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Notizie ottobre 2010

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Una kippah oltre il pregiudizio

di Matteo Battistella

MILANO - Trasformare il pre-giudizo in giudizio. Questo il desiderio del Milano Jewish Center che si è presentato alla cittadinanza milanese con l'iniziativa La Kippah, questa conosciuta, questa sconosciuta. Un incontro che si è prefisso di approfondire il significato del copricapo religioso ebraico con gli interventi del rabbino capo Alfonso Arbib, del Vice presidente della comunità ebraica Daniele Nahum e del rabbino Moshe Lazar.
Manfredi Palmeri, presidente del consiglio comunale, spiega la ragione prima dell'iniziativa. «Dopo lo sdegno bipartisan contro le frasi ingiuriose del senatore ciociaro,- abbiamo sentito l'esigenza come istituzione, di non lasciare che il pregiudizio faccia proseliti. Da qui l'idea, assieme alla comunità ebraica di Milano, di proporre un incontro sul significato del copricapo ebraico».
La prima riflessione sul tema tocca al rabbino capo Alfonso Arbib che spiega davanti a 200 studenti liceali del Manzoni e del Vittorini, il significato del copricapo simbolo della cultura e della tradizione ebraiche. «La kippah è un simbolo identitario ed ha un doppio significato: è un segno di timore verso il Cielo e un ricordo dell'Altezza. Il mondo in cui viviamo è scivoloso - ha ricordato Arbib - e il nostro copricapo ci ricorda che come esseri umani non siamo infallibili e che ogni nostra azione è gravida di conseguenze».
Umiltà e responsabilità sono al centro anche dell'intervento del vice presidente della Comunità ebraica Daniel Nahum. «Abbiamo due scelte di comportamento possibile, in questa città: quella attuale che fa fatica a riconoscere le minoranze e che porta agli scontri di viale Padova e via Sarpi e quella più coraggiosa che promuove una società unita nelle diversità, magari utilizzando come base comune di dialogo la Costituzione italiana».
A chiudere l'iniziativa l'intervento del rabbino settantenne Moshe Lazar che si è soffermato sulla limitatezza della creatura umana. «Per noi ebrei la kippah è simile all'uniforme per il soldato. Il copricapo, come l'uniforme, serve a dimostrare l'impegno che si ha nel mondo, il nostro senso di responsabilità nei confronti dell'essere umano e dell'entità superiore che ci ha creato. Spesso l'uomo se ne dimentica - ha continuato il rabbino - perché "fabbrica", cioè manipola la realtà. La donna, invece, non se ne dimentica, perché è conscia del legame inscindibile con Dio». E chiosa, provocatoriamente: «Avete mai visto una donna ordinare la morte in un campo di concentramento? Io no».

(Chabad Lubavitch Italia, 31 ottobre 2010)

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Ministro israeliano ai turisti: boicottate la Turchia

GERUSALEMME, 31 ott. - Il ministro del Turismo israeliano ha invitato i suoi connazionali a non recarsi in vacanza in Turchia dopo che il Consiglio per la sicurezza nazionale di Ankara ha definito "una minaccia" le politiche di Israele in Medio Oriente. "I nostri cittadini non hanno niente da fare in Turchia", ha affermato il ministro Stas Misezhnikov, "i turchi si stanno danneggiando da soli con dichiarazioni di ogni tipo, meno ci andiamo e meglio capiranno".

(AGI, 31 ottobre 2010)

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"Il pacco bomba ritrovato a Dubai ha viaggiato su due voli di linea"

Qatar Airways rivela che i due ordigni intercettati su voli cargo erano già stati trasportati su aerei passeggeri. La giovane arrestata ieri è sospettata di aver spedito gli ordigni.

Il pacco bomba ritrovato venerdì su un aereo cargo a Dubai avrebbe viaggiato anche su due diversi voli passeggeri: lo ha reso noto la compagnia aerea Qatar Airways. Il pacco, proveniente dalla capitale yemenita Sana'a, era stato scaricato nell'aeroporto di Doha da dove è stato trasportato poi a Dubai. Qui è stato scoperto dalla sicurezza. L'ordigno - nascosto nella cartuccia di una stampante - era indirizzato ad una sinagoga di Chicago: non è tuttavia chiaro se lo scopo fosse quello di far esplodere l'apparecchio in volo.
È una studentessa di medicina all'università di Sana'a la donna arrestata ieri nella capitale dello Yemen perché sospettata di avere spedito a Chicago i due pacchi bomba intercettati venerdì in Gran Bretagna e a Dubai. Lo hanno reso noto fonti dei servizi di sicurezza. È confermato anche che la donna è stata rintracciata grazie a un numero di telefono cellulare trovato sulla documentazione relativa alla spedizione dei pacchi incriminati. La donna, secondo una fonte dei servizi di sicurezza, è figlia di un ingegnere che lavora nel settore petrolifero nella provincia di Hadramout. Il suo avvocato, Abdel Rahman Burman, ha detto ieri di escludere che la sua assistita possa essere implicata nella vicenda. "Chi la conosce mi assicura che è una studentessa tranquilla che non ha niente a che spartire con gruppi religiosi o politici di qualsiasi genere", ha affermato.

(L'Unione Sarda, 31 ottobre 2010)

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In migliaia in piazza a Tel Aviv per ricordare Rabin

L'ex Primo ministro fu assassinato il 4 novembre 1995

TEL AVIV, 30 ott. - Migliaia di israeliani sono da questo pomeriggio radunati nella piazza di Tel Aviv dove Yitzhak Rabin fu assassinato per commemorare il 15esimo anniversario della morte dell'ex primo ministro e ricordare il suo sincero afflato per la pace. Rabin fu ucciso a colpi d'arma da fuoco il 4 novembre 1995 da un estremista ebreo che si opponeva alla sua politica di pace con i palestinesi. Rabin negoziò il primo accordo di pace con i palestinesi nel 1993 che gli valse il premio Nobel per la pace. L'anniversario dell'omicidio di Rabin è stato commemorato ufficialmente la settimana scorsa, sulla base del calendario ebraico. Ma il raduno nella piazza di Tel Aviv che reca il suo nome è diventato ormai un annuale pellegrinaggio per molti israeliani.

(Apcom, 30 ottobre 2010)

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Pacchi bomba Usa: probabilmente erano per due comunità di ebrei di Chicago

CHICAGO - Due istituzioni ebraiche di Chicago, la città del presidente Usa Barack Obama, erano probabilmente nel mirino dei terroristi islamici che hanno spedito dallo Yemen i due pacchi bomba intercettati ieri. Lo ipotizza il Chicago Tribune, il più diffuso quotidiano locale.
Secondo il quotidiano l'obiettivo non erano due sinagoghe ma due congregazioni del North Side della metropoli dell'Illinois, nei quartieri di East Rogers Park e di Lakeview.
Una di queste sarebbe la piccola congregazione Or Chadash, che conta un centinaio di fedeli, molti dei quali gay o transgender. Or Chadash divide uno spazio con un'altra congregazione ebraica (non finita però nel mirino), la Emanuel Congregation.
Il reponsabile della Emanuel Congregation, il rabbino Michael Zedek ha detto di avere ricevuto ieri una telefonata di un responsabile della comunità ebraica di Chicago, secondo cui Or Chadash sarebbe stata appunto una delle organizzazioni finita nel mirino di terroristi.
Secondo l'altro quotidiano di Chicago, il Sun Times, che cita fonti federali, i terroristi hanno invece voluto colpire un centro della comunità ebraica (uno dei sette Jewish Community Center del North Side) e una sinagoga.

(www.tio.ch, 30 ottobre 2010)

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Marcia in ricordo della deportazione degli ebrei genovesi

Il 3 novembre 1943 iniziò la deportazione degli ebrei genovesi. Nel 67o anniversario della deportazione degli ebrei genovesi, mercoledì 3 novembre, la Comunità di Sant'Egidio e la Comunità Ebraica di Genova hanno voluto organizzare una "marcia della memoria", che avrà inizio alle ore 18 in Galleria Mazzini, nel luogo in cui fu arrestato il rabbino Riccardo Pacifici, per concludersi alla Sinagoga di Genova, in via Bertora.
Interverranno: rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, il presidente della Comunità ebraica Maurizio Ortona, la sindaco di Genova Marta Vincenzi, il responsabile della Comunità di Sant'Egidio di Genova Andrea Chiappori, il testimone della Shoah Gilberto Salmoni ed il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, nipote dell'omonimo rabbino capo di Genova, deportato ad Auschwitz nel 1943. Sarà presente anche Emanuele Pacifici, figlio dello scomparso rabbino di Genova.

SCHEDA SULLA DEPORTAZIONE DEGLI EBREI GENOVESI
La deportazione degli ebrei di Genova - scheda di sintesi e testimonianze.
Il 3 novembre 1943 scatta la retata della sinagoga di Genova. Attirati con uno stratagemma alla sinagoga, diversi ebrei genovesi vengono arrestati dalle SS e quindi portati a Marassi. Molti però si salvano, grazie all'allarme di una donna che, accortasi della trappola, facendo cenni dalla finestra al principio della via, riuscì ad avvisare i malcapitati di quanto stava succedendo. Nei giorni successivi gli arresti riguardano varie abitazioni di ebrei genovesi e coinvolgono anche le Riviere.
Sono oltre cinquanta gli ebrei catturati nei primi giorni di novembre in Liguria. Il 1o dicembre vengono inviati a Milano, e da lì in treno ad Auschwitz.
Di quel primo gruppo si salva solo Giuseppe Di Porto, ebreo romano che aveva cercato scampo a Genova, ma che in città fu catturato dai tedeschi.
Complessivamente furono 261 gli ebrei genovesi deportati, alcuni catturati in città, altri mentre cercavano di raggiungere luoghi sicuri, come la Svizzera. Gilberto Salmoni è tra i pochi deportati superstiti attualmente presenti a Genova.

TESTIMONIANZA
Giuseppe Di Porto: «A Genova dormivamo di giorno e lavoravamo di notte. andavamo alla stazione a vendere caramelle e cioccolate ai militari. Guadagnavamo discretamente, in particolare Amedeo doveva mandare qualche soldo a Roma per la moglie e il figlio. Ci sistemammo da alcune persone, non ebree, conosciute a Roma che ci avevano offerto ospitalità. Cercavamo di aiutare anche quelle famiglie. Ma tutto questo fino ai primi di novembre.
la notizia della "razzia degli ebrei" era giunta anche a noi. Fortunatamente le nostre famiglie si erano salvate, e speravamo che non succedesse nient'altro.
Ci sbagliavamo. Il 3 novembre 1943, mentre io e mio cugino eravamo a passeggio per la città ci dissero che avevano fatto una grossa retata al Tempio di Genova. Avevano preso anche il rabbino Capo Riccardo Pacifici, nonno dell'attuale presidente della comunità ebraica di Roma.
Tornammo subito a casa, anche per avvertire le famiglie da cui eravamo ospitati. Fu lì che, mentre preparavamo le valigie per scappare, fummo arrestati dalla milizia nazi-fascista. Sulla porta di casa ci chiesero anche chi fossero le persone con cui abitavamo. noi dicemmo di non conoscerli, e fortunatamente quelle persone si salvarono.
Fummo subito trasferiti nel carcere genovese di Marassi. lì incontrammo molte persone. Fu già questa un'esperienza durissima. In carcere con un po' di disponibilità avremmo anche potuto arrangiarci, ma noi non avevamo assolutamente nulla da scambiare o da offrire. Tra noi c'erano anche alcune persone anziane, molte donne e bambini e tutti quelli che erano stati catturati al Tempio, in attesa di trasferimento.
Di lì a poco fummo fatti salire su dei camion e portati a Milano. Restammo al carcere di San vittore fino al 5 dicembre 1943, quando ci portarono alla stazione ferroviaria per essere nuovamente "trasferiti".
I nazisti ci dissero che chi avesse tentato la fuga sarebbe stato ucciso, e per ognuno che fosse scappato avrebbero fucilato altre dieci persone.
Pensai che anche potendo fuggire, non avrei mai potuto portarmi sulla coscienza il destino di altre dieci vite.
Eravamo una cinquantina di persone ammassate in un carro bestiame. C'erano tante necessità fisiologiche. i bambini che piangevano, le persone che si lamentavano. Ci siamo fermati un paio di volte, ci davano un po' d'acqua, ma nulla da mangiare, la fame era tanta. Per quello che so io, durante il viaggio non è scappato nessuno. arrivammo a destinazione il 10 dicembre, ma siamo scesi soltanto la mattina dell'11.
Riesco a raccontare con molta difficoltà delle atrocità cui assistemmo in quei momenti. la tragedia umana di madri che urlavano, di mogli e mariti che venivano separati, di bambini e anziani trascinati dalle grida, dalle frustate e dalla bastonate dei tedeschi.»
Tratto da Giuseppe Di Porto, La rivincita del bene, edito dalla Provincia di Roma nel 2009

(GenovaPress, 30 ottobre 2010)

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Hamas: i militanti che lanciano razzi rischiano l'arresto

La presa di posizione più chiara sulla questione

GAZA CITY, 30 ott. - I militanti di Gaza che lanciano razzi in Israele violano un accordo fra le fazioni palestinesi e rischiano un possibile arresto. E' quanto ha dichiarato oggi Mahmoud Zahar, uomo forte di Gaza, al quotidiano con sede a Londra, Al Hayat, in quella che è la più chiara presa di posizione da parte del movimento islamico sulla questione. Nel corso degli anni, militanti di Hamas e di altri gruppi hanno lanciato migliaia di razzi in Israele. Negli ultimi due anni gli attacchi sono diminuiti nettamente. Quest'anno ne sono stati contati 114.

(Apcom, 30 ottobre 2010)

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Trattative segrete tra Usa e Israele

Sarebbero in corso in questi giorni trattative segrete tra gli Stati Uniti e Israele sul futuro stato palestinese. Secondo quanto rivelano fonti dell'Anp (l'Autorità nazionale palestinese) al giornale arabo 'al-Sharq al-Awsat', i diplomatici americani e israeliani starebbero trattando per trovare una soluzione che permetta poi a Israele di poter riconoscere uno stato palestinese.
Si tratterebbe quindi di consultazioni segrete finalizzate al raggiungimento di una posizione condivisa su questo argomento che consenta di fare una proposta ai palestinesi. L'idea avanzata dagli americani sarebbe quella di prendere in affitto dall'Anp i territori della Cisgiordania occupati dai coloni, e in particolare quelli di Gerusalemme est, per 40 o 99 anni. Una fonte dell'Anp ha confermato questa notizia, aggiungendo che "si tratta di un fatto nuovo che lo stesso Abu Mazen non conosceva e del quale abbiamo appreso da poco"

(Affaritaliani.it, 29 ottobre 2010)

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Il rabbino Di Segni: 'Il cimitero di Praga' di Eco è ambiguo sugli ebrei

ROMA, 29 ott. - ''Penso che il messaggio di Eco sia ambiguo''. Lo afferma Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma, a proposito di ''Il cimitero di Praga'', nuovo romanzo di Umberto Eco, arrivato oggi nelle librerie italiane per i tipi di Bompiani (pagine 526, euro 19.50) con una prima tiratura di 230.000 copie.
Eco racconta - tra falsari piemontesi (il protagonista e' il capitano Simone Simonini, l'unico personaggio inventato della storia), agenti francesi, spie prussiane, ebrei veri e rinnegati, anarchici, gesuiti, garibaldini e massoni - come fu costruito alla fine dell'Ottocento il piu' noto dei pamphlet antisemiti, ''I Protocolli dei Savi Anziani di Sion''. L'intenzione di Eco non ha convinto fino in findo il rabbino di Roma, che considera, in un colloqui pubblicato oggi sul settimanale ''L'Espresso'', ''ambivalente e pericoloso'' il messaggio che emerge da ''Il cimitero di Praga'', che Riccardo Di Segni definisce ''un romanzo con una trama avvincente, che finisce per convincere''.
''Alla fine il lettore si chiede: ma questi ebrei, vogliono o non vogliono scardinare la soceta' e governare il mondo?. Il problema e' che non si tratta di un libro scientifico che analizza e spiega i fenomeni'', osserva Di Segni, che aggiunge: ''Il problema e' che il protagonista, per quanto becero e mostruoso, risulta alla fine simpatico, ci si puo' identificare con Simone Simonini''.

(Adnkronos, 29 ottobre 2010)

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EDIPI, a Pomezia il nono raduno

POMEZIA (RM) - Inizia a Pomezia sabato 30 ottobre e termina lunedì 1 novembre il nono raduno di Evangelici d'Italia per Israele (EDIPI).
Al tema generale "Chiamati dalla parte di Israele come discepoli di Cristo" contribuiscono relatori ebrei messianici e relatori italiani.
Da Israele intervengono Michael Yaron (Rishon LeZion), Barry Segal (Gerusalemme), Rachel Netanel (Gerusalemme).
I relatori italiani sono Marcello Cicchese (Parma), Bruno Crociani (Roma), Corrado Maggia (Biella) e il presidente di EDIPI, Ivan Basana. A loro si unisce Luc Heinrist, coordinatore per il Belgio della Giornata di preghiera per la pace di Gerusalemme.
Presidente del nono raduno è Michele Romeo (Napoli). Quali moderatori delle sessioni si susseguono Bruno Ciccarelli (Napoli), Egidio Ventura (Torino) e Alfonso Marchetta (Agrigento. Una serata di preghiera è condotta da Gianluca Cananzi (Roma).
È attesa la presenza di autorità politiche e religiose del mondo ebraico.
La parte musicale è affidata a una corale e a un duo. La Corale: quella della comunità evangelica di Palmi, una volta di più presente a un raduno EDIPI con il responsabile della comunità, Salvatore Mauro. Il duo è composto da Barry e Batya Segal, coppia impegnata nel campo musicale e nell'insegnamento, proveniente da Israele dove lavora a favore delle famiglie vittime del terrorismo.
Il raduno ha luogo presso l'Hotel Selene a Pomezia (via Pontina, km 30) vicino a Roma Eur. [gp]

Per il programma completo: http://chiamati.edipi.net
Per maggiori informazioni: tel. 049/8073447; e-mail: info@edipi.net

(Evangelici.net, 29 ottobre 2010)

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Sudan, Salva Kiir: 'Se Israele vorrà potrà aprire una ambasciata a Juba'

Il leader del sud Sudan si è detto disponibile ad accettare una delegazione dello Stato ebraico dopo l'indipendenza. 'Israele è un nemico solo dei Paesi arabi' - Se il Sud Sudan avrà la sua indipendenza il 9 gennaio, Israele potrebbe aprire a Juba una sua ambasciata. Lo ha detto il leader del sud, Salva Kiir. "Nel coso in cui ci dovesse essere la secessione del sud dal resto del Sudan, non è escluso che si accetti la richiesta di aprire un'ambasciata israeliana nel nostro territorio". Secondo il capo del Sudan Peoplès Liberation Army "non è escluso che possano nascere ottimi rapporti diplomatici con Israele e che nella nostra capitale, Juba, ci possa essere una loro ambasciata. Lo stato ebraico è considerato come un nemico solo dai Paesi arabi e in particolare dai palestinesi mentre non è un nostro nemico", ha detto il politico intervistato da al-Jazeera. "Se vinceranno i sì al referendum disegneremo una nuova politica estera del nostro nuovo Stato". Attualmente in Sudan non possono entrare cittadini israeliani o persone sul cui passaporto vi sia il timbro del visto di Israele.

