|
|
|
Notizie aprile 2013
I tedeschi consegnano a Israele il quinto sommergibile 'Dolphin'
KIEL - Le autorita' tedesche hanno consegnato alla marina israeliana il quinto sommergibile della classe Dolpihn, il 'Rahav', considerata la piu' avanzata tra le unita' a propulsione non nucleare. La cerimonia si e' svolta nei cantieri navali di Kiel. I Dolphin, benche' spinti da motori diesel, sono tra i piu' silenzioni sommergibili del mondo. Le unita' sono considerata la punta di diamante delle forze armate israeliane nell'eventualita' di un attacco contro l'Iran. Un sesto sommergibile Dolphin sara' consegnato nel 2017 .
(AGI, 30 aprile 2013)
Cellula terroristica islamica sgominata dai carabinieri del Ros
Una cellula di matrice islamista con base in Italia (Puglia, Lombardia e Sicilia) e in Belgio e stretti contatti con personaggi di spicco del terrorismo internazionale è stata sgominata dai carabinieri del Ros che hanno eseguito 6 ordinanze di custodia cautelare emesse dalla Procura di Bari per sono associazione di terrorismo internazionale e istigazione all'odio razziale.
Le persone arrestate, a quanto si è saputo per ora, sarebbero di nazionalità marocchina e tunisina. L'indagine è diretta dal sostituto procuratore di Bari Renato Nitti ed è stata avviata nel 2007, tramite il monitoraggio di alcune attività dei migranti e tendendo d'occhio i loro call center e internet point.
I sei arrestati incitavano alla jihad e ad azioni suicide in occidente e nelle zone di guerra. Le indagini hanno permesso di accertare una diffusa attività di proselitismo e indottrinamento verso in nuovi affiliati che veniva svolta anche con documenti audio e video che esortavano a compiere azioni suicide.
Secondo le indagini gli appartenenti alla cellula avevano dei rapporti molto stretti con personaggi importanti del terrorismo internazionale e in diverse occasioni avevano mostrato un acceso antisemitismo e una avversione per i paesi 'infedeli' tra cui gli Stati Uniti e l'Italia.
(ANSA, 30 aprile 2013)
La comunità ebraica marocchina celebra la festa dellHiloula
Con il tradizionale pellegrinaggio al mauseoleo di rabbi Aouriouer
TUNISI, 30 apr - Molti membri della comunita' israelita marocchina originaria di Settat e Casablanca per la festa dell'Hiloula si sono recati a Moualine, in occasione del tradizionale pellegrinaggio annuale al mausoleo di rabbi Abraham Aouriouer. Presenti anche molti ebrei provenienti da tutto il mondo per partecipare a questo incontro intriso di forte spiritualita'.
Molti ebrei marocchini, riferisce la Map, hanno espresso il forte impegno della comunità per il Paese, nel quale, e' stato detto, vivono in pace, in un clima di tolleranza e rispetto.
La forte presenza al pellegrinaggio di giovani, molti dei quali provenienti dall'estero, e' stata sottolineata dal capo della comunita' israelita di Casablanca, Gabriel El Harare. La figura del rabbino Aouriouer e' molto rispettata in Marocco, tanto che alle sue celebrazioni partecipano anche dei rappresentanti dell'islam ufficiale.
(ANSAmed, 30 aprile 2013)
Quei bambini di Gaza chiamati Spada e Guerra. A scuola studiano mitra
C'è "l'ora di kalashnikov" e alla tv dei piccoli video in cui si parla di "uccidere cani ebrei"
di Fiamma Nirenstein
Si comincia molto molto presto. Prima ancora di nascere, se è vero, come è vero, che ci sono una quantità di creature che nascono da famiglie del grande mondo islamico che si trovano a chiamarsi Guerriero, Spada dell'Islam, Guerra Santa (come sottolinea preoccupato lo studioso americano Harold Rhode).
Ci sono anche tanti ragazzini che invece vengono chiamati Jamil, (bello) o Latif (amichevole). Dunque, guai a fare di tutte l'erbe un fascio, e certo c'è un epica, un modo di essere, un pensiero, e resterebbe inattaccabile folclore e tradizione se si trattasse di guerre dei pupi e non di guerra vera.
Perché la cosa si fa preoccupante se questa impronta sui bambini diventa insegnamento scolastico, televisivo, civile. I teen ager di Gaza devono imparare a scuola come materia di studio, l'uso dei Kalashnikov e anche dei missili da spalla e degli Rpg anticarro che poi vediamo piovere sulle città israeliane. Li addestrano professori incaricati dal ministero degli interni, affiancati per la scientificità dell'informazione dalle Brigate Ezzedim al Qassam, il famoso braccio armato di Hamas, che mai si è saputo avesse poi altre braccia. I ragazzini imparano anche attività civili, come spegnere gli incendi, ma il video della scuola Gamal Nasser ci mostra un assalto con Rpg contro una torre di avvistamento con bandiera israeliana. Questo corso settimanale è per 37mila allievi e i corsi sono integrati dai campi estivi con lezioni su esplosivi e armi.
È mai possibile immaginare un processo di pace con una giovane leadership formata da questi corsi? Nessuno può dimenticare sia lo scandalo nato dal finanziamento da parte dell'Italia stessa all'Autonomia Palestinese di libri di testo che si rivelarono carichi di odio. Nel 2008 il personaggio più popolare della tv per bambini palestinesi era Farfur, un clone di Topolino che viene barbaramente ucciso dai soldati israeliani dopo il seguente dialogo: Farfur: «Sanabel, che vuoi fare per aiutare la Moschea di Al Aqsa?». Bambino: «Vogliamo combattere». Farfur: «E che altro?» «Vogliamo spazzar via gli ebrei». Dopo che Farfur viene trucidato, una bambina di tre anni intervistata diceva «Non ci piacciono gli ebrei perché sono cani. Li combatteremo». E dallo studio un'altra bambina: «Oh Shaima hai ragione, gli ebrei sono criminali, e nostri nemici». L'educazione antisemita e alla guerra per i bambini è ovunque, basta guardare il Pmw, Palestinian Media Watch, un sito che raccoglie poesie, canzoni, articoli, insegnamenti.
I campi estivi vengono intitolati, come tante piazze e strade, a terroristi che hanno ucciso civili nei ristoranti o sugli autobus. Nelle scuole dell'Unrwa, l'organizzazione dell'Onu che a differenza di tutte le altre prende cura di un solo tipo di profughi, i palestinesi, un nuovo film del Center for Near East Policy dimostra che i 500 milioni l'anno che l'Onu dona solo per le scuole è speso male. Si impara dal video che la coesistenza con Israele non viene mai insegnata, anzi. Due clip ci mostrano bambini sotto i dieci anni che parlano degli ebrei, definendoli nemici di Allah: «Dobbiamo ucciderli tutti». Arafat prima dell'inizio della seconda Intifada chiamò migliaia di bambini a marciare su Gerusalemme con un sorriso estatico, affermando che sarebbe stata la cosa più bella del mondo. Purtroppo la politica verso l'infanzia non è cambiata, e in gran parte noi la finanziamo non chiedendo un vero rendiconto degli aiuti. Se si vuole la pace, cominciamo dalle scuole.
(il Giornale 30 aprile 2013)
Il Rabbino emerito Elio Toaff compie oggi 98 anni
ROMA, 30 apr - "Voglio fare gli auguri al rabbino Elio Toaff che compie oggi 98 anni. I valori a cui da sempre si è ispirato sono quelli che condivido e che certamente hanno contribuito a costruire nel nostro paese la democrazia, la tolleranza, l'integrazione culturale e religiosa. Lo ringrazio per la grande dedizione e insegnamento che ha dedicato al nostro Paese e in particolare alla nostra città". Lo dichiara in una nota il candidato sindaco Ignazio Marino.
(AgenParl, 30 aprile 2013)
*
"Desidero fare i piu' sentiti e sinceri auguri al rabbino emerito Elio Toaff, nel giorno del suo 98esimo compleanno. Uomo limpido e appassionato, negli anni del suo rabbinato, e' riuscito nell'arduo compito di ricompattare le tante anime dell'ebraismo italiano dopo l'orrore della Shoah. Ha intrapreso un proficuo percorso di dialogo interreligioso per creare dei ponti tra le culture del nostro Paese. Con la sua straordinaria tenacia ha cercato di consegnare ai nostri giovani un futuro dove episodi di razzismo e fondamentalismo non siano tollerati". Lo dichiara in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti.
(LOweb, 30 aprile 2013)
Il design museum Holon di Tel Aviv celebra Ron Arad
Ospitato in un edificio progettato dall'architetto di fama internazionale Ron Arad, il design museum Holon di Tel Aviv ospiterà una mostra dedicata proprio all'opera di Aran che si snoda attraverso i suoi disegni, ma anche attraverso gli strumenti che ispirano il suo lavoro, con decine di pezzi provenienti dalla produzione di Arad. Le visite guidate di gruppo al museo durano un'ora e 15 minuti e devono essere prenotate con almeno 14 giorni lavorativi di anticipo. Il tour include una visita architettonica dell'edificio-museo e una visita alla mostra in corso. Costo della visita guidata a persona: Nis 32 per gruppi di 15 persone o più.
(Travel, 30 aprile 2013)
Enrico Letta vede Shimon Peres
"Rafforzare i rapporti bilaterali, nuovo vertice entro l'anno"
ROMA, 30 apr. - Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha incontrato oggi a Palazzo Chigi il Presidente dello Stato d'Israele, Shimon Peres.
Nella lunga e cordiale conversazione, riferisce una nota del governo, il Presidente del Consiglio e il Presidente israeliano hanno discusso delle principali questioni regionali: dalla crisi siriana, alle prospettive nel Processo di pace con i palestinesi dopo il viaggio del Presidente Obama nella regione; dalla questione nucleare iraniana fino agli sviluppi nel processo di assestamento dei Paesi toccati dalle Primavere arabe.
Il Presidente Letta e il Presidente Peres hanno inoltre affrontato i temi della cooperazione bilaterale, anche alla luce degli eccellenti esiti dell'ultimo Vertice Intergovernativo tenutosi nell'ottobre 2012, confermando l'intenzione di proseguire nel cammino di continuo rafforzamento e intensificazione dei rapporti bilaterali, con lo svolgimento di un nuovo Vertice nel 2013.
(TMNews, 30 aprile 2013)
Trieste riconquista i traffici di ortofrutta israeliani
TRIESTE, 29 apr. - Attrarre e riportare a Trieste i traffici d'ortofrutta israeliani. Questo l'obiettivo con il quale e' stata invitata e accolta da Aries-Camera di Commercio di Trieste una delegazione israeliana di operatori logistici e dell'ortofrutta e di referenti dei principali porti del Paese.
La delegazione ha visitato le strutture portuali e i principali terminalisti locali. Quindi aziende triestine e controparti israeliane si sono confrontate in un dibattito e in incontri bilaterali, per individuare opportunita' e potenzialita' di collaborazione. ''La Camera di Commercio e Industria Italia-Israel di Tel Aviv e la Camera di Commercio di Trieste, attraverso Aries - ha affermato il presidente della Cciaa di TRieste Antonio Paoletti - hanno da tempo individuato il settore del trasporto marittimo quale priorita' settoriale di lavoro nello sviluppo delle relazioni economiche tra Trieste e Israele, sancito con l'accordo di collaborazione fra i due enti. Da ottobre 2011, inoltre, abbiamo sottoscritto un accordo con l'Autorita' portuale di Trieste per svolgere congiuntamente attivita' di marketing territoriale e in particolare di promozione all'estero della portualita' e logistica triestina. La missione economica si sviluppa in questa linea, nella ricerca - ha precisato Paoletti - di porre le condizioni affinche' vi sia uno sviluppo dei traffici tra Israele e Trieste''.
(AGI, 29 aprile 2013)
Il consiglio regionale pugliese andrà in visita a Gaza
BARI, 29 apr - Una delegazione del Consiglio regionale della Puglia nei prossimi mesi sara' nella striscia di Gaza, in ''missione di pace e in segno di amicizia per il popolo palestinese''. E' l'impegno confermato dal presidente del Consiglio regionale Onofrio Introna nell'incontro con la delegazione dell'Ong Remedial Education Center (Rec), in preparazione del nuovo campo di soggiorno estivo a Grottaglie di bambini del Campo rifugiati di Jabalia.
Lo comunica una nota della regione Puglia.
''La pace va costruita, non basta affermarla a parole - ha detto Introna - e le due settimane di svago e di incontri in Puglia dei piccoli palestinesi sono un'iniziativa che merita tutta l'attenzione, perche' giocare e dialogare coi nostri, in una Terra che crede nell'accoglienza e la pratica concretamente, aiutera' i giovanissimi ospiti a crescere, ad abbattere le barriere''.
Tra la fine di giugno e i primi di luglio, 18 bambine e bambini di Jabalia saranno a Grottaglie nel quadro di ''Giochi di Pace'', il progetto umanitario promosso dall'Arci Puglia e da Rec.
Come nelle edizioni precedenti, il Summer Camp e' un'iniziativa resa possibile dal contributo dell'amministrazione comunale grottagliese, dalla collaborazione dell'associazione ''Tadamon Filastin'' e della Comunita' palestinese appulo-lucana e dall'impegno del consigliere regionale
(ASCA, 29 aprile 2013)
Chissà se al Consiglio regionale della Puglia, che nei prossimi mesi con i soldi dei contribuenti si recherà nella striscia di Gaza in "missione di pace", dopo che i bambini palestinesi avranno fatto a Grottaglie "Giochi di pace", sarà mostrato quali sono i giochi di pace a cui vengono addestrati i giovani nella striscia di Gaza. Una prima idea si può avere dagli articoli che seguono. M.C.
A Gaza gli studenti vengono addestrati a usare il Kalashnikov
Corsi settimanali per circa 37.000 ragazzi tra 15 e 17 anni
ROMA, 29 apr. - Il programma scolastico di Gaza prevede l'addestramento militare degli studenti di età compresa tra i 15 e i 17 anni, con campi di formazione volontari tenuti durante le vacanze.
Secondo quanto riportato dal britannico Guardian, ogni settimana gli studenti vengono addestrati all'uso dei Kalashnikov e di altre armi, ma anche a prestare i primi soccorsi, a intervenire in caso di incendio e a rispettare i valori di "disciplina e responsabilità". Le lezioni scolastiche sono integrate da campi volontari durante le vacanze, in cui i ragazzi imparano a usare armi ed esplosivi.
Stando a quanto riportato sul sito del ministero dell'Istruzione di Gaza, il corso si avvale della consulenza delle brigate Izz al-Din al-Qassam, braccio armato di Hamas. Sono circa 5.000 i ragazzi che hanno partecipato ai campi dall'avvio del programma, nel settembre 2012.
I corsi settimanali riguardano complessivamente circa 37.000 studenti; i genitori hanno la possibilità di non far partecipare i figli, ma è raro, sottolinea il Guardian. Il ministero ha precisato che durante le lezioni non vengono usate armi vere, ma il video ottenuto dal Guardian dimostra il contrario.
(TMNews, 29 aprile 2013)
Gaza, l'anarchia genera tensioni
Nella notte tra sabato e domenica, mentre Israele celebrava la festa di Lag BaOmer con i tradizionali falò, un razzo sparato da Gaza ha colpito l'area di Sdot Negev, interrompendo i festeggiamenti nella regione. Caduto su un terreno disabitato il razzo non ha provocato vittime, né danni, ma è il diciottesimo a raggiungere lo Stato ebraico da novembre, dalla fine dell'operazione Pilastro di difesa, cinque nelle ultime due settimane, compresi due che hanno colpito la città di Eilat.
Il trend preoccupa le autorità israeliane tanto a livello politico quanto militare: inaccettabile è l'idea che i cittadini del sud del paese debbano rassegnarsi a vivere una quotidianità periodicamente interrotta dall'arrivo dei razzi. Allo stesso tempo però, trovare la soluzione rischia di rivelarsi ultimamente persino più complicato che in passato, in particolare in considerazione della complessità della situazione nella Striscia di Gaza. Controllata a tutti gli effetti dall'organizzazione terroristica di Hamas, fino a poco tempo fa essa era comunque direttamente o indirettamente responsabile del lancio di missili contro Israele dal proprio territorio, e tale veniva considerata dallo Stato ebraico. Eppure oggi, come riferisce il Times of Israel, le autorità israeliane sono a conoscenza del fatto che in questo periodo il governo di Hamas sta facendo sforzi per prevenire questo tipo di attacchi. All'origine vi sarebbe la rivalità con altre organizzazioni terroristiche basate a Gaza, come Global Jihad, che stanno acquisendo potere e operatività, creando un equilibrio paradossale, in cui per Israele, colpire i siti di Hamas come arma deterrente contro i razzi potrebbe rafforzare queste organizzazioni, ma non fare nulla rischia di essere altrettanto incoraggiante tanto per loro quanto per la stessa Hamas. Un possibile strumento potrebbe essere convincere l'Egitto a esercitare maggiore pressione su Hamas perché faccia di più perché i razzi cessino. Ma la situazione rimane complessa e una soluzione definitiva al problema sembra difficile da individuare, mentre continua il perfezionamento del sistema di difesa Iron Dome, capace di intercettare un'alta percentuale dei razzi sparati verso i centri abitati.
(Notiziario Ucei, 29 aprile 2013)
Gaza: bomba sotto l'auto di un esponente di al Fatah
GAZA - Non ha provocato vittime la deflagrazione di un potente ordigno collocato la scorsa notte sotto l'automobile di Monther al-Bardawil, un esponente di al-Fatah di Rafah, nel Sud della Striscia. Due settimane fa l'automobile del segretario generale di al-Fatah a Gaza, Mahmud Hussein, era stata distrutta da un incendio doloso. I servizi di sicurezza di Hamas hanno aperto un'inchiesta. Una ipotesi e' che gli attacchi siano legati a lotte intestine di al-Fatah.
(ANSA, 29 aprile 2013)
Rave party in salsa kosher
di Alessia Di Consiglio
Non tutti sanno che anche gli ebrei ortodossi o haredim (letteralmente "timorati"), sanno come divertirsi, con musica a tutto volume e balli fino all'alba. No, non succede in una discoteca, ma in un luogo un po' più particolare: la tomba del grande maestro Rabbi Shimon Bar Yochai (detto anche Rashbi) a Meron, in alta Galilea. Al Rashbi, attivo nel primo secolo e oppositore dei Romani che avevano appena distrutto il secondo Tempio di Gerusalemme, è attribuita la redazione dello Zohar, il principale testo della Kabala. Il Rashbi è venuto a mancare il giorno di Lag BaOmer, durante un periodo che per gli ebrei è di lutto in quanto caratterizzato dalla morte di migliaia di studenti di Torah proprio ai tempi dei Romani. In questo periodo, 50 giorni tra la Pasqua e la Pentecoste, è proibito sentire la musica, radersi, celebrare matrimoni e in generale partecipare a manifestazioni di gioia. Ma la piaga si andò a fermare proprio il trentatreesimo giorno di questo periodo, che tra l'altro coincide con l'anniversario della morte del Rashbi, e da quel giorno il lutto finisce o per lo meno si allevia. Perchè festeggiare un anniversario di morte? Secondo l'Ebraismo, quando un grande studioso di Torah muore, espia le colpe di tutta l'umanità. E' quindi un momento di redenzione e benedizione e si usa festeggiarlo con canti e balli.
Circa 300.000 persone si recano ogni anno in pellegrinaggio a questa tomba in questo giorno. Tutto è perfettamente organizzato con pullman che viaggiano da ogni parte di Israele, facendo la spola tutta la notte. C'è cibo e acqua gratis per tutti, bancarelle, ma soprattutto tanta musica. Grandi palchi e gradinate sono allestite per ospitare gli studenti di Torah che saltano per tutta la notte al ritmo di musica sacra suonata dal vivo, che può avere anche toni elettronici che non ti aspetteresti. Il posto è illuminato a giorno, grazie anche ai falò che sono un altro elemento caratteristico della festa in quanto rappresentano la luce spirituale portata nel mondo da Rabbi Shimon Bar Yochai. Più ci si avvicina alla tomba più la calca si infittisce. Tutti cercano di avvicinarsi quanto più possibile a questo luogo sacro, accendere un cero e pregare che grazie ai meriti del Giusto le proprie preghiere possano essere ascoltate.
Questo carosello va avanti per tutta la notte, proprio come un gigantesco rave party. Kosher però.
(LINKIESTA, 29 aprile 2013)
A maggio il Summit sul turismo internazionale di Gerusalemme
L'attenzione sarà focalizzata su tematiche quali il turismo urbano e le tecnologie all'avanguardia
Il Secondo Summit sul Turismo Internazionale di Gerusalemme avrà luogo il 28 e 29 maggio all'International Convention Center. E' uno dei summit più importanti dedicati alle tecnologie innovative nel turismo e nel settore dei viaggi. Il summit focalizzerà l'attenzione su tematiche quali il turismo urbano e le tecnologie all'avanguardia e vedrà la partecipazione di relatori leader del settore del turismo e dell'innovazione.
Il Turismo Urbano si pone l'obiettivo di far conoscere ai visitatori le aree più interne delle città piuttosto che i tradizionali siti storici e le riserve naturali. L'idea si basa sul concetto di creare dei distretti speciali per i visitatori che combinino diverse attrazioni quali la cultura, lo sport, l'ospitalità, lo shopping e i divertimenti tutto in un'unica location in modo da stimolare l'economia urbana. Grazie a questo nuovo progetto competitivo, la città può promuoversi, creare un'identità unica e preparare la strada per la globalità.
Il Secondo Summit sul Turismo Internazionale di Gerusalemme è stato voluto dall'Ufficio del primo ministro, dal ministro del Turismo, dalla Municipalità di Gerusalemme e dal Jerusalem Development Authority in collaborazione con l'Università Ebraica e con il Jerusalem International Convention Center. La conferenza focalizzerà l'attenzione su Modelli Progettuali per il Turismo Urbano e sulle nuove tecnologie per il turismo, dando spazio a discussioni sulle sfide e i trend che influenzano il mondo del turismo. Il summit radunerà leader a livello globale, imprenditori, investitori ed esperti nel campo del turismo, i quali condurranno interventi su un ampio range di tematiche che colpiscono il turismo in generale e quello urbano in particolare.
