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Notizie su Israele 248 - 15 luglio 2004 |
1. La Corte dell'Aja si ispira alla Sharia islamica 2. Dichiarazione di «Ebrei della Diaspora» in sostegno della pace 3. Una replica alla dichiarazione di «Ebrei della Diaspora» 4. Parla il ragazzino che stava per saltare in aria 5. Autorità Nazionale Palestinese nel caos per colpa di Arafat 6. Nostalgia di Israele 7. Musica e immagini 8. Indirizzi internet |
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1. LA CORTE DELL'AJA SI ISPIRA ALLA SHARIA ISLAMICA
Dure e motivate obiezioni contro la sentenza fondamentalista dell'Aja (1) di Carlo Panella Carlo Panella spiega perché la sentenza della Corte dell'Aja non ignora affatto il terrorismo palestinese, ma, nascondendosi dietro una lingua di legno burocratica e leguleia, ne sancisce la legittimità.
La lettura del dispositivo della sentenza della Corte di giustizia dell'Aia che ha definito illegittima la Barriera israeliana, è agghiacciante e costituisce un terribile precedente di diritto, paragonabile, nella storia dell'antisemitismo della legislazione internazionale, solo al libro Bianco inglese del 1939 che decretò il blocco dell'immigrazione ebraica in Palestina alla vigilia di Auschwitz. Non è infatti assolutamente vero che la Corte come si è letto in quasi tutti i commenti non abbia tenuto conto del diritto alla protezione di Israele dagli atti di terrorismo originati nei Territori e attuati in Israele. La Corte ha ampiamente trattato il punto, ma ha decretato che esso non valga, in punta di diritto; la Corte ha colto esattamente il nodo giuridico e di fatto, ma ha cinicamente stabilito che non è vero quel che è palesemente vero, cioè che la Barriera ha diminuito del 90 per cento gli atti terroristici palestinesi. Ma soprattutto la Corte si è fatta scudo, con uno stile da azzeccagarbugli, della mancata definizione da parte della legislazione internazionale del fenomeno terrorista e, forte di questa carenza, irride il diritto-dovere di Israele di difendere la vita dei suoi cittadini. L'infiltrazione terrorista palestinese non proviene infatti da un altro Stato, ma la legislazione internazionale prevede solo e unicamente questo caso (art. 51 della carta delle Nazioni Unite) e quindi non contempla norme sulla infiltrazione terrorista da un Territorio sotto il regime legale di occupazione (come è la West Bank). La Corte che è struttura dell'Onu) non chiede quindi, come avrebbe dovuto fare, che questo vuoto venga colmato, ma giudica lo stesso. Ai 14 giudici dell'Aia (il 15°, statunitense si è opposto) non interessa che il terrorismo sia nemico da battere su scala planetaria, che Israele soffra come nessun paese al mondo le sue ferite. Cinicamente, burocraticamente sanciscono che siccome il diritto internazionale prevede solo aggressioni terroristiche provenienti da un altro Stato, nessun paese ha diritto di "inventare" tecniche di difesa, come la Barriera, che riducano radicalmente l'attività terroristica. Il senso di voluta e indebita provocazione politica della sentenza è immediato: solo se i Territori fossero non più sotto controllo di Israele, ma di un Stato palestinese sovrano, la Barriera anti terrorista potrebbe essere legittimata (naturalmente entro i propri confini). Questi i passi della sentenza che ne costituiscono il baricentro: "L'articolo 51 della carta delle Nazioni Unite, riconosce l'esistenza di un inerente diritto all'autodifesa in caso di attacco armato di uno Stato contro un altro Stato. Comunque, Israele non sostiene che gli attacchi ai quali è esposto siano imputabili a uno Stato straniero. La Corte rileva anche che Israele esercita controllo nel Territorio palestinese occupato e che, come Israele stessa afferma, la minaccia alla quale si riferisce per giustificare la costruzione del muro si origina all'interno e non all'esterno, di quel territorio. La situazione si rivela quindi differente da quella contemplata dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza 1368 (2001) e 1373 (2001) e pertanto Israele non potrebbe in alcun caso invocare tali risoluzioni a sostegno della sua pretesa di esercitare diritto di autodifesa [ ] Alla luce del materiale presentato, la Corte non è convinta che la costruzione del muro lungo il percorso scelto fosse il solo mezzo per salvaguardare gli interessi di Israele contro il pericolo invocato come giustificazione della sua costruzione. Sebbene Israele goda del diritto, e invero abbia il dovere, di rispondere ai numerosi e mortali atti di violenza rivolti contro la sua