(PeaceReporter, 29 ottobre 2010)

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«Abramo pagò senza battere ciglio»

di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Quattrocento sicli di argento - una cifra considerevole per l'epoca - è il prezzo che Abramo paga senza battere ciglio per acquistare la grotta per seppellire Sarà e i suoi discendenti. E' l'esordio del brano (Genesi 23:16) che, con caparbia ostinazione giudaica teologico-biblica, leggeremo questo Shabbat. Bisogna capire come mai la Torah si dilunghi tanto sui dettagli dell'acquisto. Una possibile risposta la dette R. Yudan figlio di R. Simon, un Maestro vissuto in terra d'Israele nel terzo secolo: "Questo è uno dei tre luoghi per i quali le nazioni del mondo non possono tormentare Israele accusandoli di averli rubati" (Bereshit Rabba 79:7). Perché sull'acquisto di questi luoghi c'è una precisa informazione biblica. Oltre alla grotta acquistata da Abramo, l'area del Santuario (1 Cron. 21:25) e la tomba di Giuseppe (Genesi 33:19). Almeno su questi tre luoghi, dice R. Yudan, ci dovrebbero lasciare in pace. Eppure, sentendo le dichiarazioni dei reverendi Padri Sinodali (che, almeno per l'abito che indossano, nella Bibbia ci dovrebbero credere), R. Yudan sembra un incorreggibile ottimista.

(Notiziario Ucei, 28 ottobre 2010)

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«Una chiesa impaurita, perdente, mendace»

di Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

Con un certo imbarazzo si fanno strada i pensieri e le parole di commento al rozzo e aggressivo documento del Sinodo dei vescovi cattolici mediorientali. Ci si poteva aspettare toni simili da un documento degli Imam, e di fatto la Chiesa cattolica in Medio Oriente dimostra di essere un consesso di nazionalisti arabi. Ma questo non serve: le comunità dei fedeli cristiani sono in fuga lo stesso, eccettuata una, quella che vive nello stato d'Israele. Quella del Sinodo è una Chiesa impaurita, perdente, mendace. Nell'analisi di Benedetto XVI, la Chiesa che nega le sue radici nell'Antico Testamento finisce col dissolvere se stessa. Ma la retorica satura di pregiudizio, di dottrina alienata, di negazione dell'altro del documento sinodale ricorda da vicino l'epoca pre-conciliare, ci riporta ai tempi di Pio XII. Vengono in mente gli scontri verbali e politici che da ragazzi avevamo con Don Giussani. La delusione è per chi aveva creduto nel dialogo, non certo per gli scettici. Restano sul terreno le vittime del ciclone, le persone che credevamo amiche come Monsignor Pizzaballa. Ma evidentemente se uno il coraggio non ce l'ha, non se lo può dare.

(Notiziario Ucei, 28 ottobre 2010)

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"Chiamati dalla parte di Israele come discepoli di Cristo"

POMEZIA (RM) - Si apre a Pomezia sabato 30 ottobre alle 17 e termina lunedì 1 novembre alle 13 il nono raduno di Evangelici d'Italia per Israele (EDIPI).
L'intero convegno ha luogo presso l'Hotel Selene a Pomezia (via Pontina, km 30), vicino a Roma Eur, tra i Castelli Romani e il mare di Anzio e Nettuno. Pomezia è l'antica Lavinum romana, zona ricca di aree archeologiche.
Il titolo scelto dagli organizzatori per questa edizione è "Chiamati dalla parte di Israele come discepoli di Cristo".
Intervengono numerosi e qualificati relatori del mondo evangelico ed è prevista la presenza di autorità politiche e religiose del mondo ebraico.
La parte musicale sarà curata dalla corale di Palmi e dal duo Segal, proveniente da Israele.
A conclusione dei lavori, dopo il pranzo "di arrivederci" è prevista una visita facoltativa guidata alla Sinagoga e al Museo ebraico di Roma. [gp]

Per il programma completo: http://chiamati.edipi.net
Per maggiori informazioni: tel. 049/8073447; e-mail: info@edipi.net

(evangelici.net, ottobre 2010)

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Israele costruirà una barriera al confine con l'Egitto

Via libera a proposta del governo per fermare clandestini

GERUSALEMME, 27 ott. - Israele costruirà una barriera lungo il confine con l'Egitto, a partire dal mese prossimo. La commissione di sicurezza ha dato il via libera ai lavori, ha detto Tzvi Hauser, segretario del governo israeliano.
La barriera servirà a impedire a militanti islamici, trafficanti di droga e migranti africani di entrare nello Stato ebraico. Secondo le autorità, almeno 1.000 persone entrano illegalmente in Israele, ogni mese, attraverso l'Egitto.

(Apcom, 28 ottobre 2010)

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L’Unione europea fornirà aiuti finanziari all'Autorità palestinese

Il 27 ottobre, il premier del governo transitorio palestinese, Salam Fayyad, e l'inviato dell'Ue in Palestina, Christian Berger, hanno firmato un accordo secondo il quale l'Ue fornirà all'Autorità nazionale palestinese 41,4 milioni di euro di finanziari.
Gli aiuti saranno utilizzati per aiutare l'Autorità nazionale palestinese a pagare i salari e le pensioni di novembre e dicembre degli impiegati statali in Cisgiordania e nella striscia di Gaza.
Nel corso della cerimonia di firma dell'accordo, Salam Fayyad ha affermato che l'Ue si è impegnata molto nella promozione del processo di pace tra Palestina ed Israele, nell'appoggio alla costruzione di un stato palestinese indipendente e nel supporto agli organismi governativi ed alla costruzione delle infrastrutture. La firma del nuovo accordo dimostra che il sostegno dell'Ue al popolo palestinese ed all'Autorità nazionale palestinese non è cambiato.

(Il Denaro, 28 ottobre 2010)

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Hezbollah diede a Israele nel 2000 il fucile di un aviatore scomparso

Lo rivela inchiesta del Yediot Aharonot

GERSUSALEMME, 28 ott. - L'arma personale dell'aviatore israeliano Ron Arad, scomparso in Libano nel 1986, è stata restituita dieci anni fa nell'ambito di uno scambio segreto con l'Hezbollah libanese: lo ha rivelato oggi il quotidiano israeliano Yediot Aharonot. Secondo delle anticipazioni di una inchiesta che apparirà sul numero di domani, il giornale sostiene che l'arma, un fucile semi-automatico AR-7, sia stata restituita il 26 dicembre 2000 a seguito di negoziati condotti dai servizi tedeschi. Israele in cambio ha accettato di rilasciare 40 prigionieri palestinesi e 12 libanesi.
Secondo la stessa fonte, fu il capo del Mossad di allora, Ephraim Halevy, a restituire l'arma alla famiglia dell'aviatore. Ron Arad riuscì a sganciarsi nel 1986 dal suo apparecchio, un Phantom, che era stato abbattuto sopra il sud del Libano e inizialmente fu catturato dal movimento sciita Amal. Il capo di quest'ultimo, Nabih Berri, successivamente affermò di averlo "consegnato agli iraniani", cosa che Teheran ha sempre categoricamente negato. Ron Arad è considerato un eroe in Israele che non ha mai rinunciato a recuperarne i resti e si è sempre ufficialmente rifiutato di dichiararlo morto.

(Apcom, 28 ottobre 2010)

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Nigeria, scoperto un carico di armi iraniano diretto a Gaza

Tredici container di "materiale da costruzione"

ROMA, 28 ott. - I servizi segreti nigeriani hanno scoperto tredici container con del materiale bellico provenienti dall'Iran e diretti probabilmente verso la Striscia di Gaza: è quanto pubblica il quotidiano israeliano Ha'aretz.
I container si trovavano a bordo di una nave iraniana fermatasi nel porto di Lagos per il tempo strettamente necessario a scaricarli per poi ripartire: la bolla di accompagno descriveva il contenuto come "materiale da costruzione".
Secondo i servizi israeliani la vicenda avrebbe permesso di scoprire una nuova rotta per il contrabbando di armi iraniane verso la Striscia di Gaza: dato il maggiore controllo internazionale sulle navi iraniane, Teheran preferirebbe evitare l'usuale rotta attraverso il Mar Rosso.

(Apcom, 28 ottobre 2010)

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Pubblico ringraziamento al Ministro della Difesa della Confederazione Svizzera

Il ministro svizzero della difesa Ueli Maurer è stato recentemente in visita in Israele su invito del governo israeliano . Nonostante si fossero elevate in Svizzera voci critiche contro la sua visita, per le solite motivazioni anti-israeliane, il ministro è rimasto fermo nei suoi propositi. L’Unione Democratica Federale del Canton Ticino ha voluto ringraziare pubblicamente Maurer per la sua fermezza e gentilmente ci ha fatto pervenire copia del documento pubblicato.



(Notizie su Israele, 28 ottobre 2010)

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Israele, culturale la proposta di Valtur

In catalogo anche city break da giovedì a domenica, a Tel Aviv

"Non è un turismo religioso o un pellegrinaggio, ma un'Israele culturale". E' quanto propone Valtur come novità del suo catalogo I Viaggi dove il Paese ha fatto il suo ingresso, come sottolinea Gianluca Nevicati, responsabile prodotto I Viaggi di Valtur. "E' una meta che sul mercato italiano ha appeal forte - commenta il manager -, in crescita, mostra aspetti meno noti in cui Valtur crede molto". In catalogo vi si può trovare l'itinerario classico, itinerari con self drive, che permettono di "visitare la città con un programma di open voucher e non prestabilito dall'Italia. E' il cliente che decide come andare, essendo in libertà". C'è anche la possibilità del prenota prima. In catalogo il t.o. ha riproposto anche i city break, ci sono due pagine dedicate a Tel Aviv, con "city break da giovedì a domenica, a Tel Aviv, una proposta per noi nuova". Soddisfazione espressa dal direttore dell'Ente del Turismo di Israele, Tzvi Lotan, per la proposta di Valtur. In termini di trend "siamo quasi a 120mila italiani nei primi nove mesi e si punta ai 150mila o forse di più - commenta il direttore dell'Ente -. L'Italia è il secondo Paese dopo la Russia per crescita nel 2010".

(Guida Viaggi, 27 ottobre 2010)

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Netanyahu: il raid contro la flottiglia per Gaza fu eroico ed etico

ATLIT BASE, 26 ott - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha elogiato il raid condotto dalla marina israeliana il 31 maggio contro la flottiglia di aiuti umanitari diretta a Gaza.
Il Premier, in visita alla base navale di Atlit, nei pressi di Haifa, ha detto che ''l'azione e' stata vitale, necessaria, legale e della massima importanza''. ''Avete agito contro chi cercava di uccidervi. La vostra risposta e' stata professionale, eroica ed etica'', ha proseguito Netanyahu rivolgendosi ai membri del commando che ha condotto l'operazione, uccidendo 9 attivisti turchi.
Anche il capo di Stato maggiore Gabi Ashkenazi ha elogiato il modo in cui e' stato condotto il raid, ringraziando gli ufficiali della marina per aver fermato le navi dirette a Gaza.

(ASCA, 26 ottobre 2010)

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Germania, il ministero degli esteri fu complice del nazismo

   
Anche il ministero degli esteri sapeva. Anzi, fu complice del regime nazista nello sterminio degli ebrei.
E' la tesi che quattro ricercatori tedeschi espongono in un saggio di prossima pubblicazione, dal titolo "Il potere e il passato".
Il libro sgretola un mito rimasto intatto dal dopoguerra a oggi e spiega come il ministero abbia coperto le sue responsabilità storiche.
"Il ministero degli esteri era coinvolto nella politica di violenza del nazional socialismo", sostiene uno dei quattro coautori. "Partecipò attivamente alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei d'Europa ed è stato, non si può dire diversamente, un'organizzazione criminale".
Lo studio, commissionato nel 2005 dall'allora ministro degli esteri Joschka Fischer, è stato apprezzato anche dall'attuale titolare della diplomazia di Berlino.
"Andrà a integrare le letture obbligatorie per la formazione dei nuovi diplomatici. Ci sono rivelazioni scioccanti, che segnalano quanto i vertici del ministero fossero coinvolti nei crimini del Terzo Reich. Se ne parlerà ancora per molto tempo".
Il libro sembra destinato a suscitare polemiche, tanto più che diversi simpatizzanti del Reich conservarono i loro incarichi al ministero anche dopo la guerra.

(euronews, 26 ottobre 2010)

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I silenzi del Sinodo

di Massimo Faggioli

Negli stessi giorni in cui esce il bellissimo film Uomini di Dio (Des hommes et des dieux) sui monaci assassinati nel marzo 1996 a Tibhirine in Algeria, il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente si conclude a Roma con un "Messaggio al popolo di Dio" e una serie di propositiones che parlano non solo della chiesa in Medio Oriente, ma della visione della chiesa sul futuro di quella regione: una visione che sembra non riuscire a prendere le distanze dall'antisionismo in modo chiaro e inequivoco.
Il "Messaggio al popolo di Dio" parla della guerra in Iraq lanciata nel 2003 come di una «guerra assassina», del Libano come di uno Stato «modello di convivenza tra cristiani e musulmani », e accenna allo Stato di Israele quando indica nella soluzione dei due Stati (Israele e Palestina) come la sola soluzione giusta per il popolo palestinese e per i cristiani in Medio Oriente. Ma le 44 propositiones descrivono una posizione più netta. Dal punto di vista ecclesiale, si riconosce il nuovo contributo dato anche in Medio Oriente dai nuovi movimenti (si pensi ai Neocatecumenali in Israele), che però vengono «vivamente pregati di operare in unione con il vescovo»: un linguaggio insolitamente duro e sintomo di una tensione ecclesiale tra vescovi e movimenti che evidentemente è già migrata dall'Europa ad altre aree del cattolicesimo mondiale. Circa il celibato ecclesiastico, si auspica di «studiare la possibilità di avere preti sposati fuori dai territori patriarcali », cioè anche in altre regioni. Ma è al capitolo sui rapporti tra chiesa, islam e Israele che le propositiones rivelano le tensioni del Sinodo: «Noi rifiutiamo l'antisemitismo e l'antigiudaismo, distinguendo tra religione e politica». Dalle proposte manca la parola "Israele", citata solo come un'espressione geografica, meta di pellegrinaggio cristiano, come manca anche la parola "antisionismo".
Le incaute parole usate nella conferenza stampa conclusiva dall'arcivescovo greco-melchita, monsignor Cyrille Salim Bustros, presidente della commissione che ha redatto il messaggio finale, hanno dato prova del carattere intenzionale di questa omissione. È un segnale grave: dalla fondazione dello Stato di Israele nel 1948 in poi, la posizione della chiesa sulla questione mediorientale è una cartina di tornasole della coscienza del cattolicesimo rispetto alla situazione internazionale. Se nel corso del pellegrinaggio in Terra Santa del 1964 papa Paolo VI aveva dovuto fingere di ignorare l'esistenza giuridica dello Stato di Israele, il concilio Vaticano II con la dichiarazione Nostra aetate (1965) aveva trovato il modo di far convivere la necessità di parlare dell'antigiudaismo cristiano e della Shoah, di non cadere nelle braccia dell'antisionismo di matrice araba, e di trovare parole profetiche per i rapporti tra chiesa, ebraismo, e islam. Grazie a Giovanni Paolo II si ebbe nel 1993 l'accordo fondamentale e l'avvio di relazioni ufficiali tra Santa Sede e Israele. Il Sinodo per il Medio Oriente del 2010 offre una sensazione molto meno rassicurante. Fin dalla fase preparatoria del Sinodo gli addetti ai lavori avevano avuto notizia degli inviti alla moderazione (e in alcuni casi degli interventi censori) nei confronti degli ecclesiastici mediorientali più filo-arabi e antiisraeliani.
Ma la situazione sembra essere sfuggita di mano, e le parole pronunciate dal papa domenica non sono riuscite a correggere la rotta rispetto ai messaggi finali del Sinodo. L'ambasciatore israeliano presso la Santa Sede, Mordechai Lewy, ha parlato delle conclusioni del Sinodo come espressione della «frustrazione» da parte dei cattolici mediorientali, e nelle ore successive la diplomazia israeliana ha reagito nel modo che era naturale attendersi.
Ancora una volta la chiesa di papa Ratzinger paga un prezzo molto alto all'atteggiamento casual del pontificato rispetto alle dimensioni di politica internazionale dei suoi pronunciamenti teologici e pastorali; in questo caso, pronunciamenti che riflettono una realtà delle chiese orientali in via di rapido cambiamento. I cristiani arabi palestinesi sono sempre meno numerosi, mentre cresce in modo impetuoso il numero dei cristiani non palestinesi e non arabi in Medio Oriente, specialmente grazie all'immigrazione dall'Asia. L'assetto ecclesiale ed ecclesiastico del cattolicesimo mediorientale è destinato ad evolversi nei prossimi decenni, e da questo punto di vista le conclusioni del Sinodo non tengono conto di una situazione già mutata. La sola situazione che non è mutata rispetto ai decenni precedenti riguarda i rapporti tra Israele e palestinesi: su questo il Sinodo ha trovato parole coraggiose e scomode nei confronti di Israele, ma non dei paesi arabi. Chiunque abbia qualche familiarità col cristianesimo mediorientale sa quanto sia difficile in quell'area la situazione dei cristiani, i quali, costretti a scegliere fra l'attuale ambigua protezione offerta loro dai regimi autoritari e un incerto futuro di sistemi para-democratici islamisti e teatro di violenze settarie (si veda l'esempio dell'Iraq), comprensibilmente preferiscono la situazione attuale.
La questione mediorientale rivela la particolarità geopolitica della chiesa cattolica, che al contrario delle altre chiese deve tenere conto sia della dimensione politico-diplomatica che di quella teologica: ma in questo, la segreteria di Stato del pontificato di Benedetto XVI sembra ancora una volta brillare per la sua assenza. La credibilità della chiesa nella regione dipende dalla capacità di far sentire una voce profetica a favore della giustizia per gli arabi e i palestinesi (cattolici e non) di fronte allo Stato di Israele, e l'altrettanto profetica voce che dice agli arabi e ai palestinesi (cattolici e non) che lo Stato di Israele esiste per rimanere e che non è un malaugurato accidente della storia. Dai silenzi di Pio XII ai silenzi del Sinodo per il Medio Oriente: il passato della chiesa è troppo ingombrante, e il futuro troppo importante, per potersi permettere una qualsiasi assonanza con coloro (e non sono pochi) che vedono in Israele una macchia da cancellare dalle carte geografiche.

