subito, ma al tempo stesso garantisce a loro degli spazi separati nei quali imparare la lingua. Un'esperienza che ora Shaul Ben Torah sta proponendo alle scuole in Italia, dove è stato ospite nelle scorse settimane su iniziativa della Adei-Wizo l'associazione delle Donne Ebree d'Italia, per un seminario di formazione per insegnanti....

(Gente Veneta, 26 novembre 2008)

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L’Onu dà il via alla stagione contro Israele

di Dimitri Buffa

Sabato l’Onu “celebrerà” con sei nuove condanne anti israeliane l’annuale giornata dedicata ai palestinesi. Ogni 29 novembre il rito si ripete mentre in molte capitali europee, a cominciare da Roma, i soliti brucia bandiere no-global, di estrema destra o di estrema sinistra, daranno sfogo ai propri bassi istinti in manifestazioni di odio diventate ormai di repertorio. Quest’anno la novità è che lo stato ebraico sta meditando di rinunciare a difendersi davanti all’Assemblea delle Nazioni Unite: “costa troppo ed è inutile mettersi contro qualcosa premeditato a tavolino dalla Lega Araba e dai tanti Stati dittatoriali e autocratici che ci odiano”, ha detto al Jerusalem Post un importante “senior diplomat”. Aggiungendo: “tanto vale che li facciamo sfogare così, ormai l’opinione pubblica è con noi e giudica queste risoluzioni Onu poco meno di niente”. Nonostante tutto però, Gabriella Shalev, l’ambasciatrice israeliana all’Onu, svolgerà il proprio discorso di difesa degli interessi di Israele durante la giornata del 29 novembre. Ma molte Ong vicine allo stato ebraico, come Un Eye, giudicano ormai con scetticismo ogni iniziativa ufficiale all’interno del Palazzo di Vetro: “questa giornata del 29 novembre non è in realtà un appuntamento che serve a ricordare al mondo che esiste la questione dei palestinesi e del loro eventuale futuro Stato, ma è solo un memorandum d’agenda con cui i Paesi arabi, con l’appoggio Onu, ricordano all’umanità che loro continuano a ritenere illegittimo lo Stato di Israele, la sua fondazione e il suo ostinarsi ad esistere”.
    Come si diceva, in molte capitali europee, a cominciare da Roma, i soliti guastatori ed esperti di odio e di oltraggio alla bandiera israeliana sono già pronti per un sabato indimenticabile. A Roma, segnatamente, Forum Palestina menerà le danze e già dai primi di ottobre mandava appelli in rete in cui tra l’altro si rivendicava la bontà del boicottaggio tentato (ma non riuscito) al Salone del Libro di Torino la scorsa estate. Condendo il tutto con apprezzamenti non molto lusinghieri sul nostro Capo dello Stato che invece a quel Salone ha dato il patrocinio. Adesso è stata promossa anche un’altra subdola campagna di boicottaggio economico (che peraltro in tempi di crisi come questi equivale a comportarsi come quei mariti cornuti che si castrano per far dispetto alla moglie), quella contro le aziende italiane ed europee che fanno affari con Israele. Naturalmente per chi fa affari con l’Iran quelli di Forum Palestina non hanno mai usato simili premure. A Roma il loro manifesto recita: “invitiamo tutti a manifestare con noi:
per la fine dell’occupazione israeliana della Palestina, per uno Stato palestinese sovrano con Gerusalemme capitale, per il diritto al ritorno dei rifugiati palestinesi, come previsto dalla risoluzione Onu 184, per la liberazione di tutti i prigionieri palestinesi nelle carceri israeliane, per lo smantellamento del regime di apartheid e delle colonie israeliane, per lo smantellamento dell’assedio imposto alla Striscia di Gaza, per la revoca degli accordi di cooperazione militare Italia-Israele e per il ritiro delle truppe dai vari teatri di guerra”. Anche quest’anno la stagione di caccia all’ebreo e all’israeliano si riapre quindi puntualmente sotto l’egida Onu. E gli antisemiti mascherati da antisionisti, per usare le parole di Napolitano, in questa maniera si sentiranno legittimati più che mai a inneggiare al terrorismo. Sicuramente più di quanto si sentano legittimati gli israeliani ad avere un proprio Stato.
    
(l’Opinione, 25 novembre 2008)

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Fondi ad Hamas, colpevole organizzazione benefica Usa

Verdetto in Texas per 5 imputati della "Holy Land Fundation"

ROMA, 25 nov. (Apcom) - La "Holy Land Fundation", che fino a qualche anno fa era considerata come la maggiore organizzazione benefica musulmana degli Stati Uniti, ha finanziato il movimento radicale palestinese Hamas. Dopo i sospetti e un lungo processo, è arrivata ieri la sentenza del giudice federale del Texas. Cinque responsabili dell'organizzazione sono stati riconosciuti colpevoli di avere girato almeno 12 milioni di dollari su conti che facevano riferimento al movimento islamico al potere a Gaza.
Il verdetto, si legge oggi sul quotidiano El Mundo, rappresenta una vittoria per Washington nell'ambito degli sforzi profusi per smantellare le reti di finanziamento del terrorismo all'interno degli Stati Uniti.
La fondazione operava da Richardson, un sobborgo di Dallas. Il verdetto è stato annunciato dopo otto giorni di camera di consiglio e dopo che il primo processo era stato annullato nell'ottobre del 2007, vanificando due mesi di testimonianze e 19 giorni di camera di consiglio.
I cinque imputati non sono stati accusati di avere finanziato direttamente attentati suicidi o attività criminali, ma di avere sostenuto economicamente il movimento Hamas dopo che quest'ultimo era stato inserito da Washington nella lista nera delle organizzazioni terroristiche.

(Virgilio Notizie, 25 novembre 2008)

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Frattura interna tra i leader di Hamas

Secondo il quotidiano Haaretz a dimostrare la divisione sarebbe la corrispondenza tra membri del movimento islamico intercettata dall'Autorità nazionale palestinese.

Esiste una frattura interna tra i leader di Hamas. A dimostrarlo sarebbe la corrispondenza tra membri del movimento islamico intercettata dai rappresentanti dell'Autorità nazionale palestinese e ottenuta dal quotidiano Haaretz.
In base a queste lettere, infatti, ci sarebbe una profonda divisione tra la leadership dell'organizzazione all'estero e quella della Cisgiordania da un lato, e i leader di Gaza dall'altro. Nei documenti ottenuti dal giornale israeliano si legge che la leadership che si trova all'estero sostiene di non voler "controllare completamente Gaza perdendo così la Cisgiordania".
Questi leader sostengono che Hamas a Gaza abbia ostacolato le opportunità di giungere a un governo palestinese di unità nazionale ponendo condizioni "impossibili" e rifiutandosi di togliere il loro controllo assoluto della Striscia. Hamas nella Striscia di Gaza è attualmente guidato da Mahmoud Zahar, Said Siyam e Halil al-Haya, mentre la leadership estera è capeggiata da Khaled Meshal, capo dell'ala politica del movimento, e dal suo vice, Musa Abu-Marzuk.
Fonti palestinesi ritengono che Hamas a Gaza stia chiedendo un aumento del proprio peso politico all'interno della leadership del movimento, la Shura. In sostanza chiede che la propria rappresentanza passi dal 34 per cento al 51 per cento. A sostegno di questa richiesta enuncia il crescente sostegno dimostrato dai sostenitori e avverte i leader all'estero o in Cisgiordania dal non imporre il proprio modello a Gaza.

(l'Opinione, 25 novembre 2008)

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Napolitano: condanniamo i proclami contro Israele

GERUSALEMME - Giorgio Napolitano ha condannato "i deliranti proclami" contro l'esistenza dello Stato di Israele ed ha affermato che l'Italia "non può che reagirvi con indignazione e rafforzare il proprio impegno affinché tali voci siano per sempre bandite e mai più l'umanità torni a rivivere le aberrazioni del passato", lo ha detto rispondendo all'indirizzo di saluto del presidente israeliano Shimon Peres.
"Il momento della pace non può più essere differito", ha detto il presidente della Repubblica. "La pace - ha aggiunto - richiede scelte coraggiose e non è di facile conseguimento. Ma è anche la migliore, l'unica vera garanzia dei diritti dei popoli della Regione e, fra questi di quello di Israele ad esistere e prosperare come Stato ebraico". "Per la prima volta dopo lunghi anni - ha aggiunto - gli sforzi coraggiosi di recente hanno portato a riannodare il filo spezzato del dialogo e lasciano intravedere per la prima volta, dopo lunghi anni, un concreto orizzonte di speranza".
Quindi, ha concluso, si deve "innalzare lo sguardo e mirare lontano, verso l'ineludibile traguardo della pacifica convivenza di due Stati sovrani, in cui i due popoli che vivono su questa terra ricca di storia potranno finalmente realizzare, assieme ai loro legittimi ed inalienabili diritti le loro aspirazioni alla pace e le loro potenzialità di sviluppo". Napolitano, che è accompagnato dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, ha sottolineato gli ottimi rapporti tra Italia e Israele e la vicinanza al popolo ebraico che ha affrontato "prove durissime" e in particolare "l'immane tragedia della Shoah". "L'Italia gli è vicina - ha detto - nella difesa del suo irrinunciabile diritto di vivere in pace e sicurezza accanto agli altri Paesi della Regione".

(ANSA, 25 novembre 2008)

COMMENTO - E’ consolante osservare che il nostro Presidente assume una chiara posizione a favore di Israele, e probabilmente qualcuno penserà che di questo gli israeliani dovrebbero rallegrarsi e sentirsi grati. Ma se il Presidente della Repubblica Italiana fosse andato dai francesi a dire solennemente che la pace in Europa richiede scelte coraggiose, e che una di queste è garantire alla Francia “ll diritto ad esistere”, ne sarebbero stati lusingati i nostri cugini d’oltralpe? M.C.

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Italiano, terza lingua tradotta in ebraico

Si può parlare di un vero e proprio "abbraccio letterario" tra Italia e Israele. La nostra lingua, infatti, è la terza tradotta in ebraico, preceduta soltanto dall'inglese e dal tedesco. Questa la novità che si propongono di presentare i 'Dialoghi letterari' tra scrittori delle due nazioni in programma da domani a Gerusalemme alla presenza del presidente Giorgio Napolitano - in visita di Stato da stasera in Israele - e del presidente dello Stato ebraico Shimon Peres. "Un dato che indica - ha detto in conferenza stampa Simonetta Della Seta, direttore dell'istituto italiano di cultura di Tel Aviv - un parallelismo profondo tra le due letterature. Saranno oltre 60 gli scrittori dei due paesi a confrontarsi sul tema dell'incontro: Letteratura e Impegno". Nili Coen, direttore del Centro di Traduzione letteraria ebraica, ha sottolineato che sono già più di 400 i libri di autori israeliani proposti in Italia. "La prima opera italiana tradotta in ebraico - ha aggiunto - era una raccolta di poesie proposta nel 1910 da Bialik, uno dei massimi poeti ebraici, mentre il primo libro di narrativa è del 1935". Eli Amir - è apparsa in questi giorni la sua 'Jasmine' per Einaudi - ha evidenziato le assonanze tra le due letterature "basate sull'indole molto simile tra italiani e israeliani". E Alessandro Piperno - il cui 'Con le peggiori intenzioni' è appena uscito in Israele - ha parlato della sorta di "invidia" provata dagli scrittori italiani nei confronti della letteratura israeliana. I 'Dialoghi' saranno riproposti a Roma a cura della Casa delle Letterature, "un modo - ha detto Ida Maria Gaeta - per continuare a parlare di scrittori tra i più interessanti degli ultimi anni".

(Fondazione Italiani, 24 novembre 2008)

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SETTANTESIMO ANNIVERSARIO DELLE LEGGI RAZZIALI

Quella rivista con l'ossessione antisemita

di Fulvio Cammarano

ROMA (24 novembre) - Settant'anni fa vedeva la luce il più importante organo del razzismo fascista, il quindicinale "La Difesa della razza". Il libro di Francesco Cassata (La Difesa della razza. Politica, ideologia e immagine del razzismo fascista, Torino, Einaudi, 414 pagine, 34 euro) ne delinea per intero il percorso culturale e politico dall'origine, nell'agosto 1938, sino alla chiusura nel luglio 1943 e soprattutto ricostruisce le diverse tappe dell'ossessione razzistica ed antisemita del suo fondatore e direttore Telesio Interlandi. La rivista si caratterizzò, di fatto, come momento di sintesi delle diverse correnti antisemite che avevano attraversato il regime sino a quel momento e allo stesso tempo come occasione per imporre una sorta di egemonia del razzismo "biologico" sulle correnti del razzismo nazionalista e culturalista.
Nel complesso, al di là dell'insuccesso nel convogliarle in un unico filone, "La Difesa della razza" divenne il catalizzatore di tutte le pulsioni razziste, trasformando l'argomentazione - "scientifica" o tradizionale che fosse - del regolamento dei conti con neri («bisognerebbe ricondurre in Africa quanti, puri o bastardi (...), che in qualunque modo e in qualunque epoca uscirono dalle sue genti») ed ebrei, nella premessa della millantata "rivoluzione" sociale ed antropologica del fascismo: «la società borghese è il regno degli ebrei (...). Non perdiamo tempo, disarmiamo i borghesi».
L'antisemitismo della rivista divenne così l'occasione per andare oltre gli ebrei in carne ed ossa e cercare di colpire l'ebreo "invisibile" che si annidava in tanti ariani "contaminati" dall'ebraizzazione strisciante. Per il fascismo, quindi, il razzismo avrebbe dovuto rappresentare il cortocircuito tra "modernità" politica e italianità, vale a dire la fondazione totalitaria del mitico "uomo nuovo".

(Il Messaggero, 24 novembre 2008)

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Pacifici: Nessuno difese gli studenti espulsi

"I professori non difesero i colleghi, presero le loro cattedre"

ROMA, 24 nov. (Apcom) - Di fronte all'espulsione di professori e studenti ebrei dalle scuole del Regno dopo la promulgazione delle leggi razziali del '38 "nessuno levò la propria voce se non in rarissime eccezioni". Lo ha ricordato il presidente della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione di una lapide a ricordo della scuola romana che accolse gli ebrei espulsi dagli altri istituti della Capitale.
"Nessun professore o preside protestò o consolò i bambini - ha ammonito - che da un giorno all'altro non poterono più condividere gioie e serenità della loro gioventù con i coetanei ariani".
"Nessun professore - ha poi sottolineato - difese i colleghi ebrei cui erano state sottratte le cattedre, anzi ci fu una ricorsa feroce a occuparle".
Tra i Giusti che decisero di non collaborare ci furono anche migliaia di carabinieri, ha ricordato Pacifici: "Circa 2.700 vennero deportati da Roma, una testimonianza che ci si poteva opporre e rifiutarsi di obbedire agli ordini superiori".

(Virgilio Notizie, 24 novembre 2008)

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Roma, la scuola che disobbedì

Un comitato di famiglie la creò in um mese per oltre 400 studenti

ROMA, 24 nov. (Apcom) - Ospita la caserma dei carabinieri Roma Celio la struttura che dopo il '38 fu la sede di una scuola che accolse ebrei espulsi dopo la promulgazione delle leggi razziali. Dopo i "provvedimenti per la difesa della razza nella scuola fascista" di colpo insegnanti e alunni si trovarono estromessi dalla vita scolastica. A Roma, per i bambini delle elementari, c'erano due possibilità: confluire nella scuola ebraica di lungotevere Sanzio, già attiva dal 1925, oppure frequentare le poche scuole che aprirono i battenti agli ebrei nelle ore pomeridiane, con classi speciali a loro riservate.
Ancora più grave era la situazione per le medie inferiori e superiori, che non avevano più alcuna possibilità di studiare nelle scuole pubbliche. Sotto la guida del rabbino capo David Prato, si attivò rapidamente un comitato di padri di famiglia che in poco più di un mese trovò in affitto la sede per creare una scuola in grado di ospitare gli studenti: la palazzina di via Celimontana fu presa in affitto grazie ai fondi raccolti attraverso tasse scolastiche e offerte volontarie. La scuola riuscì a ottenere dall'Ente nazionale istruzione media (Enim) la nomina di un preside ariano, Nicola Cimmino che ufficialmente avrebbe dovuto sorvegliare studenti e professori e che si prestò all'operazione per permettere l'apertura della scuola.
Il 23 novembre del 1938 la scuola ebraica potè aprire i battenti con quattro differenti istituti: ginnasio-liceo, magistrali, istituto tecnico e avviamento commerciale, per un totale di 411 studenti suddivisi in 29 classi. La struttura fu attiva per due anni scolastici, poi gli istituti si trasferirono in altre sedi. La sua memoria rimase però molto viva nella comunità ebraica romana.

(Virgilio Notizie, 24 novembre 2008)

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Alla Terza Universita' di Roma dibattito su Federigo Enriques

ROMA, 24 nov. (Adnkronos/Adnkronos Cultura) - In occasione del 70o anniversario delle Leggi razziali il Dipartimento di Matematica dell'Universita' Roma Tre organizza un incontro dedicato alla figura e all'eredita' dello studioso e matematico ebreo Federigo Enriques, allontanato dalla propria cattedra dopo la promulgazione del regio decreto-legge 'Provvedimenti per la difesa della razza italiana' (17 novembre 1938). L'incontro e' previsto per mercoledi' 26 novembre alle 15.00 presso l'Aula Parco dell'Universita' Roma Tre. Persero le loro cattedre universitarie 104 professori, e furono allontanati inoltre 196 liberi docenti. Fra i professori espulsi vi fu Federigo Enriques, matematico e filosofo della scienza di fama internazionale, nato il 5 gennaio 1871 in una famiglia laica di origine ebraica e di lontana ascendenza portoghese.
Federigo Enriques studio' alla Scuola Normale Superiore di Pisa e a Roma, dove collaboro' con il matematico Guido Castelnuovo. E' stato uno dei piu' grandi matematici italiani fra '800 e '900, sviluppando quasi dal nulla la teoria e classificazione delle superficie algebriche. Nella sua vastissima bibliografia, agli scritti matematici si affiancano importanti testi di filosofia e storia del pensiero scientifico e filosofico. La sua interpretazione del significato e del ruolo della filosofia lo porto' in rotta di collisione con il neoidealismo italiano, e nel 1911 lo rese protagonista di una memorabile polemica con Croce. Si occupo' a fondo delle questioni connesse all'organizzazione della scuola e dell'Universita'. Durante l'occupazione tedesca fu dapprima nascosto in casa dell'allievo Attilio Frajese e poi a San Giovanni in Laterano. Mori' a Roma il 14 giugno 1946.
L'incontro e' il settimo appuntamento del ciclo di conferenze Innovazione e tradizione nella matematica e nel suo insegnamento 2008 a cura del programma di ricerca Storia e diffusione della cultura matematica del Dipartimento di Matematica dell'Universita' Roma Tre e dell'unita' locale di Roma del Progetto di ricerca di interesse nazionale 2006-2008 'Edizione critiche e storia delle matematiche', in collaborazione con la casa editrice Zanichelli.

(IGN, 24 novembre 2008)
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Necessità di un'adeguata riflessione

di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Oggi il Presidente della Repubblica, a settanta anni di distanza, scopre una lapide nell'edificio romano che ospitò la scuola destinata ad accogliere gli studenti ebrei cacciati dalle scuole pubbliche dalle leggi razziali del 1938. L'organizzazione in tempi record di quella struttura fu un'operazione che desta ancora stupore e ammirazione. Leggendo i particolari di quella storia si scopre che il programma non prevedeva tempi per la preghiera e che le ore di "religione" non superavano le due a settimana. Oggi una scuola ebraica sarebbe inconcepibile senza una congrua educazione ebraica. Allora si pensava che fosse meglio limitarla al minimo, altrimenti qualcuno avrebbe protestato (all'interno della comunità); la priorità era garantire la continuità dell'educazione, dove per educazione si intendeva il curriculum statale, mentre l'ebraismo non era componente del programma. Di tutto questo, nelle doverose celebrazioni delle leggi razziali, quasi non si parla, ma la mentalità di allora, con il suo prepotente desiderio di fuga dalle radici culturali dell'ebraismo, meriterebbe un'adeguata riflessione. Anche perché i nodi identitari del problema restano ancora per molti aspetti irrisolti.

(Notiziario Ucei, 24 novembre 2008)

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Napolitano: antisemitismo non superato ma in italia e' limitato

ROMA, 24 nov - '''Ho pubblicamente condannato l'antisionismo, come subdola forma di antisemitismo.
Purtroppo l'antisemitismo non e' un fenomeno storico superato, comunque si travesta anche se, fortunatamente, credo di poter dire che nel nostro Paese ha manifestazioni molto limitate''. Lo afferma il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, in un'intervista al quotidiano Yedioth Ahronoth, ripresa dal Corriere della Sera, alla vigila del suo viaggio in Israele. '''La presenza degli ebrei italiani nella vita del nostro Paese - sostiene Napolitano - con la tragica eccezione del periodo delle persecuzioni razziali del fascismo, e' sempre stata intensa e importante in tutti i campi: dalla scienza alla politica alla letteratura''. Non solo, continua, ''furono migliaia, fra i venti e i trentamila'', gli ebrei italiani e anche stranieri che durante il fascismo ''trovarono accoglienza e protezione in Italia'' e vennero ''ospitati e protetti, spesso da perfetti estranei, in gradissimo numero in istituti religiosi''.
Il messaggio di cui '''sono portatore'' in questo viaggio in Israele, assicura Napolitano, e' '''anzitutto una conferma della volonta' dell'Italia di continuare a mantenere ed accrescere tutti i legami politici, economici, culturali oggi esistenti'' tra i due Paesi. Nel corso degli incontri che il Presidente della Repubblica avra' in Israele '''daro' conferma - assicura lo stesso Napolitano - della volonta' dell'Italia di contribuire in tutti i modi possibili, in tutti i campi, dalla politica alla cultura all'economia, al progresso della societa' israeliana come pure allo sviluppo dell'auspicabile successo del processo di pace tra Israele e palestinesi, fra Israele e i paesi confinanti''.
Le relazioni tra Italia e lo Stato d'Israele, continua il Presidente della Repubblica, '''fin dalla nascita dello Stato sono sempre state molto buone, indipendentemente dal colore politico dei governi dell'uno e dell'altro paese. Ci uniscono antichi ideali. Ed e' un fatto - aggiunge - che il movimento sionista si ispiro' in non piccola parte al pensiero di Giuseppe Mazzini, a una visione universalista delle aspirazioni all'indipendenza nazionale dei nostri popoli, di tutti i popoli''.

(ASCA, 24 novembre 2008)

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Il football di Mosè tra gonne e Torah

Abbigliamento castigato, riposo al sabato e cibo kosher: così le ragazze israeliane conciliano sport e leggi sacre.

Orly corre a testa bassa con la palla ovale stretta al petto, schiva Esti e Ayalet ma viene fermata da Sari che manca le bandierine lungo i fianchi e l'afferra per la gonna jeans al ginocchio infilata sui pantaloni della tuta. Fallo. Orly batte il cinque a una compagna con il fazzoletto in testa e riparte, mentre a bordo campo il coach urla in inglese «Go! Go! Go!».
L'allenamento di questa specie di rugbiste vestite a strati è ormai uno spettacolo familiare per le mamme gerosolimitane che attraversano il parco Gan Sacher con la carrozzina a due o tre posti, si fermano a curiosare attraverso la rete del Kraft Stadium, a pochi isolati dalla Knesset, il parlamento israeliano, e ripartono alla volta di casa. Fino a una decina d'anni fa sarebbe sembrata una provocazione da ebrei riformati. Qui, nella patria biblica, le donne ortodosse adorano tenersi in forma, ma lo fanno rigorosamente dietro i vetri fumè della palestra Kosher Gym, uno dei più frequentati centri sportivi a prova di rabbino nei pressi del quartiere ultrareligioso Mea Shearim.
Un giorno, all'inizio del 2001, il presidente dell'American Football Association Steve Leibowitz chiese alle fanciulle che da lontano osservavano il training di fratelli e mariti se volevano cimentarsi nello sport più popolare dei campus americani, il mitico flag football, una via di mezzo tra l'intramontabile ruba-bandiera e il touch football, variante gentile del football americano «inventata» mezzo secolo fa dai Kennedy sul prato della residenza estiva di Hyannis Port. Quelle risposero «yes», arrossirono, e lo presero sul serio...

(La Stampa, 24 novembre 2008)

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Il proprietario della casa contestata di Hebron espone le prove legali del suo acquisto

In cooperazione con la rivista «Le Petit Hebdo», Inflive.tv ha incontrato in esclusiva il proprietario ebreo della casa di Hebron di cui la Corte Suprema israeliana ha ordinato l'evacuazione la settimana scorsa. L'israeliano ha esibito per la prima volta i documenti comprovanti l'acquisto legale della casa da parte degli attuali residenti ebrei.

(Infolive.tv, 24 novembre 2008)

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Israele-elezioni: il partito shas adotta lo slogan 'yes we can' di Obama

23 nov. - Lo slogan ''Yes, we can'', usato dal presidente eletto americano Barack Obama durante la sua campagna elettorale entra ora anche in quella israeliana ed e' stato adottato, nella traduzione in ebraico (''Ken, anahnu yeholim''), dal partito ultraortodosso Shas.
Il ricorso a questo slogan, hanno spiegato esponenti dello Shas, e' stato adottato al fine di modificare l'immagine di un partito ritenuto rappresentativo unicamente dell'elettorato sefardita ultraortodosso e di rivolgersi ora a un pubblico piu' ampio.
Il messaggio elettorale dello Shas e' che e' possibile dare al Paese un diverso sistema educativo, una diversa visione sociale per meglio lottare contro la poverta' e arrivare, anche a prezzo di rinunce, a una pace che non si basi su utopie ma su una realistica visione della situazione.
Lo Shas e' apparso per la prima volta sulla scena politica israeliana nelle elezioni del 1984 ed e' stato da allora membro di quasi tutte le coalizioni di governo, divenendo per numero di deputati una delle maggiori formazioni della Knesset.

(Ansa, 23 novembre 2008)

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Abu Mazen nominato dall' Olp "presidente della Palestina"

RAMALLAH, 23 nov. (Apcom) - Il presidente dell'Autorità palestinese Abu Mazen, è stato designato oggi "presidente della Palestina" dall'Olp (Organizzazione per la Liberazione della Palestina).
Una decisione che mira a rafforzare la posizione di Abu Mazen nel suo braccio di ferro con Hamas, il gruppo estremista palestinese che controlla la Striscia di Gaza, che ha fatto sapere che non lo riconoscerà più come presidente dopo l'8 gennaio 2009, data di scadenza del suo mandato quadriennale. Abu Mazen è stato eletto nel 2005, ma secondo i suoi fedelissimi rimarrà in carica fino al 2010.
"Annuncio che il Consiglio centrale dell'Organizzazione della Liberazione della Palestina (Ccolp) ha eletto Abu Mazen presidente dello Stato della Palestina. Esercita questa funzione a partire da oggi, 23 novembre 2008", ha dichiarato alla stampa il presidente del Ccolp, Salim Al-Zaanoun. Anche Yasser Arafat aveva questo titolo, anche se uno Stato palestinese non esiste.

(tendenzeonline.info, 23 novembre 2008)

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Barak valuta invio truppe a Gaza per liberare soldato Schalit

Il ministro della Difesa: "Negoziati non sono unico strumento"

GERUSALEMME, 23 nov. (Apcom) - Il ministro della Difesa israeliana Ehud Barak ha fatto sapere di voler valutare l'opzione di inviare truppe a Gaza per liberare il soldato Gilat Schalit, in ostaggio da oltre due anni.
Schalit venne catturato da militanti legati ad Hamas durante un raid nel giugno 2006. Le numerose trattative avviate per la sua liberazione sono tutte fallite. In cambio del suo rilascio, Hamas ha chiesto la liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi, tra cui alcuni accusati di attacchi mortali contro lo Stato ebraico.
Il ministro Barak, parlando oggi all'università di Tel Aviv, ha spiegato che i negoziati non sono l'unico strumento per liberare Schalit: "Questo vale sia per decisioni difficili che per operazioni pericolose" ha aggiunto.

(Virgilio Notizie, 23 novembre 2008)

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Iran - Israele teme che Teheran avrà atomica prima di reazione Usa

Independent: nel deserto del Negev preparativi per raid

ROMA, 23 nov. (Apcom) - Israele teme che l'Iran sia ad un passo dall'ottenere la bomba atomica e che potrebbe arrivare alla meta approfittando della lunga transizione alla Casa Bianca. Secondo il Sunday Times, l'intelligence dello stato ebraico ritiene che "l'Iran abbia materiale a sufficienza per assemblare un'atomica". Lo stesso domenicale, che qualche tempo fa aveva scritto del sostanziale "nulla osta" di Bush ad Israele per un'azione militare mirata contro il Paese degli Ayatollah, ora sostiene che nel deserto del Negev le forze aeree israeliane si stanno preparando ad una missione segreta. "Nessuno sa se, o quando, il raid sarà politicamente autorizzato", ma gli addestramenti procedono e nella base di Nevatim sarebbe stato installato un sistema radar in grado di coprire un raggio di 1.250 miglia.
I tecnici di Teheran "stanno lavorando in tre direzioni contemporaneamente, stanno accelerando i programmi di centrifuga per l'arricchimento dell'uranio, calibrando una testata compatibile ai missili balistici già disponibili e stanno migliorando la gittata e la precisione dei missili", spiegano fonti dell'intelligence israeliana.
Domani il premier Ehud Olmert sarà a Washington, dove incontrerà il presidente uscente George W. Bush e illustrerà i timori israeliani, cioè che il passaggio "della patata bollente" a Barack Obama dia all'Iran abbastanza tempo per ultimare i progetti di armamento nucleare.

