Notizie su Israele 91 - 24 aprile 2002


<- precedente    seguente ->                                                                                                                                                indice
"Così parla DIO, il Signore: Io vi raccoglierò in mezzo ai popoli, vi radunerò dai paesi dove siete stati dispersi, e vi darò la terra d'Israele".

(Ezechiele 11:17)


SOSTEGNO DEGLI EBREI MESSIANICI AL GOVERNO DI ISRAELE


Nei giorni 17-19 aprile 40 Ebrei Messianici, responsabili di diverse congregazioni, si sono incontrati in una località di Israele per pregare e discutere insieme la situazione in cui sta vivendo il loro paese. Hanno deciso, all'unanimità, di far pervenire alla loro  nazione un messaggio di sostegno e incoraggiamento attraverso un annuncio pubblicato su "Israeli Indipendence Day".
    Hanno fatto pervenire a diversi indirizzi il testo della loro dichiarazione, con preghiera di diffusione, cosa che naturalmente facciamo molto volentieri.
M.C.


17 aprile 2002


In occasione del 54° Giorno dell'Indipendenza
dello Stato d'Israele



Una dichiarazione di sostegno


Noi, conduttori delle Congregazioni Ebree Messianiche in Israele, desideriamo dichiarare il nostro sostegno al governo di Israele in questa difficile ora di emergenza e far pervenire un messaggio di conforto e incoraggiamento al popolo che dimora in Sion.

Sii forte e coraggioso, Israele! Non temere e non ti sgomentare, perché il Signore nostro Dio è il nostro aiuto.

Come è scritto:

«Ma tu, Israele, mio servo, Giacobbe che io ho scelto, discendenza di Abraamo, l'amico mio, tu che ho preso dalle estremità della terra, che ho chiamato dalle parti più remote di essa, a cui ho detto: «Tu sei il mio servo, ti ho scelto e non ti ho rigettato, tu, non temere, perché io sono con te; non ti smarrire, perché io sono il tuo Dio; io ti fortifico, io ti soccorro, io ti sostengo con la destra della mia giustizia. Ecco, tutti quelli che si sono infiammati contro di te saranno svergognati e confusi; i tuoi avversari saranno ridotti a nulla e periranno; tu li cercherai e non li troverai più. Quelli che litigavano con te, quelli che ti facevano guerra, saranno come nulla, come cosa che più non è; perché io, il SIGNORE, il tuo Dio, fortifico la tua mano destra e ti dico: Non temere, io ti aiuto!» (Isaia 41:8-13)

Da questo luogo facciamo giungere un appello a tutti gli amici di Israele e a quelli che amano Dio nelle nazioni affinché si mobilitino e stiano dalla parte dello Stato d'Israele in questo tempo di prova:

- per sostenere in preghiera la nazione
- per elevare proteste contro la crescente marea di antisemitismo
- per offrire sostegno e aiuto allo Stato d'Israele.

Come è scritto:
"L'amico ama in ogni tempo; è nato per essere un fratello nella sventura." (Proverbi 17:17).

Firmato da: Conduttori delle Congregazioni Ebree Messianiche in Israele

Chiarimento: Gli Ebrei Messianici credono che, secondo le profezie bibliche e il Nuovo Testamento, Yeshua, il Figlio di Davide, è il nostro Messia, il nostro Salvatore e il nostro Redentore.
Nella Sua prima venuta, circa 2.000 anni fa, è diventato il nostro personale Redentore attraverso il Suo Sacrificio che espia il peccato.
Nella sua prossima seconda venuta apparirà come il nostro nazionale Redentore e salverà il nostro popolo.


Ebrei messianici manifestano la loro fede nel Messia Yeshua



PRIGIONIERI DEI MILIZIANI PALESTINESI


    I duecento miliziani palestinesi armati asserragliati dentro la Chiesa della Nativita' a Betlemme trattengono anche una cinquantina di altri palestinesi, sia adulti che minorenni, praticamente prigionieri nei sotterranei del complesso. Lo ha rivelato Taher Manasra, un palestinese di vent'anni che domenica e' riuscito a uscire di nascosto dalla Chiesa. I giovani ostaggi trascorrono il tempo nella paura, soffrendo la fame e la sete. I palestinesi armati permettono loro di uscire solo per brevi periodi, uno alla volta: "Devono chiedere il permesso anche per andare al bagno per pochi minuti - ha detto Manasra - Sono guardati a vista da membri armati di Forza 17 [la guardia presidenziale di Arafat] che li obbligano a stare sempre seduti nello stesso posto". Il giovane ha detto che per tutti questi giorni non poteva capire perche' fossero trattenuti in quel modo nei sotterranei della chiesa e che supponeva che fosse per garantire la loro sicurezza. Manasra ha raccontato di essere uscito attraverso un'apertura nel muro della chiesa alla ricerca di qualcosa da mangiare. Ferito alle gambe, grazie a un intervento di intermediari della Croce Rossa e' stato ricoverato all'ospedale Hadassah di Gerusalemme.
    Altri cinque palestinesi sono usciti dalla chiesa domenica pomeriggio, con l'aiuto di mediatori della Croce Rossa, dopo che i soldati israeliani li avevano colti davanti all'entrata che sventolavano un drappo bianco. Hanno raccontato che i religiosi all'interno li avevano aiutati a scappare. I cinque, che non figurano sulle liste dei terroristi ricercati da Israele, hanno anche raccontato che molti dei miliziani palestinesi e dei terroristi ricercati asserragliati in armi dentro la chiesa vorrebbero arrendersi, ma non osano farlo perche' subiscono fortissime pressioni sia dai capi del gruppo all'interno della chiesa, sia da alti dirigenti dell'Autorita' Palestinese dall'esterno della chiesa.