(Guida Viaggi, 29 aprile 2013)
Israele, la terra promessa delle start-up tecnologiche
Parte l'offensiva nel "civile" dopo i trionfi nel militare. Nascono nel piccolo stato ebraico più aziende innovative che in Europa: finora sono state al servizio delle esigenze di difesa per un paese che vive in guerra permanente ma ora si lanciano nei settori di punta, dal software di rete al cloud.
di Fabio Scuto
GERUSALEMME - Un popolo di solo otto milioni di abitanti, in permanente stato di guerra con i suoi vicini e privo di risorse naturali, è diventato il centro propulsore dell'hi-tech, dove investono le principali aziende del mondo. Benvenuti in Israele, la Startup Nation, ne nascono migliaia ogni anno, unico Paese in grado di competere con gli Stati Uniti nello sviluppo di nuove tecnologie. Una spinta che ha consentito al Paese, in questi anni di recessione, una crescita economica "soltanto" del 3,5%. Un viaggio nella Startup Nation potrebbe cominciare nei seminari che due volte a settimana 200 studenti delle scuole superiori scelti per le loro capacità frequentano in diversi luoghi del Paese. Ci vanno per sei ore di lezioni extra a settimana per essere ammessi, dopo un'ulteriore selezione, a un corso che viene tenuto dai veterani delle Forze di Difesa israeliane e sotto la supervisione di ufficiali in servizio attivo. Niente armi, niente caserme, bensì sale insonorizzate e computer: questi ragazzi sono l'avanguardia di quelli che il governo israeliano spera siano in futuro i migliori cyberwarrior del mondo.
Ma i diplomati a questa scuola superiore non ottengono automaticamente l'ingresso nelle unità informatiche dell'esercito. Devono superare test rigorosi che l'esercito somministra ai richiedenti per i propri corsi di formazione. Alcuni di questi soldati sperano poi dopo il congedo di entrare nel settore high-tech. Non dovrebbe essere difficile. Non solo sono assai ricercati ma ci saranno più aziende tra cui scegliere, private e pubbliche, queste ultime sostenute dal National Cyber Bureau, l'agenzia del governo nata un anno fa che è impegnata a sostenere startup attraverso borse di studio e altre forme di assistenza finanziaria. Aziende israeliane come Check Point Software Technologies sono già giocatori di classe mondiale in sicurezza informatica aziendale.
L'Industria della security in ogni sua branca moltiplica i suoi spazi di intervento anche oltre le minacce informatiche alle reti di comunicazioni. Israele è già dentro una cyberwar senza fine. Le sue reti governative sono tra le più fortemente attaccate da ogni parte, con aggressioni quotidiane che superano le decine di migliaia.
Durante la guerra di Gaza lo scorso novembre i tecnici informatici civili hanno respinto milioni di tentativi di attacco a siti web governativi israeliani mentre i caccia israeliani bombardavano Hamas. Poi ci sono le migliaia di attacchi giornalieri. «Una guerra invisibile ma che si avverte e si avvertirà sempre di più», dice il premier Benjamin Netanyahu quando parla degli attacchi che anche le reti civili subiscono ogni giorno, dalla El Al alla Banca centrale, alla Borsa, ai sistemi di comunicazione ma che vengono puntualmente bloccati e respinti.
Molto di ciò che viene realizzato nell'hi-tech è certamente legato alle aziende della Difesa: basti pensare alla Rafael Advanced Defense Systems che ha "inventato" l'Iron Dome (la batteria antimissile più precisa del mondo), gli aerei senza pilota e che adesso si accinge a mettere sul mercato Protector, la barca senza marinai per pattugliare le coste a basso costo che si guida con un joystick dalla terraferma. Microsoft, Apple, Samsung, vengono in Israele a caccia di talenti e per mettere radici.
La Silicon Valley è certamente l'area più fertile al mondo ma a tallonarla c'è l'israeliana Tel Aviv, che può vantare un sistema di finanziamenti molto sviluppato, una forte cultura imprenditoriale, un ambiente vibrante e tantissimi talenti informatici. Il più alto numero di aziende nella top 100 del Nasdaq dopo quelle americane sono quelle israeliane. In Israele l'anno scorso sono nate oltre duemila start up, in Europa soltanto 700.
Emblematica la storia di Ravello, fra le ultime startup nate in Israele. Benny Schneider e Rami Tamir
hanno la testa fra le nuvole, o meglio ancora nel cloud computing, una tecnologia che utilizza Internet o altre reti di gruppi di server che utilizzano pc a basso costo per l'elaborazione dati e che preferiscono averli parcheggiati sulla "nuvola" che memorizzati sul proprio sistema informatico. Ma il processo richiede enormi quantità di lavoro da parte delle imprese stesse per adattarsi alle esigenze della tecnologia. La flessibilità del sistema che è promesso dalle aziende che se ne occupano (Amazon.com, Rackspace e Hp) è spesso più limitato di quello che viene propagandato. Ravello spera di poter fornire quella flessibilità con sistemi di trasferimento dal pc alla "nuvola" con un semplice click.
Adesso le aziende che desiderano passare le loro applicazioni alla "nuvola" devono adattarsi alla sua tecnologia. Su Amazon i clienti devono adattarsi al sistema operativo Linux, mentre Microsft richiede una tecnologia dal Windows Server. Schneider e Tamir sono alla loro quarta startup in pochi anni. Una loro iniziativa precedente, Qumranet, una società di virtualizzazione, è stata venduta nel 2008 per 115 milioni di dollari, e altre sono finite nel portafoglio della Cysco Systems. La grande quantità di capitale che Ravello è stato in grado di attrarre - 26 milioni di dollari da partner stranieri, fondi da capitali di rischio americani, e 1 milione di tasca loro - è indice della grande innovazione nel cloud computing, un settore che i dati della società di ricerca Usa Gartner stimano che valga quest'anno 9 miliardi di dollari, rispetto ai 6 del 2012. Gartner prevede una crescita del settore del 41% fino al 2016, per arrivare a un fatturato di 24 miliardi dollari nel 2016.
La Ravello è solo uno dei simboli di una effervescenza creativa che non si ferma certamente solo a questi ambiti. Migliaia di startup nascono ogni anno. Ma ciò che manca in Israele è il dettaglio e la vendita on-line del prodotto. Trasformare il risultato di una ricerca in un prodotto commerciale è complicato, per questo in Israele c'è un "sistema" ormai rodato che da anni è in grado di individuare quei prodotti, sostenerli insieme a partner strategici (cioè le aziende con i soldi), persone e strutture di marketing in grado fondere l'innovazione con il mercato. Alta tecnologia israeliana in mostra alla Electronic Warfare Conference di Berlino, edizione 2012: un Escort Jammer Pod, parte del sistena di sorveglianza aerea, della Elta Systems di Tel Aviv.
(la Repubblica, 29 aprile 2013)
Sateriale al Meis tra memoria e identità
L'ex sindaco di Ferrara insieme alla giornalista Vera Paggi, che racconta le persecuzioni razziali sulla sua famiglia
FERRARA - "Spesso non conosciamo la storia della nostra famiglia oltre i nostri nonni, mentre gli ebrei conservano la memoria di tutta tutta la propria famiglia. Ma perchè è così importante?". È questa la domanda chiave rivolta da Gaetano Sateriale, ex sindaco di Ferrara e attuale dirigente alla Cgil, alla scrittrice e giornalista Rai Vera Paggi, ospite della Festa del Libro Ebraico per presentare il suo libro "Vicolo degli Azzimi. Dal ghetto di Pitigliano al miracolo economico". Un testo in cui la giornalista ha ricostruito la storia della propria famiglia, perseguitata ai tempi delle leggi razziali in Italia e riuscita a scampare ai campi di prigionia grazie a una serie di provvidenziali circostanze.
Ma oltre alla rocambolesca storia dei Paggi è proprio il concetto di memoria nella tradizione ebraica quello su cui si sviluppa il dibattito tra Sateriale e l'autrice, con l'ex sindaco che nell'introdurre l'argomento spiega che "quando nei comandamenti viene detto di onorare il padre e la madre, la tradizione ebraica lo interpreta riferendosi a tutti i nostri progenitori, e credo sia un peccato che ciò non accada anche tra i cristiani, che spesso perdono la storia della propria famiglia". Una questione che secondo la Paggi va ben al di là del semplice "omaggio" ai propri cari, e che è invece vitale per costruire la propria individualità. "La matrilinearità è sempre stata uno dei componenti che crea la nostra identità: sei ebreo se vieni da madre ebrea, e questo ci ha sempre condotto a una necessità di sapere da dove veniamo. Ma questa identità non deve far parte solo del popolo ebraico: chi siamo se non sappiamo da dove veniamo? Ci basta pensare alle condizioni dell'Unione Europea in questo momento, che non riesce a trovare la soluzione per imboccare quel percorso che si era prefissata. Ma una storia ce l'abbiamo tutti, e non bisogna essere eroi o scampati ai campi di concentramento per averne una. E bisognerebbe spingere tutti a questo ragionamento".
E anche nella storia della propria famiglia la Paggi sottolinea soprattutto gli aspetti di "normalità", oltre a quelli più straordinari e alle azioni individuali. Come nella storia dello "zio Bruno", arrivato fino all'ex Jugoslavia con la brigata dei partigiani ebrei mentre in Italia la famiglia aspettava sue notizie prima di scappare dal destino che, con la promulgazione delle leggi razziali, attendeva tutta la comunità ebraica italiana, a prescindere dalla classe sociale. E la storia narrata dalla giornalista, oltre alle peripezie dello zio partigiano che purtroppo, colpito dal tifo, morirà prima di tornare in patria, si soffermano per lunghe pagine sulla vita di chi lo aspettava, tra le difficoltà quotidiane e le successive difficoltà in Svizzera, dove si rifugiarono la fuga. "Ma perchè - chiede Sateriale - così tanti ebrei attesero così tanto prima di fuggire dopo le leggi razziali, finendo per essere catturati e deportati?". La Poggi riporta le parole della nonna: "Solo quando sono state promulagate quelle leggi ci rendemmo davvero conto di essere ebrei. In Italia nessuno immaginava che potesse accadere una cosa del genere". Una trappola in cui sono cadute migliaia di famiglie di cui spesso, purtroppo, nessuno ha potuto raccogliere la storia.
(estense.com, 29 aprile 2013)
Raid israeliani in risposta a razzi lanciati da Gaza
GERUSALEMME, 28 apr - L'aviazione israeliana ha compiuto la notte scorsa tre raid su Gaza contro il braccio armato della Jihad islamica senza provocare vittime. Lo riferiscono fonti sul posto. Un portavoce dell'esercito israeliano ha confermato i raid affermando che sono stati compiuti ''in risposta a tiri di razzi'' contro il sud Israele, che non avevano provocato vittime o danni. Dopo il lancio di razzi, le autorita' israeliane hanno anche chiuso da oggi fino a nuovo ordine il valico di Kerem Shalom.
(ANSA, 28 aprile 2013)
Quando in Puglia si diventava ebrei
di Vito Antonio Leuzzi
«E così Manduzio si convertì al Vecchio testamento. A quanto mi risulta, il suo fu l'unico caso in Europa di profeta di campagna convertito senza mediazioni all'ebraismo». Con queste parole lo storico inglese Eric Hobsbawam, in una recensione del libro di John Davis, Gli ebrei di San Nicandro, (Giuntina, Firenze 2010 pagg. 244), metteva in luce «uno straordinario episodio della storia europea del Novecento». La rivista Time nel 1947 segnalò, per prima, la vicenda sorprendente e insolita di una conversione alla fede ebraica avvenuta a San Nicandro Garganico da parte di Donato Manduzio, un reduce della prima guerra mondiale, che in poco tempo, a partire dagli anni Trenta, raccolse i componenti di decine di famiglie povere che si avvicinarono alla lettura della Bibbia.
Ma una attenta e compiuta ricostruzione caratterizza ora il volume di Davis. La ricerca di forme di esperienze religiosa non mediate caratterizzò alcune zone del Sud Italia dopo la prima guerra mondiale. Diversi emigrati, convertitisi alle varie fedi evangeliche (testimoni di Geova, battisti, avventisti, pentacostali, valdesi), di ritorno dagli Stati Uniti portarono con loro una nuova fede. Da un esponente dei pentecostali Donato Manduzio ricevette una edizione della Bibbia, che lo spinse sul sentiero di una epifania religiosa». Questa esigenza scaturiva anche dalla necessità di compensare le sofferenze legate a condizioni di vita molto precarie.
La fede ebraica, tuttavia - sostiene ancora Davis - fu scoperta in piena autonomia. A differenza delle altre fedi evangeliche, l'ebraismo, infatti, non cerca proseliti. Lo storico americano ripercorre tutte le fasi complesse di questa conversione e delle numerose difficoltà e incomprensioni tra Manduzio e la Comunità ebraica di Roma nel corso delle vicende più drammatiche della persecuzione ebraica in Italia e nel resto dell'Europa. Remo Cantoni e gli altri leader dell'ebraismo italiano restarono sorpresi dall'insistenza della richiesta di conversione in un contesto caratterizzato da un costante controllo da parte della polizia del regime, che in una prima fase, nel 1936, cercò di bloccare l'azione di Manduzio (scambiato per un pastore protestante) comminandogli una multa per l'inosservanza delle disposizioni relative al culto evangelico in quel periodo sottoposto a pesanti restrizioni e divieti. Tra il 1937 ed il 1938 la fase decisiva dell'adesione all'ebraismo, che includeva la circoncisione, non giunse a compimento. I contatti con alcuni medici ebrei a Bari, il prof. Franco docente di anatomia nella Facoltà di Medicina (che in seguito fu sospeso dall'insegnamento e costretto all'esilio) e il dott. Zappler, non risultò risolutivo.
Solo nel dopoguerra, nel 1946, si completò tale processo. Tra il varo delle leggi razziali ed il crollo del fascismo gli ebrei di San Nicandro restarono sostanzialmente isolati.
(la Gazzetta del Mezzogiorno, 28 aprile 2013)
L'ambasciatore Gilon racconta il Medio Oriente
Una situazione in rapida e complessa evoluzione. Così l'ambasciatore d'Israele a Roma Naor Gilon, in visita al Moked di Milano Marittima, ha spiegato al folto pubblico la sua visione sul Medio Oriente di oggi, le sfide e i problemi ma anche le nuove opportunità. "Non di primavere arabe, ma di inverni siberiani, parlerei per descrivere ciò cui abbiamo assistito in questi ultimi anni nei paesi della regione, dove abbiamo visto le istanze di democrazia spazzate via da regimi islamisti che non possono non preoccuparci", ha spiegato Gilon.
Introdotto dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, l'ambasciatore ha messo in luce le sfide che lo Stato ebraico è chiamato oggi ad affrontare, dall'instabilità sempre maggiore che caratterizza gli Stati confinanti al percorso di riconciliazione con la Turchia, e poi ancora ai rapporti con gli Stati Uniti e con il presidente Barack Obama. Tornando sul riconoscimento dell'Autorità nazionale palestinese come Stato osservatore da parte dell'Onu, Gilon ha spiegato il perché della delusione a proposito del comportamento dell'Italia, che dopo aver richiesto e non aver ricevuto garanzie da parte della leadership palestinese a proposito della disponibilità al negoziato con Israele ha deciso comunque di votare a favore (a differenza della Gran Bretagna). La situazione economica e i risvolti dello sfruttamento dei giacimenti di gas scoperti a largo delle coste israeliane sono stati pure approfonditi dall'ambasciatore, che ha in conclusione anche parlato del tema degli insediamenti "Mai gli insediamenti sono stati e saranno ostacolo alla pace, come ci insegnano le esperienze passate di interi territori evacuati".
(Notiziario Ucei, 28 aprile 2013)
Il trombettista venuto da Israele
di Alessio Brunialti
MILANO - Il trombettista israeliano Avishai Cohen è il protagonista del concerto di stasera, alle 21, al Blue Note di via Borsieri 37 a Milano (biglietti "advance" a 25 euro, "door" a 30).
Per presentare dal vivo i brani del nuovo disco "Triveni II" sarà accompagnato da Omer Avital al contrabbasso e Iago Fernandez Camaño alla batteria.
La provenienza sudamericana della sezione ritmica si ripercuote sulla musica che attinge da pagine storiche di maestri del bop e del free come Dizzy Gillespie, Don Cherry e Ornette Coleman offrendone riletture in un'efficace chiave etno-jazz.
Trentacinque anni, originario di Tel Aviv, ma da tempo cittadino di New York, Cohen ha studiato al prestigioso Berkelee College di Boston citando Miles Davis come principale influenza.
Quasi inevitabile per chi non vuole restare ancorato a uno stile, ma ama spaziare, anche imboccando una particolare tromba elettronica.
Avishai è cresciuto in una famiglia di musicisti: i fratelli Anat e Yuval sono entrambi apprezzati sassofonisti, ma - curiosità - lui non va confuso con l'omonimo contrabbassista newyorkese Avishai Cohen: coincidenze del jazz che hanno convinto questo artista a intitolare il suo esordio, dieci anni fa, "The Trumpet Player" (il suonatore di tromba) apposta per evitare possibili confusioni.
Da allora Cohen ha pubblicato una mezza dozzina di album come leader, quasi altrettanti con i Third World Love mentre quelli a nome "3 Cohens" sono condivisi con i fratelli. Una famiglia molto unita.
(La Provincia, 28 aprile 2013)
Hockey su ghiaccio - Israele vince il gruppo B di seconda divisione
Grazie alla vittoria nello scontro diretto e alla differenza reti, l'Israele conquista la promozione nel gruppo A di seconda divisione. Dopo la vittoria per 3 a 2 nella terza giornata contro la Nuova Zelanda, diretta concorrente per la lotta al titolo, Israele ha avuto modo di difendere il primo posto nelle ultime due sfide, ma non è riuscita a superare il Messico nell'ultima gara, facendosi rimontare nel terzo drittel e perdendo per 4 a 3. Poche ore dopo la Nuova Zelanda ha battuto la Cina, rimontando lo svantaggio proprio nell'ultimo periodo, vincendo così 6 a 5 e agganciando l'Israele a quota 12 punti. I numeri hanno però sancito la vittoria per Israele: +16 la differenza punti, conquistata grazie ai 30 goal fatti e i 14 subiti, contro il +8 della Nuova Zelanda, più la vittoria nello scontro diretto. A distanza di una lunghezza, il Messico ha conquistato un sudato terzo posto, ottenuto proprio grazie alla vittoria su Israele. Quarta piazza per la Cina, che aveva cominciato il torneo dignitosamente, con due vittorie e un solo k.o, ma è crollata nelle ultime due giornate, perdendo contro Messico (5-0) e, come detto prima, Nuova Zelanda (6-5). In coda, la Turchia, che sicuramente avrebbe voluto fare qualcosa di più sul ghiaccio amico di Izmit, ma si è dovuta accontentare di una sola vittoria ai danni della Bulgaria, per 6 a 3, conquistata nel secondo e terzo drittel. Nessuna sfida vinta invece dalla Bulgaria, che conquista un solo punto maturato nella sconfitta all'overtime contro il Messico, nella terza giornata. L'ultima posizione ottenuta le costa la retrocessione in terza divisione; lascia il posto al neopromosso Sudafrica.
(hockey time, 28 aprile 2013)
Alghero conquista Israele
Da giugno nuovi flussi turistici da Israele, attrae la storia degli ebrei algheresi. Incontro del sindaco con diplomatici israeliani
|
|
Il sindaco Lubrano con i diplomatici israeliani |
La storia di Alghero e la sua valorizzazione danno origine ad un importante movimento turistico ed imprenditoriale destinato a crescere e consolidarsi.
E' quello proveniente da Israele, che trova in Alghero una nuova meta turistica stimolata dalla presenza degli ebrei in città in epoca medioevale che il Sindaco Stefano Lubrano ha illustrato agli operatori turistici israeliani nel corso della missione istituzionale svolta nei giorni scorsi a Tel Aviv.
Grazie agli eccellenti rapporti di Stefano Lubrano con i diplomatici israeliani e attraverso il centro servizi della Camera di Commercio di Cagliari, insieme alle camere di Commercio di Nuoro e Oristano, è stato possibile organizzare un workshop al quale ha preso parte il Consorzio Turistico Riviera del Corallo.
L'interesse per Alghero è stato immediato: oltre al materiale promozionale, infatti, è stata consegnata agli operatori una brochure realizzata dall'Amministrazione contenente le note storiche relative alla presenza di insediamenti ebraici nella città di Alghero.
Proprio la peculiarità del passato ha attratto gli operatori, e in tal senso sono state fatte già richieste per diversi gruppi da cento persone ciascuno che soggiorneranno in città negli alberghi nel centro città, fatto che fa ben sperare per uno sviluppo importante nel breve periodo.
La promozione storica ha destato un fortissimo interesse oltre che da parte degli operatori, anche dalle autorità tutte, compreso l'Ambasciatore Italiano a Tel Aviv, Francesco Maria Talò. La storia degli ebrei algheresi, in particolare quella iniziata dalla rifondazione etnica della città dopo la conquista catalana è stato l'elemento chiave che ha consentito di sviluppare e approfondire i temi relativi alle peculiarità culturali, ambientali e naturalistiche di Alghero.
Ma non solo. "I rapporti culturali e turistici - annuncia il Sindaco Stefano Lubrano - potrebbero stimolare eventuali investimenti ad Alghero nel settore dell'agricoltura, ambito nel quale i gruppi imprenditoriali israeliani vantano leadership di livello mondiale". Gideon Meir, ex ambasciatore in Italia e attualmente Direttore Generale della diplomazia israeliana, ha proposto un gemellaggio con Alghero.
