Notizie su Israele 72 - 20 febbraio 2002


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Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)


DICHIARAZIONI SIRIANE SU ISRAELE E SUGLI EBREI


Bashar Assad
In occasione della visita in Italia del Presidente siriano Bashar Assad, presentiamo alcuni dati sulle relazioni regionali della Siria e sulle relazioni con Israele.

    Dichiarazione del Presidente siriano Bashar Assad in occasione della visita papale, 5 maggio 2001:

    Gli ebrei cercano di uccidere i principi di tutte le religioni con la stessa mentalita' con cui hanno tradito Gesu' Cristo e nello stesso modo in cui hanno cercato di tradire e uccidere il profeta Maometto".

    Nella stessa occasione, il ministro siriano per gli affari religiosi Muhammad Ziyadah ha chiarito: "Conosciamo bene le trame dei nemici di Dio e dei malvagi sionisti contro la cristianita' e l'islam".

    Mustafa' Tlas, consigliere personale del Presidente, in un'intervista al Corriere della Sera del 11.5.2001: "Gli ebrei sono pochi milioni: se ogni arabo uccidesse un ebreo, non ce ne sarebbero piu'".

    L'editorialista del quotidiano governativo siriano Al-Akhbar scrive il 20 aprile 2001 e ribadisce (il 27 aprile) che "Hitler va ringraziato perche' ha vendicato in anticipo i palestinesi, anche se dobbiamo lamentare il fatto che la sua vendetta non e' andata abbastanza avanti".

    Alla prima riunione pubblica del Consiglio di Sicurezza dell'ONU (19.1.02), di cui attualmente la Siria detiene un seggio non permanente, Fayssal Mekdad, numero due della delegazione di Damasco all'Onu, ha paragonato le demolizioni delle case dei palestinesi da parte delle truppe israeliane agli attentati dell'11 settembre contro le Torri Gemelle. "Dobbiamo osservare che la scena delle decine di case di palestinesi demolite dai carri armati israeliani qualche giorno fa non è molto differente dalla scena del World Trade Center distrutto dai terroristi, che noi tutti vogliamo combattere ed eliminare".

    Nonostante le proteste internazionali, ancora oggi la Siria da' rifugio a famigerati ufficiali delle SS responsabili di crimini contro l'umanità nella II Guerra Mondiale e nell'olocausto.

(Ambasciata d'Israele a Roma, 18.02.02)



TONI MINACCIOSI NELLA TELEVISIONE DELL'AUTORITÀ PALESTINESE


    Da quando sono state allestite, a seguito degli accordi di Oslo, stazioni televisive e radiofoniche palestinesi indipendenti, questi media hanno inviato numerosi messaggi di incitamento antisemiti e antiisraeliani. Seguono degli estratti dalla trasmissione "Min Majalissina" ("Colloqui nel salotto") della televisione palestinese dell'11 febbraio 2002.

    In questa trasmissione ha preso la parola il dr. Ahmed Abu-Halabiyeh, Decano dell'Università islamica di Gaza, il quale ha dichiarato: "Non è un caso che Allah abbia detto (nel Corano) che Maometto nella sua ascesa al cielo ha parlato delle azioni degli Israeliti. E' come se Allah avesse voluto preparare la nazione islamica al fatto che ci sarebbero stati ebrei in questo paese, e con questo avesse voluto dire: "O musulmani, preparatevi alla guerra contro il mondo ebraico! In modo che possiate essere i loro vincitori! E la saggezza di Allah è evidente, perché i musulmani saranno i vincitori nella battaglia contro gli ebrei".