(Virgilio Notizie, 23 novembre 2008)

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Abu Mazen, senza accordo elezioni nel 2009; Hamas dice no

RAMALLAH, 23 nov. - Ultimatum ad Hamas dal presidente dell'Autorita' Nazionale Palestinese, Abu Mazen: nuove elezioni politiche e presidenziali all'inizio del 2009 se non ci sara' un accordo entro la fine dell'anno. Ma il movimento che ha vinto le elezioni nel 2006 e che controlla la Striscia di Gaza, respinge con fermezza l'ipotesi giudicandola "illegale e incostituzionale". "Se il dialogo non dovesse iniziare o dovesse fallire", ha detto Abu Mazen di fronte ai dirigenti dell'Olp, "emanero' un decreto presidenziale all'inizio del prossimo anno chiedendo insieme elezioni presidenziali e politiche". La vittoria di Hamas nel gennaio del 2006 sconcerto' il mondo occidentale che avrebbe voluto invece un rafforzamento di Abu Mazen e di Fatah per permettere un progresso negli accordi di pace isrealo-palestinesi.
"Respingiamo la richiesta di elezioni poiche' e' illegale e incostituzionale", ha affermato il portavoce di Hamas, Fawzi Barhum. Per Behrum, anticipare le elezioni sarebbe un tentativo di Abu Mazen "di prolungare il suo mandato (che scade l'8 gennaio dell'anno prossimo, ndr), rimanendo cosi' presidente per continuare i negoziati con Israele".

(AGI, 23 novembre 2008)

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Portavoce Hamas, fazioni palestinesi pronte a sospendere lancio razzi

TEL AVIV, 23 nov - Le fazioni palestinesi hanno accettato di sospendere il lancio di razzi a partire dalla Striscia di Gaza in direzione del territorio israeliano e di rinnovare il loro impegno e rispetto del cessate il fuoco di sei mesi con Israele concordato con la mediazione egiziana ed entrato in vigore il 19 giugno in cambio dell'apertura dei valichi di frontiera con Israele. Ad annunciarlo e' stato un portavoce di Hamas, Ayman Taha, precisando che l'accordo e' stato raggiunto questa mattina e che ora si attende di vedere quando Israele riaprira' i valichi commerciali verso Gaza. L'incontro che ha permesso di raggiungere la decisione e' stato convocato dopo che l'Egitto ha riferito di un messaggio israeliano in cui si annunciava la revoca delle restrizioni adottate di recente in cambio della sospensione degli attacchi con razzi contro le citta' israeliane di confine. "Abbiamo incontrato i rappresentanti delle fazioni ed abbiamo illustrato loro il contenuto del messaggio", ha ancora riferito lo stesso portavoce.

(Ses/Ct/Adnkronos, 23 novembre 2008)

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Negò Olocausto, prof sospeso da scuola

di Veronica Cursi e Beatrice Picchi

ROMA (22 novembre) - Sospeso dall'insegnamento. Troppo dure quelle sue parole sull'inesistenza dell'Olocausto «solo un'invenzione degli inglesi», perché R.V., docente di storia dell'arte al liceo artistico Ripetta, possa tornare dietro a una cattedra a insegnare ad altri ragazzi.
Sarà sospeso, quindi, dall'attività educativa in via cautelativa, fino alla conclusione dell'iter disciplinare che sta conducendo il Consiglio nazionale della Pubblica istruzione. Una decisione emersa nelle ultime ore da ambienti vicini all'ex Provveditorato.
E sarà "un'indagine" lunga e complessa, durerà mesi. C'è ora una ricca relazione da esaminare, quella che hanno prodotto gli ispettori mandati, per due giorni, nello storico liceo romano dal direttore dell'Ufficio scolastico regionale.
Il professore insegna storia dell'arte da molti anni al Ripetta, da lunedì prossimo non sarà più in classe, lui che ha sempre scatenato critiche tra i colleghi anziani e meno anziani, «un uomo stressato, facile a scatti d'ira, solitario», dicono di lui, ora è diventanto anche il prof negazionista.
L'episodio risale al 12 novembre, durante un consiglio di classe. A raccontarlo sono stati alcuni professori, tra cui Vincenzo Mollicone appena tornato dal viaggio della memoria ad Auschwitz con il sindaco e molti altri studenti romani: stava spiegando dei campi di concentramento, del dolore, delle sofferenze di migliaia di ebrei, quando il collega R.V. sarebbe sbottato negando ogni immagine, negando lo sterminio degli ebrei, «che sarebbe una menzogna inventata dagli inglesi. Dove sono le prove della Shoah? E perché la scuola italiana non si occupa di vicende di casa nostra come le Foibe? Gli ebrei non sono neppure italiani».
Parole dure, forti, che il professore non avrebbe negato. La preside del Ripetta, tre giorni dopo l'episodio, ha presentato ai carabinieri di piazza in Lucina un esposto, «per denunciare l'acceso diverbio avvenuto nel consiglio di classe del 12 novembre». L'esposto è stato inviato all'autorità giudiziaria che adesso dovrà valutare come si sono svolti i fatti, quali frasi sono state pronunciate in quell'occasione.
Frasi che scatenarono fin dall'inizio una serie infinita di critiche e reazioni, a cominciare da quella di Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana, «perché mai nemmeno i negazionisti più feroci avevano osato così tanto. Quando questo tipo di azioni vengono svolte dagli studenti cerchiamo delle attenuanti, vista l'età, e cerchiamo di porre rimedio. Ma la posizione del professore è aberrante, e chiedo, non da ebreo, ma come cittadino, che siano prese misure drastiche».

(La Stampa, 22 novembre 2008)

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Iran: impiccato imprenditore, presunta spia di Israele

TEHERAN - In Iran è stato impiccato l' imprenditore iraniano Ali Ashtari, 43 anni, condannato a morte lo scorso giugno con l'accusa di spionaggio a favore del Mossad, il servizio segreto di Israele. Lo rende noto un funzionario del ministero dell'informazione iraniano citato dall'agenzia Isna.
"Il direttore generale del ministero dell'informazione, incaricato di contro spionaggio, ha annunciato l'impiccagione di Ali Ashtari, che era stato condannato a morte in giugno per spionaggio per contro del regime sionista", scrive l'Isna. Ma in un comunicato la magistratura iraniana fa sapere da parte sua che Ashtari è stato impiccato lunedì scorso. Si afferma inoltre che l'imprenditore avrebbe confessato. La condanna a morte fu pronunciata il 30 giugno scorso.

(ANSA, 22 novembre 2008)

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Siamo al declino economico e militare Usa?

La Cia e le altre agenzie d'intelligence statunitensi prevedono che nei prossimi due decenni l'America continuerà a perdere influenza politica ed economica (la crisi attuale di Wall Street sarebbe un primo segnale), e immaginano crisi e guerre legate alla fame di risorse, in primo luogo energetiche, alimentari e idriche.
Il 'Global Trends 2025' presentato stasera a Washington, sostiene che il sistema internazionale nato dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale e ridisegnato dopo l'epilogo della Guerra Fredda, va incontro a un'altra rivoluzione nel prossimo ventennio.
Quello in arrivo è "un sistema globale multipolare". L'attuale crisi finanziaria è solo il segnale d'inizio di una riorganizzazione generale dell'economia che avrà effetti sul dollaro, sul sistema finanziario americano e sul peso politico di Washington nel mondo. Il trasferimento senza precedenti di ricchezza in corso dall'Ovest all'Est del mondo, secondo gli esperti, "proseguirà nel prevedibile futuro". Brasile, India, Russia e Cina non solo aumenteranno il loro peso economico, ma disegneranno nuove regole del gioco spesso a danno degli Stati Uniti.
Il mondo che verrà appare turbolento agli analisti della Cia, che vedono nell'aumento di un altro miliardo e mezzo di persone nella popolazione mondiale un conseguente aumento della caccia alle risorse. La scarsità potrebbe dar luogo a tensioni e anche guerre. La turbolenza politica in Medio Oriente continuerà a renderlo un focolaio di tensioni.
La popolazione musulmana nell'Europa occidentale, per gli analisti, sarà nel 2025 tra i 25 e i 30 milioni di persone, rispetto ai 15-18 milioni stimati attualmente e la circostanza avrà conseguenze anche nei rapporti transatlantici. "L'attuale tensione a livello sociale e politico in Europa sull'integrazione dei musulmani - afferma il rapporto - probabilmente renderà gli europei sempre più sensibili alle potenziali ripercussioni domestiche di qualsiasi politica estera per il Medio Oriente, incluso un troppo stretto allineamento con le politiche degli Stati Uniti viste come pro-Israele".
L'Italia viene inserita tra i paesi che hanno e che avranno una consistente popolazione di fede musulmana: attualmente, la presenza in Italia è stimata dall'intelligence americana in circa un milione di persone. L'Italia viene anche indicata tra i paesi che vanno incontro al maggior calo demografico. "Tra ora e il 2025 - afferma il rapporto - Russia, Ucraina, Italia e quasi tutti i paesi dell'Est europeo e il Giappone vedranno calare le loro popolazioni di vari punti percentuali.
Questi declini potranno avvicinarsi o superare il 10% delle attuali popolazioni di Russia, Ucraina e pochi altri paesi dell'Europa orientale".
Uno degli avvertimenti dei 'futurologi' della Cia riguarda la crescita di potere del crimine organizzato europeo, alimentato dalle realtà criminali in Russia. Un paese dell'Europa
orientale o centrale - è l'allarme dell'intelligence Usa - entro il 2025 potrebbe finire sotto il controllo di criminali.
In Russia, l'effetto serra potrebbe rendere piu' facile l'accesso alle aree per la trivellazione petrolifera e di gas nel nord del paese. Mosca, se non verrà danneggiata dalla corruzione, potrebbe cosi' aumentare il proprio peso anche grazie al riscaldamento globale. Germania e Italia vengono indicati dalla Cia come due tra i maggiori clienti futuri dell'approvvigionamento energetico russo, con conseguenze dirette sulle loro linee di politica estera.

(RaiNews24, 21 novembre 2008)

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Israele l'ha chiamato «giusto fra le nazioni»

VENEZIA - Israele l'ha chiamato «giusto fra le nazioni», l'Italia a malapena conosce il suo nome. Non fosse per il tenace lavoro di ricerca del giornalista Antonio Ferrari e del diplomatico Gianpaolo Cavarai, la "piccola" storia di Guelfo Zamboni si disperderebbe negli oscuri meandri della Storia, inghiottita negli orrori della seconda guerra mondiale. Eppure questo semplice console italiano a Salonicco,
Salonicco
funzionario fascista del Ministero degli Affari Esteri nel periodo più buio della dominazione nazista, salvò dai campi di sterminio più di cinquecento ebrei. E la sua personalissima ed eroica battaglia per proteggere più vite possibili - procurava passaporti italiani falsi che evitavano la deportazione - è al centro di "Salonicco '43" (foto) che il regista Ferdinando Ceriani mette in scena domani, alle 20.30, al Piccolo Arsenale di Venezia, nell'ambito di "Mediterraneo", il Laboratorio della Biennale Teatro diretto da Maurizio Scaparro.
    Nel "«Salonicco, nel 1939, era chiamata la Gerusalemme dei Balcani. Su una popolazione di 100 mila abitanti, 50 mila erano ebrei, molti di origine e nazionalità italiana - spiega Ceriani - quando mi sono imbattuto nella storia di questo Schindler italiano (sarà Massimo Wertmller a dargli voce), ho sentito che era importante farla conoscere. Tanto più adesso che razzismo, antisemitismo e insofferenza verso il diverso stanno prendendo sempre più piede». Ceriani ha così costruito uno spettacolo di un'ora che intreccia parola e immagini, colorando questo tessuto narrativo con le musiche e i canti dal vivo di Evelina Meghnagi: «Alla voce narrante che guida gli spettatori nella multietnica Salonicco - aggiunge Ceriani - rispondono il canto e le sonorità della cultura sefardita, una comunità che parlava ladino, e che Evelina e i suoi musicisti fanno rivivere sul palcoscenico» in una sorta di contrappunto alla brutalità degli eventi. «Noi italiani siamo bravissimi a dimenticare, non abbiamo il culto della memoria - sospira il giornalista Antonio Ferrari - La storia di Zamboni mi è capitata per caso, anni fa, e l'ho trovata subito incredibile: un fascista che si opponeva alle leggi razziali». Non fosse stato per il sostegno dell'allora ambasciatore italiano ad Atene, Gianpaolo Cavarai, Zamboni resterebbe ancora un nome oscuro: nel 2006 Cavarai e Ferrari organizzarono un serie di incontri, in Grecia, intorno alla figura di Zamboni, che si conclusero con la pubblicazione di un libro, "Ebrei di Salonicco '43" (scritto da Ferrari con Jannis Chrisafis e Alessandra Coppola), al quale Ceriani si è ispirato per il suo lavoro. Che ha debuttato lo scorso 23 settembre a Tel Aviv, per poi approdare nella stessa Salonicco. «Mi sono avvicinato a questa storia con molta umiltà - chiude Ceriani -, senza appesantire, dando spazio proprio alle parole di Zambon, ai suoi documenti, dove "umilmente suggeriva" a Roma dei provvedimenti, perfettamente consapevole di cosa stava rischiando».
    Nel "Mediterraneo" di Scaparro che scorre tra isole e penisole lambendo le terre più a oriente, ecco emergere anche il «percorso sapienziale» ideato dalla regista Elisabetta Brusa nel suo laboratorio "In volo verso Simurgh", legato a "Il verbo degli uccelli" del poeta persiano Farid Ad-din Attar (al via il 27 novembre alle 17, nell'Isola di San Servolo). E c'è anche il viaggio attraverso i canti dell'area mediterranea ideato da Raffele Curi in "Un mare di angeli", in prima assoluta al Goldoni il 27 novembre (ore 20.30). Al centro dello spettacolo, prodotto dalla Fondazione Alda Fendi-Esperimenti, la voce del soprano greco Myrtò Papatanasiu (la Violetta della "Traviata" di Zeffirelli) che, accompagnata al pianoforte da Dimitris Teocharis, evocherà mondi e atmosfere di un tempo antico: ecco l'inno bizantino che intonavano i greci assediati dai turchi nella Basilica di Santa Sofia, a Costantinopoli, poi gli emozionanti canti popolari cretesi, infine una lirica di Saffo rivisitato musica da Teocharis. «Abbiamo scelto brani poco conosciuti per offrire un sapore diverso della melodia greca» spiega Myrtò Papatanasiu, che indosserà un abito appositamente disegnato per lei da Alda Fendi, "Follie dadaiste" (sarà esposto alla collezione Peggy Guggenheim il 28 novembre). «Anche per me si tratta di una sfida - conclude la cantante - da soprano devo entrare in un nuovo mondo con altri timbri della voce». Per spaziare in un mare di suoni che è "Mediterreaneo".

(Il Gazzettino, 21 novembre 2008)

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Italia-Israele - Imprese in missione, rafforzare alleanza economica

Italiani a Tel Aviv il 26 e 27 novembre.

ROMA, 21 nov. (Apcom) - Rendere la partnership economica tra Italia e Israele sempre più strutturata è l'obiettivo della missione istituzionale ed imprenditoriale italiana che sbarcherà a Tel Aviv il 26-27 novembre prossimi. Nel 2007 l'Italia risulta quinto fornitore con una quota pari al 4,7% del totale delle importazioni israeliane, per un valore di oltre 3,5 milioni di euro, e un incremento netto del 48% rispetto al 2004; gli investimenti, inoltre, in crescita costante, si attestano a circa 12,3 milioni di euro a fronte dei 10,9 milioni dello scorso anno.
"La visita in Israele della delegazione italiana, che vedrà la partecipazione di oltre 300 rappresentanti di istituzioni, banche, associazioni e imprese, rappresenta un segnale molto forte per la collaborazione tra Italia e Israele", afferma, in una nota, il presidente della Camera di commercio israelo-italiana, Ronni Benatoff.
"Permangono infatti potenzialità ancora inesplorate, soprattutto se si considera la complementarità tra le due economie: quella israeliana, che punta su risorse intangibili come lo sviluppo tecnologico, e quella italiana che ha fatto dell'industria manifatturiera la colonna portante del proprio assetto produttivo. Non a caso, sono circa 60 le imprese italiane interessate a instaurare una partnership con controparti israeliane nei settori delle biotecnologie, Ict, chimico-farmaceutico e agroindustriale".
Allo scopo di promuovere il flusso di capitali incoming, il governo israeliano non solo ha abbassato il numero di restrizioni presenti sul mercato, ma ha lanciato un piano di generosi incentivi per le imprese straniere i cui investimenti rispondano a particolari requisiti legati alla localizzazione e al settore coinvolto.

(Virgilio Notizie, 21 novembre 2008)

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Germania: no a trasmissioni tv dal Libano

Perché suoi programmi sono improntati all'odio contro gli ebrei

BERLINO, 21 nov - Il ministro degli Interni tedesco Schaeuble ha vietato all'emittente tv libanese Al Manar Tv di trasmettere in Germania. E' quanto riporta Die Welt spiegando che la Al Manar Tv, gestita dal movimento sciita Hezbollah, trasmette programmi improntati all'odio contro gli ebrei e che questo tipo di programmazione e' incostituzionale in Germania. Non ci saranno ulteriori provvedimenti contro l'emittente poiche' la Al Manar Tv non ha infrastrutture in Germania.

(ANSA, 21 novembre 2008)

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Nucleare, Aiea: Iran vicino alla bomba. Intervento di Israele?

ROMA, 21 nov - L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) ritiene che l'Iran abbia accumulato 630 chili di uranio arricchito, dai 480 dello scorso agosto. Quanto basta per ricostruire la bomba che distrusse Nagasaki. Fonti di intelligence citate dal quotidiano britannico The Times informano che le possibilità che Israele compia una "azione preventiva" su installazioni nucleari iraniane nelle prossime settimane sono diventate "significativamente più alte". Un'operazione che "avrà quanto meno bisogno del tacito consenso dell'amministrazione Usa" poiché per colpire la Repubblica islamica l'aviazione israeliana dovrebbe "sorvolare lo spazio aereo iracheno controllato dagli Stati Uniti".
A decidere l'operazione potrebbero essere due "anatre zoppe"- due "lame ducks", scrive il Times -: il primo ministro dimissionario di Israele Ehud Olmert e il presidente uscente degli Stati Uniti George W. Bush. Olmert comincia domenica una visita di due giorni a Washington dove vedrà l'intero establishment a stelle e strisce: il presidente, il suo vice Dick Cheney, il segretario di Stato Condoleezza Rice e quello alla Difesa Robert Gates. Commentando i successi di Teheran in campo nucleare, il portavoce del Dipartimento di Stato Usa, Sean McCormack, ha dichiarato: "È preoccupante e la questione sarà discussa al prossimo consiglio dei governatori dell'Aiea (in programma il 27 novembre, ndr)". Richiesto poi di spiegare se secondo gli Usa adesso la Repubblica islamica dispone di sufficiente uranio per produrre l'arma atomica, McCormack ha risposto: "Alcuni dicono di sì, altri dicono che ancora non basta ma si stanno avvicinando. A ogni modo, nessuno vuole che l'Iran ci possa riuscire".

(il Velino, 21 novembre 2008)

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Likud vince in sondaggi e in campagna acquisti

Sara' per la diffusa sensazione di essere in procinto di tornare al governo ma e' un fatto che la 'campagna acquisti' del leader del Likud (centro-destra), l'ex premier Benyamin Netanyahu, ha grande successo.
Si direbbe che in questo momento Netanyahu abbia solo la difficolta' della scelta. Nelle ultime due settimane e' infatti riuscito a richiamare almeno due nomi prestigiosi nelle file di un partito che dalle
Benyamin Netanyahu
ultime elezioni, nel 2006, era uscito con le ossa rotte, precipitando da una posizione di maggioranza relativa, con 38 seggi alla Knesset, a quella di terzo partito con appena 12 deputati, come l'ultraortodosso Shas.
Nei giorni scorsi hanno annunciato il loro ritorno nel Likud l'ex ministro del tesoro Dan Meridor e Benny Begin. Ambedue erano stati battezzati dalla stampa come i principi di sangue blu del partito, in quanto figli della storica 'vecchia guardia'.
Benny Begin poi e' il figlio di Menachem Begin, il carismatico ex premier e per decenni leader della destra israeliana, morto nel 1992. Ha annunciato la sua adesione al Likud anche l'ex capo di stato maggiore Moshe (Bughi) Yaalon, membro di un kibbutz e ideologicamente proveniente dalle file della sinistra.
Voleva aderire al Likud anche l'ex leader del partito nazionale religioso Effi Eytan, ma ha trovato la porta chiusa essendo considerato troppo di destra.
I sondaggi, pubblicati settimanalmente dai giornali, sono concordi nell'indicare il costante rafforzamento del Likud. Negli ultimi due, su Haaretz e Yedioth Aharonoth, il Likud addirittura triplicherebbe i suoi seggi alla Knesset.
Secondo il sondaggio di Haaretz, se le elezioni fossero indette in questo momento il Likud otterrebbe alla Knesset 34 seggi e Kadima, partito di maggioranza relativa, 28 (29 attualmente), i laburisti 10 (19), Meretz (sinistra sionista, opposizione) 7 (5), i due partiti di estrema destra Israel Beitenu e Ihud Leumi rispettivamente 10 e 4, le due formazioni religiose Shas e Yahadut HaTora rispettivamente 10 e 6.
Ai tre partiti arabi andrebbero 11 seggi.
Nel sondaggio dello Yedioth Aharonoth al Likud andrebbero 32 seggi, a Kadima 26, allo Shas e ai partiti arabi 11 seggi ciascuno, a Israel Beitenu 9 e a Ihud Leumi 6, al partito laburista 8, a Meretz 7, a Yahadut HaTora 7, al partito dei verdi 3. Ambedue i sondaggi evidenziano inoltre il crollo dei laburisti e il rafforzamento di Meretz. Il margine d'errore di ambedue i sondaggi e' del 4,5%.

(ANSA, 21 novembre 2008)

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Salonicco, la "Gerusalemme dei Balcani"

ROMA (20 novembre) - Chiamata la "Gerusalemme dei Balcani" o la "madre di Israele", la città greca contava, nel 1939, su una popolazione di 100.000 abitanti; più di 50.000 erano ebrei, presenti in tutte le diverse classi sociali e perfettamente integrati con la popolazione locale. Lo storico Albertos Nar la ricorda come «la più grande e prospera comunità ebrea sefardita d'Europa, e una delle più importanti del mondo».
Delle 32 sinagoghe della città, quattordici delle quali costruite da siciliani, calabresi e pugliesi, sono rimaste soltanto vecchie fotografie sbiadite. Sulla spianata del più grande cimitero ebraico, profanato e distrutto dai soldati di Hitler, oggi sorgono gli edifici dell'Università. E il ladino (lo spagnolo medioevale parlato dagli ebrei che nel 1542, avendo rifiutato la conversione coatta al cattolicesimo, furono spinti dalla regina Isabella a lasciare la Spagna) è un idioma sopravvissuto nella memoria di ristrette comunità.
Alle 281 persone, donne, uomini e bambini, che Zamboni riuscì a far inserire nella lista dei "trasferibili" nella zona di occupazione italiana, è dedicato lo spettacolo. Scrive Primo Levi: «Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate: anche le nostre».

(Il Messaggero, 20 novembre 2008)

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Nasce nel ghetto ebraico romano il primo wine-bar kosher

Sbarca in Italia il cibo amato da Madonna e Paris Hilton

ROMA, 20 nov. (Apcom) - Caffè, spremute, ma anche panini, insalate, salumi e dolci. Vini bianchi, rossi e dolci. Salse, biscotti e formaggi. Tutto rigorosamente kosher. Dall'insalata lavata foglia per foglia, alla carne rigorosamente controllata dal rabbinato di Roma e i prodotti saranno tutti certificati, come le regole alimentari ebraiche vogliono. Sarà inaugurato questa sera, al ghetto, il primo wine-bar kosher d'Italia e d'Europa, il "Kosher Bistrot caffè", ideato da Angelo Terracina. Visto che negli Usa il kosher è ormai diventato una mania, con celebrità come Madonna, Paris Hilton, Lindsay Lohan, Demi Moore e Donald Trump che prediligono questo tipo di alimentazione, ora si tenta una 'via europea', tanto più che in Italia sono in aumento le aziende che decidono di far certificare i propria alimenti dal rabbinato italiano e il trend è in continua crescita.
Biscotti, cioccolato, bevande, acque, condimenti, dentifrici, cosmetici, dolci, spezie e formaggi, la galassia alimentare italiana che ha iniziato ad esplorare le opportunità offerte dalla certificazione kosher è molto variegata. Algida, Mulino Bianco e Pavesi secondo l'Eurispes sfiorano un fatturato di oltre 300 milioni di dollari con i prodotti kosher, tanto che l'Eurispes parla addirittura di fenomeno kosher: rispetto allo scorso anno il trend è cresciuto del 7%, nonostante lo stallo degli altri settori commerciali.
La certificazione è applicabile ad una gran varietà di prodotti, dagli ingredienti da cucina come l'olio d'oliva ad alimenti confezionati, fino ai prodotti dietetici. E' rilasciata da associazioni rabbiniche ed è indicata sul prodotta da un apposito simbolo o dicitura che identifica il rabbino certificatore. Il rispetto delle severe regole del Kasheruth è verificato periodicamente da esperti sul luogo di produzione e la certificazione, che ha una scadenza e va periodicamente ripetuta, può essere revocata in qualsiasi momento.

(Virgilio Notizie, 20 novembre 2008)

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Olmert e Barak in visita segreta ad Amman

Colloqui con il re giordano Abdullah II sulla crisi a Gaza

ROMA, 20 nov. (Apcom) - Il premier israeliano Ehud Olmert e il ministro della Difesa Ehud Barak hanno incontrato segretamente ad Amman il re di Giordana Abdullah II per discutere della crisi nella Striscia di Gaza. Secondo quanto riportano i media israeliani, l'incontro ha avuto luogo due giorni fa, e secondo lo Yedioth Ahronoth, durante il colloquio Abdullah II ha chiesto ai suoi interlocutori di non lanciare una operazione su vasta scala nel territorio palestinese, poichè potrebbe avere serie ripercussioni sulla Giordania.
Olmert e Barak hanno però risposto al re giordano che se continueranno i lanci di razzi contro le città nei pressi del confine con la Striscia, Israele sarà costretto a rispondere.
Secondo il quotidiano pan-arabo Al Hayat, durante l'incontro le due parti hanno anche discusso del processo di pace. Olmert ha informato Abdullah dei progressi compiuti nel negoziato condotto con il presidente palestinese Abu Mazen, ed entrambe le parti hanno ribadito la necessità che si pervenga a una soluzione basata sui due stati - israeliano e palestinese - coesistenti in pace.

(Virgilio Notizie, 20 novembre 2008)

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Visi d’Israele. Una serie speciale su Infolive.tv

Uomini e donne provenienti da ambienti diversi parlano delle loro esperienze in Israele e dicono che cosa significa per loro vivere in quel paese.