L'elemento di collegamento potrebbe essere l'intitolazione alla Juharia di una piazza del centro storico della città, all'interno dell'area interessata dai lavori di recupero del Complesso di Santa Chiara, area facente parte del quartiere ebraico medioevale, composto nel suo momento di massimo splendore da circa 800 abitanti.
Alghero è stata infatti, ed è questo il motivo dell'interesse dei diplomatici e degli operatori turistici israeliani, la colonia ebraica più importante della Sardegna. Gli ebrei che arrivarono dalla Catalogna fondarono l'insediamento numericamente più consistente ed economicamente più potente dell'Isola.
Fra le famiglie arrivate c'erano anche i primi rappresentanti della famiglia Carcassona, quella che sarebbe diventata la più importante della Sardegna. Attualmente Tel Aviv è collegata con la Sardegna da un volo diretto con Olbia che sarà operativo da giugno a settembre.
"L'obbiettivo, condiviso dagli operatori e dai rappresentanti diplomatici - spiega Stefano Lubrano - è arrivare ad attivare il collegamento diretto con Alghero, grazie all'interesse che la città ha suscitato e grazie alla capacità che possiede di generare ulteriori motivi di attrattiva".
(alguer.it, 27 aprile 2013)
Abu Mazen: Israele si ritiri dai territori non suoi
NAPOLI, 27 apr. - "Vogliamo la pace non solo tra palestinesi e israeliani, ma tra Israele e tutti i paesi arabi. Ma Israele deve ritirarsi dai territori che ha occupato e che non gli appartengono: Cisgiordania, Gerusalemme Est, il Golan. Potrebbe essere l'ultima occasone per avere la pace". Lo ha detto il presidente dell'Autorita' nazionale palestinese Abu Mazen, a Napoli per ricevere la cittadinanza onoraria.
(Adnkronos, 27 aprile 2013)
Due cose non vere:
1) Non è vero che Abu Mazen vuole la pace. E questo sono in diversi a dirlo.
2) Non è vero che Cisgiordania, Gerusalemme Est, Golan non appartengono a Israele. E questo sono
in pochi a dirlo. Perché?
Ferrara - Luoghi e aperitivo alla moda ebraica
Domenica 28 aprile a passeggiata guidata in bici dalle 10,30 in piazza Municipale
E' dedicato ai "Luoghi Ebraici" l'appuntamento di domenica 28 aprile con il cartellone di passeggiate slow in bicicletta promosse da Silvia Ferretti-A Ferrara con la Guida in collaborazione con Campagna Amica Coldiretti e BiciDeltaPo. Con ritrovo e partenza alle 10,30 da piazza Municipale, nella giornata conclusiva della Mostra del Libro Ebraico in Italia, si potrà infatti pedalare per un paio d'ore accompagnati da una guida alla scoperta delle molteplici e rilevantissime testimonianze della plurisecolare presenza a Ferrara di un'importante e laboriosa comunità israelitica. Nel corso dell'itinerario si toccheranno infatti la Sinagoga ed il Ghetto, il Cimitero di via delle Vigne ed il costituendo Museo Nazionale dell'Ebraismo e della Shoah. Ma non solo: anche l'agriaperitivo finale, offerto presso il punto vendita Campagna Amica Coldiretti Orto Amico di via Garibaldi, sarà tematizzato: largo spazio durante la degustazione troveranno infatti piatti e ricette della tradizione ebraica - dalla frittata ai formaggi alla cotognata, dai carciofi alla giudia alla crostata di ricotta, dalle mele fritte al riso ai carciofi - naturalmente ottenuti dall'elaborazione di materie prime rigorosamente 'made in Italy'.
Il costo di partecipazione alla bici-passeggiata (con bici propria) è fissato, rispettivamente, in 10 euro a persona per gli adulti e 8 euro per under 16, iscritti Club del PleinAir, soci Touring ed ospiti di strutture ricettive con coupon validato; Offerta speciale famiglia (2 adulti+under 16)*: 20 euro + 5 per ogni under 16. Gratis per bambini caricati su seggiolino.
La prenotazione (seppur non obbligatoria è consigliata) si può effettuare telefonando al 346 3178104 oppure ferrettisilvia@aferraraconlaguida.com. Agli stessi riferimenti è inoltre possibile prenotare con tariffe speciale il noleggio di citybike BiciDeltaPo da ritirare ai "PuntoBici" presso l'Hotel Europa di corso Giovecca o lo Spazio Grisù di viale Poledrelli.
E per chi alla ciclo-escursione vuole abbinare un week end nella storica capitale estense, SeventhSky - l'Agenzia Viaggi-Tour Operator partner ufficiale di "A Ferrara in Bici con la Guida" - propone speciali pacchetti con la possibilità di fruire di rimborso - fino a 10 euro a persona - sul viaggio di ritorno per chi arriva a Ferrara in treno.
(estense.com, 27 aprile 2013)
Varsavia: tredicimila mq consacrati alla storia degli ebrei polacchi
Là dove c'era il ghetto ora c'è un immenso museo
«La storia del ghetto di Varsavia è la storia della nostra città e quella del nostro paese». Nelle parole del sindaco della capitale polacca c'è tutta la volontà di una nazione di guardare a un passato a lungo occultato, soprattutto negli anni dell'era comunista.
La scorsa settimana, in occasione del 70esimo anniversario dell'insurrezione del ghetto contro i nazisti, è stato inaugurato l'immenso Museo di storia degli ebrei di Polonia. L'esposizione permanente aprirà l'anno prossimo, ma la Polonia teneva a questa inaugurazione. Costruito proprio là dove sorgeva il ghetto, l'edificio, costato 120 milioni di dollari (92 milioni di euro) e firmato dagli architetti finlandesi Rainer Mahlamaki e Ilmari Lahdelma, è un rettangolo massiccio di 13 mila metri quadrati, che presenta una sola cesura: alcuni vi vedono la spaccatura che la guerra ha rappresentato per il mondo ebraico, altri un'immagine del passaggio del Mar Rosso.
In ogni caso il complesso sarà uno dei più grandi musei al mondo dedicati alla cultura ebraica. Prima della seconda guerra mondiale, vivevano in Polonia tre milioni di ebrei. Il 90% di essi è morto durante la Shoah. Ma il museo non intende diventare un luogo della memoria, alla stregua di quello di Washington o dello Yad Vashem di Gerusalemme. Attraverso otto gallerie saranno presentati mille anni di presenza ebraica in Polonia, dal Medioevo ai nostri giorni. Numerosi ebrei arrivarono nel paese nel XV secolo, in fuga dalle persecuzioni religiose in Europa. Da qui nacque una civiltà che produsse tra l'altro lo yiddish e il chassidismo.
(ItaliaOggi, 27 aprile 2013)
"Le donne del Muro" possono pregare ad alta voce
GERUSALEMME - In futuro le donne potranno pregare ad alta voce al Muro del Pianto e portare lo scialle di preghiera ebraico. Con questa sentenza giovedì scorso la Corte distrettuale di Gerusalemme ha deliberato in merito alla decisione di un tribunale che aveva stabilito che le preghiere ad alta voce delle donne costituiscono un disturbo della quiete pubblica.
L'uso di scialli di preghiera e la preghiera ad alta voce delle donne non violano le usanze locali, né costituiscono un pericolo pubblico. Con questa decisione della Corte di Gerusalemme, l'organizzazione "Donne del Muro" ha certamente ottenuto una vittoria. Negli ultimi mesi la richiesta di un rapporto paritario nella pratica della preghiera al Muro del Pianto è diventata oggetto di dibattito pubblico.
I giornali israeliani parlano di una "decisione storica". La presidente di "Donne del Muro", Anat Hoffman, ha dichiarato: "Questo giudizio ha liberato il Muro Occidentale per tutti gli ebrei". Ha spiegato inoltre che la decisione è molto importante per recuperare l'ebraismo, definire nuovamente i suoi valori e riappropriarsi del Muro Occidentale. Come ha riferito il quotidiano "Jerusalem Post", Hoffman ha aggiunto: "L'organizzazione 'Donne del Muro' ha ottenuto davvero qualcosa di importante per la società israeliana e per l'intero mondo ebraico."
Nella sua sentenza il giudice Moshe Sobell ha dichiarato che la dizione "pratiche consuetudinarie locali" non significa necessariamente una pratica ortodossa. Egli ha basato la sua decisione su precedenti sentenze della Corte di Cassazione.
Quando le donne cantano ad alta voce al Muro del Pianto, leggono la Torah o indossano il tallit, lo scialle di preghiera ebraico, secondo le autorità religiose competenti profanano la zona del Muro del Pianto. E nei mesi scorsi diverse donne sono state arrestate perché con le loro preghiere avevano infranto le norme vigenti.
Nel dicembre dello scorso anno Netanyahu aveva chiesto al presidente dell'Agenzia Ebraica, Natan Sharansky, di trovare una soluzione al problema. Come presidente dell'organizzazione che aiuta gli ebrei ad immigrare in Israele, Sharansky può svolgere un ruolo di ponte tra ebrei in Israele e ebrei della Diaspora. O per lo meno questa è la speranza del Capo del governo.
(isralnetz.com, 26 aprile 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
Sacrosanto: nessun Paese subisce minacce così gravi"
Risposta a un articolo che denuncia la scelta di Israele di sottoporre le persone molto sospette che entrano nel Paese dall'aeroporto Ben Gurion alla richiesta di mostrare la loro email.
di Fiamma Nirenstein
La privacy è bella, ma cerchiamo di fare buon uso della memoria: Israele è un Paese che sperimenta il terrore su base quotidiana. Autobus, ristoranti, supermarket sono stati colpiti indiscriminatamente. L'accetabile quiete odierna è un miracolo. Ma dal 2001, l'intelligence ha imparato a prevenire il maggior numero degli attentati proprio perché sa fare a meno delle desiderabili amnesie che impediscono di vedere nuda la realtà del pericolo. E la popolazione, fra le più caparbiamente democratiche del mondo, ha capito.
Israele ha il coraggio di seguitare a tenere ai checkpoint, nonostante le critiche di tutto il mondo, i ragazzi sotto le armi, diciottenni che il venerdì sera controllano un po' tristi le auto che portano le famiglie alla cena festiva in famiglia; ha la forza di seguitare a far controllare le borse e il bagagliaio quando entri al centro acquisti; tiene sull'ingresso di quasi tutti i ristoranti, degli ospedali, eccetera, una guardia, e ti fruga sempre.
Non gli importa delle critiche, deve battere il terrorismo. Qualcuno mi venga a raccontare che si tratta di paranoia dopo quel che ho visto nella Seconda Intifada. E' invece senso di realtà, per cui sono stati sviluppati negli ospedali sistemi efficaci ed empatici, poi adottati in tutto il mondo, per cui ogni attacco viene fronteggiato con innovazioni rivoluzionarie, e non come un disastro da macelleria. Funziona. Per questo il Massachussets General Hospital dopo l'attentato di Boston ha ringraziato gli israeliani per l'aiuto alle loro centinaia di feriti. Le misure adottate all'aeroporto Ben Gurion per le email dispiaceranno ai terroristi, ma saranno adottate in tutto il mondo.
(il Giornale, 26 aprile 2013)
25 Aprile - Gli eroi (dimenticati) della Brigata ebraica
In occasione del 25 aprile le gloriose insegne della Brigata ebraica hanno sfilato in molte piazze italiane per ricordare il contributo dato dal corpo di volontari della Palestina mandataria nella lotta di liberazione del paese dal nazifascismo. Un impegno che alcuni, soprattutto a Roma ma anche a Cagliari, hanno volutamente ignorato e osteggiato. Nella Capitale, a Porta San Paolo, il presidente dell'associazione romana di amicizia a Israele Alberto Tancredi non è potuto intervenire sul palco insieme ai rappresentanti delle altre realtà istituzionali e associative coinvolte. Prima ancora, all'indirizzo dei manifestanti, pesanti offese e l'invito ad abbassare gli stendardi con la stella di Davide. Il consigliere UCEI Vittorio Pavoncello scrive oggi sull'Huffington Post: "In nome dell'antisionismo si osa calpestare la Resistenza, far assurgere a resistenti i collusi col regime nazista, pronti a cavalcare qualsiasi onda per ottenere ciò che vogliono, servendosi di bugie e propaganda, sistemi molto cari a Hitler e ai suoi governanti. La Resistenza li ha sconfitti, la Storia non deve essere riscritta. Vergogne come queste vanno condannate".
A Milano in corteo il vessillo della Comunità ebraica, unitamente a quello dei movimenti giovanili Hashomer Hatzair e Bene Akiva e dell'associazione Italia-Israele. Grande partecipazione anche a Venezia e Trieste, dove per la prima volta i simboli della Brigata sono stati esposti alla Risiera di San Sabba. "Combattere i totalitarismi, combattere gli slogan facili, le schematizzazioni del pensiero, gli arruffa popoli è una lotta che non finisce mai. La lotta per la libertà è una battaglia da portare avanti giorno per giorno senza mai stancarsi". Ad affermarlo, davanti al corteo riunitosi in Campo di Ghetto nuovo, il presidente della Comunità ebraica Riccardo Calimani.
(Notiziario Ucei, 26 aprile 2013)
25 aprile: Pacifici, inammissibili le bandiere palestinesi al corteo
ROMA, 26 apr - "E' con soddisfazione che leggiamo il messaggio via Twitter del Presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, che ricorda a tutti l'importanza della Brigata Ebraica nella storia della liberazione d'Italia dal nazi-fascismo. Quello che è successo ieri al corteo del 25 aprile è inaccettabile. Si è persa l'occasione per vedere unito il Paese sotto gli stessi sentimenti. Sono ormai anni che in corrispondenza di questo felice anniversario assistiamo al tentativo di compiere un torto alla storia della nostra nazione. Non solo hanno impedito di parlare dal palco della manifestazione ad Alberto Tancredi, presidente dell'associazione romana amici di Israele, in qualità di rappresentante della Brigata Ebraica (che combattè con 5.000 uomini venuti dal nascente stato di Israele al fianco dei partigiani italiani). Ma hanno anche permesso alle bandiere palestinesi di sventolare sotto Porta San Paolo. Va ricordato a gran voce che durante la Seconda Guerra Mondiale il Gran Muftì di Gerusalemme, al Husayni, capo del supremo comitato della Palestina araba, si è posto al servizio della Germania nazista di Adolf Hitler.
Nessuna bandiera palestinese è stata al servizio della resistenza italiana e vederle sventolare ieri al corteo del 25 aprile è un tentativo di revisionismo storico che non possiamo permetterci. Consideriamo tutto questo una provocazione mossa ad arte, testimoniata dagli insulti che i membri ebrei e non ebrei che hanno sfilato sotto lo striscione della Brigata Ebraica hanno subito. Al presidente Tancredi, inoltre, va tutta la nostra solidarietà per la censura che ha dovuto subire dagli organizzatori al momento del pronunciamento del suo discorso. Se l'attuale gestione del corteo del 25 aprile non renderà totale giustizia alla storia della Resistenza e a chi l'ha compiuta, allora il prossimo 25 aprile ci riprenderemo la piazza perché Porta San Paolo è di tutti i cittadini italiani che hanno lottato per la Liberazione. Il nostro scopo deve essere consegnare alle future generazioni i valori di unità e fratellanza che sono stati alla base della Resistenza e che hanno dato vita a quel Paese democratico in cui oggi viviamo".
Lo dichiara in una nota il Presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici.
(Agenparl, 26 aprile 2013)
Napoli - Sdegno per la cittadinanza ad Abu Mazen
"Non servono slogan, ma iniziative concrete per la pace". Così il rabbino capo della Comunità ebraica partenopea Scialom Bahbout aveva commentato l'annuncio del sindaco della città Luigi De Magistris di voler conferire la cittadinanza onoraria al presidente dell'Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas. In una lettera aperta pubblicata anche sulle pagine del quotidiano Il Mattino, il rabbino metteva in guardia il primo cittadino dal rischio di perdere la credibilità e l'equilibrio necessari per essere in grado di promuovere iniziative di questo tipo, credibilità ed equilibrio già minati dal supporto offerto da De Magistris alla Freedom Flottilla. Dubbi sulla scelta del sindaco sono stati espressi anche dalla sezione campana dell'Associazione Italia-Israele che ricorda alcune inaccettabili prese di posizione da parte di Mahmoud Abbas, a partire dalla tesi di laurea contenente argomentazioni negazioniste (perplessità di cui riferisce ancora il quotidiano partenopeo).
Ma chi è Mahmoud Abbas, alias Abu Mazen? A lungo braccio destro di Yasser Arafat, Abbas è considerato oggi uno degli interlocutori chiave per il processo di pace tra israeliani e palestinesi. Classe 1935, il suo profilo politico racconta di una longeva militanza nelle diverse metamorfosi di alcune organizzazioni palestinesi. Al fianco di Arafat (con cui il rapporto si è poi incrinato), Abu Mazen è stato tra i fondatori di al-Fatah, movimento paramilitare noto come il Fronte nazionale di liberazione palestinese. La sua presenza costante nei tentativi di dialogo tra le due parti in conflitto, lo pone in una posizione privilegiata nello sfibrante dibattito sulla pace. Ma la visibilità internazionale arriva con la carica di primo ministro dell'Olp (Organizzazione di liberazione della Palestina) nel 2003 e la successiva investitura, attraverso elezioni, a presidente dell'Autorità nazionale palestinese. Una posizione delicata, che nell'era post Arafat e con l'ascesa del consenso di Hamas, ha posto Abu Mazen in una situazione di precario equilibrio. Sembrava la controparte autorevole per Israele, poi l'organizzazione terroristica ne ha oscurato il prestigio di fronte alla popolazione. Prestigio recuperato in parte con l'ottenimento lo scorso dicembre del riconoscimento presso l'Onu della Palestina come stato. Una decisione mal digerita dall'amministrazione israeliana vista come un'interferenza nel processo di pace, invece che un modo per favorirla. In merito al dialogo tra israeliani e palestinesi, pochi giorni fa l'amministrazione americana ha di nuovo scelto Abbas come controparte per un vertice quadrilaterale per la pace. Al tavolo dovrebbero sedersi, il presidente USA Barack Obama, il premier israeliano Benjamin Netanyahu, il re di Giordania Abdullah, oltre al citato Abu Mazen.
La polemica sull'attribuzione della cittadinanza onoraria a Mazen, ripercorrendo la sua carriera politica, deriva da ambigui coinvolgimenti nel terrorismo palestinesi, dure prese di posizione nei confronti di Israele e affermazioni palesemente negazioniste. Nel 1982 nella sua tesi di laurea, dal titolo "L'altro lato: il segreto delle relazioni tra nazismo e sionismo", sosteneva che le vittime della Shoah fossero un milione. Vent'anni dopo la parziale retromarcia, con la dichiarazione - in un'intervista a Haaretz - dove sottolineava che "la Shoah fu un crimine terribile e imperdonabile contro il popolo ebraico, un crimine contro l'umanità che non può essere accettato".
Ancora oscura invece la questione sul suo coinvolgimento nell'attentato delle Olimpiadi di Monaco 1972. Nel 1999, infatti, Abu Daoud, tra i responsabili dell'attacco terroristico in Germania, ricollegò nel suo libro di memoria i finanziamenti dell'operazione a Abu Mazen.
Alla luce di queste ombre, le voci che si sono levate contro la decisione di nominare il presidente dell'Autorità palestinese hanno sottolineato l'ambiguità di un riconoscimento unilaterale, senza prendere in considerazione la posizione israeliana.
(Notiziario Ucei, 26 aprile 2013)
Paolo Mieli, lezione magistrale
Intervento del presidente di Rcs libri alla Festa del Libro Ebraico sulle leggi razziali
di Anja Rossi
"Per chi si chiederà quando arriva il momento di Svevo, ecco, Svevo oggi non arriverà". Così scherza il presidente di Rcs libri Paolo Mieli con il presidente della fondazione Meis Riccardo Calimani prima di iniziare la sua lectio magistralis sugli scrittori ebrei, appuntamento in programma ieri pomeriggio presso il cortile d'onore del Castello estense, in occasione della Festa del libro ebraico.
"Cimentarsi in un tema così vasto come una lezione magistrale sugli scrittori ebrei è complicato - spiega subito Mieli - direi illimitato. Potrei citare Svevo, Bassani, Roth; invece ho preferito uscire da questo schema, sottoponendo al pubblico anche dei quesiti. Mi fido molto dei segni ed essere qui il 25 aprile mi rende difficile poter ignorare l'anniversario della Liberazione del 1945, perciò ho deciso di partire dalle leggi razziali".
Mieli inizia dunque la lezione considerando il rapporto tra le leggi razziali e la caduta del fascismo. Infatti, evidenzia il giornalista, "il fascismo cadde il 25 luglio 1943, una data da tenere bene a mente, poiché ci si potrebbe immaginare che da quel momento le leggi razziali fossero state abolite. Invece è stato un iter lento e farraginoso, tanto che si dovette aspettare in certi casi fino al gennaio 1971 per vedere eliminata ogni discriminazione. Oggi non c'è la percezione di questi ritardi e di questa lentezza esasperante che colpì anche molti ebrei del mondo intellettuale". Paolo Mieli infatti racconta molti episodi di professori ebrei epurati e di come coloro che avevano creato o appoggiato le leggi razziali furono reintrodotti se non addirittura premiati una volta finita la guerra, "dando prove di ostilità accademica nei confronti degli epurati. Ecco perché - continua Mieli - il processo di reintegrazione degli ebrei fu più lento, perché l'intero corpo intellettuale fece finta che il problema fosse di altri". E lo scrittore riscontra anche un parallelismo tra questi fatti e la condizione politica italiana attuale, in cui moltissimi politici "un giorno sostengono una posizione e il giorno dopo la posizione esattamente contraria. Ciò si può forse fare, ma bisogna dare delle spiegazioni. Il professore fascista Sabato Visco, tra i promotori della teoria della razza, bloccò per anni il lavoro di Enrico Fermi, ma quando questi morì inspiegabilmente mandò una lettera di cordoglio". Mieli cita poi Vittorio Foa, sottolineando come proprio la classe dirigente dell'epoca non avesse detto una parola contro la cacciata degli ebrei dalle scuole e dalle università. "Ciò che più stupisce è l'essere stati zitti di fronte alle leggi razziali, avvallate silenziosamente da tutti quegli italiani che fecero finta di non vedere, o anzi, ne approfittarono".
