Notizie su Israele 113 - 22 luglio 2002


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Essi conosceranno che io sono il SIGNORE, il loro Dio, quando, dopo averli fatti deportare fra le nazioni, li avrò raccolti nel loro paese e non lascerò là più nessuno di essi; non nasconderò più loro la mia faccia, perché avrò sparso il mio spirito sulla casa d'Israele, dice DIO, il Signore».

(Ezechiele 39:28-29)


E' FINALMENTE INIZIATO IL PROCESSO A RAVIV


    
Avishai Raviv

Il processo a lungo rinviato dell'agente provocatore Avishai Raviv è finalmente cominciato questa mattina [21 luglio]. La seduta di oggi si è tenuta a porte chiuse, ma è probabile che le future sedute saranno aperte al pubblico. Raviv è accusato di essere stato a conoscenza dell'intenzione di Yigal Amir di assassinare il Primo Ministro Yitzchak Rabin, ma di non avere fatto niente per fermarlo. Molte persone a conoscenza dei fatti ritengono che Raviv dovrebbe essere accusato non solo di non aver impedito l'uccisione del Primo Ministro, ma anche di aver incoraggiato l'assassino. Almeno due testimoni hanno dichiarato di aver sentito Raviv istigare Amir ad assassinare il Primo Ministro.

(Arutz Sheva News Service, 21.07.02)



MANCANZA DI PANE IN ISRAELE


Manca il pane - Il rifornimento di pane è stato drasticamente ridotto oggi [21 luglio] a causa di una controversia sul costo della farina che coinvolge i panettieri in Israele. Il Ministro dell'Industria e Commercio Dalia Izsik ha incontrato oggi i proprietari dei mulini nel tentativo di raggiungere un accordo. Anche se lo sciopero dovrebbe concludersi oggi, le normali consegne del pane riprenderanno soltanto verso la metà della settimana. Yoram Degani, dell'organizzazione  umanitaria "Chasdei Sarah"  in Maaleh Adumim, che ogni giorno distribuisce il pane ed altri generi alle famiglie bisognose, ha detto oggi a Arutz-7: "E' una sensazione terribile vedere che quando arrivo alla panetteria a prendere il pane per nutrire queste famiglie, non trovo niente da portargli".
    Danny  Angel, della catena dei forni "Angel" a Gerusalemme, ha detto che dai giorni dell'assedio di Gerusalemme nella guerra di indipendenza del 1948, la produzione di pane non si è mai trovata in una simile situazione. Baruch Turgeman, proprietario di parecchi mulini di grano in Israele, ha detto oggi a Arutz-7 che l'ultimo accordo sul prezzo della farina è stato fatto nel mese di novembre del 2000 - e che la differenza fra il prezzo di vendita stabilito dal governo e l'effettivo costo di produzione ha raggiunto oggi il 30%. "Una combinazione dell'aumento del dollaro, i tassi di interesse, l'elettricità e soprattutto il frumento," ha detto, "ha contribuito alla gravità del problema che ora stiamo affrontando. Non possiamo continuare semplicemente a produrre farina e accumulare queste perdite."
    Il Ministro dell'Industria e Commercio Dalia Izsik, che doveva incontrare i mugnai questo pomeriggio, ha detto che capisce i loro problemi, ma deve fare in modo che il prezzo del pane non aumenti troppo: "Devo trovare una formula che permetta ai produttori di vivere e realizzare un profitto, ma allo stesso tempo tenere presente che il 15% della popolazione dipende molto da pane. Ho visto con i miei propri occhi che alcune famiglie comprano nove o dieci pagnotte ogni giorno..."
    Il prezzo controllato (non sovvenzionato) dal governo di una pagnotta di pane comune e di challah per lo Shabbat attualmente arriva a 2,6-2,75 shekels (circa 55-60 centesimi).

