Notizie su Israele 116 - 8 agosto 2002


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Ricerca pure nei tempi antichi, che furono prima di te, dal giorno che Dio creò l'uomo sulla terra; chiedi da un'estremità dei cieli all'altra: «Ci fu mai cosa grande come questa? Si udì mai cosa simile a questa? Ci fu mai un popolo che abbia udito la voce di Dio che parlava dal fuoco come l'hai udita tu, e che sia rimasto vivo? Ci fu mai un dio che abbia cercato di venire a prendersi una nazione di mezzo a un'altra nazione mediante prove, segni miracoli e battaglie, con mano potente e con braccio steso e con gesta tremende, come fece per voi il SIGNORE, il vostro Dio, in Egitto, sotto i vostri occhi?» Tu sei stato fatto testimone di queste cose affinché tu riconosca che il SIGNORE è Dio, e che oltre a lui non ve n'è nessun altro.

(Deuteronomio 4:32-35)



UN'AGGRESSIONE CONTRO UN SIMBOLO DELLA RINASCITA DI ISRAELE


"Non possono uccidere i nostri valori"

Il messaggio di Menachem Magidor, presidente dell'Universita' di Gerusalemme, dopo l'attentato terrorista del 31 luglio nel campus sul Monte Scopus.

    Le forze del male hanno colpito ancora. Per loro, tutto lo Stato di Israele, i suoi cittadini e le sue istituzioni, sono bersagli legittimi. Ma questa volta l'obiettivo e' stato scelto con cura. L'attentato e' stato preparato con attenzione e con determinazione allo scopo di colpire nel cuore stesso dell'Universita' Ebraica di Gerusalemme, superando i vari livelli della sicurezza. Non e' stata solo un'aggressione contro la nostra istituzione. E' stata un'aggressione contro un simbolo della rinascita di Israele nella sua terra, contro uno stato moderno e aperto che affonda le proprie radici nella tradizione.
    Questo attentato e' stato perpetrato contro una universita' fondata sui principi di pluralismo e tolleranza, una universita' che cerca di capire il mondo nel quale viviamo e che - nonostante l'ondata di terrorismo e di stragi che stiamo subendo - aspira a promuovere pace e comprensione con i suoi vicini in Medio Oriente. L'obiettivo dei terroristi responsabili della orribile scena di cui sono stato testimone pochi minuti dopo l'esplosione, e' quello di porre fine ai valori abbracciati e impersonati dall'Universita' Ebraica di Gerusalemme: comprensione, tolleranza e ricerca della pace.
    Tra le vittime si contano molti membri della nostra comunita' universitaria: studenti, insegnanti, impiegati e visitatori da ogni parte del mondo: ebrei e arabi, cittadini di Stati Uniti, Corea, Francia, Italia e altri paesi. Questo attentato e' un crimine non solo contro Israele o il popolo ebraico. E' un crimine contro il mondo libero e civile. Mentre guardavo quella devastazione, le pozze di sangue e i feriti, non ho potuto evitare di domandarmi come potremo continuare le nostre ricerche, le nostre lezioni e tutte le altre vivaci attivita' mentre siamo in lutto per le vittime. La risposta e' chiara ed e' sintetizzata nella locuzione ebraica "davka", nonostante tutto. I responsabili di questi atti odiosi possono uccidere coloro che ci sono cari, ma non possono distruggere la nostra visione e la nostra determinazione a continuare a lavorare per una societa' che sia fondata sulla ragione e sulla reciproca comprensione, a lavorare come una comunita' di ricercatori e studenti che accolgono volentieri israeliani da ogni ambiente e ospiti da ogni parte del mondo. Soprattutto, non permetteremo che uccidano la nostra speranza di pace.