Mieli passa infine ai giorni nostri, leggendo al pubblico alcuni esempi di eventi discriminatori successi negli ultimi anni, "quattro esempi che potrebbero essere anche trenta, o trecento". Fatti di scrittori ai quali non viene consegnato il premio o che ne vengono esclusi a causa della propria fede o provenienza. Prima di lasciare spazio alle molte domande dal pubblico e a successivi spunti - soprattutto sul conflitto israeliano palestinese -, Mieli conclude considerando "cosa è, cosa è stato e cosa è destinato ad essere uno scrittore ebreo. E, forse proprio per le molte difficoltà nel fare i conti con le proprie origini, gli ebrei sono tra i più grandi scrittori del '900".
(estense.com, 26 aprile 2013)
A Tel Aviv il gioiello italiano è protagonista
Apre il 30 aprile 'Bella Gioia!', l'oreficeria come opera d'arte
ROMA, 26 apr - Gioielli concepiti come opere d'arte e pregiati pezzi di design, rigorosamente all'insegna del Made in Italy. Questo e molto altro e' quello che promette 'Bella Gioia!', la mostra-evento che dal 30 aprile al 6 maggio, presso la Ermanno Tedeschi Gallery di Tel Aviv, rendera' onore al gioiello italiano contemporaneo, celebrando la creativita' con un taglio tutto al femminile.
Le designer coinvolte nel progetto sono tutte donne: nove artiste, alcune delle quali lavorano in tandem sotto un'unica etichetta, che mostrano ciascuna il proprio punto di vista sull'arte antica e affascinante della creazione di gioielli. Ventuno in tutto i pezzi che sara' possibile ammirare nei locali della Galleria, situata in uno dei quartieri piu' vibranti di Tel Aviv, Neveh Tzedek. La filosofia di fondo alla base di questo evento - il gioiello visto come forma d'arte - si iscrive a buon diritto nella tradizione artistica piu' alta e consacrata. A partire dagli anni Trenta, artisti come Picasso, Man Ray, Dali', Calder, Giacometti, hanno iniziato a intendere la gioielleria come un'espressione su scala ridotta dei loro lavori piu' grandi, e il corpo come un nuovo spazio espositivo. Ma 'Bella Gioia!' non e' solo un'esibizione di preziose espressioni artistiche. La realizzazione dell'evento e' stata associata all'iniziativa 'Adotta un designer': con una donazione di 250 shekel (pari a circa 50 euro), si puo' sostenere un evento culturale internazionale, e persino ricevere in cambio un gioiello in edizione limitata (21 pezzi), creato dalle artiste coinvolte. ''Sosteniamo la creativita' e la bellezza!'' e' il motto di questa originale campagna di raccolta fondi.
Le curatrici di 'Bella Gioia!'' sono Valeria De Simoni per Dac+ e Fabiana Magri per il Creativity Lab ICPO, in collaborazione con l'Istituto di cultura italiano di Tel Aviv.
In particolare, si tratta del primo evento organizzato in Israele dal Creativity Lab ICPO: un melting pot in cui si mescolano professionisti che operano in campi diversi - arte, design, cibo, moda - e che provengono da vari Paesi. ''E' una sorta di kibbutz della creativita' - spiega Fabiana Magri -, non siamo un'agenzia ne' una societa'. Siamo un gruppo di persone che fanno rete per sviluppare nuove idee''.
(ANSAmed, 26 aprile 2013)
Dopo tre anni a Tel Aviv
di Gabriele Bauer
Tre anni. Quasi a contare lo sconto di una pena carceraria. Non è cosi. Tre anni fa, oggi, ho preso quel volo che mi ha portato in Israele, a diventare un vero "Italians". Pieno di paure, tensione, curiosità, stress, erano le sensazioni nelle settimane precedenti a quel fatidico volo da Malpensa per Tel Aviv, alla ricerca di una vita nuova, a costruire un progetto, e soprattutto una nuova esperienza, lasciando in Italia, a malincuore, famiglia ed amici. Un viaggio difficile. Dire "me ne vado" é molto facile, ma al momento in cui decidi di fare i bagagli, e soprattutto prendere il biglietto aereo, la storia è diversa. Ebbene, difficoltà tante, ma affrontate con uno spirito diverso da quello che avevo a Milano. Le cose dovevano per forza andare per il verso giusto, e dopo aver sintonizzato qualche levetta del mio cervello, per adattarlo ad una cultura diversa, e soprattutto ad una attività completamente diversa dall'Italia, le cose sono andate per il verso giusto. Cambiare vita, scoprire posti e persone nuove, culture, pensieri, esperienze, arricchisce non poco, e mi rendo conto col passare del tempo che emigrare mi ha cambiato molto. Torno di tanto in tanto in Italia, o per lavoro, o per motivi personali. Rientrare a "casa" è sempre bello, rivedere dove sei cresciuto è sempre bello, rivedere gli amici è sempre bello, ma dopo un po', tornare nella tua nuova casa, è ancora più bello. Poche righe per spronare qualche "prospect Italians" a fare il grande passo verso esperienze estere. A voi dico: "funziona". Provateci, male che vada tornate indietro, ma con un arricchimento non indifferente. Alla fine, si vive una volta sola. Un saluto da Tel Aviv, festeggiando il mio terzo compleanno da "Italian Doc".
(Corriere della Sera - Blog di Severgnini, 26 aprile 2013)
Numerose testimonianze donate da Moscati al Museo Ebraico di Ferrara
Inaugurata la collezione "Testa e cuore" con testi, lettere, foto e oggetti vari della storia ebraica
di Andrea Musacci
|
| |
Il collezionista Gianfranco Moscati |
FERRARA - Serena Di Nepi dell'Università La Sapienza di Roma è la curatrice della mostra inaugurata ieri al Meis, e che dà il via all'edizione 2013 della Festa del Libro Ebraico. "Testa e cuore. La collezione dello studioso Gianfranco Moscati: storia e storie degli ebrei italiani narrate da oggetti di arte cerimoniale, documenti rari e libri preziosi", è questo il titolo dell'esposizione visitabile fino al 30 giugno e che ha già attirato molti visitatori, ferraresi e non. Il pubblico può ammirare parte degli oggetti donati dal collezionista Gianfranco Moscati al museo, vale a dire testi dell'ebraismo, lettere, fotografie, oggetti di arte cerimoniale, che illustrano alcuni degli snodi più importanti della storia degli ebrei in Italia tra XVI e XX secolo.
Testa e cuore fanno riferimento a un oggetto essenziale nella vita degli ebrei, i tefillin filatteri, plurale di tefillah, che significa pure preghiera), due piccoli astucci quadrati, detti anche battim (casa), di cuoio nero di un animale puro, kasher, che gli ebrei usualmente portano durante la preghiera del mattino chiamata Shachrit. Essi contengono brani della Torah (il Pentateuco) e si legano sul capo e sul braccio per simboleggiare come la preghiera debba coinvolgere appunto "testa e cuore". Letteralmente il "legare" simboleggia proprio l' "Unio Mystica" a hyperlink http://it.wikipedia.org/wiki/Dio_(Ebraismo) o Dio (Ebraismo) Dio.
Mentre Riccardo Calimani, presidente della Fondazione Meis, ha parlato degli oggetti esposti come «Meravigliosi, unici, testimonianza di una storia straordinaria», Moscati ha raccontato alcuni aneddoti legati alla donazione di parte della sua collezione al Meis. Di Nepi ha invece illustrato la conformazione dello spazio espositivo, diviso in «Due linee parallele e dialoganti», una cronologica/razionale e una tematica/emotiva, che riprende appunto la dialettica testa/cuore.
La mostra sarà visitabile dal martedì al venerdì e la domenica, dalle 10 alle 18. In occasione della festa di Shavuoth, mercoledì 15 e giovedì 16 maggio chiuso. Le aperture straordinarie saranno oggi dalle 10 alle 21.00, sabato 27 aprile dalle 21.30 a mezzanotte e domenica 28 dalle 10 alle 21.
(la Nuova Ferrara, 26 aprile 2013)
Israele abbatte un drone proveniente dal Libano. Hezbollah nega la responsabilità
Un aereo israeliano ha abbattuto nel Mediterraneo un drone proveniente dal Libano che stava per violare lo spazio aereo di Israele.
GERUSALEMME - Un aereo israeliano ha abbattuto sul Mediterraneo un drone proveniente dal Libano che stava per violare lo spazio aereo israeliano. Lo annunciano i militari dello Stato ebraico su Twitter. "Un drone ha tentato di violare lo spazio aereo israeliano dal nord alle 14 ora locale, nei pressi della costa davanti al porto di Haifa. Il velivolo è stato tracciato dalle forze di sorveglianza terrestre. Le forze aeree hanno intercettato il drone e lo hanno abbattuto a cinque miglia dalla costa", recita il comunicato. "Si tratta del secondo tentativo in sette mesi", aggiunge la nota dei militari israeliani.
IPOTESI HEZBOLLAH - Il drone che abbattuto da Israele sarebbe stato lanciato molto probabilmente dagli Hezbollah dal Libano. Lo ha ipotizzato la Radio militare israeliana spiegando che il velivolo - a quanto sembra non molto grande - è stato abbattuto a sei-otto chilometri dalla costa di Haifa con un solo missile. "Tramite gli Hezbollah, gli iraniani ci stanno saggiando e verificando", ha detto il vice ministro della difesa israeliano Danny Danon. "Risponderemo nella maniera che riterremo più appropriata, ma ci sarà una risposta".
HEZBOLLAH NEGA LA RESPONSABILITA' - L'Hezbollah ha negato di avere inviato un drone a sor volare il territorio israeliano. Lo riferisce la televisione Al Manar del movimento sciita libanese. "Hezbollah nega di avere inviato un velivolo da ricognizione verso il territorio della Palestina occupata". Nell'ottobre dell'anno scorso, quando un altro drone venne abbattuto su Israele, il leader di Hezbollah, Seyed Hassan Nasrallah, ammise la responsabilità del Partito di Dio filo-iraniano, affermando che si trattava di un velivolo assemblato in Libano con componenti inviate da Teheran.
NETANYAHU: "INCURSIONE DRONE MOLTO GRAVE" - "Vedo questo tentativo di entrare in territorio israeliano come una questione molto grave". Continueremo a fare quello che è necessario per proteggere la sicurezza dei cittadini di Israele". Il primo ministro Benyamin Netanyahu ha ricevuto il primo rapporto sul tentativo del drone di penetrare in territorio israeliano quando era in volo su un elicottero per il nord. Il velivolo del premier è stato fatto atterrare finché il drone non e stato abbattuto.
(tg1online, 25 aprile 2013)
Corteo del 25 aprile: vietato il discorso della Brigata Ebraica
.
L'Italia è libera. Anche grazie alla Brigata Ebraica. E così questa mattina lo stemma del nucleo, che durante la seconda Guerra Mondiale ha scacciato insieme con gli altri partigiani le armate tedesche dal suolo italiano, è tornato a sventolare al centro del corteo del 25 aprile. Sono le 9,30 quando lo striscione della Brigata viene sollevato sotto il Colosseo per iniziare la passeggiata verso Porta San Paolo. S'alzano pure le bandiere. In testa al gruppo le associazioni dei partigiani, in fondo le sigle dei sindacati, di alcuni partiti politici (da quello di Ingroia ai giovani del Pd) e di associazioni animaliste o in favore dell'acqua pubblica. Spuntano anche le bandiere della Palestina. Una ha stampata sopra la faccia di Arafat. Il corteo per l'anniversario della liberazione sembra un minestrone scoordinato. C'è di tutto. Ci sono per le organizzazioni per la liberazione di Ocalan, il leader del partito dei lavoratori del Kurdistan. Una scritta con dietro venti persone invita tutti a dare voce ai cani, che non possono protestare. C'è il simbolo di Sinistra Critica. C'è Emergency, il Partito Pirata, i Cobas.
Sono quasi le 10. Si parte. Anzi no. Un rappresentante dell'Anpi, organizzatore del corteo, si avvicina alla Brigata Ebraica. Dice che le bandiere con la Stella di David vanno abbassate, lo striscione si può alzare solo arrivati a San Paolo. Il presidente dell'associazione romana amici d'Israele, Alberto Tancredi, non ci crede. Cerca di capire. Il vicepresidente della Comunità Ebraica di Roma, Giacomo Moscati, si scalda. Replica. Racconta un pezzo di storia della Brigata, quello che ha fatto per l'Italia, il sangue, i morti, il sacrificio per il Paese. E poi laggiù c'è la bandiera della palestina. Se c'è quella, perché quella israeliana va tolta? E allora l'uomo dell'Anpi capisce. Retromarcia. Anzi, stavolta sì, si parte. Il corteo inizia a sfilare. E' una festa. Come sempre. Con in testa un gruppo di ballerini che al ritmo dei tamburi muove i passi sull'asfalto. Qualcuno intona "Bella ciao". Altri dettano il tempo con i fischietti. Materiale per telecamere e fotografi.
E così, intorno alle 11,30, si entra a Porta San Paolo. La Brigata Ebraica si compatta, finisce sotto il lato sinistro davanti al palco (come lo scorso anno, del resto). La piazza si riempe. Arrivano tutte le sigle. E iniziano i discorsi. D'un tratto ecco spuntare un paio di ragazzi stranieri con la bandiera palestinese in mano sotto quelle israeliane. Non succede nulla. Ma uno dei due decide di lanciare qualche frase provocatoria in direzione dei membri che hanno sfilato con la Brigata. Qualcuno con la kippà in testa risponde di andare da un'altra parte a provocare, di tornare al posto che gli è assegnato (che è 50 metri distante). Ma le richieste non servono. Vola qualche parola grossa. Accuse a Israele. L'atmosfera si fa più calda. "Siete peggio delle SS", avrebbe detto un sostenitore dei palestinesi che ora sono una decina a contatto con la Brigata. Il confronto è muso a muso. Duro, ma senza venire alle mani. Il servizio d'ordine dell'Anpi prova a fare da paciere. Ci vuole un po', ma poi gli animi si placano quando le bandiere palestinesi tornano al proprio posto.
E intanto la manifestazione sul palco prosegue. I discorsi vanno avanti, intervallati da alcuni pezzi musicali. Ex partigiani, mogli e figli degli uomini che hanno fatto la storia della Resistenza ricordano i valori su cui è nata l'Italia del dopoguerra. Alla fine della cerimonia ufficiale tocca ai discorsi dei rappresentanti dei gruppi che hanno sfilato. C'è anche la Brigata Ebraica iscritta a parlare. Alberto Tancredi ha fatto richiesta ufficiale compilando un foglio nell'ultima riunione organizzativa con l'Anpi a cui hanno partecipato le associazioni. Ore 12,30 Tancredi si avvicina al palco, chiede al presentatore: "Quando tocca a me?". Il presentatore guarda la scaletta: "Tu non ci sei, non devi parlare. Chiedi agli organizzatori". Tancredi resta ancora sbalordito, cerca quelli dell'Anpi. Li trova. Chiede spiegazioni. E torna dai suoi della Brigata Ebraica senza aver fatto il suo discorso: "Mi hanno detto - spiega lui agli altri ragazzi - che è stato deciso che è meglio non parlare perché se no si sarebbero potuti verificare dei disordini con altri gruppi". Nulla da fare. Il corteo si scioglie. La festa è finita.
Per quelli che non hanno potuto comprendere il ruolo della Brigata Ebraica nella lotta al nazi-fascismo, riproponiamo di seguito parte del volantino distribuito oggi tra i manifestanti dall'associazione romana amici d'Israele:
"Più di 9.000 ebrei hanno combattuto in Italia contro il nazi-fascismo. Oltre 5.000 facevano parte della Brigata Ebraica, formata per lo più da volontari ebrei palestinesi, fra cui molti di loro già operavano nel Palestine Regiment, presente fin dal 1941 in Palestina, allora sotto mandato britannico. Ma solo nel settembre del 1944, in seguito alle pressioni del movimento sionista, il governo inglese autorizzò, nell'ambito dell'ottava armata, la nascita della Jewish Brigate che combattè sotto il segno distintivo del Magen David, la stella celeste a sei punte su sfondo bianco che costituirà la bandiera del futuro Stato d'Israele. La Brigata partì da Alessandria d'Egitto, sbarcò a Taranto e risalì la penisola lungo il versante adriatico, fino a Tarvisio, per poi continuare a operare oltre frontiera fino al 1946. Il contributo di quei volontari sionisti fu determinante, rendendosi protagonisti prima dello sfondamento, nel marzo del 1945, della linea gotica del Senio, e quindi della liberazione della Romagna fino a Bologna.
In un periodo che pur vedeva il governo inglese contrastare l'emigrazione ebraica in Palestina, la scelta del movimento sionista di schierarsi senza indugio dalla parte della libertà e della democrazia costituì il fondamento ideale e concreto che permise, dopo pochi anni, la nascita dello Stato d'Israele approvata dalle Nazioni Unite.
La memoria della Brigata Ebraica nell'ambito della commemorazione del 25 aprile è per noi l'occasione per esprimere sostegno alle donne e agli uomini che, nel mondo, lottano per far prevalere i principi di libertà e democrazia, e per rinnovare la nostra solidarietà allo Stato d'Israele, unica società democratica in Medioriente, la cui esistenza continua a essere messa in discussione dagli stessi disegni totalitari che opprimono i popoli dell'intera regione"
(Comunità Ebraica di Roma, 25 aprile 2013)
25 Aprile - I valori e le sfide che ci uniscono
Italia in piazza per le celebrazioni del 25 aprile. Tra i vari gonfaloni e striscioni, in numerosi cortei - da Milano a Roma, da Livorno a Cagliari - anche le gloriose insegne della Brigata ebraica che fu protagonista nella liberazione del paese dal nazifascismo in alcuni dei suoi fronti più caldi.
In una nota diffusa nelle scorse ore il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna ha auspicato che il 25 aprile, anche alla luce dei significativi mutamenti politici in corso, possa rivelarsi occasione preziosa "per riflettere sulle sfide più pressanti che attendono il paese con l'auspicio che ogni criticità possa essere affrontata nel segno dell'unità e della condivisione dei valori e dei fatti storici fondanti della Repubblica".
(Notiziario Ucei, 25 aprile 2013)
La metropolitana di Gerusalemme è pienamente legittima
La Francia non è mai stata in ottimi rapporti di amicizia con Israele. Lo testimonia non tanto la strage di Tolosa, quanto la reazione fra il distaccato e il simpatizzante di una parte dell'opinione pubblica transalpina nei confronti dell'attentatore, e i sempre più numerosi atti di vandalismo, intimidazione, minaccia e aggressività nei confronti della (una volta) folta comunità ebraica. Il voto con cui Parigi a novembre ha accolto l'autorità palestinese fra gli stati osservatori non membri delle Nazioni Unite è un'ulteriore attestazione delle simpatie filoarabe della repubblica francese. Non scopriamo nulla di nuovo.
Ma proprio per questo, è significativo il recente pronunciamento di un tribunale francese, a proposito di una querelle sorta attorno al treno ultramoderno che dovrebbe collegare la capitale israeliana ai territori contesti del West Bank. Un mezzo di trasporto agile, moderno ed economico, che dovrebbe agevolare la mobilità anche delle comunità palestinesi da e verso Gerusalemme; guardato con ostilità perché "violerebbe" la sovranità territoriale dell'ANP.
Questa perlomeno era l'accusa rivolta verso Veolia e Alstom che stanno lavorando alla metropolitana che attraversa Gerusalemme e termina la sua corsa nel West Bank; "illegalmente", secondo Ramallah, che avanza pretese su territori contesi da anni e mai oggetto di negoziati bilaterali. L'upgrade alle Nazioni Unite di novembre, lungi dal porre le basi effettive per uno stato palestinese, con confini territoriali ben definiti, ha ulteriormente allontanato il processo e la prospettiva di pace.
L'OLP si è fatta carico di trascinare in giudizio le società del consorzio che sta lavorando a questo importante infrastruttura; ma, nel silenzio generale, la sentenza emessa più di un mese fa si è rivelata uno schiaffo per le pretese palestinesi, e una conferma della legittimità del progetto. Il 13 marzo 2013 la Corte d'Appello di Versailles, pur riconoscendo l'occupazione israeliana, conclude che ai sensi dell'articolo 43 della Quarta Convenzione dell'Aia del 1907, Israele ha agito nel rispetto della legge, poiché l'autorità di cui è rivestita dal 1967, dopo la Guerra dei Sei Giorni, le consente ed impone di adottare tutte le misure per ripristinare e garantire, nei limiti del possibile, ordine pubblico e sicurezza. E a scanso di equivoci, precisa che l'"occupazione" israeliana non viola alcuna legge internazionale: nessuna delle norme indicate in giudizio dall'OLP, le quali fanno riferimento a trattati e accordi bilaterali sottoscritti fra stati, che non coinvolgono od interessano altri stati; senza considerare che OLP e ANP non sono correntemente stati.
Il tribunale di Versailles ha rigettato il ricorso, condannando l'AFPS (associazione francese per la solidarietà palestinese) e l'OLP a pagare un indennizzo di 30.000 euro alla Alstom, 30.000 euro alla Alstom Transport, e 30.000 euro alla Veolia Transport.
(Il Borghesino , 25 aprile 2013)
Quasi l'ultima ebrea d'Egitto
È morta Carmen Weinstein, a 82 anni
È sopravvissuta ai regimi di Nasser, Sadat, Mubarak, per morire dieci mesi dopo l'arrivo al potere di Mohammed Morsi e dei suoi Fratelli Musulmani.
Carmen Weinstein, 82 anni, leader della quasi estinta comunità ebraica egiziana, è scomparsa al Cairo lo scorso 13 aprile.
Sembra uno scherzo del destino.