(Ha'aretz, 22.04.02)
    


MONACI FUGGONO DALLA BASILICA DI BETLEMME

   

Ieri mattina tre monaci armeni che sono stati tenuti in ostaggio dagli uomini armati palestinesi asserragliati nella Chiesa della Natività di Betlemme, sono riusciti a fuggire attraverso un varco secondario. Hanno immediatamente ringraziato i soldati israeliani per averli messi in salvo.
    I monaci hanno riferito agli ufficiali dell'esercito che i palestinesi armati nella basilica hanno rubato oro e altre proprietà, inclusi crocifissi e libri di preghiera e hanno causato danni.
    I tre monaci hanno ricevuto soccorso dai soldati israeliani. Uno di loro è uscito dalla Chiesa reggendo in mano una stoffa bianca su cui si leggevano le parole "Aiutateci per favore".
    Uno dei monaci, Narkis Korasian, ha detto ai giornalisti:

prosegue ->
"Hanno rubato tutto, hanno aperto le porte una ad una e hanno rubato tutto… hanno rubato i nostri libri di preghiera e quattro croci… non hanno lasciato niente. Grazie per averci aiutato, non ce lo dimenticheremo".
    Le possibilità di una svolta nello stallo tra l'esercito israeliano e gli uomini armati palestinesi che tengono in ostaggio preti e civili palestinesi dentro la chiesa ha preso una piega più ottimistica la scorsa notte in seguito a due incontri tra l'Autorità Palestinese e funzionari israeliani.

(Dal Jerusalem Post, 24 aprile 2002)



ISRAELE NON SI FIDA DELLA MISSIONE ONU SU JENIN


    Presa di posizione a sorpresa del governo israeliano che ha deciso, martedi' sera, di "rinviare" il proprio consenso a cooperare con la missione Onu per l'accertamento dei fatti nel campo di Jenin.
    La decisione e' stata presa dopo intense consultazioni fra il primo ministro israeliano Ariel Sharon, il ministro della difesa Binyamin Ben-Eliezer e rappresentanti dei ministeri della Difesa e degli Esteri incaricati di tenere i rapporti con la missione Onu.
    Secondo informazioni raccolte dall'intelligence israeliano, da quando i soldati si sono ritirati da Jenin i palestinesi si starebbero adoperando alacremente per "confezionare prove" da mostrare a sostegno della tesi del "massacro". Inoltre a Israele non e' stata data alcuna garanzia che ai suoi rappresentanti sarebbe stato permesso di entrare nel campo di Jenin con la missione per illustrare la propria tesi.
    Israele ha sospeso la collaborazione anche sulla base del fatto che il segretario generale dell'Onu Kofi Anan avrebbe modificato di propria iniziativa il mandato della missione, allargandolo oltre quanto convenuto. Israele teme che la missione non si limitera' all'accertamento dei fatti per spingersi verso una sorta di "processo" unilaterale contro Israele, una cosa che Israele non intende accettare e che era stato garantito che non sarebbe accaduto. "Israele - ha spiegato l'ambasciatore israeliano all'Onu Yehuda Lancry - si attende piuttosto che la missione indaghi anche sulle attivita' terroristiche palestinesi a Jenin".
    "La composizione della delegazione - ha aggiunto un funzionario israeliano - e' stata decisa senza nemmeno consultarci e senza il nostro consenso. Siamo un paese sovrano e non intendiamo accettare questo genere di diktat". Israele considera negativo il fatto che tre dei quattro membri della missione sono personaggi politici senza alcuna esperienza di cose militari e di anti-terrorismo.
    Anche le singole personalita' prescelte hanno suscitato molte perplessita'. Basti ricordare che uno dei delegati, Cornelio Sommaruga, e' stato per anni presidente del Comitato Internazionale della Croce Rossa, un ente famoso per aver da tempo accolto la Mezza Luna Rossa araba rifiutandosi nel contempo di accogliere e spesso persino di collaborare con il Magen David Adom (la Stella Rossa di Davide israeliana).
    Non mancando precedenti di missioni Onu pregiudizialmente ostili verso Israele, ha spiegato Gideon Meir, del ministero degli esteri israeliano, Israele vuole essere certo che questa volta si tratti di una delegazione corretta e obiettiva: "Invece e' stato gia' predisposto tutto contro Israele in modo da incastrarci", ha aggiunto Meir. Come ha detto il presidente della Commissione affari esteri e difesa della Knesset David Magen (partito di Centro), "i risultati del lavoro della missione Onu si possono predire gia' fin d'ora".
    "L'Onu ha gia' dimostrato la propria parzialita' quando non ha detto una parola di fronte agli innumerevoli attentati terroristici che colpivano la popolazione israeliana - ha dichiarato l'ex primo ministro israeliano Binyamin Netanyahu - e quando ha tenuto nascoste informazioni preziose in suo possesso relative al rapimento di soldati israeliani ad opera dei fondamentalisti Hezbollah libanesi".
    Sulla base di tutte queste considerazioni, Israele ha chiesto all'Onu di rinviare la missione e riconsiderarne mandato e composizione, una richiesta che viene presa in considerazione mercoledi' da Kofi Annan.