(israele.net, 06.08.02))



BRUTALE ESECUZIONE: ARAFAT FA GIUSTIZIARE UN HANDICAPPATO


RAMALLAH - Su ordine del capo dell'OLP, Yasser Arafat, è stato giustiziato un palestinese di 26 anni. L'esecuzione è avvenuta mercoledì scorso nell'area del quartier generale di Arafat a Ramallah, mentre il capo dell'OLP era in riunione con le sue persone di fiducia.
    La persona giustiziata è un minorato mentale accusato di aver
    
Arafat a Ramallah con le sue guardie del corpo
ucciso due donne anziane e violentato sua nonna. Secondo quanto hanno riferito dei giornalisti che si trovavano nella zona al momento dell'esecuzione, il palestinese è stato messo al muro con gli occhi bendati e ucciso con diversi colpi alla testa e al petto. Tre palestinesi del servizio di sicurezza hanno compiuto l'esecuzione e poi hanno portato via il corpo su un'ambulanza.
    Non è chiaro se l'accusato è stato condannato a morte da un tribunale palestinese. Secondo quanto dichiarato da un poliziotto palestinese, il capo dell'OLP Arafat ha dato l'ordine dell'esecuzione mercoledì mattina.

(Israelnetz.de, 08.08.02)



I TERRORISTI NON SONO MOTIVATI DALLA POVERTA'


di David Walker

    Il terrorismo ha poco o nulla da spartire con i fatti economici, secondo un nuovo studio concernente il background sociale dei militanti Hezbollah in Libano. Dopo aver esaminato anche il reddito e l'educazione dei terroristi suicidi palestinesi e israeliani implicati in assassinii e attacchi, lo studio conclude che "qualunque connessione tra povertà, educazione e terrorismo è indiretta e probabilmente assai debole".
    Il rapporto "Education, Poverty, Political Violence and Terrorism, Is there a Causal Connection?" proviene dal National Bureau of Economic Research di Cambridge, Massachusetts, istituzione indipendente e altamente qualificata per i suoi lavori di analisi quantitative nel campo della politica economica e sociale. La ricerca è stata condotta da Alan Kreuger della Princeton University e Jitka Maleckova della Charles University di Praga, che hanno esaminato occupazione, livello educazionale, famiglia e altre condizioni di 129 Hezbollah militanti uccisi in operazioni contro Israele negli ultimi vent'anni.
    Nel confronto con la popolazione libanese presa nel suo insieme, i membri Hezbollah erano meno verosimilmente provenienti da famiglie povere e più significativamente avevano completato l'istruzione secondaria superiore. Un simile modello risulta per i terroristi suicidi palestinesi. Benché i dati siano meno ampi, gli autori hanno trovato un nesso positivo tra il prender parte ad azioni terroristiche e il livello educativo e scolastico. I palestinesi di cittadinanza israeliana impegnati in attentati e azioni terroristiche nei territori occupati negli scorsi anni risultavano provenire da contesti economici più che buoni ed erano spesso in possesso di un'istruzione superiore.
    La ricerca ha anche posto l'attenzione sui tempi del risorgere della violenza in Medio Oriente ponendoli in relazione con l'andamento dei cicli della crescita economica. Non è stata trovata alcuna relazione tra la partecipazione alla violenza e la depressione economica: la violenza sembra essere aumentata quando le condizioni economiche locali sono migliorate. L'ultima intifada ebbe inizio quando l'ottimismo incominciava a diffondersi tra i palestinesi e dopo un lungo periodo in cui il livello dell'istruzione era cresciuto considerevolmente tra i giovani palestinesi.
    Perciò, conclude lo studio, l'ultima esplosione di violenza non può essere censurata sulla base del deterioramento delle condizioni economiche. Analogamente ai risultati dei sondaggi d'opinione condotti dal Palestinian Centre for Policy and Survey Research di Ramallah, gli autori indicano che l'appoggio alle azioni violente contro Israele, comprese le azioni suicide, non variano sensibilmente in relazione al contesto sociale. I palestinesi bene istruiti e ricchi tendono ad appoggiare gli attacchi terroristici altrettanto quanto i disoccupati e i poveri.
    "Se la povertà fosse la vera fonte dell'appoggio al terrorismo o alla violenza politicamente motivata, ci si dovrebbe aspettare che i disoccupati fossero in maggior misura sostenitori degli attacchi armati di quanto non lo siano i commercianti e i professionisti, e non in minor numero" sostiene lo studio. Esso poi continua affermando che lo stabilire una connessione tra povertà e terrorismo finirebbe per limitare l'assistenza ai Paesi poveri. In conclusione, la comunità internazionale degli aiuti, associando violenza e povertà, "potrebbe perdere l'interesse a fornire aiuti alle nazioni in via di sviluppo finché non receda la minaccia di terrorismo".

