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Notizie su Israele 225 - 24 febbraio 2004

1. Lettera aperta ai giudici della Corte dell'Aia
2. Quello che avrebbero fatto gli americani
3. Lo scandalo del terrorismo palestinese finanziato dall'Europa
4. Ci sarà un esodo di ebrei dall'Europa?
5. Le bombe umane: una diabolica rappresentazione scenica
6. L'amore finirà per vincere
7. Musica e immagini
8. Indirizzi internet
Isaia 51:17-18. Risvégliati, risvégliati, àlzati, Gerusalemme, che hai bevuto il calice, la coppa di stordimento, e l'hai succhiata sino in fondo! Fra tutti i figli da lei partoriti non c'è nessuno che la guidi; fra tutti i figli da lei allevati non c'è nessuno che la prenda per mano.
1. LETTERA APERTA AI GIUDICI DELLA CORTE DELL'AIA




Lettera di una donna il cui marito è stato assassinato domenica scorsa nell'attentato di Gerusalemme. La lettera è apparsa oggi sul quotidiano israeliano «Yediot Aharonot»


Oggi, Signori giudici dell'Aia, nel momento in cui voi discuterete su questa barriera di sicurezza, io starò sotterrando mio marito. Non sono una politica. Mi rivolgo a voi come semplice essere umano. Questa barriera avrebbe potuto salvare mio marito. Yehuda era l'amore della mia giovinezza. Eravamo sposati da 21 anni e la sorella di Yehuda è la moglie del consigliere economico dell'ambasciata d'Israele nella vostra città dell'Aia. Sono mesi che difende i diritti dello Stato d'Israele. Ma io, io reclamavo un solo diritto, modesto: quello di continuare a coccolare mio marito, quello di poter vedere insieme crescere i nostri figli e i nostri nipoti. Oggi, anche questo diritto mi è stato tolto. Per me è troppo tardi. Ma voi, signori giudici, potete ancora permettere ad altre famiglie di godere di questo diritto elementare: quello di essere felici, di alzarsi la mattina senza dolore. Allora oggi, quando vi piegherete su quei grandi dossier, pensate, solo per un istante, alla gente semplice. Pensate al gran cuore di mio marito Yehuda, pensate a nostro figlio Avner. Sarete capaci forse di spiegargli perché, a 10 anni, è diventato orfano? Oggi, nella vostra sala d'udienza verranno delle persone a discutere, a lanciare accuse. A casa mia ci sarà invece l'interminabile sfilata degli amici che vengono a fare le condoglianze. Ma io, io resterò inconsolabile. Perché questa sera, mentre voi signori giudici rientrerete a casa vostra, all'Aia, e andrete ad abbracciare i vostri figli, io resterò sola. Certo, io sono lontana da ogni politica, ma oggi, toccata dal lutto, penso di aver acquisito il diritto, con il sangue e con le lacrime, di rivolgermi a voi e di dirvi: se una barriera di sicurezza fosse stata edificata su tutta la lunghezza del paese, forse questa sera avrei potuto riabbracciare ancora mio marito. Non giudicate il mio paese! Non impeditegli di fare tutto quello che può per difendersi e per evitare così altri sacrifici. Oggi vado a sotterrare mio marito; quanto a voi, laggiù all'Aia, non sotterrate la giustizia!

Fanny Haim

(IsraelNews, 24 febbraio 2004)




2. QUELLO CHE AVREBBERO FATTO GLI AMERICANI




GERUSALEMME - Jerrold Nadler,  membro del Congresso USA, nel corso di una sua visita a Gerusalemme ha definito la barriera di sicurezza israeliana una "misura antiterroristica morbida", in confronto a quello che avrebbe fatto l'America in circostanze simili. Per liberarsi del terrorismo, altri paesi avrebbero coperto i Territori dell'Autonomia Palestinese con un "tappeto di bombe", ha detto Nadler.
    Come riferisce il quotidiano "Jerusalem Post", il membro del Congresso americano di New York ha visitato i luoghi in cui domenica scorsa un attentatore suicida palestinese si è fatto saltare in aria in un autobus israeliano. Nagler ha aggredito gli avversari della barriera di sicurezza con queste parole: "Tutti gli ipocriti che oggi a Den Haag argomentano contro la barriera di sicurezza sono paragonabili a quelli che 65 anni fa condannarono i Cecoslovacchi perché si opponevano a Hitler".
    "Se gli americani fossero attaccati in questo modo, userebbero i bombardieri B-52. In confronto, la misura israeliana di costruire un muro è "morbida". Nadle poi ha aggiunto: "E' stato detto che il muro infastidisce i palestinesi. Sono sicuro che è così, ma dovrebbero accusare i loro dirigenti. Fino a che dura questa ondata di terrorismo, i palestinesi non hanno il diritto di dire dove deve passare il muro".
    Altri due membri del Congresso americano, il democratico Robert Wexler (Florida) e il repubblicano Steve Chabot (Ohio) si recheranno la settimana prossima a Den Haag, per portare al tribunale internazionale argomenti contro l'audizione.

