Notizie su Israele 23 - 8 luglio 2001


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O Dio, non restare silenzioso! Non rimanere impassibile e inerte, o Dio! Poiché, ecco, i tuoi nemici si agitano, i tuoi avversari alzano la testa. Tramano insidie contro il tuo popolo e congiurano contro quelli che tu proteggi. Dicono: «Venite, distruggiamoli come nazione e il nome d'Israele non sia più ricordato!»

(Salmo 83.1-4)


IL "PROCESSO DI PACE" DISTRUGGE ISRAELE


Un veterano del movimento per la pace cambia opinione

TEL AVIV - Una parte degli intellettuali di sinistra in Israele sembra che cominci a capire che la scelta di Arafat come partner per la pace sia una scelta sbagliata.
 Questo sembra venir fuori da una recente intervista che Haim Shur, esponente intellettuale di punta e veterano dell'area pacifista e della sinistra politica israeliana, ha dato al quotidiano di Tel Aviv "Ma´ariv".
 Shur ha detto che i Palestinesi hanno ingannato e manipolato l'area pacifista israeliana. A lui adesso è chiaro che l'intero "processo di pace" è soltanto un piano palestinese che ha come obiettivo la distruzione di Israele per gradi.
 La sinistra politica - così ha proseguito Shur - ha indotto in errore l'opinione pubblica israeliana. Ha desiderato così tanto la pace da arrivare alla fine a scambiare il desiderio con la realtà. Quanto a lui, non vede più nessuna possibilità di pace nel prossimo futuro.
 Questo ha detto letteralmente il settantacinquenne attivista per la pace: "I Palestinesi hanno ingannato me personalmente e tutta la sinistra israeliana. Ci hanno imbrogliati, ci hanno presi per il naso, manovrati e manipolati. Io personalmente non glielo perdonerò mai." I Palestinesi "non sono ancora maturi per la pace". E' un suo preciso dovere, come uomo di sinistra, prendere atto di questa realtà.
 Guardando indietro, Shur ritiene che sia stato un errore il fatto che in America e presso gli Ebrei americani siano state aperte le porte all'OLP. A questo successo l'OLP non sarebbe arrivato senza il sostegno israeliano. Anche questo è una parte del piano palestinese di annientare Israele per gradi.
 Shur manifesta la sua disillusione con l'esempio del Ministro palestinese per la Collaborazione Internazionale, Nabil Sha´ath: "Era il mio migliore amico in America, dopo i miei discorsi sulla pace mi abbracciava e mi baciava - ma le sue parole non avevano nessun valore. Non pensava quello che diceva. Quello che pensava veramente Sha´ath lo ha spiegato a Gaza davanti ad ascoltatori arabi: il piano palestinese prevede che si vada avanti a bocconcini, fino al raggiungimento dell'obiettivo finale, che è la conquista di tutto lo Stato d'Israele.
 Sottolineando il suo obbligo verso la verità, al giornale Shur ha detto: "Mi rende furioso vedere che i miei amici di partito [il Partito del Lavoro], anche quelli della giovane generazione, vanno a Gaza e stringono la mano di Yasser Arafat, che alla fine è uno spregiudicato mentitore e un autentico assassino." Quanto a lui, Shur, aveva cercato di stringere la pace con un nemico, ma solo a condizione che anche lui fosse disposto.
 Haim Shur è stato editore del quotidiano "Al Ha´mishar" del Partito Socialista di Israele (Mapam) e della rivista in lingua inglese "New Outlook" della sinistra israeliana, che chiedeva di avere un dialogo con l'OLP e già negli anni '80, molto prima degli altri, aveva richiesto la costituizione di uno Stato palestinese indipendente.

(Israelnetz.de, 05.05.01)