(The Guardian, 29 luglio 2002 - fonte italiana: Gruppo Rimon)



MADRE PALESTINESE NON PERMETTE AL FIGLIO DI DIVENTARE "MARTIRE"


    La moglie del comandante di Hamas Abdel Aziz Rantissi ha rifiutato di permettere al proprio figlio di compiere un attentato suicida contro Israele e diventare uno shahid (martire), secondo la trascrizione di una telefonata in possesso dei servizi di sicurezza israeliani, che e' stata trasmessa da una televisione israeliana, in ebraico e in arabo.
    Il nastro e' stato confiscato nel raid nell'ufficio del presidente dell'autorita' palestinese Yasser Arafat. La data in cui la telefonata si e' svolta al momento non e' nota.
    La moglie di Rantissi, Umm Muhammad, e' stata contattata da un attivista del braccio armato di Hamas, che ha chiamato per chiedere notizie di suo figlio, dopo che non si era presentato in moschea il giorno precedente. Secondo la trascrizione, la donna ha risposto che il figlio stava bene, ma non era andato in moschea perche' stava studiando per preparare un esame.
    L'attivista ha detto che suo figlio avrebbe dovuto incontrare un gruppo che deve assegnargli una missione. Ma la donna ha risposto che, mentre lei appoggia gli attivisti, suo figlio "non e' coinvolto in queste cose, ed e' impegnato con lo studio"
    L'attivista ha risposto: "non riesco a capire come e' possibile che una donna come te rifiuti l'appello a continuare la jihad contro il Sionismo"
    La donna ha risposto che "non conosce persone di questo tipo" ed ha riagganciato il telefono.
    La sorprendente rivelazione dell'ipocrisia di questo leader di Hamas arriva una settimana dopo l'assassinio del fondatore e leader dell'ala militare di Hamas, Salah Shahadeh, e un giorno dopo l'attentato di Hamas che ha ucciso sette persone e ne ha ferite 97 all'Universita' Ebraica.
    "Rantissi avra' qualche difficolta' a spiegare alla gente perche' il suo atteggiamento e' diverso con suo figlio rispetto agli altri, che lui incoraggia a diventare martiri (terroristi suicidi)" ha dichiarato un esperto palestinese, che ha chiesto di rimanere anonimo.
    Alcuni palestinesi credono che questo nastro accendera' un dibattito interno ai palestinesi sul terrorismo suicida e gettera' discredito sui leader di Hamas per la loro ipocrisia, altri hanno notato che la decisione di Israele di allontanare dalla Cisgiordania i familiari dei terroristi suicidi avra' un grande impatto.
    Altre fonti palestinesi hanno messo in dubbio l'autenticita' della registrazione e hanno dichiarato: "Perche' mai un movimento militare e ortodosso come Hamas dovrebbe chiedere questo genere di permesso ad una donna?"
    Rantissi ha riso a questa notizia, dicendo che il fatto avvenne 10 anni fa, quando suo figlio era troppo giovane e lui si trovava in un carcere israeliano. Ha dichiarato che Hamas non usa il telefono per reclutare i suoi membri e che non contatta le madri.

(Associazione Amici di Israele, 02.08.02)



CRESCIUTI DEL 90% GLI ATTENTATI IN ISRAELE


GERUSALEMME - In confronto all'anno precedente, nella prima metà del 2002 il numero degli attentati terroristici palestinesi è cresciuto del 90 percento. Nella prima metà dell'anno i palestinesi hanno compiuto più di mille attentati in Israele.
    I numeri sono stati pubblicati mercoledì sera dalla polizia israeliana di Gerusalemme. Nei 1.071 attentati della prima metà del 2002 sono rimaste uccise 238 persone, mentre il numero dei feriti ammonta a 1.935.
    Negli attentati palestinesi dello stesso periodo dell'anno scorso ci sono stati 68 morti e 731 feriti. L'obiettivo principale degli attentati è stato Gerusalemme. Negli ultimi due anni sono stati compiuti 49 attentati nella capitale e 7 in Tel Aviv.
    Dall'inizio della cosiddetta "intifada Al-Aqsa" nel settembre 2000 sono rimasti uccisi durante le missioni 19 poliziotti israeliani e 60 feriti.