(Jerusalem Post, 24.04.02)

  

PERCHE' ARAFAT RIFIUTO' IL PIANO DI PACE DI CLINTON


    Il seguente brano è un estratto da un'intervista di ieri (23 aprile) della Fox News all'avvocato mediatore americano Dennis Ross. 
    L'argomento dell'intervista è il piano di pace di Clinton che è stato rifiutato da Arafat.

    ROSS: Le idee furono presentate il 23 Dicembre 2000 dal presidente, e sostanzialmente dicono questo: ci sarebbe circa il 5% di territorio annesso alla West Bank per gli Israeliani e un 2% barattato. Quindi ci sarebbe un 97% netto di territorio che andrebbe ai Palestinesi. A Gerusalemme, i quartieri arabi di Gerusalemme Est diventerebbero la capitale dello stato Palestinese. Per quanto riguarda i profughi, ci sarebbe il diritto di ritornare nel loro paese di origine, non in Israele, ma ci sarebbe anche un fondo internazionale di $30 miliardi messo insieme sia come indennizzo che per coprire i costi di rimpatrio, ristabilimento, riabilitazione...

    FRED BARNES, WEEKLY STANDARD: Ora, le autorità Palestinesi ad oggi dicono che Arafat ha accettato.

    ROSS: Arafat venne alla Casa Bianca il 2 Gennaio 2001. Incontrò il Presidente, e io ero li nella Stanza Ovale. Egli disse di si, dopodichè aggiunse delle obiezioni che sostanzialmente significavano che rifiutava ogni singola cosa che aveva il dovere di dare... aveva il dovere di dare, per quanto riguarda Gerusalemme, l'idea che ci sarebbe la sovranità di Israele sulla Western Wall, che coprirebbe le aree con un importanza religiosa per Israele. Ha rifiutato l'idea sui profughi.... Ha detto che abbiamo bisogno di una nuova formula, come se quello che abbiamo presentato fosse non- esistente. Ha rifiutato le idee basilari sulla sicurezza. Non prenderebbe mai in considerazione l'idea che Israele possa operare nello spazio aereo Palestinese.. Quindi tutte le proposte presentate sono state rifiutate. I Palestinesi avrebbero nella West Bank un area che era contigua. Quelli che dicono che c'erano dei cantoni (ritagliati da altre parti dello stato palestinese) sbagliano. Era contigua.

    ROSS dice che i Palestinesi registrarono ogni parola dell'offerta, ma "ad oggi, i Palestinesi non hanno ancora presentato alla loro gente quello che gli è stato offerto." Alla domanda perchè Arafat ha rifiutato questa offerta, Ross ha risposto "Perchè fondamentalmente non credo che egli voglia porre fine al conflitto. Abbiamo una clausola importante in questo accordo, e cioè, questa è la fine del conflitto. Tutta la vita di Arafat è stata governata dalla lotta e da una causa. Tutto quello che ha fatto come leader dei Palestinesi è stato sempre lasciare aperte più possibilità, non chiudere mai una porta. In questo modo noi gli abbiamo chiesto di chiudere la porta. Per lui porre fine al conflitto significa porre fine a se stesso."

    ROSS ritiene che probabilmente Arafat possa aver concluso che la sua violenza sta funzionando: "è possibile che lui pensi di poter fare e ottenere di più con la violenza. Non ho alcun dubbio che egli pensi che la violenza possa creare una certa pressione sugli Israeliani e su di noi e forse sul resto del mondo. E penso ci sia ancora un altro fattore. Dovete capire che Barak fu in grado di ridare una posizione internazionale ad Israele. Israele aveva dimostrato senza ombra di dubbio di volere la pace, e il motivo per cui questa non era raggiungibile era perchè Arafat non la voleva, non l'avrebbe accettata. Arafat aveva il bisogno di ridare l'immagine di vittime ai Palestinesi, e sfortunatamente essi sono delle vittime, e noi possiamo vedere in che modo terribile."

(HonestReportingItalia, 24.04.02)

L'intero articolo può essere visionato all'indirizzo:
http://foxnews.com/story/0,2933,50830,00.html


INDIRIZZI INTERNET


The Friends of Israel Gospel Ministry