popolazione civile, al fine di proteggere la vita dei suoi cittadini, le misure adottate devono rispettare la legislazione internazionale applicabile. Israele non può fare appello a un diritto all'autodifesa o a uno stato di necessità misconoscendo l'erroneità dei presupposti della costruzione del muro. La Corte conseguentemente ritiene che la costruzione del muro e l'annesso regime siano contrari alla legislazione internazionale". Si prenda la legittimazione secondo il diritto coranico degli attentati-sucidi in Israele e in Iraq, definita da Mohammed al Tantawi, Imam della moschea di al Azhar del Cairo il Foglio del 10.07.04) e si vedrà che la coincidenza, in punto di diritto, tra la Corte dell'Aia e la shar'ia fondamentalista, è totale. (Il Foglio, 13.07.2004 - da Informazione Corretta) Nota (1) La Corte Internazionale di Giustizia conosciuta anche come la Corte Mondiale è il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite. Composta da 15 giudici eletti dall'Assemblea Generale e dal Consiglio di Sicurezza, la Corte delibera sulle controversie fra Stati. La partecipazione di uno Stato al procedimento è volontaria ma, nel caso in cui accetti di partecipare, esso è tenuto a conformarsi alla decisione della Corte. Su richiesta, la Corte fornisce inoltre pareri e consulenze all'Assemblea Generale e al Consiglio di Sicurezza. 2. DICHIARAZIONE DI «EBREI DELLA DIASPORA» IN SOSTEGNO DELLA PACE Comunicato stampa
Una Dichiarazione degli Ebrei della Diaspora in sostegno della pace fra Israele e Palestina è stata pubblicata come annuncio a pagamento il 9 luglio sulle pagine di due quotidiani israeliani, Maariv e Haaretz, nonché nell'edizione via internet in inglese di Haaretz (www.haaretzdaily.com). La Dichiarazione, promossa dal Gruppo Martin Buber-Ebrei per la Pace di Roma è stata sottoscritta da quasi 600 tra gruppi ebraici e singoli ebrei residenti in Argentina, Austria, Canada, Croazia, Belgio, Brasile, Danimarca, Francia, Germania,Gran Bretagna, Grecia , Italia, Paesi Bassi, Polonia, Spagna, Svizzera, Ungheria e Stati Uniti. Fra i firmatari, vi sono le associazioni "Amici di Shalom Achshav-Pace Adesso" in Brasile, Francia, Belgio e Gran Bretagna, il Circolo Bernard Lazare di Parigi e altri gruppi della sinistra ebraica impegnati da anni in attività di pace e nella promozione del dialogo fra israeliani e palestinesi. Vi sono rabbini, due scienziati insigniti di Premi Nobel, illustri accademici delle maggiori Università del mondo, Consiglieri di Comunità e altre istituzioni ebraiche, e molti ebrei comuni, profondamente preoccupati per il futuro di Israele, la mancanza di pace e di sicurezza, il suo crescente isolamento internazionale, l'incapacità del governo attuale di avviare genuini negoziati di pace con i palestinesi e il pericolo che le scelte politiche di oggi rappresentano per il futuro di Israele come stato ebraico e democratico. Dichiarazione degli ebrei della Diaspora
in sostegno della pace fra Israele e Palestina 1. Difendiamo il diritto dello Stato di Israele a vivere in pace e sicurezza. Riconosciamo il ruolo centrale che Israele riveste per gli ebrei del mondo in quanto luogo di rifugio dalle persecuzioni e di legittima esistenza nazionale indipendente di un popolo cui questo diritto è stato per secoli negato. 2. Siamo angosciati per le perdite di vite umane e la condizione di insicurezza vissuta dal popolo di Israele sotto l'azione del terrorismo, tollerato dalle autorità palestinesi. Siamo preoccupati per il crescente isolamento internazionale di Israele. Come ebrei della Diaspora, rinnoviamo agli israeliani la nostra solidarietà. 3. La politica condotta dalla leadership israeliana non è servita ad assicurare al popolo israeliano né sicurezza né una pacifica coesistenza con i vicini arabi e palestinesi. Il governo del Primo ministro Ariel Sharon non è in grado o non intende affiancare un'autentica iniziativa di pace alla repressione militare del terrorismo; l'idea che i palestinesi finiranno per accettare uno stato di soggezione permanente ad Israele è inaccettabile nonché irrealistica. Questa strategia è destinata a perpetuare il violento conflitto che da tanti anni oppone le due nazioni, entrambe con diritti legittimi a uno stato. 