(Israelnetz Nachrichten, 23.02.2004)




3. LO SCANDALO DEL TERRORISMO PALESTINESE FINANZIATO DALL'EUROPA




Riconosciuto il collegamento fra Arafat e il terrorismo

    Secondo indiscrezioni di stampa, l'ufficio antifrodi dell'Unione Europea (OLAF) ritiene autentici i documenti forniti da Israele che dimostrano l'aiuto finanziario offerto dall'Autorita' Palestinese al terrorismo.
    Il quotidiano tedesco Die Welt ha riferito la settimana scorsa del sempre piu' diffuso sospetto che l'ufficio del presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat abbia usato fondi degli aiuti europei per finanziare attivita' terroristiche perlomeno nei primi due anni della cosiddetta "seconda intifada".
    L'Unione Europea ha destinato 10 milioni di euro al mese all'Autorita' Palestinese dall'autunno 2000 (inizio delle violenze palestinesi) fino all'autunno 2002, quando i forti dubbi sull'abuso del denaro costrinsero la Commissione a sospendere i versamenti.
    I documenti forniti da Israele vennero rinvenuti dalle Forze di Difesa israeliane negli uffici di Arafat durante le incursioni dell'Operazione Scudo Difensivo (marzo 2002).
    Membri dell'ufficio antifrodi europeo OLAF avrebbero visitato Israele di recente e starebbero stendendo in questi giorni il loro rapporto sulla questione, per poi sottoporlo alla Commissione e al Parlamento europei.
    Secondo Die Welt, i documenti passati all'OLAF dal ministero della difesa israeliano dimostrano lo stretto rapporto tra Arafat e le Brigate Al Aqsa, a loro volta legate a Fatah, il movimento presieduto da Arafat. Negli ultimi tre anni le Brigate Al Aqsa si sono rese responsabili e hanno apertamente rivendicato numerosi attentati, anche suicidi, contro civili e militari israeliani.

(Jerusalem Post, 12.02.04 - israele.net)


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Anche in conseguenza di queste indiscrezioni di stampa, Ilka Schröder, deputata tedesca del Parlamento Europeo per il "Gruppo confederale della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica", ha inviato pochi giorni dopo una lettera aperta ai coordinatori del cosiddetto "Working Group" per l'utilizzazione dei fondi UE destinati ai Territori dell'Autonomia Palestinese. Riportiamo il testo integrale della lettera.


Si ponga fine alla complicità del Parlamento Europeo!