(Arutz Sheva News Service, 21.07.02)

Ricompare il pane - Dopo che i proprietari dei mulini sono arrivati a stabilire con il Ministro del Commercio Dalia Itzik un nuovo prezzo per il pane, che consente di aumentare il prezzo della farina del 13,6 %, invece del 25% che avevano richiesto, la farina è improvvisamente ricomparsa in Israele. Il prezzo del pane comune però non è stato alzato. L'aumento ha riguardato particolari tipi di pane, alcuni dei quali molto diffusi.

(Stimme aus Israel, 22.07.02)



L'UNIONE EUROPEA CONTRO L'ESPULSIONE DEI FAMILIARI DEI TERRORISTI


L'Unione Europea ha criticato il progetto israeliano di espulsione dei familiari degli attentatori suicidi palestinesi. "Provvedimenti di punizione collettiva non sono né legittimi né accettabili", ha detto il Presidente del consiglio danese in una dichiarazione pubblicata a Copenaghen. Israele ha annunciato che i familiari dei terroristi palestinesi saranno espulsi quando esistono prove del loro coinvolgimento negli attentati.

(nahostfocus.de, 21.07.02)



ETICA E STRATEGIA DELLA ESPULSIONE


Sedici persone, padri e fratelli di due terroristi suicidi hanno fatto oggi [21 luglio] una petizione alla Corte contro la possibile loro espulsione dalla Giudea e Samaria a Gaza, ma poi hanno ritirato la loro richiesta. Hanno annullato le loro petizioni dopo che la situazione del processo ha indicato chiaramente che non ci sono progetti immediati di espulsione dei familiari dei terroristi suicidi a Gaza. Il processo ha indicato che in ogni caso sarebbero fornite 12 ore di preavviso prima di agire in questo senso..
    Sono sorte obiezioni da varie parti, internazionali e nazionali, contro l'intenzione di combattere i terroristi suicidi espellendo a Gaza i loro familiari.  Lt.-Col. Rabbi Moshe Hager, capo della yeshiva di addestramento militare in Yatir (a sud di Hebron), ha parlato con Ariel Kahane, di Arutz 7, sugli aspetti militari ed etici dell'idea della espulsione. Ha detto che il solo parlare di espulsione ha già dato i suoi frutti:
    «Già in questi pochi giorni in cui abbiamo parlato di questa idea abbiamo visto che i genitori di potenziali terroristi suicidi hanno chiamato l'IDF avvertendo che i loro figli hanno lasciato la casa e sono in procinto di compiere un attacco. Questo mostra che la deterrenza è forte, e che l'idea della espulsione produce risultati. Non ci sono soluzioni al 100%, ma questa è una parte importante della nostra guerra.»
    In risposta all'obiezione che azioni di questo tipo favoriscono soltanto il sorgere di un'altra generazione di terroristi suicidi, Lt.-Col. Rabbi Hager ha detto: «Credo che non sia vero. Il terrorismo si combatte con operazioni militari, e l'operazione Scudo di Difesa ha mostrato che esiste una soluzione militare per questo problema. Questo è il linguaggio che il nostro nemico capisce. Quando abbiamo demolito i loro quartieri generali a Hebron, hanno visto che facciamo sul serio...»
    «Si dice», ha fatto notare Kahane di Arutz-7, «che non è etico punire i membri della famiglia per i crimini di altri. Come risponde a questo?» Risposta: «L'imperativo etico è che la guerra deve essere abbreviata, e il modo per farlo è quello di prendere misure dure e forti, e non trascinando le cose. Dobbiamo far capire che non accettiamo la costituzione di uno Stato palestinese armato come è stato fino ad ora, e mandando questo chiaro messaggio noi diminuiamo il numero delle vittime... L'etica della Torah richiede che facciamo tutto il possibile per terminare la guerra, e questo è il nostro modo. E' il modo di re Davide, non di re Saul; è il modo di Maimonide, che ha scritto che esiste la legittimità della punizione [collettiva]... Quelli che citano il versetto: "Ognuno morirà per il proprio peccato" non capiscono che questo versetto si applica soltanto in tempo di pace, ma in guerra ci sono regole del tutto diverse. Quando si sparano pallottole, per fermarle bisogna considerare tutto l'insieme, comprese le famiglie che stanno dietro e incoraggiano quelli che sparano... In questo senso, anche loro sono colpevoli. Ma anche se non lo fossero, l'imperativo etico in guerra impone di abbreviare la guerra, e tutti gli elementi di sicurezza confermano che questa misura contribuirebbe a diminuire gli attacchi...»