La Weinstein, che durante sessant'anni di dittature militari ha combattuto per cercare di preservare quello che rimaneva della (un tempo) grande comunità ebraica d'Egitto, si è arresa proprio quando la democrazia ha prodotto un governo, se possibile, ancora più ostile agli ebrei di quelli precedenti, scrive sul Wall Street Journal Lucette Lagnado.
Sono passati più di 50 anni da quando la quasi totalità degli 80 mila ebrei egiziani lasciò il paese. Con la loro partenza, le magnifiche sinagoghe andarono in rovina, le scuole ebraiche chiusero i battenti, il rinomato Jewish hospital fu rilevato dai militari e il cimitero di Bassatine divenne preda delle erbacce. La Weinstein, che decise di rimanere nel suo paese natale, iniziò la sua missione impossibile: cercare di salvare il salvabile, pezzo dopo pezzo, grazie alle donazioni dei turisti, di benefattori stranieri o delle organizzazioni ebraiche americane. Ma dopo la rivoluzione del 2011, anche i turisti, sui quali la Weinstein tanto contava, si sono dissolti.
Intatto è invece rimasto, fino alla fine, il suo grande sogno: il ritorno, un giorno, degli ebrei in Egitto.
Il cimitero ebraico del Cairo
(ItaliaOggi, 25 aprile 2013)
Quelle pietre tombali ebraiche usate per costruire bagni pubblici
E' avvenuto in Polonia e in Giordania. Il rabbino di Roma, Di Segni: "E' una forma di spregio"
di Giacomo Galeazzi
ROMA - Profanata l'edilizia sacra degli ebrei. Nella cattolicissima Polonia come nella musulmana Giordania sono state utilizzate pietre tombali ebraiche per costruire bagni pubblici. Tra il 1948 e il 1967 i Giordani hanno usato pietre tombali provenienti dal Monte degli Ulivi per farne latrine e mura. Si tratta di una pratica ricorrente anche nei paesi dell'Europa dell'Est. Tra il 2008 e il 2012, infatti, il fotografo Lukasz Baksik ha documentato in Polonia l'utilizzo delle pietre tombali (le "matzevot") come materiale di costruzione nei villaggi rurali, a partire dal 1940 fino ai nostri giorni.
"Il riciclo di materiale ebraico è una pratica che ci è tristemente nota - commenta a "Vatican Insider" il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni -.I nazisti lo facevano in forma spregiativa: ci sono strade pavimentate con pietre tombali. A questo proposito esiste tutta una simbologia a partire dalla Bibbia". Afferma il capo spirituale della più antica comunità ebraica d'Europa: "Si tratta di un'offesa e di uno spregio".
I riferimenti storici abbondano anche nella città eterna. "Al cimitero dell'Aventino, dov'è rimasto il roseto, per un paio di secoli è stato proibito mettere lapidi alle tombe, ad eccezione dei rabbini", sottolinea Di Segni. E' la Beth 'Olam, la casa di eternità, o la Beth Hachayim, la casa della vita o dei viventi, o, come nel rito tedesco, il Gut-ort, il buon posto. Dalle espressioni usate per indicare il luogo, emerge il senso della morte nella concezione ebraica: essa è la porta della vita eterna. Questa certezza sul destino dell'uomo dopo la morte viene espressa anche dai salmi (16 e 49) letti durante il periodo della Shiv'à nella casa del defunto: "
anche il mio corpo risiede al sicuro: poiché non abbandonerai il mio spirito nello Sheòl
mi farai conoscere il sentiero della vita, abbondanza di gioie se il Tuo volto è vicino e dolcezza alla Tua destra per sempre" (Sal. 16; 10-11). Proprio perché "in realtà nessuno muore davvero", riutilizzare le pietre tombali offende profondamente la sensibilità religiosa degli ebrei.
Il film "Schindler's List" di Steven Spielberg rievoca le vicende di un tedesco che durante la persecuzione nazista salvò migliaia di ebrei e che ora riposa nel cimitero di Gerusalemme. La pellicola si conclude con la processione di ebrei (discendenti di quelli perseguitati dai nazisti) che ogni anno si recano alla tomba di Schindler a deporre piccoli sassi. Una tradizione ebraica che va molto indietro nel tempo. Cioè alle origini, quando il popolo di Israele passava gran parte del suo tempo nelle zone aride del deserto. Abramo, Lot, Isacco e Giacobbe erano pastori nomadi, sempre alla ricerca di luoghi verdeggianti dove uomini e animali potessero abbeverarsi e riposarsi. Per ritrovare i luoghi dove erano sepolti i loro cari erigevano dei tumuli di pietre. Usanza questa che si sono tramandati di generazione in generazione, anche quando gli ebrei abbandonarono il deserto e si stabilirono nelle città e quando si dispersero in tutto il mondo. Sulle tombe dei cimiteri gli ebrei depongono sempre pietre al posto dei fiori per ricordare i loro cari e anche le origini del loro popolo.
"Il riutilizzo delle pietre tombali ebraiche si intreccia in Giordania con le vicende geopolitiche e con la linea di separazione a Gerusalemme", precisa il rabbino capo di Roma. Nella concezione biblica più antica con il termine Sheòl, specifica la studiosa Maria Luisa Moscati Benigni, è indicato il luogo sotterraneo ove "i defunti hanno una sopravvivenza allo stato larvale, senza una qualsiasi coscienza del proprio stato di morte". Questa concezione, comune anche ad altri popoli dell'Antico Oriente, è stata sostituita in epoca postbiblica da una distinzione tra una punizione per il malvagio e la speranza di resurrezione per il pio, anche se "non tutti quelli che hanno vissuto verranno resuscitati". Infatti "molti di quelli che dormono nella polvere della terra si sveglieranno: gli uni alla vita eterna altri alla vergogna" (Dan. 12; 2). Riciclare le pietre tombali è quindi un sacrilegio.
(Vatican Insider, 24 aprile 2013)
Laura Ravaioli da Eataly: Cibo per l'anima
ROMA, 24 aprile 2013 - Il Centro Ebraico di Monteverde celebra il 10o anno dalla sua fondazione con "Cibo per l'Anima" un evento speciale dedicato al cibo nella tradizione ebraica e farà da cornice alla master class della Chef Laura Ravaioli che proporrà ai partecipanti cinque nuove ricette all'insegna della cucina kasher. L'evento, che sarà possibile grazie al sostegno di Roma Capitale, si terrà il 5 Maggio alle 16.30 da Eataly Roma, Air Terminal Ostiense, Piazzale XII Ottobre 1492. Il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza.
Il cooking show di Laura Ravaioli avrà come cornice il commento di Shalom Hazan. "Abbiamo voluto celebrare i primi dieci anni del Centro in un modo davvero speciale, dedicando questo evento a un tema gioioso ma anche in grado di ricondurci alle radici più semplici e profonde dell'identità ebraica", dice Hazan, rabbino e fondatore del dinamico Centro Ebraico di Monteverde. E continua: "Il cibo rappresenta tutto questo nella nostra tradizione; la sua sacralità nutre il corpo, l'anima e il cuore".
Il Centro Ebraico di Monteverde, in dieci anni di vita, si è sviluppato come punto di riferimento attivo nel sociale e sotto il profilo educativo. Il Centro Ebraico di Monteverde è non solo un luogo di culto e di studio per adulti ma ha dato vita anche a un centro didattico che può accogliere oltre 40 bambini.
Kasher (o nella pronuncia ashkenazita, "kosher") significa adatto o conforme alla regola radicata nella Bibbia che stabilisce i principi di base, successivamente interpretati dai Maestri del Talmud che elaborarono in dettaglio quali siano i cibi animali permessi, quali siano le modalità di consumo e i miscugli proibiti. La normativa ebraica sull'alimentazione o "kasherut" è quindi intesa come strumento per guidare la vita dell'uomo verso la perfezione e la santità. Nella tradizione ebraica, l'attenzione al cibo come elemento costitutivo fisico e spirituale è testimoniata dal fatto che il primo precetto dato all'uomo fu di natura alimentare, con il divieto dato ad Adamo di mangiare dall'albero del bene e del male.
"E' da tempo che mi interesso di cucina kasher e che osservo la ricchezza delle sue molteplici tradizioni ed è per questo che accolgo con entusiasmo l'invito del Centro Ebraico di Monteverde a dare il mio contributo mettendo loro a disposizione quello che so fare meglio: amare il cibo" dice Laura Ravaioli, celebrity chef Gambero Rosso Channel e aggiunge "Millenni di storia e una sconfinata geografia di gusti si dispiegano come un viaggio avventuroso nei sapori e negli affetti della tradizione ebraica. Quando mi chiedono quale sia il miglior libro di ricette kasher, rispondo sempre "il Ricettario è la Torah!".
Il numero di posti disponibili è limitato e la prenotazione è obbligatoria prima dell'evento - chi desiderasse partecipare potrà prenotarsi attraverso una donazione (€ 30/persona, € 50 per coppia, ragazzi dai 9 ai 13 anni € 5).
BOOKING POINTS
Centro Storico:
Bistrot Shilò"
Via Santa Maria del Pianto, 66.
Tel.: 06-6861267
Monteverde:
Dolce Kosher
Via Fonteiana 18 ABCD
Tel: 06 5809940
(RomaToday, 25 aprile 2013)
Gaza, nuova legge islamista: "A scuola maschi e femmine segregati"
Anche i professori non potranno insegnare a studenti di sesso opposto. Un processo di "riforma" dell'istruzione già iniziato nel 2007, quando il governo di Hamas ha sostituito migliaia di docenti qualificati, allineati però con il partito di Fatah, con giovani senza esperienza dalle spiccate tendenze radicali
di Costanza Spocci e Eleonora Vio
Solo pochi giorni fa, nella Striscia di Gaza governata dal 2007 da Hamas, è stata ratificata una nuova legge sull'educazione. Il Consiglio della Shura, a stragrande maggioranza islamista, ha votato sì alla segregazione di maschi e femmine nella scuola primaria e secondaria, e impedito agli insegnanti di istruire gli alunni di sesso opposto. "Hanno già iniziato a controllarci con tutti i mezzi possibili," afferma Nabila, ex-insegnante e studentessa all'Università di Aqsa. "Ci monitorano quando parliamo con i nostri compagni e ci umiliano se non vestiamo secondo i loro dettami. Dei giovani sono stati pubblicamente rasati e ad alcune ragazze sono stati imbrattati i vestiti con bombolette spray".
Nella Striscia e in Cisgiordania, le istituzioni scolastiche si suddividono in tre categorie. Le scuole private, spesso supportate da enti cristiani, contano un 5% degli studenti totali e la divisione di genere avviene dopo la dodicesima classe. Le scuole governative hanno i bambini segregati dal principio. Le scuole dell'Unrwa, l'Agenzia dell'Onu che assiste i profughi palestinesi, hanno, invece, classi divise dal quinto anno e istruzione garantita fino al nono anno di scuola. Sono queste due ultime istituzioni a dividersi equamente la fetta maggioritaria di alunni della Striscia. Anche il sistema universitario si divide in istituti governativi, semi-pubblici e privati. I primi, come l'Università di Aqsa, rispecchiano le politiche del Ministero dell'Educazione e hanno già introdotto l'uso obbligatorio del velo per le studentesse e la quasi totale segregazione dei sessi. I secondi, come l'Università di Azhar, sono supportati dai fondi dell'Autorità Palestinese ma sono indipendenti nella scelta dei programmi. "Le scuole primarie e secondarie di Cisgiordania e Gaza dovrebbero essere omogenee perché il programma è deciso da un comitato congiunto", spiega Mukhaimer Abo Saada, professore di Scienze politiche all'Università di Azhar. "In realtà, nella Striscia tutto si gioca sull'enfasi che gli insegnanti danno a certi temi, a discapito di altri".
Dal 2007, in particolare, il governo di Hamas ha sostituito migliaia di insegnanti qualificati, allineati però con il partito di Fatah, con giovani senza esperienza dalle spiccate tendenze islamiste. "E' così che mi sono vista rimpiazzare da un insegnante che non ha nemmeno conseguito un diploma", dice Nabila con un sorriso amaro. "Quella scuola era tutto per me. Ho condiviso con i miei alunni l'angoscia delle sedie lasciate vuote dai bambini uccisi e ho fatto da scudo umano quando la scuola è stata invasa. Hamas mi ha tolto il lavoro, ma, soprattutto, la vita". Non tutti gli insegnanti lasciati a casa dopo gli scioperi del 2007 hanno protestato come Nabila. Per molti è stato più facile restarsene a casa. Se Ramallah, infatti, continua a pagare i loro stipendi, la nuova classe insegnante è sovvenzionata dal governo islamista della Striscia.
La segregazione nel nuovo sistema educativo è concepita per evitare ogni tipo d'interazione uomo-donna, sia tra alunni, che tra insegnanti. Gli istituti privati si interrogano sulle conseguenze delle nuove normative sul loro operato e si rendono conto di non poter affrontare i costi di costruzione di scuole gemelle per l'altro sesso. Anche Hamas non avrà vita facile. I nuovi istituti statali dipenderanno, infatti, dalle casse di Gaza - la cui popolazione cresce con un tasso annuo del 4% - pesando non poco sulla sua amministrazione. Per quanto riguarda le università, se ad Aqsa la divisione dei sessi è già presente, ad Azhar, invece, "non sappiamo cosa succederà," scuote la testa Saada. A suscitare in lui questi timori è la polizia di Hamas: "Con la scusa di una disputa tra clan in cui uno studente è stato assassinato, la polizia è ora di stanza davanti ai cancelli. Temo che, con la nuova legge, le forze di sicurezza si sentiranno sempre più legittimate a fare pressioni." Dal 2007, il mantenimento del potere di Hamas nella Striscia è infatti stato garantito dal suo apparato di sicurezza. Ma la recente presidenza dei Fratelli Musulmani nel vicino Egitto ha incoraggiato i 'fratelli' palestinesi a infiltrarsi sempre più capillarmente nelle istituzioni civili, in nome di una strategica islamizzazione dall'alto. Riformare l'educazione è il primo e decisivo passo.
(il Fatto Mondo, 24 aprile 2013)
La sinagoga di Gerba blindata per timore di attacchi salafiti
La piu' antica d'Africa, in occasione del tradizionale pellegrinaggio
TUNISI - I primi ebrei (alla fine saranno poco meno d'un migliaio) che, in questi giorni, stanno arrivando nell'aeroporto di Gerba, in occasione del pellegrinaggio alla sinagoga della Ghriba, la più antica e ricca di storia dell'Africa, restano sorpresi nel vedere le strade e le piazze di quella che è conosciuta come "'l'isola del sogno", presidiate da centinaia di uomini in divisa ed armati, che controllano, sorvegliano, garantiscono la sicurezza. Il pellegrinaggio si svolgerà dal 26 al 28 aprile, nella sinagoga che si trova nell'antico villaggio ebraico di Hara Seghira (oggi Er-Riadh) e la cui costruzione risale al 586 avanti Cristo. Le sue mura, dove da secoli risuona il salmodiare della Torah, ne ospita una delle copie più antiche e per questo venerate. Ma questo luogo, che dovrebbe essere di pace e meditazione, conosce bene la violenza perché, nell'aprile del 2002, fu l'obiettivo di un attacco di al Qaida, con un attentato suicida - un bus pieno d'esplosivo, lanciato contro le sue mura - che fece una strage (21 vittime, in maggioranza tedeschi).
La sinagoga della Ghriba resta il simbolo di una presenza ultramillenaria degli ebrei in Tunisia che, sino a ieri, ad eccezione dell'attacco qaidista, è stata sempre tollerata, pienamente integrata. Ma questo oggi è solo un ricordo e i pellegrini che sciamano per le strade dell'accogliente Gerba, dalla consolidata fama di località turistica, fanno i conti con un sottile senso di paura, perché sanno di essere potenziali bersagli di un attentato o anche solo della strisciante strategia portata avanti da alcune frange del salafismo, che vogliono cancellare una convivenza pacifica e mai toccata dall'odio. Da alcuni giorni, su di loro vegliano centinaia di uomini, agli ingressi dell'isola, così come nei luoghi tradizionale meta dei pellegrini che uniscono alla preghiera anche la voglia di conoscere questo piccolo gioiello sul mare.
La presenza più massiccia di soldati, perché è là che vive la maggior parte della comunità ebrea (2.000 componenti, la più importante della Tunisia) nelle zone della Grande Hara e della Piccola Hara, ma soprattutto a Arryadh, dove si trova la sinagoga. Lo Stato tunisino cerca, insomma, di non farsi trovare impreparato davanti a qualsiasi evenienza, che potrebbe concretizzarsi in qualche azione spettacolare di salafiti.
Quegli stessi che, un anno fa, in occasione di una manifestazione in piazza 14 Gennaio (che prende il nome dal giorno della fuga di Ben Ali) gridarono agli ebrei che li conoscevano bene e che erano pronti a stanarli, andandoli a cercare nelle loro case per farla definitivamente finita. Tra i salafiti tunisini, infatti, non si fa distinzione tra ebrei e sionisti e a niente sono valse le parole dei capi della comunità ebrea per ricordare a tutti che essa, prima d'essere israelita, è tunisina da decine di generazioni. Per ridurre al minimo il rischio, le forze di sicurezza hanno effettuato nelle scorse settimane un "repulisti" preventivo arrestando quasi 500 persone.
(ANSAmed, 24 aprile 2013)
Al via la Festa del Libro ebraico a Ferrara, tra letteratura e musica
Fino al 28 la manifestazione promossa dalla Fondazione Meis
ROMA, 24 apr. - Al via oggi a Ferrara la quarta edizione della Festa del libro ebraico in Italia, manifestazione promossa dalla Fondazione Meis (Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah) con il supporto di Ferrara fiere congressi e il contributo della regione Emilia-Romagna. Ricco il programma di iniziative fino al 28, tra dibattiti, presentazioni letterarie, convegni, concerti, spettacoli teatrali e laboratori per ragazzi, per diffondere la conoscenza dell'ebraismo italiano.
Apre la manifestazione alle 17 la mostra "Testa e cuore-La collezione di Gianfranco Moscati", curata da Serena Di Nepi (Università La Sapienza di Roma-Fondazione Meis), che ripercorre i momenti principali delle vicende ebraiche italiane. Tra gli altri appuntamenti del giorno, alle 21 la proiezione del film "Il cantante di Jazz" di Alan Crosland, opera che segna la nascita del cinema sonoro. Giovedì in programma alle 15 una lectio magistralis sugli scrittori ebrei di Paolo Mieli (giornalista e presidente Rcs Libri) nel cortile del Castello estense e alle 21 al Ridotto del Teatro comunale il recital di musica ebraica e tango argentino "El Tango-Una Historia con Judìos", a cura dei maestri Aisemberg.
Venerdì laboratorio di musica ebraica e jazz a cura del musicista Enrico Fink al Conservatorio Frescobaldi; alle 10 incontro su ebrei e cristiani tra studiosi e docenti al chiostro di San Paolo e, la sera, funzione religiosa di Kabbalat Shabbat alla sinagoga di viale Mazzini. Sabato alle 21, al termine di Shabbat, prende il via la terza notte ebraica italiana con l'assegnazione del Premio di cultura ebraica Pardes al chiostro di San Paolo e, alle 22:30, spettacolo teatrale "L'ora migliore del giorno" con la regia di Natasha Czertok, ispirato ai diari della scrittrice Etty Hillesum.
Domenica, giorno di chiusura, la festa coinvolge anche Cento con la giornata dedicata alla scoperta di Immanuel Chay Ricchi, un cabalista itinerante nell'Italia del Settecento. Tanti gli appuntamenti anche a Ferrara prima che la manifestazione si chiuda, alle 22, con i ritmi del Jewish Italian Jazz Ensemble nel chiostro di San Paolo.
(TMNews, 24 aprile 2013)
Il governo spagnolo rinuncia a nominare un console onorario a Gaza
Dopo le proteste di Israele
MADRID, 23 apr - Il governo spagnolo ha deciso di congelare il suo progetto di creare un consolato onorario a Gaza, davanti alle proteste di Israele, che lo considera una forma di legittimazione di Hamas, il movimento islamico che controlla la frangia di Gaza. Dopo l'incontro a Gerusalemme con il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, il ministro degli esteri spagnolo, Jose' Manuel Garcia-Margallo, ha riconosciuto che la decisione di aprire una consolato a Gaza ''non e' stata troppo azzeccata nel tempo'' ed e' stata ''probabilmente precipitosa'', secondo quanto riferisce oggi El Pais. Per cui ha deciso di congelarla, senza nominare il console onorario della rappresentanza diplomatica a Gaza.
(ANSA, 23 aprile 2013)
Alt ai finanziamenti al mausoleo per Graziani
|
|
|
| Mausoleo alla memoria di Graziani |
"Una notizia che rende giustizia alla storia del nostro Paese". Così il presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici in merito alla sospensione del finanziamento al mausoleo in memoria del macellaio fascista Rodolfo Graziani ad Affile comunicato nelle scorse ore dal neo presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Questa decisione, osserva Pacifici, "fa onore alla coerenza del presidente Zingaretti e restituisce dignità alla comunità etiope, che rispetto alle direttive del generale Graziani è stata vittima di atti contro la propria popolazione durante l'era colonialista italiana". Trasversali i consensi a questa iniziativa già sollecitata, ai tempi della giunta Polverini, con una dura nota emessa dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane.
"Già sei mesi fa, quando non ero ancora presidente della Regione, avevo chiesto un passo indietro. A questo punto - ha spiegato Zingaretti - non possiamo che prendere atto della palese illegittimità del comportamento del Comune di Affile, sospendendo l'erogazione del saldo di 180 mila euro per la realizzazione dell'opera fino al ripristino della proposta progettuale originariamente finanziata. Questo vuol dire apportare delle modifiche strutturali al monumento e intitolarlo come originariamente concordato 'al soldato', facendo scomparire qualsiasi riferimento a Rodolfo Graziani e cancellando questa provocazione, che rappresenta non solo un atto scorretto dal punto di vista legale e amministrativo, ma un'inaccettabile offesa alla libertà, alla democrazia e alla memoria di tutti gli italiani".