Bruxelles, 19.02.2004

Gentile signora Theato,
Egregio signor Laschet
Egregio signor Wynn,

è noto a tutti che gli aiuti finanziari dati dall'Unione Europea all'Autorità Palestinese sono stati incanalati su fondi neri. E' altresì noto che l'Autorità Palestinese ha finanziato una brutale guerra terroristica antisemitica contro Israele. Israele ha consegnato alla
Ilka Schröder
Commissione il corrispondente materiale di prova nell'estate 2002. Da allora la Commissione nega di avere conoscenza di un tale uso del denaro e la Conferenza dei Presidenti di delegazione ha impedito con successo che sia istituito un comitato d'indagine su questo argomento. Il vostro "Working Group" è stato istituito per far in modo che il tema non assuma importanza. L'OLAF, l'ufficio antifrodi dell'UE, ha iniziato la sua ricerca. Nelle ultime settimane diversi giornali tedeschi e austriaci hanno riferito che ispettori dell'OLAF sono stati inviati in Israele e nei Territori dell'Autonomia. E' stato anche riferito che il gruppo di ricerca dell'OLAF non può negare che le accuse israeliane siano fondate.
    Markus Ferber (PPE, Germania) - citato nel quotidiano tedesco Die Welt (30.01.2004) - pensa che dopo l'indagine OLAF le dimissioni del Commissario Patten siano "del tutto possibili".
    Johannes Swoboda (PSE, Austria), che ha contrastato l'istituzione del comitato d'indagine, è stato menzionato nel giornale austriaco Die Presse (03.02.2004): "Ci sono indizi che fondi di sostegno dell'UE siano finiti indirettamente sotto il  controllo di organizzazioni terroristiche". Solo pochi giorni dopo lo stesso signor Laschet è stato citato su Die Welt, dove si è detto che "il versamento forfettario di fondi di aiuto dell'UE all'Autorità Palestinese di Arafat è stato evidentemente un grosso sbaglio".
    In contrasto con questa  indicazione, il giornale francese La Libération ha riferito che il risultato del [vostro] rapporto "confidenziale" è che non si è fatto uso di fondi UE per attacchi terroristichi. Leggendo sobriamente il corrispondente articolo, si può capire che il rapporto dell'OLAF sarà un cattivo riciclaggio delle risposte del Commissario Patten. Senza entrare in dettagli, permettetemi di constatare ancora una volta quanto segue: E' falso che l'IMF  (International Monetary Fond) controlla il budget dell'Autorità Palestinese, come si può leggere in ogni pubblicazione IMF. E' noto che neppure il Ministro delle Finanze palestinese, fino alla fine del 2002, aveva un'idea di dove andassero e da dove venivano i soldi. E' noto che le Brigate Al-Aqsa sono strettamente collegate con il movimento Fatah del Presidente palestinese Arafat e hanno eseguito molti attentati suicidi contro Israele. E' noto che non solo i libri di scuola, ma anche le trasmissioni radio, le stazioni televisive, i sermoni di predicatori pagati dall'Autorità, e giornali ufficiali e non ufficiali diffondono odio contro Israele e cliché antisemiti. Se l'OLAF non sa tutto questo o se non è in grado di trarre le logiche conseguenze da questi fatti, allora, come ho già dichiarato nel febbraio 2003, vuol dire che l'OLAF è semplicemente l'istituzione sbagliata per indagare questi fatti. E' difficile che gli scandali politici si riescano a scoprire col calcolatore tascabile.
    Molte parole, ma pochi fatti. Poiché il Vostro famoso "Working Group" - violando le regole delle procedure di questo Parlamento - si raduna a porte chiuse, non mi è noto se e quando avete l'intenzione di dare informazioni sui risultati delle vostre ricerche. Se la cosa dovesse durare ancora a lungo, sarebbe troppo tardi per trarne delle serie conseguenze, e l'occultamento dello scandalo continuerebbe.
    Com'è noto, nel giugno 2004 sarà eletto un nuovo Parlamento. Il fatto che l'Unione Europea ha permesso che i suoi fondi di aiuto fossero usati per assassinare cittadine e cittadini israeliani provocherà probabilmente un dibattito storico. Lo scandalo che l'UE ha partecipato indirettamente alla guerra contro Israele sarà soltanto una nota a piè di pagina.
    Qualcosa non quadra in questo calcolo: in questo scandalo sono coinvolte molte più persone oltre al Commissario Christopher Patten, fra poco in pensione. E non è soltanto la Commissione e la sua amministrazione che sono responsabili. Responsabili sono anche i presidenti di delegazione coinvolti:  José Ignacio Salafranca Sánchez-Neyra (PPE), Enrique Barón Crespo (PSE), Graham Watson (ELDR) e il mio caro compagno Francis Wurtz (GUE/NGL), che hanno tutti rigettato - di nuovo contro le regole del Parlamento Europeo - la richiesta fatta da 158 eurodeputati  di istituire un comitato d'indagine. Responsabile è anche Hans-Gert Pöttering (PPE), che ha preso parte alla seduta ma non ha detto niente, e Daniel Cohn-Bendit (Verdi/EFA), che non ha preso parte alla seduta, e anche lui non ha detto niente. Tutti e due non hanno impedito questa infrazione procedurale, anche dopo una formale lagnanza presso il Presidente Patrick Cox. Responsabile è anche la Corte dei Conti europea, che io stessa ho visitato e informato, e che, per quanto si sappia, non ha fatto niente per questa faccenda.
    Parte dello scandalo siete anche voi e il vostro "Working Group". Che cosa avete fatto voi e i vostri colleghi a porte chiuse? Quali saranno i risultati del vostro lavoro, quando nel marzo 2004 andrete in Israele e nei Territori dell'Autonomia? E si può, anzi, si deve domandare perché mai l'OLAF ha impiegato così tanto tempo per avviare un'indagine (l'OLAF ha iniziato nel febbraio 2003, mentre Israele aveva inviato le sue prove già nell'estate 2002).
    Molti di coloro che in questo scandalo hanno giocato un ruolo poco onorevole vogliono essere rieletti, alcuni saranno in carica dopo il giugno 2004. Allora io propongo:
    - che il Parlamento esiga che l'OLAF invii finalmente a tutti i membri del Parlamento Europeo il suo primo rapporto confidenziale, così spesso citato dalla stampa;
    - che il "WorkingGroup" comunichi a tutti i membri del Parlamento Europeo, entro la fine del febbraio 2004, i risultati della sua "indagine";
    - che nel caso che le accuse israeliane siano fondate - e io non ho ombra di dubbio che quello sarà il risultato di ogni seria ricerca - tutti i membri della Commissione e il Presidente Cox si assumano la responsabilità del ritardo nell'indagine sullo scandalo che con i fondi UE siano assassinati cittadini israeliani, e si dimettano;
    - che il Parlamento Europeo si scusi pubblicamente e ammetta il ruolo fatale che l'Unione Europea ha svolto nel conflitto mediorientale (questo renderà più facile alle vittime e ai sopravvissuti chiedere il risarcimento dei danni all'Unione Europea).
    Voi tutti, come coordinatori di quel "Working Group" che è stato istituito per impedire ogni seria indagine, avete ora un'ultima, buona possibilità di agire con senso di responsabilità. Spero che lo farete.
    Cordiali saluti,
Ilka Schröder