(Europa, 26 ottobre 2010)

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E' antisemita il documento del sinodo dei vescovi sul Medio Oriente?

di Federico Steinhaus

Non sono un vaticanista. Mi occupo di storia, di antisemitismo, di rapporti fra Santa Sede ed Israele. Non sono in grado, di conseguenza, di fare una esegesi teologica, filosofica, linguistica del documento approvato dal sinodo dei vescovi, ma sono in grado di inquadrarlo e di esprimere una mia opinione al riguardo.
Il concetto basilare della separazione degli ebrei dal "corpo sano" dei cristiani in Europa, poi degenerato nelle note persecuzioni, ha avuto la sua originaria applicazione fin dai primissimi secoli dell'era cristiana, si è istituzionalizzato attraverso l' invenzione del ghetto, ed ha trovato il suo culmine proprio con papa Pio XII nella piena adesione ai principi ispiratori delle leggi antiebraiche del 1938, a tal punto che quando Badoglio alla fine del 1943 pensò di abolirle il papa inviò in missione padre Tacchi Venturi per scongiurare questa decisione.
Parallelamente e basandosi sulla medesima concezione dei rapporti fra mondo cattolico e mondo ebraico, la Santa Sede contrastò il sionismo e la creazione di una patria degli ebrei (in Palestina soprattutto, essendo quella la "Terra Santa" che fin dalle Crociate doveva essere il dominio incontrastato della Chiesa). Il mancato riconoscimento diplomatico dello stato d'Israele non fu che l'appendice politica di questa impostazione teologica.
Ugualmente ambiguo fu il salvataggio di molti ebrei (non certamente 10.000, un quarto degli ebrei italiani!) da parte di istituzioni ecclesiastiche: salviamo le persone, ma non accettiamo la loro fede. Quanti di questi "salvataggi" furono finalizzati alla conversione dei salvati? Ricordiamo le direttive papali che suggerivano la conversione dei bambini ebrei affidati ai cattolici dalle loro famiglie, una rivelazione che destò scandalo pochissimi anni fa ma che è confermata da quanto realmente avvenne.
E infine, pur motivato con la volontà di avversare il comunismo, vi fu l'aiuto fornito dalla Santa Sede ai nazisti in fuga dopo la sconfitta della Germania, un aiuto massiccio ed indiscriminato che consentì a molti criminali e responsabili di stragi di sottrarsi alla giustizia.
Questo è un sintetico quadro storico-politico che dovrebbe aiutarci a trovare una chiave di lettura seria e ponderata del documento del sinodo dei vescovi sul Medio Oriente. Il documento stesso, tuttavia, non è facile da decifrare a causa della vaghezza di alcune affermazioni: una vaghezza voluta, per lasciare aperta una via di fuga dalle prevedibili accuse che puntualmente arrivano da parte israeliana ed ebraica.
Vorrei pertanto sottolineare alcuni passi significativi dei "Lineamenta", il lavoro preparatorio del sinodo redatto da una commissione di 7 patriarchi, 2 presidenti di conferenze episcopali e 4 capi dei dicasteri della Curia romana, che ne traccia con meticolosità le argomentazioni.
Nella prefazione l'arcivescovo Eteroviç afferma che il Medio Oriente, tutto il Medio Oriente, è "la patria" dei cristiani. Una affermazione che, accoppiata a quella emersa nella conferenza stampa di presentazione dei lavori del sinodo, in cui si nega qualsiasi legame degli ebrei con la Palestina, diventa un accostamento audace non meno della tesi della sistituzione per la quale - anche questo è stato detto in tale occasione - Dio avrebbe revocato il suo patto col popolo ebraico per siglarne uno nuovo coi cristiani.
Al paragrafo 67 del punto C il documento riconosce che "è essenziale distinguere bene i piani politico e teologico" "per evitare che le ideologie politiche arrivino ad intaccare" il "legame religioso esistente tra Giudaismo e Cristianesimo", ma ciò malgrado questo documento si avventura in giudizi politici a dir poco contestabili.
L'accesso ai Luoghi Santi "condizionato da permessi militari", le "teologie cristiane fondamentaliste" che giustificano "basandosi sulle Sacre Scritture l'occupazione della Palestina da parte di Israele", l'occupazione dei Territori Palestinesi (si noti la differenza con la precedente accezione di "Palestina") che è causa dell'ostilità tra il mondo arabo ed Israele sono passaggi chiave. Ma di una assoluta gravità è la successiva affermazione al paragrafo 75 del punto E, poi ripetuta al paragrafo 77, che "la soluzione dei conflitti è nelle mani del Paese forte che occupa un Paese o gli impone la guerra. La violenza è nelle mani del forte ma anche del debole,che, per liberarsi, può ugualmente ricorrere alla violenza a portata di mano"; è compito del buon cristiano dire la verità ai "forti che opprimono". Dulcis in fundo, al conclusivo paragrafo 86 si afferma che "in Medio Oriente esistono diversi conflitti nati a partire dal focolaio principale che è il conflitto israelo-palestinese".
Con parole diverse: in Medio Oriente regnerebbero la pace e la fraternità se Israele non opprimesse con una ingiusta occupazione la Palestina. Il terrorismo è un'arma di difesa dei "deboli" contro "la violenza dei forti". Il mondo arabo è innocente rispetto a quanto avviene in quella regione.
E meno male che, come afferma il documento, "è essenziale distinguere bene i piani politico e teologico"! Se no, cosa avrebbe scritto un sinodo teologicamente motivato come questo?
Ad onor del vero, una cauta critica nei confronti dell'islam c'è. Nel mondo islamico i cristiani sono dei non-cittadini in quanto non sono ammesse religioni diverse da quella muslmana (paragrafo 68); inoltre, a causa di ciò, l'Islam ha come nemico primo "la modernità" e non distinguendo fra religione e stato esclude e disconosce la libertà religiosa e quella di coscienza (paragrafo 84). Ma si tratta di una critica che si appoggia ad argomentazioni teologiche, non politiche. Da un punto di vista strettamente politico, per non turbare i rapporti fra Cristianesimo ed Islam (parafrasando quanto affermato in precedenza sui rapporti fra Ebraismo e Cristianesimo) il mondo arabo è innocente, anzi è vittima.

(Informazione Corretta, 26 ottobre 2010)

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Iran: alimentato il primo reattore nucleare

Rispettando il calendario annunciato dall'Iran, è stato immesso combustibile nel cuore della centrale di Bushehr, primo reattore nucleare del Paese.
Di fabbricazione russa, dovrà produrre elettricità da gennaio.
Tappa, cruciale nella messa in opera del programma nucleare iraniano, per Teheran è la prova dell'aspetto pacifico del suo progetto. Ma la comunità internazionale, che teme l'atomica, punta il dito sulla questione dell'arricchimento dell'uranio, che l'Onu ha chiesto di sospendere con nuove sanzioni a giugno.

(euronews, 26 ottobre 2010)

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Libano - Scoperto un arsenale clandestino delle milizie di Hezbollah

Dai Caschi Blu Unifil ed esercito libanese

ROMA, 26 ott. - I Caschi Blu della missione Unifil e le forze regolari libanesi hanno scoperto un arsenale clandestino nel sud del Paese, contente oltre 250 chili di dinamite 50 chili di esplosivo al plastico C4.
Come riporta il quotidiano israeliano Ha'aretz, l'esplosivo apparterrebbe alle milizie sciite di Hezbollah e risalirebbe all'ultimo conflitto tra Israele e Libano, nell'estate del 2006, e sarebbe stato trasferito presso una base militare libanese.
Secondo le informazioni dei servizi segreti israeliani la maggior parte delle armi di Hezbollah viene custodita in abitazioni private nei villaggi a maggioranza sciita: in caso di conflitto le milizie sarebbero in grado di lanciare tra i 600 e gli 800 missili al giorno contro Israele.

(Apcom, 26 ottobre 2010)

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Israele in palmo di mano

È entrato in funzione il nuovo iSrael iPhone e iPad che fornisce ai visitatori informazioni dettagliate su siti, tour, alloggi ed eventi in Israele. L'applicazione dell'iSrael iPhone è gratuita ed è aggiornata su tutto quello che riguarda le indicazioni segnate sulle mappe, relative ai siti di maggior interesse, alle riserve naturali, alle attività ricreative, ai siti archeologici e ai musei. Gli utenti hanno anche la possibilità di costruire itinerari personalizzati con foto e materiale multimediale. Per scaricare l'applicazione iSrael in inglese o in ebraico, cliccare su Israel Tourism nella barra di Apps ricerca di un iPhone o un iPad, oppure visitare il sito itunes.apple.com/us/app/israel-tourism.

(Mondointasca, 25 ottobre 2010)

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Israele replica al Sinodo Vaticano

   
Israele respinge l'opinione espressa dal Sinodo Vaticano sull'occupazione dei Territori e sulle colonie. Il viceministro degli Esteri Danny Ayalon, afferma che il Sinodo sul Medio Oriente è stato ''preso in ostaggio da una maggioranza anti-israeliana''.
Un portavoce del ministero aggiunge: "Nessun governo israeliano ha mai usato le scritture per giustificare qualcosa. Quando sentiamo affermazioni simili, tutto ció che possiamo dire è: 'Chi è senza peccato scagli la prima pietra'."
"L'espressione "popolo eletto" è usata qui per un pregiudizio - afferma un leader dei coloni -. Il nostro insediamento nella terra di Israele si basa sulla nozione opposta - cioè che noi, come qualsiasi altro popolo, abbiamo il diritto di essere nella nostra terra."
Il Sinodo, cui hanno partecipato, assieme al Papa, tutti i patriarchi e vescovi del Medio Oriente, si era concluso con la richiesta all'Onu di porre fine all'occupazione israeliana.
Secondo i padri sinodali, la Bibbia non puó giustificare le ingiustizie e non si puó piò parlare di terra promessa a un popolo prescelto, perché "la terra promessa è tutta la Terra''.

(euronews, 25 ottobre 2010)

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Un sinodo contro Israele

di Sergio Minerbi

Sono anni e anni che la politica mediorientale della Santa Sede si dimostra nettamente antisraeliana. Quando circa 200 palestinesi armati penetrarono nella Basilica della Natività a Betlemme, nel 2002, il Vaticano scatenò una violenta campagna contro Israele su tutti i media cattolici nel mondo. Il solo conflitto mediorientale messo in evidenza nello "Instrumentum laboris" del 6 Giugno scorso, è quello fra Israele e i Palestinesi nel quale Israele eserciterebbe una cosiddetta ingiustizia nei confronti dei palestinesi. Questa sarebbe la causa dell'esodo dei cristiani da tutto il Medio Oriente, affermazione assurda. Il Sinodo ha dato l'occasione ai nemici d'Israele di definirlo "trapianto non assimilabile" in Medio Oriente e "corpo estraneo che corrode". Ma se non ci fosse Israele, quanti Cristiani rimarrebbero nella regione? Da tempo il Vaticano preferisce una politica di appeasement nei confronti dei fondamentalisti islamici sperando così di comprarsi l'immunità, pagando con moneta israeliana. Ma queste sono pie illusioni. Tre giorni prima della pubblicazione dello Instrumentum laboris per il Sinodo, il vescovo cattolico di Iskanderun e vicenunzio per la Turchia, veniva ucciso dal suo autista islamico. Naturalmente il Vaticano definì subito l'assassino come affetto da pazzia e non ci fu l'ombra di una protesta.
Il Sinodo richiede di "metter fine all'occupazione dei differenti territori arabi" attraverso l'applicazione delle risoluzioni del Consiglio di Sicurezza. Ma la famosa Risoluzione 242 prevedeva sì il ritiro israeliano "da territori occupati" solo a condizione di terminare lo stato di belligeranza e di rispettare il diritto di ogni stato di vivere in pace entro frontiere riconosciute. Laddove il risultato del Sinodo si dimostra offensivo è dove esorta gli ebrei a non fare della Bibbia "uno strumento a giustificazione delle ingiustizie", come se la Chiesa detenesse un monopolio della lettura della Bibbia ebraica.
Ritorna anche la preoccupazione per le "iniziative unilaterali che rischiano di mutare la demografia e lo statuto di Gerusalemme". Quale statuto? Quello previsto dal piano di spartizione dell'Onu nel 1947 che i palestinesi sostenuti dagli Stati arabi rifiutarono con le armi? Ci eravamo illusi ascoltando la lezione magistrale di Benedetto XVI a Regensburg sull'Islam, che finalmente ci fosse un cambiamento di rotta nei confronti del mondo arabo. Ma durò poco e la Curia impose al Pontefice tre mesi dopo di correre a visitare una mosche di Istanbul. Fino a che prevarrà in Vaticano la politica islamica disastrosa che spera di ammansire i fondamentalisti con qualche dichiarazione anti-israeliana, non si potrà sperare in relazioni normali fra la Santa Sede e Israele.
Il viceministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, non ha voluto coinvolgere direttamente il Vaticano e si è limitato a criticare la posizione dell'Arcivescovo Bustros. Il futuro ci dirà se Israele si illuda, o se invece il Vaticano si dimostrerà in grado di aprire gli occhi e di tutelare i reali interessi dei cristiani in Medio Oriente.

(Notiziario Ucei, 25 ottobre 2010)

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La Terra promessa e la chiesa di Ratzinger

di Donatella Di Cesare

Donatella Di Cesare
Reduce da un passato che non può essere un vanto e da vicissitudini che negli ultimi anni ne hanno seriamente minato l'autorità e compromesso la credibilità, la chiesa di Ratzinger sembra trovare come via d'uscita un cammino all'indietro verso l'era preconciliare, una reazione che cancella ogni apertura dialogica. E così si erge ad arbitro, non richiesto, della scena internazionale, pontifica sul conflitto arabo-israeliano. Che l'arbitro sia di parte - come è emerso dal Sinodo dei vescovi conclusosi ieri - è fuor di dubbio. Non solo tutta la colpa del conflitto peserebbe su Israele. Ma c'è molto di più: dai «territori occupati» si è passati, con una mossa gravissima e sintomatica, a mettere in questione la «terra promessa».
Non si tratta allora dei territori, caduti nelle mani di Israele dopo la guerra che è stato costretto a vincere nel 1967. Si tratta della «terra». La questione politica assume contorni teologici, diventa una questione teologico-politica. E viene articolato a chiare lettere il giudizio di illegittimità emesso su Israele, giudizio che ne intacca l'esistenza. Chi ha mai dato agli ebrei il diritto al «ritorno su quella «terra»? In Eretz Israel? Chi ha concesso al popolo ebraico la «terra promessa»? È questa promessa che appare indigesta alla chiesa.
Già prima del 1945 il ritorno è stato mal tollerato: un ritorno imprevisto, indesiderato. A far ritorno non è forse l'antico Israele che già da secoli avrebbe dovuto essere soppiantato dalla «nuova alleanza» della chiesa? Lo scandalo è questo: malgrado tutti gli sforzi per recidere il legame del popolo ebraico con il paesaggio biblico, per appropriarsi della Torah, del «Vecchio Testamento», Israele ritorna al deserto, varco verso la terra promessa.
Come può ammettere questo ritorno la chiesa, che sin dall'inizio si è autoproclamata erede del popolo ebraico, mirando a soppiantarlo per giustificare la propria identità? La Legge ebraica abolita fa posto alla croce che salva. Così vengono poste le basi per la «elezione» cristiana contro il popolo ebraico condannato ad apparire illegittimo. La «cattolicità» non può sopportare il resto di Israele che non permette al suo presunto universalismo di trionfare. Sì, perché l'Imperium per eccellenza è la Chiesa, la cui espansione, cioè l'evangelizzazione spesso forzata e coatta di interi popoli, ha assunto nei secoli forme imperialistiche e violente.
Da quale pulpito si emettono sentenze sul diritto di Israele ad esistere? Questo diritto si fonda - è bene chiarirlo - sulla storia del popolo ebraico che, se è sopravvissuto a secoli di esilio, è perché è rimasto legato a Sion, rivolto con la sua speranza a Yerushalaim. Negare la sua storia è come negare la sua esistenza.
Quanto al «peccato originale» di Israele, quello cioè di appropriarsi di una terra non sua, in cui è anzi un intruso, un estraneo, occorre allora rinviare alla Torà. Quale idea è più grandiosa e più attuale, nel mondo della globalizzazione, di quella della «terra promessa» che il popolo ebraico ha donato all'umanità? L'idea di una terra non rivendicata come luogo di origine, come proprietà e possesso dell'autoctono, ma come promessa, non terra-madre, ma terra-sposa, terra verso cui si è in cammino, non per sacralizzarla, certo, ma per santificarla, per costruire una nuova comunità e abitarla, sul modello di Abramo, come «stranieri residenti». È questa - lo sappiamo bene - la responsabilità che attende Israele al suo bordo escatologico, ben più prezioso di ogni altro confine da preservare.