Memoria offesa anche in provincia di Varese con lo sconcertante raduno di militanti di estrema destra celebrato in occasione dell'anniversario della nascita di Adolf Hitler. Tra i primi ad intervenire il parlamentare del Partito democratico Emanuele Fiano, che ieri stesso ha presentato un'interrogazione urgente al ministro dell'Interno e al presidente del Consiglio. "In Italia - afferma Fiano - esistono leggi che vietano la diffusione di idee razziste discriminatorie e violente e la celebrazione di quell'assassino è già di per sé un evidente abuso delle nostre leggi. Mi auguro che verranno vagliati i comportamenti tenuti in quella sede per verificare tutte le ipotesi di reato possibili. Il nostro Paese già in così evidenti difficoltà economiche, sociali e istituzionali, non può certo allentare la guardia con chi si nutre ancora della memoria malata dei fascismi del secolo scorso".
(Notiziario Ucei, 23 aprile 2013)
L'ombra di Al Qaeda dietro al piano d'attentato in Canada
La pianificazione di un attentato in Canada da parte dei due sospetti arrestati ieri avrebbe avuto l'appoggio di elementi di Al Qaeda residenti in Iran. A sostenerlo sono le autorità di Ottawa.
Chiheb Essenghaier e Raed Jaser sono stati arrestati a Toronto e Montreal. Sarebbero stati pronti a mettere a punto un'attentato sul treno che effettua il collegamento da Toronto a New York.
"I due individui ricevevano supporto da membri di Al Qaeda situati in Iran. Ma posso confermare che non c'è alcuna evidenza che indichi un coinvolgimento dello Stato nella pianificazione degli attacchi" ha detto un responsabile della polizia canadese.
I sospetti erano residenti in Canada, le autorità non hanno rivelato la loro nazionalità ma la stampa canadese parla di un tunisino e di un cittadino degli Emirati Arabi. Sono ora incriminati di complotto per la realizzazione di attentati. Il piano non aveva alcun legame con l'attacco avvenuto a Boston secondo gli inquirenti. L'inchiesta che ha portato agli arresti è stata condotta in collaborazione con l'Fbi.
(Euronews, 23 aprile 2013)
Un rabbino e suo figlio aggrediti con un coltello a Parigi
di Benjamin Fredj
Un rabbino e suo figlio sono stati aggrediti con un coltello martedì mattina nel nono arrondissement di Parigi.L'aggressore era fuggito qualche giorno fa da un ospedale psichiatrico di Bron, nei pressi di Lione.
Le due vittime stavano andando nella sinagoga di rue Saulnier quando sono state aggredite. Il rabbino è stato colpito al collo, suo figlio alla nuca. Le ferite secondo la prognosi non sono mortali.
L'uomo, di origine iraniana, è stato immobilizzato da testimoni presenti all'assalto. Il rabbino e suo figlio si erano rifugiati nella sinagoga, e l'uomo aveva cominciato a salire le scale. Le urla l'hanno fatto scappare, e durante il suo tentativo di fuga alcuni presenti l'hanno preso e immobilizzato.
(IsraèInfos, 23 aprile 2013 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
Un piano miliardario per l'acquisto di armi americane
di Luca Pistone
Il segretario della Difesa statunitense Chuck Hagel e il ministro della Difesa israeliano Moshe Ya'alon hanno annunciato ieri il raggiungimento di un accordo sulla compravendita di armi per un valore complessivo pari a 7,6 miliardi di euro.
In base all'accordo, riportano i media dei due paesi, Israele acquisterà dall'alleato nordamericano nuovi missili e un avanzato sistema radar per gli aerei da combattimento.
In una conferenza stampa congiunta presso il quartier generale dell'esercito israeliano a Tel Aviv, Hagel ha detto che le nuove attrezzature militari che rientrano nell'accordo saranno un'esclusiva dell'aviazione israeliana.
L'accordo, assicura il funzionario, vuole essere un "forte" messaggio rivolto all'Iran.
Hagel è giunto domenica in Israele per un tour regionale. Si recherà anche in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti.
(Atlas, 23 aprile 2013)
Mantova - Dopo sette anni le scuse della Voce
La Voce di Mantova ha pubblicato ieri in prima pagina, dopo una lunga e dolorosa vicenda che ha impegnato la locale Comunità ebraica e l'UCEI in una causa contro la stessa testata trascinatasi per più di sette anni, un testo a firma Romano Gandossi, direttore responsabile del quotidiano, e Francesca Pancera, presidente della Società Cooperativa Vidiemme, suo editore.
L'esplicito titolo "Le scuse della Voce alla Comunità ebraica di Mantova" si riferisce alla sentenza di secondo grado con cui la Corte d'Appello di Brescia si è definitivamente pronunciata, nel dicembre 2011, riguardo alla causa civile intentata in seguito alla pubblicazione, sulla Voce, di articoli e lettere di contenuto pesantemente offensivo nei confronti degli ebrei.
All'interno del giornale, con una motivazione lunga e dettagliata, viene riportata integralmente la sentenza, a cui il giornale - come evidenziato in prima pagina - ha ottemperato solo parzialmente, grazie alla disponibilità dei responsabili della comunità ebraica mantovana che hanno accettato una transazione tale da dimezzare gli importi loro dovuti e acconsentito alla pubblicazione della sentenza sulla testata riducendo i costi per il giornale. Oltre alle motivazioni, in prima pagina si dà risalto anche al seguente passaggio:
"Al testo della sentenza pubblicato in pagina interna facciamo dunque precedere, con il dovuto risalto, le nostre più vive scuse, seppur tardive, che intendono riconoscere pubblicamente le ragioni della Comunità ebraica mantovana e italiana. Con esse ci è data l'occasione di porre riparo a una grave ferita inferta su queste pagine alla Comunità ebraica ed esprimere la volontà di costruire un rapporto nuovo di dialogo e rispetto". Idea ripresa anche all'interno, ove si aggiunge che "si è trattato di episodi di intemperanza, usciti dal seno ma non dal senno, verso i quali la redazione e la società editrice ha mancato nell'esercizio e nell'organizzazione del controllo e delle doverose reprimenda. Fatto anche questo di cui intendiamo qui scusarci e, oltre a ciò, esprimiamo la nostra volontà di costruire un rapporto nuovo di dialogo con la Comunità ebraica nel riconoscimento del suo ruolo culturale nella storia di Mantova e come riferimento per un più avanzato confronto di idee." Angelica Bertellini, consulente giuridica per l'appello e fino a pochissimo tempo addietro anima ed esperta legale di Articolo 3, l'osservatorio sulle discriminazioni di Mantova, il cui attento lavoro di monitoraggio sulla stampa lombarda effettuato in collaborazione con l'UCEI è anche una conseguenza della causa in questione, ha così commentato: "Resta la perplessità rispetto a quanto è accaduto, ma questa sentenza - aldilà della mediazione accordata - entra nella storia del diritto antidiscriminatorio; le 'intemperanze' sono state definite per quello che sono: antisemitismo, un reato".
(Notiziario Ucei, 23 aprile 2013)
Rientrato per ora lo sciopero contro l'open sky
È scongiurato, per ora, lo sciopero che El Al, Arkia e Israir avevano dichiarato da oggi contro la decisione del governo israeliano di firmare l'accordo di open sky con l'Unione Europea. L'intesa tuttavia rimane, e di fatto avvia la liberalizzazione dei collegamenti tra Europa e Israele. «Che farà crescere il nostro turismo», ha dichiarato il primo ministro Netanyahu, e che secondo il ministro delle Finanze Yair Lapid farà scendere le tariffe. Ma per fermare la protesta il governo ha accettato di coprire quasi per intero le spese di security di El Al, passando dalla quota precedente dell'80% al 97,5%.
Una decisione che, ha chiarito il ministro Lapid, compenserà El Al della perdita di competitività innescata dall'accordo di open sky. Opinione condivisa dalla Histadrut, la federazione dei sindacati di settore, la quale ha accettato di interrompere la protesta contro una scelta che "distruggerà l'aviazione civile israeliana, aprendola a una competizione sleale". Già ieri la gran parte dei voli era rimasta a terra, e il titolo di El Al a Tel Aviv aveva perso oltre il 13% in due sole sessioni.
Le trattative per l'accordo open sky con l'Unione Europea, approvato dal parlamento israeliano con 19 voti favorevoli e tre contrari, andavano avanti in realtà già dal 2008, e la firma, prevista in dicembre, era stata solo rinviata a dopo le elezioni politiche in Israele, 22 gennaio scorso.
L'accordo implica forti criticità per le compagnie aeree israeliane: i termini di apertura del mercato aereo pongono pesanti interrogativi anzitutto sull'occupazione, quelli che hanno subito scatenato la protesta e lo sciopero. Sul sito di El Al un messaggio dichiarava che "tutti i voli sono cancellati fino a nuovo ordine", e la situazione al Ben Gurion si è fatta subito incandescente. Anche se il ceo di El Al Elyezer Shkedy ha dichiarato di rispettare la decisione del governo israeliano.
(agenzia di viaggi, 23 aprile 2013)
Diciannovesimo titolo per il Maccabi Tel-Aviv
Si è interrotto il digiuno decennale del Maccabi Tel-Aviv: il club guidato dall'ex Barcellona Óscar García si è assicurato il 19esimo titolo israeliano della sua storia con quattro turni d'anticipo.
di Boaz Goren
Al Ramat Gan Stadium, esaurito nei suoi 40.000 posti, il Maccabi si è portato in vantaggio al 19' grazie al nazionale israeliano Under 21 Dor Micha e a 12' dal fischio finale Rada Prica ha suggellato la vittoria per la squadra di Óscar García, ormai irraggiungibile per gli avversari visti i 13 punti di vantaggio a quattro turni dalla fine del campionato.
Per il Maccabi, il club più titolato di Israele, si conclude così un'attesa durata ben dieci anni e il successo premia soprattutto la nuova filosofia importata dal proprietario canadese Mitchell Goldhar, autore di un'autentica rivoluzione la scorsa estate con gli arrivi di Jordi Cruyff in qualità di direttore sportivo e dell'ex responsabile del settore giovanile dell'FC Barcelona García nel ruolo di tecnico.
"Sono molto orgoglioso - ha dichiarato Goldhar -. Il processo di rinnovamento è ancora in corso, ma già si vedono i risultati. Spero che Óscar rimanga con noi anche la prossima stagione". Anche Cruyff ha già messo nel mirino il 2013/14, parlando di rinforzi, mentre García ha preferito godersi il momento: "Quando ho visto i giocatori prima dell'inizio del campionato, sapevo che avremmo fatto qualcosa di importante".
Grazie all'ottima vena realizzativa di Eliran Atar, il Maccabi ha lottato testa a testa con l'Hapoel Tel-Aviv FC fino alla fine di dicembre, per poi spiccare il volo in vetta. Il successo di lunedì è stato l'11esimo nelle ultime 13 gare di campionato, con le altre due terminate in parità.
(UEFA.com, 23 aprile 2013)
La Giordania apre il suo spazio aereo ai droni israeliani
Times: servono per raccogliere informazioni su armi chimiche. Israele non vuole che finiscano "in mani sbagliate"
ROMA, 23 apr. - La Giordania ha aperto il suo spazio aereo ai droni israeliani. E' quanto hanno riferito fonti Usa, citate oggi dal Times, secondo cui i velivoli senza pilota dovranno raccogliere informazioni sui movimenti delle armi chimiche siriane. Tuttavia, hanno aggiunto, i droni potrebbero essere armati di missili e i corridoi aerei usati nello spazio aereo giordano potrebbero poi essere percorsi da caccia.
Il via libera del re giordano sarebbe stato ottenuto dal presidente statunitense Barack Obama durante la sua visita del mese scorso; fonti occidentali hanno precisato che, sebbene la richiesta formale sia stata presentata da Israele, l'iniziativa rientra comunque in un "piano strettamente coordinato" messo a punto da Stati Uniti, Israele, Giordania e Turchia, con l'obiettivo di contenere i pericoli della guerra civile siriana. "La crisi della Siria è veramente una minaccia regionale, per questo abbiamo bisogno di un'alleanza regionale per affrontarla", ha detto una fonte Usa di base in Giordania.
Da parte sua, un agente di intelligence israeliano attivo al confine giordano ha dichiarato: "La nostra intelligence in Siria è molto forte e noi abbiamo un reale bisogno di garantire che queste armi non finiscano in mani sbagliate". Ieri il quotidiano israeliano Yediot Ahronoth ha riferito di "più di un incontro segreto" avvenuto il mese scorso tra il premier Benjamin Netanyahu e il re giordano Abdullah.
(TMNews, 23 aprile 2013)
Gerusalemme ospita il Summit sul turismo internazionale
Il secondo Summit sul turismo internazionale di Gerusalemme avrà luogo il 28 e 29 maggio presso l'International Convention Center. La conferenza è uno degli appuntamenti più importanti dedicati alle tecnologie innovative nel turismo e nel settore dei viaggi e focalizzerà l'attenzione su tematiche quali il turismo urbano e le tecnologie all'avanguardia. Tra i relatori figurano Sheldon Adelson (chairman e ceo del Las Vegas Sands Corporation), Michael Arad (partner presso la Handel Architects e designer del Memoriale dell'11 settembre presso il World Trade Center), Alison Copus (vicepresidente marketing di TripAdvisor per il business) e Hugh Aitken, commercial manager per l'area Uk di easyJet.
(Travel, 23 aprile 2013)
Sempre più palestinesi diventano israeliani
Non è un assurdo controsenso: secondo quanto riporta oggi Haaretz, il quotidiano filoarabo in lingua inglese pubblicato in Israele, è boom di richieste di cittadinanza israeliana da parte delle popolazione araba residente nei quartieri orientali della capitale dello stato ebraico. "Gerusalemme Est" è stata liberata dall'occupazione giordana nel 1967, dopo 19 anni, ed è oggi pienamente integrata con la parte orientale. Cio malgrado, non pochi sono i timori da parte dei residenti nei quartieri orientali, che questa parte della capitale possa risultare mutilata per essere consegnata ai palestinesi, nell'ambito di un accordo definitivo di pace.
L'International Crisis Group, ONG senza scopo di lucro, rileva che dal 2008 al 2010, non meno di 4500 palestinesi residenti a "Gerusalemme Est" hanno fatto richiesta di cittadinanza israeliana. Il dato è sicuramente approssimato per difetto, aggiungono. Di questi richiedenti, 1/3 ha ottenuto la cittadinanza, 1/3 è stato respinto per motivi di sicurezza, mentre il residuo terzo è in attesa di riconoscimento. Il dato citato è vistosamente più elevato di quello - circa 2500 richieste - registrato fra il 2000 e il 2008.
Le recenti dimissioni di Salam Fayyad, primo ministro moderato dell'Autorità Palestinese, esasperano ulteriormente l'ansia, con il presidente dell'OLP - al tempo stesso presidente del Fatah, nonché della stessa ANP (sebbene decaduto da oltre quattro anni) - che potrebbe assumere i pieni poteri esecutivi, imprimendo così una svolta ancora più radicale e antidemocratica al regime che governa Ramallah e dintorni.
Per la propaganda filo-palestinese, è un brutto smacco: a cinque mesi dal voto con cui l'ONU ha ammesso l'ANP come "stato osservatore non membro", questa tendenza suggerisce che i palestinesi preferiscono il passaporto con la stella di David a quello della futura Palestina. Lo stesso Fayyad, d'altro canto, rara mente pensante in un regime di corrotti e incapaci, era contrario ad un gesto unilaterale che gettava alle ortiche venti anni di lavoro post-Accordi di Oslo.
(Il Borghesino , 22 aprile 2013)
Salvarono gli ebrei: una stele ricorderà la loro opera
TIRANO - Una stele per ricordare quanti hanno aiutato gli ebrei perseguitati facendoli fuggire in Svizzera. Da queste premesse è arrivata la decisione di erigere nel giardino di via Elvezia a Madonna di Tirano, di fronte al commissariato di polizia statale.
La stele sarà posta nel giardino pubblico di via Elvezia esposta alla vista di chi percorre la statale che porta al valico di confine di Piattamala e di chi transita con il trenino rosso del Bernina. La stele è opera dello scultore Giovanni Canu e sarà realizzata dalla Nuova Serpentini d'Italia di Chiesa Valmalenco. Entrambi offrono la loro opera a titolo gratuito per l'alto valore morale dell'iniziativa.
L'inaugurazione della stele avverrà alla fine di maggio in concomitanza con la presenza in Valtellina di due superstiti del gruppo degli ebrei di Aprica: Vera Neufeld e Branko Gavrin dalla Croazia.
(La Provincia di Sondrio, 22 aprile 2013)
Al via a un ciclo di incontri al Museo Ebraico di Firenze
FIRENZE, 22 apr. - Si parte domani, alle ore 18, con il primo dei ''Pomeriggi al Museo'' organizzati dalla Comunita' ebraica di Firenze presso il Museo Ebraico di via Farini 6, con un incontro con Dora Liscia Bemporad, professoressa di storia dell'arte dell'Universita' di Firenze, dedicato a ''Un cofanetto italiano del '400 nel museo Israel di Gerusalemme''. Questa iniziativa si inserisce nell'ambito di un fitto calendario di eventi e incontri culturali promossi dalla Comunita' ebraica di Firenze rivolti non solo ai propri iscritti ma a tutti gli interessati, nell'ottica di scambio culturale e di apertura verso la cittadinanza. Gli incontri patrocinati dal Comune di Firenze sono gratuiti e aperti al pubblico.
(Adnkronos , 22 aprile 2013)
Israele ammette il raid di gennaio contro il convoglio militare siriano
GERUSALEMME, 22 apr. - Gli attacchi dello scorso 30 gennaio a Damasco contro un convoglio militare siriano diretto in Libano e contro un deposito di armi chimiche fu condotto da jet israeliani. L'ammissione e' arrivata dal ministro della Difesa dello Stato ebraico, Moshe Yaalon, nel corso di una conferenza stampa congiunta con il capo del Pentagono, Chuck Hagel, che si e' tenuta a Tel Aviv: "Quando hanno oltrepassato la linea rossa, abbiamo agito", ha detto, riferendosi alle "armi sofisticate" o "chimiche" che dalla Siria potrebbero arrivare in Libano nelle mani di "Hezbollah o altre canaglie".
Negli ambienti diplomatici e militari era dato per scontato che l'attacco di tre mesi fa fosse stato pianificato da Israele, anche se ancora oggi Washington fa sapere ufficialmente che sta cercando di capire i dettagli di quei raid che centrarono un numero ancora imprecisato di missili terra-aria. "Le nostre agenzie di intelligence indagano", si e' limitato a dire Hagel, noto per le sue posizioni fredde verso Israele e arrivato nello Stato ebraico all'inizio di una visita di sei giorni nella regione. Nell'agenda di Hagel ci sono non solo il conflitto siriano e il braccio di ferro con l'Iran sul programma nucleare di Teheran ma anche l'accordo per una compravendita miliardaria di armi con Israele, Arabia Saudita ed Emirati Arabi.
(AGI, 22 aprile 2013)
Deputato giordano visita Israele: i colleghi ne richiedono l'espulsione
AMMAN, 22 apr - Un gruppo di deputati giordani ha chiesto oggi l'espulsione dal Parlamento di un collega che ha compiuto recentemente una visita in segreto in Israele, secondo quanto riferito da fonti parlamentari. La richiesta ha fatto seguito di poche ore all'espulsione del deputato, Mohammad Asha, dal Partito islamico di cui era membro. Nonostante Giordania ed Egitto siano i soli Paesi arabi ad avere piene relazioni diplomatiche con lo Stato ebraico, il sentimento anti-israeliano rimane diffuso tra l'opinione pubblica giordana. Secondo fonti parlamentari, Asha ha visitato Israele per un viaggio d'affari, ma ha tenuto segreta la sua iniziativa e non ne ha informato il Parlamento, come invece richiede il regolamento dell'assemblea dei deputati.
(ANSAmed, 22 aprile 2013)
Firenze - Verso la Maccabiade
Sono il terzo evento agonistico al mondo per numero di partecipanti. Nate nel 1932 in un'epoca di crescenti insidie per gli ebrei d'Europa, le Maccabiadi tornano con una nuova edizione (17-30 luglio) che vedrà sfidarsi migliaia di atleti dai cinque continenti. Amicizia, fratellanza, voglia di divertirsi. Ma anche competizione: testimonial ideale è Aly Raisman, la ginnasta statunitense che ai Giochi olimpici di Londra ha fatto sognare sulle note di Hava Naghila accaparrandosi la bellezza di tre medaglie di cui due del metallo più prezioso. Tra le decine di federazioni pronte a volare con destinazione Israele c'è anche quella azzurra. Proprio in funzione delle Maccabiadi, primo di una serie di incontri volti a testare le specifici abilità dei singoli e a rafforzare lo spirito di squadra, si avvicina il grande raduno fissato a Firenze in occasione della festività del primo maggio. Focus su due sport specifici: calcio a cinque (categoria Open, under 18 e under 16) e volley femminile (under 16). "A Firenze - spiega Vittorio Pavoncello, presidente Maccabi Italia e consigliere UCEI - l'Italia ebraica si dà nuovamente appuntamento dopo il successo del Maccabi Day 2010. L'auspicio è che i partecipanti possano cogliere il significato più autentico che si presenta loro attraverso queste iniziative: la condivisione di una prospettiva comune nel segno dei valori positivi dello sport. Questa da sempre la sfida del Maccabi". Affiancato al momento agonistico il confronto con alcuni protagonisti della vita istituzionale: previsti un saluto del sindaco Matteo Renzi e incontri con il presidente del Comitato olimpico toscano Salvatore Sanzo e con i vertici della Comunità ebraica. La giornata si concluderà proprio in Comunità con la visita al Tempio maggiore.
Dopo il raduno fiorentino, che richiamerà svariate decine di atleti da più citta, sono in cantiere altre opzioni per facilitare il lavoro di allenatori e dirigenti. Esigenza pressante, sottolinea Pavoncello, è quella di allargare le rose di almeno tre discipline: pallavolo, basket e pallanuoto.