(NahostFocus.de, 19.02.2004)




4. CI SARA' UN ESODO DI EBREI DALL'EUROPA?




Le fonti dell'odio europeo

di Daniel Pipes

L'antisemitismo in Europa è stato per quasi due millenni un fenomeno cristiano, oggi è fondamentalmente un fenomeno musulmano.

Ciò è quanto emerge da un'indagine ufficiale dell'Unione Europea (UE) resa nota nelle scorse settimane quando la stessa UE ha deciso di non rendere pubbliche le 104 pagine del documento. Il Financial Time, che ha diffuso la notizia, ha riferito che ciò era dovuto al fatto che "l'indagine era giunta alla conclusione che dietro molti degli avvenimenti presi in esame vi erano i musulmani e i gruppi filo-palestinesi". E il quotidiano prosegue con l'affermare che "è stato giudicato incendiario" considerare i musulmani e i filo-palestinesi dei

prosegue ->
perpetratori.

Qualcuno che era al corrente del rapporto ha dichiarato che "la decisione di non pubblicare è stata una scelta politica". Ma dietro i problemi connessi a tale disputa, il documento scritto dell'indagine, denominata "Manifestazioni di antisemitismo nell'Unione Europea", conferma che l'origine dei sentimenti e degli episodi di antisemitismo in Europa ha subito un mutamento di dimensione storica.

Focalizzandosi su un monitoraggio campione della durata di un mese (dal 15 maggio al 15 giugno 2002), il rapporto mostra in modo convincente il ruolo chiave svolto dai musulmani nella diffusione dell'antisemitismo in Europa:
Nell'esaminare la lista dei perpetratori, o almeno da quelli identificabili con un certo margine di certezza, si può concludere che gli episodi di antisemitismo verificatisi nel periodo di monitoraggio sono stati commessi soprattutto dagli estremisti di destra o dagli islamisti radicali ovvero da giovani generalmente di origine araba.