    Ma questo è ancora un esempio innocuo di programma di aizzamento antisemita e antisraeliano nella televisione palestinese. Persone come il dr. Abu-Halabiyeh non sono Imam poco istruiti dell'Afghanistan, ma persone che di solito hanno una buona cultura. Tanto più spaventoso è il fatto che spesso delle espressioni apertamente razzistiche trovino il "supporto" di religiosi, professori e politici musulmani.
    Questo indottrinamento spesso comincia già nelle scuole palestinesi. I libri scolastici dell'Autorità Palestinese sono pieni di stereotipi antisemiti e razzisti, che spesso incitano all'odio contro l'ebreo. L'Unione Europea è, dopo l'ONU, il più grande sponsor del sistema scolastico palestinese. Le proteste delle organizzazioni antirazziste internazionali e la continua protesta di Israele hanno prodotto soltanto rimedi di facciata. E' vero che nelle nuove edizioni dei libri scolastici alcuni passaggi antisemiti sono stati tolti, ma altre citazioni sono rimaste.
    Non molto meglio stanno le cose nella televisione e nella radio palestinesi. Trasmissioni, testi e passaggi razzisti-antisemiti sono all'ordine del giorno. Mentre l'Autorità Palestinese di Arafat condanna gli attentati terroristici contro i civili israeliani, nello stesso tempo la sua televisione manda in onda programmi e spot in cui vengono glorificati gli "Shadid" (martiri). In occidente questo è ben noto, ma per motivi politici si fa soltanto un'insignificante pressione sull'Autorità Palestinese per far cessare una volta per tutte questi programmi di incitamento all'odio. Una cosa però è chiara: con un simile indottrinamento, anche dopo un accordo di pace che accontenti entrambe le parti, il futuro conflitto è già programmato.

(nahostfocus.de, 14.02.02)



LIBRI DI TESTO PALESTINESI CHE ISTIGANO ALL'ODIO RAZZIALE


    La commissione istruzione della Knesset chiede ai paesi democratici di sospendere i finanziamenti per l'istruzione destinati all'Autorita' Palestinese finche' questa non avra' provveduto a cambiare i suoi libri di testo, che attualmente sono pervasi di istigazione all'odio e alla violenza contro Israele e gli ebrei in generale.
    Secondo il presidente della commissione Zevulun Orlev, i testi scolastici palestinesi costituiscono dei veri e propri "vivai di terroristi martiri suicidi".
    "I libri delle scuole dell'Autorita' Palestinese - ha spiegato Orlev - promuovono sentimenti di odio, e non di pace e tolleranza. E non riconoscono lo Stato di Israele, che spesso non compare nemmeno nelle cartine geografiche. Anziche' combattere gli stereotipi, li rafforzano e li tramandano alle nuove generazioni".
    L'opinione della Commissione e' suffragata da un rapporto presentato dal Center for Monitoring the Impact of Peace, che ha analizzato 55 nuovi libri di testo e due guide per gli insegnanti adottati nelle scuole palestinesi dal primo all'undicesimo anno di studi. Il rapporto, pubblicato nello scorso novembre, e' stato discusso solo ora dalla Commissione della Knesset.

(Jerusalem Post, 12.02.02)



L'AUTORITA' PALESTINESE FOMENTA E PRATICA IL TERRORISMO


    Dura presa di posizione sull'Autorita' Palestinese del portavoce della Casa Bianca Ari Fleischer. "Il presidente Bush e' sempre stato molto chiaro in tutte le sue dichiarazioni - ha detto Fleischer parlando mercoledi' con i giornalisti - Che fosse a proposito di Corea del Nord, Iran, Iraq, Autorita' Palestinese o altrove: sono popoli per cui gli Stati Uniti sono preoccupati, vittime di regimi che fomentano il terrorismo e che praticano il terrorismo".
    Si tratta della presa di posizione piu' severa assunta finora dall'amministrazione americana verso l'Autorita' Palestinese.

(Jerusalem Post, 14.02.02)