(Notiziario Ucei, 25 ottobre 2010)

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A questo è ridotta l'autorità della Chiesa e del Papa?

di Giorgio Israel

Prendiamo pure per buone le giustificazioni di padre Federico Lombardi, portavoce della Santa Sede, secondo cui quel che conta è il testo approvato dal Sinodo dei vescovi mediorientali e non le dichiarazioni di singoli padri sinodali che non rappresenterebbero la posizione del Sinodo e tantomeno della Santa Sede.
Resta il fatto che è nel documento che si legge la frase inaccettabile secondo cui la Bibbia non può essere usata per giustificare ingiustizie, assieme a molte altre cose sbagliate, false e sgradevoli. E resta il fatto che quel padre sinodale, che ha buttato per aria qualche decennio di dichiarazioni dei due precedenti papi sull'«alleanza mai revocata», non è uno che passava di là per caso, era il presidente della commissione che ha steso il documento!... Dunque nella Chiesa chiunque può dire qualsiasi cosa, anche la più sciagurata, senza che venga corretto? Da un lato si censurano le affermazioni di un vescovo che denuncia l'oppressione dell'islam sul mondo cristiano e la viltà di molti prelati cristiani mediorientali e, dall'altro, non si prendono minimamente le distanze da un personaggio che ridicolizza mezzo secolo di dialogo ebraico-cristiano. A questo è ridotta l'autorità della Chiesa e del papa?
Si dice inoltre, più o meno sottovoce, che nel mondo cristiano mediorientale esiste un atteggiamento diffuso di ostilità nei confronti di Israele e che bisogna fare i conti con questa realtà. Ed è questo il modo di farci i conti? Lasciare che si dia liberamente stura a un torrente di menzogne e di affermazioni violente?
Occorrerebbe avere senso di responsabilità e valutare le conseguenze cui da luogo questo torrente. Basta leggere la stampa. Già si stanno mobilitando gli antisionisti in servizio permanente effettivo, proclamando a squarciagola di avere un nuovo alleato: la Chiesa. Personaggi che hanno un supremo disinteresse per la religione hanno iniziato a farsi teologi e a ripetere come un mantra la frase del prelato di cui sopra secondo cui il Nuovo Testamento ha superato il "Vecchio" e gli ebrei non hanno alcun diritto sulla Terra Promessa. Bel risultato… Quando il vescovo Williamson esternò nel modo che sappiamo, il Papa lo mise in riga senza complimenti. Non sarebbe stato il caso di fare lo stesso anche in questa circostanza?

(Informazione Corretta, 25 ottobre 2010)


La convinzione che il Papa sia più buono dei suoi sottoposti e che dovrebbe intervenire quando questi si comportano male fa venire in mente quello che nella Germania degli anni ‘30 dicevano i tedeschi di fronte a certe prepotenze dei gerarchi nazisti: “Se Hitler lo sapesse!”

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Netanyahu ai palestinesi: il negoziato è la sola opzione per la pace

Premier ammonisce contro un ricorso all'Onu

GERUSALEMME, 24 ott. - Il premier israeliano Benjamin Netanyahu ha ammonito oggi i palestinesi contro il "ricorso a istanze internazionali" per dare vita a uno Stato indipendente, sottolineando che solo i negoziati diretti tra le parti potranno portare la pace nella regione.
Il premier ha inoltre sottolineato l'impegno israeliano al fianco degli Stati Uniti per rilanciare il negoziato, in stallo da settimane a causa dei disaccordi sulla costruzione degli insediamenti ebraici. Una situazione che ha portato i leader palestinesi a considerare la possibilità di chiedere alle Nazioni Unite il riconoscimento di uno Stato palestinese che comprenda Cisgiordania, Gaza e Gerusalemme est.
Aprendo una riunione di governo, oggi Netanyahu ha invitato i palestinesi a "onorare i loro obblighi per un negoziato diretto". "Ritengo che ogni tentativo di eluderlo, ricorrendo a istanze internazionali, non sia realistico e non faccia progredire il processo di pace - ha aggiunto - la pace sarà raggiunta solo attraverso colloqui diretti".

(Apcom, 24 ottobre 2010)

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USA: "Israele è Stato ebraico"

Nella la posizione degli Stati Uniti a favore delle rivendicazioni di Israele di essere riconosciuto come Stato ebraico. Il Portavoce del Dipartimento di Stato Americano, Philip Crowley, conferma il sostegno degli USA al riconoscimento richiesto dagli israeliani.

(MondoRaro, 24 ottobre 2010)

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Sinodo sul Medio Oriente: Olp ed Egitto plaudono alle critiche all'occupazione israeliana

L'Organizzazione per la liberazione della Palestina si compiace per le tesi del Sinodo vaticano sul Medio Oriente riguardo all'occupazione israeliana.
A conclusione della riunione dei capi religiosi cristiani, il negoziatore capo palestinese Saeb Erekat ha affermato che "Israele non puà far ricorso a concetti biblici relativi alla Terra Promessa o al popolo eletto per giustificare poi rivendicazioni territoriali a Gerusalemme o nei Territori".
Il documento espresso dal Vaticano, secondo Erekat, conferma che "Israele non può rivendicare Gerusalemme come città esclusivamente israeliana".
"La nostra visione di Gerusalemme - ha affermato ancora il negoziatore palestinese - è di una città aperta e condivisa, la capitale di due Stati e di tre fedi, mentre nella visione israeliana è una città esclusivamente ebraica".
"Nelle prossime settimane - ha anticipato Erekat - avvieremo discussioni con il Vaticano per verificare come meglio rafforzare le nostre già fantastiche relazioni".
Per i palestinesi, ha sottolineato, la Chiesta cattolica non è affatto "straniera", ma è invece "parte del nostro tessuto sociale". "La Chiesa - ha confermato - ha dato contributi impagabili allo sviluppo della società palestinese".
L'Egitto. Positivi anche le reazioni dall'Egitto. La presa di posizione del Sinodo vaticano contro l'uso della Bibbia per giustificare "ingiustizie" e a favore della fine dell'occupazione israeliana è "una posizione chiara e ferma".
A dirlo è stato il portavoce del ministero degli Esteri egiziano.
Il Cairo ha fatto sapere che la posizione espressa dal Sinodo "mette numerose questioni sulla strada giusta e costituisce un messaggio importante alle parti che cerchino di utilizzare la religione a fini politici precisi nel conflitto israelo-arabo in generale e nella questione palestinese in particolare".
Secondo il portavoce la posizione del Sinodo riflette "profondità e una giusta visione"

(Blitz quotidiano, 24 ottobre 2010)

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Gerusalemme contro il Sinodo vaticano: ostaggio di una maggioranza anti-Israele

Danny Ayalon
Il Sinodo vaticano sul Medio Oriente «è stato preso in ostaggio da una maggioranza anti-israeliana». Così il vice ministro degli Esteri israeliano, Danny Ayalon, ha risposto alle conclusioni contenute nel messaggio finale del Sinodo, pubblicato sabato sera, in cui si esortava gli ebrei a non fare della Bibbia «uno strumento a giustificazione delle ingiustizie». La dichiarazione di Ayalon è stata riportata domenica dal quotidiano The Jerusalem Post.
«Esprimiamo il nostro disappunto perché questo importante Sinodo è diventato un forum per attacchi politici contro Israele, nel segno della migliore tradizione della propaganda araba» ha detto Ayalon. «I governi israeliani non si sono mai serviti della Bibbia» per giustificare l'occupazione o il controllo di alcun territorio, inclusa Gerusalemme est (la parte a maggioranza araba della Città Santa, la cui annessione a Israele non è riconosciuta dalla comunità internazionale), ha affermato poi il portavoce del ministero degli Esteri israeliano, Yigal Palmor, in risposta alle critiche del sinodo dei vescovi cattolici sul Medio Oriente rimbalzate sabato dal'assemblea tenutasi in Vaticano. Palmor ha poi respinto come «ingiusta e pregiudiziale» la retorica riecheggiata da parte di alcuni vescovi (in maggioranza arabi) presenti al Sinodo.
Sabato l'arcivescovo greco-melchita Cyrille Salim Bustros, a margine della conferenza stampa finale del Sinodo, aveva sottolineato che«per noi cristiani non si può più parlare di terra promessa al popolo giudeo», e perciò «non ci si può basare sul tema della terra promessa per giustificare il ritorno degli ebrei in Israele e l'esilio dei palestinesi».

(Il Sole 24 Ore, 24 ottobre 2010)

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Dopo questo sinodo, cosa abbiamo da dirci?

Hanno senso le "giornate di amicizia", i dialoghi teologici, gli inviti a visite nelle sinagoghe, le collaborazioni istituzionali e anche quelle di singoli intellettuali?

di Ugo Volli

Il mondo ebraico e in particolare l'ebraismo italiano deve fare molta attenzione a quel che è accaduto nel sinodo dei vescovi del Medio Oriente che si conclude oggi. Nel corso dei lavori è riemerso spesso un linguaggio violentemente antiebraico. Si è parlato dell'insediamento ebraico in Eretz Israel come di un "corpo estraneo" "non assimilabile" che "corrode", un'"ingiustizia", cioè un "peccato", della "resistenza" (armata, si capisce dal contesto e dunque del terrorismo) come di un "dovere". C'è chi ha negato ogni rapporto del popolo ebraico con la regione "prima di settant'anni fa" ("cosa fanno qui?"). Si è usata talvolta una terminologia che non può non evocare a orecchie sensibili l'antisemitismo nazista (anche Hitler e Mussolini, oltre ad Ahmadinejad hanno parlato degli ebrei come un "corpo estraneo"), a tratti i suoi precedenti cristiani e in particolari cattolici (il "peccato" originale della nascita di uno stato ebraico). Un documento presentato al sinodo ha addirittura spiegato, con la tipica contorsione del ragionamento inquisitoriale, che la "resistenza" contro Israele è per il bene degli ebrei, dato che solo con la forza essi si possono distogliere dall'"ingiustizia". I due soli interventi (dei vescovi di Cipro occupata dai Turchi e del Libano ormai dominato dagli sciiti) che hanno indicato nell'islamismo il nemico che si propone di eliminare il cristianesimo dal Medio Oriente, non sono stati ascoltati e anzi hanno suscitato subito smentite e scuse al mondo islamico ingiustamente diffamato.
I documenti ufficiali hanno naturalmente dato maggiore compostezza alla posizione del Vaticano rispetto alle punte estreme dei discorsi dei delegati, richiamando il valore del dialogo religioso e aggiungendo molte buone intenzioni. Ma in sostanza hanno ufficializzato la scelta della Chiesa di schierarsi contro Israele, che del resto era già emersa in diverse altre occasioni, come per esempio la conferenza Durban 2 a Ginevra, l'anno scorso, aggiungendo un estremismo propagandistico inconsueto per la felpata diplomazia vatcana. Nel documento finale, per esempio, non si chiede più a Israele di ritirarsi dai "territori occupati", ma si chiede perentoriamente che sia l'Onu a far tornare Israele nei confini del '49, il che implicherebbe, se non un'azione militare, almeno una durissima pressione diplomatica e l'isolamento internazionale dello Stato ebraico. Non si parla più di spartizione di Gerusalemme ma, rilanciando una vecchia utopia vaticana, di una sua internazionalizzazione, cioè sottrazione integrale alla sovranità israeliana e "gestione paritetica" da parte delle tre religioni (non degli stati dell'area), che concretamente vorrebbe dire una specie di Onu delle religioni a facile predominio cattolico.
Bisogna notare che quella del sinodo è una presa di posizione ufficiale al massimo livello, approvata sotto la diretta responsabilità del Papa in un'occasione attentamente costruita e sapientemente propagandata. Non bisogna sottovalutare il senso di questa ostentata campagna propagandistica antisraeliana. Il Vaticano sembra aver deciso di proporsi ufficialmente al mondo islamico come un possibile alleato contro Israele, marcando anche un forte distacco dall'Occidente (quella in Iraq è stata definita nel documento finale "guerra assassina").
A noi l'alleanza con i nemici storici del cristianesimo e gli attuali oppressori e assassini di cristiani sembra una chiarissima sciocchezza, ma la Santa Sede ha le sue logiche, ragiona sul suo interesse a lungo termine. Forse crede di alleviare la posizione dei cristiani ostaggi degli islamisti (ma può illudersi così grossolanamente?). Oppure dà per scontata la vittoria dell'islamismo in Europa e si prepara per tempo a una posizione di assedio, come quella del patriarcato di Costantinopoli, tentando di ingraziarsi il nuovo padrone.
In ogni caso bisogna far credito al Vaticano di determinazione e capacità di perseguire politiche a lungo raggio, non certo di infallibilità e neppure di moralità. La scelta di questi giorni può essere accostata a quella di non opporsi frontalmente al nazismo, come invece la Chiesa fece col comunismo. Bisogna dunque che l'ebraismo e in particolare quello italiano si riabitui all'idea di un Vaticano schierato strategicamente contro Israele, sia pur sotto lo schermo ipocrita del dialogo interreligioso. In fondo non è una novità, la Santa Sede è stata buona ultima nel riconoscere Israele, l'ha fatto a pieno titolo solo nel 1994, quarantasei anni dopo la fondazione dello Stato. Ma quanti di noi avevano sperato che avesse senso tenere aperto il dialogo per favorire una posizione più equilibrata della Chiesa nei confronti del mondo ebraico, dovranno rivedere ora le loro illusioni. Si tratta di un problema molto più grave di quello già pesantissimo della santificazione di Pio XII, perché riguarda il futuro e non il giudizio sulle persecuzioni subite in passato e sulle loro complicità.
Hanno senso, bisognerà chiedersi, le "giornate di amicizia", i dialoghi teologici, gli inviti a visite nelle sinagoghe, le collaborazioni istituzionali e anche quelle di singoli intellettuali? Naturalmente la pace è una buona cosa e nessuno ha interesse ad aprire guerre di religione. Ma, a parte la dubbia soddisfazione di essere chiamati "fratelli maggiori" (ruolo che nella Bibbia è sempre dei malvagi), abbiamo qualcosa di sostanziale da condividere con un'organizzazione religiosa che lascia senza commenti i suoi alti prelati definire come "peccato", di "ingiustizia", di "corpo estraneo corrosivo" quello che per noi è il "germoglio della nostra redenzione", come diciamo nelle funzioni? Possiamo scambiarci solidarietà o rispetto o anche solo condividere con una Chiesa dove hanno spazio colo che legittimano chi organizza attentati nei centri commerciali, nei ristoranti e sugli autobus dove si trovano i nostri fratelli, che ci vedono all'origine dei mali di mezzo mondo? Ha senso un dialogo teologico con chi dice che la Scrittura non può legittimare l'ingiustizia, intendendo con questo Israele? Non sarebbe il caso di dichiarare chiuso un dialogo che ha dato risultati così fragili? Queste sono le domande cui tutti saremo chiamati a rispondere presto; se non ora, quando le politiche decise nel sinodo si caleranno nella realtà.

(Notiziario Ucei, 24 ottobre 2010)

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Israele: cala la produzione industriale, -6% ad agosto

GERUSALEMME, 24 ott. - Cala del 6% congiunturale la produzione industriale in Israele ad agosto dopo una crescita del 2,4% a luglio scorso. Lo ha reso noto l'ufficio centrale di statistiche. Si tratta della seconda flessione negli scorsi tre mesi. La produzione e' cresciuta a un tasso tendenziale del 7% tra giugno e agosto.

(AGI, 24 ottobre 2010)

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Egitto: fermati 55 sudanesi verso Israele

Tra loro,nascosti in container di un camion,9 donne e 6 bambini

IL CAIRO, 24 ott - Cinquantacinque sudanesi che cercavano di entrare illegalmente in Israele dal Sinai sono stati fermati dalle forze di sicurezza egiziane. Gli immigrati, 40 uomini, 9 donne e 6 bambini, incluse intere famiglie, stavano cercando di attraversare la frontiera nascosti in un container di un camion attraverso il tunnel che passa sotto il canale di Suez. Il percorso dal Sinai verso Israele e' molto usato dai trafficanti di esseri umani che possono guadagnare da 1.000 a 5.000 dollari per ogni persona.

(ANSA, 24 ottobre 2010)

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Esplosione a Gaza in un campo di Hamas

Una forte esplosione si è verificata in uno dei campi d'addestramento dei miliziani di Hamas in Cisgiordania, a Sud della Striscia di Gaza. Lo scoppio è stato avvertito a diversi chilometri di distanza e pare ne siano rimaste vittime una dozzina di studenti di una scuola che in quel momento si stavano recando a lezione. Moltissimi vetri delle finestre nella zona si sono frantumati.