L'AMBIGUO RUOLO DELL'EUROPA


Da un'analisi di Herb Keinon

 L'ambasciatore americano in Israele Martin Indyk, in un'intervista rilasciata a fine mandato al Jerusalem Post, dice che il presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat prende una vera decisione solo quando si sente incastrato, cioe' solo quando tutte le altre strade gli sono precluse. E' la stessa valutazione che ha fatto in questi giorni un alto consigliere dell'ufficio del primo ministro israeliano, secondo il quale Arafat spegnera' le fiamme delle violenze solo quando avra' la sensazione di non poter fare altrimenti, cioe' solo quando avra' la sensazione che, non facendolo, perderebbe tutto l'appoggio di cui gode nella comunita' internazionale.
 Questo e' il motivo per cui Arafat si e' deciso ad agire con qualche determinazione soltanto dopo l'attentato alla discoteca di Tel Aviv, annunciando una specie di cessate il fuoco: perche' aveva capito che era sul punto di perdere tutta la simpatia internazionale, e di ricevere un duro colpo da Israele. E' la stessa logica per cui si decise ad arrestare alcuni terroristi di Hamas e Jihad Islamica nell'inverno/primavera del 1996, quando apparve chiaro che, se non agiva per porre termine all'ondata di attentati sugli autobus israeliani, l'allora primo ministro israeliano Shimon Peres lo avrebbe buttato fuori da Gaza. Ed e' sempre per la stessa logica per cui si imbarco' nel processo di pace di Oslo nel 1993, dopo essere diventato una specie di paria internazionale per aver preso le parti di Saddam Hussein nella guerra del Golfo.
 Arafat fa la scelta "giusta" solo quando si trova con le spalle al muro, se non altro perche' non ha altra scelta. Il fatto che le violenze palestinesi continuano e' la prova che Arafat non si sente ancora con le spalle al muro. Anzi, secondo il governo israeliano Arafat ha la netta sensazione che le pressioni dell'Europa su di lui stiano svanendo e che l'Unione Europa sia sempre piu' incline a considerare come accettabile un certo grado di violenza palestinese.
 Dopo l'attentato alla discoteca di Tel Aviv, Arafat e' riuscito a mantenere il livello di violenza palestinese appena sotto il livello di guardia. Vale a dire: abbastanza per logorare Israele, ma non abbastanza per suscitare l'attenzione della comunita' internazionale e ritorcersi contro di lui. Inoltre, prendendo di mira prevalentemente ebrei che vivono nei territori - una comunita' che non riscuote molta simpatia in Europa - svigorisce ulteriormente lo sdegno degli europei per agguati e uccisioni.
 L'obiettivo di Sharon nella sua visita in Europa, dunque, era quello di cercare di convincere gli europei che bisogna tenere il fiato sul collo ad Arafat, cioe' che e' assolutamente necessario continuare a premere su di lui come se l'attentato alla discoteca fosse avvenuto solo ieri. Sharon aveva il difficile compito di convincere francesi e tedeschi che non si puo' procedere con le varie fasi previste dal piano Mitchell finche' non c'e' vera fine delle violenze. Ma sembra che gli europei pensino esattamente il contrario: che bisogna procedere, anche se le violenze non sono cessate. Sharon sta cercando di ottenere un ritorno alla calma attraverso una combinazione di minacce di fare ricorso alla forza, da una parte, e di pressione internazionale su Arafat dall'altra. Ma se torna a casa con la convinzione che gli europei non hanno alcuna intenzione di esercitare questa pressione, si ritrovera' con la sola opzione di fare ricorso a un uso massiccio della forza. E cosi' l'Europa, che dice di voler stabilizzare la regione, paradossalmente avra' invece favorito una drammatica escalation del conflitto.

(Jerusalem Post, 6.07.01 )


LA SIRIA OSPITERA' CHI NEGA LA STORICITA' DELL'OLOCAUSTO


DAMASCO - Un gruppo di persone che negano l'esistenza dell'olocausto nazista progetta un incontro internazionale nella capitale della Siria. L'annuncio è apparso sul quotidiano "Die Rheinpfalz" del 5 luglio scorso, richiamandosi a fonti del Medioriente.
 Il capo di Stato siriano, Basher al Assad, nonostante gli avvertimenti del suo Ministro degli Esteri ha approvato il progetto di un "negatore dell'olocausto" francese di invitare i nemici degli Ebrei di tutto il mondo ad una "Conferenza".
 Il Ministro degli Esteri aveva espresso il timore che questa manifestazione potesse danneggiare il prestigio internazionale della Siria. Assad ha comunque disposto che la Conferenza "non sia aperta a tutto il pubblico, ma soltanto a professori universitari".
 L'iniziativa dell'incontro razzista parte dallo scrittore e filosofo francese Roger Garaudy (90 anni). Secondo il giornale, il filosofo, che una volta era un ateo comunista e adesso è uno "zelante musulmano", in Siria è una "nota personalità" e ha buoni contatti con membri di alto livello del regime.
 Nel suo libro "I miti fondamentali della politica israeliana", pubblicato nel 1995, Garaudy ha contestato l'esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento nazisti e ha messo in dubbio la veridicità dei testimoni del tempo. A Parigi, nel 1998, il comunista "pentito" era stato anche condannato per diffamazione razzista e incitamento all'odio razziale ad una pena pecuniaria di 160.000 franchi. Sembra che il governo siriano abbia contribuito di nascosto a pagare la maggior parte della somma richiesta e abbia raccolto altri fondi per il "lavoro di ricerca" di Garaudy.
 Sotto una forte pressione internazionale, il governo libanese aveva disdetto un altro incontro di negatori dell'olocausto indetto a Beirut nei giorni dal 31 marzo al 3 aprile scorso. E poco tempo dopo un'analoga conferenza è stata organizzata e poi rimandata dall'Associazione degli scrittori giordani.

(Israelnetz.de)


L'OBIETTIVO DELL'INTIFADA


          "The goal of the current intifada is a Palestinian state, but afterwards, there will be even greater things for which to strive."  So says Tanzim leader Marwan Bargouti in an interview with the weekly New Yorker, explaining, "There is no room for more than one state between the Jordan River and the Mediterranean."  Israeli security forces attribute most of the serious terrorist attacks of the past few days to Bargouti and the Tanzim. (Arutz 7, July 3, 2001)

          PRAYER FOCUS:  Arafat and his cadre have never stopped telling the world exactly what they plan.  Pray that the world will begin to understand that they mean what they say - they plan to have a Palestinian State in all of the area that is now Israel and the Palestinian autonomous areas.           
          SCRIPTURE:  "This is what the Sovereign Lord says: The enemy says of you, 'Aha! The ancient heights have become our possession.' Therefore prophesy and say, 'This is what the Sovereign Lord says:In My burning zeal I have spoken against the rest of the nations, and against all Edom, for with glee and with malice in their hearts they made My land their own possession so that they might plunder its pastureland' (Ezek. 36;2,5).

(Bridges for Peace, 06.07.017)



LIBRI

Robert Währer, "Israel - Ärgernis, Geheimnis, Herausforderung", Echad-Verlag, CH-8634 Hombrechtikon


INDIRIZZI INTERNET


The Holocaust Encyclopedia
http://www.jewish.com/store/product26.html