Il rapporto parla di violenti attacchi:
Le aggressioni fisiche ai danni di ebrei e la profanazione e la distruzione delle sinagoghe, verificatisi nel periodo di monitoraggio, sono state spesso perpetrate da parte di giovani musulmani. Molte di queste aggressioni sono avvenute nel corso o in seguito a dimostrazioni filo-palestinesi, di cui si sono altresì serviti gli islamisti radicali per lanciare delle invettive verbali. Inoltre, gli ambienti dell'islamismo radicale sono stati gli autori della propaganda antisemita dilagante su Internet e nei media di lingua araba.

Gli osservatori tendono maggiormente a mettere in luce "un aumento dei mezzi di comunicazione arabi e musulmani antisemiti". Circolano audio-cassette e vengono pronunciati sermoni ove si lancia l'appello non solo di unirsi alla lotta contro Israele ma altresì contro gli ebrei di tutto il mondo.

In innumerevoli esempi, questo tipo di aggressione è connessa all'anti-sionismo:
La natura minacciosa della situazione, in particolare per le comunità ebraiche, è derivata dal fatto che nella maggior parte dei Paesi monitorati il crescente numero delle aggressioni antisemite, commesse frequentemente dai giovani arabi/musulmani e dagli estremisti di destra, era accompagnato da un'aspra critica della politica di Israele da un capo all'altro dell'intero spettro politico, una critica che in alcuni casi è ricorsa a degli stereotipi antisemiti.

Di quelli che erano all'epoca i 15 stati membri dell'UE, quattro si contraddistinguono per dei problemi più seri:
La Francia, il Belgio, i Paesi Bassi e il Regno Unito vengono menzionati come i Paesi in cui gli episodi di antisemitismo sono stati particolarmente gravi. Si sono verificate numerose aggressioni contro gli ebrei e vi sono stati parecchi atti di vandalismo ai danni di istituzioni ebraiche (sinagoghe, negozi, cimiteri). E questi violenti attacchi contro gli ebrei e/o le sinagoghe, il più delle volte, sono stati commessi da membri della minoranza arabo-musulmana, soprattutto da giovani.

Il rapporto sottolinea che implica un cambiamento di primaria importanza:
Il fatto che i responsabili di atti antisemiti in alcuni casi appartengano alle minoranze musulmane in Europa – sia che si tratti di gruppi islamisti radicali o di giovani di origine nordafricana – è senza alcun dubbio una novità per la maggior parte degli Stati membri dell'UE, un fatto che rappresenta una fonte di preoccupazione per i governi europei e altresì per la grande maggioranza dei loro cittadini.

Questa indagine e la sua mancata divulgazione denotano due fatti importanti: la spiacevole realtà esistente in Europa e la profonda riluttanza degli europei a guardare in faccia quella realtà.

Ma non è una novità. L'autore del presente articolo ha scritto nel 1992 che per il mondo ebraico "l'antisemitismo musulmano rappresenta un problema crescente e che ha a che fare in gran parte con l'espansione demografica della popolazione musulmana in Occidente"; e che da decenni l'UE si rifiuta di affrontare il problema che l'ostilità antisemita scaturisce dalle istituzioni e dai media musulmani.

A meno che gli europei non trovino la forza di affrontare la situazione – e tutti gli indicatori suggeriscono che ciò è improbabile – c'è motivo di aspettarsi un generale esodo di ebrei dall'Europa, magari sulla scia dell'esodo di massa ebraico, proveniente dai Paesi musulmani, che ha avuto luogo cinquant'anni fa.

(Jerusalem Post, 10 dicembre 2003)




5. LE BOMBE UMANE: UNA DIABOLICA RAPPRESENTAZIONE SCENICA




Stato palestinese e «ideologi del fantasma»