(MondoRaro, 24 ottobre 2010)

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Israele superstar

Tra gennaio e agosto il turismo italiano in Israele ha segnato una crescita eccezionale: oltre 106.000 gli arrivi in soli otto mesi, contro i 121.000 totali del 2009, e i 125.000 del 2008. Vistosi in particolare i picchi di crescita sui mesi di spalla: oltre 13.000 arrivi in marzo, 20.000 in aprile, e 13.000 in maggio (contro rispettivamente 7.000, 11.600, e 11.300 negli stessi mesi del 2009).
«Sono dati sorprendenti che avremo il piacere di analizzare e discutere con i nostri partner nel corso di TTG Incontri a Rimini», spiega un soddisfatto Tzvi Lotan, direttore dell'Ufficio Nazionale Israeliano del Turismo, che in fiera presenta anche molto nuovo prodotto.
Israele è anche protagonista di un nuovo Talkshow de lagenziadiviaggi.tv, la web TV de L'Agenzia di Viaggi, a breve online, al quale l'Ufficio del Turismo partecipa insieme a El Al, il vettore di bandiera, a Hotelplan e Costa Crociere.

(Agenzia di Viaggi, 23 ottobre 2010)

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Il sinodo antisionista


di Giulio Meotti

ROMA. In un sinodo vaticano dedicato al medio oriente c'era da aspettarsi riferimenti a Israele. Ma, come registrato ieri in prima pagina sul Foglio, è stata insistente e ben scandita la retorica antisraeliana adottata dai vescovi mediorientali. Attacchi allo stato ebraico, alla sua "pulizia etnica", all'occupazione israeliana vista come un "peccato contro Dio", persino inviti a boicottare Israele, sono venuti dai patriarchi Michel Sabbah, Fouad Twal, Elias Chacour, Antonius Naguib e Edmond Farhat. Quindi non solo da vescovi palestinesi. Farhat, già nunzio apostolico e rappresentante della politica vaticana, ha detto che Israele è un "trapianto non assimilabile" in medio oriente, "corpo estraneo, che corrode", un malanno di cui non si trova "la cura". Difficile pensare a un peggior trattamento per Israele.
David Horowitz, direttore del maggiore quotidiano israeliano in lingua inglese, il Jerusalem Post, che ha denunciato gli attacchi vaticani a Israele, lancia un appello al Vaticano: "Comprendiamo che il Vaticano cerchi di salvare le vessate comunità cristiane che si trovano in un milieu islamico intollerante, ma non può avvenire a spese d'Israele. Accusare Israele del disagio quotidiano palestinese, senza citare le atrocità terroristiche che hanno reso quelle restrizioni inevitabili, significa dipingere gli israeliani come tirannici. Questa è demonizzazione. Per il bene della Santa Sede come autorità morale: non si arruoli nel carrozzone antisraeliano".
Durissimo il commento di Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica di Roma: "C'è una contraddizione tra l'azione svolta dalla diplomazia vaticana su Israele e l'azione e il pensiero degli uomini di fede in medio oriente. Non è soltanto atavico odio antisemita e antisionista, queste espressioni contro Israele care alla propaganda islamica e negazionista forse sono un ricatto delle tirannie che tengono i cristiani in ostaggio. Non si erano visti mai tanti attacchi a Israele, in un sinodo che nasce dalla legittima preoccupazione del mondo cattolico rispetto alla propria condizione nei paesi islamici, dove si registrano violenze anticristiane che sfociano, nel migliore dei casi, in stupri e intimidazioni, ma spesso in massacri. Ma c'è anche il silenzio assordante del Vaticano, pronto a stigmatizzare le politiche di sicurezza e di difesa dei suoi cittadini attivate da Israele".
Parla da posizioni di realismo cattolico il fondatore di Sant'Egidio, lo storico Andrea Riccardi: "I cristiani orientali condividono le opinioni del mondo arabo. Non accettano Israele, loro che sono stati i fautori dell'arabismo del Baath. I primi traduttori dei 'Protocolli dei savi anziani di Sion' sono stati i cristiani arabi. La domanda per me è un'altra: le minoranze cristiane sono arrivate alla fine o avranno un futuro? Se si estingueranno, il mondo islamico sarà più fondamentalista e totalitario. E' interesse d'Israele e dell'occidente che i cristiani restino nel mondo arabo".
Molto più diretto è il commentatore e accademico cattolico Vittorio Emanuele Parsi: "Questi vescovi sono duri con i deboli e deboli con i duri, perché sanno che non pagheranno alcun prezzo nelle loro critiche a Israele". "I vescovi antisraeliani avrebbero la vita più difficile se anziché Israele denunciassero l'oltranzismo islamista che rende impossibile la vita dei cristiani in medio oriente e che è la causa principale della decrescita cristiana, non certo per la presenza d'Israele", continua Vittorio Emanuele Parsi, docente di Relazioni internazionali all'Università Cattolica di Milano ed editorialista della Stampa. "Questi vescovi dovrebbero protestare con i governi dei propri popoli. Dal punto di vista politico attaccare Israele e l'islam radicale significa denunciare i nemici dei propri governanti, da Mubarak ad Assad: non si paga nulla, c'è furbizia politica e poco coraggio. Il Vaticano con il suo appeasement ha quindi sbagliato in medio oriente, è il momento di cambiare politica".
Più sfumato il giudizio del direttore di AsiaNews, Bernardo Cervellera: "Politicamente i palestinesi vedono le loro difficoltà dovute all'occupazione d'Israele, il muro a Betlemme, gli insediamenti di coloni israeliani. I soldati israeliani lì fanno il bello e il cattivo tempo". Quanto al riconoscimento d'Israele come "stato ebraico", Cervellera è duro: "Una forzatura".
La commentatrice e parlamentare Fiamma Nirenstein attacca il "palestinismo", una distorsione della legittima rivendicazione palestinese a uno stato: "Nel sinodo si è infiltrato un negazionismo sempre più mainstream nella politica vaticana. Un terzomondismo cristiano, associato all'odio per l'ebraismo sinonimo di imperialismo, sta dilagando poi nelle chiese mediorientali. La Santa Sede deve smontare quest'ideologia orrenda e falsa. L'impellenza più netta dell'alleanza ebraico-cristiana è la difesa della democrazia e dei diritti umani, da pericolose forze che le attaccano, prima fra tutte l'integralismo islamico che odia sia cristiani che ebrei. Cristiani ed ebrei, dice giusto il Papa, sono sullo stesso fronte nella battaglia per la vita e per la pace".
Andrea Riccardi conclude così: "L'accettazione dell'ebraismo da parte dei cristiani arabi è un passaggio obbligato. Gli ebrei non sono gli Ixos, i barbari, del medio oriente".

(Il Foglio, 23 ottobre 2010)

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Sinodo: messaggio agli ebrei, non usare la Bibbia per giustificare ingiustizie

CITTA' DEL VATICANO, 23 ott - ''Non e' permesso di ricorrere a posizioni teologiche bibliche per farne uno strumento a giustificazione delle ingiustizie'': lo scrivono i vescovi riuniti in Vaticano per il Sinodo del Medio Oriente, nella parte del loro messaggio finale indirizzato ai ''nostri concittadini ebrei''. I vescovi ribadiscono un concetto gia' espresso piu' volte durante i lavori del Sinodo, rifiutando le interpretazioni che giustificano l'occupazione israeliana in nome delle Sacre Scritture.
''Al contrario - sottolineano i presuli -, il ricorso alla religione deve portare ogni persona a vedere il volto di Dio nell'altro e a trattarlo secondo gli attributi di Dio e i suoi comandamenti, vale a dire secondo la bonta' di Dio, la sua giustizia, la sua misericordia e il suo amore per noi''.
Il Sinodo l'importanza del Concilio Vaticano II e del suo documento Nostra aetate, ''riguardante il dialogo con le religioni, con l'ebraismo, l'islam e le altre religioni''. Il ''dialogo continuo tra la Chiesa e i rappresentanti dell'ebraismo'', aggiungono, deve ''condurci ad agire presso i responsabili per mettere fine al conflitto politico che non cessa di separarci e di perturbare la vita dei nostri paesi''.

(ASCA, 23 ottobre 2010)


I signori vescovi riuniti in Vaticano farebbero bene a non usare la Bibbia per giustificare il Papa, lo Stato pontificio, le guardie svizzere e tutto il resto. Farebbero bene a non usare la Bibbia per legittimare gli scranni ecclesiasti da cui si arrogano il diritto di dare al mondo lezioni di moralità provenienti da una sede che dovrebbe vergognarsi della sua storia e della sua attualità. La cosiddetta “occupazione” di Israele è molto più giustificata biblicamente dell’occupazione abusiva di un bel quartiere della città di Roma adibito a sede di uno “stato” sui generis che non ha nessuna, assolutamente nessuna giustificazione biblica. M.C.

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Un vescovo attacca l'islam: vince con la violenza

di Andrea Tornielli

Per il libanese Beylouni «il Corano ordina di imporre la religione con la spada e dà il diritto di uccidere i cristiani» L'«Osservatore Romano» purga i passaggi più accesi del documento. Musulmani divisi: c'è anche chi concorda

«Il Corano ordina di imporre la religione con la spada e dà al musulmano il diritto di uccidere i cristiani con la guerra santa». A scrivere queste parole è monsignor Raboula Antoine Beylouni, vescovo di Curia di Antiochia dei Siri, in Libano, nell'intervento consegnato al Sinodo sul Medio Oriente ormai alle ultime battute in Vaticano. Parole dure, quelle del vescovo libanese, che devono aver creato qualche imbarazzo Oltretevere, dato che l'intervento è stato prima pubblicato integralmente sul Bollettino del Sinodo diffuso ieri mattina dalla Sala Stampa vaticana, ma la sintesi messa poi in pagina da L'Osservatore Romano è risultata purgata proprio dei passaggi più accesi. Parole, e anche questo è significativo, che hanno provocato da parte islamica sia reazioni negative dell'Ucoii e dell'università Al Azhar del Cairo, sia la comprensione del movimento dei musulmani moderati.
Beylouni ha affermato che «il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa e crede. Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la Jihad (guerra santa)». Il vescovo ha aggiunto che il testo sacro dell'islam «ordina di imporre la religione con la forza, con la spada. Per questo i musulmani non conoscono la libertà religiosa, né per loro né per gli altri. Non stupisce vedere tutti i Paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare integralmente i diritti umani sanciti dalle Nazioni Unite». Ancora, il vescovo di Curia ha affermato che «il Corano inculca al musulmano l'orgoglio di possedere la sola religione vera e completa. Il musulmano fa parte della nazione privilegiata e parla la lingua di Dio, l'arabo. Per questo affronta il dialogo con questa superiorità e con la certezza della vittoria». «Nel Corano poi - ha aggiunto - non c'è uguaglianza tra uomo e donna, né nel matrimonio stesso in cui l'uomo può avere più donne e divorziare a suo piacimento, né nell'eredità in cui l'uomo ha diritto a una doppia parte, né nella testimonianza davanti ai giudici in cui la voce dell'uomo equivale a quella di due donne».
Certo, monsignor Beylouni ha anche dichiarato che «non dobbiamo eliminare il dialogo», come è vero che in un altro intervento al Sinodo ieri si è detto che i rapporti tra cristiani e musulmani «si sono deteriorati con le crociate». Ma non c'è dubbio che i suoi giudizi e le sue convinzioni, espresse senza giri di parole o precauzioni diplomatiche, sono destinati a far discutere. Anche perché un altro confratello di Beylouni, monsignor Flavien Joseph Melki, anch'egli libanese, nel suo intervento ha auspicato una riforma dei regimi teocratici dei Paesi arabi, dove «il fondamentalismo continua a inasprirsi». E ha detto che «a eccezione del Libano, i circa quindici milioni di cristiani del Medio Oriente sono sottoposti da quattordici secoli a molteplici forme di persecuzione, di massacro, di discriminazione, di sopruso e di umiliazione». Ha chiesto che non si attenda la scomparsa dei cristiani «per alzare la voce e reclamare con forza libertà, uguaglianza e giustizia per queste minoranze religiose minacciate nella loro sopravvivenza», invocando l'aiuto della Chiesa universale e dai Paesi democratici affinché facciano pressione «a tutti i livelli, sui regimi che ledono i diritti inalienabili della persona umana, per spingerli a riformare le loro leggi, ispirate alla Sharia islamica».
Le parole sul Corano del vescovo Beylouni sono state criticate da Hamza Piccardo, portavoce dell'Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii), che le ha definite «false accuse», dato che «le guerre ci sono sempre state e ogni volta ci sono state persone che hanno cercato di dare interpretazioni delle sacre scritture funzionali a queste guerre». Di «falso» storico parla anche uno dei ricercatori dell'università egiziana di al-Azhar, la più prestigiosa del mondo musulmano. Ma va segnalata anche la reazione del Movimento dei musulmani moderati, che ha accolto le parole del vescovo richiamando la necessità per i Paesi islamici «di riconoscere e attuare la libertà religiosa».

(il Giornale, 23 ottobre 2010)

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«I registi isrealiani storicizzano il loro passato anche attraverso la finzione cinematografica»

di Paola Casella

«Uno dei nostri criteri di scelta per i film che parteciperanno al Pitigliani Kolno'a festival è stata la loro libertà artistica», dice Ariela Piattelli, condirettrice insieme a Dan Muggia della rassegna di cinema ebraico e israeliano che si svolgerà a Roma da oggi fino al 27 ottobre. «I registi d'Israele sono infatti totalmente liberi di dire quello che vogliono, pur realizzando le loro opere grazie ai fondi dello stato».
Oltre a questa invidiabile libertà, fra i criteri di selezione c'è stata anche «la varietà stilistica e di contenuti», e infatti in cartellone ci sono corti, medi e lungometraggi, film di finzione e di realtà, prodotti cinematografici e prodotti televisivi «perché in Israele il cinema è entrato nella televisione, e non viceversa: tant'è che alcuni lavori creati per il piccolo schermo sono poi approdati nelle sale».
Per questo l'ottava edizione del festival introduce una nuova sezione dedicata alle serie televisive che si occupano di alcuni dei temi più scottanti dell'attualità israeliana, «dal rapporto fra i religiosi e la realtà, trattando argomenti delicati come il sesso, ai rapimenti dei soldati durante i conflitti in Medio oriente all'immigrazione russa in Israele». Le altre sezioni sono dedicate al nuovo cinema israeliano, ai percorsi dell'ebraismo e alla scuola di cinema Sam Spiegel. Fra le chicche, secondo Piattelli, il documentario Diplomat, «il più bello di questa selezione, ambientato in un hotel a 5 stelle di Gerusalemme dove un centinaio di immigrati dell'ex Unione Sovietica vive in un limbo senza riuscire ad integrarsi», ma anche il lungometraggio di finzione 5 ore da Parigi «opera prima di un giovanissimo regista emigrato in Israele dalla Russia da bambino» e A film unfinished, lungometraggio di propaganda girato dai nazisti nel ghetto di Varsavia poco prima della rivolta.

(Europa, 23 ottobre 2010)

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Israele vince la sfida degli scacchi con l'Iran

Si è conclusa con un successo la sfida lanciata da Israele all'Iran sul terreno degli scacchi per la conquista del guinness dei primati di partite simultanee giocate e vinte.

Protagonista dell'impresa, Alik Gershon, israeliano, gran maestro di scacchi di appena 30 anni, che ha concluso oggi la sua fatica - secondo quanto riferisce la Radio militare di Israele - vincendo l'86% di 523 partite giocate in contemporanea e superando così il record di 500 partire detenuto finora dal collega iraniano Morteza Mahjub.
Teatro del trionfo è stata la grande spianata di piazza Rabin, a Tel Aviv, la stessa nella quale giusto 15 anni fa un giovane estremista della destra nazionalista ebraica uccise l'allora premier laburista Yitzhak Rabin, Gershon - ucraino d'origine - ha giocato in contemporanea con 520 giocatori, per ore e ore, per portare a casa il risultato.
«Spero che tutte le guerre contro l'Iran possano essere così», aveva detto all'inizio della sfida, facendo allusione alle forti tensioni esistenti fra la Repubblica islamica (il cui presidente, Mahmud Ahmadinejad, ha più volte vaticinato la scomparsa dello Stato ebraico) e Israele. «Per questo genere di scontro mi farò sempre trovare pronto», aveva aggiunto.
Mahjub aveva stabilito il record precedente delle 500 simultanee nell'agosto 2009, giocando per 18 ore consecutive. Per succedergli nel libro d'oro, Gershon avrebbe dovuto superare - regolamento del Guinness alla mano - almeno l'80% della sua folla di circa 520 contendenti.

(swisscom, 22 ottobre 2010)

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Israele: enigma storico o no

BOLOGNA - Qual è la natura profonda dell'enigma storico rappresentato dalla questione ebraica? Ne parla domani, sabato 23 ottobre alle 16, Marcello Cicchese a un seminario che si tiene presso la chiesa evangelica della Riconciliazione di Bologna (via Mascherino 11/b). Il tema è "Dio ha scelto Israele".
Cicchese, professore universitario e autore di libri sul tema Israele in riferimento alle profezie bibliche e all'attualità politica, nel suo ultimo libro scriveva che «il nocciolo della questione ebraica sta nel fatto che gli ebrei ci sono. L'esserci degli ebrei è il problema. Ma è un problema delle altre nazioni, che nel loro rifiuto di Israele manifestano la loro profonda, radicale ribellione a Dio. Perché Dio ha scelto Israele».
L'organizzazione del seminario di domani è a cura dell'Unione per la diffusione della cultura cristiana (Udcc), associazione che opera in collaborazione con chiese evangeliche cittadine per la promozione dei valori evangelici attraverso i canali della cultura.
La partecipazione è gratuita. [gp]
Per informazioni: tel. 051/358217;

(Evangelici.net, 22 ottobre 2010)

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Il vescovo libanese: «Il Corano ordina di imporre la religione con la spada»

«L'Islam dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad»

CITTÀ DEL VATICANO - «Il Corano permette al musulmano di nascondere la verità al cristiano e di parlare e agire in contrasto con ciò che pensa e crede. Il Corano dà al musulmano il diritto di giudicare i cristiani e di ucciderli con la jihad (guerra santa). Ordina di imporre la religione con la forza, con la spada. Per questo i musulmani non riconoscono la libertà religiosa, nè per loro nè per gli altri. Non stupisce vedere tutti i paesi arabi e musulmani rifiutarsi di applicare integralmente i diritti umani sanciti dalle Nazioni Unite».
IL DIALOGO - Questo duro atto di accusa è stato pronunciato nell'aula del Sinodo da monsignor Raboula Antoine Beylouni, vescovo di Curia di Antiochia dei Siri (Libano). Nonostante queste difficoltà, ha però aggiunto mons. Beylouni, «non dobbiamo eliminare il dialogo ma scegliere i temi da affrontare e gli interlocutori cristiani capaci e ben formati, coraggiosi e pii, saggi e prudenti che dicano la verità con chiarezza e convinzione. Dato che il Corano ha parlato bene della Vergine Maria dobbiamo ricorrere a lei in ogni dialogo e in ogni incontro con i musulmani. Voglia Dio che la festa dell'Annunciazione, dichiarata in Libano festa nazionale per i cristiani e i musulmani, divenga festa nazionale anche negli altri paesi arabi».
IL DOCUMENTO FINALE - In proposito il presule siriaco ha suggerito che il documento finale del Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente faccia riferimento alla figura della vergine Maria«, rispettata dall'Islam, come chiave del dialogo con i musulmani, per superare le difficoltà che rendono inefficaci gli incontri con i musulmani. Tra queste difficoltà l'arcivescovo ha citato anche il fatto che «il Corano inculca al musulmano l'orgoglio di possedere la sola religione vera e completa. Il musulmano fa parte della nazione privilegiata e parla la lingua di Dio, l'arabo. Per questo affronta il dialogo con questa superiorità e con la certezza della vittoria. Nel Corano, poi, non c'è uguaglianza tra uomo e donna, né nel matrimonio stesso in cui l'uomo può avere più donne e divorziare a suo piacimento, né nell'eredità in cui l'uomo ha diritto a una doppia parte, né nella testimonianza davanti ai giudici in cui la voce dell'uomo equivale a quella di due donne».