IL PREGIUDIZIO ANTISEMITA CONTRO ISRAELE

   
    Il nuovo antisemitismo e' quello che demonizza lo stato ebraico come il vecchio antisemitismo demonizzava gli ebrei in quanto tali, e questo nuovo antisemitismo mette in pericolo ogni reale prospettiva di pace in Medio Oriente. Lo ha detto giovedi' il vice ministro degli esteri israeliano Michael Melchior al segretario generale dell'Onu Kofi Annan.
    La diffusione di questo atteggiamento antisemita soprattutto attraverso varie emittenti televisive satellitari nel mondo arabo, ha poi spiegato Melchior alla Associated Press, e' un vero "cancro che rendera' impossibile la riuscita di qualunque sforzo per la pace". Molte di queste stazioni televisive arabe sono visibili anche in Europa e Stati Uniti. "Quando si bombardano le case tutti i giorni con una propaganda di odio e di istigazione cosi' profonda e infondata, e' chiaro che poi non arriva la pace: il demonio lo uccidi, non ci fai la pace".
    Melchior ha aggiunto che questo atteggiamento antisemita ha sicuramente contribuito alla recente ondata di aggressioni contro sinagoghe e istituzioni ebraiche in molti paesi, compresi alcuni in Europa occidentale.
    Il vice ministro israeliano ha detto a Kofi Annan che Israele teme che le Nazioni Unite vengano usate per "promuovere questa azione di delegittimazione o addirittura di demonizzazione del popolo ebraico e dello stato di Israele".
    "Ho chiesto al segretario generale - ha concluso Melchior - di esercitare tutto il peso della sua posizione e della sua integrita' personale non solo per fermare questo fenomeno, ma per contrastare qualunque tipo di pregiudizio".
   
(Jerusalem Post, 15.02.02)


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LA SOFFERENZA DI UN'EBREA CHE AVEVA SPERATO NELLA PACE


C'è un tempo per la pace. E uno no  

di  Angelica Livnè Calò
 
    Capisco gli israeliani pacifisti. Stanno vivendo un dramma veramente terribile nella loro esistenza: non c'è sensazione peggiore di guardarsi un giorno allo specchio e chiedersi con tristezza: «Come posso rimanere me stesso? Come posso continuare a credere in tutti i valori in cui ho sempre creduto? Come posso educare, esprimere le mie idee se tutti i principi sui quali ho fondato la mia esistenza, tutte le lotte che ho sempre intrapreso per la determinazione di un altro popolo, per l'uguaglianza tra gli esseri umani, per aiutare i più deboli e gli abbienti, per incitare alla pace... se tutto ciò, qui a casa mia, mi si sta sbriciolando tra le mani?».

Viviamo in una bomba a orologeria
    I nostri soldati entrano a Ramallah, i nostri carri armati impauriscono i bambini a Jenin e il cuore sembra spezzarsi ad ogni notizia. Stiamo vivendo in prima persona gli orrori e le ingiustizie che causa ogni guerra, e questa situazione ci mortifica. Anch'io - come tutti coloro che come me da quando ricordano se stessi sanno di essersi sempre identificati con le idee dell'umanitarismo di sinistra - mi sento catapultare in un baratro senza fine. Mi sento delusa, tradita, impotente per 100mila differenti motivi: perché avevamo creduto dopo Oslo di essere già al traguardo e cominciavamo a gridare vittoriosamente che avevamo sempre avuto ragione: è dialogando che si ottiene tutto, perché eravamo d'accordo con Yishaiau Lebovich che «l'occupazione distrugge chi la perpetra», perché ci faceva male sentire che un ragazzino di 18 anni e mezzo colpito ripetutamente dalle sassate di bambini palestinesi era stato costretto a sparare, perché ci eravamo finalmente rilassati un attimo e credevamo di avere in pugno le verità più profonde. Ma ora siamo qui, nell'imbarazzo più totale, più doloroso e ognuno reagisce a modo suo. Il risveglio da tutti questi sogni è stato stravolgente: la seconda Intifada ha fatto crollare in poco tempo le sicurezze di anni. Ci siamo trovati a parlare da soli di pace, in un dolorosissimo monologo della sinistra di Israele con sé stessa, isolata dal resto del mondo che si identifica, si immedesima e prova empatia solo per la causa palestinese.
Manifesti pieni di profondo, viscerale dolore come quello degli ufficiali, come quello di questo Kimmerling, come nelle conferenze all'università di miei colleghi professori che si dilaniano macerandosi in sensi di colpa vengono strumentalizzati spietatamente dai giornali di tutto il mondo per denunciare le colpe del governo israeliano senza mai mettere in risalto che esse non sono che un grido di aiuto, di rabbia per ciò che sta succedendo, per una realtà che noi non abbiamo scelto, non abbiamo voluto, non avremmo mai fatto scaturire. Ed è come se fossimo noi stessi divisi tra noi, gente che aveva puntato tutto su questa pace... A volte mi confronto con amici israeliani, come me, profondamente umanisti, nell'anima, che vedono solo le colpe di Israele e questo ora mi appare come una sorta di masochismo. Anche io vedo le colpe di Israele, colpe di un paese in guerra o guerriglia perenne, ne soffro, deploro tanti atti, ma vedo ben chiari anche i disastri che hanno creato gli altri, quelli che hanno trascinato il M.O. in un vortice trasformandolo in una bomba ad orologeria che saltando porterà conseguenze catastrofiche non solo qui!