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Embargo a Israele? L'Egitto si divide fra giudici e governo

di Michael Sfaradi

L'ultima novità, che dimostra quanto sia tesa l'atmosfera che si vive in Medio Oriente arriva dall'Egitto. Il 17 novembre il tribunale del Cairo ha emesso una sentenza che vuole attuare il fermo totale dell'esportazione di gas naturale verso Israele e la chiusura del gasdotto che collega El Arish con Ashdod. Il Ministero degli affari nazionali del governo egiziano il giorno dopo ha fatto ricorso presso l'alta corte per non renderla immediatamente operativa, ma nonostante questo è sempre più netta la sensazione che l'Egitto stia tenendo un comportamento ambiguo. Anche se alcuni osservatori fanno notare che dopo il ricorso si dovrà attendere il tempo tecnico necessario, questa sentenza, che giunge alla fine di una causa promossa da un gruppo di avvocati legati alle organizzazioni islamiche, è un altro scossone ad un equilibrio sempre più precario che non solo mette in discussione il potere del Presidente Moubarak ma che, alla lunga, rovinerà i rapporti con Gerusalemme e i trattati di pace di Camp David. Dopo la vittoria di Barack Obama alle elezioni americane, e il cambiamento annunciato della politica estera statunitense, si attendono solo le elezioni in Israele per sapere chi saranno coloro che si dovranno confrontare sul terreno della ricerca della pace o della guerra annunciata. Israele è alla vigilia di drammatiche elezioni politiche generali anticipate che, è opinione di tutti gli osservatori politici, sconvolgeranno gli attuali equilibri in Parlamento con un netto spostamento dell'elettorato verso l'ala conservatrice.
    Netanyahu, leader del Likud (e secondo i sondaggi prossimo Primo Ministro israeliano), ha già fatto sapere che non verranno più tollerati lanci di razzi, colpi di mortaio, rapimento di militari da parte di Hamas a Gaza ed Hezbollah in Libano. La popolazione israeliana, stremata da anni di razzi Qassam e di attentati, non ha intenzione di continuare a sopportare e chiede a gran voce un intervento militare che metta fine ad uno stato di cose che da tempo ha superato la linea della sopportazione. Se Hamas ed Hezbollah saranno così miopi da non capire un messaggio così chiaro, si aprirà uno scenario che come un domino potrebbe evolversi verso uno scontro armato che alla lunga potrebbe coinvolgere, direttamente ed indirettamente, anche diverse altre nazioni della regione, come ad esempio Siria ed Iran. Il governo egiziano da parte sua fa ancora grandi sforzi per essere un ponte aperto fra Israele ed il resto del mondo arabo, ma è sempre più schiacciato dall'opposizione interna dei Fratelli Musulmani e da quelle correnti dell'estremismo islamico che si stanno rafforzando sia nelle fasce dei meno abbienti che nella media ed alta borghesia, cerca, come un funambolo, di mantenersi in un equilibrio. La sentenza del tribunale, se dovesse essere accolta e messa in atto creerebbe una spaccatura insanabile che aprirebbe scenari a dir poco inquietanti. L'Egitto, che da sempre ambisce ad un ruolo guida nel mondo arabo, vive un momento di grande incertezza politica dovute alle forti opposizioni che vogliano un netto spostamento verso l'intransigenza anti-israeliana. Anche se per il momento tiene una posizione che gli consente il mantenimento dello status quo, lascia però aperta quella porta che, in caso di bisogno e a seconda di come spiri il vento, gli permetterebbe un repentino cambiamento di rotta per poter allineare le sue linee politiche a quelle di Ahmadinejad, Hezbollah, Siria e Hamas che, negli ultimi anni, hanno costantemente soffiato sul fuoco della destabilizzazione.

(l'Opinione, 20 novembre 2008)

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Israele - Sondaggi, Likud in netto vantaggio su Kadima e laburisti

Centro-destra potrebbe contare su 64 seggi alla Knesset

GERUSALEMME, 20 nov. (Ap) - Il partito conservatore del Likud è chiaramente favorito nelle prossime elezioni politiche israeliane, che si terranno il 10 febbraio: è quanto risulta dai sondaggi pubblicati dalla stampa dello Stato ebraico, che danno il partito dell'ex premier Benjamin Netanyahu in netto vantaggio.
Secondo il quotidiano israeliano Ha'aretz il centrodestra (likud e partiti nazionalisti e religiosi) potrebbe contare su 64 deputati alla Knesset contro i 56 del centro-sinistra: una maggioranza più netta di quel che sembra dato che tra questi - oltre al centrista Kadima e ai laburisti - ultimi vengono contati anche 11 parlamentari dei partiti arabo-israeliani, che difficilmente verrebbero chiamati a far parte di un governo.
Se i laburisti rischiano di perdere ulteriore terreno a sinistra a favore del Meretz, il Kadima potrebbe invece beneficiare dal sostegno della nuova Amministrazione statunitense al processo di pace israelo-palestinese.

(Virgilio Notizie, 20 novembre 2008)

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Roma: rimossi striscioni con scritte contro Israele e Fini sul Muro Torto

ROMA, 20 nov.- Due enormi striscioni antisemiti recanti le scritte 'Israele non e' mai esistito, quella striscia di terra si chiama Palestina' e il secondo, rivolto al presidente della Camera, 'Fini rinnegato, infame e antifascista, fascismo stile di vita', sono comparsi nella tarda serata di ieri a Roma sul Muro Torto, nei sottovia di Piazzale Brasile e di Corso d'Italia. Entrambi gli striscioni riportavano la firma del gruppo di estrema destra 'Militia' col relativo simbolo. Sono intervenuti sul posto, a seguito di una segnalazione al 112 di un cittadino, i carabinieri della compagnia Roma Centro, che hanno rimosso le scritte e sequestrato sia gli striscioni sia il materiale utilizzato per incollarli. Le indagini si stanno attualmente orientando nei confronti del disciolto Movimento Politico Occidentale: Maurizio Boccacci, 52 anni, leader del gruppo, e' ascoltato dagli inquirenti per accertare le sue eventuali responsabilita' nell'atto dimostrativo.

(Sus/Zn/Adnkronos, 20 novembre 2008)

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Onu e razzismo - Durban2, Gerusalemme si sottrae alla gogna

La conferenza internazionale contro il razzismo, nell'agosto del 2001, si concluse con un nulla di fatto. I Paesi islamici e i loro alleati nel Terzo Mondo, volevano una risoluzione che condannasse il sionismo come movimento razzista. Ma la risoluzione non passò a causa della strenua opposizione di Stati Uniti e Israele e l'astensione di tutti i membri dell'Ue. Ma l'Assemblea Generale dell'Onu ci prova ancora e ha fissato per il 2009 il secondo appuntamento contro il razzismo a Ginevra, dove si terrà una conferenza di revisione, subito ribattezzata "Durban2". Il governo israeliano, ieri, tramite il ministro degli Esteri Tzipi Livni ha già annunciato che Israele "non legittimerà" il nuovo meeting.

(l'Opinione, 20 novembre 2008)

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Israele, ministero Esteri lancia YouTube in arabo

Servirà per bypassare i media arabi e fornire agli utenti la versione dello Stato ebraico su vari eventi. Gendelman: ''Vogliamo stabilire un altro canale di comunicazione in nome del dialogo''

GERUSALEMME, 19 nov. - Il ministero degli Esteri israeliano ha lanciato un canale di YouTube in lingua araba per bypassare i media arabi e fornire agli utenti la versione dello Stato ebraico su vari eventi. E' quanto scrive oggi il quotidiano 'Haaretz', che cita il capo del dipartimento del ministero che si occupa di media arabi, Ofir Gendelman, secondo cui la decisione è stata presa per limitare la dipendenza di Israele dai mezzi di informazione del mondo arabo. La copertura mediatica, aggiunge, oggi dipende dalla relazione con i canali arabi.
"Abbiamo un problema a raggiungere l'audience araba e abbiamo bisogno di prendere misure addizionali per massimizzare la nostra esposizione - ha spiegato Gendelman -. Internet in arabo è molto animato e noi desideriamo stabilire un altro canale di comunicazione in nome del dialogo. Vediamo questo (Youtube, ndr) come un completamento della nostra attuale attività sui media arabi".
Il primo clip è stato postato su Youtube a luglio, in occasione dello scambio di prigionieri tra Israele ed Hezbollah. Sono state decine di migliaia le persone che hanno visitato il sito. Gendelman ha detto che il canale sarà aggiornato sempre più frequentemente e il ministero degli Esteri sta considerando la possibilità di inserire sottotitoli in inglese. In futuro, l'obiettivo è quello di inserire anche reportage video rilasciati dall'Unità delle Forze di Difesa israeliane.

(Aki, 19 novembre 2008)

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Archeologia - Sepolcro di Erode, emerge serie affreschi stile romano

In cima alla tomba - secondo esperti - c'era mausoleo di 2 piani

HERODIUM, 19 nov. (Ap) - Gli archeologi impegnati negli scavi del presunto sepolcro di Erode il Grande, scoperto un anno fa sulle pendici nord-orientali del Monte Herodium, nei pressi di Hebron in Cisgiordania, hanno portato alla luce dei pregevoli affreschi in stile romano, mai visto prima in Medio Oriente.
Gli scavi proseguono tra le rovine nel deserto della Giudea, mentre gli esperti della Università di Gerusalemme hanno inoltre scoperto che in cima alla tomba del monarca, che regnò in Palestina tra il 73 a.C. e il 4 a.C., svettava un mausoleo di due piani. Lo ha annunciato oggi ai giornalisti in visita al sito archeologico il responsabile delle ricerche, Ehud Netzer.
Non ci sono tuttavia reperti o iscrizioni che provino definitivamente che questa sia la tomba di Erode il Grande. I lavori continuano.

(Virgilio Notizie, 19 novembre 2008)

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Inserzione a pagamento su giornali Israele, Anp chiede pace

ROMA, 19 nov. (Apcom) - Inserzione pubblicitaria sui giornali come arma strategica per la liberazione della Palestina. E' questa l'ultima trovata dell'Autorità nazionale palestinese che secondo quanto riferisce il foglio palestinese al Quds al Arabi ha comprato un intera pagina di quattro tra i principali quotidiani israeliani che domani pubblicheranno il testo integrale dell'iniziativa araba per siglare una pace definitiva con Israele.
Iniziativa voluta dall'Arabia saudita è stata sottoscritta poi nel summit arabo a Damasco nel marzo 2003. Un piano che secondo gli arabi non fù mai accolto dal vertice israeliano e ora Abu Mazen tenta di rivolgersi direttamente agli israeliani "per fare pressioni sulla propria casse dirigente".
Interpellato da al Quds al Arabi, Ahmed al Taibi, deputato arabo della Knisset incaricato da Abu Mazen ad acquistare le pagine dei giornali, ritiene che gli israeliani "non hanno letto bene l'iniziativa di pace araba che è un'autentica occasione di pace che non deve essere persa".
Lo steso deputato ha anticipato il contenuto dell'inserzione che sotto le due bandiere israeliana e palestinese in lingua ebraica avrà questo titolo: "Accordo di pace globale in cambio di un ritiro totale".
Con una cornice che raffigura le bandiere di 57 stati islamici e arabi che hanno sottoscritto l'iniziativa, l'inserzione sarà pubblicata domani su Haaretz, Yediot Aharonot, Maariv e Isarel Yiom. Nella premessa firmata dall'Ufficio Trattative dell'Olp ci sarà scritto: "Il capo dei negoziatori Saib Eriqat e il presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) vogliono persuadere gli isareliani e spingerli ad interessarsi all'iniziativa araba".
"Tutti noi - ha detto il deputato - pensiamo che la stragrande maggioranza degli israeliani non conoscono gli articoli dell'iniziativa", che nelle intenzione dei palestinesi , "viste le incoraggianti premesse di Obama", intendono replicarla negli Stati Uniti. "E' una richiesta di elemosina vergognosa", titola un editoriale ai margini dell'articolo dello stesso quotidiano palestinese.

(TendenzeOnline.info, 19 novembre 2008)

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Durban, Israele non parteciperà alla conferenza di revisione

ROMA, 19 nov - "Israele non legittimerà e non parteciperà alla conferenza di Durban 2". Lo ha annunciato oggi il ministro degli Esteri dello Stato ebraico, Tzipi Livni, davanti all'assemblea generale delle comunità ebraiche unite del Nord America. "Due anni fa - si legge in una nota del ministero degli Esteri di Gerusalemme -, l'Assemblea generale dell'Onu ha deciso di tenere a Ginevra nel 2009 la conferenza di revisione di Durban, appuntamento consecutivo alla Conferenza mondiale contro il razzismo, la discriminazione razziale, la xenofobia e l'intolleranza che si era tenuta nella città irlandese a settembre del 2001. L'evento divenne un forum di accuse perniciose e di incitamento contro Israele - prosegue il testo -, di attacchi al sionismo, giudicato una forma di razzismo, di diniego dell'unicità e della natura speciale dell'Olocausto e di distorsione del termine di anti-semitismo. Benché noi abbiamo avuto diverse ragioni per ritenere che la Conferenza di revisione sarà una ripetizione di quanto accaduto a Durban 1, Israele ha annunciato a febbraio del 2008 che prima di dare l'assenso avrebbe atteso garanzie che gli atti avvenuti a settembre del 2001 non si sarebbero ripetuti. Da quel momento, però, sfortunatamente non abbiamo avuto alcuna prova che le cose andranno meglio".
"Al contrario - si legge nella nota -. Un documento del gruppo Asia, sottoposto al comitato preparatorio di Durban 2, contiene lo stesso linguaggio che ha minato il primo appuntamento. Il testo riproduce, quasi parola per parola, la retorica del Teheran planning meeting del 2001 che portò Durban 1 a diventare una farsa. Una volta ancora - spiega il ministero degli Esteri israeliano -, gli estremisti arabi e gli Stati musulmani che mirano al controllo dei contenuti della conferenza hanno deragliato dalla loro missione originaria". Inoltre, "il documento del gruppo Asia è stato trasformato nella bozza ufficiale dell'evento e oggi appare su un sito internet ufficiale dell'Onu. E in questo documento nessun Paese è citato a eccezione di Israele. Durante gli ultimi mesi abbiamo espresso la speranza che il linguaggio dell'odio non si sarebbe ripetuto. Abbiamo dichiarato che non avremmo scelto di tirarci fuori dalla conferenza e che avremmo posto le nostre obiezioni alle accuse e alle condanne contro Israele. Ma, nonostante i nostri sforzi e quelli dei Paesi amici, la conferenza appare divenire ancora una volta un tribunale contro di noi, il che non ha nulla a che fare con la lotta al razzismo".
"Israele - aggiunge il ministero degli Esteri -, è pienamente consapevole dell'importanza della lotta internazionale al razzismo, alla xenofobia e all'intolleranza e perciò speriamo che la conferenza di revisione sia un successo. Ma il contenuto e il 'tono al vetriolo' della bozza continuano a minare gli scopi genuini e gli obiettivi del meeting e non ci lasciano scelta se non quella di ritirarci da ciò che appare, ancora una volta, una piattaforma per denigrare Israele. A seguito di questa situazione, non parteciperemo alla conferenza e chiediamo a tutta la comunità internazionale di fare altrettanto in modo di non legittimare l'odio e l'estremismo, mascherati da lotta al razzismo"

(il Velino, 19 novembre 2008)

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Sito siriano colpito da Israele sembra reattore nucleare

VIENNA (Reuters) - Uno stabilimento siriano bombardato da Israele presenta caratteristiche che sembrano quelle di un reattore nucleare non dichiarato, e la Siria deve collaborare di più con gli ispettori delle Nazioni Unite. Lo riporta oggi una relazione dell'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (Aiea).
La relazione, ottenuta da Reuters, riferisce che alcuni ispettori che avevano effettuato un controllo in giugno, avevano trovato nel sito una "significativa" quantità di particelle di uranio, ma non abbastanza per provare che si trattasse di un reattore e avevano indicato la necessità di ulteriori ricerche.
Il rapporto dice che l'Aiea chiederà alla Siria di mostrare le macerie e gli equipaggiamenti che aveva portato via a settembre del 2007, subito dopo l'attacco aereo israeliano.
La Siria sostiene che l'obiettivo del raid era un edificio militare in disuso e che le tracce di uranio provenivano quasi certamente dalle munizioni utilizzate per bombardarlo. Damasco ha anche smentito come manipolate le immagini satellitari e altre informazioni di intelligence a sostegno dell'inchiesta.
Washington afferma che si trattasse di un reattore volto a produrre plutonio per le bombe atomiche.

(Yahoo Notizie, 19 novembre 2008)

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Al Qaida: Obama "negro traditore dell'Islam"

Barack Obama e' un "servo negro" che ha tradito le proprie radici afroamericane e islamiche per schierarsi con Israele, uno zio Tom che inganna i neri per servire i bianchi, e con lui l'America non cambia: resta un nemico "criminale" da attaccare. E' il velenoso affondo di Al Qaida contro il presidente eletto degli Stati Uniti, affidato al numero due dell'organizzazione terrorista, l'egiziano Ayman al Zawahri....

(RaiNews24, 19 novembre 2008)

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Rimossi video nazi in rete ora indaga la procura

MILANO - Fra le maglie della rete si annidano gruppi nazisti. Su You Tube non è più possibile consultare e ascoltare i video dei "99 Fosse", il gruppo musicale neonazista che, nelle sue cover di canzoni famose, inneggia, tra l'altro, allo sterminio degli ebrei. La polizia postale è infatti intervenuta per bloccare l'accesso alle loro video-canzoni....

(il Giornale, 19 novembre 2008)

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Il prof negazionista torna a scuola. Decisa l'ispezione

La comunità ebraica: allontanatelo

di Ernesto Menicucci

ROMA — «Via, vai via!». Il passo deciso, una manata ad un fotografo, una borsa nera a fare da scudo. Roberto Valvo, il professore di storia dell'arte del liceo artistico di Ripetta che ha negato l'Olocausto, esce da scuola dopo le 14.30. Capello brizzolato, golf turchese, l'aria del distinto signore. Professore, non le sembra il caso quanto meno di scusarsi? «Via, andate via», ripete ossessivamente. Poi affretta il passo, verso piazza del Popolo. La sua posizione, ora, rischia di aggravarsi tanto che arriverà un'ispezione del Provveditorato. Perché dopo il consiglio di classe della IV C di giovedì scorso, le stesse farneticazioni Valvo le ha ripetute sabato scorso a lezione, davanti agli studenti.
«Volevamo — raccontano i ragazzi — parlare del viaggio di Auschwitz. E lui ci ha risposto che non gli importava di certi argomenti, che erano idee che non voleva portare avanti». Ai giovani, Valvo ha ribadito: «Gli ebrei non sono italiani. Quali sono le prove della Shoah? I filmati che ha fatto Hitchcock possono essere stati manipolati, visto che era ebreo... ». Affermazione non vera: Hitchcock ricevette un'educazione cattolica. I ragazzi si sono scaldati, contestando e prendendo le distanze dal professore. Uno di loro gli ha detto: «Ma lei è un fascista!». E Valvo: «Sono più che fascista, sono italiano... ». Solo con alcuni colleghi, il professore si è giustificato: «Giovedì sono stato provocato, volevo dire che i ragazzi devono pensare con la loro testa. E ho contestato il fine didattico di quel viaggio: portiamo gli studenti a vedere una cultura della morte, quando dovrebbero pensare alla vita. Ma non ce l'ho con gli ebrei: ho avuto anche una ragazza di religione ebraica...».
Dopo il sindaco Alemanno, anche il presidente della Provincia Nicola Zingaretti ha scritto alla preside: «Le invio il documentario "Una storia romana", sulla vicenda di Enrica Sermoneta Moscati, sopravvissuta all'odio del nazifascismo: i ragazzi potranno così conoscere gli orrori di un'epoca che non può essere negata». E il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha detto: «Il professore non dovrebbe proseguire la sua attività di educatore. Neppure per i negazionisti più feroci gli ebrei non sono italiani». Il provveditore agli studi di Roma, Raffaele Sanzo, sta studiando il caso: «Manderò un'ispezione. Le sanzioni? Dalla censura alla sospensione, passando per l'allontanamento per incompatibilità ambientale». E se Valvo avesse ripetuto le sue farneticazioni con gli studenti? «La sua posizione si aggraverebbe, ma il licenziamento è difficile...». Una stoccata alla preside Maria Teresa Strani arriva da Cesare Romiti, presidente dell'Accademia di Belle Arti a cui aspirano molti dei liceali di Ripetta: «Di fronte ad un episodio del genere, avrebbe dovuto sospendere il consiglio di classe e allontanare il professore ».

(Corriere della Sera, 19 novembre 2008)

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Egitto - Tribunale ordina la sospensione di export gas a Israele

Giudici: solo il parlamento può decidere uso risorsa nazionale

Roma, 18 nov. (Apcom) - Il Tribunale amministrativo del Cairo ha ordinato la sospensione della vendita da parte dell'Egitto di gas naturale allo stato di Israele. Lo ha riferito la tv satellitare araba al Jazeera che riferisce che l'export del risorsa naturale egiziana è cominciato nel febbraio scorso sulla base di un accordo firmato il primo luglio 2005. All'inizio di questo anno, un ricorso contro la vendita era stato presentato dall'ex ambasciatore egiziano in Yemen, Hassan Ibrahim
L'inviata dell'emittente araba ha riferito che, secondo la magistratura locale, non sarebbe legittimo l'accordo stipulato con le autorità israeliane per la fornitura di gas perché il paese arabo non ne avrebbe quantità tali da consentirne l'esportazione. Secondo i giudici, il gas è una risorsa nazionale che "solo il parlamento può decidere di venderlo". Per i Fratelli musulmani che per primi hanno contestato l'export verso Israele: "Il gas non basta nemmeno per le esigenze interne e in base all'accordo sottoscritto verrebbe venduto a un prezzo inferiore a quello di mercato".
La fornitura di gas allo stato ebraico è cominciata il 18 febbraio scorso dalla città Al Arish nel Sinai verso il porto israeliano Askhelon, per mezzo di un gasdotto sottomarino lungo 100 chilometri. L'accordo firmato nel luglio 2005 prevedeva che il consorzio privato egiziano East Mediterranean Gas - di proprietà congiunta dell'uomo d'affari egiziano Hussein Salem e del gruppo israeliano Merhav vendesse 1,7 miliardi di metri cubi l'anno di gas egiziano alla Electric Corporation israeliana, per un periodo di 15 anni. Le trattative per raggiungere l'accordo durate anni, erano state più volte sospese e riprese a causa delle violente tensioni tra Israele e palestinesi.

(Virgilio Notizie, 18 novembre 2008)

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Un bimbo e la Shoah, un libro

VENEZIA - Un bambino espulso dalla scuola elementare perchè ebreo fino al suo più grande dolore: la promessa negata di una croce al merito e una successiva crescente "frenesia di fare". Un viaggio di andata e ritorno alla ricerca delle proprie radici. É questo il libro "Storia di una normalità negata" (AltroMondo editore, 13 euro) scritto da Napoleone Jesurm che verrà presentato giovedì 20, alle 18, nell'aula didattica della Comunità ebraica di Venezia, in calle del Forno, (Cannaregio 1107). Interverrà il presidente della Codess Cultura, Adriano Rizzi. Jesurum, veneziano, 79 anni, è stato dirigente di numerose società (Unilever, Alka Seltzer, Xerox) fino ad approdare alle Divisioni Editoriale e Pubblicità della Rizzoli entrando anche nel consiglio di amministrazione dell'azienda.

(Il Gazzettino, 18 novembre 2008)

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Made in Italy: Marcegaglia illustra a Napolitano la missione in Israele

ROMA, 18 nov - Oltre 130 imprese, una delegazione di 300 rappresentanti di istituzioni, imprese, banche, e associazioni: sono questi i numeri della XXIII missione di sistema congiunta Confindustria, Ice e Abi, in programma dal 26 al 27 novembre prossimi in Israele, in occasione della visita del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano.
Il programma della due giorni di lavoro in Israele e' stato illustrato questa mattina al capo dello Stato dalla presidente di Confindustria Emma Marcegaglia, accompagnata al Quirinale dal vicepresidente con delega all'Internazionalizzazione, Paolo Zegna e dal direttore delle Politiche industriali, Europa e Internazionalizzazione, Daniel Kraus.
La missione, che vede la collaborazione della Regione Emilia Romagna e della Confindustria Emilia Romagna - si legge in una nota -, avra' il duplice obiettivo di rafforzare il dialogo istituzionale con le Autorita' israeliane, per incrementare la presenza del sistema industriale italiano nel Paese, e di presentare alle imprese italiane il mercato israeliano e le sue eccellenze, cosi' da promuovere collaborazioni che miscelino la forte capacita' industriale italiana con le sofisticate tecnologie sviluppate dalle imprese israeliane.
Le aziende che prenderanno parte alla missione si concentrano principalmente nei settori dei servizi (27,4%), della meccanica (8,7%), dell'agroalimentare (10,3%) e dell'elettronica (10,3%).
Pur avendo carattere di sistema, l'iniziativa si concentrera' sui comparti che offrono oggi le maggiori opportunita' per le nostre imprese: hi-tech; meccanica; elettronica; agroindustria; infrastrutture e trasporti; sicurezza; telecomunicazioni; energie alternative e beni di consumo.
Opportunita' che riguardano non solo le grandi aziende, ma anche e soprattutto le piccole e medie, cui una maggiore integrazione con il contesto imprenditoriale e di ricerca israeliano, potrebbe aprire nuove opportunita' attraverso investimenti diretti o joint-venture, in settori ad alta intensita' d'innovazione tecnologica.

(ASCA, 18 novembre 2008)

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Ebrei. Sospesa la collaborazione con la Chiesa sulla giornata dell'ebraismo

Laras: Dipende da preghiera venerdì santo. Pio XII non c'entra

ROMA, 18 nov. (Apcom) - La giornata dell'ebraismo, celebrata dagli ebrei italiani ogni 17 gennaio, non prevede, quest'anno, iniziative comuni con la Chiesa cattolica. Lo rende noto il rabbino Giuseppe Laras, presidente dell'Assemblea rabbinica italiana. Una "sospensione" della collaborazione, spiega, motivata dall'irrisolta questione della preghiera del venerdì santo che, nonostante la riformulazione voluta dal Papa proprio per andare incontro alla sensibilità ebraica, è finita, invece, col riattizzare le tensioni.
"Quest'anno la giornata dell'ebraismo non verrà fatta insieme, come si è sempre fatto. Ci sarà una sospensione della collaborazione, dato che non è stata ancora risolta la 'vertenza' nata lo scorso febbraio sulla cosiddetta preghiera del venerdì santo", afferma Laras a margine di una tavola rotonda interreligiosa alla Camera dei deputati. Sul tema, con i vertici della Chiesa cattolica c'è stato un "dialogo", conferma Laras, "ma non si è arrivati a nessun risultato soddisfacente dal nostro punto di vista. Per il momento abbiamo deciso la sospensione, poi nella vita si supera tutto...". Non vi sarà, dunque, una 'giornata della riflessione ebraico-cristiana' targata Cei, ma solamente una giornata dell'ebraismo.
Dopo le critiche ebraiche alla preghiera del venerdì santo tornata in uso con il messale preconciliare liberalizzato da Ratzinger (la cosiddetta messa in latino), la Santa Sede ha deciso di modificarne il testo. Già Giovanni XXIII, nel 1959, aveva 'ammorbidito' la preghiera, eliminando sia il 'perfidis' attribuito agli ebrei che il successivo riferimento alla "perfidia" giudaica. Ma nella preghiera erano rimasti riferimenti all'"accecamento" e alle "tenebre" del popolo ebraico, eliminati da Ratzinger. La nuova formula di preghiera per gli ebrei, introdotta lo scorso 6 febbraio, invoca Dio perché "illumini" i cuori degli ebrei "perché riconoscano Gesù Cristo salvatore di tutti gli uomini. Dio onnipotente ed eterno, che vuoi che tutti gli uomini si salvino e giungano alla conoscenza della verità - prosegue la nuova preghiera - concedi nella tua bontà che, entrando la pienezza dei popoli nella tua Chiesa, tutto Israele sia salvo. Per Cristo nostro Signore. Amen".
La controversia su Pio XII beato ha influito nella decisione di sospendere la giornata ebraico-cristiana? "Ho detto in passato e ora ribadisco che il problema della beatificazione è interno alla Chiesa e su di esso noi non dobbiamo assolutamente intervenire", risponde Laras. "Però rivendichiamo il diritto di formulare un giudizio storico critico. Si poteva protestare di più".

(Virgilio Notizie, 18 novembre 2008)

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Gaza: arrestato attivista italiano

GERUSALEMME - Un italiano, attivista del Movimento di solidarietà internazionale, è stato arrestato oggi da un guardacoste della marina israeliana vicino alla costa di Gaza. Con Vittorio Arrigoni sono stati bloccati un cittadino britannico, un americano e 14 pescatori palestinesi, a bordo di tre pescherecci che si trovavano al di fuori della zona di pesca autorizzata dalle autorità israeliane. (Agr)

(The Instablog, 18 novembre 2008)

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Il sindaco di Cagliari ha ricevuto in Municipio l'ambasciatore di Israele

Il sindaco Emilio Floris ha ricevuto questo pomeriggio nel suo studio, al Municipio, l'ambasciatore di Israele in Italia, Ghideon Meir, giunto in città per un convegno sugli ebrei nel Mediterraneo. Nel corso del lungo e cordiale colloquio - si legge in un comunicato - si è tra l'altro parlato della sempre critica situazione del vicino Oriente dove, ha sottolineato il diplomatico, l'abbandono dei territori occupati a Gaza e il rientro dei coloni non è bastato a far cessare gli attentati ed a spianare la strada alla pace. Nel lamentare l'atteggiamento di quegli ambienti europei che si mostrano sempre pronti a criticare il suo governo, l'ambasciatore - si legge ancora nella nota - ha rilevato con compiacimento che in Italia non esiste un problema di antisemitismo ed ha spiegato che il suo compito è far scoprire agli italiani l'altra faccia di Israele: un Paese moderno, dall'economia molto forte e dalla cultura meravigliosa, che fa parte a pieno titolo dell'Occidente. Al termine dell'incontro, dopo il rituale scambio di doni, Ghideon Meir ha invitato il sindaco a visitare il suo Paese.