(Israelnetz.de, 08.08.02)



LA TECNICA PROPAGANDISTICA DELLA "FRITTATA RIBALTATA"


La lega araba sta usando una tecnica propagandistica chiamata in inglese "turnspeak", che possiamo tradurre come "ribaltare la frittata", che funziona così: quando attacchi qualcuno devi ribaltare le cose di 180 gradi e sostenere con forza che e' lui che ti attacca.
    Siccome la verità è esattamente l'opposto dell'informazione disseminata, diventa psicologicamente difficile opporsi, creando una confusione.
    La tecnica di ribaltare la frittata crea una sensazione per cui ci si sente schiacciati da un eccessiva informazione, creando una coperta di "rumori bianchi" che rendono molto difficile risalire ai fatti.
     Questa tecnica è stata "inventata" e perfezionata dai nazisti dopo aver conquistato la Cecoslovacchia.
    Joan Peters, ex consigliere della Casa Bianca per il medio oriente, scrive:
    "Il termine fu usato per la prima volta dai giornalisti per descrivere la propaganda tedesca dopo aver invaso la Cecoslovacchia."
Per ottenere la simpatia per quell'atto, i tedeschi hanno praticato quello che da allora è noto come turnspeak, o la frittata ribaltata. Hanno ribaltato la colpa dell'invasione sui Cecoslovacchi stessi, accusandoli di lavorare per far precipitare la regione in una guerra totale. In altre parole,   secondo le notizie diffuse dai nazisti, i cechi erano disposti a gettare tutta l'Europa in guerra nel tentativo di difendere la loro terra.
    Come ha reagito l'Europa a questa bugia? Ci ha creduto. I leader mondiali decisero che bisognava fare qualcosa per preservare la pace ad ogni costo.
Lo scrittore William Shirer, giornalista in Europa in quel periodo, cristallizzò la verità quando scrisse:  "La condizione della minoranza tedesca in Cecoslovacchia è un puro pretesto [...] per cucinare uno stufato nella terra che Hitler desiderava, indebolendola, confondendo ed imbrogliando gli amici dei cecoslovacchi, nascondendo il vero scopo di Hitler, che era di distruggere lo stato cecoslovacco ed accaparrarsi il suo territorio.." (1)
Il fatto che la  macchina propagandista araba, impegnata per l'annientamento di Israele,  sta diffondendo da anni  la "nozione" che gli ebrei sono "nazisti" non è senza motivo.
    Gli arabi cercano di nascondere le loro strette relazioni con i nazisti. Durante la seconda guerra mondiale i più noti leader musulmani tra cui Haj Amin Al Husseini lavoravano per i nazisti e incitavano all'intifada contro gli inglesi. Haj Amin Al Husseini era il gran mufti di Gerusalemme, oltre ad essere lo zio di Arafat e la sua guida spirituale.
    Gli arabi, specialmente l'Iraq si schierarono dalla parte dei nazisti. Nel maggio del 1941 Al Husseini emise una fatwa: "Appello per la guerra santa contro l'Inghilterra". Il mufti ha largamente diffuso questa fatwa in Iraq, fomentando la rivolta pro-nazista. Il mufti ha ordinato anche agli arabi americani di schierarsi dalla parte dei nazisti.
    Il vero nome di Yasser Arafat è Abd Al-Rahman Abd Al-Rauf Arafat Al-Qud Al-Husseini, lui lo ha accorciato per oscurare la sua stretta parentela con il noto mufti nazista di Gerusalemme.
    Saddam Hussein è cresciuto nella casa di suo zio che si chiamava Khayrallah Tulfah, che era uno dei leader della rivolta