(Arutz Sheva News Service, 21.07.02)



COLLEGAMENTI TRA NAZISMO E MONDO ARABO


Quando Hitler divenne Abu Ali

di Julian Schvindlerman

    Quarant'anni fa, l'Oberstfuehrer delle SS Adolf Eichmann fu giustiziato in Israele. Eichmann era stato arrestato alla fine dellaseconda guerra mondiale e rinchiuso in un campo di internamentoamericano, ma riusci' a fuggire in Argentina. Visse li' per diecianni sotto il nome di Ricardo Klement fino al 1960, quando gli agenti segreti israeliani lo rapirono e lo portarono in Israele.
    Dopo un processo durato otto mesi, Eichmann fu accusato di crimini contro l'umanita' e il popolo ebraico e fu condannato a morte. Fu giustiziato il 31 maggio 1962, i suoi resti furono cremati e le ceneri furono sparse nel Mare Mediterraneo - fuori dalle acque israeliane. Questo fu l'unico caso in cui la pena di morte fu applicata in Israele.
    La biografia di Eichmann e' tristemente nota. Fu a capo del dipartimento per la questione ebraica della Gestapo dal 1941 al 1945 e comando' le operazioni di deportazione di tre milioni di ebrei ai campi di sterminio. Dopo la guerra, divento' uno dei piu' ricercati latitanti nazisti. Nonostante la comunita' internazionale avesse condannato il rapimento di Eichmann, riusci' comunque a comprenderne la legittimita' e a giustificare l'azione israeliana. Lo stesso processo, segnato dalla stretta aderenza alla procedura legale, suscito' l'ammirazione mondiale, e l'esecuzione di questo nazista venne vista in tutto il mondo come un'affermazione dell'epoca post-olocausto.
    In tutto il mondo, tranne che nel mondo arabo. Li', la cattura, il processo e l'esecuzione di Eichmann furono unanimemente condannati e Eichmann stesso venne venerato come un "martire". Il quotidiano giordano "A-Ra' ai" lo lodo' per aver sterminato una parte della 'razza di cani e scimmie'". La rivista saudita "Al-Bilar" gli rese onore per il suo coraggio. Il quotidiano libanese "Al-Anwar" pubblico' una vignetta in cui si rammaricava del fatto che non avesse ammazzato un maggior numero di ebrei.
    Ma poniamo la beatificazione araba di Eichmann nel suo contesto storico. Quando Hitler prese il potere nel 1933, telegrammi di congratulazioni furono inviati dalle capitali arabe. Nel 1937, il ministro nazista della propaganda, Joseph Goebbles, elogio' la "coscienza nazionale e razziale araba", notando che "le bandiere naziste sventolano in Palestina, dove le case sono adornate da svastiche e ritratti di Hitler". Nel 1943, Heinrich Himmler, il capo delle SS, parlo' della "naturale alleanza che esiste fra il nazional-socialismo della grande Germania e i musulmani amanti della liberta' in tutto il mondo".