(AGI, 22 ottobre 2010)

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Israele sbarca su iPhone e iPad

L'Associazione per il turismo di Tel Aviv ha lanciato la guida turistica Visit-Tlv

Il ministero del Turismo israeliano ha annunciato il lancio di una nuova iniziativa dedicata ai viaggiatori: dal 6 ottobre è in funzione il nuovo Israel iPhone e iPad che fornisce ai visitatori informazioni dettagliate su siti, tour, alloggi ed eventi in Israele. L'applicazione è gratuita ed è aggiornata su ciò che riguarda le indicazioni segnate sulle mappe, relative ai siti di maggior interesse, alle riserve naturali e ai musei. Con questa applicazione, gli utenti potranno costruire itinerari personalizzati con foto e materiale multimediale. Inoltre, l'Associazione per il turismo di Tel Aviv ha lanciato quest'estate la guida turistica Visit-Tlv, la prima del suo genere in Israele dedicata ad una città e ad un'associazione per il turismo, che consente ai visitatori di scoprire le attrazioni locali.

(Guida Viaggi, 22 ottobre 2010)

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La finanza islamica galoppa al ritmo di crescita del 15-20% l'anno

ROMA, 22 ott - La finanza islamica va al galoppo e mostra segni di crescita del 15-20% l'anno, in piu' puo' aprire nuove opportunita' per banche e imprese italiane. E' questo il messaggio arrivato dal IV Forum Internazionalizzazione che si e' svolto a Palazzo Altieri.
Consolidare la collaborazione economica coi Paesi del Golfo per accrescere gli scambi e cogliere le opportunita' di investimento e finanziamento, anche attraverso l'introduzione in Italia di strumenti Sharia compliant: dai Sukuk, ossia i certificati di investimento conformi ai principi del Corano, agli strumenti islamici per la raccolta di fondi, fino ai prodotti di finanza islamica destinati al comparto retail.
Con questo obiettivo, banche, imprese ed istituzioni italiane ed arabe si sono incontrate oggi a Roma al Forum Internazionalizzazione dell'Abi, dedicato quest'anno al tema ''Fare finanza islamica: come e perche''', anche in vista della prossima missione di sistema che, all'inizio di novembre, vedra' dieci delle principali banche italiane in Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti. Il Forum - giunto alla sua quarta edizione - e' stato l'occasione per fare il punto sulle relazioni economiche e finanziarie coi Paesi del Golfo all'indomani della crisi ed, in particolare, sul ruolo che l'Islamic Banking puo' giocare nell'economia italiana.
Secondo studi recenti, infatti, la finanza islamica - che risponde sia alle regole del mercato che ai principi del Corano - e' il segmento dell'industria finanziaria globale col piu' alto tasso di crescita (15-20% l'anno) ed entro il 2015 potrebbe superare i 4 trilioni di dollari di attivita', con oltre 1,5 miliardi di risparmiatori interessati a questi prodotti. Nello stesso periodo, la finanza islamica potrebbe raggiungere in Italia un volume di ricavi pari a circa 170 milioni di euro, con una raccolta pari a circa 4,5 miliardi.

(ASCA, 22 ottobre 2010)

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Forze Anp scoprono un arsenale di Hamas in Cisgiordania

Razzi e armi automatiche in un magazzino di Ramallah

ROMA, 22 ott. - Le forze di sicurezza dell'Autorità palestinese hanno scoperto un grande arsenale apprtenente al gruppo estremista Hamas a Ramallah, in Cisgiordania. Lo riporta il sito web del quotidiano israeliano Haaretz, riprendendo una notizia apparsa oggi sul quotidiano arabo con base a Londra Al Quds al Arabi. Gli agenti palestinesi hanno rinvenuto in un magazzino razzi e armi automatiche che potevano essere usate sia contro di loro che contro obiettivi israeliani. Il portavoce delle forze di sicurezza palestinesi, Adnan Damiri, ha confermato che l'arsenale appartiene ad Hamas e che sulla vicenda saranno svolte ulteriori indagini.
Da parte sua, il portavoce di Hamas nella Striscia di Gaza, Sami Abu Zohari, ha negato la notizia, affermando che si tratta solo di un tentativo di giustificare gli attacchi da parte delle forze dell'Autorità palestinese contro Hamas, gruppo che dal 2007 controlla con la forza la Striscia di Gaza.

(Apcom, 22 ottobre 2010)

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La kippah: 'sconosciuto' simbolo della religione ebraica

ROMA - Il significato della kippah, il copricapo simbolo della cultura e della religione ebraica, sarà spiegato lunedì 25 ottobre alle 11.30, presso il Milano Jewish Center-Beth Chabad, in via Soderini 3,
  
a 150 studenti milanesi. Interverranno il Rabbino Capo Alfonso Arbib, il vice Presidente della Comunità ebraica Daniele Nahum e uno dei fondatori del movimento Chabad in Italia, il rabbino Moshe Lazar. L'incontro sarà aperto ai cittadini. Al convegno interverrà anche il Presidente del Consiglio comunale, Manfredi Palmeri. "La Kippah, questa conosciuta, questa sconosciuta" è una delle iniziative che il MJC - Beth Chabad, nuova realtà che sta sorgendo nel panorama culturale milanese, ha organizzato per diffondere la conoscenza sulla cultura ebraica, i suoi simboli e le sue tradizioni. Il tutto in ottica di trasformazione del 'pre-giudizio in post-giudizio'.
La kippah è da sempre il primo simbolo che contraddistingue un ebreo. Copricapo religioso, simboleggia la consapevolezza della presenza, al di sopra della propria razionalità, di un'Entità superiore. L'uomo si rammenta di essere una creatura limitata, la cui razionalità non deve mai sconfinare nella sensazione di onnipotenza. Ciò comporta la sottomissione a D-o e il ricordarsi della Sua presenza in ogni momento della vita. Le donne non indossano la kippah, in quanto avvertono la presenza di D-o senza bisogno di segni che la rammentino. Questa tematica verrà approfondita durante il convegno.

(Diregiovani, 22 ottobre 2010)

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La terza Intifada si fa con il sesamo

RAMALLAH - «Cittadini di Gerusalemme! Svegliatevi, comprate beni e servizi dalle imprese di Giudea e Samaria, non dalle città palestinesi! Al terrorismo economico dobbiamo rispondere per le rime con un contro boicottaggio!», esorta Benny Kashriel, sindaco di Maale Adumim, il più grande insediamento fuori Gerusalemme, alle spalle del monte degli Ulivi....

(Il Sole 24 Ore, 22 ottobre 2010)

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Polemiche in Israele su Oscar a Gordard

Autore 'antisemita', Academy replica 'accuse non persuasive'

ROMA, 21 ott - ''Perche' l'Academy omaggia con un Oscar un noto antisemita''?. La domanda campeggia sul sito on line del quotidiano progressista israeliano Haaretz e riguarda il regista franco-svizzero Jean-Luc Godard insignito ai prossimi premi di un Oscar alla carriera, ammirato autore della Nouvelle Vague. E l'Academy ha risposto: ''Siamo al corrente delle circostanziate contestazioni. L'antisemitismo e' naturalmente disdicevole, ma l'Academy non ha trovato le accuse contro Godard persuasive''.

(ANSA, 21 ottobre 2010)

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Alik Gershon
Israele, grande maestro di scacchi sfida l'Iran

Alik Gershon, israeliano, grande maestro di scacchi di appena 30 anni, ha lanciato la sua sfida all'Iran tentando di battere il record mondiale di simultanee detenuto, con 500 partite, dal collega della Repubblica islamica Morteza Mahjoub, anche lui grande maestro.
Sulla piazza di Tel Aviv dove nel 1995 venne assassinato l'allora premier Ytzhak Rabin, Gershon ha oggi deciso di sfidare in contemporanea 520 giocatori. "Spero che tutte le guerre contro l'Iran siano cosi", ha detto il giovane campione facendo allusione alle forti tensioni tra Israele e Iran. "Per questo genere di guerra io mi farò sempre trovare pronto", ha aggiunto.
Mahjoub ha stabilito il record delle 500 simultanee nell'agosto 2009 giocando per 18 ore consecutive. "Spero proprio di farcela a battere questo primato", ha detto Gershon. Il grande maestro israeliano, che è di origini ucraine, per vedersi omologare il nuovo record dovrà superare almeno l'80 per cento dei suoi 520 avversari.

(ticinonews.ch, 21 ottobre 2010)

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Accordo Israele-Google, i rotoli di Qumran vanno in rete

di Ella Baffoni

Quando, nel 1947, Muhammad Ahmad al-Hamid, un pastore beduino soprannominato "il lupo", scoprì la grotta che custodiva le giare che racchiudevano i rotoli di Qumran, una delle scritture più antiche di parti della Bibbia, si parlò di evento sensazionale. Era, anche se parziale, l'edizione apocrifa più vicina a quella "originale" del Libro sacro alle religioni monoteiste. Sarebbero stati gli Esseni, comunità monastica ebraica dissidente, a scrivere i rotoli e a nasconderli, nel primo secolo avanti Cristo, per salvarli dai romani e non solo. Era la storia che tornava, un salto enorme.
Ora, un altro salto, i rotoli del Mar Morto compariranno in rete. Grazie a un accordo tra l'Israel Antiquities Autority e Google, i testi in aramaico saranno passati allo scanner, e accanto ne sarà fornita la traduzione. Immagini dettagliatissime, eseguite dalla Nasa agli infrarossi, che consentirà di risparmiare agli originali - oggi esposti al pubblico a Qumran e ad Amman in Giordania, nel Museo d'Israele e nel Museo Rockfeller di Gerusalemme, e alla Biblioteca nazionale di Parigi - l'esposizione al pubblico, con i rischi che comporta.
Nei testi, incisi su rame o vergati su papiro, numerosi frammenti biblici di tradizione apocrifa, come i libri di Enoch o il rotolo della guerra. Subito dopo la scoperta, purtroppo, scoppiò la guerra arabo-israeliana del '48, che cancellò gli scavi archeologici progettati a Qumran e facilitò la dispersione di parte dei rotoli, alcuni ancor oggi in mano di privati.
I primi novecento documenti - quelli appunto nella disponibilità dell'Israel Antiquities Autority, ma nulla vieta che il progetto possa estendersi anche agli altri rotoli - saranno on line entro dicembre, a disposizione di chiunque abbia un computer.

(l'Unità, 21 ottobre 2010)

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49% dei palestinesi pro ebraicità di Israele


In cambio di uno Stato palestinese, sondaggio

TEL AVIV, 21 ott - Circa la meta' (49%) dei Palestinesi che vivono in Cisgiordania, a Gaza e Gerusalemme Est sarebbero d'accordo a riconoscere Israele come Stato ebraico in cambio di un'intesa di pace che preveda la nascita di uno Stato palestinese, mentre il 48% sarebbe contrario. E' il risultato di un'inchiesta condotta da parte israeliana (Universita' ebraica di Gerusalemme) e da parte palestinese (Palestinian Center for Policy and Survey Research di Ramallah) per conto del quotidiano Yedioth Ahronoth.

(ANSA, 21 ottobre 2010)

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Online il registro delle opere rubate dall'ERR durante la Shoa

di Giulia Antonini

L'organizzazione americana Claims Conference ha messo online il registro delle opere d'arte che furono rubate alle famiglie ebree dall'ERR.
    Il Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) fu la squadra di esperti e studiosi antisemiti che, durante la II guerra mondiale, avevano il compito di raccogliere libri ed documenti sulla cultura ebraica. L'ERR era il ramo operativo di una vasta burocrazia e di una rete di operazioni ideologiche e culturali che, a partire dalla fine degli anni 30, vennero sviluppato da Alfred Rosenberg. L'invasione del Belgio e della Francia fu occasione per l'ERR di raccogliere enormi quantità di materiali, provenienti da archivi, biblioteche e istituzioni culturali parigine, mentre, su ordine di Otto von Ribbentrop, capo del Foreign Office tedesco, unità dalla polizia segreta sequestrarono gallerie private di collezionisti di fama mondiale e commercianti, tra cui i fratelli Seligmann, Georges Wildenstein, i fratelli Bacri, e Paul Rosenberg. I saccheggi interessarono anche le altre regioni francesi.
    Furono più di 20.000 le opere sottratte, alcune belga, ma per la maggior parte francesi; non solo opere pittoriche, ma anche mobili antichi, tappeti, arazzi, oggetti d'arte e antichità: dall'arte astratta ai mobili del 18o secolo, crocifissi medievali, maschere africane e spade giapponese. Il "bottino", prima raccolto nelle sale dell'ambasciata, dovette essere trasportato in alcune stanza del Louvre e, infine, a causa della sua entità, in un ufficio apposito al Jeu de Paume, un museo nei Giardini delle Tuileries. Molti di queste opere venivano spedite, di volta in volta, in Germania e Austria. Esse spesso finivano per arricchire le collezioni dei capi nazisti (solo 56 oggetti sono andati alla collezione per il museo di Hitler, mentre almeno 875 quelli andati a Göring). Molti dipinti, poi, sono stati venduti o scambiati dagli stessi agenti dell'ERR, compresi gli specialisti d'arte di Göring. Più di 500 opere, inoltre, poichè considerate esempi di arte "degenerata", furono messi nel programma per la distruzione.
    Nel dopo guerra si è aperto il problema della restituzione dei beni sottratti alle famiglie ebree, operazione complicata per le difficoltà delle ricerche, la morte di parte dei proprietari e la giurisdizione e i controlli delle operazioni di rimpatrio e di restituzione (non sempre al rimpatrio è seguita la restituzione).
    Fondamentale per la comprensione dell'entità di un saccheggio "culturale" è il materiale d'archivio. Nel caso del saccheggio ad opera dell'ERR, tutte le attività sono state rigidamente registrate , probabilmente per motivi di controllo e finanziamento. La Claims Conference, su suggerimento e ad opera della dottoressa Grimsted, aveva così lanciato un progetto per studiare gli archivi e stilare una lista di ciò che è stato saccheggiato dai nazisti e di ciò che è stato poi restituito, così da fare un bilancio dei beni ancora da restituire. Contestualmente, la Claims Conference si era impegnata alla creazione di un database degli oggetti d'arte raccolti al Jeu de Paume di Parigi, tra il '40 e il '44.
    Dopo un "lavoro colossale" di cinque anni, che ha richiesto la scannerizzazione di migliaia di schede dell'Err, sul sito www.errproject.org/jeudepaume è ora disponibile l'archivio telemetatico delle opere rubate.