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pro-nazista in Iraq nel maggio del '41.
    Entrambi, Arafat e Saddam Hussein, furono notevolmente influenzati dal mufti durante il periodo passato al Cairo negli anni '50.
    Mettiamo a confronto la tecnica della frittata ribaltata che abbonda oggi nei media.
    In un classico esempio un servizio di notizie occidentali riporta: "I coloni girano per la Cisgiordania armati sparando a casaccio sui civili palestinesi" e poi in un altro articolo scrive: "Loro (i coloni) entrano in prigione attraverso una porta ed escono da un'altra."
    Un altro esempio ancora più lampante è l'affermazione di Arafat che Israele è quello che blocca il processo di pace.
    La tecnica della frittata ribaltata ha come leitmotif:
    "Israele è aggressivo ed espansionista".
    "Israele non rispetta le decisioni dell'ONU".
    In realtà il 14/5/1948, quando Israele dichiarò la sua indipendenza, fu invaso da un'alleanza formata da Egitto, Libano, Iraq, Syria, Giordania e Sudan. La loro motivazione dichiarata fu quella di cancellare lo stato di Israele in violazione a tutti i trattati internazionali e della dichiarazione dell'ONU del 1947 che ha sancito la divisione di quel fazzoletto di terra in due stati.
    La verità invece è: "L'islam militante è quello intollerante, aggressivo ed espansionista (dal1948 ad oggi- dove tutte le guerre in atto vedono come causa il terrorismo musulmano; Afganistan, India, MO, Indonesia, Filippine, Sudan, Sri Lanka, Nigeria, Zambia, Angola, Liberia, Macedonia, etc)".

Esempi di frittata ribaltata trasmessi dai media arabi
e da molti media occidentali da loro finanziati e controllati

1- "Le violazioni dei diritti dell'uomo attuate da Israele sono le peggiori del mondo".
2- "Gli israeliani occupando i territori si comportano da barbari".
La verità: In Israele vige una legislazione democratica di tipo occidentale con una corte suprema che vigila su tutto, mentre "le violazioni dei diritti umani negli stati arabi sono tra le peggiori del mondo" (esecuzioni sommarie di pacifisti , chiamati collaborazionisti, dalle bande di "poliziotti" di Arafat, senza processo, o  a volte  interrompendo un "regolare " processo, appesi poi a gambe in su sui tralicci ,  in piazza a Ramallah, o legati  dietro alle macchine e trascinati per le strade come trofei, donne senza  diritti, alla mercé di uomini che difendono l'onore della famiglia...).

3- "Gli israeliani usano metodi peggiori dei nazisti".
La verità:  Alcuni stati arabi si comportano come dei barbari nei confronti di minoranze (curdi in Iraq, copti in Egitto, Bahai in Iran...), donne (è permesso uccidere in difesa dell'onore della famiglia), e persino  verso i criminali (taglio della mano, decapitazione).

4- "Gli israeliani sono nazisti".
La verità: Molti leader arabi erano dei simpatizzanti del regime nazista o collaboratori ed ancora oggi- uno dei best sellers più venduti nel mondo arabo è il libro Mein Kampf".

5- "L'olocausto palestinese".
La verità: L'olocausto è stato lo sterminio di massa di 6.000.000 di ebrei. Quello che i palestinesi cercano di far passare per un loro olocausto è l'esilio di 600.000 profughi per una guerra scatenata da loro nel 1948, che oggi sono diventati  4.000.000 (come?) che pretendono di tornare  in Israele, e quindi parlare di olocausto palestinese  è il colmo della frittata ribaltata.

6- "Il governo israeliano è una banda di ladri".
La verità: L'autorità palestinese è una banda di ladri (delle enormi quantità di denaro elargite dall'Onu, dall'UE e dagli stati arabi al popolo palestinese praticamente non è arrivato niente. Quello che non serviva al terrorismo, finiva in paradisi fiscali. Persino in Bank Leumi di Tel Aviv c'e un conto di 600 milioni di $ che spetterebbe  ai palestinesi ma di cui hanno  la firma solo Arafat e il suo amico e consigliere economico e padrone del casinò- Rashid.) (" con tutti questi soldi,non è stato costruito un ospedale, non è stato creato un posto di lavoro, non è stata creata una fabbrica che non fosse di bombe o di cinture esplosive").