di Bret Stephens

In Israele, dove vivo e lavoro, vengo a sapere che le bombe umane generalmente sono interpretate dalla stampa straniera come atti di disperazione di un popolo che ha perso la fiducia in un avvenire migliore. "Migliorate la sorte materiale dei palestinesi, mettete fine all'occupazione, e il terrorismo sarà privato del suo humus", questo è il pensiero del momento. Sono queste le idee "adatte" che giustificano omicidi massicci e ripetuti presentandoli come gesti di persone a cui è stato rubato l'orgoglio, i beni e il patrimonio. Ma è vero?
    E se gli attentati suicidi non fossero atti di disperazione, ma semplicemente il contrario: la dimostrazione estrema del disprezzo dei valori occidentali, e in particolare della vita stessa? E se le bombe umane non fossero gli F16 dei poveri, ma la sicura espressione di un fatto: che i palestinesi sono infinitamente più spietati degli israeliani, in un gioco che non ha né vincitori né vinti?
    Lo scrittore Lee Harris pensa che oggi bisogna porsi questo genere di domande, e non soltanto a proposito dei conflitti in Medio Oriente. Nel suo libro La civilizzazione e i suoi nemici, difende - spesso con brio - la tesi secondo cui per comprendere il nemico bisogna mettersi nei suoi panni, e non l'inverso.
    Prendiamo l'esempio dell'11 settembre 2001. Da Noam Shomski a George W. Bush, tutto il mondo ha accettato  l'idea che gli attacchi erano atti di guerra, anche se non si era d'accordo sugli scopi politici perseguiti. Lee Harris adotta invece un punto di vista diverso: "In quel giorno abbiamo assistito a uno stupefacente pezzo di teatro", scrive. Gli obiettivi sono stati scelti non per il loro interesse militare (come p.es. l'attacco giapponese di Pearl Harbour), ma perché rappresentavano dei simboli della potenza americana, come comunemente è percepita dalla strada araba. Erano gli "accessori giganteschi" di un grandioso spettacolo in cui sono stati brutalmente ravvivati i fantasmi collettivi dei musulmani radicali. In altri termini, quel giorno è stato una "rappresentazione" che doveva lanciare un messaggio, non al popolo americano, ma al mondo arabo.
    Questo punto di vista spiega perché gli Stati Uniti non siano stati sommersi, dopo il colpo, da una serie di attacchi in piccola scala. In effetti, dei piccoli attacchi successivi sarebbero stati molto più facili da compiere e avrebbero potuto avere un effetto più destabilizzante sull'economia americana. Ma avrebbero mancato di effetto, di prestigio e di fascino, - elementi di commercio di Osama Bin Laden. Inoltre, la cosa avrebbe abbassato quest'ultimo al rango di "volgare terrorista".
    Questo metodo - che mira a colpire l'immaginazione popolare - non è molto differente da quello dei predecessori di Bin Laden, come Hitler, Mussolini. Lee Harris lo chiama "ideologia del fantasma".
    L'essenza di questa ideologia non è una trasposizione psichica banale (del tipo l'Italia fascista come reincarnazione della Roma antica), ma la convinzione che ogni atto di trasposizione psichica, o di "far credere che", può riuscire a trasformare l'intero mondo a patto che si riesca a convincere un numero sufficientemente alto di persone a giocare un ruolo nel dramma universale proposto.
    Questi ideologi del fantasma sono "nemici della civilizzazione". Non sono nemici ordinari che si battono per una terra, per l'onore o per un bottino. Al contrario, i detentori del fantasma e della trasposizione psichica hanno un legame molto tenue con il mondo reale. Possono conquistare un territorio per soddisfare il loro fantasma, ma questo non è che un mezzo, un ingranaggio, che gioca una parte molto piccola sulla scena del loro immaginario.
    Paradossalmente, è la mancanza di senso della realtà che rende pericolosi questi ideologi del fantasma, perché sono pronti a correre dei rischi enormi pur di far andare a posto l'insieme degli ingranaggi del loro pezzo fantastico. Bisogna ricordare la folle marcia di Hitler verso il Reno, nel 1936(1), operazione inimmaginabile, ma che è riuscita perché l'alto comando francese è rimasto affascinato e non ha voluto demistificare il fantasma d'invincibilità del Führer, ottenendone, certamente, le conseguenze catastrofiche che sappiamo.
    Bisogna trarre delle lezioni dalla storia. Se pensate che il movimento nazionale palestinese, diretto da Yasser Arafat, cerchi soltanto di formare uno Stato in Cisgiordania e a Gaza, la risposta è che gli israeliani devono incoraggiarli a crearlo. Se invece siete tra quelli che pensano che i palestinesi sono preda d'una ideologia del fantasma e agiscono come avanguardia di un contrattacco di vasta portata dell'Islam dell'Ultimo Giorno, che mira ad uno Stato "crociato", allora dare loro uno Stato è come permettere a Hitler di marciare verso il Reno, è perpetuare un fantasma che merita soltanto di sparire.
   