    Partiti filotedeschi e movimenti giovanili "intonati" con gli ornamenti del nazional-socialismo vennero alla luce in Siria, Marocco, Tunisia ed Egitto. Perfino gli slogan nazisti venivano tradotti in arabo. Una canzone mediorientale diffusa verso la fine degli anni '30 dice: "Niente più 'monsieur', niente più 'mister'. In paradiso Allah, sulla terra Hitler". Il Fuehrer stesso fu perfino islamizzato sotto il nuovo nome di Abu Ali.
    L'amore per il nazismo si propago' come un incendio in tutta la regione. Fra i molti simpatizzanti nazisti del periodo ricordiamo HajAmin al-Husseini (Gran Mufti di Gerusalemme), Ahmed Shukairi (primo presidente dell'organizzazione per la liberazione della palestina), Gamal Abdel Nasser e Anwar Sadat (entrambi futuri presidenti dell'Egitto), i capi dei fondamentalisti islamici, e i fondatori del partito socialista arabo "ba'ath", che al momento governa in Siria ed Iraq. (Un leader del partito "Ba'ath" racconto' orgogliosamente: "eravamo razzisti, ammiravamo il nazismo, leggevamo i loro libri e le fonti del loro pensiero. Siamo stati i primi a tradurre 'Mein Kampf'").
    La glorificazione di Hitler fra gli arabi non svani' dopo la seconda guerra mondiale. Nel 1965, un cronista marocchino scrisse sulla rivista francese "Les Temps Modernes": "il mito di Hitler e' stato coltivato dal popolo arabo. Lo sterminio di ebrei compiuto da Hitler viene elogiato. Si crede perfino che Hitler non sia morto. Tutti sperano nel suo ritorno". Nel 2001, un giornalista egiziano scrisse sul giornale finanziato dal governo "Al Akhbar": "Grazie Hitler, sia benedetta la tua memoria, perche' hai vendicato con anticipo i palestinesi per il piu' ignobile crimine mai commesso al mondo". Due mesi dopo l'agenzia di stampa egiziana conferi' a questo giornalista la sua piu' importante onoreficenza.
    Dai tempi dell'ascesa al potere di Hitler nel 1933, gli arabi non hanno mai smesso di adulare il nazismo. Sembra che certe cose non cambino mai - o forse alcune cose lo fanno.
Adesso gli arabi accusano gli ebrei di essere nazisti. In questo modo, i fedeli ammiratori di Hitler stanno equiparando le principali vittime del suo genocidio con i carnefici nazisti.
    L'espressione "chutzpah" indica un uomo che uccide i suoi genitori e poi implora la giuria di essere clemente con lui, perche' e' un orfano. Ma il perverso capovolgimento storico e morale attuato dagli arabi richiede di coniare una nuova parola. Perche' "chutzpah" non riesce ad esprimere a sufficienza la loro incredibile faccia tosta.
  
