Notizie su Israele 63 - 28 dicembre 2001


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Infatti così parla il SIGNORE degli eserciti: «É per rivendicare la sua gloria che egli mi ha mandato verso le nazioni che hanno fatto di voi la loro preda; perché chi tocca voi, tocca la pupilla dell'occhio suo. Infatti, ecco, io sto per agitare la mia mano contro di loro, ed esse diventeranno preda di quelli a cui erano asserviti, e voi conoscerete che il SIGNORE degli eserciti mi ha mandato.

(Zaccaria 2.8-9)


L'articolo che segue è scritto da un'ebrea italiana che vive in un kibbutz della Galilea. Forse potrà far capire a qualcuno che intorno a Israele sono in gioco questioni che vanno al di là degli usuali contrasti politici tra popoli e nazioni confinanti.

M.C.


UN NUMERO INIMMAGINABILE DI PERSONE SENZA CERVELLO


Israele, Palestina. Dura la realtà, vero?

Articolo di Angelica Livne Calò
 
Basta, per favore, basta! C'è un corteo di gente qui, a tentare di spegnere il fuoco che sta divorando tutto, Zinni, Powell, la sinistra israeliana, il governo israeliano e uno stuolo di pazzi fanatici continuano a farsi saltare qui, dentro casa nostra, mossi da un odio cieco senza via d'uscita.
   
Cosa fareste voi, al nostro posto?

    Non sono che una donna qualunque, come tante, una madre di quattro figli, come tante. Non sono che un essere umano qualunque, uno di quelli che lottano da sempre per educare alla giustizia, all'uguaglianza, al rispetto, all'empatia.
    Può anche non interessare a nessuno che fra un'ora potrei salire su un autobus per andare al lavoro o al supermercato e nel giro di un attimo potrei ritrovarmi smembrata e sparsa nel raggio di 100 metri: una mano da una parte, un dito dall'altra, il volto irriconoscibile! La mia colpa? Quella di essere nata ebrea. Certo, abbiamo altre colpe: non abbiamo mai acconsentito a cambiare le nostre tradizioni, a sostituire i nostri simboli, le nostre cerimonie. Abbiamo una cervice un po' dura, pretendiamo da noi stessi l'impossibile e anche se le televisioni e i giornalisti ignoranti di tutto il mondo raccontano tonnellate di fandonie sul nostro conto, e sul conto dei nostri soldati, noi non uccidiamo a sangue freddo. Ma siamo risoluti a difenderci. I nostri elicotteri colpiscono i terroristi? Il nostro esercito ha di nuovo isolato i palestinesi dopo gli attacchi terroristici? Sì, ci stiamo difendendo. Continueremo a farlo. Abbiamo il dovere di farlo. Voi non cerchereste di difendere i vostri cari affinchè non siate costretti a dover andare a riconoscere un orecchino sul lobo di un orecchio strappato da una testa dopo una deflagrazione, per sapere se apparteneva a vostra moglie o a vostra figlia? Dura la realtà, vero?
   