Emilio Floris (a s.) con l'ambasciatore Ghideon Meir

(Sardegna Industriale.it, 17 novembre 2008)

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Servizi Israele: Poco probabile guerre nel 2009 con nemici

Anche se restano problemi con Iran, Siria e Hamas

TEL AVIV, 17 nov. (Ap) - E' poco probabile che Israele entri in guerra con uno dei suoi nemici nel 2009. Lo ha affermato il responsabile dei servizi militari di intelligence, generale Amos Yadlin, parlando all'università di Tel Aviv.
Secondo l'alto ufficiale, il mondo in questo momento è concentrato nel cercare il sistema per uscire dalla crisi finanziaria e nel vedere in che modo la nuova amministrazione statunitense risponderà alle minacce che arrivano dall'Iran. Teheran - stando a quanto affermato dal capo dei servizi - ha "un regime con ideologie radicali e armi radicali" e rappresenta la principale minaccia per lo Stato ebraico.
Parlando poi della Siria, Yadlin ha detto che Damasco è disposta a raggiungere un accordo di pace con Israele, ma solo se lo Stato ebraico accetti tutte le richieste della Siria che, da parte sua, non vuole interrompere i rapporti con i gruppi terroristici.
Sul fronte palestinese, Yadlin è convinto che Israele possa raggiungere un'intesa con le due fazioni presenti in Cisgiordania mentre sembra più difficile trovare un accordo con le milizie di Hamas che governano la Striscia di Gaza.

(Virgilio Notizie, 17 novembre 2008)

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Le leggi razziali, 70 anni fa

di Anna Feliziani

Il 17 novembre del 1938 in Italia un Regio Decreto promulgò le leggi razziali.
Molte furono le restrizioni per gli ebrei: si proibirono i matrimoni misti, si posero dei limiti alle proprietà ebraiche, i giudei furono esclusi da industrie, commerci e pubbliche amministrazioni.
Studenti, maestri, professori... se ebrei non potevano più stare nelle scuole dello Stato già dal 7
Il 5 agosto del 1938 esce il primo numero del giornale "La difesa della Razza"
settembre dello stesso anno e dall'agosto precedente era stato deciso che nella pubblica amministrazione si potesse accedere solo se ariani.
Difficile capire come mai l' Italia giunse a questa decisione.
In fondo in Italia gli ebrei erano ben integrati, anche se nei loro confronti un razzismo più o meno palese c'era da molto tempo ed emergeva nella stampa, anche in quella vicina alla chiesa cattolica, e nel sentire comune. Nel linguaggio popolare non era infrequente udire la frase "sei un ebreo", per indicare una persona irreligiosa e non proprio per bene.
Ma se il Fascismo in Italia nel 1938 durava già da lustri e mai aveva avvertito il bisogno di emanare leggi restrittive nei confronti degli ebrei, oltretutto c'era "l'assoluta fedeltà degli israeliti al fascismo e al suo duce", c'è da pensare che nel 1938 fosse forte un' altra esigenza: quella di allinearsi all'alleato tedesco, ad Hitler con cui l' Italia aveva sottoscritto l' Asse Roma-Berlino (1936) che poi trasformerà in Patto d' Acciaio (1939).
Le leggi razziali in Italia portavano la firma del re, Vittorio Emanuele III.
Sembra che il Re fosse contrario a quelle leggi e che si fosse rifiutato di firmarle per alcune volte. Ciò non toglie che alla fine egli le abbia firmate. Altri sovrani europei nei loro paesi si rifiutarono di farlo.
Altra figura discussa e controversa nei confronti della discriminazione ebraica fu Papa Pio XII.
Al di là delle accuse, rivolte da alcuni a papa Pacelli, verso il suo colpevole silenzio nei confronti sterminio degli ebrei, in Italia, di fatto le leggi razziali non vennero contestate dalla Chiesa, eccetto che per il divieto dei matrimoni misti.
Il criterio discriminatorio nei confronti degli ebrei si basava nel nostro paese su un presunto fattore "biologico-razziale". «La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose» si legge nel "Manifesto degli scienziati razzisti" del 15 luglio del 1938. Pare che papa Pacelli non solo non abbia preso posizione contro la persecuzione degli ebrei, ma sia intervenuto affinché come criterio discriminatorio si ponesse "non il dato biologico-razziale, ma quello religioso".
Sicuramente però anche questo, come ogni fatto storico, va visto nel contesto in cui avvenuto.
Forse è il caso di non dimenticare che il razzismo italiano degli anni Trenta del Novecento non colpì solo gli ebrei ma anche i neri, gli omosessuali, gli handicappati, i rom… analogamente a ciò che accadeva in Germania.

Il Duce annuncia le leggi razziali

(Italianotizie, 17 novembre 2008)

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Comune di Roma, via libera al museo della Shoah. Pronto nel 2011

ROMA, 17 nov - Un parallelepipedo nero, sulle cui pareti saranno incisi i nomi degli ebrei italiani deportati nei campi di concentramento nazisti: sarà questo il simbolo del museo nazionale della Shoah, che sorgerà vicino a Villa Torlonia, a Roma. La giunta comunale ha approvato le variazioni urbanistiche necessarie a far partire il progetto ed ha stanziato 13 milioni di euro per la realizzazione dell'opera. "Diamo concretezza al progetto - ha affermato il sindaco Gianni Alemanno - e lo facciamo oggi, a 70 anni dalla promulgazione delle leggi razziali, per dare una risposta a quanto avvenuto nel secolo scorso". La via di accesso al museo sarà da Villa Torlonia attraverso un "viale dei Giusti", dedicato a chi si oppose al nazismo e al fascismo e riuscì a salvare la vita a numerosi ebrei. "Vorremmo cercare - ha spiegato il sindaco - di indire la gara per l'appalto del museo prima della Giornata della memoria che sarà a gennaio".
Alemanno ha poi rinnovato l'appello a Veltroni affinchè ritorni nel cda della Fondazione del Museo della Shoah. "Il suo atteggiamento mi sembra francamente privo di significato - ha detto -. In ogni caso ricordo che sia la Provincia di Roma sia la Regione Lazio dovrebbero entrare, con una contribuzione, nel gruppo dei soci fondatori della Fondazione". L'opera dovrebbe essere pronta per il 2011. Il presidente della comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, ha rivolto dal canto suo un "encomio" all'amministrazione per "non aver ostacolato il percorso" attraverso lungaggini burocratiche "ma di aver messo in piedi l'iter con velocità e pragmatismo". E ha inoltre espresso soddisfazione per la scelta di Claudio Procaccia come delegato alla memoria: "Rivestirà un ruolo di mediazione in città - ha precisato -. Attraversiamo una stagione particolare, un passaggio generazionale in cui c'è condivisione delle forze politiche su alcuni valori come la memoria e l'antifascismo".
Pacifici è però anche intervenuto sulla vicenda del professore del liceo artistico di via Ripetta, che nei giorni scorsi aveva espresso una posizione negazionista rispetto alla Shoah. "In presenza di posizioni così aberranti - ha aggiunto - oggi più che mai è necessario intervenire. Quando queste espressioni provengono dai giovani cerchiamo di attenuare educandoli, se però vengono pronunciate da un docente propongo, non da ebreo ma da cittadino, che vengano prese le misure più drastiche affinchè questa persona non continui la sua attività di educatore".

(il Velino, 17 novembre 2008)

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"Il razzismo fascista: radici, storia, propaganda"

A 70 anni dal Decreto legge dal titolo 'Provvedimenti per la difesa della razza italiana' Istoreco organizza una conferenza con relatore Simone Duranti, docente di Storia contemporanea presso il Collegio Sant'Anna di Pisa.

REGGIO EMILIA, 17 nov. 2008 - Sono passati 70 anni dal Decreto legge 17 novembre 1938, n. 1728 che recava il titolo Provvedimenti per la difesa della razza italiana e in calce la firma di Benito Mussolini e del re Vittorio Emanuele III. Il decreto conteneva una serie di norme contro gli ebrei. Era il decreto vergogna che dava inizio ad un'incessante persecuzione degli ebrei italiani e di quelli reggiani tra di essi. Una persecuzione che si concluderà, sotto la Repubblica sociale, con l'invio di dieci ebrei reggiani nel campo di sterminio di Auschwitz.
Il decreto del 17 novembre 1938 fu il culmine (con la complicità e collaborazione allo Sterminio nazista) della violenza fascista cominciata nel 1920 e sfociata nell'immane tragedia della 2a guerra mondiale.
Istoreco, in coincidenza con la data di 70 anni fa, ha organizzato per oggi, lunedì 17 novembre, alle ore 18.00, presso la Sinagoga di Reggio Emilia, in via dell'Aquila, la conferenza "Il razzismo fascista: radici, storia, propaganda", relatore Simone Duranti, docente di Storia contemporanea presso il Collegio Sant'Anna di Pisa.
L'incontro sarà aperto dal saluto di Sandra Eckert, presidente della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia, e di un rappresentante dell'Amministrazione comunale di Reggio Emilia, mentre Alessandra Fontanesi, responsabile della sezione Didattica di Istoreco. coordinerà la serata.

(EmiliaNet. 17 novembre 2008)

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India - il "ritorno" della tribù perduta d'Israele

200 convertiti all'ebraismo hanno ottenuto il diritto a immigrare

NUOVA DELHI, 17 nov. (Apcom) - Circa 200 persone appartenenti alla comunità indiana Bnei Menashe, ritenuti discendenti di una delle tribù perdute d'Israele, hanno ottenuto il permesso di immigrare in Israele. Dopo aver ricevuto il via libera dal governo potranno volare a gennaio a Tel Aviv dove saranno ricevuti con tutti gli onori dal primo ministro Ehud Olmert, secondo una fonte ufficiale.
La decisione è frutto di un controverso processo di "riconoscimento" dei Bnei Menashe, letteralmente i figli di Manasse (uno dei figli del patriarca Giuseppe), che vivono nei piccoli e isolati stati indiani nord orientali del Manipur e Mizoram e che praticano una sorta di antico ebraismo rispettando alcune tradizioni come la celebrazione del sabato e la circoncisione. Sulla base di ricerche e anche della prova del DNA, le autorità israeliane erano giunte alla conclusione che si tratta dei discendenti di una delle 10 tribù perdute del regno di Israele esiliate dai conquistatori assiro-babilonesi circa 2700 anni fa. La comunità conta circa 9 mila persone, di cui 1500 sono già immigrati in Israele dove si sono convertiti e hanno acquisito un nuovo passaporto. Altri 7000 Bnei Menashe sono ancora in attesa del riconoscimento del diritto di "alihah" (diritto di ritorno) che consentirebbe loro di lasciare i poveri villaggi dove vivono ed essere integrati nella più benestante società israeliana.
Nel 2005 una speciale commissione di rabbini inviata dalle autorità israeliane era giunta in India per convertire all'ebraismo ortodosso la comunità dei Bnei Menasce (che avrebbe anche ramificazioni nel vicino Myanmar) dopo aver riconosciuto l'autenticità delle loro antiche origini ebraiche.

(Virgilio Notizie, 17 novembre 2008)

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Convegno sugli ebrei in Sardegna nel contesto Mediterraneo

Da lunedì a Cagliari per quattro giorni, una riflessione storiografica da Giovanni Spano ad oggi, in un convegno organizzato dalla Regione in occasione del settantesimo anniversario della promulgazione delle Leggi razziali in Italia.

CAGLIARI, 14 novembre 2008 - Si apre lunedì 17 a Cagliari il convegno "Gli ebrei in Sardegna nel contesto Mediterraneo". Una riflessione storiografica da Giovanni Spano ad oggi, organizzato dalla Regione in occasione del settantesimo anniversario della promulgazione delle Leggi razziali in Italia in compartecipazione con la Provincia di Cagliari e la collaborazione dell'Università di Cagliari (Dipartimento di studi storici, artistici e geografici), della Fondazione Banco di Sardegna, dell'Associazione italiana per lo studio del giudaismo (Aisg), della Commissione mista italo-israeliana per la storia e la cultura degli ebrei in Italia, Italia Judaica e del Centro interdipartimentale di studi ebraici dell'Università di Pisa (Cise)....

(Regione Autonoma della Sardegna, 17 novembre 2008)

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Il piano Obama: Gerusalemme divisa, ritorno a confini '67

Presidente eletto degli Stati Uniti rilancia l'iniziativa saudita

ROMA, 17 nov. (Apcom) - Gerusalemme Est capitale del futuro stato palestinese e ritorno ai confini anteriori alla guerra del 1967. Sono i due punti cardine del piano di Barack Obama per il Medio Oriente. Che altro non sarebbe che il solito piano proposto dai sauditi nel 2002 e rispolverato lo scorso anno dalla Lega araba. Il presidente eletto degli Stati Uniti ne fece cenno già a luglio scorso durante un incontro a Ramallah con il leader dell'Anp, Abu Mazen. E ieri il quotidiano britannico The Times è tornato sull'argomento, ricostruendo proprio quei colloqui.
"Se non accettano sono pazzi", disse Obama in riferimento a Isreale e al suo piano per la pacificare il medio Oriente. Cinque i punti salienti: riconoscimento di Israele da parte di tutti i paesi arabi, ritorno ai confini anteriori alla guerra del 1967, restituzione del Golan alla Siria, capitale palestinese a Gerusalemme est, diritto di veto di Israele sul rientro dei palestinesi fuorusciti nel 1948.
C'è già un gruppo al lavoro per il Medio Oriente ed è bipartisan, ricorda oggi il Corriere della Sera. Si tratta dell'ex inviato americano per il Medio Oriente, Dennis Ross, e di un altro profondo conoscitore dell'area, Daniel Kurtzer. Ma al lavoro per Obama si sono messi anche l'esperto di Iraq Lee Hamilton, l'ex segretario di stato democratico Zbigniew Brzezinski e il repubblicano Brent Scowcroft.

(Virgilio Notizie, 17 novembre 2008)

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Comune di Roma - Docente negazionista, Alemanno: aprire inchiesta

Il sindaco: se fatti veri provvedimenti disciplinari

ROMA, 16 nov. (Apcom) - Cresce la polemica e l'indignazione nei confronti del docente 'negazionista': un insegnante del Liceo artistico di Via Ripetta a Roma avrebbe urlato ai colleghi riuniti nel consiglio di classe della IV C che l'Olocausto è un invenzione degli alleati, come riporta il quotidiano Repubblica, spiegando che il professore avrebbe dato in escandescenze mentre un altro insegnante spiegava ai colleghi le nuove iniziative legate al progetto sulla Memoria promosso dal Campidoglio e l'esito del viaggio ad Auschiwitz di due studenti con il sindaco Alemanno.
E il sindaco di Roma, appresa la notizia ha subito condannato la vicenda scrivendo al provveditorato agli studi, chiedendo di aprire un'inchiesta e, se i fatti fossero verificati, provvedimenti disciplinari nei confronti del professore negazionista.
"Ho appreso con sconcerto dalla stampa la notizia di una presa di posizione negazionista rispetto alla Shoah da parte di un professore del Liceo artistico di Via Ripetta. Mi offende soprattutto la frase riportata secondo cui gli ebrei "non sono neanche italiani", ha dichiarato in una nota il sindaco Alemanno, spiegando: "Scriverò al provveditore agli studi di Roma e alla preside dell'istituto affinché venga aperta immediatamente un'inchiesta e se i fatti descritti dal quotidiano la Repubblica risultassero confermati, dovranno essere presi provvedimenti disciplinari".
"Il progetto del Comune di Roma e delle scuole della nostra città per i viaggi della Memoria - ha concluso Alemanno - deve servire, non come evento isolato, ma per portare in tutti i licei romani la consapevolezza storica e culturale degli orrori avvenuti nel 900 che nessuno, soprattutto se ha il ruolo di docente, si può permettere di negare".
L'unica consolazione è che il professore pare non abbia mai manifestato le sue tesi nel corso delle lezioni. E quando ha urlato quelle frasi le frasi lo abbia fatto di fronte ai colleghi esterefatti e indignati riuniti in consiglio, anche se a sentirlo - racconta Repubblica - sono stati anche una madre e due studenti che hanno sentito le urla da fuori.
Le frasi esatte della violenta discussione, avvenuta giovedì, sono racchiuse nel verbale del consiglio di classe ma il capo d'istituto, Maria Teresa Strani, ha dichiarato ieri al quotidiano: "Mi sono mossa subito, sono stati fatti immediatamente passi ufficiali. L'episodio è stato segnalato a chi di dovere".

(Virgilio Notizie, 16 novembre 2008)

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Olmert: "Hamas ha mandato in frantumi la tregua"

GERUSALEMME, 16 nov. - Ehud Olmert ha accusato Hamas di aver fatto a pezzi la tregua nella Striscia di Gaza e per questo ha ordinato ai comandi militari di mettere a punto un piano per porre fine al dominio del movimento fondamentalista nel territorio palestinese. "La responsabilita' di aver mandato in frantumi a calma e la creazione di una situazione di prolungate e ripetute violenza nel sud del Paese ricade interamente su Hamas e sugli altri gruppi terroristici a Gaza" ha detto Olmert ai ministri del suo gabinetto, "nessuno puo' criticare il governo israeliano. Non possiamo tollerare che le organizzazioni terroristiche stabiliscano il prezzo del nostro diritto di impedire il protrarsi degli attacchi e delle minacce terroristiche. Abbiamo adottato e continueremo ad adottare misure per far si' che questa 'calma' non si ritorca contro i cittadini israeliani". L'iniziativa, a questo punto, passa ai capi militari. "Ho dato loro ordine" ha aggiunto i premier israeliano, "di mettere a a punto quanto prima un piano ordinato da presentare al governo per ripristinare la piana calma nel sud" del Paese.

(AGI, 16 novembre 2008)

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Fatah rimane nel caos, non decisa la data del congresso

Tesi rapporti di forza tra giovani e vecchia guardia

RAMALLAH, 16 nov. (Apcom) - Il meeting d'emergenza convocato ieri ad Amman, alla presenza del leader del movimento e presidente palestinese Abu Mazen, non e' servito a tracciare la via d'uscita alla crisi in cui si dibatte Fatah, per oltre 40 anni principale forza politica palestinese ma che nel gennaio 2006 ha perduto le elezioni legislative a vantaggio del movimento islamico Hamas.
Non e' stata ancora decisa la data e il luogo in cui si terra' il VI Congresso di Fatah, atteso dai militanti piu' giovani che chiedono a gran voce un profondo rinnovamento del movimento che dal 1989 non tiene i suoi stati generali. Resta irrisolto peraltro il nodo dei rapporti tra la nuova generazione e la vecchia guardia che controlla il Comitato centrale (paragonabile all'ufficio politico di un partito occidentale) e il Consiglio rivoluzionario (una assemblea ristretta). Gli attivisti piu' giovani invece dominano il Consiglio centrale di Fatah, che pero' gode di scarsi poteri decisionali.
Abu Mazen anche ieri ha ribadito che il Congresso si terra' entro la fine dell'anno ma non e' stata ancora decisa la data dell'incontro e neppure la localita'. I sostenitori del rinnovamento vorrebbero tenerlo in un Paese arabo, in particolare ad Amman, in modo da far partecipare anche gli attivisti che vivono all'estero. La vecchia guardia, che fa riferimento ad Abu Mazen, invece preferirebbe una localita' della Cisgiordania poiche' ritiene che all'interno dei Territori avrebbe maggiori possibilita' di controllare il dibattito congressuale e le sue decisioni.
Abu Mazen ieri ha chiesto a Mohammed Ghanem (Abu Maher), ritenuto il numero 3 di Fatah, di rientrare nei Territori per aiutarlo a preparare il Congresso. Ghanem continua a vivere in esilio nonostante gli accordi con Israele che negli anni passati hanno consentito a buona parte dei vertici di Fatah di poter tornare inpatria. Sconosciuto a gran parte dei palestinesi, soprattutto a quelli piu' giovani, Ghanem e' stato indicato nei mesi scorsi come un possibile successore di Abu Mazen alla guida di Fatah.
Rimane irrisolto anche il dissidio tra Abu Mazen e il segretario in esilio di Fatah, Faruk Kaddumi. Quest' ultimo ha un approccio piu' radicale al conflitto con Israele e critica quelle che definisce le "scelte moderate" dell'Anp. Secondo Qaddumi il VI Congresso di Fatah dovra' valutare i risultati dei negoziati con Israele avvenuti in questi ultimi anni e discutere di una possibile ripresa della lotta armata contro l' occupazione. Da parte sua Abu Mazen rifiuta il ritorno di Fatah alle armi e chiede un mandato ampio per negoziare con Israele.
Da giorni in Fatah si continua a discutere, senza risultato, dei nomi che dovrebbero andare ad integrare l'elenco di membri del Comitato centrale e del Consiglio rivoluzionario. Desta peraltro curiosita' la mancanza nei discorsi dei leader, di riferimenti a Marwan Barghouti, il "comandante dell'Intifada", in carcere in Israele, ritenuto il dirigente di Fatah piu' popolare. Le sue opinioni sono, in apparenza, tenute in alta considerazione ma, sospettano gli attivisti piu' giovani, di fatto vengono ignorate dalla vecchia guardia che in Barghouti vede una minaccia al suo potere.

(Virgilio Notizie, 16 novembre 2008)

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Visi d’Israele. Una serie speciale su Infolive.tv

Uomini e donne provenienti da ambienti diversi parlano delle loro esperienze in Israele e dicono che cosa significa per loro vivere in quel paese.

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Un nuovo partito di sinistra in Israele

GERUSALEMME. L'ambizione è grande: dar vita ad un nuovo partito della sinistra israeliana che prenda il posto del partito laburista, ritenuto ormai al capolinea. Tra i grandi protagonisti di quest'impresa politica, c'è Amos Oz, uno dei principali scrittori israeliani, giunto ieri a Tel Aviv per partecipare alla costruzione del nuovo partito. «Sono carne della sua carne - ha detto Oz - Ma io, con il partito laburista, ho chiuso. Quel partito sembra concludere adesso il suo ruolo storico». La nuova organizzazione di sinistra, ancora priva di un nome, sarà guidata da Haim Oron, attuale leader del Meretz (storico partitino della sinistra, 5 seggi su 120 nel parlamento), che metterà a sua disposizione le proprie strutture organizzative. La rottura all'interno del partito laburista covava da tempo. Da anni. Alla leadership viene rimproverato di essersi appiattita sulle posizioni del centrodestra di Kadima. Durissime critiche sono state mosse anche ieri alla decisione ministro della Difesa, Ehud Barak, leader del partito laburista, di autorizzare nuovi progetti di colonizzazione in Cisgiordania, sui Territori palestinesi. Una mossa che tende ad allontanare ancora di più ogni ipotesi di pacificazione. «Ma come è possibile - si è chiesto Oz - che proprio Barak, che ancora sabato, nella cerimonia in memoria di Yitzhak Rabin, si è espresso in maniera forte contro la colonizzazione, adesso autorizzi la costruzione di centinaia di nuovi alloggi in Cisgiordania?». Andrebbero invece colti, secondo Oz, i segnali positivi che vengono anche da Hamas: il suo leader, Ismail Haniyeh, si dice infatti disposto alla costituzione di uno Stato palestinese entro i confini del 1967 (Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est), offrendo in cambio una lunga tregua. «Occorre parlare anche con Hamas», dice Oz. E non può farlo più il partito laburista, in quanto «non più credibile». Michele Giorgio

(Il Mattino, 15 novembre 2008)

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Santo Sepolcro alla moviola

Il derby tra monaci cristiani nella cornice del Santo Sepolcro ha avuto un'audience mondiale. La moviola ha messo a nudo i colpi scorretti: barbe incendiate a tradimento, entrate a candelabro teso....

(L'Espresso, 15 novembre 2008)

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Un cantante egiziano ha messo in musica i dubbi arabi su Obama

di Rolla Scolari

Shaban Abdul Rahim, celebre in tutto il Medio Oriente, ha subito fatto uscire uno dei suoi tanti single politici in cui canta: "Speriamo che Barack non sia come Bush"
Shaban Abdul Rahim è sempre sulla notizia. Il popolare cantante egiziano a pochi giorni dall'elezione di Barack Obama alla Casa Bianca ha già un singolo pronto su di lui. Il controverso autore del Cairo, che fino a pochi anni fa faceva lo stiratore in un quartiere periferico della grande metropoli, mette in guardia i sostenitori di Obama in Medio Oriente: il successore di George W. Bush, dice, ci potrebbe deludere. "Speriamo che Obama non sia come Bush, figlio di una dona pazza". "Ora Bush se n'è andato, Obama è arrivato. E allora? La Palestina è ancora occupata e l'Irak distrutto".
In Egitto e nella maggior parte dei Paesi arabi l'elezione di Obama ha sollevato grandi aspettative e la fine del mandato dell'impopolare Bush fa sperare molti in una trasformazione della politica americana nella regione.
Ha colto al volo l'occasione dell'elezione del senatore di Chicago alla Casa Bianca, Shaban Abdul Rahim. Ha subito fatto uscire uno dei suoi tanti singoli politici, che compaiono con grande regolarità a cavallo dei grandi eventi internazionali e nazionali e hanno spesso il sapore di propaganda di regime. Le cassette e i cd delle sue canzoni si vendono a centinaia sulle bancarelle nei mercati del Cairo. Il cantante è diventato celebre nei Paesi arabi quando anni fa cantava "Odio Israele, amo Amr Moussa", l'allora popolare ministro degli Esteri, il più credibile rivale del rais Hosni Mubarak, poco dopo nominato segretario generale della Lega araba con una promozione che a molti è parsa soprattutto un allontanamento dal regime.
Sha'bula, come è chiamato dagli egiziani il cantante, sposava in una sua canzone uscita dopo l'11 settembre la teoria del complotto: "Non sono stati gli arabi, gli americani si sono abbattuti le Torri da soli". "Non colpite l'Irak", cantava nel 2003 mentre l'America si preparava all'invasione e in un'altra canzone parlò a favore del dittatore iracheno Saddam Hussein. Il giorno dopo la rielezione a presidente di Mubarak, nel 2005, cantava le lodi dell'inamovibile rais. Con puntualità incredibile, ha pubblicato un album poco dopo la controversa vicenda delle vignette satiriche sul profeta Maometto pubblicate dal giornale danese Jyllands-Posten.

(il Giornale, 15 novembre 2008)

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Gaza, militanti palestinesi uccisi in esplosione

GAZA - Una esplosione ha provocato oggi la morte di due militanti palestinesi nella Striscia di Gaza. Lo hanno riferito fonti mediche.
L'esplosione è avvenuta vicino a Beit Hanoun ed è stata causata - secondo le fonti - da un raid aereo israeliano. Secondo quanto detto da testimoni, i due uccisi - ma altri parlaano di un morto e un ferito - si stavano preparando a lanciare un razzo, presumibilmente contro il territorio israeliano
Fonti militari israeliane hanno smentito che vi sia stato un raid aereo e non si esclude che l'esplosione sia avvenuta accidentalmente. In precedenza era stato reso noto che dalla Striscia era stato lanciato un razzo contro il territorio israeliano. Il razzo non aveva provocato né vittime né danni.

(swissinfo.ch, 15 novembre 2008)

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Olmert: Israele non si rassegnerà a subire attacchi da Gaza

"Sono una violazione della tregua"

ROMA, 15 nov. (Apcom) - "Israele considera i lanci di missili e i tentativi di compiere attentati terroristici dalla Striscia di Gaza come fondamentali violazioni dell'intesa che ha portato alla tregua" in vigore nel territorio dal giugno scorso: lo ha detto il premier israeliano, Ehud Olmert, al termine di una riunione con i responsabili della sicurezza di Israele, secondo quanto riporta il sito web di Haaretz.
"Israele non ha intenzione di rassegnarsi a questi eventi", ha detto Olmert, aggiungendo che il suo governo non permetterà che i civili israeliani, in particolare quelli che vivono nei pressi del confine con la Striscia, ritornino a vivere nello stato di incertezza precedente alla tregua. Nella giornata di oggi sono stati lanciati dalla Striscia contro il sud di Israele 16 razzi.

(Virgilio Notizie, 15 novembre 2008)

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Sardegna: da lunedì a Cagliari il convegno internazionale sugli ebrei

CAGLIARI, 14 nov - Si apre lunedi' prossimo a Cagliari il convegno ''Gli ebrei in Sardegna nel contesto Mediterraneo''. Una riflessione storiografica da Giovanni Spano ad oggi, organizzato dalla Regione in occasione del settantesimo anniversario della promulgazione delle Leggi razziali in Italia in compartecipazione con la Provincia di Cagliari e la collaborazione dell'Universita' di Cagliari (Dipartimento di studi storici, artistici e geografici), della Fondazione Banco di Sardegna, dell'Associazione italiana per lo studio del giudaismo (Aisg), della Commissione mista italo-israeliana per la storia e la cultura degli ebrei in Italia, Italia Judaica e del Centro interdipartimentale di studi ebraici dell'Universita' di Pisa (Cise).
''Partendo dall'eccezionale figura di Giovanni Spano, autore di uno studio fondamentale e scevro di pregiudizi sulla storia degli ebrei in Sardegna, il convegno intende segnare lo stato delle conoscenze e della ricerca sul tema'' ha affermato l'assessore Maria Antonietta Mongiu presentando alla stampa il convegno internazionale che per quattro giorni accogliera' i contributi dei maggiori studiosi di storia ebraica a livello internazionale.
''Le iniziative della Regione per la commemorazione dei Sardi Illustri stanno svelando il ruolo di spicco degli intellettuali sardi e stanno avendo un riscontro sorprendente sia per l'affluenza di pubblico sia per l'autorevolezza e lo spessore degli interventi, dimostrando che la Sardegna e le sue personalita' sono state al centro di eventi storici e culturali fondamentali'', ha dichiarato ancora l'assessore Mongiu.
L'apertura dei lavori e' prevista a Palazzo Regio alle 10 alla presenza dell'ambasciatore di Israele in Italia S. E.
Gideon Meir e della consorte, Amira Meir, illustre studiosa della materia. Al termine della prima sessione di lavoro, presieduta da Simonetta Angiolillo, verra' presentato il 2* volume sulla storia degli Ebrei in Sardegna di Cecilia Tasca.