Il momento più difficile per Israele
    Io capisco tutti: capisco i palestinesi che devono trovare la strada per autodeterminarsi come popolo, capisco tutti coloro che soffrono sentendosi parte di un popolo che deprime un altro, capisco tutti coloro che vivendo in un paese democratico come Israele possono permettersi di accusare il governo, di svegliarsi ogni mattina e fare un mea culpa, capisco tutti coloro che hanno il cuore spezzato perché combattono da soli una guerra per la pace voluta solo da un lato della barricata e cioè la nostra, quella di Israele perché con tutta la buona volontà di collaborare non ci sono partner sull'altro fronte, perché quel fronte è quello che iniziò in sordina con le Fatwe contro i Rushdie, con i dittatori che eliminavano i propri Curdi ribelli, che imponevano l'analfabetismo femminile per legge, quello di chi da 20 anni assolda e fa rapire scienziati di mezzo mondo per produrre in laboratorio peste, botulismo e antrace, il fronte degli attacchi efferati come quello che in un'ora ha lasciato 1000 orfani di modesti innocenti impiegati a New York, dell'importazione di navi stracariche di morte con una mano mentre con l'altra si sta trattando il cessate il fuoco. Soffro molto, moltissimo anch'io davanti al dolore e alle ingiustizie, ma ci sono delle cose che non potrò mai capire né accettare: prima di tutto il terrorismo come mezzo per ottenere qualunque cosa, e poi la forza, la prepotenza, lo sfruttamento dei deboli per raggiungere i propri scopi, le dittature fondamentaliste che inneggiano all'odio e alla distruzione e che con il loro denaro riescono a comprarsi titoli di nobiltà d'animo, in nome di chissà quale D-o, ben lungi dalla realtà alla quale ambiscono e cioè arrivare a dominare il resto del mondo. Israele, questa Israele che sembra a molti così minacciosa, che sulla carta geografica non è che un puntino appena visibile tra tutti i paesi arabi, sta vivendo la lotta più feroce per la sopravvivenza che la storia abbia mai conosciuto, sta rischiando di sparire per sempre dal suo puntino sulla carta geografica, sta lottando strenuamente, disperatamente e coraggiosamente per rimanere lucida, per poter continuare a guardarsi allo specchio, per non cedere alle mistificazioni, alle manipolazioni e alle demonizzazioni che il mondo intero, quella parte che si definisce "umanitaria" fa di lei. Quella parte umanitaria che non ha battuto ciglio quando il governo iraniano ha annunciato che si sta preparando alla distruzione di Israele.