"The Miami Herald", 7 giugno 2002.  Fonte italiana: "Amici di Israele")



LETTERA DI UNA MADRE ISRAELIANA A UNA MADRE PALESTINESE

  
    Sono una donna ebrea: una madre, anzi una nonna.
    Amo molto i miei figli: forse ancor più i miei nipoti. Il più grande ha 21 anni. Un'età felice: l'età dell'università, delle speranze, delle

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illusioni e dei sogni.
    Se non ci fosse la guerra.
    Vorrei guardarti negli occhi, mamma palestinese. So che le tue lacrime non sono diverse dalle mie, e che le mie lacrime non sono diverse dalle tue. Anche se io non mi cullo nell'illusione che un figlio kamikaze, che ha sparso morte e distruzione, che ha conficcato chiodi e bulloni nella testa dei miei figli ebrei, possa andare in Paradiso, e sedere accanto al Profeta.
    Forse non ricordi che il mio Dio, il tuo Dio, quello del nostro comune padre Abramo, ha insegnato "Non uccidere!"?
    Mamma palestinese, vorrei dirti: uniamo le nostre forze di donne che amano i loro figli, che sognano per i loro figli un futuro felice, circondati a loro volta dai figli, dai nipoti, per costruire insieme un mondo di pace, un futuro diverso!
    Non permettere che il mondo, parlando di te, dei tuoi figli, dica "i poveri palestinesi!": poveri sono gli handicappati, coloro che non godono del bene dell'intelletto: la commiserazione è anche una velata forma di disprezzo e i palestinesi hanno ricevuto da Dio la medesima intelligenza, la medesima possibilità di discernere fra il bene e il male di tutti gli altri uomini e, se lo vogliono veramente, possono fare, immaginare e costruire invece di vegetare nelle baracche!
    Lascia che ti ricordi una cosa, mamma palestinese. Alla fine dell'ottocento i primi pionieri ebrei, provenienti da molti paesi europei soprattutto dell'est, si sono trasferiti in quella che allora era una landa desolata, tra deserti e paludi: perché così secoli di abbandono avevano trasformato  la 'Terra stillante latte e miele' da Dio promessa ad Abramo.
    Vi si erano trasferiti allo scopo di costruirvi i kibbuzim, la più moderna e liberale idea socialista di tutti i tempi,
    Pochi erano gli arabi che vi abitavano allora: per lo più pastori nomadi o che dimoravano in qualche villaggio sparso qua e là.
    Ebbene:  dopo un primo attimo di sbalordimento, chi infatti si era mai sognato prima di coltivare la palude e il deserto? voi arabi, forse i tuoi nonni, e i pionieri, forse i miei nonni, hanno fatto amicizia.
    Spesso voi li avete aiutati ad affrontare problemi inerenti alla terra che essi, per lo più medici, ingegneri, insegnanti, non sapevano risolvere.
    Ed i pionieri, dopo i kibbuzim, hanno costruito case, scuole, ospedali. E voi siete affluiti in gran numero dai paesi vicini. Siete vissuti insieme in perfetta armonia, li avete aiutati a costruire le nuove città, avete usufruito delle loro scuole aperte a tutti, dei loro ospedali dove alfine venivano curati i vostri bambini. E avete finalmente conosciuto un periodo di dignità e di benessere insieme ai vostri familiari.
    Il territorio, a quell'epoca, non apparteneva né a voi né ai pionieri.  Dopo l'occupazione romana che aveva causato la totale dispersione del popolo ebraico, questa terra era passata di mano in mano: e dal XIII sec, si trovava alla diretta dipendenza dell'Impero Ottomano.
    Dopo la I Guerra Mondiale l'Impero Ottomano smise si esistere. In quell'epoca tutti voi arabi, e tutti noi ebrei, sapevamo che nel Trattato di S. Remo del 1920  era stato previsto che i vastissimi territori a loro appartenuti sarebbero tornati nelle mani degli antichissimi proprietari: e che il territorio dell'antica Israele, le città sacre dell'ebraismo: Betlemme, la città di Davide e di Gesù; Gerusalemme, la città santa in cui sorgeva il Beth ha-Mikdash, il Tempio costruito da Re Salomone,  (su cui è stata poi costruita la Moschea di Omar), città in cui abitano ancora ebrei che dalla Terra Santa non si sono mai allontanati, erano stati destinati agli antichi proprietari: gli ebrei.