Ecco i frutti dell'odio islamista
   
    Impossibile da crederci! Dopo l'autobus di Nazareth, dopo l'autobus di Afula, dopo il Dolfinarium, Natania, Beniamina... hanno cominciato a sfilare sullo schermo le foto coi visi sorridenti, timidi, di un numero tragicamente enorme di nuove vittime, di ragazzini di 15, 16, 20 anni ridotti in brandelli, di bambini che non sono più, il cui corpo non esiste più, neanche per poterlo seppellire. Nell'anima, nel cuore, queste immagini si accavallano, mi scalpitano, mi prendono a pugni nello stomaco. Impossibile credere che, 60 anni fa, riuscirono a convincere una massa di persone a sbarazzarsi di noi ebrei con metodi veloci e creativi, assicurando loro che eravamo i colpevoli delle loro disgrazie, della loro disoccupazione e dei loro insuccessi. Oggi si racconta che spargiamo altro sangue, quello dei bambini palestinesi… anzi che siamo gli artefici di tutte le disgrazie del popolo palestinese. E ci sono un numero inimmaginabile di persone senza cervello, sparse in tutto il mondo, che continuano a credere che questa sia la verità. A quanto pare, quelli che si preoccupano di propagare e diffondere certe storie, d'alimentare l'odio, di cercare per l'ennesima volta un capro espiatorio, hanno molto da nascondere, da mettere a tacere. Hanno anche tanti fondi e tanto denaro da investire per comprare giornalisti, inviati, pagine di giornali, siti internet. Non ci vuole un gran talento per incitare all'odio un po' d'intellettuali alla ricerca della "verità" e di se stessi, e alla distruzione una massa di disperati che vivono in campi profughi senza speranza, a convincerli a liberarsi di quello che questi leader egoisti e senza scrupoli definiscono un ostacolo al loro sviluppo, al loro accesso al paradiso. L'ostacolo ovviamente siamo noi. E chi, altrimenti? Chi se non noi ebrei, qui, in Israele. L'avamposto che cerca d'impedire loro di trasformare tutto l'Occidente in una fantasmagorica festa di minareti, simbolo fallico, per molti fanatici, di una virilità violenta e distruttiva, di trasformare tutto in un macabro teatro d'intolleranza, di fanatismo, di estremismo e di terrore! Non esiste sensazione più terribile di non sapere come proteggere i propri figli.
   
Lasceremo i territori. Ma non saremo ostaggi di nessuno, mai
   
    Voglio vivere in pace, voglio vivere! Voglio avere la sicurezza che quando l'ultimo colono lascerà la Cisgiordania, nessuno oserà più entrare in casa mia a seminare terrore! Voglio che si sappia che non sono uscita per debolezza o per paura ma per scelta, per rispetto, e che non lo avevo fatto fino ad oggi perché ho bisogno di costruire la mia sicurezza! Sì, ho detto voglio la pace, ho detto che uscirò dai territori conquistati nel '67, anche se quella guerra non l'abbiamo voluta noi, anche se siamo stati trascinati a combattere contro la nostra volontà. Anche se l'Italia, dopo aver perso la guerra, ha dovuto dividere in due Gorizia, ha perso l'Istria, Fiume e non le ha chieste indietro perché una guerra persa è persa e basta, io riconsegnerò tutto, fino all'ultimo centimetro. Perché io, sono io. Perché da 5000 anni sono ebrea, ho un mio Libro, ho la mia morale e i miei precetti, ho dei figli e voglio crescerli con i valori secondo i quali sono cresciuta. Perché da noi s'insegna il rispetto dell'Uomo in quanto è. Perché il mio D-o, quello che ringrazio fin da bambina, alla sera prima di coricarmi e al mattino quando mi alzo, mi vuole positiva, pietosa, giusta, misericordiosa… ma soprattutto mi vuole viva! Però oggi non ce la faccio ad essere buona. Dopo l'ultima apocalisse ad Haifa, nel quartiere arabo ed ebraico, dopo le immagini che ci dilaniano da tre giorni senza un attimo di respiro, dopo che il terrore si è insediato qui in ogni cellula di noi, non ce la faccio più ad essere buona, empatica verso il popolo palestinese sofferente. Sono furiosa. Non ne posso più. Sono furiosa verso tutti coloro che continuano a fomentare, ad istigare, a difendere il terrore, a distinguere tra i tipi di terrore, a tenere gli occhi serrati e a non voler capire che se ci faranno scoppiare tutti qui, deflagrandoci fino all'ultimo respiro, la caccia alle streghe inizierà là, da voi, in tutta l'Europa, in tutto l'Occidente. Mi sento svuotata, stanno costringendomi a non essere più me stessa: dentro di me sento imperversare la rabbia, il dolore, lo sconforto. Carpe Diem. Così vivrò da ora. Io non sono l'ostaggio di nessuno. Sono qui, ad esaudire ogni desiderio dei miei figli, a preparare la Festa delle Luci di domenica prossima, a preparare lezioni straordinarie di musica, di arte e di teatro per i miei alunni. Vivrò l'attimo, in tutta la mia positività, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima e con tutte le mie forze e se fra un'ora non ci sarò più... non sarò morta da ostaggio!