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(1) L'autore fa allusione all'audace bluff del 7 marzo 1936, con cui l'esercito tedesco rioccupò la Renania, in violazione al Trattato di Versailles, conseguenza della disfatta della Germania nella Grande Guerra. Come si è saputo in seguito, Hitler si aspettava una reazione violenta degli alleati, e si era preparato ad una veloce ritirata nel caso questa avvenisse. Cosa che invece, purtroppo, non avvenne.

(Wall Street Journal, 11 febbraio 2004)




6. L'AMORE FINIRA' PER VINCERE




Attentato a Gerusalemme: «Dov'è la mia scarpa?»

di Guy Senbel

Agenzia Guysen, 22 febbraio 2004, ore 10.15 - Non è nelle mie abitudini intervenire nel corso dell'attualità del giornale, ma oggi mi sento in dovere di riferirvi una discussione telefonica che ho appena avuta con Arié Lévy, il coordinatore di Hatzlah-Yoch, l'associazione dei soccorritori di cui siamo partner fin dalla prima ora.
    Alla centrale di Guysen, nel nervosismo della trasmissione di notizie che nel caso di un attentato arrivano da diverse parti, cerco di restare lucido per aiutarvi a trovare il "filo dell'informazione", l'essenziale. Lo scopo è di informarvi prontamente, nel modo più preciso e più attendibile. Purtroppo, il tandem che formiamo Arié ed io funziona perfettamente.... Siamo "rodati"!
    Ed è così che, attentato dopo attentato, quando la tensione cala ci diamo un ultimo colpo di telefono e uno di noi due pronuncia sempre questa frase: "Quando si fermerà tutto questo?"
    Ma oggi, con queste poche righe invio un messaggio a tutti i terroristi del pianeta: "Voi non vincerete mai..." Ed ecco perché.
    Questa mattina Arié Lévy è stato uno dei primi ad arrivare sul luogo dell'attentato. Immediatamente, nel groviglio di pezzi di corpi trova un soldato che ha un piede che è ridotto molto male. Comincia a prodigargli le prime cure, e subito il soldato apre gli occhi e domanda: "Che succede? che succede?"
    Arié, con parole che sa pronunciare soltanto lui, grazie alla dolcezza che lo caratterizza, calma il soldato e gli spiega la situazione.
    "Ma che cos'è quello che ho al piede?", domanda.
    "Oh, una piccola ferita, niente di grave. Fa male, ma adesso la cureremo subito", gli risponde Arié.
    "Ma dov'è la mia scarpa? dov'è la mia scarpa?" domanda il soldato.
    "Ma che importanza ha la scarpa? è il tuo piede che conta, no?" gli risponde il soccorritore.
    "No, no, datemi la mia scarpa, voglio la mia scarpa", grida il soldato, cominciando a dimenarsi.
    Arié fa quello che gli chiede il soldato... Smette un momento le sue cure, cerca nel guazzabuglio, trova la scarpa e la dà al soldato.
    Lui l'afferra con forza, la porta al petto, la stringe teneramente e chiude gli occhi. Per un po' sembra dimenticare il suo dolore.
    Arié riprende a curare il piede osservando con la coda dell'occhio le reazioni del soldato.
    "Ma che cos'ha di speciale quella scarpa?", domanda Arié.
    "La mia fidanzata ha inciso il suo nome sul cuoio, perché io non la dimentichi mai, anche quando mi levo le scarpe. Ed è per questo che ci tengo..."
    Lacrime sono scese dagli occhi di Arié, dai miei, e adesso suppongo anche dai vostri.
    Il soldato è stato lasciato andare. Secondo Arié probabilmente non sarà amputato.
    Ecco, questo è un piccolo scorcio di vita in una nuvola di morte che i mostri ancora una volta hanno sollevato questa domenica mattina, 22 febbraio 2004, a Gerusalemme. Questo piccolo bagliore di vita sarà più forte di tutta la loro bestialità. E' chiaro, ed è così dalla notte dei tempi. Probabilmente faranno ancora molto male, ma quelli che hanno amore per gli altri finiranno per avere ragione. Anche di loro.
    L'amore finirà sempre per vincere.
   
(Guysen Israël News, 22.02.2002)




7. MUSICA E IMMAGINI




Hayoshevet B'Gahneem




8. INDIRIZZI INTERNET




Shalom.it

Biblical gardens in Israel




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