(Notiziario Ucei, 22 aprile 2013)
Sei reporter e un tour operator del Regno Unito sulle tracce ebraiche in Emilia Romagna
Si svolgerà dal 24 al 28 aprile in Emilia Romagna un educational tour alla scoperta di alcuni luoghi ebraici della regione - L'iniziativa promossa da Apt Servizi vedrà presenti sei giornalisti che scrivono per media ebraici del Regno Unito e un tour operator inglese - Tappe a Bologna, Cento e Ferrara - Nella città Estense sorgerà il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS)
Sulle tracce dei luoghi della memoria e della presenza viva della cultura ebraica in Emilia Romagna. E' il contenuto dell'educational tour di tre giorni (dal 24 al 28 aprile) di sei giornalisti che scrivono per media ebraici del Regno Unito (Jewish Telegraph, Jewish Renaissance, American Jewish Press, Jewish Chronicle, il portale di notizie ebraiche inglese www.totallyjewish.com) e del titolare del tour operator inglese Jewis Heritage Tours of Eastern Europe (JHTee) specializzato in itinerari ebraici in Europa.
- La presenza ebraica in Emilia Romagna
La presenza ebraica in Emilia Romagna, documentata dal XIII secolo, è oggi visibile in diversi luoghi. Sono ventisei le località in cui vi sono tracce di un antico quartiere ebraico; undici ghetti; venti cimiteri ebraici; trentasei sinagoghe antiche, di cui quattro ancora attive e una a Bologna, ricostruita negli anni cinquanta; un vasto patrimonio di arredi sinagogali e di oggetti rituali; importanti raccolte di libri a stampa ebraici conservati nelle biblioteche della regione.
- Le tappe del tour nei luoghi ebraici di Bologna, Cento, Ferrara
L'eductour - coordinato da Apt Servizi - inizierà nel pomeriggio del 24 aprile con la visita nel cinquecentesco Ghetto ebraico di Bologna che, in pieno centro medievale vicino alle Due Torri,
conserva ancora oggi la propria struttura urbanistica originaria. E' prevista una sosta anche al Museo ebraico in via Valdonica che rivisita, attraverso percorsi innovativi che si avvalgono anche di strumenti multimediali, la storia del popolo ebraico e ospita sezioni dedicate alla presenza degli ebrei a Bologna e in Emilia Romagna. Nel pomeriggio il gruppo sarà accompagnato in un tour guidato alla scoperta del centro storico di Bologna e la cena si svolgerà presso la Sinagoga di via dei Gombruti 9.
Il secondo giorno dell'educational, giovedì 25, il gruppo in mattinata raggiungerà Fossoli (vicino a Carpi) dove sono visibili le tracce di quello che, dal 5 dicembre 1943 all'agosto 1944, è stato per l'Italia a Fossoli (vicino a Carpi) il principale campo di concentramento e luogo di transito per la deportazione nel Reich. E proprio dal campo di concentramento di Fossoli il noto scrittore italiano Primo Levi (1919-1987) partì il 22 febbraio 1944 alla volta di Auschwitz.
Il gruppo si traferirà poi a Cento per il pranzo e poi visitare in città le testimonianze ebraiche del Ghetto e del Cimitero. Il complesso dell'antico Ghetto di Cento, oggi completamente restaurato, si presenta come uno stretto gruppo di case affacciate su tre cortili collegati, dove spicca quello centrale adornato da alcuni graziosi balconcini del XVIII secolo.
La città di Cento è anche famosa perché abitata da secoli dall'importante famiglia ebraica Disraeli - una lapide, nel Ghetto, ne ricorda la presenza - trasferita in Gran Bretagna nel 1748, il cui più illustre discendente, Benjamin Disraeli, è diventato nel 1874 Primo Ministro inglese.
A fine giornata il gruppo raggiungerà Ferrara dove la giornata si concluderà con una cena base di prodotti della tradizione gastronomica ebraica.
Venerdì mattina 26 aprile il programma dell'eductour prevede, nel cuore del centro storico di Ferrara, la visita guidata ai resti del Ghetto Ebraico dove sono presenti, in via Mazzini, le sinagoghe e il Museo ebraico. Prevista una sosta anche al Cimitero ebraico e la visita dei principali monumenti artistici della città dichiarata Patrimonio Unesco (Castello Estense, Duomo, Palazzo dei Diamanti). I partecipanti all'educational saranno poi coinvolti in una serie d'iniziative previste dal cartellone-eventi della Festa del Libro Ebraico giunta alla sua quarta edizione. Presso il chiostro di San Paolo sono previste soste per partecipare agli appuntamenti: "Sapori di un aperitivo di ispirazione ebraico-ferrarese", "I musicisti ebrei ed il jazz", "Aperi-jazz". Alle 19,50 (presso la Sinagoga) il gruppo assisterà alla funzione religiosa di Kabbalat Shabbat e l'educational tour si concluderà con la cena.
Sabato 27 aprile i partecipanti all'eductour parteciperanno ad altri appuntamenti del Festival del Libro Ebraico: alle 10,15 è prevista, presso la Sinagoga, la funzione religiosa Shachrit mentre dalle ore 23 prenderà il via il percorso guidato "Atmosfere notturne alla scoperta della Ferrara Ebraica ed Estense" e, all'una di notte, presso il cortile d'onore del Castello Estense, ci saranno degustazioni di sapori di ispirazione ebraico-ferrarese. L'educational tour terminerà domenica 28 aprile con la visita di Comacchio.
- La Ferrara ebraica immortalata dallo scrittore Giorgio Bassani
A Ferrara il gruppo parteciperà, venerdì pomeriggio 26 aprile, alla "Passeggiata prima di cena
al seguito di Giorgio Bassani", ad un altro appuntamento della Fiera del Libro Ebraico. Nato a Bologna da una benestante famiglia ferrarese di origine ebraica, Giorgio Bassani (1916-2000) cresce e compie gli studi liceali a Ferrara. Nel secondo dopoguerra Bassani si trasferisce a Roma. La sua fama culmina nel romanzo "Il giardino dei Finzi-Contini" (1962), ambientato a Ferrara, che accese i riflettori sulle persecuzioni razziali commesse in Europa e in Italia dal nazismo e dal fascismo. Nel 1970 il romanzo è diventato un film diretto da Vittorio De Sica. La pellicola vinse l'Orso d'Oro al Festival di Berlino nel 1971 e il Premio Oscar al miglior film straniero nel 1972.
- Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS)
Durante la sosta a Ferrara sarà presentato il progetto del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah (MEIS).
Il Museo - affidato alla Fondazione MEIS costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Ferrara, dal Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea (CDEC) e dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) - nasce con il compito di testimoniare non solo le pagine più dolorose della vicenda delle comunità ebraiche italiane ma, più estesamente, per narrare la storia, il pensiero e la cultura dell'ebraismo italiano attraverso la realizzazione di attività didattiche, manifestazioni, incontri, mostre permanenti e temporanee, proiezioni e spettacoli sui temi della pace, della fratellanza tra i popoli e dell'incontro tra culture e religioni diverse.
Il
progetto architettonico nasce dall'idea di trasformare un luogo in passato inaccessibile e chiuso come l'ex casa circondariale cittadina in luogo permeabile, trasparente, dove diversi elementi come il Tempo, la Storia, la Terra, l'Acqua e l'Aria si combinano per creare un'atmosfera di accoglienza e accessibilità.
Nel dicembre 2011 è stata inaugurata una prima parte del museo con l'apertura al pubblico delle tre sale della Palazzina di via Piangipane che, fino al compimento definitivo dei lavori, ospiterà oltre agli uffici della Fondazione, iniziative culturali, mostre e convegni.
Il progetto architettonico, affidato con un concorso internazionale di progettazione, potrà essere appaltato per il primo lotto esecutivo a fine 2013.
Ufficio Stampa Apt Servizi - Tel. 0541-430.190
(Apt Servizi, 22 aprile 2013)
A Ferrara la mostra sulla donazione di Gianfranco Moscati
Riguardante materiale anche postale dal XVII secolo al Novecento, aprirà durante la "Festa del libro ebraico". Ma sarà raggiungibile sino al 30 giugno
Protagonista anche il materiale postale alla "Festa del libro ebraico in Italia", prevista a Ferrara dal 24 al 28 aprile. E questo grazie a Gianfranco Moscati, che ha donato alla Fondazione Meis, cioè al Museo nazionale dell'ebraismo italiano e della Shoah, parte del materiale raccolto lungo decenni. "Si tratta -conferma a «Vaccari news» lo stesso collezionista- di 2.300 oggetti, che vanno dal XVII secolo fino alle persecuzioni del Novecento, queste escluse". Accanto ai documenti, vi sono ad esempio volumi e reperti di arte cerimoniale. Una parte sarà esposta fino al 30 giugno.
"Moscati -ha spiegato la curatrice dell'allestimento, Serena Di Nepi- è l'elemento unificante dell'esposizione, che si articola in due percorsi". Uno è cronologico, capace di ripercorre tutta la storia ebraica italiana moderna e contemporanea; l'altro ha taglio tematico: racconta alcune vicende di protagonisti. Dietro, c'è appunto il collezionista, nato a Milano nel 1924, che cominciò a raccogliere francobolli da bambino. Nel 1943 si rifugiò in Svizzera per sfuggire alle persecuzioni nazifasciste, cercando di trovare e conservare prove su quanto stava accadendo. Ritornato nella metropoli lombarda nel 1945, diede nuovo impulso alla sua ricerca collaborando con la Comunità ebraica cittadina. Non ha mai smesso di interessarsi all'argomento, affermandosi come uno fra i più importanti specialisti del settore a livello internazionale. Non a caso, organizzando anche mostre e cataloghi.
Principale obiettivo dell'iniziativa, ha ricordato il sindaco, Tiziano Tagliani, è di far riflettere su un soggetto molto dibattuto fra gli storici, quello della storia unica: si vuole mostrare, infatti, come le storie di popoli diversi si siano intrecciate a tal punto da diventare una sola Storia. E di questo gli ebrei sono un esempio rappresentativo, un popolo che è rimasto sempre fedele alla sua cultura ma partecipando ogni volta attivamente ai grandi eventi.
La mostra si intitola "Testa e cuore" e sarà ospitata nella palazzina Meis, in via Piangipane 81; l'inaugurazione è prevista fra due giorni alle ore 18. Il titolo fa riferimento ad un oggetto essenziale nella vita degli ebrei, i "tefillin" (filatteri), scatole di cuoio in cui sono contenuti brani della Torah, indossati dagli uomini per la preghiera mattutina dei giorni feriali. Si legano sul capo e sul braccio anche per ricordare che l'orazione deve coinvolgere, appunto, testa e cuore.
Ad ingresso libero, il percorso resterà aperto dal martedì al venerdì nonché alla domenica fra le 10 e le 18 (il 24 aprile lo resterà sino alle 21, il 25 dalle 10 alle 21, il 27 dalle 21.30 alle 24, il 28 dalle 10 alle 21; sarà chiuso il 15 ed il 16 maggio)
Il 25 aprile, la "Festa del libro ebraico in Italia" avrà una sottolineatura marcofila, disponibile tra le 10 e le 18 presso il chiostro di San Paolo, in piazzetta Schiatti. Disponibile una cartolina edita da Poste italiane (costo: 60 centesimi più l'eventuale affrancatura).
(Vaccarinews, 22 aprile 2013)
Guai a mostrare la normale vita di Gerusalemme unita
Attivisti palestinesi hanno cercato di far fallire un ambizioso documentario europeo girato a Gerusalemme la scorsa settimana colpevole, secondo loro, di rafforzare l'immagine di Gerusalemme come di una città unita sotto governo israeliano.
I produttori franco-tedeschi di "Gerusalemme 24 ore", un film che si propone di rappresentare un'intera giornata di vita normale nella inquieta capitale israeliana, hanno detto venerdì che i loro programmi sono stati seriamente messi a rischio da una campagna di "intimidazioni e molestie" lanciata all'ultimo minuto.
"Siamo molto dispiaciuti per quello che è successo, ma siamo ancora qui e andremo avanti con le riprese", ha detto il produttore Thomas Kufus, che spera di replicare il successo del suo pionieristico progetto del 2008: un film di un'intera giornata intitolato "Berlino 24 ore".
Uno dei co-produttori, l'emittente radiotelevisiva pubblica bavarese Bayerischer Rundfunk, ha comunicato che il loro staff ha subito "un assalto di telefonate minatorie" e minacce di "danni fisici", attribuendo ad attivisti palestinesi la volontà di impedire che gli abitanti arabi raccontino le loro storie.
Con circa 70 troupe televisive al lavoro in tutta la città dalle 6 del mattino di giovedì alle 6 del mattino di venerdì, il progetto costituisce uno dei documentari più ambiziosi mai girati a Gerusalemme ed ha avuto carta bianca delle autorità israeliane. Al contrario, diversi politici e militanti palestinesi hanno accusato i realizzatori di non essersi coordinati con le "loro autorità" e accusano il film di presentare Gerusalemme come una città che vive una vita normale sotto l'amministrazione israeliana, una realtà che evidentemente non gradiscono che venga presentata. "Questa non è una città, sono due città - ha detto alla Reuters Dimitri Diliani, portavoce del presidente dell'Autorità Palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen) a Gerusalemme Est per il partito Fatah - Accettare l'idea stessa che questa sia una città sola è totalmente sbagliato e comporta implicazioni politiche"
.
I produttori affermano che un piccolo gruppo di cameraman e tecnici palestinesi ha dato forfait poco prima dell'inizio delle riprese. Ancora più dannoso il fatto che diversi abitanti palestinesi che si contava comparissero nel film si sono ritirati all'ultimo minuto. "Abbiamo del materiale molto forte dalle troupe israeliane ed europee, mentre quelle palestinesi stanno ancora filmando" dice Kufus, ammettendo che il documentario non verrà realmente girato nell'arco di un singolo periodo di 24 ore come si sperava inizialmente. E aggiunge: "Per questo stiamo lavorando sodo per conferire uno standard omogeneo a tutto il progetto".
La controversia attorno al documentario, che è in parte finanziato dal canale televisivo "Arte", ha messo ancora una volta in evidenza la tenace opposizione di molti ambienti palestinesi, ufficiali e non, verso qualunque cosa che possa alludere a una forma di "normalizzazione" dei rapporti con Israele. Eventi culturali, come ad esempio un concerto sponsorizzato dalle Nazioni Unite lo scorso luglio, hanno dovuto essere cancellati in seguito alle pressioni da parte di attivisti palestinesi convinti che ci si debba opporre a qualunque tentativo di gettare ponti fra le due comunità.
(Reuters, Times of Israel, 19 aprile 2013 - da israele.net)
Ungheria: "Abbiamo imparato la lezione della storia"
NÉPSZABADSÁG, 22 aprile 2013 - Il 21 aprile diverse decine di migliaia di persone hanno manifestato contro l'antisemitismo per le strade di Budapest.
"La Marcia della vita" ha luogo ogni anno per ricordare gli oltre 500mila ebrei ungheresi sterminati nei campi di concentramento durante la seconda guerra mondiale, ma quest'anno ha radunato molte persone in più del solito. I manifestanti hanno mostrato le bandiere dell'Unione europea e di Israele a pochi giorni dall'assemblea plenaria del Congresso ebraico mondiale che si svolgerà nella capitale ungherese dal 5 al 7 maggio.
Il ministro dell'interno ha vietato una manifestazione di motociclisti di estrema destra che avrebbe dovuto svolgersi in contemporanea con la Marcia della vita.
(presseurop, 22 aprile 2013)
Israele approva laccordo "Open Skies" con lUnione Europea
Prosegue lo sciopero dei dipendenti delle linee aeree. I lavoratori dell'aeroporto di Tel Aviv potrebbero unirsi alla protesta martedì
I dipendenti di El Al, Arkia Airlines ed Israir, i tre principali vettori aerei israeliani, stanno mettendo in atto il secondo giorno di sciopero contro la decisione del governo di Gerusalemme di approvare l'accordo "Open Skies" con l'Unione europea, che permetterà alle compagnie Ue di incrementare i propri voli da e per Israele per i prossimi cinque anni.
Secondo i sindacati, il conseguente calo del costo dei biglietti aerei danneggerebbe i vettori locali, mettendo a rischio decine di migliaia di posti di lavoro nel Paese. Histadrut, la federazione generale del lavoro israeliana, ha richiesto al primo ministro Benjamin Netanyahu di posticipare la decisione definitiva di un mese, prendendo in considerazione l'impatto negativo dell'accordo per il settore dell'aviazione nel Paese medio-orientale.
Sembra difficile che i termini possano essere modificati, considerando che il ministro dei trasporti Yisrael Katz, il ministro delle finanze Yair Lapid e lo stesso Netanyahu hanno sostenuto che l'accordo "Open Skies" aumenterà la concorrenza nel Paese, riducendo i costi per i viaggiatori.
Histadrut ha comunicato che lo sciopero proseguirà fino a che le autorità israeliane non accetterano di modificare i termini dell'accordo, e la situazione potrebbe peggiorare: i lavoratori dell'aeroporto "Ben Gurion" di Tel Aviv hanno in programma di scioperare nella giornata di martedì 23 aprile 2013, in solidarietà con i dipendenti delle compagnie.
Lunedì l'autorità aeroportuale israeliana ha richiesto al tribunale nazionale del laoro di emettere un ingiunzione per impedire ai lavoratori di scioperare, paralizzando il principale scalo del Paese.
(Avionews, 22 aprile 2013)
Solidarietà alla prof dopo le accuse di antisemitismo
I genitori si schierano dalla parte dell'insegnante: «Un malinteso, mai usate in classe parole sbagliate»
di Michela Zanutto
|
|
Educandato "Uccellis" - Udine |
UDINE - Arriva una pioggia di attestazioni di solidarietà all'Educandato Uccellis per l'insegnante incolpata da una studentessa di antisemitismo, come abbiamo riferito in un recente articolo. Un'accusa tradotta in un esposto alla Procura della Repubblica, «un fatto gravissimo» secondo i genitori dei compagni di classe della ragazzina. E sono stati proprio quei genitori a organizzarsi e consegnare una serie di lettere in cui si difende «l'operato di un'insegnante stimata da tutti». Mamma e papà non esitano a parlare di «calunnia».
L'episodio riferito dalla studentessa risale a qualche tempo fa: in prossimità del giorno della memoria, il 27 gennaio scorso, in classe è stato affrontato il tema della Shoah e delle atrocità dei campi di concentramento. In quel frangente, stando alla denuncia, l'insegnante avrebbe avvallato l'operato dei nazisti. «Si tratta senza ombra di dubbio di un malinteso - spiega una mamma -: i compagni di classe della ragazza ricordano quella serie di lezioni e non sono mai state usate parole sbagliate. Probabilmente si tratta di una battuta male interpretata. Chissà... In ogni caso proprio quell'insegnante è nota nella scuola per la preparazione e sensibilità riguardo al tema della Shoah».
E proprio la prof finita nell'occhio del ciclone è la promotrice di una visita di istruzione alla risiera di San Saba. Una gita che per motivi economici è stata poi cassata dal programma scolastico, ma che - coincidenza - vedrà oggi partire la classe in questione e alcuni insegnanti verso Trieste, a bordo delle auto private di mamme e papà.
«La cosa brutta - continuano i rappresentanti dell'istituto - è che stata infamata un'insegnante fra le migliori all'Uccellis, un'eccellenza espressa anche in termini di sensibilità nei confronti dei ragazzi che hanno problemi. Fa male sentire accusare ingiustamente una persona». E ancora: «Non capiamo perché i genitori non siano venuti a parlare dai rappresentanti per chiedere di indagare con i ragazzi: prima di fare un passo del genere è meglio tentare tutte le vie perché il rischio è rovinare una persona e una professionista. Una denuncia alla Procura non deve essere fatta con leggerezza».
A tratteggiare il profilo dell'insegnante, nei giorni scorsi è stata la stessa dirigente dell'Uccellis, Maria Letizia Burtulo. «Stiamo parlando - ha detto - di un'insegnante che da oltre un decennio si interessa con dedizione e professionalità alla Shoah, organizzando anno dopo anno approfondimenti attraverso la collaborazione costante con l'associazione Italia-Israele, dedicando tempo ed energie a diffondere la cultura della memoria esprimendo senza esitazione un giudizio negativo e una condanna totale nei confronti di quegli episodi».
(Messaggero Veneto, 21 aprile 2013)
Renzo Gattegna al presidente Napolitano: "Apprezzamento e gratitudine per la sua scelta"
Il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, anche a titolo personale, esprime apprezzamento e gratitudine a Giorgio Napolitano come Presidente e come uomo pronto ad anteporre a qualsiasi altra considerazione il bene del paese.
Nella decisione di accogliere la proposta presentatagli da larga parte del mondo politico risulta evidente l'impegno a voler aprire una nuova stagione di unità e coesione che investa non soltanto chi è deputato a rappresentare le istituzioni ma anche la società italiana nella sua globalità e complessità. Occorre superare le divergenze e mettere a fuoco risultati condivisi per raggiungere obiettivi che non è possibile ignorare, soprattutto in tempi difficili prepotentemente segnati da crescente precarietà e disagio tra la popolazione.
Con una decisione sofferta, ma per sua stessa ammissione inevitabile, il Capo dello Stato indica nuovamente la strada del rispetto delle istituzioni e dei valori fondamentali. Gli ebrei italiani saranno al suo fianco con orgoglio e consapevolezza nel perseguimento di queste alte finalità.
(Notiziario Ucei, 21 aprile 2013)
Grillo: quello che fa si chiama sovversione. Perché nessuno interviene?
di Bianca B.
Che Grillo sia una persona con un basso concetto della democrazia lo sapevamo già, ma ieri e oggi ne abbiamo avuto una conferma tangibile. Il Parlamento italiano, fino a prova contraria, è un organismo democratico che rappresenta il voto degli italiani e che delibera per maggioranza. Una decisione del Parlamento italiano presa per maggioranza è quindi una decisione democratica, che piaccia o no.