(newnotizie, 21 ottobre 2010)

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Milano - Adeissima 2010, Rita conquista il pubblico

di Rossella Tercatin

E si capisce bene, assistendo alla performance di Rita per l'Adeissima 2010, perché è stata votata la migliore voce femminile israeliana di tutti i tempi durante le celebrazioni per i sessant'anni dello Stato ebraico. Al Teatro Smeraldo un mix di sensualità, carisma, e acuti trascinano il pubblico milanese, guidato da una trentina di giovani israeliani, universitari nel capoluogo lombardo, che hanno ballato e cantato con Rita ogni singola parola dei suoi pezzi. La serata è stata anche occasione per ricordare le attività dell'Associazione donne ebree d'Italia durante l'ultimo anno, un anno un po' speciale, perché coincidente con il novantesimo anniversario della nascita della Wizo, di cui l'Adei è sezione italiana. Un'Adeissima dal sapore un po' speciale dunque quella del 2010, come ha ricordato il presidente Susanna Shaki. Adeissima dedicata alla memoria di Berta Sinai, storica presidente nazionale prematuramente scomparsa. Prima del concerto una presentazione multimediale ha raccontato il sostegno che la Women International Zionist Organization dà alle donne e ai bambini in difficoltà in Israele, come avviene nel centro di Pardes Katz per i bambini etiopi di recente immigrazione, al quale sono stati devoluti gli incassi della serata. Poi è arrivato il momento dello show di Rita, che ha cantato i suoi pezzi più famosi in ebraico, ma è stata protagonista anche di un omaggio alla grande tradizione operistica italiana, sfoderando un piccolo repertorio di arie d'opera. E ricordando poi la sua origine iraniana (Rita è nata a Teheran, e si è trasferita in Israele solo a otto anni nel 1970), la cantante ha invitato sul palco sua madre, duettando con lei in persiano in una esibizione particolarmente apprezzata.
Alla fine Rita ha invitato il pubblico ad alzarsi in piedi e ballare con lei sulle note delle sue canzoni, invito accolto con entusiasmo da tutto il teatro.
Una serata piena di emozioni quindi, che non ha fatto rimpiangere il terzo turno di Champion's League, le cui partite erano in corso di svolgimento durante il concerto. Nonostante, nel buio della platea, qualche cellulare di troppo occhieggiasse, specialmente fra i signori…

(Notiziario Ucei, 21 ottobre 2010)

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Israele ricorda il 15esimo anniversario dell'omicidio di Rabin

Previste diverse cerimonie in ricordo ex primo ministro

GERUSALEMME, 20 ott. - Israele ricorda oggi il quindicesimo anniversario dell'assassinio del primo ministro Yitzhak Rabin, con cerimonie in programma nel cimitero in cui è sepolto, alla Knesset, nelle scuole e nelle comunità dello stato ebraico.
Rabin fu ucciso a colpi di arma da fuoco da un estremista ebraico che avversava le sue politiche di pace il 4 novembre 1995. Israele rievoca questa pagina della sua storia secondo il calendario ebraico, in base al quale l'anniversario cade oggi.
Il premier Benjamin Netanyahu, il presidente Shimon Peres e altri dignitari si uniranno alla famiglia Rabin per la cerimonia che si terrà nella tomba dell'ex capo del governo a Gerusalemme.
Un corteo-memoriale è previsto per sabato prossimo nella piazza di Tel Aviv dove Rabin fu assassinato dopo una manifestazione di pace. E' stata rinominata Rabin Square in suo onore e sono attese migliaia di persone

(Apcom, 20 ottobre 2010)

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Uomini e numeri, la storia di Exodus in mostra al Camec

LA SPEZIA. Nell'ambito del Premio Exodus 2010, il piano terreno del CAMeC ospita, insieme alla mostra dei collages di Guido ceronetti, in un ambiente dedicato, l'installazione multimediale ideata e realizzata da Paolo Ranieri e Beatrice Meoni, "1014. Una storia di uomini e di numeri". Da una pedana-molo protesa verso un immaginario orizzonte, punto di partenza e di arrivo di ogni viaggio ed esperienza, il visitatore potrà immergersi fisicamente nelle vicende dei 1014 profughi ebrei delle navi "Fede" e "Fenice", bloccati per più di un mese alla Spezia nella primavera del 1946.
La vicenda è ricostruita attraverso immagini, musiche, segni dipinti, voci e documenti; grazie a un gioco di rimandi tra proiezioni video, tele pittoriche e pareti riflettenti, si diverrà nel contempo spettatori e attori della drammatica attesa vissuta al molo Pirelli da queste "displaced persons", già private dell'identità e ridotte a numeri dallo spaventoso meccanismo della Shoah.
In una storia corale nella quale s'intrecciano destini individuali e politica internazionale, emergono la disperata ricerca di una nuova vita e di una nuova identità dei profughi e la solidarietà di moltissimi spezzini, a loro volta reduci dagli sconvolgimenti del secondo conflitto mondiale.
Da un passato ormai lontano, una narrazione ancora attuale che racchiude un desiderio di giustizia per ogni migrazione.
In occasione dell'opening un ulteriore contributo: il musicista Maurizio Dehò del Rhapsodija Trio eseguirà dal vivo brani ispirati alla tradizione Yiddish.

Ideazione e realizzazione: Paolo Ranieri e Beatrice Meoni
Video: Vinicio Bordin, Francesco Lupi Timini
Consulenza storica: Maurizio Fiorillo
Voci: Dror Briskin, Virginia Galli, Toni Garbini, Luca Gradella, Viola Travaglioli
Musiche originali: Rhapsodija Trio
Sonorizzazione: Alberto Modignani
Multimedia: Emanuele Lomello
Musica dal vivo per l'inaugurazione Maurizio Dehò (Rhapsodija Trio)

INFORMAZIONI e CONTATTI
Orario: da martedì a sabato 10-13 / 15-19, domenica e festivi 11-19, chiuso lunedì
Informazioni e prenotazioni: tel. + 39 0187 734593 / fax + 39 0187 256773 camec@comune.sp.it
Sito: http://camec.spezianet.it

(Città della Spezia, 20 ottobre 2010)

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Miur: Gelmini incontra il rabbino capo Di Segni

Roma, 20 ott - Oggi il ministro Mariastella Gelmini ha incontrato al MIUR il Rabbino Capo e Direttore del Collegio Rabbinico Italiano Prof. Riccardo Di Segni. Ha partecipato all'incontro anche Sandro Di Castro, in rappresentanza dell'Unione delle Comunità Ebraiche in Italia. Durante il colloquio è stato discusso e approfondito il progetto per la prima traduzione in italiano del Talmud, opera centrale e basilare del pensiero ebraico, in collaborazione con il CNR e altri importanti istituti di ricerca italiani. Al termine il Prof. Di Segni ha espresso soddisfazione per l'esito della riunione e per la sensibilità e disponibilità dimostrate dal ministro Gelmini.

(Agenparl, 20 ottobre 2010)

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Al via in Israele la Conferenza del turismo dell'Ocse

A Gerusalemme esperti e leader dell'industria turistica provenienti da 26 Paesi

Taleb Rifai
Come annunciato nei mesi scorsi anche da quest'agenzia di stampa si apre oggi in Israele, presso il Binyanei Hauma International Convention Center a Gerusalemme la 86a Conferenza annuale della Commissione per il Turismo dell'Ocse, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. E' la prima volta in assoluto che l'Ocse tiene questa sua conferenza annuale a Gerusalemme e non, come di consueto, a Parigi.
E' giunta in Israele una delegazione internazionale composta da esperti e leader dell'industria turistica provenienti da 26 paesi, incluso Israele. Tra le presenze il segretario generale dell'Organizzazione Mondiale del Turismo, Taleb Rifai.
Ad accogliere i partecipanti a questo appuntamento che si svolge dal 20 al 23 ottobre, è il ministro israeliano del Turismo, Stas Misezhnikov, che è presente anche ai lavori della tavola rotonda, organizzata dal Ministero Israeliano del Turismo, dedicata al tema dello " Sviluppo della Crescita Verde".
Nuove politiche per lo sviluppo del turismo verde, influenza ecologica sul turismo, investimenti ed imprenditorialità, sono i temi dibattuti nel corso delle sessioni di lavoro.

(Guida Viaggi, 20 ottobre 2010)

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Google digitalizzerà i Rotoli del Mar Morto

I Rotoli del Mar Morto, manoscritti risalenti al primo secolo d. C e ritrovati nel 1940 nella località della Cisgiordana di Qumran, stanno per arrivare su Google. Il gigante della tecnologia e Israele hanno fatto sapere che stanno collaborando per offrire ai ricercatori e al pubblico il primo database completo e consultabile dei Rotoli.
Scritti in ebraico, aramaico e greco i documenti fanno luce sul giudaismo dei tempi biblici e sulle origini del cristianesimo. Per anni, gli esperti si sono lamentati perché l'accesso ai Rotoli era troppo limitato.
Una volta che le immagini saranno su Google, chiunque potrà sfogliare gratis sul proprio computer le copie dei Rotoli, che avranno una traduzione inglese del testo. La raccolta dovrebbe essere disponibile entro pochi mesi.
Si ritiene che i Rotoli fossero appartenuti a una comunità essena, una setta religiosa ebraica contemporanea al primo cristianesimo.
I primi frammenti di pergamena dei Rotoli vennero scoperti nel 1946 da alcuni pastori beduini in una grotta sulla riva nord-ovest del Mar Morto, a circa 60 chilometri più a sud di Gerusalemme.

(In dies, 20 ottobre 2010)

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Netanyahu: Hamas dispone di missili anti-aerei

Il premier israeliano: Compromessa la libertà per i nostri jet

ROMA, 18 ott. - Hamas dispone di missili anti-aerei con i quali può minacciare i caccia dell'aeronautica israeliana. Lo ha detto oggi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu durante una riunione del suo partito, il Likud, ammettendo che la libertà aerea di Israele risulta così compromessa. Secondo il premier i missili sono stati introdotto nella Striscia di Gaza attraverso i tunnel scavati sotto il confine con l'Egitto.
I jet israeliani hanno per lungo tempo dominato il cielo di Gaza - scrive il quotidiano israeliano Haaretz -, colpendo ripetutamente gli obiettivi di Hamas, il gruppo che controlla la Striscia con la forza dal 2007. L'aviazione ha avuto anche un ruolo centrale anche durante la massiccia offensiva condotta dall'esercito israeliano tra la fine di dicembre del 2008 e il gennaio del 2009.
Le parole di Netanyahu hanno un valore significativo, poichè è la prima volta che un responsabile israeliano ammette apertamente che Hamas possiede missili anti-aerei.

(Apcom, 19 ottobre 2010)

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L'effetto della "Flottilla" turca? Rinsaldare l'asse fra Grecia e Israele

di Claudia Attolico

Negli ultimi mesi, com'è noto, i rapporti tra Israele e la Turchia hanno subito un precipitoso deterioramento. I dissapori tra i due principali interlocutori di Washington sono stati il risultato del sanguinoso assalto alla nave Marmara dello scorso maggio, l'imbarcazione "pacifista" abbordata dalle teste di cuoio isrealiane, che ha fatto 9 vittime fra i turchi. A nulla sono valse le perplessità statunitensi verso il cambio di rotta fra le cancellerie di Ankara e Tel Aviv, la cui relazione sembra destinata ad un finale affatto pacifico. La Turchia, potenza in grande crescita, va contenuta, e allora il governo israeliano si sta dando da fare per stringere e approfondire i suoi legami con la Grecia, avversario storico di Ankara.
Il premier greco Papandreou sarebbe stato il primo a lanciare l'esca, stabilendo una serie di contatti con israeliani e amici dello stato ebraico, uomini d'affari, politici e ambienti dell'intelligence interessati a sviluppare uno scenario del genere. Papandreou, insomma, vorrebbe fare della Grecia il nuovo bastione della Nato nei Balcani e in Europa meridionale, un Paese cristiano pronto a prendere il posto dell'esercito turco. Le forze armate israeliane e greche negli ultimi tempi hanno svolto delle esercitazioni militari comuni e i cieli di Grecia offrono ampi orizzonti per l'Air Force di Tel Aviv. La grave crisi finanziaria di Atene ha bisogno dei floridi mercati di Gerusalemme: esportare gas in Europa è una delle ipotesi se il legame dovesse rinsaldarsi. Senza contare che la Grecia per gli israeliani può essere un canale di comunicazione in più con Bruxelles.
Questa realtà non farebbe altro che spingere la Turchia sulla strada di quel "neo-ottomanesimo" già enunciato dal ministro degli esteri del governo Erdogan: espansione nei Balcani, ingresso in Europa messo sotto formalina, nuove trattative e accordi col mondo arabo meno disposto a trattare con Israele. Eppure lo stretto legame economico e militare che per anni aveva unito turchi e israeliani aveva prodotto una interdipendenza che per entrambe i Paesi sarà difficile rimpiazzare. Ankara si era dimostrata un buon alleato, nella compravendita di armi o nel portare ambasce a Siria e Iran. E' certo, comunque, che i sottili equilibri del Mediterraneo e del Vicino Oriente stanno cambiando. Per quanto la Turchia abbia rappresentato uno snodo centrale della strategia israeliana, la Grecia potrebbe offrire ampie e insondate prospettive geopolitiche per lo stato ebraico. Forse non tutti i mali vengono per nuocere.

(l'Occidentale, 19 ottobre 2010)

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On line il registro di 20.000 beni trafugati da nazisti a ebrei

La metà dei beni non è stata ancora restituita

NEW YORK, 19 ott. - Un registro con 20.000 opere d'arte rubate agli ebrei dai nazisti, di cui oltre la metà non è stata ancora restituita, è stato messo on line sul web con foto di oggetti e riferimenti sull'identità dei proprietari. Lo ha annunciato l'organizzazione "Claims Conference" Il sito www.errproject.org/jeudepaume è accessibile a tutti e consultabile gratuitamente, precisano i responsabili della "Conference on Jewish Material Claims Against Germany", che ha realizzato il progetto con la collaborazione del Museo americano dell'olocausto. Durante il lavoro, iniziato nel 2005, sono stati archiviati i documenti dell'Err, -Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg-, l'agenzia tedesca incaricata della spoliazione dei beni tra il 1940 e il 1944. Questi documenti si trovano in tre centri, gli archivi del ministero degli Esteri francese, gli archivi nazionali statunitensi e gli archivi federali tedeschi, ha spiegato uno dei commissari del progetto lo storico Marc Mazurovsky. La maggior parte degli oggetti catalogati apparteneva a famiglie ebraiche, principalmente francesi ma anche belghe, ed è stata conservata dai nazisti al museo Jeu de Paume a Parigi. Bla/Kat

(Apcom, 19 ottobre 2010)

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I cristiani criticano Israele ma chiudono gli occhi sulle violenze islamiche

di Fiamma Nirenstein

I religiosi accusano Gerusalemme per la situazione in Palestina Ma lo Stato ebraico è l'unico dell'area in cui i fedeli di Cristo aumentano

  
È facile immaginarsi quante preoccupazioni la Chiesa nutra nei confronti dei suoi cristiani in Medio Oriente, ed è per questo che ha indetto una lunga sessione di lavoro del sinodo dei vescovi sui problemi dell'area. L'islam non ama i cristiani d'oriente: li ha costretti alla fuga se è vero che sono ora solo il 6% della popolazione mediorientale. C'è solo un paese dove i cristiani sono cresciuti in numero: in Israele da 34mila che erano nel '49 sono diventati 163mila, e saranno 187mila nel 2020. Invece, nei paesi musulmani i cristiani diminuiscono, ma le 50 Chiese ospitate in Terra Santa non se ne accorgono. Preferiscono dare addosso a Israele, dove godono di piena libertà di culto e di espressione.
Secondo il rapporto del dipartimento di Stato americano sulla libertà religiosa, nel 2007 in Turchia c'erano due milioni di cristiani, oggi sono 85mila; in Libano si è passati dal 55 al 35%; in Egitto la cifra si è dimezzata; in Siria dalla metà della popolazione sono ridotti al 4%; in Giordania dal 18 al 2%; in Arabia Saudita si parla di «cristiani invisibili». In Iran i cristiani quasi non esistono più. A Gaza sono rimasti in 3.000 sottoposti a continue persecuzioni. Tutto questo le gerarchie cristiane lo dicono a mezza bocca, e si può capire; ma non si può ammettere che per non urtare i propri persecutori si dia addosso, in una sede importante come il sinodo, a Israele.
Questo è anche una parte della Chiesa a pensarlo: dopo un primo momento in cui un nome di grande rilievo come quello del Custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa era stato utilizzato senza riguardo come firma sotto un documenti dai toni di scomunica teologica verso lo Stato d'Israele, adesso con una conferenza stampa Pizzaballa avverte che nessuna chiesa di Terra Santa ha sottoscritto il documento. Fa sapere che non è più della partita. Ma se si va sul sito www.kairospalestine.ps si trovano in bella vista firme molto importanti sotto il documento, redatto sin dal dicembre 2009 e che sarà presentato oggi al Sinodo: ci sono infatti il Patriarca Latino monsignor Fouad Twal, Pizzaballa stesso (un bravo, intelligente francescano e un fine intellettuale), il patriarca greco ortodosso Teofilo III, l'armeno Torkon Manugian e il copto Anba Abraham oltre al luterano Manib Yunan e l'anglicano Suheil Dawani. Il precedente Patriarca Michel Sabbah, un apostolo senza se e senza ma della causa palestinese, presenterà il documento che parla a nome di «noi cristiani palestinesi». Vi si dice: «L'occupazione militare è un peccato contro Dio e contro l'uomo», scomunica di fatto i cristiani sostenitori di Israele, si butta contro la presenza stessa d'Israele, paragona all'apartheid la barriera di difesa che ha bloccato il terrorismo al 98%, attacca gli insediamenti invocando il nome di Dio, cancella concettualmente lo Stato ebraico immaginandolo misto, islamico, cristiano e forse anche un po' ebraico. Si legittima persino il terrorismo quando si dice dei «migliaia di prigionieri che languono nelle carceri israeliane» e che «fanno parte della nostra realtà». Difatti «la resistenza al male dell'occupazione è un diritto e un dovere per un cristiano».
Monsignor Twail ha rilasciato svariate dichiarazioni: ha detto che invece di due Stati per due popoli se ne potrebbe immaginare uno solo, ignorando l'idea corrente che profughi e tasso di natalità arabi spazzino via gli ebrei. E in secondo luogo ha detto che «al cento per cento» il motivo di fuga dei palestinesi è l'occupazione israeliana. Probabilmente il suo riferimento è alla libertà di movimento negata dalla barriera e ai controlli di sicurezza, che si moltiplicano o diminuiscono a seconda delle minacce terroristiche, del tutto ignorate da Twail. Ma c'è un errore nel ragionamento del Patriarca: Israele è l'unico Paese del Medio Oriente dove la popolazione cristiana cresce; in Cisgiordania sotto l'Autorità palestinese è declinata del 29%. L'occupazione israeliana certo impedisce i movimenti, ma terrorizzano di più rapimenti, delitti, ritorsioni di Tanzim e Hamas contro i cristiani. Non solo: anche se possono sorgere talora discussioni fra le tre religioni a Gerusalemme (unica città in Israele dove la presenza cristiana è diminuita, forse per il clima di conflitto) esse sono sempre aperte e nell'ambito di una legislazione totalmente liberale. Chiunque vada nella capitale di Israele, la vede percorsa da folle di pellegrini, processioni, fedeli, etnie e fedi. La libertà religiosa, di accesso, di culto, è totale, come non lo era mai stata sin dai tempi della conquista islamica. Le Chiese di ogni genere e grado hanno corpo giuridico, voce in capitolo, proprietà immobili e in denaro in grande abbondanza, e totale libertà di opinione. Nei paesi arabi è vero il contrario. C'è chi al Sinodo, al contrario dei rappresentati di Gerusalemme, ha denunciato la persecuzione islamista, come ha riportato Il Foglio: Gregorius III Laham patriarca di Antiochia, l'arcivescovo dei Siri in Irak Basile Georges Casmoussa e Francois Eid, vescovo egiziano e altri hanno osato parlare della situazione di costrizione in cui vivono i loro fratelli. Nella bozza di appello finale che sarà votata venerdì, il Sinodo ripropone la Chiesa come garante della libertà di culto e delle libertà personali di tutte le religioni. Ma se manca una sanzione di quello che i cristiani subiscono nei paesi islamici e si seguita a prendersela con gli ebrei che non c'entrano niente, come pensa di sostenerli moralmente e praticamente?