7-"Israele sta avvelenando i pozzi di acqua palestinesi".
La verità: Sono i palestinesi che in diverse occasioni hanno cercato di avvelenare le fonti idriche israeliane"(durante gli anni 90, con i virus della polio modificato a Haderah, e durante questa guerra fu avvelenato il condotto che porta acqua  dal nord a tutta Israele, vicino a Taibeh.).

8-"Israele è uno stato terrorista".
La verità: L'autorità' palestinese è un entità terroristica" (dimostrato da tutti i documenti sequestrati in cui è Arafat in persona che autorizza i pagamenti ai terroristi, tutti suoi dipendenti).

9-"Israele non vuole la pace".
La verità: Arafat non vuole la pace (ha rigettato tutte le offerte! d'altronde, qualsiasi stato con  la pur minima parvenza  democratica- rischia di limitare il suo potere assoluto che dura dal 1965).

10-"Israele rifiuta le proposte di pace arabe".
La verità: Gli ultimi furono i sauditi, che da un lato fanno proposte  di pace, ma nello stesso giorno organizzano un teleton televisivo in cui  raccolgono  milioni di $ per quelli che fanno degli attentati suicidi in Israele. Che pace vogliono allora?

11-"Sharon è un criminale di guerra".
La verità: Sharon è stato prosciolto da tutte le accuse il tal senso rivoltegli ed anzi, ha vinto una causa  negli USA contro il TIMES   che cercava di attribuirli delle colpe simili.
Invece: "Arafat è un criminale di guerra" , ma forse è prima un terrorista e un criminale comune. E' lui l'uomo che ha inventato  il rapimento degli aerei, è lui che ha ordinato la strage di Maalot, è lui che ha ordinato  il massacro degli atleti Israeliani alle olimpiadi di Monaco, è lui che ha ordinato telefonicamente  l'uccisione dei due diplomatici  americani e  un belga rapiti nel 1973 a Khartum in Sudan, di cui sia la CIA sia i servizi segreti rumeni hanno la registrazione  telefonica, come scritto nel libro di Ian Pacepa, ex capo dei servizi segreti rumeni sotto Ceaucescu...  è  stato Arafat che ha ordinato la strage agli aeroporti di Roma e Vienna nel Dicembre 1985,  17 morti e 85 feriti a Fiumicino,lista molto parziale...).

12-"Bisogna togliere il premio nobel a Peres".
La verità: Il premio nobel per la pace dovrebbe essere tolto ad Arafat (E' lui che ha violato gli accordi per il premio che gli è stato assegnato. Infatti- lo spirito di Oslo era- si rinuncia a qualsiasi violenza e tutti i problemi si devono risolvere sul tavolo delle trattative. Arafat ha scelto invece il terrorismo al tavolo delle trattative...).

13-"Israele commette crimini di guerra".
La verità: Arafat ed altri stati arabi commettono regolarmente dei crimini di guerra", basta pensare su quello che hanno fatto gli iracheni ai curdi o al Kuwait, quello che hanno fatto gli iraniani ai Bahai..quello che fanno i poliziotti del ANP  ai cosiddetti collaborazionisti...

14-"Israele spara a casaccio sui palestinesi".
La verità: Sono i terroristi al servizio di Arafat che girano armati  per i territori e sparano sulle macchine civili o sulla gente a casaccio nei centri commerciali.

15-"La stampa israeliana è totalmente asservita al governo".
La verità: In Israele esiste una stampa libera come in qualsiasi democrazia occidentale, che spesso è ipercritica verso il governo, mentre chi  osa criticare Arafat,  viene eliminato come è successo al direttore della TV palestinese, e come hanno tentato di fare al giornalista arabo  con cittadinanza israeliana- Yusuf Samir, rapito e torturato dalla "polizia" di Arafat di Betlemme, perché osava criticare il Rais. D'altronde, nei media arabi, anche dei paesi considerati moderati come Egitto, non si stampa niente prima di aver avuto un nulla osta dalle autorità!

16-"I luoghi santi musulmani sono minacciati da Israele".
La verità: Sono i luoghi santi ebraici minacciati dai musulmani (tomba di Giuseppe a Nablus,  Sinagoga di Gerico- entrambe bruciate).