(ASCA, 14 novembre 2008)

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Il Centro Wiesenthal: «Via i gruppi neonazi da Facebook»

Lettera al social network: «Inaccettabili e offensive minacce di gruppi che incitano all'odio»

di Francesco Battistini

GERUSALEMME - "Buttate gli zingari nella benzina!". "Lavori utili per gli zingari: cavie per le camere a gas". "Bruciamoli tutti!". Una volta c'erano gli ultimi nazisti da cacciare, ora ci sono i nipotini di quei fanatici da controllare. Una volta c'erano le bombolette spray e i muri da cancellare, oggi ci sono i social network: e i blog, i video, i siti web. Il lavoro non manca al Centro Simon Wiesenthal. Segnalazioni, ricerche, denunce.

LA LETTERA - L'ultima battaglia è contro Facebook e i neonazi italiani. Una lettera di protesta spedita al suo fondatore, Mark Zuckerberg, proprio nei giorni delle commemorazioni per i settant'anni dalla Notte dei Cristalli e dall'inizio delle persecuzioni naziste: «È vergognoso - scrive il rabbino Marvin Hier - che sulla rete, sotto il vostro marchio, si trovino inaccettabili e offensive minacce di gruppi che incitano all'odio». L'obbiettivo sono in particolare sette formazioni italiane, neofascisti elencati per nomi e responsabili, che secondo il Centro Wiesenthal «avvelenano» da tempo la rete e ora stanno lanciando un'offensiva contro i Rom. «Sono gruppi socialmente pericolosi», è la denuncia, presentata assieme ad alcuni parlamentari del gruppo socialista al Parlamento europeo (fra di loro c'è anche Martin Schultz, quello che Berlusconi definì pubblicamente «un kapò»): «Facebook non può aiutare e incoraggiare chi veicola questi messaggi».

LA RISPOSTA - La scuse del social network sono arrivate subito: con una email di risposta, i responsabili rassicurano il Centro Wiesenthal che «dopo avere verificato gli abusi che ci avete segnalato, abbiamo rimosso tutti i contenuti offensivi, come prevedono le nostre regole d'utilizzo della rete». Facebook promette più attenzione, chiede di denunciare e garantisce che «verranno intraprese le iniziative più adatte» per tutelarsi da queste incursioni. È un messaggio che a Gerusalemme, dove il Wiesenthal è impegnato nella costruzione del Museo della Tolleranza, aspettavano da un po'. Già a gennaio, Hier era dovuto intervenire perché alcuni messaggi l'avevano «strumentalizzato» nella campagna elettorale americana, facendo apparire il centro come schierato contro «il musulmano Obama». E a febbraio, in un discorso, il direttore dell'istituto aveva pubblicamente avvertito della nazi-propaganda su internet: «Quando nel 1995 ci fu la strage di Oklahoma City - aveva detto -, esisteva un solo sito che inneggiava alle camere a gas. Oggi, i nostri ricercatori ne hanno individuati almeno ottomila. E non fanno eccezione Facebook o YouTube, dove s'insegnano le tecniche del terrore, chi odiare e chi uccidere». Hier ama ripetere sempre una frase di Albert Einstein: «Il mondo è un posto pericoloso: non perché c'è chi fa del male, ma perché c'è chi lo vede e non fa nulla».

(Corriere della Sera, 14 novembre 2008)

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Israele - Consigliere di Barak: opzione militare su Iran più vicina

ROMA, 14 nov - Israele sta sostenendo le iniziative diplomatiche e gli sforzi economici della comunità internazionale per bloccare i programmi nucleari degli iraniani, ma se questi risulteranno vani, ogni opzione resta aperta. Amos Gilad, capo del servizio diplomatico e di sicurezza del ministero della Difesa israeliano ne ha parlato molto apertamente al Jerusalem Postnel corso di una intervista la cui versione integrale sarà pubblicata la prossima settimana. Richiesto di spiegare come sarebbe possibile attaccare installazioni ben protette e sparse sul vasto territorio della Repubblica islamica, Gilad ha risposto riferendosi al raid israeliano del 1981 sul reattore iracheno di Osirak: "Anche allora c'era chi diceva che sarebbe stato impossibile, eppure ci riuscimmo".
"L'Iran - ha riconosciuto il consigliere del ministro Ehud Barak - è un paese di persone intelligenti e molto capaci. (Un blitz) sarebbe certamente una sfida considerevole". Secondo l'estensore dell'articolo, Gilad si è rivolto ai lettori del Post in un momento in cui più frequenti si fanno "nei circoli privati" le dichiarazioni di alti funzionari della Difesa secondo i quali Israele si starebbe preparando un'opzione militare contro la Repubblica islamica, il cui possibile accesso al nucleare, ha ribadito il consigliere "è respinto nella maniera più assoluta". Il motivo? "L'Iran è controllato da un regime ideologico che si è prefissato l'obiettivo di sbarazzarsi di Israele". Gilad ha poi espresso il suo pessimismo quanto all'opzione sanzioni: "Pressioni diplomatiche contro uno stato così determinato possono rallentare i processi ma non fermarli", mentre le pressioni economiche potrebbero funzionare se Teheran fosse messa di fronte "a un isolamento totale. Ma così non è".

(il Velino, 14 novembre 2008)

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Roma: al via domani il festival del cinema ebraico e israeliano

ROMA, 14 - Sarà il film di Beaufort di Joseph Cedar, candidato all'Oscar come Miglior Film Straniero ad inaugurare domani la sesta edizione del Pitigliani Kolno'a Festival, in programma fino al 19 novembre alla Casa del Cinema di Roma. La rassegna di cinema ebraico ed israeliano, diretta dal critico cinematografico italo-israeliano Dan Muggia e dalla giornalista Ariela Piattelli, e organizzata dal Centro Ebraico Italiano "Il Pitigliani", in occasione dei sessant'anni di Israele, offrirà un ampio programma di lungometraggi e documentari dedicato alla storia del cinema israeliano e alla nuova cinematografia, in costante crescita.
Quattro le sezioni: Sguardo sul nuovo cinema israeliano presenterà i diversi volti della Israele di oggi: dall'effervescente Tel Aviv, alla Gerusalemme inedita, lontana dall'accezione comune della "Città Santa" di "Qualcuno con cui correre" di Oded Davidoff, tratto dal romanzo omonimo di David Grossman che il 19 novembre sarà a Roma per presentare il film in anteprima e per intervenire alla serata finale della manifestazione.

(IRIS Press, 14 novembre 2008)

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Israele: nuova lista di sinistra; OZ, finito ruolo laburisti

TEL AVIV - Il partito laburista israeliano sembra aver concluso il suo ruolo ed alle prossime elezioni del febbraio 2009 la sinistra sionista si presenterà con una nuova lista a partire dalle strutture del partito Meretz. L'annuncio é giunto oggi nel corso di una conferenza stampa a Tel Aviv.
"Il partito laburista sembra aver adesso terminato il suo ruolo storico" ha detto all'ANSA lo scrittore Amos Oz, che è fra gli organizzatori della nuova iniziativa. La nuova lista - che ancora non ha un nome definitivo - spera di superare per consistenza il partito laburista e di creare un nuovo polo nella politica israeliana.
La "lista allargata" sarà basata sulle strutture del partito Meretz e sarà estesa ad altre forze sociali. Fra gli aderenti alla iniziativa figurano anche ex dirigenti del partito laburista come l'ex presidente della Knesset Avraham Burg e l'ex ministro Uzi Baram. Alla conferenza stampa hanno preso parte - oltre al leader di Meretz, Haim Oron - anche Tzali Reshef, uno dei fondatori di 'Pace Adesso', e Yossi Kuchik, un ex consigliere del leader laburista Ehud Barak.

(swissinfo.ch, 14 novembre 2008)

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Scoperti i piani originali del campo di Auschwitz

I piani originali del campo di sterminio di Auschwitz sono stati pubblicati una settimana fa sul giornale tedesco «Bild». Questa pubblicazione ha coinciso con la commemorazione del settantesimo anniversario della Notte dei Cristalli. Per molti questo pogrom ha significato una nuova tappa nella politica anti-ebraica del regime nazista che ha portato al tentativo di soluzione finale.

(infolive.tv, 13 novembre 2008)

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Il nuovo sindaco di Gerusalemme

di Sergio Della Pergola

Alle elezioni municipali questo martedì, Gerusalemme ha scelto un sindaco "laico". Nir Barkàt, il 49enne imprenditore che ha largamente battuto il candidato "religioso" Meir Pòrush, ha subito
Nir Barkat
celebrato recandosi al Muro del Pianto dove ha recitato la formula augurale: (Shehecheyànu vekiyemànu vehigghyànu lazemàn hazé - che ci hai fatto vivere e ci hai mantenuti e ci hai fatto giungere fino a questo momento). Il laicismo "made in Israel" non è incompatibile con il rispetto di un nucleo di idee e di comportamenti ebraici tradizionali. Sul piano delle identità, la società israeliana non è una elementare contrapposizione di bianco e di nero ma è soprattutto una grande gamma di grigi. Ma, detto questo, la significativa scelta elettorale dei gerosolimitani vuole esprimere una volontà di ripresa e di rinnovata fiducia in una città dove i temi dell'identità si intrecciano con quelli del benessere. In molti quartieri ebraici è elevato il numero delle persone che dipendono dall'aiuto pubblico per una loro scelta di vita che rifiuta la modernità. E a Gerusalemme Est la qualità della vita è largamente inferiore a quella di Gerusalemme Ovest. Nel promettere che sarà il sindaco di tutti, e nell'invitare tutti i gruppi politici a collaborare nella gestione della capitale, Nir Barkat sa che urgono grandi investimenti per migliorare la situazione nei rioni tradizionalisti ebraici e in quelli arabi, che non lo hanno votato, e per creare nuove opportunità di alloggio e di lavoro nei quartieri che invece lo hanno sostenuto. Ma questo potrà avvenire solo se tutte le risorse umane sapranno attivarsi nel segno della partecipazione alla vita produttiva e della pacifica convivenza.

(Notiziario Ucei, 13 novembre 2008)

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Beduini israeliani: "Obama è anche beduino"

ROMA, 13 novembre (Apcom) - Barack Obama è già entrato nella storia per essere il primo afroamericano, con papà musulmano, eletto alla Casa Bianca. Ma secondo i residenti del villaggio beduino di Bir-al Maksour, nel nord di Israele, Obama è anche il primo presidente ad avere in parte sangue beduino.
"Gli abbiamo scritto una lettera per spiegargli i legami famliari" che uniscono, ha detto al Jerusalem Post il portavoce del villaggio, Abdul Rahman Sheikh Abdullah, secondo il quale è stata sua madre, una donna di 95 anni, ad aver scoperto il vincolo che unisce il nuovo presidente americano alla sua famiglia. In un video messo online sul sito web del Jerusalem Post Abdullah spiega esattamente come si è giunti a questa scoperta, senza però fornire alcuna prova ufficiale a suo sostegno.
"Abbiamo scoperto questo legame quando (Obama) ha iniziato ad apparire in televisione", ha spiegato Abdullah. "Noi beduini abbiamo una qualità speciale, sappiamo chi è una persona e a quale famiglia appartiene, e dai movimenti del suo corpo abbiamo capito che siamo legati ad Obama".
La gente qui è molto contenta. E' la prima volta che abbiamo un presidente nero e beduino", ha detto il portavoce. "Quando Obama ha vinto, abbiamo chiamato i bambini appena nati come lui".

(ParmaOK, 13 novembre 2008)

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Il Pitigliani Kolno'a Festival: Il cinema ebraico, una realtà in evoluzione

di Katia Vitulano

Meno di una settimana per curiosare nella ricca produzione cinematografica d'Israele. Tra rassegne varie, dopo l'internazionale Festival del Cinema e il sempre più longevo MED, siamo giunti anche a questo appuntamento. Il Kolno'a, da quest'anno ufficialmente chiamato ''Il Pitigliani Kolno'a Festival'', è già alla sua sesta edizione.
Vetrina ideale per conoscere l'ebraismo, nella cultura e nella contemporaneità, per conoscere Israele e la sua creatività, quest'anno la rassegna cade nei 60 anni dalla nascita di questo Stato.È stata questa l'occasione per i curatori storici, Dan A. Muggia e A. Piattelli, di dedicare il programma sia alla nuova che alla vecchia cinematografia del luogo e alla visione che il cinema proietta dello Stato israeliano e della sua storia nell'immaginario mondiale.
Il festival è concentrato sulle opere delle nuove leve, pur affiancate a quelle di affermati autori . Nella sezione 'Scuole di cinema da Israele' addirittura gli autori sono i giovani studenti, che, nonostante la guerra in atto, non tralasciano il loro desiderio di fare arte.
Nello 'Sguardo sul nuovo cinema israeliano' invece verranno proposti film che hanno già ottenuto successo di pubblico accanto ad altri meno conosciuti, dandoci una visione sfaccettata di Israele oggi, spesso inedita e diversa da quella riportata dalla cronaca giornalistica.
Le altre due sezioni presenti sono ''Israele nel Cinema - tra mito e demistificazione'', dove, grazie alle pellicole internazionali e non, si vedrà la costruzione e la demistificazione del mito del combattente sionista, e ''Percorsi ebraici: album di famiglia. Dimensione privata e collettiva della memoria''.
In quest'ultima il confronto è tra tre donne registe che, tramite il racconto dei ricordi di famiglia, evocano importanti pagine della storia del '900. Le tre provengono una dall'Italia, una dagli U.S.A. e l'altra da Israele.
Ricordiamo inoltre due eventi importanti. Il primo è la proiezione de ''Il grido della terra'' di Duilio Coletti del 1949, una pellicola restaurata grazie all'opera della Cineteca Nazionale, presentata già altrove ed ora qui grazie sempre al Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Il film narra proprio la nascita dello Stato d'Israele e verrà presentato martedì 18 alle ore 20:00.
La seconda segnalazione riguarda la serata di chiusura, in data 19 novembre, dove verrà presentato ''Qualcuno con cui correre''. La pellicola, diretta da Oded Davidoff, è tratta dall'omonimo romanzo del celebre David Grossaman; i due, assieme ai protagonisti, interverranno in sala e introdurranno il pubblico alla visione dell'opera.
Il cinema ebraico quindi cresce, non solo nei numeri e negli investimenti, ma soprattutto nella qualità; leva necessaria per affrontare i colleghi mondiali e per mostrare il lato quotidiano di un popolo ricco di cultura e che ha voglia di comunicare.

(l'Ideale, 13 novembre 2008)

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Il laico Nir Barkat è il nuovo sindaco di Gerusalemme

GERUSALEMME - Il candidato laico Nir Barkat, 49 anni, ricco uomo d'affari di destra, ha vinto le elezioni per la carica di sindaco di Gerusalemme che si sono tenute ieri. Barkat ha ottenuto il 52% dei voti, contro il 43% dell'ultraortodosso Meir Porush e il 3,6% del miliardario di origine russa Arcady Gaydamak.
Barkat è un imprenditore nel campo dell'alta tecnologia ed è considerato politicamente di centro, anche se nella sua campagna elettorale ha assunto alcune posizioni della destra, in special modo sull'indivisibilità di Gerusalemme come capitale di Israele, al fine di ottenere i voti dell'elettorato moderato religioso nazionalista. Barkat sostituirà il sindaco Uri Lupoliansky, esponente dell'elettorato ultraortodosso.
Il risultato delle elezioni a Gerusalemme è quello forse politicamente più rilevante delle amministrative che si sono svolte ieri in 160 comuni israeliani.

(swissinfo.ch, 12 novembre 2008)

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A Tel Aviv riconfermato il sindaco laburista Huldai

ROMA, 12 nov. (Ap-Apcom) - "Sarò il sindaco di tutti gli abitanti di Gerusalemme", ha detto Barkat nel suo discorso con cui ha proclamato la sua vittoria. "Sono consapevole della portata delle sfide che dobbiamo affrontare e della complessità di questa missione", ma "ora è tempo di lavorare tutti insieme per il bene della città", ha aggiunto il nuovo sindaco della Città Santa, che ha un passato da ufficiale dei paracadutisti.
A Tel Aviv è stato invece riconfermato per un altro mandato di cinque anni il sindaco laburista Ron Huldai, che ha ottenuto il 50 per cento dei voti. Al secondo posto, con il 34 per cento dei voti, si è piazzato Dov Chenin, leader della lista civica "Una città per tutti".
Sotto la guida di Huldai, Tel Aviv ha vissuto uno sviluppo impressionante negli ultimi anni: grattacieli, strade nuove e più ampie, campi sportivi, parchi giochi e continui lavori di abbellimento nel centro cittadino. Nel biennio 2004-06 Huldai ha investito 977 shekel (195 euro) per ogni abitante contro i 601 shekel (120 euro) mediamente spesi dalle altre amministrazioni comunali. Un investimento ingente che ha convinto tanti israeliani a trasferirsi a Tel Aviv (nominata parte del patrimonio mondiale dall'Unesco nel 2003), già da tempo capitale economica e culturale di Israele e nota per lo stile liberal e per una intensa vita notturna.

(Virgilio Notizie, 12 novembre 2008)

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Iran testa nuovi missili con gittata sino a Israele

TEHERAN - L'Iran ha annunciato di aver testato oggi una nuova generazione di missili terra-terra e di essere pronta a difendersi contro ogni attacco.
L'ultimo test missilistico iraniano segue insistenti speculazioni negli ultimi mesi di possibili attacchi aerei da parte degli Usa o di Israele contro le sue postazioni nucleari, che l'Occidente sospetta siano parte di un piano segreto di armamenti atomici, sospetto che Teheran ha sempre rigettato.
Il ministro della Difesa iraniano Mostafa Mohamamad Najjar ha detto che i missili terra-terra hanno "capacità estremamente elevate" e che sono da considerarsi solo a scopi difensivi. Ha spiegato che la gittata dei missili è di 2.000 chilometri, cosa che rende raggiungibili Israele e le basi americane nel Golfo.
"Questo test missilistico fa parte dei programmi della dottrina di dissuasione dell'Iran, cadranno solo sulla testa dei nostri nemici... che vogliono compiere un'aggressione ed invadere la repubblica islamica", ha detto il ministro, secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa statale Irna.

(Reuters, 12 novembre 2008)

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Israele: soldato sbadiglia a cerimonia per Rabin, condannato

GERUSALEMME - Un soldato israeliano, colto mentre stava facendo un "lungo e rumoroso sbadiglio" durante una cerimonia di commemorazione del premier Yitzhak Rabin, ucciso 13 anni fa da un ultranazionalista ebreo, è stato processato da una corte marziale e condannato a 21 giorni di carcere militare.
Il fatto, secondo quanto riferiscono oggi i media israeliani, è avvenuto durante una cerimonia in una base dell'aeronautica. Il soldato è stato visto sbadigliare dal comandante della base che in quel momento stava tenendo un discorso per ricordare la figura di Rabin.
L'ufficiale ha ordinato l'immediato arresto del soldato che è stato processato per direttissima da un tribunale militare per "comportamento irrispettoso".
La madre del soldato ha difeso il figlio e ha affermato che lo sbadiglio è stato causato da "stanchezza" e non intendeva indicare una mancanza di rispetto. Era giusto punirlo, ha aggiunto, ma la condanna è stata esageratamente severa.

(swissinfo.ch, 12 novembre 2008)

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A Beit Jala nasce la prima squadra di rugby della Palestina

Se lo sport allontana la guerra ed avvicina la fratellanza, la comprensione o, perlomeno, il rispetto civile reciproco, allora è sicuramente da accogliere come un'ottima notizia la nascita dei Beit Jala Lions, la prima squadra di rugby dei Territori Palestinesi occupati da Israele.
I Lions della West Bank hanno ricevuto un grosso supporto, morale, finanziario e logistico dal famoso club irlandese del Munster, che ha inviato loro persino i palloni! Un imprenditore locale sponsorizza la squadra.
Tutto è nato dall'iniziativa di Martin Bisztrai, un ex nazionale ungherese, finito in Palestina per delle ricerche antropologiche. "Martin aveva con sé una strana palla ovale, mai vista prima dalle nostre parti", ha raccontato Nicolas Fuad Stefan, il ventenne coach del neonato club.
In squadra c'è pure lo straniero: Jason Pollack, 26 anni, un cooperatore umanitario americano. Per ora sono solo dieci i giocatori e bisogna limitarsi al touch-rugby, per non parlare del fatto che non esistono altre squadre e non si può organizzare nemmeno un torneo parrocchiale. Ma, come si dice: l'importante è incominciare.

(Rugbylist, 12 novembre 2008)

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Visi d’Israele. Una serie speciale su Infolive.tv

Uomini e donne provenienti da ambienti diversi parlano delle loro esperienze in Israele e dicono che cosa significa per loro vivere in quel paese.

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Va in onda "I ragazzi di Villa Emma"

Su Rai Edu e Rai 3 il documentario sulla storia dei 73 giovani ebrei salvati dagli abitanti di Nonantola

ROMA, 11 nov - Tra il 1942 e il 1943, settantatré ragazzi ebrei, in fuga per mezza Europa, vengono ospitati dagli abitanti di Nonantola (Modena), che li salvano dalle SS e poi li aiutano a
riparare in Svizzera, verso la salvezza. Alla loro vicenda, raccontata dagli ragazzini di allora, oggi anziani che vivono in Israele, è dedicato "I ragazzi di Villa Emma", il film documentario di Aldo Zappalà che andrà in onda mercoledì 12 novembre, per la serie "La storia siamo noi", alle 8:05 e alle 00:40 su Raitre. Una sintesi del film, prodotto da Village Doc&Films e Rai Educational e premiato con la Targa del Presidente della Repubblica, è stata presentata oggi a Roma, alla Casa della memoria e della storia.
Per la maggior parte ebrei di origine tedesca, in fuga verso la Palestina quando l'occupazione tedesca e italiana della Jugoslavia bloccò loro la strada, i bambini arrivarono a Nonantola in due gruppi: 40 il 17 giugno 1941, 33 da Spalato nell'aprile del '43. In totale 73 ragazzi, tra i 6 e i 21 anni, tutti orfani dei genitori morti nei campi di concentramento. A Villa Emma i ragazzi vissero con i accompagnatori e educatori, Josef Indig, Marco Schoky e il pianista Boris Jochverdson. Con l'occupazione tedesca dell'Italia dopo l'8 settembre 1943 e l'arrivo delle truppe tedesche a Nonantola, la situazione cambiò: in meno di 48 ore Villa Emma fu abbandonata e i ragazzi trovarono rifugio nel seminario dell'Abbazia e nelle case di contadini e artigiani. Grazie all'impegno, in particolare, del parroco don Arrigo Beccari, i bambini furono aiutati a fuggire a piccoli gruppi in Svizzera, tra il 28 settembre al 16 ottobre 1943. La maggior parte di loro riuscì ad arrivare in Palestina nel maggio 1945.
Don Arrigo Beccari e il medico Giuseppe Moreali sono stati in seguito onorati nello Yad Vashem, il sacrario della Shoah di Gerusalemme, ed è stato loro dedicato un albero nel Viale dei Giusti. Nel 2004 la storia dei bambini di Nonantola era diventata una fiction per Raiuno, La fuga degli innocenti, di Leone Pompucci, vista da oltre 7 milioni di spettatori.

(EmiliaNet, 11 novembre 2008)

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La visita ai campi di Auschwitz e Birkenau di 400 studenti di Roma

di Roberto Della Rocca, rabbino

Sono state numerose le emozioni e le riflessioni scaturite in occasione della visita nei campi di Auschwitz e Birkenau con la delegazione di 400 studenti di molte scuole superiori di Roma guidata dal Sindaco Alemanno. I ragazzi, come gli adulti, sono stati ore ad ascoltare con grande intensità emotiva le testimonianze dei quattro sopravvissuti che ci accompagnavano. La sollecitazione più forte che ho avvertito è stata quando le sorelle Bucci, che al tempo della deportazione erano bambine di 4 e 6 anni, hanno iniziato a raccontare alcune storie di quei terribili giorni proprio davanti alla baracca dei bambini dove erano state internate. Improvvisamente un gruppo di studenti israeliani si è voluto unire a noi, incuriosito della poco conosciuta realtà ebraica italiana. Hanno circondato le due signore regalando loro due bandiere dello Stato di Israele e, innalzando le altre che avevano in mano, hanno intonato l'Hatikwa. Mi sono interrogato molto su questo gesto che, seppur irrazionale, segna una diffusa coniugazione associativa tra la Shoà e la nascita dello Stato di Israele. E' un tema di dibattito aperto e molto acceso e che per certi aspetti potrebbe costituire una sorta di diminutio del grande ideale sionista precedente alla Shoà stessa. Confesso, tuttavia, che io stesso, nello sforzo di superare l'angoscia di una giornata difficile, ieri sera ho dato maggior rilievo all'affermazione rabbinico sionista che lo Stato di Israele costituisce l'inizio del germoglio della nostra redenzione. Basti pensare soltanto a come lo Stato di Israele è riuscito a far rivivere quella Torà di cui una immensa parte è stata distrutta con la Shoà.

(Notiziario Ucei, 11 novembre 2008)

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Blair: Obama cominci da Israele, l'Iraq viene dopo

L'ex premier: il nodo è tra l'Islam e l'Occidente

ROMA, 11 nov. (Apcom) - L'elezione di Barack Obama alla presidenza degli Stati Uniti è "una grande opportunità per il processo di pace tra israeliani e palestinesi" e proprio da Israele il neo presidente americano dovrà cominciare ad agire in materia di politica estera. Ne è convinto l'inviato speciale del Quartetto per il Medio Oriente ed ex premier britannico, Tony Blair, secondo il quale "tutti i fronti aperti sono influenzati dalla questione israelo-palestinese".
In un'intervista pubblicata oggi dal quotidiano 'la Stampa', Blair sostiene che "con differenti dimensioni, Iraq, Iran, Afghanistan sono facce dello stesso problema, il rapporto tra Islam e Occidente". "Qualsiasi progresso qui non può che avere effetti positivi sul resto. Tutti i leader musulmani non fanno che ripeterlo e non solo nel mondo arabo, anche in Turchia", afferma Blair.
Con l'era Bush, secondo l'inviato del Quartetto, "finisce la fase del dibattito politico autoreferenziale senza effetti sulla vita reale della gente" e adesso "bisogna che le parti facciano gli sforzi necessari", compreso Hamas, che "sa che c'è una linea rossa, il riconoscimento dello stato d'Israele". Blair appare comunque fiducioso: "sbaglierò, ma sono certo che i negoziati proseguiranno chiunque vinca" le elezioni israeliane di gennaio. "Il premier uscente Ehud Olmert lascia un'eredità chiara d'impegno per il negoziato e la presidenza Obama infonderà energia", ritiene l'ex premier britannico.

(Virgilio Notizie, 11 novembre 2008)

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Incontro segreto tra Hamas e assistenti di Obama prima del voto Usa

Membri di Hamas nella Striscia di Gaza avrebbero incontrato gli assistenti del neo presidente degli Stati Uniti Barak Obama nella Striscia di Gaza dopo una corrispondenza via mail e prima della sua elezione. È quanto ha dichiarato Ahmad Yousuf, consigliere politico di Ismail Haniyeh precisando che dagli Usa avevano chiesto di non diffondere alcun comunicato per non danneggiare la campagna presidenziale di Obama.
"Siamo stati in contatto con diversi assistenti di Obama via Internet e più tardi abbiamo incontrato alcuni di loro a Gaza, ma ci hanno chiesto di non diramare alcun comunicato perché questo avrebbe potuto avere effetti negativi sulla sua campagna elettorale e poteva essere usato dal candidato repubblicano John McCain per danneggiare i democratici", ha detto Yousuf in un'intervista al quotidiano pan-arabo in lingua inglese al-Hayat.
Yousuf ha quindi precisato che i contatti tra Hamas e gli uomini di Obama continuano e sono sempre buoni. Inoltre, secondo l'esponente islamico Haniyeh invierà un telegramma al nuovo presidente americano per congratularsi per la sua vittoria. "La politica che Obama applicherà nei confronti del Medioriente sarà diversa da quella del suo predecessore George W. Bush, sebbene è chiaro che la regione e la questione palestinese non saranno in cima alla sua agenda", ha detto Yousef ad al-Hayat, secondo cui il nuovo inquilino della Casa Bianca "si concentrerà più sulla crisi economica, l'Iraq e l'Afghanistan".