(da "Tempi", dicembre 2001)


IGNORATO DAI MASS-MEDIA IL DISCORSO BELLICOSO DI ARAFAT


    Il presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat ha tenuto due discorsi pubblici importanti, la settimana scorsa. Uno, apparentemente accomodante, e' stato ampiamente riportato dai mass-media di tutto il mondo. L'altro, veemente e bellicoso, e' stato quasi completamente ignorato dalla stampa internazionale. Lo riferiscono i diplomatici israeliani da citta' come New York, Washington, Londra e Parigi.
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Lo sceicco Ahmed Jassin, fondatore
dell'organizzazione terroristica Hamas
Il ministero degli esteri israeliano ha inviato ai suoi rappresentanti all'estero la traduzione del secondo discorso di Arafat, tenuto martedi' 18 a un pubblico di abitanti di Gerusalemme est. I diplomatici hanno riferito che il discorso in pratica non e' stato riportato dalla stampa internazionale.
    Secondo la traduzione fornita dal Middle East Media and Research Institute (MEMRI) di Washington, il discorso di Arafat ignorato dai media occidentali conteneva, fra l'altro, le seguenti affermazioni:
    "Io vi dico che oggi ci troviamo in una fase storica. […] Voi state difendendo la prima direzione della preghiera [islamica], il terzo luogo piu' santo [dell'islam], il luogo di nascita del Messia. La vostra tenacia e' della massima importanza non solo per la Palestina, non solo per la nazione araba, ma anche per tutti i cristiani e musulmani del mondo".
    "Oh fratelli, e' all'opera una cospirazione volta a giudaizzare Gerusalemme. Per questo io vi dico, oh miei compagni di viaggio, voi oggi vi trovate sulla prima linea della battaglia, in mezzo alla disfida, a Gerusalemme, voi siete benedetti di trovarvi in questa regione".
    "Nessuno puo' governare la nazione dei giganti [i palestinesi]. Sono passati 104 anni dal primo congresso [sionista] a Basilea, dove venne dichiarato che la nostra terra e' una terra senza popolo per un popolo senza terra. […] Oggi il martire Muhammad al-Dura e tutti i nostri martiri in paradiso dicono loro: noi siamo una nazione di giganti, noi difenderemo la terra di prima linea".
    "Uno dei nostri cuccioli [ragazzi] o uno dei nostri fiori [ragazze] sventolera' la bandiera della Palestina, a Dio piacendo, sulle mura di Gerusalemme, sulle sue chiese e sulle sue moschee, che piaccia o non piaccia, e chiunque non lo gradisce vada a bere l'acqua del Mar Morto".
    "Siamo a fianco del bambino, del fiore, dell'uomo, della donna, dell'anziano e del giovane. Noi tutti riscattiamo i luoghi santi cristiani e musulmani, noi li difenderemo e li fortificheremo perche' questo e' il nostro destino, quello di vivere in prima linea fino al giorno del giudizio. [Si dice] un martire di questi ne vale settanta. Perché? Perche' noi siamo nella terra santa".
    "Noi combatteremo su questa terra benedetta. Questo e' il nostro messaggio, e non e' un caso se 104 anni dopo [il primo congresso sionista] e nonostante tutti i complotti e tutto il sangue versato, questa nazione continua a sollevare la testa e le sue bandiere, a Dio piacendo. Uno dei nostri fiori o uno dei nostri cuccioli sventolera' la bandiera sulle mura di Gerusalemme, sulle sue moschee e sulle sue chiese".
   