    Nel 1947 l'Onu, tenendo conto proprio di voi arabi che eravate affluiti così numerosi in questo territorio, hanno deciso di fondarvi non già lo Stato ebraico promesso, ma due Stati: uno ebraico e uno arabo, sottraendo alla già esigua porzione di terra destinata agli ebrei (le altre terre erano già divenute Libano, Siria, Giordania, Irak ecc),  proprio la parte più cara e più significativa della storia ebraica.
    Gli ebrei, con la morte nel cuore, accettarono la decisione.
    Gli Stati arabi, ai quali era stata assegnata la parte più ampia e rigogliosa di tutto l'Impero Ottomano, la rifiutarono.
    E' da questo rifiuto che nasce la triste storia che vede coinvolte tutte noi madri. Se aveste accettato, i nostri figli avrebbero potuto vivere gli uni accanto agli altri in perfetta armonia: le competenze degli uni si sarebbero arricchite delle competenze degli altri; il commercio, l'agricoltura, la cultura avrebbero avuto uno straordinario impulso e, come nelle favole, tutti sarebbero vissuti felici e contenti.
    Ma i vostri 'fratelli' arabi, tramite una ripetuta, martellante propaganda radiofonica, vi dissero: "Andatevene da questa terra, perché noi faremo la guerra agli ebrei e quando li avremo ricacciati in mare voi potrete ritornarvi e impadronirvi dei loro campi coltivati, delle loro case, delle loro città."
    E voi , in gran parte, ve ne siete andati.
    Nessuno avrebbe scommesso un soldo bucato sull'esito della guerra: si trattava di oltre centocinquanta milioni di arabi armatissimi che, fra l'indifferenza e il disinteresse degli  Stati esteri, e dei pacifisti, si muovevano contro appena settecentomila ebrei disarmati perché, non avendo ancora uno Stato, non erano autorizzati a comprare armi pesanti.
    Allora è successo un nuovo miracolo in questa terra di miracoli, perché gli ebrei, contro tutte le previsioni, la guerra l'hanno vinta.
    Un piccolo popolo coraggioso che non mendica aiuto, e non dà fastidio a nessuno.
    Ma i 'fratelli' arabi, con grande abilità politica, anche se con poco senso di umanità, pur avendo un'enorme quantità di territorio a disposizione, vi hanno lasciato marcire nei campi per creare il fittizio 'problema palestinese'. Fittizio perché, consultate pure un testo di storia, uno stato arabo palestinese non era mai esistito prima! 
    Mamme palestinesi, non credo che i vostri genitori, i vostri mariti, i vostri figli abbiano chiesto il vostro parere quando hanno rifiutato la spartizione, ma riconoscete che proprio questo rifiuto ha dato origine a tutti i mali seguiti.
    Gli Stati arabi appena costituiti, si affrettarono a sequestrare tutti i beni, mobili e immobili, degli ebrei; poi, nel totale silenzio degli Stati esteri, e dei pacifisti, li cacciarono dai loro Stati. Erano, per numero, circa l'equivalente  di voi arabi fuggiti da Israele.
    Ma noi non abbiamo creato il 'problema dei poveri ebrei chiusi nei campi'! Essi sono stati accolti in una Israele stremata dalle fatiche e dalle spese di una impari guerra: per loro sono stati costruiti piccoli, modesti, ma lindi villaggi, e oggi sono parte integrante della popolazione per cui del problema dei 'poveri ebrei' cacciati dai paesi arabi' nessuno ha mai parlato.
    Perché quando la Cisgiordania e la striscia di Gaza erano in mano giordana ed egiziana, non avete reclamato a gran voce l'indipendenza? Sarebbe stata un'ottima occasione!
    Quanti attacchi hanno subito gli Israeliani durante i poco più di 50 anni di vita! Nel 1948, nel 67, nel 73 e oltre. Hanno sempre vinto, è vero, ma vi rendete conto, mamme palestinesi, di  quanto il vivere sempre sul piede di guerra, essere costretti a spendere per le armi tutto ciò che avrebbe potuto essere impiegato nella ricerca scientifica, medica, tecnologica, pedagogica, il doversi guardare alle spalle ogni attimo della giornata perché il nemico poteva essere ovunque, abbia influito sul carattere, sulla psicologia, sui nervi dei giovani israeliani?