Noi dobbiamo essere forti
    L'ho già detto una volta e lo ripeterò: non mi farò cancellare dalla faccia della terra. Io qui, c'ero già tremila anni fa, e come me ci sono stati cristiani, drusi, cerkessi e anche musulmani non bellicosi e se qualcuno crede che costruendo moschee davanti a chiese, o inventando reliquie di vestigia mai esistite dove una volta sorgeva il nostro Grande Santuario si possa cancellare la verità, o se qualcuno crede che spedire navi cariche di armamenti, o costruire centri nucleari atti a causare un altro genocidio del popolo ebraico che non ha mai alzato un'arma se non per difendersi, se qualcuno crede che fare i mea culpa esortando all'embargo contro tutti i prodotti israeliani isolandola ancora di più, aiuti a qualcosa, beh, si sbaglia. Sbagliano tutti perché, purtroppo, siamo stati letteralmente trascinati in questa guerra. E non abbiamo altra soluzione se non quella di essere forti. Il solo pensiero di dover dire queste cose mi fa rabbia, ho lo stomaco in subbuglio, ma siamo in guerra, questa è una realtà. Avevamo porto una mano piena di ben di Dio e ce l'hanno tagliata senza pietà. Non possiamo parlare di pace, di razionalità, di speranza o di futuro con chi si rifiuta di considerarci esseri umani. A quanto pare le soluzioni per ora non ci sono. Continueremo a sentirci male ogni volta che un nostro carro armato varcherà le soglie di una cittadina palestinese, perché anche se siamo cresciuti secondo gli insegnamenti del Libro, «il best-seller più venduto e meno capito dall'umanità», non abbiamo alternativa, non possiamo e non dobbiamo permetterci di rimanere con le mani in mano se altro sangue in Israele verrà versato impunemente.

(Tempi, febbraio 2002)



IL TERZO TEMPIO EBRAICO SUL MONTE SION


In un articolo del marzo scorso, apparso su una rivista in lingua tedesca edita a Gerusalemme, viene affrontato il tema della ricostruzione del Tempio ebraico. E' vero - si fa notare - che molti la ritengono una stranezza impossibile, ma è anche vero che fino a non molti anni fa si riteneva impossibile anche il ritorno massiccio degli Ebrei in Palestina, la costituzione dello Stato di Israele, la riconquista di Gerusalemme. L'articolo si conclude con l'elenco di dieci organizzazioni ufficialmente presenti in Israele che hanno come obiettivo statutario la ricostruzione del Tempio sul monte Sion.

"Sostenitori del Tempio"
    E' un'organizzazione per la costruzione del Tempio diretta dal prof. Hillel Weiss e serve da organizzazione centrale per tutti gli amici del Tempio.

"Movimento per la costruzione del Tempio"
    Questa organizzazione, guidata dal Rabbino David Ellboim, si propone di fare ricerche sugli aspetti pratici dei riti sacrificali.

"Istituto-Tempio"
    E' un Istituto, diretto dai Rabbini Israel Ariel, Moshe Neuman e Michael Ben-Chorin, che costruisce attrezzi per il terzo Tempio.

"Chaj We-Kaiam" ("Vive e sussiste")
    E' un movimento per la costruzione del Tempio fondato dai coloni di Gush-Etzion.

"El Har Ha-Mor" ("Al monte della Mirra")
    E' una corporazione ideologica fondata dai Rabbini Jitzhak Schapira e Dudi Dudkevitz.

"Donne impegnate per il Tempio"
    E' un gruppo guidato dall'avvocatessa del Tribunale Rabbinico Michal Avieser che raccoglie tra le donne gioielli d'oro e pietre preziose per il nuovo Tempio.

"Mi-Lechtechila" ("Dall'inizio")
    Questa associazione, diretta da Moshe Feiglin, insegna che si deve ricostruire il Tempio prima della venuta del Messia.

"Mischmarot Ha-Cohanim"
    In questa organizzazione vengono istruiti gli Ebrei discendenti della stirpe di Aaronne su tutto quello che riguarda il servizio nel Tempio futuro.

"Il giudizio sul Monte del Tempio"
    A questa corporazione appartengono Rabbini come Dov Lior e Israel Ariel, i quali elaborano i fondamenti della "Halakah" per stabilire chi può entrare nel Tempio.

"Il Gerusalemme-Forum"
    Questa è un'associazione che "riscatta", cioè compra case nella Gerusalemme Vecchia per poter circondare in questo modo il Monte del Tempio.

(Nachrichten aus Israel, marzo 2001)


INDIRIZZI INTERNET


Sull'ultimo numero del periodico "Il Cristiano" compare un articolo che descrive la vita quotidiana nell'unico kibbutz messianico in Israele:

Il Cristiano