17-"Gli israeliani trasformano moschee e chiese in sinagoghe".
La verità: In realtà sono le sinagoghe e le chiese che vengono trasformate in moschee ( I musulmani costruiscono regolarmente le loro mosche sopra i luoghi santi degli altri. A Gerusalemme hanno costruito una moschea che sovrasta il santo sepolcro e pretendono di fare altrettanto a Nazareth).

18-"Gli ebrei vogliono distruggere la moschea di Al Aqsa".
La verità: E'  il Wakf  musulmano che sta distruggendo i reperti archeologici nel monte dei templi, per eliminare le prove del legame storico tra gli ebrei e la loro terra."

19-"Gli arabi non godono di nessun diritto in Israele".
La verità: Gli arabi israeliani sono gli unici che godono di diritti civili in uno stato democratico e di un livello di vita superiore ai loro fratelli residenti al di fuori di Israele".

20-"I cristiani non godono di nessun diritto in Israele".
La verità: La frase è completamente falsa, come sa qualunque cristiano che è andato in Israele.

21-"I villaggi arabi sono circondati da recinti di filo spinato, come prigioni".
La verità: Sono gli insediamenti israeliani quelli circondati da filo spinato per difendersi dagli attentati".

22-"I palestinesi vivono nella regione da migliaia di anni"e anche: "le pretese dei legami storici e religiosi degli ebrei con la terra  e con Gerusalemme non sono compatibili con i fatti della storia."
La verità: Sono gli ebrei che hanno vissuto in questa terra da migliaia di anni, mentre le pretese dei palestinesi sui loro legami storici e religiosi con la terra sono dei falsi storici" (come  testimoniano i viaggiatori nel 18 e 19 secolo tra cui  i cristiani Mark Twain, Chateaubriand e persino Carlo Marx e come testimoniano i censimenti dell'impero ottomano del 1870 e 1905 che dimostrano che gli ebrei erano sempre la maggioranza a Gerusalemme).

23-"I media israeliani incitano all'odio religioso verso i musulmani".
La verità: Sono i media arabi che incitano all'odio religioso verso gli ebrei" (basta vedere le TV palestinesi o quella dei Hezbollah, quell'egiziana Iqra, la TV Saudita, Shariya, ANN, Iraq TV,   non serve capire la loro lingua per vedere l'incitamento incessante all'odio e alla guerra santa!).

24- Gli israeliani terrorizzano le città palestinesi.
La verità: E'  l'ala armata dell'ANP, brigata dei martiri di Al Aqsa,   che semina il terrore nelle città israeliane" (sono gli uomini di Arafat, che hanno rivendicato la maggior parte degli attentati suicidi in Israele, a Gerusalemme, Tel Aviv, Haifa, Netanya, Hadera, Rishon Le-Zion, Petah- Tikva, Beer-Sheva...).

25-"Sono gli ebrei che bloccano la democratizzazione degli stati arabi".
La verità: Sono i leader arabi quelli che bloccano la democrazia nei loro stati" (infatti-, noi  non ricordiamo nessun leader arabo che sia stato sostituito perdendo delle elezioni.  Il modo di sostituire i leader nel mondo arabo è con un colpo di stato militare o degli estremisti religiosi.) ed ogni volta che si profila  un'ombra di soluzione al conflitto tra arabi e israeliani, viene scatenata un'ondata terroristica per minare l'accordo e per evitare una soluzione che può portare ad una parvenza di democrazia, recepita come la vera minaccia dai dittatori arabi.

26-"I terroristi palestinesi sono dei martiri".
La verità: I veri martiri sono le vittime del terrorismo palestinese.

(Honest Reporting Italia, 9 Giugno 2002)



UN IMPRESSIONANTE ESEMPIO DI SPUDORATA MENZOGNA


Dal giornale di estrema sinistra "Liberazione" riportiamo senza commenti questo vergognoso esempio nostrano di "frittata ribaltata".