4. Gli insediamenti e la confisca di terre nei territori occupati pregiudicano sia il futuro di Israele come Stato ebraico e democratico sia la nascita di uno Stato palestinese degno di questo nome. La recente decisione del governo di Israele circa il ritiro unilaterale da Gaza non modifica in verità questo stato di cose. La barriera di separazione, proposta inizialmente come misura difensiva contro il terrorismo da costruirsi lungo la Linea Verde, s'inoltra profondamente nel suo tracciato all'interno del territorio palestinese; ciò peggiorerà in modo intollerabile le condizioni di vita dei residenti palestinesi e sarà causa di ulteriori conflitti. Noi ebrei della Diaspora sosteniamo tutte le iniziative, come gli accordi di Ginevra e la petizione promossa da Ami Ayalon e Sari Nusseibeh, che dimostrano che malgrado le violenze e la sfiducia reciproca, una pace equa tra Israeliani e Palestinesi è ancora possibile. (Chicca Scarabello, 13.07.2004) 3. UNA REPLICA ALLA DICHIARAZIONE DEGLI «EBREI DELLA DIASPORA» di Danielle Sussmann Seiteanu Pur ammirando i meriti individuali di alcunifirmatari, la sedicente "ebrei della Diaspora" non può permettersi di parlare a nome mio. La sedicente "ebrei della Diaspora" denuncia una mancanza totale di conoscenza e di realismo politici. Delegittima uno stato reale, legittimandone un altro inesistente. Delegittima un governo legittimo a favore di uno inesistente che si permette di fare un summit a Ginevra, confondendo ancor più l'opinione pubblica e dando maggior impulso alle politiche e propagande antiisraeliane. E' sconcertante come questi ebrei che sono favorevoli ad uno stato per due popoli, siano così miopi e così ciechi complici (!) del terrorismo che assassina e mutila i loro fratelli. Vivono nel loro mondo così irreale, anni luce dai fatti e dalle conseguenze dei loro atti. Evidentemente, lo studio biochimico del cervello non ha relazione con la mente intesa come spirituale ed intellettiva, per la Levi Montalcini. La yddishkeit di Moni Ovadia così ben rappresentata e portata alla ribalta, si riconfigura con la mentalità dei rabbini che per secoli hanno permesso che gli ebrei venissero perseguitati ed uccisi, poiché non potevano, non dovevano uccidere. Una vittoria per quell'occidente islamizzato che è riuscito - con una tolleranza apparente e con successo - a dividere gli ebrei. Perché: mai divisione, tra noi, è stata più netta dalle conseguenze del 1973. Mai è stato più netto il solco della ragione che motiva Israele a difendersi, malgrado un'opposizione che persegue un compromesso impossibile e dimostrato dalla sua fallimentare politica al governo. Tutti, tra israeliani ed ebrei che sono stati in Israele, conoscono dei palestinesi per bene, o sanno che esistono, ma non sono quelli che hanno potere. Anzi, alcuni o molti di loro non ci sono più perché considerati collaborazionisti di Israele. E sono stati trucidati con o senza sommarii processi. Ma le loro guide, ad iniziare da Arafat, sono terroristi e hanno minacciato di annientamento Israele. Amati dall'occidente. Attori e finanziatori - con gli aiuti UE - di una guerra immorale e criminale. Sono ciechi i nostri fratelli buberiani e della sedicente "ebrei della Diaspora?"? Non si rendono conto nemmeno di quanto sia superata dai fatti la filosofia buberiana? Non si sono mai applicati per comprendere la mentalità di coloro che vogliono la morte di tutti gli ebrei? Del loro storico, delle loro politiche, dei maledetti crimini del loro fanatismo che hanno ucciso e mutilato più di seimila cittadini israeliani? Aggiungendo a questo orrore, il mai sopito antisemitismo europeo. E dopo di noi...i cristiani?! Perchè se gli ebrei non sono mai esistiti in Eretz Israel, allora nemmeno Gesù è esistito. O Gesù era anche lui arabo? Ma i sedicenti "ebrei della Diaspora" sono così ignoranti sul Medio Oriente e cocciuti da non voler sapere? da non ragionare e non voler ragionare? Né si rende conto l'opposizione israeliana più a sinistra, che fallita l'utopia di Oslo che è costata sangue ad Israele e che Israele paga ancora oggi, della sua politica suicida? Ma se durante la cosiddetta pace di Oslo, nessuna seria azienda europea ha mai investito in Israele, dimostrando che altri erano gli obiettivi di quella "pace"!!! ma alcuni dell'opposizione, sì, in combutta con costruttori italiani di sinistra e chissà chi altri, hanno |
avuto i loro vantaggi. La democrazia israeliana ha molto da insegnare al mondo: ma vorrei aggiungere un tribunale morale che giudicasse comportamenti e responsabilità di quegli israeliani ed ebrei che si permettono di fare politiche alternative e parallele a quelle del governo israeliano, contro Israele e contro gli ebrei. (Chicca Scarabello, 14.07.2004) 4. PARLA IL RAGAZZINO CHE STAVA PER SALTARE IN ARIA Il baby-kamikaze: «Volevo punire i miei» di Mara Vigevani
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