(Jerusalem Post, 21.12.01)



LA RADIO DI ARAFAT ESALTA I "MARTIRI" TERRORISTI


La faziosità con cui vengono presentati e valutati dai media i fatti che avvengono in Israele sta raggiungendo limiti di colpevolezza morale insopportabili a chi ha un minimo di cervello e di coscienza. La vergognosa presentazione solidale e commiserante del terrorista "pentito" Arafat che vorrebbe partecipare alla messa di Natale ma non può per la cattiveria degli Israeliani assume ormai la forma esplicita della complicità.

M.C.


    La scorsa vigilia di Natale, mentre i mass-media di quasi tutto il mondo si occupavano soltanto della partecipazione o meno di Yasser Arafat alla messa di Betlemme, un commando di terroristi palestinesi appartenenti a Fatah, il movimento di cui Arafat e' presidente, tendeva un agguato a sangue freddo a un comune cittadino israeliano, Vitali Binos di 47 anni, che viaggiava sulla strada di casa presso Einav (Cisgiordania settentrionale) e lo feriva gravemente a colpi d'arma fuoco. Quando i terroristi si sono avvicinati all'auto della vittima per dargli il colpo di grazia, questi e' riuscito a esplodere alcuni colpi di pistola verso di loro, uccidendone uno e ferendone un altro.
    La mattina successiva, 25 dicembre, radio Voce della Palestina, l'emittente dell'Autorita' Palestinese, non solo non spendeva neanche una parola per condannare l'attentato, ma anzi celebrava il terrorista ucciso come un altro "martire" della causa. "Il movimento di liberazione palestinese saluta il martire Jamal Ahmad Abu-Atwan come un eroe", declamava la radio di Arafat solo pochi minuti dopo aver rimesso in onda il discorso inviato dallo stesso Arafat a Betlemme a beneficio delle emittenti di tutto il mondo nel quale il presidente dell'Autorita' Palestinese invocava la "pace dei coraggiosi" e accusava Israele di "crimini di guerra" per averlo bloccato nel suo quartiere generale a Ramallah.
    "Per la verita' - ha commentato Ra'anan Gissin, portavoce di Sharon - questo cosiddetto martire avrebbe dovuto essere in galera, giacche' il suo nome compariva sulla lista dei ricercati che Arafat gia' da tempo ha promesso di far arrestare".
    Naturalmente, radio Voce della Palestina ha addossato agli israeliani tutta la colpa per la morte del "martire" di Fatah senza darsi la pena di spiegare le circostanze in cui "l'eroe" palestinese ha trovato la morte.

(www.themedialine.org, 25.12.01)



BRUCIATO UN NUOVO TESTAMENTO IN UNA SCUOLA DI ISRAELE


Il governo israeliano ha ordinato un'inchiesta perché in una scuola di Beit Schemesch è stato bruciato un Nuovo Testamento che uno scolaro undicenne aveva ricevuto da un missionario. Il ministro ortodosso Melchior ha condannato severamente questo atto perché - così ha detto Melchior - in questo modo si disonora il nome di Dio.

(da "Stimme aus Jerusalem", 27.12.01)



PROFESSORE E RABBINO LICENZIATI IN ISRAELE


Il professore e il rabbino della scuola ortodossa di Beit Schemes, i quali sono stati riconosciuti responsabili del fatto che nel cortile della loro scuola è stato bruciato un Nuovo Testamento, sono stati sollevati dal loro ufficio. Il Direttore generale del Ministero dell'Educazione ha dichiarato che Israele non accetta in nessun modo simili azioni, perché il bruciare i libri non si addice al tollerante sistema scolastico di Israele, ma proviene dai tempi oscuri della storia.

(da "Stimme aus Jerusalem", 28.12.01)



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L'isola della rugiada divina