    I pionieri che, con immensi sacrifici, hanno costruito sulla palude e sulla sabbia per dare finalmente un futuro di sicurezza ai loro figli, non avrebbero mai pensato che gli ebrei non sarebbero mai stati così in pericolo come in Israele, nella loro terra!
    Sono cinquanta anni che voi palestinesi vivete nei campi.
    Che fine hanno fatto i miliardi giunti da tutto il mondo per aiutare i 'poveri palestinesi che vivono nelle baracche'? Pochi spiccioli sono stati spesi per stampare libri di testo che insegnassero ai vostri bambini, fin dalle prime classi elementari, a odiare il 'nemico sionista': non per insegnar loro un mestiere, una professione che permettesse loro di uscire dai campi.
    Sono cinquant'anni che gli ebrei non vivono un giorno in pace.
    Ricordate la guerra del 1973?
    Dopo aver respinto l'attacco arabo, iniziato proprio nel giorno più sacro del calendario ebraico, il giorno di Kippur, Golda Meir entrò nella striscia di Gaza fino ad allora sotto controllo egiziano.
    Rimase sconvolta da quel che vide e disse: - Abbiamo costruito le case per gli ebrei cacciati dai paesi arabi: ora che i palestinesi sono sotto la nostra protezione, dobbiamo costruire case in muratura anche per loro! E impose al governo una spesa enorme per costruire le case dei palestinesi.
    Sottopose quindi ai vostri capi un piano di ristrutturazione per trasformare le baracche in ridenti villaggi.
    Ma il giorno in cui arrivarono le ruspe per i primi lavori, trovarono fotografi provenienti da tutto il mondo, da voi chiamati per  riprendere le immagini dei perfidi israeliani che distruggono perfino le  baracche dei 'poveri palestinesi'.
    E' storia documentata anche se, dobbiamo riconoscerlo con amarezza, gli israeliani non sono molto abili nel farsi pubblicità.  
    Siamo arrivati più volte alle soglie di un accordo.
    La morte di Rabin, ucciso da un ebreo fanatico che non accettava che la parte storicamente più sacra dell'antica Israele passasse in mani arabe, è stato un grosso errore. Tutti abbiamo i nostri fanatici. Ma tutta la terra è sacra in quanto tutta creazione di Dio. Non sono le pietre, i mattoni, che rendono sacro un luogo, ma il comportamento degli uomini che vi dimorano.
    Ci assumiamo la responsabilità dell'uccisione di Rabin perché ogni popolo è responsabile dei propri terroristi, degli errori compiuti dai capi che li rappresentano in quanto liberamente e democraticamente eletti.
    Ma quando Shimon Peres ha continuato la strada di pace intrapresa da Rabin, ha incontrato un muro di rifiuti e di diffidenza.
    E quando Ehud Barak ha intrapreso la medesima strada, la sua pazienza e la sua resistenza sono stati messi a dura prova: ogni volta che cedeva a una delle richieste di Arafat, questi avanzava una nuova richiesta.
    Arafat in quell'occasione aveva ottenuto assai più di quanto lo stesso Rabin avrebbe mai concesso! Anche la sovranità sui quartieri arabi di Gerusalemme!
    Come diceva il titolo di un giornale, mi pare il Corriere della Sera, Sharon è il dono che Arafat, con i suoi tentennamenti, con le sue ambiguità, con le sue incertezze, ha fatto ai palestinesi.
    E, lasciatemelo dire, purtroppo anche agli israeliani.
    Ma le vere ragioni del rifiuto di accettare la presenza ebraica in Medio Oriente ha radici profonde che esulano completamente dal problema palestinese.
    Gli ebrei rappresentano una cultura differente, e progressista, che costituisce un pericoloso esempio nel cuore di una cultura di cui proprio negli ultimi tempi abbiamo scoperto lati estremamente pericolosi.
    Parliamo di quegli Stati in cui, tra l'altro, nessuno spazio viene lasciato al buon senso della donna, al suo intervento equilibratore e, perché no, materno. Noi madri non mettiamo al mondo i figli perché vengano massacrati  in guerra!