Reportage dal campo profughi , tre mesi dopo il massacro,
negato ora dal rapporto Onu

di Silvio Cerulli

      Quando entrai a Jenin, esattamente tre mesi orsono, l'operazione "Muraglia difensiva" aveva raggiunto il suo zenith: 600 palestinesi uccisi, migliaia dispersi o arrestati, i maggiori centri di resistenza nelle città della West Bank rasi al suolo; Nablus, Qualkilya, Ramallah, Bethlehem. A Jenin vi erano esecuzioni e fosse comuni, corpi anneriti e straziati, brandelli di carne umana intorno cui volavano grosse mosche. Distruzione ovunque.
      La vecchia stazione ferroviaria che collegava Jenin ad Haifa e che era stata usata come obitorio durante l'assalto di aprile, ora è stata ripulita sebbene grappoli di fori di proiettile ancora adornano le sue pareti. Nella parte bassa del campo acqua e luce sono state ricollegate ma sono distribuite ad intermittenza. Poche decine di metri ed il distretto di Hanat al Hawashim è ancora un'enorme tomba che nasconde cadaveri che non sono mai stati recuperati. L'area sembra ancora colpita da un terremoto, ground zero, entrata nella memoria storica araba come "Jeningrad". La gente vi ha costruito sopra un sentiero che, passando sopra il compatto strato di macerie, permette una scorciatoia verso la parte alta del campo. Gli anziani si fermano ad osservare, a scavare con le mani nude. Tra i grovigli di cavi d'acciaio e soffitti crollati sono ancora intrappolati frammenti di una vita quotidiana che non esiste piu'. Un pettine, una fotografia, una biglia.
      L'unica vera differenza rispetto a tre mesi orsono è la gente. Allora coprifuoco e carriarmati dell'Idf sconsigliavano di uscire di casa e le poche persone si muovevano come fantasmi tra ragnatele di fumo e polvere. Oggi i cumuli di macerie sono circondati da bambini e attraversati da donne ed anziani mentre vi sono ben poche tracce della popolazione maschile.
      Secondo le stime locali, dei 14mila profughi che risiedevano nel campo prima di quei diciassette giorni di continui bombardamenti in aprile, 1200 sono ancora dispersi. Tra questi 700 sarebbero ancora detenuti nelle patrie galere israeliane mentre sono almeno 150 i corpi delle vittime che sono già stati identificati. Nessuno conosce il destino dei 500 partigiani che per otto giorni difesero Jenin dallo strapotere militare israeliano. Secondo la gente del campo molti corpi sono stati gettati dai bulldozers nella rete fognaria, altri sono stati bruciati o sepolti in fosse comuni in uno speciale cimitero dove l'Idf seppellisce i corpi di forze nemiche o terroristi.
      Eppure, persino tra la devastazione dei missili sganciati dagli elicotteri Cobra ed Apache, tra le fila di case rase al suolo dai bulldozer, tra i crateri delle cannonate dei Merkava, Jenin ha saputo reagire. La sua gente non si è piegata, ha imparato a sopravvivere in condizioni così atroci, ha risposto alla prepotenza israeliana con le risate dei suoi bambini e la dolcezza dei suoi vecchietti che se ne stanno seduti su quella che una volta era la porta di una casa che non esiste più. E' gente che ha perduto ogni cosa, che non possiede più una penna, un paio di scarpe.
      Da aprile l'Idf ha imposto continue incursioni e la gente di Jenin continua a morire; coprifuochi a intermittenza hanno confuso la popolazione e portato all'uccisione di otto donne e sette bambini assassinati con le cannonate dei Merkava. «I soldati tornano ogni notte, arrestano qualcuno, cercano di terrorizzarci ma cos'altro possono farci che non ci abbiano già fatto?», chiede un'anziana signora che non ha più notizie del marito deportato in aprile.
      Gli aiuti internazionali arrivano con il contagocce mentre quelli americani, «preferiamo soffrire la fame che essere sfamati dai nostri assassini» si sente ripetere, continuano ad essere rispediti al mittente. Fondi e donazioni dall'estero si sono prosciugati perché non ha senso investire in una città che l'Idf sta aspettando di poter distruggere.
      Ariel Sharon si era affrettato ad assicurarsi l'impunità barattando l'indagine Onu con la fine dell'assedio di Arafat e la fermezza nel negare ogni inchiesta indipendente suggerisce che il premier israeliano non dev'essere poi così sicuro di poter nascondere per sempre la mostruosità dei crimini perpetrati a Jenin.

(Liberazione 04.08.02)


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