(l'Occidentale, 11 novembre 2008)

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Livni si distanzia da Olmert sui confini del 67

GERUSALEMME, 11 nov. - (Adnkronos) - La leader del Kadima Tzipi Livni si e' oggi distanziata dal primo ministro israeliano Ehud Olmert, che ha ieri auspicato un ritorno ai confini del 1967. "Come leader del Kadima non sono impegnata dai commenti dal primo ministro uscente, ma dalla piattaforma del Kadima, e questa determinera' come condurremo i negoziati", ha detto la Livni, impegnata a guidare il suo partito verso le elezioni anticipate del 10 febbraio. "Fra me ed Olmert -ha sottolinetao- vi sono delle differenze". "Non possiamo semplicemente buttare la chiave dall'altra parte e sperare per il meglio specie in Giudea e Samaria", ha proseguito, riferendosi alle colonie in Cisgiordania. Attuale ministro degli Esteri e capo della squadra israeliana nei negoziati di pace con i palestinesi, la Livni ha assicurato di voler continuare le trattative per giungere ad un accordo basato su un compromesso territoriale. "Vogliamo mantenere uno stato sicuro in Israele e cio' non puo' essere fatto su tutto il territorio", ha dichiarato. Prima della guerra del 1967, Israele non controllava la Cisgiordania, il Golan e parte di Gerusalemme.

(Il Tempo, 11 novembre 2008)

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Noto organista ucraino, in Israele fa lo spazzino

di Ori Lewis

KARMIEL, Israele (Reuters) - L'organista Roman Krasnovsky ha fatto appena in tempo a sentire lo scroscio di applausi per lui alla fine del suo recital nella chiesa di Tel Aviv lo scorso mese, che subito è dovuto correre a casa per mettersi la tuta e iniziare la sua giornata di lavoro da spazzino.
Raccogliere i rifiuti a Karmiel, città a nord di Israele, è la sua occupazione: un lavoro fisso che gli premette di suonare, insegnare e comporre, ma che ogni tanto dà una nota stonata alle performance del musicista nato in Ucraina, che si esibisce in Israele e nel resto del mondo.
"In alcuni concerti sono stato presentato dall'annunciatore così: 'Oggi Roman Krasnovsky suonerà, è un famoso organista ma in Israele deve lavorare come spazzino", ha detto il musicista.
"Momenti come questo mi fanno stare male perché il pubblico si dispiace per me".
Krasnovsky ha iniziato a suonare il piano all'età di 5 anni. Ha studiato in varie accademie musicali dell'ex Unione Sovietica e tra i suoi insegnanti annovera nomi importanti come il compositore Aram Khachaturian.
Prima di emigrare in Israele nel 1990, all'età di 35 anni, Krasnovsky era il primo tastierista dell'Orchestra sinfonica di Kharkov. Passò all'organo dopo che ne venne installato uno nella sala concerti principale della città.
Con due genitori anziani a cui badare, Krasnovsky ha deciso di rimanere in Israele anche se perfettamente consapevole del fatto che lì non avrebbe potuto mandare avanti la sua carriera da concertista. Anche se ha molte chiese, lo stato ebraico conta pochissimi organi di buona qualità.
Krasnovsky ha composto musiche per organo, raccolte nell'album "Three Organ Symphonies", che afferma siano le prime mai scritte su temi ebraici.
"Quando ho visto il disco ho pensato 'Ora posso morire', perché ho fatto la cosa più importante della mia vita. Sinfonie ebraiche per organo non erano mai state scritte prima", ha detto.

(Reuters Italia, 11 novembre 2008)

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Israele: alle urne per eleggere il sindaco di Gerusalemme - voto in 159 citta'

Urne aperte in Israele per le elezioni municipali: tra le 159 citta', particolare attenzione è rivolta a Gerusalemme e Tel Aviv. Nella Città Santa la sfida è tra Nir Barkat miliardario indipendente e l'attuale vicesindaco ultraortodosso Meir Porush.
La sfida piu' accesa e' certamente quella per il nuovo sindaco della citta' santa, dove la contesa e' tra il miliardario indipendente Nir Barkat, laico e sostenuto dalla sinistra, che, secondo gli ultimi sondaggi, avrebbe nove punti di vantaggio sul candidato ultraortodosso, Meir Porush, finora vice sindaco.
Le elezioni muncipali di oggi sono considerate un test importante in vista del voto politico anticipato fissato per il 10 febbraio prossimo.

(Clandestinoweb, 11 novembre 2008)

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Sondaggio Israele: l'84% dei cittadini votera' alle elezioni di febbraio

L'84 per cento degli israeliani prenderà parte alle elezioni del prossimo febbraio. Lo indica il sondaggio War and Peace Index condotto dal Tami Steinmetz Center for Peace Research. L'indagine si basa su una rilevazione mensile effettuata per telefono su un campione di 600 cittadini di vari settori della società israeliana.
Secondo i dati raccolti, il 49 per cento degli israeliani voterà in base agli orientamenti dei vari partiti, il 26 per cento a seconda del leader di partito e il 15 per cento deciderà prendendo in considerazione entrambi i fattori.
Il 47 per cento degli intervistati ha dichiarato che fondamentale per la sua scelta sarà la posizione delle formazioni politiche su questioni di sicurezza, il 23 per cento reputa fondamentali i problemi di welfare e di istruzione e il 13 per cento quelli finanziari.
Per quanto riguarda le impostazione fra i vari partiti su tali questioni, il 59 per cento delle persone sentite ritiene che tra i laburisti e Kadima non vi siano sostanziali diversità di dottrina mentre il 63,5 per cento rileva differenze tra i laburisti e il partito di destra del Likud e il 56 per cento fra Kadima e il Likud.
Il 50 per cento degli intervistati, inoltre, si è detto concorde con la decisione del leader di Kadima Tzipi Livni di respingere le domande del partito ortodosso Shas durante le consultazioni per la formazione del governo, scelta che poi ha portato a indire le elezioni generali. Circa il 33 per cento degli individui sentiti ha dichiarato che si è trattato di un errore e il 17 per cento non ha espresso un giudizio. (adnkronos).

(Clandestinoweb, 10 novembre 2008)

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Siediti e non ti muovere: a farti dimagrire ci pensa I-cool seat, la sedia antiobesità

Dimagrire seduti, senza muovere nemmeno un muscolo. E' il sogno di molti, dei piu' pigri soprattutto, che due design israeliani vogliono trasformare in realta'. Alex Padwa e Daniel Leibovicz hanno messo a punto la sedia che fa dimagrire, battezzata 'I-cool seat': una poltrona dal design avveniristico, a meta' fra un grill o un guscio da astronave.
"E' la prima sedia - sottolineano i due disegnatori industriali - che senza fare alcun tipo di esercizio fisico permette di bruciare calorie piu' del normale". Questo grazie a un sistema, brevettato, che accelera il dispendio energetico attraverso la temperatura corporea, regolandola 'ad hoc'. Cosi' anche i piu' sedentari, affermano i due israeliani sul quotidiano 'Haaretz', possono perdere peso. Non solo, per Padwa e Leibovicz, la sedia crea un "rivoluzionario microambiente personalizzato", con la temperatura da impostare e regolare a proprio piacere, indipendentemente dal clima nel resto della stanza o dell'ufficio.

(ADUC Salute, 10 novembre 2008)

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Israele - Amministrative: vie diverse per Tel Aviv e Gerusalemme

Domani si rinnovano i consigli comunali nello Stato ebraico

TEL AVIV, 10 nov. (Apcom) - Domani si apriranno le urne nello Stato di Israele per il rinnovo dei consigli comunali e delle amministrazioni locali. Le consultazioni, che avvengono a tre mesi esatti dalle elezioni politiche generali, hanno ricevuto sino ad oggi poco spazio sui mezzi d'informazione locali e ancora meno su quelli internazionali. Per gli israeliani, soprattutto per quelli che vivono nei centri piu' grandi, al contrario il voto e' importante, poiche' definira' modelli di sviluppo urbano spesso molto diversi e porra' con forza, come mai e' accaduto in passato, la questione della tutela dell'ambiente.
Dal voto emergeranno peraltro in modo evidente le ampie differenze tra le due principali citta' del Paese: Tel Aviv e Gerusalemme. La prima vicina a modelli di sviluppo europei, la seconda dominata dalla religione e, come sempre, molto condizionata dal conflitto israelo-palestinese.
Sotto la guida del sindaco laburista Ron Huldai, Tel Aviv ha vissuto uno sviluppo impressionante negli ultimi anni: grattacieli, strade nuove e piu' ampie, campi sportivi, parchi giochi e continui lavori di abbellimento nel centro cittadino. Nel biennio 2004-06 Huldai ha investito 977 shekel (195 euro) per ogni abitante contro i 601 shekel (120 euro) mediamente spesi dalle altre amministrazioni comunali. Un investimento ingente che ha convinto tanti israeliani a trasferirsi a Tel Aviv (nominata parte del patrimonio mondiale dall'Unesco nel 2003), gia' da tempo capitale economica e culturale di Israele e nota per lo stile liberal e per una intensa vita notturna.
"I meriti di Huldai sono noti ma e' tempo di sottolineare anche i suoi demeriti", ha detto ad Apcom l'avvocato Dov Chenin, leader della lista civica "Una citta' per tutti", che unisce la sinistra e gli ambientalisti, "lo sviluppo di Tel Aviv e' stato soprattutto verticale, una immensa colata di cemento che non sempre ha tenuto conto delle necessita' di tutela dell'ambiente". A cio' - ha proseguito - si aggiunge l'enorme attenzione dedicata al centro abitato dai ricchi e una sostanziale indifferenza per la periferia meridionale della citta', la parte piu' povera. E' tempo di voltare pagina".
Parlamentare del Fronte per la Pace e l'Uguaglianza, una formazione arabo-ebraica, Chenin e' noto per le sue battaglie ambientaliste, unite a quelle per il miglioramento delle condizioni di vita della popolazione a basso reddito. La sua lista raccoglie il consenso dei giovani di Tel Aviv che desiderano uno sviluppo piu' equilibrato della citta' e piu' focalizzato sui servizi pubblici. "I livelli di inquinamento di Tel Aviv sono inquietanti - ha aggiunto Chenin - e potranno scendere solo se verranno create aree verdi, potenziati i trasporti pubblici e avviate politiche per convincere i cittadini a lasciare a casa l'automobile e ad usare autobus verdi e piste ciclabili".
Secondo i sondaggi Huldai (sostenuto dai laburisti e dal partito di maggioranza relativa Kadima) avrebbe la vittoria in tasca ma la lista "Una citta' per tutti" si piazzera' al secondo posto condizionando in futuro le politiche del sindaco. E' da sottolineare infine la candidatura a "primo cittadino" della giornalista araba israeliana Asma Aghbaireh, a capo di una lista di estrema sinistra, che si batte per lo sviluppo e la tutela del trascurato sobborgo di Jaffa, dove vive la maggioranza degli arabi di Tel Aviv.
A Gerusalemme, citta' da diversi anni dominata dalla destra e dai religiosi ortodossi, non si parla di ambiente ma di costruzione di nuovi insediamenti ebraici nel settore arabo della citta', occupato da Israele nel 1967. Il favorito dai sondaggi, Nir Barkat, ne ha fatto il tema principale della sua campagna elettorale allo scopo di catturare i voti della destra ultranazionalista, fondamentali per sconfiggere il suo principale avversario, il rabbino Meir Porush, che gode del sostegno dei tanti ebrei ultraortodossi che vivono a Gerusalemme. Barkat potra' contare anche sui voti dei laici di sinistra che, pur non condividendo il suo programma, lo considerano l'unica possibilita' di evitare che la poltrona di sindaco venga nuovamente occupata da un religioso.
"Esiste una alleanza laica trasversale che ha come obiettivo comune quello di impedire che Porush diventi sindaco ma non e' detto che Barak esca vincitore dalle urne. Porush gode di un consenso ampio e un pugno di voti potrebbe rivelarsi decisivo", ha detto ad Apcom Meir Margalit, un ex consigliere comunale.
Dalla partita elettorale a Gerusalemme rimarra' fuori ben il 30% dell'elettorato. I palestinesi che formano 1/3 della popolazione della citta' boicotteranno il voto, come hanno sempre fatto in passato, per rimarcare il loro rifiuto dell'occupazione israeliana della zona araba (Est). Tuttavia si prevede che una piccola percentuale di palestinesi, forse il 3-4%, andra' ai seggi elettorali dove dovrebbe preferire il rabbino Porush che, a differenza di Barkat, non pianifica la costruzione di nuovi insediamenti ebraici nel settore arabo.

(Virgilio Notizie, 10 novembre 2008)

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Novembre '43: Firenze non dimentica i suoi trecento cittadini ebrei deportati

Il 9 novembre 1943, quasi 300 ebrei furono ammassati su alcuni vagoni di un treno alla stazione di Santa Maria Novella e trasportati ad Auschwitz. Sono trascorsi 65 anni da quella deportazione ed anche ieri, nel sessantacinquesimo anniversario, l'amministrazione comunale e la Comunità ebraica hanno ricordato l'accaduto al binario 16 con una cerimonia

FIRENZE, 10 novembre 2008 - IL 9 novembre 1943, quasi 300 ebrei furono ammassati su alcuni vagoni di un treno alla stazione di Santa Maria Novella e trasportati ad Auschwitz. Arrivarono il 14 novembre: 193 prigionieri furono immediatamente uccisi nelle camere a gas. C'erano 8 bambini nati dopo il 1930, 30 anziani, nati prima del 1884. La più giovane era Lia Vitale, nata nel 1942, la più anziana Fanny Tedesco ed aveva 93 anni.
Sono trascorsi 65 anni da quella deportazione ed anche ieri, nel sessantacinquesimo anniversario, l'amministrazione comunale e la Comunità ebraica hanno ricordato l'accaduto al binario 16 con una cerimonia alla quale hanno partecipato l'assessore alle politiche del lavoro Riccardo Nencini, il rabbino capo Joseph Levi e la presidente della comunità ebraica fiorentina Daniela Misul.
«Ricordare questi tragici eventi significa non dimenticare. Non dimenticare per evitare che possano riproporsi - ha commentato l'assessore Nencini -. Il binario 16 è diventato un simbolo delle ingiustizie e dello sterminio che i nazisti operarono anche a Firenze».
In città, prima della seconda guerra mondiale, gli ebrei erano oltre 2500. Dopo la guerra rimasero in meno di 1200. Il 6 novembre 1943, durante l'occupazione nazista, molti di loro furono catturati e detenuti alle scuole leopoldine di Santa Maria Novella per essere trasportati, il 9 novembre, nel campo di sterminio di Auschwitz. Dal novembre 1943 al giugno del 1944 si calcola, per difetto, che gli ebrei deportati da Firenze furono almeno 500, tra fiorentini e stranieri.

(La Nazione, 10 novembre 2008)

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Cosa accadde tra il 9 e il 10 novembre 1938

ROMA (9 novembre) - La notte fra il 9 e il 10 novembre 1938 la Germania visse quella che è tristemente passata alla storia come la "Notte dei cristalli". Si trattò del primo atto di violenza collettiva ai danni della popolazione di religione ebraica da parte del regime hitleriano, che pure già
tre anni prima aveva varato le leggi razziali. Quella notte squadracce di militanti nazisti presero di mira le abitazioni e i negozi dei tedeschi di fede giudaica, le sinagoghe e altri luoghi di preghiera. Fu un'aggressione a freddo, che colpì gente inerme nelle grandi città e nei piccoli centri. La polizia non intervenne.
Il bilancio fu di 91 morti, 267 sinagoghe distrutte, migliaia di negozi e appartamenti devastati e incendiati, e circa 30mila persone rastrellate e avviate verso tre campi di concentramento. Solo a Dachau finirono 13mila persone, 700 delle quali morirono nel giro di pochi giorni, mentre le altre furono rilasciate dopo aver accettato di prendere la via dell'esilio. La "Notte dei cristalli" venne così definita a causa dei tanti negozi e attività commerciali di proprietà di cittadini ebrei, le cui vetrine vennero mandate in pezzi nelle strade.
A ordinare il tutto era stato il ministro della propaganda Goebbels, il quale, per lanciare il pogrom antiebraico, si era servito come pretesto dell'attentato compiuto il 7 novembre a Parigi dall'ebreo Herschel Gruespan, costato la vita al diplomatico tedesco Ernst von Rath. Con il passare degli anni è stato messo in dubbio che tutto fosse stato organizzato dal solo Goebbels, peraltro nel giro di due soli giorni, lasciando spazio invece all'ipotesi che il pogrom fosse stato pianificato da tempo e con cura, in attesa di un pretesto. Per beffa aggiuntiva, dopo la violenza, alle comunità ebraiche fu addirittura imposto di rimborsare il controvalore economico dei danni "arrecati".

(Il Messaggero, 10 novembre 2008)

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Germania - Su Bild planimetrie Auschwitz, comprese camere a gas

Documenti ritrovati durante sgombero appartamento Berlino

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BERLINO, 8 nov. (Apcom) - Sono documenti raccapriccianti. Disegnati in modo accurato. Planimetrie, facciate e interni di edifici del principale campo di sterminio nazista a Auschwitz, compresi i progetti delle camere a gas. Sono documenti - pubblicati oggi, alla vigilia del settantesimo anniversario delle violenze della 'Notte dei cristalli' del 1938, in esclusiva dal quotidiano tedesco Bild - che contraddicono anche gli ultimi negazionisti dell'Olocausto.
La documentazione originale sarebbe stata trovata recentemente in un appartamento berlinese. Si tratta di 28 progetti su carta di grande formato, che risalgono al 1941 e 1943 e di cui Bild è riuscito a ottenere una copia. Ci sono il famigerato cancello d'ingresso della succursale di Birkenau, le baracche dei detenuti, un "impianto di disinfestazione" con annessa camera a gas. Poi un forno crematorio e i prospetti delle "aree di interesse", cioè degli edifici, riservate alle SS. Una delle planimetrie porta addirittura la firma, in inchiostro verde, di Heinrich Himmler, responsabile delle operazioni di sterminio degli ebrei.
"I piani sono una autentica testimonianza del genocidio programmato in modo sistematico contro gli ebrei d'Europa", ha affermato il direttore dell'ufficio degli archivi federali di Berlino, Hans Dieter Kreikamp.
Il documento che più fa inorridire è il progetto di un "impianto per la disinfestazione": da uno spogliatoio si passa in uno spazio doccia e da lì in una stanza per vestirsi. Ma da qui le porte introducono in due anticamere che portano attraverso dei disimpegni in una "camera a gas". Nero su bianco, sottolinea Bild, c'è scritto sul progetto "camera a gas". In questa camera, la cui grandezza prevista era di 11,66 per 11,20 metri di lato, è molto probabile che non venissero disinfestati con l'acido cianidrico degli abiti, bensì delle persone. Il progetto, disegnato dal detenuto numero 127 a Auschwitz, risale all'8 novembre 1941. In questo periodo veniva già sperimentato il "Zyklon B", il gas con il quale si uccidevano i detenuti malati o i prigionieri di guerra russi.
Sul progetto compare anche una "cantina" ("Keller", o meglio "Leichenkeller", scantinato dei cadaveri) lunga otto metri, ma "allungabile in caso di necessità", secondo i progettisti delle SS.
I documenti ritrovati testimoniano una volta di più che lo sterminio di massa contro gli ebrei non è stato deciso con la cosiddetta Conferenza di Wannsee, nel gennaio 1942, ma molto prima.

(Virgilio Notizie, 9 novembre 2008)

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Congresso ebraico: Iran principale minaccia contro di noi

BRUXELLES (9 novembre) - La vita degli ebrei è ancora minacciata dall'intolleranza e fra i pericoli maggiori c'è l'Iran: lo ha affermato il presidente del Congresso ebraico europeo, Moshe Kantor, durante una cerimonia alla sinagoga di Bruxelles per commemorare il 70o anniversario della "Notte dei cristalli". «Settanta anni dopo, le vite e le proprietà degli ebrei sono ancora una volta minacciate dall'odio e dalla barbarie. Le forze dell'intolleranza e dell'antisemitismo sono molti casi più forti - ha detto Kantor - L'Iran sta sviluppando una potenza nucleare e i suoi leader fanno dichiarazioni antisemite all'assemblea generale dell'Onu, e nessun rappresentante di nessun Paese lascia l'aula per protesta». Lunedì il congresso organizzerà un evento al Parlamento europeo. «I leader politici europei devono imparare dalla lezione del 1938 ed essere in prima fila nella lotta per i diritti umani e per la dignità - sostiene Kantor - L'Europa non deve essere compiacente, soprattutto davanti alle minacce rappresentate dalla corsa agli armamenti nucleari dell'Iran, dai terroristi e dai fondamentalisti, che diffondono un messaggio di odio e di intolleranza».

(Il Messaggero, 9 novembre 2008)

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Un anniversario all'ombra del Muro

di Walter Rauhe

BERLINO (9 novembre) - Quello della "Notte dei cristalli", i pogrom nazisti contro la popolazione ebraica condotti nella notte tra il 9 e il 10 novembre di settant'anni fa, è un anniversario in via d'estinzione. Un altro evento storico epocale contende in Germania le commemorazioni ufficiali legate a questa importante data: la caduta del Muro di Berlino avvenuta nella stessa notte ma nel 1989.
È forse questa coincidenza a spiegare l'indifferenza con la quale parte della Germania ricorda il ben più tragico avvenimento del 1938 quando in tutto il Paese bruciarono 267 sinagoghe, vennero distrutti 7500 negozi, deportati 30mila ebrei e uccisi altri 91. La Cancelliera Angela Merkel e la presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi Charlotte Knobloch, sopravvissuta all'Olocausto, commemorano oggi in una cerimonia i tragici avvenimenti che settant'anni fa diedero inizio al sistematico terrore nazista contro gli ebrei. Previsti sono anche un concerto alla Filarmonia e l'inaugurazione di una mostra nella Nuova Sinagoga. Commemorazioni però che sanno ormai di routine e di ufficialità e passano inosservate alla maggioranza della gente. E con la memoria, cala anche la sensibilità. Sempre più politici incappano in terribili gaffe. Ultimo tra tutti il governatore cristiano-democratico della Bassa Sassonia Christian Wulff che ha parlato di una sedicente "atmosfera da pogrom contro dirigenti e manager tedeschi" per via della crisi finanziaria.

(Il Messaggero, 9 novembre 2008)

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A Roma nasce il wine bar con bottiglie e sfizi kasher

di Damiana Verucci

Nel cuore del Ghetto, a Roma, ha aperto un locale che svela tutti i segreti della cucina ebraica kasher. È il primo in Italia, ideato da Angelo Terracina, dove si possono gustare piatti, ma soprattutto vini e cocktail rigorosamente kasher.

Sulla carta sono più di 200 le etichette di vino, provenienti da tutto il mondo: da quelli a base di prosecco ai più classici come il Mojito o il Cosmopolitan, accompagnati da tartine, bruschette, pizzette farcite di carne secca, e per i più golosi, da crostate di albicocca o visciole, servite calde. I prodotti sono tutti certificati, come le regole alimentari ebraiche vogliono ed è proprio questa la particolarità dei locali kasher. La preparazione del cibo, così come quella del vino, non è mai lasciata al caso. Un rabbino, coadiuvato da un gruppo di persone di alto profilo sotto l'aspetto religioso, controlla le varie fasi del processo enologico (spremitura, fermentazione, svinatura, travasi e filtraggi) e al termine di ognuna di esse sigilla i contenitori perché il vino possa ritenersi «idoneo». Il vino è kasher solo se la sua produzione viene effettuata da un ebreo osservante o comunque sotto la stretta osservanza del rabbinato. Non ci deve essere nessun minimo residuo di bucce, raspi o comunque tracce di altro vino. Bottiglie particolarmente pregiate, poi, possono essere aperte solo dal Rabbino o da un alto rappresentante della comunità ebraica. Personaggi famosi che si sono gettati sul kasher? Madonna naturalmente, sempre in prima linea in questo genere di cose. La signora Ciccone è stata prontamente imitata da Paris Hilton, Lindsay Lohan e Nicole Richie.

Kasher Bistrot Caffè, via S. Maria del Pianto 68/69 00151 Roma. Tel 06/6864398
Aperto dalla domenica al giovedì dalle 7.30 alle 23.00
Venerdì dalle 7.30 alle 16.00
Sabato apertura serale dopo lo shabbat fino alle 24.

(Il Tempo, 9 novembre 2008)

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Mostre: Roma, al Senato una fotografica sui 60 anni di Israele

ROMA, 9 nov. - I primi sessanta anni di Israele raccontati in una mostra fotografica: oltre cento scatti di David Rubinger e Paul Goldman saranno ospitati nella Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca Giovanni Spadolini del Senato, per documentare la storia del giovane Stato, dal processo di formazione sotto il Mandato britannico fino ai nostri giorni.
La rassegna, promossa dalla Federazione delle Associazioni Italia-Israele e dall'Unione delle comunita' ebraiche italiane, con il sostegno dell'Ambasciata di Israele in Italia restera' aperta fino al 30 novembre.

(Adnkronos/Adnkronos Cultura, 9 novembre 2008)

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Obama erode voto 'evangelical', vince tra cattolici e ebrei

I dati degli exit poll elaborati dal Pew Forum on Religion

ROMA, 8 nov. (Apcom) - Barack Obama ha vinto le elezioni Usa conquistando il voto cattolico, stravincendo tra l'elettorato ebraico e rosicchiando le preferenze degli elettori 'evangelical': sono i dati degli exit poll elaborati dal Pew Forum on Religion and Public Life.
Secondo l'autorevole istituto statunitense, la scelta dei cattolici si è ribaltata rispetto a quattro anni fa. Complessivamente, infatti, i cattolici che hanno votato Obama sono stati il 9% in più rispetto a quelli che hanno scelto McCain (rispettivamente 54% e 45%). Al contrario, quattro anni fa i cattolici che avevano votato repubblicano, favorendo George W. Bush rispetto a Kerry, erano stati il 52% contro il 47%. Diversa la situazione se si limita l'analisi ai cattolici bianchi, che hanno votato al 52% per McCain e al 47% per Obama (nel 2005, comunque, il 56% aveva votato repubblicano e il 43% democratico). A dispetto di alcune previsioni, inoltre, per il Pew Forum "i primi exit poll suggeriscono che Obama ha avuto particolare successo tra i cattolici latinoamericani". "Gran parte degli analisti che in queste ore stanno analizzando il voto - ha scritto l''Osservatore romano' - sono d'accordo sul fatto che gli elettori hanno basato la loro scelta in primo luogo su questioni come l'economia, l'assistenza sanitaria e la guerra in Iraq, piuttosto che su questioni sulle quali tradizionalmente si incentrano le preoccupazioni religiose, come l'aborto o le unioni fra persone dello stesso sesso".
Se quattro anni fa, poi, gli 'evangelical' e i 'born again' (ossia i protestanti 'rinati' grazie all'incontro con il Dio cristiano) avevano votato in blocco per Bush, ora Obama ha rosicchiato cinque punti percentuali. Votò per Bush, infatti, il 79% di loro, mentre ha votato per McCain 'solo' il 73% (e per Obama il 26%). Se si allarga lo sguardo all'intera galassia protestante, si rileva un miglioramento della posizione di Obama rispetto a Kerry, ma non il suo prevalere nei confronti di McCain. Per il candidato repubblicano, infatti, ha votato il 54% dei protestanti (il 59% aveva scelto Bush), mentre per Obama ha votato il 45% (per Kerry il 40%). Netta l'affermazione di Obama, infine, nell'elettorato ebraico. La preferenza per i democratici era già emersa nel 2004, quando votò per Kerry il 74% degli elettori ebrei, ma si è rinforzata con Obama (78%).
Il Pew Forum on Religion and public Life rileva, inoltre, che "rimane un consistente gap" tra il sostegno che Obama ha ricevuto "da coloro che vanno regolarmente a messa e coloro che vi vanno meno regolarmente". Il 67% delle persone religiose che non frequenta chiese, tempi o sinagoghe, infatti, ha votato per Obama (solo il 30% ha scelto McCain), mentre, tra coloro che ci va settimanalmente, il 55% ha preferito McCain a Obama (43%). Nel 2004, ad ogni modo, la situazione era ben diversa: per Kerry votò solo il 39% di chi frequenta i luoghi di culto regolarmente, per Bush il 61%.

(Virgilio Notizie, 8 novembre 2008)

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Domenica, su Rai Tre, il documentario 'I ragazzi di Villa Emma'

MODENA - Nel giugno del 1942, un gruppo di 73 ragazzi ebrei in fuga verso Israele arrivò a Nonantola e trovò rifugio a Villa Emma. I ragazzi vissero in paese per poco più di un anno fino a quando, dopo l'8 settembre 1943 e l'intensificarsi dei rastrellamenti, la popolazione li aiutò a fuggire in Svizzera salvandoli tutti.
La storia dei "ragazzi di Villa Emma", raccontata dalla voce degli stessi protagonisti, è diventata un documentario che sarà in anteprima nazionale al Vox Club di Nonantola domenica 9 novembre e andrà in onda su Rai Tre mercoledì 12 novembre, alle 8,15 e all'1,10, nell'ambito della trasmissione "La storia siamo noi" di Giovanni Minoli.
Il film "I ragazzi di Villa Emma - ragazzi ebrei in fuga" è realizzato da Aldo Zappalà e prodotto da RaiEducational e Village doc&Film, in collaborazione con la Fondazione Villa Emma, con il patrocinio e il contributo del Comune di Nonantola, della Provincia di Modena, dell'Assemblea legislativa della Regione Emilia e Romagna, della Fondazione Cassa di Risparmio di Modena e della Film Commission dell'Emilia e Romagna.
All'anteprima nonantolana di domenica 9 novembre, in programma alle ore 18 al Vox Club (viale Vittorio Veneto 13) a ingresso libero, interverranno: il regista Aldo Zappalà; Stefano Vaccari, presidente della Fondazione Villa Emma; Pier Paolo Borsari, sindaco di Nonantola; don Paolo Notari, parroco di Nonantola; Sandra Eckert, presidente della Comunità ebraica di Modena e Reggio Emilia. Una seconda proiezione è prevista per le ore 21.