Grillo invece grida al golpe perché eri il Parlamento italiano non ha votato il suo candidato alla Presidenza della Repubblica, un candidato che a detta di Grillo sarebbe stato votato in rete con un sistema di cui non si sa niente, che nessuno ha controllato, votato da quattro gatti che si arrogano il Diritto di rappresentare tutta l'Italia e tutti gli italiani.
E con la decisone di oggi di indire una manifestazione a Roma Grillo dimostra ancora una volta in più di non aver capito niente del concetto di democrazia. O meglio, forse lo ha anche capito, ma non collima con la sua ideologia che con la democrazia non ha niente a che fare.
Non intendo mettere in discussione le buone idee che arrivano dal Movimento 5 Stelle. Ce ne sono alcune completamente condivisibili, ma non si impongono le proprie idee a tutti gli altri con la forza e fuori da quelli che sono gli organi deputati a farlo.
Le parole "minoranza" e "maggioranza" hanno un senso in una democrazia parlamentare. Può non piacere quello che vota la maggioranza ma non si può pretendere di sovvertire tali decisioni fuori dal Parlamento perché è un atto sovversivo a tutti gli effetti. Come è sovversivo parlare di Golpe mascherato furbescamente dai meccanismi istituzionali. E' una accusa gravissima che sfiora il vilipendio e che potrebbe prefigurare un reato grave.
Oggi Grillo sarà a Roma per protestare contro la decisione presa democraticamente e a maggioranza dal parlamento. Lo può fare, la Costituzione democratica glielo permette. Quello che non gli è permesso è fomentare odio nel tentativo di sfasciare la Repubblica e il Parlamento. E se nessuna Istituzione di garanzia interviene ci sarebbe di che meravigliarsi perché, a mio avviso, questa è sovversione.
(Rights Reporter, 21 aprile 2013)
Tranquilli, a Roma Grillo non è arrivato. E' noto che in Italia le rivoluzioni si fanno soltanto con il permesso della Questura. Qualcuno gli avrà fatto notare che per la sua manifestazione lui non aveva la licenza, e quindi lui rinviato la rivoluzione ad altra occasione. Del resto, Grillo non è un politico, Grillo è un artista dannunziano: a lui piacciono i gesti, lui è un creatore di fantasmagorici effetti popolari, lui "vuol vedere l'effetto che fa". E quando gli riesce, se ne compiace soddisfatto. Tutto il resto è routine che a lui non interessa. Il problema non è Grillo, ma le gravi circostanze politiche che l'hanno portato alla ribalta, insieme a tutti quelli che lo prendono seriamente in considerazione. Rispetto al male che affligge oggi l'Italia Grillo non è terapia, e neppure diagnosi: è puro sintomo. M.C.
Ancora razzo sul Neghev da Gaza
Prosegue lo stillicidio degli attacchi da Gaza verso il Neghev israeliano: la scorsa notte, riferiscono fonti locali, almeno un razzo è stato sparato dalla Striscia verso un insediamento ebraico vicino, dove è esploso senza provocare vittime né danni. Fonti locali precisano che le esplosioni sono state due.
L'attacco della scorsa notte non è stato ancora rivendicato. Nei giorni scorsi il lancio di razzi verso Israele era stato attribuito a miliziani salafiti, attivi nel Sinai egiziano e a Gaza. Nella Striscia Hamas cerca di arginare le attività dei salafiti e nei giorni scorsi ha compiuto diversi arresti.
Dal canto suo, il premier israeliano Benyamin Netanyahu ha detto che non è disposto ad accettare supinamente simili attacchi. "Israele farà pagare un prezzo pesante" per simili azioni.
(ticinonews, 21 aprile 2013)
Chuck Hagel in israele
GERUSALEMME, 21 apr - Il segretario statunitense alla difesa Chuck Hagel e' giunto in Israele per una visita di due giorni durante la quale sara' ricevuto dai dirigenti del Paese, fra cui il Capo dello Stato ed il premier Benyamin Netanyahu. Durante il volo ha detto ai giornalisti al seguito che le nuove forniture di armi che gli Stati Uniti si accingono a garantire ad Israele ''rappresentano un segnale chiaro'' nei confronti dell'Iran. Lo ha riferito radio Gerusalemme.
(ANSA, 21 aprile 2013)
Sciopero per i "Cieli aperti" nell'aeroporto di Tel Aviv
TEL AVIV, 21 apr - I sindacati delle compagnie aeree israeliane El Al, Arkia e Israir hanno intrapreso da stamane uno sciopero ad oltranza per protestare contro l'intenzione del governo di approvare l'accordo con l'Ue detto 'Cieli aperti', che liberalizza i voli tra Europa ed Israele. Stamane il governo israeliano e' chiamato ad esprimersi sull'accordo. Ma la stampa ha rivelato che esso potrebbe avere ripercussioni gravi per le compagnie aeree israeliane: in particolare, la El Al rischierebbe la chiusura.
(ANSA, 21 aprile 2013)
Durnwalder a Haifa e Gerusalemme: autonomia e minoranze
Con le tappe di Haifa e Gerusalemme si è conclusa oggi la visita del presidente della Provincia Luis Durnwalder in Israele
GERUSALEMME , 19 apr - Negli ultimi due giorni della permanenza in Israele il presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Durnwalder, ha raccontato all'università di Haifa l'esperienza dell'autonomia altoatesina, a seguire ha partecipato a Gerusalemme a una tavola rotonda con i ricercatori del Truman Institute for the Advancement of Peace (università ebraica della capitale) in cui si è discusso di tutela delle minoranze e rapporti con la maggioranza nazionale, anche in riferimento alla minoranza araba nello Stato ebraico, il 20% della popolazione complessiva.
Nei vari incontri, presenti anche parlamentari della Knesseth, Durnwalder ha illustrato a ebrei israeliani e ad arabi israeliani il cammino della convivenza in Alto Adige: la proporzionale nel pubblico impiego e nelle rappresentanze istituzionali, le garanzie nell'uso della lingua, l'organizzazione scolastica, la promozione della cultura, l'autonomia finanziaria e amministrativa.
«Con la buona volontà e il dialogo abbiamo superato le divergenze - ha sottolineato tra l'altro il Presidente - e raggiunto un'autonomia molto ampia che ci consente di garantire una politica modellata sulle esigenze di tutti i tre gruppi linguistici.»
Gli interlocutori hanno ricordato che la problematica in Medio Oriente è complessa e che le buone pratiche di altre realtà possono aiutare.
«In tal senso - ha osservato Durnwalder - l'Alto Adige è un elemento di speranza e dimostra che ai problemi delle minoranze può essere trovata una soluzione. Anche per questo gli scambi tra Alto Adige e Israele proseguiranno.»
Le giornate in Israele si sono concluse con l'incontro nella residenza dell'ambasciatore italiano a Gerusalemme Francesco Talò.
Della delegazione altoatesina hanno fatto parte tra gli altri il presidente dell'Eurac Werner Stuflesser e Alberto Stenico di CIPMO Alto Adige (Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente), Heiner Nicolussi Leck del Comitato tecnico provinciale cooperazione allo sviluppo e alcuni esponenti dell'economia altoatesina.
La delegazione con il presidente Durnwalder rientra in tarda serata in Alto Adige.
(l'Adigetto, 20 aprile 2013)
A Viterbo la mostra ''La Bibbia, libro di vita e cultura''
VITERBO - ''La Bibbia, libro di vita e di cultura'': questo il titolo della mostra allestita nella sala Alessandro IV del Palazzo dei Papi, che sarà inaugurata questa mattina, alle 11 dal vescovo Lino Fumagalli. L'esposizione, unica nel suo genere, Michele, racchiude elementi a carattere storico, artistico e letterario.
Suddivisi in venti sezioni, in mostra vi sono manoscritti in ebraico e aramaico, la cui identificazione ed esposizione è stata curata da Agnes Linder, docente di Sacra scrittura all'Istituto teologico San Pietro di Viterbo. La mostra avrà anche un percorso iconografico sulle fasi salienti dell'arte dei grandi maestri del XV secoli.
Oggi e domani sarà inoltre possibile ascoltare le spiegazioni di manoscritti e rotoli sinagogali in ebraico e aramaico. In programma infine la presentazione di un filmato dell'identificazione del Commentario di Rashi, dei rotoli sinagogali dell'800, gli incunaboli (libri stampati fino al 1501), le bibbie poliglotte, esegesi medievale, la bibbia nei primi decenni del '500.
Ecco la descrizione che ne fa monsignor Gianfranco Ravasi. ''Questa mostra è uno straordinario strumento di conoscenza dell'orizzonte delle scritture attraverso tre itinerari principali che s'intrecciano tra loro in armonia. C'è il fondamentale percorso storico che evidenzia la vicenda dell'Incarnazione già iniziata nella Prima Alleanza; c'è poi il prezioso itinerario bibliografico che attesta la qualità di 'religione del Libro', propria anche della fede ebraico-cristiana. Infine, l'affascinante viaggio iconografico nella vicenda biblica, una storia di eventi salvifici che ha ininterrottamente generato arte e devozione, meditazione e crativitaà. La mostra ritrova così il trittico dell'esperienza biblica: Parola-Libro-Immagine, realtà immerse nella storia e nel mistero, in Dio e nell'uomo, nella vita e nella gloria''.
(Viterbo News24, 20 aprile 2013)
Israele a doppia cifra: arrivi italiani a più 12 per cento
Il 2012 ha fatto segnare un nuovo record per l'inbound in Israele. Il Paese ha infatti archiviato l'anno con un totale di 3,5 milioni di visitatori, pari al 4 per cento in più rispetto al 2011.
Ancora più soddisfacente il bilancio del mercato italiano, che ha riportato un incremento di 12 punti percentuali arrivando alla quota di 170mila visitatori. Di questi 20mila sono giunti dalla sola Campania, dei quali il 70 per cento è stato spinto a visitare il Paese da motivazioni religiose.
"Anche per questi primi tre mesi il trend risulta positivo - sottolinea Tzvi Lotan, direttore dell'Ufficio del Turismo Israeliano (nella foto) - e il particolare più interessante e incoraggiante è che sta aumentando sempre di più la porzione di turisti che viaggiano in Israele non solo per motivi religiosi, ma anche per interessi storici, culturali, artistici e sportivi".
(TTG, 19 aprile 2013)
Apre a Varsavia il Museo della Storia degli Ebrei in Polonia
Dopo 15 anni d'attesa apre il Museo della Storia degli Ebrei in Polonia
Domani il Museo della Storia degli Ebrei in Polonia (Muzeum Historii ?ydów Polskich) costruito davanti al monumento degli Eroi del Ghetto, nel quartiere Muranów di Varsavia, apre le sue porte a tutti gli interessati che vorranno vedere da vicino questo magnifico palazzo. Disposto su 12 mila metri quadri si trovano varie sale di proiezioni e vari laboratori, un cinema e una sala da concerto. La prima mostra sarà inaugurata all'inizio del 2014, visto che nel piano seminterrato del museo almeno fino a gennaio 2014 continueranno i lavori di installazione della mostra. Questo non significa che il museo sarà chiuso o rimarrà poco attivo fino al prossimo anno, visto che i proprietari della struttura hanno già previsto una "piccola apertura" per il prossimo fine settimana, momento nel quale tutti i visitatori potranno godere di vari concerti, incontri, proiezioni di film e altro ancora, come ad esempio la proiezione del documentario sulla rivolta del ghetto intitolato "Rotem" con la regia di Agnieszka Arnold. Il portavoce del museo Piotr Kossobudzki ci informa che il museo dispone dello spazio universale ideale per organizzare eventi culturali e artistici, conferenze e congressi, aggiungendo che "è anche pronto il Centro Educativo", con quattro sale attrezzate per condurre dei laboratori, dove si terranno soprattutto delle lezioni per le scuole. Il Museo sarà aperto dopo quindici anni dalla sua ideazione dall'Associazione dell'Istituto Storico Ebraico. Nel 2005 l'architetto finlandese Rainer Mahlamäki ha vinto il concorso per il miglior progetto del museo, mentre nel 2006 il Ministero della Cultura e del Patrimonio Nazionale e le autorità di Varsavia e i designer hanno firmato un accordo per iniziare i primi lavori di costruzione. Così nel giugno 2007, alla presenza del presidente Lech Kaczynski e dell'ex presidente tedesco Richard von Weizsaecker si è tenuta la posa cerimoniale dell'atto di fondazione. Maggiori informazioni sul museo e sugli eventi organizzati al suo interno possono essere trovati sul sito web www.jewishmuseum.org.pl.
(www.poloniaoggi.pl)
(Gazzetta Italia, 20 aprile 2013)
Escalation salafita a Gaza. Hamas frena
di Sami al-Ajrami e Aldo Baquis
GAZA/GERUSALEMME - Incuranti delle considerazioni di sicurezza dell'Egitto e di Hamas, miliziani salafiti filo al-Qaeda hanno lanciato negli ultimi due giorni altrettanti attacchi contro Israele, nel proclamato tentativo di innescare un'escalation. Giovedi' dal Sinai egiziano hanno sparato almeno due razzi Grad sulla localita' turistica di Eilat (Mar Rosso) e la scorsa notte altri due razzi sul Neghev occidentale. Le esplosioni non hanno provocato vittime.
L'attacco contro Eilat (indicata in un comunicato con il nome arabo originale di Um Rashrash) era stato rivendicato ieri a Gaza dalla milizia salafita 'Majlis Shura al-Mijahedin'. Questa aveva perorato una volta di piu' una 'jihad' (guerra santa) ad oltranza contro Israele. Poco dopo dalla Striscia sono partiti altri razzi verso Israele.
La reazione di Hamas e' stata di basso profilo, eppure energica. Fonti informate affermano che fra i miliziani salafiti sono stati compiuti diversi arresti. Nelle strade di Gaza e lungo le linee di demarcazione con Israele e' stata inoltre notata oggi una accentuata presenza di agenti di sicurezza e di membri del braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam.
La spinta in avanti dei salafiti e' fonte di preoccupazione per i responsabili alla sicurezza egiziani nel Sinai e anche per i dirigenti di Hamas: ancora a novembre questi ultimi hanno concordato una sospensione della ostilita' con Israele, in seguito alla Operazione Colonna di nuvola. Da un lato vi e' dunque la necessita' di mantenere la stabilita'; dall'altro pero' la preoccupazione di essere tacciati dagli integralisti islamici come ''collaborazionisti del nemico''.
Hamas preferisce allora agire nell'ombra. I salafiti arrestati nelle settimane scorse - denunciano i loro familiari e anche organizzazioni impegnate nella difesa dei diritti civili - sarebbero trattati molto ruvidamente durante gli interrogatori.
I loro avvocati non possono contattarli. Di conseguenza, secondo i familiari, i reclusi avrebbero indetto uno sciopero della fame. La settimana scorsa donne salafite hanno cercato di protestare nel centro di Gaza, ma sono state disperse con la forza.
Circa i legami operativi fra i gruppi salafiti del Sinai e di Gaza i pareri discordano. I servizi israeliani ed egiziani sono persuasi che siano piuttosto stretti. Ma a Gaza Hamas afferma con insistenza che si tratta di realta' totalmente distinte.
Nel periodo dicembre-febbraio - afferma lo Shin Bet (sicurezza interna israeliana) - la linea di demarcazione con Gaza e' stata tranquilla. Ma a fine marzo, in concomitanza con la visita in Israele del presidente americano Barack Obama, sono stati sparati da Gaza 14 razzi. Poi si sono avuti lanci sporadici di colpi di mortaio ed ordigni deposti lungo i reticolati. Nella zona si e' creato un equilibrio precario, che potrebbe alterarsi all'improvviso se un ulteriore attacco palestinese provocasse malauguratamente vittime civili in Israele. (ANSAmed).
(ANSAmed, 19 aprile 2013)
Il Mossad cerca gli 007 in rete. "Servono agenti audaci e intelligenti"
Il Mossad, il servizio segreto israeliano, ha lanciato sul web una campagna alla ricerca di uomini e donne "audaci e intelligenti" per ampliare il suo parco di 007. L'iniziativa e' stata denominata "Con nemici come questi, abbiamo bisogno di amici" e si appella al desiderio di provare emozioni dei potenziali candidati. Si tratta di una sessantina di messaggi riguardanti incarichi diversi, ed e' possibile presentare candidature ad un massimo di tre offerte di lavoro.
"Sei hai valore, intelligenza e abilita' mentale puoi realizzare il sogno di compiere una missione nazionale e personale", si legge nell'annuncio del Mossad, che cerca persone con doti carismatiche di leadership e "capacita' di mobilitare e affascinare la gente" e che ricorda molto un'analoga campagna fatta nel 2007 sia dal governo italiano che dall'Mi6 britannico. "Per chi si considera un creativo, un amante delle sfide, per chi sogna avventure con grandi rischi all'estero e non ha problemi ad affrontare una vita dinamica e poco di routine", l'offerta dei servizi di intelligence "e' una opportunita' di pensare ad una ridefinizione professionale", si legge sui quotidiani locali.
(affaritaliani.it, 19 aprile 2013)
Preoccupazioni per i lavori di Hamas nell'antico porto di Anthedon
GAZA, 19 apr - Destano preoccupazione nell'Unesco e fra alcuni esponenti della Striscia di Gaza lavori edili intrapresi nei giorni scorsi per conto del braccio armato di Hamas in un tratto di costa presso Gaza City dove si trovano i resti dello storico porto di Anthedon. Fonti locali riferiscono che in quella zona si vedono all'opera diversi bulldozer: cosa che fa temere per la sorte dei reperti archeologici che potrebbero trovarsi nelle viscere della terra.
Vecchio di tremila anni, Anthedon era all'epoca uno dei porti principali affacciati sul bacino orientale del Mediterraneo.
Nella zona di interesse archeologico si trovano mosaici e colonne dell'epoca romana e bizantina.
Secondo il sito web al-Monitor, il braccio armato di Hamas, Brigate Ezzedin al-Qassam, ha intrapreso lavori di sbancamento per costruire in quell'area una nuova installazione militare. Un dirigente del ministero del turismo di Hamas ha replicato che i lavori si svolgono in un'area ristretta e avranno breve durata. In ogni caso, ha assicurato, si avra' cura di non danneggiare reperti che potrebbero trovarsi ancora sotto terra.
Ma queste parole non sono state bastate a placare le apprensioni e alcuni attivisti hanno chiesto l'intervento del premier di Hamas Ismail Haniyeh e dell'Unesco affinche' nella zona dell'antico porto non siano fatti danni irreperabili.
(ANSAmed, 19 aprile 2013)
Biotech, asse Italia-Israele. I progetti entro il 2 maggio
Progetti congiunti ad alta tecnologia tra imprese israeliane e aziende, università e centri di ricerca italiani: c'è tempo fino al prossimo 2 maggio per accedere ai contributi messi a disposizioni dal Miur. Il ministero di Francesco Profumo finanzia idee innovative all'interno di dieci settori hi-tech: medicina, salute pubblica e organizzazione ospedaliera; biotecnologie; agricoltura e scienze dell'alimentazione; nuove fonti di energia, alternative al petrolio e sfruttamento delle risorse naturali; applicazioni dell'informatica nella formazione e nella ricerca scientifica; ambiente, trattamento delle acque; comunicazioni; innovazioni dei processi produttivi; spazio; tecnologie dell'informazione, comunicazioni di dati, software. I progetti approvati dalle Autorità italiane ed israeliane, e che risulteranno vincitori della gara, verranno finanziati da entrambe le Parti contraenti l'accordo. Per concorrere al bando il partner israeliano dovrà essere obbligatoriamente un soggetto industriale (impresa) che può essere assistito tecnologicamente e scientificamente da un soggetto non industriale (università, centro di ricerca). Il partner italiano potrà invece essere sia un'impresa sia un soggetto non industriale. Atenei e centri di ricerca dovranno però obbligatoriamente essere affiancati da un'impresa.
(Il Denato, 19 aprile 2013)
Ancora razzi da Gaza sul Neghev
Desta preoccupazione in Israele il lancio, avvenuto la scorsa notte da Gaza, di due razzi palestinesi che sono esplosi nel Neghev occidentale, senza peraltro provocare vittime. Si tratta del secondo attacco contro Israele in 48 ore, essendo giunto all'indomani del lancio di almeno due razzi Grad dal Sinai egiziano verso la localita' turistica di Eilat, sul mar Rosso.
Gia' ieri da Gaza un esponente della milizia salafita 'Majlis Shura al-Mijahedin', Abu al-Eina al-Ansari, aveva rivendicato la paternita' del proprio gruppo per l'attacco sferrato contro Eilat. Aveva aggiunto che i salafiti sono determinati a condurre contro Israele una 'jihad' (guerra santa) ad oltranza e aveva avvertito che essi non si sentono vincolati dalla sospensione delle ostilita' concordata nel novembre scorso al termine della operazione israeliana Colonna di Nuvola.
Poche ore dopo queste dichiarazioni da Gaza sono partiti i due razzi verso il Neghev israeliano. Per cui, affermano osservatori a Gaza, e' possibile che - anche se finora non si sono avute rivendicazioni precise - questo attacco sia stato pure opera dei salafiti.
(ANSA, 19 aprile 2013)
Settantanni fa la rivolta del ghetto di Varsavia
Da ieri a Varsavia le celebrazioni per ricordare la rivolta del ghetto ebraico. Settanta anni fa, il 19 aprile 1943, un migliaio di ebrei della capitale polacca andarono incontro alla morte, combattendo a difesa della propria dignità contro i nazisti che avevano isolato con un muro i quartieri ebraici della città. La reazione tedesca in un mese causò la morte di oltre 56 mila persone, mentre i superstiti vennero deportati. Alle ore 10 in punto suoneranno le sirene e le campane, come predisposto dall'arcivescovo Kazimierz Nycz.
Sentiamo il giornalista polacco Marek Lehnert, intervistato da Giancarlo La Vella: | | |