Notizie su Israele 38 - 1 settembre 2001


<- precedente   seguente ->                                                                                               indice

Pregate per la pace di Gerusalemme! Quelli che ti amano vivano tranquilli. Ci sia pace all'interno delle tue mura e tranquillità nei tuoi palazzi! Per amore dei miei fratelli e dei miei amici, io dirò: «La pace sia dentro di te!» Per amore della casa del SIGNORE, del nostro Dio, io cercherò il tuo bene.

(Salmo 122.6-9)



Anche questo foglio consiste di un solo articolo. Chi segue i fatti di Israele con la mente attenta a comprendere i "segni dei tempi" ne capirà l'importanza. Essendo un invito alla preghiera, sarebbe utile diffonderlo il più possibile. Grazie.

M.C.


LA MIGLIORE DIFESA DI ISRAELE: LA PREGHIERA.


Io t'invoco, perché tu m'esaudisci, o Dio; inclina verso di me il tuo orecchio, ascolta le mie parole! Mostrami le meraviglie della tua bontà, o tu che con la tua destra salvi chi cerca un rifugio al riparo dai suoi avversari.

(Salmo 17.6-7)

    Nella società politica e militare di  Israele si discute su quello che si deve fare per ottenere nello stesso tempo sicurezza per Israele e pace con la popolazione palestinese. I "falchi" puntano sulla forza militare, le "colombe" sulle trattative e sulla disponibilità al compromesso da entrambe le parti. Ma i fatti degli ultimi giorni disorientano entrambi i gruppi. Alcuni Israeliani stanno seriamente prendendo in considerazione l'idea di lasciare il paese. Altri dicono: "Non c'è nessun altro paese dove posso andare. Ma come sarà il mio futuro in Israele?" La disperazione cresce. Tra gli immigrati russi circola un umorismo nero:

    "Come si preparano gli ottimisti, i pessimisti e i realisti al loro futuro in Israele?"
    "L'ottimista impara l'ebraico, il pessimista impara l'arabo e il realista impara a nuotare."

    In che modo possiamo aiutare Israele? Che consigli possiamo dare al Popolo del Patto nel mezzo di attacchi e aggressioni verso gli Ebrei di Gerusalemme, della Giudea, della Samaria o di altre parti?
    Michael Freund ha una risposta per il suo popolo. Il giornalista e consigliere politico dell'ex Primo Ministro Benjamin Netanjahu ricorda a Israele, sul "Jerusalem Post" di mercoledì scorso, la sua più forte arma di difesa: la preghiera al Dio di Israele.
    Qui di seguito la traduzione del suo articolo

--------------------------------------


LA MIGLIORE DIFESA

Articolo di Michael Freund
dal Jerusalem Post, 29 agosto 2001

    Le notizie sembrano non concederci tregua. Ogni ora ci porta un nuovo attacco, una nuova vittima, altre lacrime e altro spargimento di sangue. Dipendiamo dalla radio come alcolisti dalla bottiglia, inebetiti per le impressioni che ne riceviamo e tuttavia incapaci di liberarci dal suo inesorabile influsso.
    Ogni giorno che passa sembra crescere il pericolo a cui Israele è esposto - e con esso la nostra disperazione. Tutti vorremmo aiutare, tutti vorremmo fare qualcosa per il nostro popolo in quest'ora critica. E tuttavia non abbiamo la minima idea di quello che potremmo o dovremmo fare.
    La solita lista delle attività pro-Israele: contatti con i politici, lotta contro le prevenzioni dei media e anche il sostegno in denaro, sembra che ormai non serva più a niente. Persone muoiono sulle strade, vengono uccise quando vanno al lavoro o saltano in aria nella pizzeria dietro l'angolo. Ma ci deve ancora essere qualcosa. Qualcosa che ciascuno di noi può fare e che può cambiare la situazione, indipendentemente da chi siamo e da dove siamo.
    Sì, qualcosa c'è! Comunque tu ti definisca, ebreo o cristiano, credente o scettico, la chiave per la vittoria di Israele potrebbe essere nelle tue mani o, per meglio dire, nelle mani del tuo cuore. La migliore difesa di Israele è la forza della preghiera, ed è venuto il tempo di adoperare quest'arma con tutta la nostra forza e decisione.
    Ad orecchie moderne questo può suonare arcaico e troppo semplice. Ma negli ultimi anni le soluzioni moderne ci hanno miseramente piantato in asso, la diplomazia e le strategie politiche ci hanno portato sull'orlo dell'abisso. Nonostante la nostra tecnica avanzata e il nostro valore militare, Israele sembra incapace di uscire dall'attuale vicolo cieco. Forse adesso è arrivato il momento di mettere da parte cinismo e riserve, e fare quello che da sempre hanno fatto gli uomini che si trovano in pericolo: rivolgersi al Padre che è nel cielo e invocare aiuto.
    Adesso i Palestinesi hanno pubblicamente dichiarato che d'ora in poi noi Ebrei siamo tutti potenziali bersagli. Il "Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina" (PFLP), il cui capo è stato ucciso da Israele questa settimana, ha avvisato: "Le fiamme adesso arriveranno a tutti i Sionisti e dappertutto" (Ma'ariv, 28.08.2001).  In sostanza questo significa che tutti noi che sosteniamo Israele diventiamo soldati in lotta per la salvezza dello Stato ebraico. E poiché in trincea non ci sono atei, anche in questa guerra non ci dovrebbero essere labbra che restano mute.
    Israele deve far partire una campagna internazionale, un'operazione "Scudo di Davide" che metta insieme Ebrei, Cristiani e altri per pregare per il bene del paese. Il libro dei Salmi, che è stato scritto dal Re Davide, è stato sempre una delle armi più efficaci nell'arsenale spirituale di Israele. E' venuto il momento di rispolverare questo potente attrezzo e di far risuonare in tutto il mondo le sue parole di consolazione e di sostegno.
    Nelle sinagoghe, nelle chiese e nei culti si dovrebbero leggere regolarmente dei salmi per la causa di Israele, fino ad arrivare al punto culminante di una "Giornata Internazionale di Preghiera" davanti al Muro del Pianto in Gerusalemme. Decine o centinaia di migliaia di voci che si innalzano in tutto il mondo nello stesso tempo provocherebbero una risonanza non solo nei centri del potere di Washington, Mosca e di altri posti, ma anche, il che è più importante, nel cielo.
    Al contrario di altre attività, la preghiera è qualcosa che ognuno di noi può fare. Non costa soldi, non richiede molto tempo e a ciascuno è consentito di esprimersi in modo individuale e del tutto personale. E la preghiera ha la forza di unirci - anche se soltanto per un momento - in una edificante e significativa esperienza che va oltre i nostri limiti personali e ci lega gli uni agli altri come intercessori per la causa di Israele.
    Senza dubbio ci saranno dei critici che derideranno questa idea, sostenendo forse che questo è soltanto un segno di debolezza o addirittura di disperazione. Ma quando un popolo si trova con le spalle al muro (o, come in questo caso, al Mediterraneo), nessuna proposta dovrebbe essere respinta troppo in fretta.
    Il fatto è questo: negli anni passati abbiamo dato una chance alla politica, ed ha fallito. Adesso è venuto il momento di dare una chance a Dio. Perché Dio, al contrario dei politici, mantiene la Sua parola.


(ICEJ-Nachrichten - Direkt aus Jerusalem, 31.08.01)


INDIRIZZI INTERNET


Ebrei messianici
http://www.kerenyeshua.org/