    In una società del genere la presenza ebraica non poteva non rappresentare una spina nel fianco, una continua spinta innovativa, pericolosissima per una cultura immobile da secoli.
    Contro l'integralismo di una parte dell'Islam che colpiva l'America, simbolo dell'ideale democratico, l'occidente di matrice democratica si è unito in un fronte unico. Abbiamo però visto tutti, attraverso i canali televisivi, la gioia smodata manifestata per le strade dai palestinesi in occasione del tragico attentato alle Torri gemelle di New York!
    Il pericolo dell'integralismo è sotto gli occhi di tutti.
    La guerra in Afganistan prosegue tuttora alla ricerca degli ultimi terroristi: giustamente, perché il terrorismo subdolo e vigliacco è un immenso pericolo per la sopravvivenza di un'umanità libera e democratica..
    Un'unione, questa del mondo occidentale, assai pericolosa per le mire non certo nascoste dei dittatori degli Stati islamici: parlo naturalmente di quelli integralisti, non di quelli democratici. E per tentare di spezzare questa solidarietà e dividere il mondo democratico, inventano i kamikase palestinesi che si immolano per la libertà del loro paese: libertà che appena pochi giorni prima avrebbero potuto ottenere con la semplice firma di un Trattato con Barak e il riconoscimento al diritto all'esistenza e alla sicurezza dello Stato ebraico!
    Forse puntano  sulla diffidenza e la scarsa simpatia verso gli ebrei diffusa spesso anche nel mondo occidentale. Eppure abbiamo dato al mondo Abramo, Mosè, il Decalogo e la Bibbia, e non abbiamo mai chiesto nulla in cambio!
    Gli Stati Uniti hanno condotto una guerra contro un terrorismo che albergava a migliaia di chilometri, gli israeliani stanno conducendo una guerra contro un terrorismo che alberga sul confine, e che esplode indiscriminatamente nelle scuole, sugli autobus, nei mercati nelle stazioni! Una guerra  in effetti assai pesante, ma che dimostra come siano stanchi di vedere le loro donne, i loro bambini massacrati per le strade della loro terra.
    Sono sicura che i rappresentati dell'Unione Europea, del mondo democratico, non cadranno nella trappola e resteranno uniti nella lotta al terrorismo!.
    I terroristi palestinesi sono entrati nella Chiesa della Natività. Abile mossa! Gli israeliani si sono trovati nella difficile situazione di stanarli senza portare offesa a un luogo sacro ai fratelli cristiani.
    Ma quando una Chiesa viene invasa da terroristi armati, è la presenza dei terroristi che profana il Luogo Santo, non l'assedio di chi resta all'esterno! Teniamo inoltre conto che, quando le truppe di Sharon si ritireranno, ed è indubbio che si ritireranno, i terroristi usciranno per uccidere ancora donne, e  bambini ebrei.
    E forse, domani, altre donne, altri bambini.
    Mamma palestinese: perché durante questi cinquanta anni non hai aiutato i tuoi figli a uscire dalle baracche, a reclamare il denaro che era stato inviato per loro allo scopo di costruirsi un modo decoroso di vivere?
    Oggi i tuoi figli sono divisi, incapaci di prendere decisioni coerenti.
    I miei sono divenuti nevrastenici e aggressivi.
    E' questo che vogliamo per i nostri figli?
    Forse se tu li avessi spinti a coltivare i loro campi, evitando così che lo facessero i coloni, a impiantare sia pure piccole industrie artigianali, a svilupparsi e a uscire dalle baracche, oggi potrebbero affrontare più sicuri le trattative con Israele, accettandone finalmente il diritto all'esistenza .Gli israeliani avevano riconosciuto lo Stato palestinese già nel 1947 sulla base della decisione dell'ONU, e poi con Rabin, con Peres,  con Barak!
    Sono ancora in tempo i nostri figli a stipulare una pace scevra di odio e di malanimo in modo da collaborare per costruire un Medio Oriente migliore?
    Forse.
    Mamma palestinese: aiutiamoci a vicenda prima che sia troppo tardi!
Clara Kopciowski     


(Federazione Associazioni Italia Israele, 21.07.02)



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