- Dalla Slovenia ad Israele passando per Nonantola
- Il 17 giugno 1942 un gruppo di 43 ragazzi ebrei, per la maggior parte di origine tedesca, in fuga dalla Slovenia verso la Palestina scende alla stazione di Nonantola. Ad attenderli Villa Emma, residenza di campagna dove troveranno rifugio in attesa della terra promessa. Nell'aprile del 1943 si aggiunge un secondo gruppo di 33 piccoli ebrei croati provenienti da Spalato.
In tutto, 73 ragazzi, dai 6 ai 21 anni, tutti orfani che avevano perso i genitori nei campi di concentramento. A Villa Emma i bambini e ragazzi vivono insieme ai loro accompagnatori e ai loro educatori, Josef Indig, Marco Schoky e il pianista Boris Jochverdson, in condizioni modeste. Eppure molti di loro ricordano quel periodo come uno dei più felici della loro vita.
La situazione cambia radicalmente dopo l'8 settembre 1943 con l'occupazione tedesca dell'Italia e l'arrivo delle truppe tedesche a Nonantola. Villa Emma viene abbandonata in meno di 48 ore e le ragazze e i ragazzi trovano rifugio nel seminario dell'Abbazia, accolti e curati da don Arrigo Beccari, e nelle case dei contadini, degli artigiani e negozianti dei dintorni.
Per sfuggire ai rastrellamenti tedeschi si organizza la fuga in Svizzera: tra il 28 settembre e il 16 ottobre 1943, di notte, i ragazzi guadarono il fiume Tresa e arrivarono in Svizzera da dove la maggior parte di loro, dopo una fuga durata 5 anni, arrivò in Palestina nel maggio del 1945. Uno dei ragazzi, Salomon Papo, ammalatosi di tubercolosi e ricoverato nel sanatorio di Pavullo, sull'Appennino modenese, non riuscì a fuggire. Il suo nome si ritrova nell'elenco di un convoglio per Auschwitz. Nel campo polacco morì anche Goffredo Pacifici, quarantenne genovese che si occupa del magazzino di Villa Emma ed è uno degli artefici della fuga in Svizzera: rimane in Italia per far espatriare altri gruppi di ebrei e viene catturato dai tedeschi a Ponte Tresa. Salomon Papo e Goffredo Pacifici sono i soli a non salvarsi tra i rifugiati a Villa Emma.
Don Arrigo Beccari e il medico Giuseppe Moreali, artefice della fuga dei ragazzi, nel 1965 sono stati riconosciuti Giusti tra le nazioni dallo Stato di Israele e a loro nome sono cresciuti due alberi al museo Yad Vashem di Gerusalemme.

(Modena 2000, 7 novembre 2008)

ved. Notizie su Israele 224

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La Germania ricorda la Notte dei Cristalli

di Gaetano Stellacci

BERLINO - L'antisemitismo in Germania pur 70 anni dopo i pogrom nazisti del 9 novembre 1938 non è cosa del passato, come ha potuto provare di persona in questi giorni il governatore della Bassa Sassonia, Christian Wulff (Cdu). Quest'anno la Germania riunificata dopo la caduta del muro di Berlino, anch'essa avvenuta un 9 novembre ma del 1989, ha deciso di attribuire maggiore importanza ai tre quarti di secolo trascorsi dagli avvenimenti considerati lo spartiacque nella Germania di Adolf Hitler tra la prima fase di aperta discriminazione degli ebrei tedeschi già in atto dal 1933 e la persecuzione violenta sistematica che tre anni dopo nel 1941 si trasformò nella Shoah.
    Una cerimonia centrale di commemorazione si svolgerà domenica a Berlino, con la cancelliera Angela Merkel e la presidente del Consiglio centrale degli ebrei tedeschi, Charlotte Knobloch, sopravvissuta all'Olocausto. Il terrore portato avanti soprattutto dagli squadristi nazisti Ss e Sa, culminato nella cosiddetta Reichskristallnacht (la Notte dei Cristalli del Reich, una definizione coniata dai nazisti ma da anni rifiutata in Germania soprattutto dalla comunità ebraica secondo la quale abbellisce il nome di una operazione di terrore contro gli ebrei, costata la vita di alcune centinaia di persone e l'internamento di altre 30 mila in campi di concentramento) è ricordato con una mostra "Al Fuoco!" inaugurata ieri alla Nuova Sinagoga di Berlino con documenti, foto e racconti in viva voce di testimoni oculari. In Germania gli avvenimenti tra il 7 e il 13 novembre 1938 da anni sono noti piuttosto come i Novemberpogrom, i pogrom di novembre.
    Pogrom è una parola yiddish proveniente dal russo per indicare gli attacchi contro comunità ebraiche nell'Europa centro-orientale. Una parola entrata nell'uso comune dei tedeschi, tanto che il governatore della Bassa Sassonia, Christian Wulff (Cdu), ieri l'ha usata per criticare gli attacchi dell'opinione pubblica contro gli alti stipendi dei manager tedeschi, attirandosi richieste di dimissioni dall'opposizione per la sua insensibilità al tema dell'antisemitismo. Wulff ha parlato di "atmosfera da pogrom" nel dibattito sulle paghe eccessive dei manager tedeschi, reso di grande attualità dal peggioramento della congiuntura economica e della crisi dei mutui internazionali. Wulff, un giovane politico senza simpatie per l'estrema destra, si è scusato pubblicamente. "Io avrei tanto desiderato che gli ebrei nel 1938 fossero stati trattati come i manager odierni in Germania" ha aggiunto poi a chiusura del dibattito il segretario generale del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, Stephan Kramer.
    Secondo i dati forniti dal governo tedesco il 4 novembre scorso, quando il Parlamento ha approvato a larga maggioranza una mozione contro l'antisemitismo , tra gennaio e settembre 2008 in Germania ci sono stati 797 casi di antisemitismo (in aumento rispetto ai 716 dello stesso periodo del 2007), con attacchi antiebraici e 27 feriti. In quella occasione fu approvata una mozione presentata da Cdu, Spd, Fdp e Verdi, e separatamente, dalla Sinistra, in quanto la Cdu non aveva voluto una mozione comune con gli eredi politici dell'ex Germania comunista dove l'antisemitismo, a giudizio degli storici, era più diffuso anche per assenza di un dibattito in materia. La Linke ha presentato quindi una mozione identica a quella degli altri quattro gruppi, approvata a grande maggioranza.

(ANSA, 7 novembre 2008)

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Rapporti "cordiali" , ma nulla di fatto nei dialoghi Santa Sede - Israele

di Arieh Cohen

L'attuazione dell'Accordo Fondamentale e le discussioni per l'esenzione dalle tasse per la Chiesa, durano dal marzo 1999. Prossimo raduno il 17 dicembre.

TEL AVIV (AsiaNews) - Un laconico comunicato congiunto è stato diffuso oggi dalle delegazioni della Santa Sede e dello Stato d'Israele a conclusione del loro incontro avvenuto ieri a Gerusalemme. Il raduno si inserisce all'interno dei lavori della Commissione bilaterale permanente fra Santa Sede e Stato d'Israele per proseguire l'attuazione dell'Accordo fondamentale.
Nel comunicato, molto simile a quelli passati, i diplomatici vaticani e la controparte d'Israele dicono che il loro incontro è stato "caratterizzato da grande cordialità e spirito di collaborazione" e riaffermano il "comune impegno per accelerare i progressi verso un accordo"
Questa serie di negoziati fra Santa Sede e Stato ebraico è iniziato l'11 marzo 1999 ed ha come scopo la riconferma dell'esenzione dalle tasse, come da storia, che permette alla Chiesa di vivere e lavorare nella Terra Santa; la restituzione alla Chiesa di alcune proprietà ecclesiastiche; alcune regole per la protezione delle rimanenti proprietà, specialmente i Luoghi santi.
Il comunicato annuncia che le delegazioni si incontreranno ancora il 17 dicembre prossimo in sessione ordinaria e il giorno successivo in seduta plenaria.

(Asia News.it, 7 novembre 2008)

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Israele, tv mostra video con palestinese umiliato dai soldati

GERUSALEMME, 7 nov. - L'esercito israeliano ha aperto un'inchiesta dopo che la rete televisiva Channel 10 ha diffuso un video in cui un palestinese veniva umiliato dai soldati ad un posto di blocco in Cisgiordania. Le immagini, riprese da soldati israeliani, mostrano un palestinese inginocchiato e con gli occhi bendati, costretto a ripetere frasi ingiuriose a sfondo sessuale, fra le risate degli astanti. L'esercito ha immediatamente diffuso un comunicato di "condanna" del comportamento dei soldati, nel quale si sottolinea che tale "comportamento e' contrario ai valori dell'esercito israeliano". La difesa israeliana ha aggiunto di aver appreso della vicenda solo grazie al video e di aver aperto un'inchiesta.

(Cif/Col/Adnkronos, 7 novembre 2008)

COMMENTO - Si spera che l’inchiesta porti all’accertamento della verità e che i responsabili siano adeguatamente puniti.

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Israele, la biometria diventa obbligatoria

di Alessandro Vinciarelli

Sembra che Israele abbia bisogno di un sistema sicuro in grado di identificare inequivocabilmente ogni cittadino presente nel paese.
Chiaramente le tecnologie più note, sono relative alle impronte digitali e al riconoscimento facciale. Pertanto, anche in questo caso, la proposta di legge che prevede l'istituzione di carte di identità elettroniche non poteva dimenticare queste informazioni biometriche.
Il problema (se così vogliamo chiamarlo) è che queste considerazioni sembrano essere uscite dallo stato embrionale in cui si trovavano. Una commissione parlamentare sembra aver già conferito una prima approvazione al progetto che adesso deve passare l'esame di altre commissioni per verificare la compatibilità con la normativa vigente nel paese.
Anche in questo caso, le motivazioni che spingono alla biometria sono quelle di un sistema di identificazione più rapido ed efficace, privo (o quasi) dei costi attualmente necessari al riconoscimento di una persona.
Inoltre, il vantaggio di sicurezza è che le informazioni biometriche risiedono e non possono essere dissociate dalla persona stessa (si spera).
Purtroppo però permangono delle perplessità. In che modo verranno gestiti i database contenenti milioni di informazioni assolutamente riservate e sensibili? Quali le tecnologie utilizzate e quali le politiche e le autorizzazioni di accesso agli stessi DB? E ancora, quali azioni verranno messe in campo per evitare abusi o violazioni?
Non rimane che aspettare, fiduciosi che prima di obbligare i cittadini a sottostare a nuove regole vengano prese le dovute precauzioni.

(oneITsecurity, 7 novembre 2008)

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Israele - Schifani: Simpatia in Occidente, e' democrazia compiuta

"Residuo antisemitismo si nasconde dietro maschera antisionismo"

ROMA, 7 nov. (Apcom) - Secondo il presidente del Senato, Renato Schifani, "la radice della simpatia riscossa dall'epopea dello Stato d'Israele presso strati così ampi della democrazia occidentale - seppure nella considerazione delle ragioni di entrambe le parti in conflitto - risiede nel suo essere, innegabilmente, una democrazia compiuta".
Schifani, partecipando all'inaugurazione di una mostra sui 60 anni dello Stato di Israele nella biblioteca del Senato, ha ricordato la frase "siamo tutti israeliani" da lui pronunciata nel corso di una visita al campo di sterminio di Auschwitz: "Le mie parole - ha osservato - sono apparse a qualcuno come una indebita confusione fra il popolo ebraico, colpito dall'Olocausto, e lo Stato d'Israele. La mia intenzione, invece, era proprio quella di legare i due passsaggi di quella terribile storia, denunciando la tendenza del residuo antisemitismo, che ancora lligna in alcuni settore - per fortuna minoritari - della società europea, a nascondersi dietro la maschera dell'antisionismo".
Per la seconda carica dello Stato, "l'antisionista si distingue da chi critica singoli aspetti della politica israeliana, dal non riconoscere allo Stato ebraico il diritto di esistere. Troppe voci ambigue - ha aggiunto - si ascoltano ancora, tra gli intellettuali e sui mezzi di comunicazione, sulla legittimità dell'esistenza dello Stato di Israele".
"Per fortuna - ha detto ancora Schifani - la grande maggioranza delle forze politiche è concorde nell'affermare la più ampia solidarietà ad Israele (i cui diritti di libertà e sicurezza non sono in discussione) il deciso ripudio di ogni violenza ed estremismo, e la massima apertura al dialogo e alla trattativa diplomatica, per chiudere definitivamente il doloroso capitolo del conflitto con i palestinesi. L'Italia si è sempre impegnata, e continuerà a farlo con decisione, per sostenere ogni iniziativa che possa condurre questa difficile controversia alla soluzione definitiva".

(Virgilio Notizie, 7 novembre 2008)

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Hamas vieta celebrazioni per anniversario morte Arafat

ROMA, 7 nov: I dirigenti di Hams hanno vietato una cerimonia commemorativa per il 4 anniversario della morte del leader Arafat, voluta da Al-Fatah.
Le ragioni del divieto sono state motivate da probblemi di sicurezza, data l'elevata tensioni di questi giorni dove, per il terzo giorno consecutivo, alcuni razzi sono stati sparati da palestinesi contro il Neghev israeliano.
Il leader palestinese moriva l'11 novembre del 2004 nell'ospedale militare Percy di Parigi.

(IRIS Press, 7 novembre 2008)

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Per non dimenticare Auschwitz

di Ivo Gagliardi

Il Comune di Firenze e la comunità ebraica ricordano, domenica prossima, il tragico 9 novembre 1943, quando quasi 300 ebrei furono ammassati su alcuni vagoni di un treno e trasportati ad Auschwitz. La commemorazione si terrà al binario 16 della stazione di Santa Maria Novella.
Una commemorazione per tenere viva la memoria dello sterminio degli ebrei ad opera dei nazisti. Ebrei che, il 9 novembre 1943 furono ammassati a Firenze in quasi 300 su alcuni vagoni di un treno e trasportati ad Auschwitz. Arrivarono il 14 novembre: 193 prigionieri furono immediatamente uccisi nelle camere a gas. C'erano 8 bambini nati dopo il 1930, 30 anziani, nati prima del 1884. La più giovane era Lia Vitale, nata nel 1942, la più anziana Fanny Tedesco ed aveva 93 anni.
Da allora sono trascorsi 65 anni: ora l'amministrazione comunale di Firenze e la comunità ebraica ricorderanno quei tragici eventi con una cerimonia al binario 16 della stazione centrale di Santa Maria Novella. Presso la targa che ricorda la prigionia e la deportazione, dalle 10 si svolgerà la cerimonia alla quale parteciperanno l'assessore alle politiche del lavoro Riccardo Nencini, il rabbino capo Joseph Levi e la presidente della comunità ebraica fiorentina Daniela Misul.
"Ricordare questi tragici eventi significa non dimenticare. Non dimenticare per evitare che possano riproporsi - ha commentato l'assessore Nencini -. Il binario 16 è diventato un simbolo delle ingiustizie e dello sterminio che i nazisti operarono anche a Firenze. Città che fu ferita ma che riuscì a sollevare la testa, ad opporsi e ribellarsi agli aggressori".
A Firenze, prima della seconda guerra mondiale, gli ebrei erano oltre 2.500. Dopo la guerra rimasero in meno di 1.200. Il 6 novembre 1943, durante l'occupazione nazista, molti di loro furono catturati e detenuti presso la stazione di Santa Maria Novella per essere trasportati, il 9 novembre, nel campo di sterminio di Auschwitz. Dal novembre 1943 al giugno del 1944 si calcola, per difetto, che gli ebrei deportati da Firenze furono almeno 500, tra fiorentini e stranieri.

(il Reporter, 7 novembre 2008)

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Ancora razzi sul Neghev, nessuna vittima

TEL AVIV - Resta elevata la tensione lungo i confini della striscia di Gaza dopo che anche oggi, per il terzo giorno consecutivo, alcuni razzi sono stati sparati da miliziani palestinesi in direzione del Neghev israeliano. Fonti locali riferiscono che si sono verificati almeno cinque lanci e che i razzi non hanno provocato danni né vittime.
Dopo cinque mesi di tregua nella zona, la violenza è divampata due giorni fa quando una unità israeliana è penetrata nella Striscia di alcune centinaia di metri per neutralizzare un tunnel scavato da Hamas con fini apparentemente offensivi. Nei successivi combattimenti sono rimasti uccisi sette miliziani palestinesi. In reazione da Gaza sono stati sparati negli ultimi tre giorni oltre sessanta razzi.
I responsabili militari israeliani affermano di essere interessati a mantenere la calma. Ma un portavoce del braccio armato di Hamas, Abu Obeida, ha denunciato ieri la decisione israeliana di tenere per il momento chiusi i valichi di transito verso la Striscia. Questa, ha aggiunto, è la ragione per la quale i lanci sporadici di razzi non sono cessati.
Nel frattempo nella città israeliana di Ashqelon, una decina di chilometri a nord della striscia di Gaza, la popolazione ha oggi protestato per il ripetersi degli attacchi palestinesi. Secondo i dimostranti, i dirigenti israeliani si sono mostrati incapaci di garantire la loro incolumità.

(swissinfo.ch, 7 novembre 2008)

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La sicurezza interna a Gaza smentisce piani per sequestrare soldati israeliani.

GAZA - Le forze di sicurezza appartenenti al ministero degli Interni di Gaza hanno smentito categoricamente di essere in possesso di piani per il sequestro di soldati israeliani. Tale notizia era stata riportata ieri dalla stampa israeliana, a giustificazione dei bombardamenti dell'aviazione e dell'artiglieria che hanno causato diversi morti e feriti.
In un comunicato stampa, le forze hanno spiegato che "il compito della sicurezza è interno e non militare e si limita alle aree all'interno delle frontiere della Striscia di Gaza".

(Infopal, 6 novembre 2008)

COMMENTO - Credibile la notizia? Può anche darsi che le "forze di sicurezza" di Gaza non abbiano nel cassetto "piani per il sequestro di soldati israeliani", ma soltanto che sia qualcuno che ha provato a farlo. E naturalmente i capi di Hamas non ne sapevano niente. Come i capi nazisti nella Notte dei Cristalli.
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Lo straordinario spettacolo della democrazia

Da un editoriale del Jerusalem Post

Nelle stesse ore in cui i cittadini degli Stati Uniti eleggevano presidente Barack H. Obama, i terroristi di Hamas stavano finendo di mettere a punto l'ennesimo attacco per prendere in ostaggio soldati israeliani, infrangendo il relativo cessate il fuoco in vigore da cinque mesi. I solerti ingegneri di Hamas avevano già completato un tunnel lungo quasi 250 metri tra la striscia di Gaza e il territorio israeliano. Quando l'intelligence militare israeliana ha valutato che i preparativi erano giunti al punto di costituire una minaccia imminente, unità di forze speciali sono state mandate all'imboccatura del tunnel col compito di demolirlo in una operazione breve e mirata. Negli scontri che ne se sono seguiti, sei terroristi sono rimasti uccisi, quattro soldati sono rimasti feriti....

(israele.net, 6 novembre 2008)

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Germania: Notte dei cristalli, inaugurata mostra a Berlino

BERLINO - Documenti originali d'epoca, tra essi foto di professionisti e dilettanti, sono al centro della mostra "Al Fuoco!" inaugurata questa sera al Centro Ebraico della Nuova Sinagoga di Berlino per ricordare il 70mo anniversario della notte tra il 9 e il 10 novembre 1938 che segnò il culmine degli attacchi di squadracce naziste contro sinagoghe, negozi e persone della comunità ebraica in Germania.
Circa 1200 sinagoghe e luoghi di preghiera ebraica, migliaia di negozi e abitazioni di ebrei tedeschi furono saccheggiati o dati alle fiamme, in apparenza come reazione spontanea all'attentato a Parigi dell'ebreo Herschel Gruenspan contro un diplomatico dell'ambasciata tedesca, Ernst von Rath. In realtà tutto era stato messo in moto da un appello indiretto del ministro della Propaganda del Reich, Joseph Göbbels. Varie centinaia le vittime e circa 30 mila i deportati ebrei in campi di concentramento. Per giorni bambini, donne e uomini ebrei furono attaccati e maltrattati in pubblico senza ritegno.
La mostra resterà aperta al pubblico da domani all' 1 marzo nella Nuova Sinagoga della Oranienburgerstrasse, anch'essa data alle fiamme in quell'occasione (ma l'incendio venne poi domato). I pogrom antiebraici nel 1938, che i nazisti per minimizzare ma anche per schernire le vittime indicavano come la Notte dei Cristalli del Reich, segnarono il passaggio dall'aperta discriminazione degli ebrei tedeschi già in atto dal 1933 alla persecuzione sistematica che tre anni dopo si trasformò nel piano di sterminio degli ebrei europei residenti nelle aree controllate dal Terzo Reich di Adolf Hitler, portato avanti fino alla fine della seconda guerra mondiale e costato la vita, secondo fonti storiche, a sei milioni di ebrei.
Oltre alle fotografie alla mostra possono essere ascoltati in cuffia i racconti originali degli ebrei tedeschi su come vissero la notte del 1938.

(swissinfo,com, 6 novembre 2008)

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Israele più vicino con lo speciale long week-end di Best Tours

Best Tours in prima linea nella promozione di Israele. In collaborazione con El Al e con l'ufficio nazionale israeliano del turismo, infatti, il t.o. ha presentato uno speciale pacchetto pre-natalizio che permette di scoprire Gerusalemme a una quota particolarmente vantaggiosa. Il long week-end promozionale si svilupperà dal 12 al 15 dicembre prossimi e prevede volo di linea El Al da Milano e Roma, pernottamento e prima colazione presso il Grand Court Hotel o il Prima Kings Hotel, transfer da-per l'aeroporto e visita guidata alla Città Vecchia di Gerusalemme. La quota richiesta parte da 490 euro.

(Quotidiano Travel, 6 novembre 2008)

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Jihad contro Obama: "Non è altro che un vile''

E' l'attacco apparso oggi su uno dei forum jihadisti in Internet che rilancia la notizia della nomina di ''un ebreo capo del suo gabinetto''.

DUBAI, 6 nov. - (Aki) - "Eccovi serviti o voi ottimisti, Obama non è altro che un vile". Sono le parole apparte oggi su uno dei forum jihadisti in Internet a firma di Abu Khaled al-Sayaf che con queste parole risponde a chi ieri festeggiava per la vittoria del presidente Usa.
Il messaggio, dal titolo 'Obama nomina un ebreo capo del suo gabinetto' diffonde la notizia della nomina di Rahm Emanuel a capo dello staff del nuovo presidente degli Stati Uniti.
Accanto all'annuncio viene mostrata una foto di Obama mentre si trova in visita al muro del pianto a Gerusalemme con indosso la kippah ebraica. "Il nuovo presidente americano ha nominato come suo capo di gabinetto l'ebreo Emanuel che è di origini israeliane - si legge nel forum - e ha lavorato in Israele come volontario durante la prima guerra del Golfo 17 anni fa, in una base dell'esercito occupante nel nord del Paese".
A proposito del fatto che Osama Bin Laden e gli altri dirigenti di al-Qaeda non abbiano ancora diffuso alcun video o comunicato a proposito delle elezioni presidenziali negli Usa e l'elezione di Barak Obama, la maggior parte dei membri del forum di al-Hesbah ritiene che il gruppo terroristico stia aspettando di conoscere la politica estera del nuovo presidente.

(IGN, 6 novembre 2008)

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Dal Vaticano siluro a Israele e carezza all'Islam

La beatificazione di Pio XII "è di esclusiva competenza della Santa Sede". E' la secca replica del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, al ministro israeliano per gli Affari sociali Isaac Herzog e ad altri esponenti ebraici, che avevano duramente contestato l'ipotesi di beatificazione di Papa Pacelli, accusato di aver taciuto o addirittura di connivenza con i nazisti per l'Olocausto. La beatificazione è "un fatto religioso che esige di essere rispettato da tutti", ha affermato Bertone....

(Affari Italiani, 6 novembre 2008)

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La Russa pone una corona in Sinagoga per gli ebrei morti nella 1a guerra mondiale

ROMA, 5 nov- La Russa si e' impegnato per il 25 aprile a porre una corona alla lapide nella Sinagoga di Roma per i partigiani ebrei caduti durante la guerra. Lo ha detto lo stesso ministro della Difesa nel corso della visita fatta oggi al tempio ebraico, in cui ha deposto una corona ad un'altra lapide, quella che ricorda gli ebrei romani morti durante la Prima guerra mondiale. Questo gesto 'ha una valenza storica importante', ha detto il presidente della Comunita' ebraica di Roma, Riccardo Pacifici. Parlando dei motivi della visita di oggi, La Russa ha spiegato che finora non sapeva, 'come non conoscono tantissimi romani, che all'interno della sinagoga vi e' una lapide che ricorda i caduti della Prima guerra mondiale e che non e' mai stata onorata da una visita ufficiale di un membro del governo. Ho voluto rimediare a questa mancanza e l'ho fatto in assoluta sincerita' e con grande amore e affetto. Ho preso poi l'impegno di tornare il 25 aprile a deporre una corona d'alloro anche sulla lapide che ricorda gli ebrei partigiani caduti, quindi in un'epoca diversa e assai piu' dolorosa per la Comunita' ebraica'. Rispondendo poi a chi gli chiedeva se la visita avesse anche un significato politico, essendo lui anche il reggente di An, il ministro ha risposto: 'e' vero che gli esami non finiscono mai, ma non credo che ce ne fosse bisogno. Gianfranco Fini e', credo, uno dei migliori amici della Comunita' ebraica di Roma'.

(ANSA, 5 novembre 2008)
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Gattegna al ministro La Russa: Memoria, non formalismi

Il ministro della Difesa Ignazio La Russa ha voluto rendere omaggio ai soldati ebrei caduti nella Prima guerra mondiale depositando stamane una corona presso la lapide commemorativa posta sul muro esterno della sinagoga di Roma. Il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha voluto in questa occasione consegnare al rappresentante del Governo il seguente messaggio:

Illustrissimo Signor Ministro Ignazio La Russa

La ringrazio per il significativo omaggio che ha voluto rendere agli ebrei italiani che, nel corso del primo conflitto mondiale, combatterono valorosamente e persero la vita per la libertà e l'unità della Patria.
Il Suo è certamente un atto significativo in quanto viene compiuto nella Sua qualità di Ministro del Governo italiano e quindi come rappresentante dell'intero Paese.
Nel momento stesso in cui rendiamo un omaggio autentico e non solo formale a coloro che per l'Italia affrontarono l'estremo sacrificio, nasce nella nostra memoria e nella nostra coscienza un collegamento ideale con il ricordo di tutti gli ebrei italiani, appartenenti alla stessa generazione di questi eroi della Grande Guerra che, solo pochi anni dopo, furono vilmente discriminati, umiliati, traditi dal regime fascista che infine, si rese complice della loro deportazione e morte collaborando con i nazisti.
Da questa tragica verità storica, se correttamente trasmessa ai nostri giovani, potrà nascere la speranza che una simile esperienza non debba essere più vissuta da nessuno nel nostro Paese.

Renzo Gattegna
Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane

(Notiziario Ucei, 5 novembre 2008)

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Gli Ebrei a Trani e in Puglia nel Medioevo

Per i Quaderni Tranesi la nuova edizione del libro di Emanuele Gianolio

Al fine di valorizzare la Storia artistica, letteraria e sociale della Città di Trani, anche in funzione di una Cultura Meridionale, con la collaborazione della "Società di Storia Patria per la Puglia - Sezione di Trani" e della'associazione culturale "Obiettivo Trani'', Landriscina Editrice ha dato vita a due collane editoriali interamente dedicate alla città.
La prima, la "Collana di Studi Tranesi" ha già visto la pubblicazione del lavoro di Giuseppe Amorese "Li turchi a la marina de Trano, Le vicende della marineria tranese nelle testimo?nianze dei suoi protagonisti".
Per la seconda collana "Quaderni Tranesi", nell'ambito della quale è stato già pubblicato il lavoro di Giuseppe Giusto "Le edicole Sacre di Trani - Testimonianze di devozione popolare", esce in questi giorni il lavoro di Emanuele Gianolio "Gli Ebrei a Trani e in Puglia nel Medioevo." Si tratta di una nuova edizione ampliata del libro, edito sempre da Landriscina, pubblicato nel novembre 2000....

(TraniWeb, 5 novembre 2008)

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Anp, Abu Mazen in testa nei sondaggi

Il leader palestinese Abu Mazen potrebbe vincere con estrema facilità le prossime elezioni presidenziali sconfiggendo duramente Ismail Haniyeh, capo del governo di Hamas che controlla la Striscia di Gaza. Lo rivela un sondaggio del Palestinian Peace Coalition secondo il quale il 73 per cento dei palestinesi è favorevole a mantenere la consultazione elettorale per il prossimo gennaio e ad affiancare a questa anche l'elezione del Consiglio legislativo. Il 21 per cento si oppone a questa ipotesi, mentre gli indecisi sono il 6 per cento. Circa le preferenze di voto l'indagine demoscopica rivela un quadro piuttosto netto: il 43 per cento degli intervistati è pronto a votare per Al Fatah, solo il 12,3 per gli islamici di Hamas. Il 16 per cento non ha invece alcuna intenzione di recarsi alle urne, la quota degli indecisi si aggira poco sopra il 10 per cento. Il 65 per cento si dice poi convinto che si debba continuare il processo di pace con gli israeliani.
Il vantaggio di Abu Mazen su Hamas è registrato anche da un altro sondaggio condotto dal Jmcc, Jerusalem Media and Communication secondo il quale il presidente dell'ANP è gradito dal 43,3 dei palestinesi contro il 23,5 per cento di Haniyeh.
Attualmente non è ancora chiaro però quando dovrebbero avvenire le elezioni. Hamas sottolinea come Abu Mazen detenga un mandato di 4 anni che terminerà il prossimo 8 gennaio. Fatah, invece, tirando in ballo la legge elettorale palestinese che impone di tenere contemporaneamente le presidenziali e le parlamentari, chiede che si voti per il nuovo presidente solo nel 2010, ovvero a scadere del mandato dell'organo legislativo palestinese.

(CIPMO, 5 novembre 2008)

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Usa-Israele: futuro radioso per le nostre relazioni diplomatiche

GERUSALEMME, 5 nov - Le relazioni tra Israele e Stati Unite vanno verso un ''futuro radioso''. E' il commento del portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Ygal Palmor, alla vittoria di Barack Obama.
''Israele si congratula con i due grandi amici di Gerusalemme, John McCain per la sua campagna elettorale e Barack Obama per la sua vittoria storica'', ha detto il portavoce.
''Siamo certi che l'amicizia tra Israele e Stati Uniti ha davanti a se' un futuro radioso'', ha poi aggiunto.

(ASCA-AFP, 5 novembre 2008)

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Omaggio ai caduti della comunita' ebraica

Questa mattina alle ore 10, presso la sinagoga di Roma, il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, deporrà una corona di alloro alla lapide dei Caduti della comunità ebraica nella prima guerra mondiale. Sarà presente il presidente delle comunità ebraiche italiane, Renzo Gattegna, il rabbino capo, Riccardo Di Segni, e il presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.

(AGO PRESS, 5 novembre 2008)

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Unione per il Mediterraneo, Israele e Lega araba insieme per la pace

A Barcellona la sede del segretariato permanente

La capitale della catalogna Barcellona è stata scelta come sede del segretariato permanente dell'Unione per il Mediterraneo (Upm) dai rappresentanti dei 43 paesi riuniti in questi giorni in un vertice a Marsiglia nel corso del quale è state raggiunto un importante risultato, nell'ambito del progetto fortemente voluto dalla presidenza europea di Sarkozy, che vede coinvolti Israele e i paesi arabi. In pratica, grazie alla mediazione di Francia ed Egitto - presidenti di turno dell'Upm - Israele ha accettato l'iniziativa di pace araba nella regione mediorientale.
Il ministro degli esteri francese, Bernard Kouchner, un po' enfaticamente si è detto entusiasta del fatto che ''Il ministro di uno Stato che non esiste, quello palestinese, si è confrontato a lungo con il suo collega israeliano e hanno deciso di lavorare insieme: questo è già un progresso, e può darsi che domani andranno più lontano''.
In realtà non è stato per nulla facile raggiungere l'intesa. Come riferisce la corrispondenza di ANSAmed, si è partiti da posizioni rigide: con la Lega Araba che ha rivendicato un ruolo di osservatore attivo, mentre Israele non le voleva concedergli il diritto di parola. La situazione di stallo è stata sbloccata dopo che Israele ha accettato di cedere sia sul ruolo della Lega Araba, sia sul sostegno all'iniziativa di pace araba nel testo della dichiarazione finale.
In cambio lo stato ebraico ha ottenuto uno dei cinque posti ''aggiunti'' del segretariato, ottenendo così accesso al centro decisionale della dell'Upm, dove si selezioneranno i progetti, si troveranno i fondi e si deciderà dove indirizzarli. Gli altri membri aggiunti saranno Italia, Malta, Grecia e Autorità nazionale palestinese.
Il ruolo di Segretario generale andrà invece a un rappresentante della sponda Sud del mediterraneo che assieme ai cinque membri aggiunti durerà in carica tre anni, a partire dalla fine di quest'anno.
C'è anche l'ipotesi - che sarà valutata dai due co-presidenti Mubarak e Sarkozy - di allargare ad un sesto membro, in seguito alla candidatura presentata oggi dalla Turchia.
Quanto ai fondi per il funzionamento dell'Upm, questi verranno dal budget Ue e dai paesi membri che stipendieranno i funzionari del segretariato e verseranno contributi volontari. Per i progetti si punta invece al coinvolgimento dei privati, e per questo l'Italia ha proposto di creare un forum economico permanente a Milano, dove far incontrare governi e imprese. L'Italia guiderà anche il consorzio delle protezioni civili.

(Agenzia Radicale, 4 novembre 2008)

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Le elezioni in USA

GERUSALEMME. Con discrezione, senza urlarlo, Israele tifa per McCain mentre il mondo arabo, sempre a bassa voce, spera nell'affermazione di Obama. Alla vigilia delle attesissime presidenziali Usa, Israele e mondo arabo esprimono posizioni diverse anche sull'uomo che prenderà il posto di George Bush. Certo, non tutti gli arabi hanno fiducia in Obama ma la voglia di chiudere il capitolo della dottrina Bush in Medio Oriente ha avuto il sopravvento. Così persino un feroce critico degli Usa, Abdel Bari Atwan, direttore del quotidiano pan arabo Al Quds al Arabi, ieri ha esortato gli americani a votare per Obama e si è spinto ad ipotizzare che il cambiamento alla Casa Bianca «provocherà trasformazioni anche nei nostri Paesi, poichè che le tirannie arabe sono state strette alleate dell'amministrazione americana uscente». Ben diverse le posizioni a Tel Aviv. Gli israeliani, a cominciare da quelli con cittadinanza americana, preferirebbero McCain. Tova Weinberg, una dentista americana residente in Israele, pur non apprezzando la politica repubblicana, sostiene che McCain rimane l'opzione preferita. «Ho ammirato inizialmente Obama - spiega - poi ho cambiato idea per il suo legame con il controverso pastore Jeremiah Wright e la sua volonta' di dialogare con il presidente iraniano Ahmadinejad. Parlare con Ahmadinejad sarebbe come avere relazioni diplomatiche con Hitler». I leader politici dello Stato ebraico non si sbilanciano ma a mezza bocca molti preferiscono McCain e la continuita' con la politica filo-israeliana di Bush. Gli opinionisti piu' noti, come Eitan Haber, non hanno mancato di far sentire la loro voce. «Obama non ci fa dormire la notte - ha scritto Haber - stiamo per avere di fronte un presidente che ha ben poco in comune con l'Ebraismo, gli ebrei e lo Stato di Israele... la sua conoscenza del Medio Oriente è minima e, con la crisi finanziaria sarà più impegnato ad occuparsi di economia che a bere un caffè con (il ministro degli Esteri) Tzipi Livni e il (presidente palestinese) Abu Mazen». In controtendenza si è espresso Chaim Landau della London School of Economics. «McCain è un sincero amico di Israele ma dobbiamo guardare avanti e assicurarci che gli Stati Uniti rimarranno l'unica superpotenza». Secondo Landau l'America indebolita da otto anni di presidenza Bush e guidata da McCain non sarebbe di grande aiuto a Israele. «Obama incarna la speranza di rivitalizzare gli Stati Uniti che è il vero interesse di Israele». A dare credito a Landau sono, per motivi opposti, proprio i palestinesi, convinti che Obama adottera' la politica dei suoi predecessori verso Israele.

(Il Mattino, 4 novembre 2008)

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Livni, non accetteremo "scorciatoie" per la pace

GERUSALEMME, 4 nov. - (Adnkronos) - Il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni ha avvertito oggi che il suo paese non si fara' condizionare dalle pressioni internazionali accettando "scorciatoie" nel processo di pace con i palestinesi. "Il mondo deve sostenere il processo che viene portato avanti e non aspettarsi che Israele accetti scorciatoie che minerebbero la sua abilita' di salvaguardare le proprie necessita'", ha detto la Livni dopo aver incontrato David Welch, assistente per gli affari del Vicino Oriente del dipartimento di Stato americano.

(IGN, 4 novembre 2008)

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Energia: Israele punta forte sul Sole

Tre miliardi di dollari per avere fino al 40 per cento del fabbisogno dal deserto del Negev

di Francesco Battistini

GERUSALEMME - La chiamano la rivoluzione del sole. Una nuova frontiera energetica. Che viene dopo quella dell'acqua, del deserto fiorito, dei kibbutz collettivisti. Israele lancia il primo, grande investimento per sfruttare l'energia solare in larga scala. Nel deserto del Negev, nel profondo sud di Arava. Un accordo con una quindicina fra le più grosse comuni agricole e un obbiettivo che non ha eguali in questa parte di mondo: soddisfare almeno il 20 per cento del fabbisogno nazionale, sognando un giorno di coprire anche il 40 per cento della domanda. Il progetto, gestito dal gruppo Apc (Arava power Company), è un investimento da tre miliardi di dollari (ma s'arriverà anche a 30 miliardi nei prossimi dodici anni) e passa attraverso la più tradizionale delle cellule produttive d'Israele: i kibbutz, appunto, le prime forme di «socialismo» agricolo. Che furono introdotti sessant'anni fa in Medio Oriente e adesso, dopo la diversificazione dalle arance alle materie plastiche e all'elettronica, entrano nell'era dei gigawatt.

PIONIERI - «I kibbutz sono da sempre i nostri pionieri - dice il presidente dell'Apc, Yosef Abramowitz - e il solare non è altro che la continuazione del loro spirito pionieristico». La novità, ammantata d'un po' di retorica, non è solo economica. La dipendenza da petrolio e gas è, per Israele più che per altri, una questione vitale. La maggior parte delle risorse energetiche è in mano a governi ostili e la crisi non aiuta: secondo le stime dell'Agenzia per l'elettricità, le riserve nazionali caleranno l'anno prossimo del 2 per cento. Di qui l'urgenza di ribaltare la situazione e investire il più rapidamente possibile in fonti alternative. «La maggior parte dei Paesi europei sta puntando a rifornirsi per il 20 per cento d'energie rinnovabili - spiega Binyamin Ben-Eliezer, ministro per le Infrastrutture -, e questo anche se hanno la metà del sole che abbiamo noi. Col nostro potenziale, potremmo arrivare facilmente al 40 per cento». Il progetto piace anche ad alcuni investitori stranieri, dice il governo, «e ci sono già altri kibbutz che hanno chiesto di partecipare».

IL PRIMO IMPIANTO 35 ANNI FA - Lo sfruttamento dell'energia solare in Israele risale ad almeno 35 anni fa, quando a Ketura fu impiantato il primo centro agricolo alimentato soltanto dai pannelli. Oggi i kibbutz sono 256 e le 160mila persone che vivono in queste comuni, il 3,3 per cento della popolazione ebraica, spesso hanno solo un pallido ricordo di quel che fu l'esperienza del 1948, quando vi partecipavano 700mila israeliani e la condivisione dei mezzi di produzione, la redistribuzione del reddito erano ancora considerate una «possibile utopia». Messi in crisi dal declino dell'ideologia, dalle privatizzazioni, dal cambio generazionale, in questi giorni i kibbutz sono tornati di moda nei commenti sulla grande crisi finanziaria mondiale, sul ritorno a un «socialismo» produttivo. La rivoluzione del sole sarà il nuovo avvenire?

(Corriere della Sera, 4 novembre 2008)

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Il figlio di Rabin voterà per il Likud

GERUSALEMME, 4 nov. (Apcom) - A 13 anni dai colpi mortali che il giovane estremista di destra Yigal Amir esplose contro Yitzhak Rabin, una notizia occupa spazio nei media israeliani: Yuval, il figlio del premier laburista assassinato, votera' Likud (destra) il prossimo 10 febbraio quando gli israeliani andranno alle urne per scegliere i loro rappresentanti alla Knesset. E' una notizia clamorosa per lo Stato ebraico perche' la famiglia Rabin, con in testa la vedova del premier, Leah, ha sempre accusato il Likud e la destra di aver creato il clima di forte tensione in cui maturo' l'assassinio di Yitzhak Rabin.
Il giornalista Yuval Karni, del quotidiano Yediot Ahronot, ha scritto che Yuval Rabin "considera Netanyahu un candidato legittimo, accettabile per la posizione di primo ministro". Il figlio di Rabin, ha spiegato il giornalista, "ritiene che non esiste alternativa al Likud e si e' detto profondamente deluso dal Partito laburista" di cui il padre era stato uno dei leader storici.
Proprio nei giorni scorsi, in una intervista trasmessa solo in parte da due canali televisivi, l'assassino di Rabin ha dichiarato che ad influenzare in modo determinante la sua decisione di uccidere il premier laburista, furono i discorsi di alcuni leader del Likud, tra i quali l'ex primo ministro Ariel Sharon.
L'orientamento elettorale di Yuval Rabin ha fatto scalpore anche perche', proprio oggi, cominciano le commemorazioni per l'assassinio del padre, passato alla storia per aver raggiunto con il presidente palestinese Yasser Arafat, nel 1993, gli accordi di pace di Oslo. Un risultato che l'anno successivo porto' Rabin e Arafat e l'allora ministro degli esteri israeliano Shimon Peres ad essere nominati premi Nobel per la pace.
Le commemorazioni, che in via ufficiale si terranno il 10 novembre sulla base del calendario ebraico, prevedono tra oggi e domani un raduno nella piazza di Tel Aviv dove Rabin venne assassinato e un cerimonia funebre al cimitero militare del Monte Herzl a Gerusalemme dove il premier e' sepolto.

(Tendenze Online, 4 novembre 2008)

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Il ministero del Turismo israeliano a Josp Fest

Stand da 100 mq occupato interamente da Gerusalemme

Il ministero del Turismo israeliano, ufficio del turismo dello Stato di Israele, occuperà 100 mq di spazio espositivo a Josp Fest, Journeys of the Spirit Festival, il primo festival internazionale dedicato ai viaggi dello spirito che si terrà alla Nuova Fiera di Roma dal 15 al 18 gennaio 2009.
Lo stand occupato esclusivamente da Gerusalemme sarà situato nel padiglione Journey "Grandi Itinerari della Fede/Main Itineraries of Faith" che è dedicato alle tre mete storiche - Roma, Santiago e Gerusalemme - e le strade che portano a queste città.
Il "Time Elevator of Jerusalem" sarà un co-espositore nello stand. Questo strumento turistico è un simulatore dove i partecipanti tra una combinazione di film, immagini e altre effetti speciali potranno vivere la storia di Gerusalemme in un modo innovativo.

(Guida Viaggi, 4 novembre 2008)

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Israele: nasce maxipartito dell'estrema destra

La nascita di un nuovo partito di estrema destra in Israele - il cui nome non è ancora stato deciso - è stata annunciata oggi a Gerusalemme dai promotori dell'iniziativa. Il nuovo partito - che si presenterà alle elezioni che si terranno il 10 febbraio prossimo - nasce dalla fusione di due formazioni presenti alla Knesset, il Partito Nazionale Religioso (Mafdal, in ebraico) e l'Unione Nazionale (Ihud Leumi, in ebraico), che insieme contano attualmente nove seggi. Al partito hanno dato la loro adesione anche altre due piccole formazioni. Le priorità del nuovo partito saranno «il carattere ebraico dello stato, l'istruzione e l'etica ebraica ... e la promozione degli insediamenti ebraici» in Cisgiordania. Il partito si opporrà inoltre alla costituzione di uno stato palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza.

(Il Secolo XIX, 3 novembre 2008)

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Israele: impronta biometrica obbligatoria sui documenti

Nome e cognome non bastano più. D'ora in poi, l'identità dei cittadini israeliani potrà essere legata all'impronta del dito indice. La proposta risale al governo Olmert, caduto lo scorso agosto. Solo in questi giorni una commissione parlamentare ha dato una prima approvazione. Il parere definitivo, in base all'ordinamento di Tel Aviv, dovrà esser dato da una seconda commissione che ne accerterà la compatibilità costituzionale.
Il sitema terrà conto di impronte digitali, altezza, peso, colore e dimensione dell'iride, sagoma della mano e altri elementi più complessi come, in alcuni casi estremi, la vascolarizzazione o la forma dell'orecchio.
Lo scopo dell'operazione sembra esser scongiurare falsificazioni di documenti e furti di identità, agevolare l'interazione dei cittadini con la pubblica amministrazione, direttamente online, e fornire dati preziosi alle forze dell'ordine.
"il vantaggio di sistemi di identificazione basati su dati biometrici per identificare un individuo - spiega una nota che accompagna la proposta di legge - risiedono nel fatto che l'informazione biometrica è costantemente sulla persona".
Le autorità israeliane illustrano il progetto come uno strumento al servizio dei cittadini: potrebbe assicurare i colpevoli alla giustizia e scagionare gli innocenti, potrebbe sveltire garbugli burocratici, potrebbe azzerare il mercato fiorente dei documenti contraffatti. I dati così raccolti, con ogni probabilità finiranno in un gigantesco database, che conterrà informazioni biometriche capaci di identificare ciascuno dei cittadini israeliani e, forse, diventare qualcosa di - astrattamente- simile alla lombarda carta dei servizi.
Consentirà di interagire in maniera più agile con le strutture della pubblica amministrazione, e di sbrigare pratiche burocratiche direttamente online, fornendo i prorpri dati biometrici. Ma la situazione appare più complessa: in molti temono abusi e violazioni. Porre tutti i dati ( biometrici e quindi incontrovertibili) in un database li rende, è evidente, vulnerabili da hacker e pirati informatici. Non solo ma, secondo gli scettici, l'operazione equivarrebbe ad un'inaccettabilie schedatura.
Luciana Grosso

(IFG online, 3 novembre 2008)

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Colonie Israele, Londra propone di boicottare importazioni

Chiederà a Ue di rafforzare sorveglianza su prodotti israeliani

ROMA, 3 nov. (Apcom) - La Gran Bretagna sta facendo pressioni sull'Unione Europea affinché si riducano le importazioni dei prodotti israeliani provenienti dalla Cisgiordania, nell'ambito degli sforzi volti a fermare gli insediamenti ebraici nei territori occupati.
Un documento confidenziale, di cui riferisce l'Independent, riporta la preoccupazione di Londra sul possibile ingresso nel Regno Unito di prodotti israeliani provenienti dai territori palestinesi, smerciati illegalmente in violazione degli accordi sugli scambi commerciali tra Israele e l'Unione Europea.
Il governo britannico intende proporre agli Stati dell'Ue di condurre un esame "mirato" dei prodotti importati da Israele per stabilire con assoluta certezza la loro provenienza da aree comprese entro i confini del 1967.

(Virgilio Notizie, 3 novembre 2008)

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Hezbollah cerca il successore di Mugnyeh

di Elena Lattes

Secondo quanto riporta un quotidiano qwaitiano (ma non confermato da altre fonti) Mustafa Shehada sarà il nuovo capo di Hezbollah. L'organizzazione terroristica sciita sta infatti scegliendo il successore di Mugnyeh ucciso in un attentato a Damasco lo scorso febbraio.
Secondo l'articolo, alla base della scelta di Shehada ci sarebbero diverse motivazioni: è uno dei fondatori del gruppo, ha una larga esperienza militare, è un uomo che gode della fiducia di tutti i boss, "sa come raggiungere i suoi scopi sia a breve che a lungo termine" e, forse l'elemento più importante, è che è un "backstage player", uno che lavora dietro le quinte, evitando accuratamente qualsiasi tipo di esposizione mediatica.
Numerosi esponenti dell'organizzazione fondamentalista hanno dichiarato che durante gli ultimi anni si sono impegnati a stabilire un solido commando militare e non hanno più bisogno quindi di un capo di prima linea, poiché l'esperienza ha loro mostrato che in questo modo l'assassinio di un alto ufficiale ridurrebbe l'impatto su tutto il gruppo armato.
Mugnyeh, che si è nascosto per molto tempo prima di essere ammazzato all'età di 45 anni, è probabilmente l'ideatore e il mandante di una serie di attacchi negli anni '80 e '90 del secolo scorso, che hanno ucciso centinaia di americani e israeliani sia in Libano che in altri Paesi nel mondo. Si trovava anche nella lista dei più ricercati stilata dall'FBI con una taglia di 25 milioni di dollari, stessa cifra offerta per Osama Bin Laden.
Gli Stati Uniti, infatti, consideravano Mugnyieh la mente dietro le bombe all'ambasciata americana a Beirut e all'attentato contro il quartier generale dei Marines in Libano nel 1983 che uccise oltre 200 americani. Mugnieh fu anche incriminato per il dirottamento dell'aereo della compagnia TWA nel 1985.
Contemporaneamente alla nomina di Shehada è arrivata una fatwa dall'Iran, emanata direttamente dall'Ayatollah Ali Khamenei, che riconferma Nasrallah capo supremo dell'organizzazione terroristica.

(Agenzia Radicale, 3 novembre 2008)

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Germania: antisemitismo in crescita, insulti a rabbino

BERLINO - Antisemitismo in crescita in Germania. L'ultimo episodio è avvenuto questa mattina a Berlino. Due uomini a bordo di un'auto hanno inchiodato davanti al veicolo su cui viaggiavano un rabbino e otto studenti e, dopo aver rivolto loro una serie di insulti, hanno dato il via a un lancio d'oggetti. Sul fenomeno dell'antisemitismo, è allarme soprattutto a causa dell'immigrazione di oltre 220mila ebrei, che si è registrata dall'Unione Sovietica a partire dal 1990. (Agr)

(The Instablog, 2 novembre 2008)

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L'ambasciatore di Israele visita la sinagoga di Cuneo

CUNEO - Un ospite atteso è giunto nel capoluogo provinciale: Gideon Meir, ambasciatore in Italia dello Stato di Israele, ha visitato la sinagoga ebraica di via Mondovì e le relative zone sociali, cucina e sale di ritrovo, in fase di restauro.
Il diplomatico, accompagnato dalla moglie e da altri addetti all'ambasciata romana, accolto da Davide Cavaglion, dal sindaco di Cuneo Alberto Valmaggia e dal presidente della locale Associazione Italia-Israele, Carlo Benigni, ha ammirato l'antico tempio e lodato come la piccola comunità ebraica cuneese ha saputo mantenere vivi luoghi e tradizioni.
Dopo un giro turistico in città, Gideon Meir è ripartito per visitare altre località piemontesi dove sopravvivono sinagoghe e piccoli nuclei di ebrei. Beppe Sajeva

(Cuneocronaca.it, 2 novembre 2008)

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Begin jr. torna alla politica

TEL AVIV, 2 nov - Il figlio dell'ex premier israeliano Menachem Begin, Benyamin Begin, 65 anni, torna alla politica attiva dopo nove anni di silenzio. Begin jr. - ha riferito la radio militare - ha annunciato che alle prossime elezioni (febbraio 2009) sara' al fianco di Benyamin Netanyahu per riportare il Likud al potere. In passato Begin jr. ha assunto posizioni molto radicali, criticando senza mezzi termini gli accordi di Oslo (1993) fra Israele e Olp.

(ANSA, 2 novembre 2008)

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Dal Municipio di Roma XII mozione di solidarietà alla Comunità Ebraica

ROMA - "Il centrosinistra ha presentato al consiglio del XII municipio una mozione a sostegno e di solidarietà verso la comunità ebraica e verso tutti quei cittadini che si sono sentiti offesi nel loro sentire democratico e di convivenza civile. Si prende atto che razzismo e antisemitismo sono mali risorgenti contro i quali occorre vigilare e mettere in campo opere di contrasto, basti pensare agli ultimi episodi accaduti a Roma e nel Paese. Con questa mozione, presentata dal PD e da Sinistra Arcobaleno ma votata all'unanimità, il consiglio del XII municipio invita il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a far continuare e incrementare i viaggi scolastici delle scuole superiori presso i campi di concentramento in Europa, le visite degli studenti delle scuole medie presso i luoghi della Resistenza della città, soprattutto verso il Museo di Via Tasso, coinvolgendo la comunità ebraica nell'incontro con le scuole di Roma". Lo comunica una nota Vincenzo del Poggetto, consigliere municipale Pd. "Ma non solo - continua - La mozione propone l'acquisto del libro di Settimia Spizzichino, unica donna sopravvissuta ai campi di concentramento del Ghetto, e la distribuzione del testo nell'ultimo anno delle scuole medie superiori. Al temine della votazione i consiglieri d'opposizione hanno consegnato, diverse copie di 'Se questo è un uomo' di Levi, per donarle alla biblioteca 'Pier Paolo Pasolini' di Spinaceto. Con soddisfazione prendiamo atto del voto unanime manifestato a questa nostra mozione - ha concluso del Poggetto, consigliere del PD al XII municipio - e' fondamentale per ribadire che l'odio razziale e l'antisemitismo non devono trovare spazio nella nostra città".

(Italia Sera, 1 novembre 2008)

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Robert Fisk: Non ci sono archivi di Stato nei Paesi arabi

Gli studiosi arabi costretti ad andare in Israele o a Londra

ROMA, 1 novembre (Apcom) - Gli storici arabi non possono studiare la storia dei loro Paesi d'origine negli archivi nazionali, per il semplice fatto che questi archivi non ci sono oppure non sono accessibili. Si tratta di un problema capitale per chiunque voglia approfondire la conoscenza del passato della regione mediorientale, dal momento che - scrive oggi su The Independent il giornalista Robert Fisk - gli unici archivi a disposizione degli studiosi sono quelli israeliani e britannici.
A Damasco, scrive Fisk, dietro la grande statua del presidente Hafez al Assad "ci sono gli archivi della sua dittatura. Ma non un singolo documento è accessibile alla popolazione in Siria. Non ci sono archivi del ministero degli Esteri o del ministero dell'Interno o del ministero della Difesa. Non esiste alcuna regola dei 30 anni, non serve". I documenti sono infatti inaccessibili per sempre. "Non c'è un Public Record Office nel mondo arabo, non ci sono studiosi all'esterno degli Archivi Nazionali".
Non si tratta di un problema solo della Siria. La stessa situazione si riscontra in Egitto, in Arabia Saudita, in Libano, in Libia ecc. "Le dittature e i califfati non svelano i loro segreti", scrive Fisk. Esiste solo un Paese in Medio Oriente in cui gli archivi sono aperti al pubblico, e "questo Paese si chiama Israele, ed è un bene per gli israeliani".
Così, mentre gli studiosi israeliani hanno potuto 'revisionare' la loro storia basandosi su documenti inediti d'archivio - "dimostrando che non c'erano radio arabe che invitavano i palestinesi a lasciare le loro terre, e che gli arabi furono invece vittime di pulizie etniche nei loro villaggi condotte dall'Irgun e dall'Hagana" -, nessuno studioso arabo ha potuto rispondere a questi libri con nuove ricerche svolte negli archivi arabi.
Questi storici, scrive Fisk, si vedono costretti a visitare gli archivi esteri, oppure a citare i libri degli storici israeliani.
Come ha dovuto d'altronde fare lo storico palestinese Walid Khalidi, che ha attinto ai lavori di Benny Morris per il suo libro sulle distruzioni nei villaggi palestinesi nel 1948 ("All that remains: the Palestinian Villages Occupied and Depopulated by Israel in 1948").

(ParmaOK.it, 1 novembre 2008)

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L'intelligence americana: presto un messaggio dello sceicco di Al Qaeda

di Maurizio Piccirilli

Non perderà l'occasione. Un messaggio sulle elezioni americane di Osama Bin Laden non si farà attendere molto. Ne sono certe le agenzie di intelligence statunitensi e l'Nsa, l'agenzia che controlla comunicazioni satellitari, sta monitorando varie fonti.

La voce di un prossimo messaggio dello sceicco di Al Qaeda da giorni è presente nei forum jihadisti, in chiaro e criptati.
Nel frattempo sta per uscire un libro di Osama Bin Laden: «Nital», la lotta. Un titolo che non lascia dubbi sui contenuti. Il volume del fondatore di Al Qaeda sarebbe stato scritto in lingua araba e tradotto in inglese. L'obiettivo sarà infatti quello di confutare «le tesi negative e le false informazioni diffuse dall'occidente a proposito della rete di Al Qaeda». Osama si dilunga anche sulle atrocità commesse dall'Occidente nei confronti del mondo islamico e su come i crociati abbiano influito nello sviluppo mondiale con l'obiettivo di aiutare gli Stati Uniti ad impossessarsi delle riserve petrolifere del mondo islamico.
Nei forum jihadisti il dibattito è in corso. Sono in molti infatti a chiedere di riprendere gli attacchi in Occidente. Rimangono però confusi sulla scelta di campo nelle elezioni per la Casa Bianca. Da un lato una parte di Al Qaeda appoggia McCain, dall'altra, vedi il video messaggio di Al Lybi, si appoggia Obama. Il discorso di Osama Bin Laden dovrebbe dare la linea e fugare perplessità: «Al Qaeda è contro gli Stati Uniti e Israele. Sempre».

(Il Tempo, 1 novembre 2008)

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Notizie archiviate

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