(il Giornale, 19 ottobre 2010)

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Legge e negazionismo, "Interveniamo sull'insegnamento"

di Tobia Zevi, Associazione Hans Jonas

Insieme a molti altri - assai più autorevoli del sottoscritto - nei giorni scorsi ho avanzato alcune perplessità sulla proposta di una legge contro il negazionismo. Sia ben chiaro che tutti riteniamo aberrante negare o ridurre la tragedia della Shoah. Si tratta però di un problema assai complesso: i reati di opinione sono una materia delicatissima, e non è affatto detto che processando questi personaggi senza nessuna credibilità li si indebolisca. Anzi. Oltre a farne - come molti hanno sottolineato - dei potenziali martiri della libertà di espressione, ho forti dubbi sulla punibilità reale di alcune affermazioni. Ad esempio, se qualcuno sostiene che le vittime ebree nei lager non sono state sei milioni, ma meno, quale giudice potrebbe comminargli una sentenza? E immaginiamo cosa accadrebbe se un personaggio del genere venisse assolto!
Dal punto di vista generale c'è un terzo problema. Una legge di questo tipo dovrebbe necessariamente comprendere anche altre vicende storiche. Sarebbe accettabile, per esempio, un professore che negasse l'utilizzo da parte degli italiani dei gas durante la guerra di Etiopia? O che sostenesse che le foibe non sono mai esistite? Chi può arrogarsi il diritto di decidere chi sta dentro e chi sta fuori dal perimetro della legge?
Tuttavia il senso della proposta non sfugge. Riccardo Pacifici si è fatto interprete di un sentimento di rabbia e frustrazione che riguarda tutti noi, soprattutto a poche ore di distanza dall'anniversario del 16 ottobre 1943. Qualcosa occorre fare.
Personalmente ritengo che bisognerebbe intervenire sull'insegnamento, per impedire che persone così screditate possano insegnare nelle scuole o nelle università. Come? Si potrebbe forse istituire una commissione ministeriale - in modo che siano tutelate le varie categorie professionali, composta da membri di chiara fama - che, dotata di poteri reali e capace di muoversi in tempi ragionevolmente brevi, possa comminare sanzioni (sospensione, espulsione, spostamento) e ripristinare un insegnamento corretto e rispettoso della storia e della dignità delle vittime.

(Notiziario Ucei, 19 ottobre 2010)

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Israele arresta un deputato di Hamas

Era stato liberato da un carcere israeliano un anno fa

GAZA, 18 ott - Reparti dell'esercito israeliano hanno arrestato la scorsa notte a Hebron (Cisgiordania) il deputato di Hamas Hatem Kfisha.
Lo ha reso noto Hamas in una nota diffusa a Gaza secondo cui questo episodio conferma 'la attiva cooperazione' fra le forze israeliane e i servizi di sicurezza dell'Anp.
Kfisha era stato liberato da un carcere israeliano un anno fa.
Negli anni Novanta era stato fra i 415 attivisti di Hamas espulsi dall'esercito israeliano per un anno dai territori palestinesi.

(ANSA, 18 ottobre 2010)

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Shoah: targa nel ghetto di Roma per ricordare Settimio Calò

ROMA, 18 ott. - Il 16 ottobre 1943 Settimio Calò usci dalla sua casa al numero 49 di via del Portico d'Ottavia, nel ghetto ebraico di Roma, per andare a comprare le sigarette. Quando' vi torno' non trovo' piu' la moglie, i nove figli e il nipote, rastrellati dalle truppe nazifasciste per essere avviati ai campi di concentramento di Auschwitz-Birkenau, dove vennero uccisi meno di dieci giorni dopo. Lui, unico sopravvisuto, visse tutta la vita nel rimorso e da oggi una targa nel ghetto ricorda questa storia emblematica della deportazione degli ebrei romani. A svelarla sono stati stamani il sindaco della capitale Gianni Alemanno, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il vicepresidente della Provincia di Roma Cecilia D'Elia, il rabbino capo Riccardo Di Segni, il presidente della comunita' ebraica di Roma Riccardo Pacifici, alla presenza delle associazioni di partigiani e di famiglie dei martiri. "E' una storia - ha affermato Pacifici - che, come tante altre, rappresenta l'unicita' della Shoah", la quale secondo D'Elia, "rimane una ferita aperta nella storia della citta' e del paese". Il sindaco Alemanno ha sottolineato che "con questo gesto ricordiamo anche chi e' sopravvissuto e ha pianto per una vita, perche' la Shoah non ha colpito solo chi e' morto ma tutta una comunita'". Il governatore Polverini ha ricordato che "oggi partiremo per Auschwitz insieme agli studenti, perche' le istituzioni hanno il dovere di ricordare per evitare che simili orrori accadano ancora". Alemanno ha poi fatto visita anche al collegio militare in via della Lungara dove, in seguito ai rastrellamenti del 16 ottobre 1943, furono rinchiusi gli ebrei da deportare nei campi di sterminio.

(AGI, 18 ottobre 2010)

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Nuova guerra a Gaza se Hamas rapisce altri soldati

E' un alto ufficiale del comando generale dell'esercito israeliano a dichiararlo, ammettendo di aver avuto indicazioni circa l'intenzione di Hamas di sequestrare altri militari ebraici.

GERUSALEMME, 18-10-2010 - Il rapimento di altri soldati israeliani da parte di Hamas scatenerebbe una nuova guerra a Gaza, con una reazione dello Stato ebraico tanto severa quanto lo fu quella dell'Operazione Piombo fuso. E' un alto ufficiale del comando generale dell'esercito israeliano a dichiararlo, ammettendo di aver avuto indicazioni circa l'intenzione di Hamas di sequestrare altri militari ebraici.
Il movimento islamico, ha aggiunto l'ufficiale israeliano sotto anonimato, oggi assomiglia meno a un gruppo terroristico e piu' a una "milizia semi-militare" sostenuta da Iran e Siria che contribuiscono ad addestrare ed equipaggiare i suoi uomini.
Tuttavia il militare israeliano ha detto che per le "Forze di Difesa israeliane è piu' facile (combattere, ndr) contro gruppi militari e Hamas ora ha tutti i difetti di una grande organizzazione, che l'Idf usera' a suo vantaggio".
Quello che comunque "deve essere chiaro e' che un sequestro di persona avra' un costo molto alto. Il prezzo che Hamas paghera' per un simile atto sarà molto elevato. Il costo sara' dell'entita' dell'operazione 'Piombo fuso'".

(RaiNews24, 18 ottobre 2010)

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L'accusa del Sinodo Vaticano a Israele: l'occupazione "favorisce il fondamentalismo"

  
   Il Papa saluta l'ayatollah iraniano Ahmadabadi a margine
   del suo intervento al Sinodo mediorientale
Dura presa di posizione nella relazione finale dell'assemblea dei vescovi dell'area: "Condanniamo violenza da dovunque venga, esprimiamo solidarietà al popolo palestinese la cui situazione favorisce il fondamentalismo"


CITTA' DEL VATICANO - "Pur condannando la violenza da dovunque provenga, e invocando una soluzione giusta e durevole del conflitto israelo-palestinese, esprimiamo la nostra solidarietà con il popolo palestinese, la cui situazione attuale favorisce il fondamentalismo". Contiene questa forte presa di distanza dall'occupazione israeliana uno dei passaggi della 'Relatio post disceptationem' del Sinodo dei vescovi sul Medio Oriente, letta stamane, alla presenza di Benedetto XVI, dal relatore generale del Sinodo, l'arcivescovo egiziano Antonios Naguib, patriarca di Alessandria dei Copti.

(la Repubblica, 18 ottobre 2010)


La condanna della violenza è generale e generica, come si addice al più schietto stile curiale; la solidarietà è espressa generosamente al popolo palestinese; e per ì fondamentalismo islamico si manifesta "comprensione" perché la causa di tutto naturalmente si trova in Israele. C'è qualcuno che pensa davvero che il Vaticano abbia sostanzialmente cambiato visione e politica verso gli ebrei e Israele dai tempi del 16 ottobre 1943? Osservando come si muove Benedetto XVI si capisce meglio Pio XII.

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Israel Camerata Jerusalem in concerto a Roma in onore Itzhak Rabin

ROMA, 18 ott. - Dedicato alla memoria del premio Nobel per la pace Itzhak Rabin, ucciso da un estremista ebraico il 4 novembre 1995, il concerto che inaugurera' domani la serie serale della Istituzione Universitaria Concerti (Iuc), vedra' esibirsi la Israel Camerata Jerusalem per la prima volta in Italia dopo essersi conquistata la reputazione di migliore orchestra da camera d'Israele e una delle migliori del mondo. L'ensemble sara' diretta domani a Roma, nella sede della Iuc, da Avner Biron che la fondo' nel 1985 e che da allora ne e' direttore artistico e direttore stabile.
Da sempre attenti alle novita' e alle metamorfosi della musica contemporanea, i musicisti della Israel Camerata Jerusalem apriranno il concerto con la prima esecuzione nella Capitale di 'Prayers', del settantacinquenne compositore israeliano Noam Sheriff, direttore dell'Accademia Musicale Rubin dell'Universita' di Tel Aviv e importante figura di artista e intellettuale, molto noto anche per il suo impegno a favore della pace tra israeliani e palestinesi.
Il secondo brano in programma, il Concerto per pianoforte e orchestra in si bemolle maggiore K. 595, l'ultimo della serie di ventisette lavori di questo genere composti da Wolfgang Amadeus Mozart, vedra' il debutto a Roma di un giovane talento, il pianista israeliano di origine uzbeka Roman Rabinovich, appena ventiquattrenne ma gia' da alcuni anni ai vertici dell'attivita' concertistica internazionale. Completeranno il programma il Quartetto n. 8 di Dmitri Shostakovich, composto nel 1960 in memoria delle vittime del fascismo e della guerra (trascrizione per orchestra di Rudolf Barshai) e la Sinfonia n. 34 di Joseph Haydn, come brillante finale.

(Adnkronos, 18 ottobre 2010)

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Accordo politico e militare tra Hamas e Al Fatah, Israele si oppone

Elementi delle forze speciali dell'Autorità palestinese di Abbas tornerebbero a Gaza, mentre militari di Hamas entrerebbero in Cisgiordania. Israele: non accetteremo mai l'accordo

di Rodolfo Casadei

Il 20 ottobre riprendono a Damasco i negoziati fra Hamas e Al Fatah per la riconciliazione fra le forze politiche palestinesi. Israele ha già fatto sapere che non accetterà mai uno dei presunti punti dell'accordo, nella forma in cui è trapelato: l'insediamento in Cisgiordania di un ridotto numero di elementi militari di Hamas appartenenti alle brigate Ezz-e Din Al-Qassam, formate e addestrate dai Guardiani della rivoluzione iraniani e dagli Hezbollah.
L'esplosiva novità farebbe parte di un pacchetto di concessioni reciproche, che prevedono il rientro in Gaza di un piccolo numero di elementi delle forze speciali dell'Autorità palestinese di Mahmoud Abbas, espulsa con la forza dalla Striscia nel 2007. Il veto israeliano è arrivato quando la proposta era già stata fatta conoscere informalmente agli Stati Uniti e all'Unione Europea. In cambio, i palestinesi assicurano un atteggiamento più tollerante nei confronti della politica israeliana di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme e nei Territori.
Secondo il governo Netanyahu, l'attuazione della proposta potrebbe creare le condizioni per attacchi terroristici anti-israeliani a partire da basi in Cisgiordania. Per questo motivo, Tel Aviv ha minacciato di aumentare la presenza di militari e di formare nuovi posti di blocco nella regione se i termini dell'accordo intrapalestinese prevederanno anche la misura in discussione.

(Tempi.it, 18 ottobre 2010)

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Iraq: Allawi attacca l'Iran, tenta di devastare tutto il Medioriente

BAGHDAD, 18 ott. - L'accusa e' pesante: tentativo di ''devastare'' l'intero Medioriente e interferire nel processo politico interno all'Iraq. E' cosi' che l'ex primo ministro iracheno Iyad Allawi si e' rivolto all'Iran nel corso di un'intervista rilasciata alla Cnn, dove ha descritto la regione come una ''vittima'' dei gruppi estremisti finanziati da Teheran. ''Sappiamo che, purtroppo, l'Iran sta cercando di devastare la regione tentando di destabilizzare l'Iraq, il Libano e la questione palestinese'', ha detto Allawi.

(Adnkronos, 18 ottobre 2010)

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Il ringraziamento degli ebrei allo Schindler giapponese

Sette foto ricordo con poche righe di accompagnamento. Sono alcune delle immagini che furono inviate al funzionario del turismo giapponese Tatsuo Osako, morto nel 2003, da altrettanti cittadini in fuga dalla Germania nazista come ringraziamento per aver salvato loro la vita. A caccia delle identità dei fuggiaschi, quasi tutti ebrei e di origine polacca e francese che trovarono asilo in Giappone agli inizi della Seconda guerra mondiale proprio grazie ai documenti di viaggio che Osako riuscì a far avere loro, c'è Akira Kitade. L'uomo ha rinvenuto le immagini, in totale una trentina, all'interno di un diario segreto appartenuto a Osako e ora vorrebbe rintracciare i parenti degli ebrei salvati per conoscere le loro testimonianze e scrivere un libro biografico su Tatsuo Osako, l'uomo che potrebbe diventare l'Oskar Schindler giapponese....

(la Repubblica, 18 ottobre 2010)

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Israele: solo la pace può fermare insediamenti

Israele fermera' le colonie solo quando i palestinesi firmeranno la pace: lo ha detto l'ambasciatore israeliano all'Onu alla vigilia di una nuova riunione nel Consiglio di Sicurezza sul Medio Oriente. Meron Reuben ha pero' confermato che Israele non vede di buon occhio l'ipotesi che la Lega Araba chieda alle Nazioni Unite di riconoscere uno Stato palestinese prima di un accordo di pace.

(la Repubblica, 17 ottobre 2010)

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Netanyahu: Libano satellite dell'Iran

Premier israeliano, 'ma sappiamo difenderci'

TEL AVIV, 17 ott - Il Libano ''sta diventando rapidamente un satellite dell'Iran''. Lo ha affermato oggi il premier israeliano Benyamin Netanyahu.
'Ma noi sappiamo bene come difenderci' ha aggiunto commentando la recente visita di Mahmud Ahmadinejad nel Libano meridionale durante la quale il presidente dell'Iran 'ha indirizzato verso Israele ingiurie ed imprecazioni'.
Netanyahu ha affermato ancora che 'Israele resta pronto a tendere la mano a quanti fra i nostri vicini anelino alla pace'.

(ANSA, 17 ottobre 2010)

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A Roma una fiaccolata per commemorare la deportazione dei mille ebrei del ghetto

Una fiaccolata da Santa Maria in Trastevere al Portico d'Ottavia. Cosi' la citta' di Roma ricorda per il 16esimo anno consecutivo la tragedia dei mille ebrei del ghetto, che esattamente 67 anni fa, il 16 ottobre 1943, furono deportati dai nazisti nel campo di concentramento di Auschwitz. La manifestazione e' stata organizzata dalla comunita' di sant'Egidio e dalla comunita' ebraica di Roma. A questo 'pellegrinaggio della memoria' hanno partecipato, tra gli altri, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente della comunita' ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il vicesindaco della capitale Mauro Cutrufo, il presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini e gli esponenti della comunita' di sant'Egidio Marco Impagliazzo e Andrea Riccardi.Quella di oggi e' "una fiaccolata alla quale le istituzioni dovevano partecipare -ha sottolineato la governatrice Polverini- per ricordare la tragedia del 16 ottobre 1943 che condusse alla morte quasi tutti gli ebrei della capitale. Siamo qui per ricordare e per non dimenticare, ma anche per riportare alla memoria i cittadini di Roma che quel giorno si schierarono in favore degli ebrei. Tante persone furono salvate dall'impegno di allora". Il presidente Zingaretti, intervenendo alla fine della processione, ha ricordato come "la violenza nazista significo' la fine della vita per molti. Tutti andarono alla ricerca di un motivo, senza poter immaginare che il loro unico crimine era quello di 'essere'. Certo, per noi oggi e' importante ricordare, ma il nostro vero compito e' di spezzare le radici dell'odio. Il ricordo va unito all'impegno nel comportamento individuale di ogni giorno". La manifestazione si e' conclusa con un'ulteriore, breve processione, con la quale la comunita' ebraica ha accompagnato la deposizione della Torah alla casa di riposo ebraica in via Veronese.

(Adnkronos, 17 ottobre 2010)

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Una legge contro il negazionismo

di David Bidussa,

Una legge contro il negazionismo secondo me non sarebbe né una scelta intelligente, né una scelta lungimirante. Non aiuta né a farsi un'opinione, né a far maturare una coscienza civile. L'Italia ha bisogno di una pedagogia, di una didattica della storia, di un modo serio e argomentato di discutere e di riflettere sui fatti della storia. Non servono leggi che hanno il solo effetto di incrementare la categoria dei martiri.

(Notiziario Ucei, 17 ottobre 2010)

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Ecumenismo islamico-cattolico contro Israele. I grassetti nell’articolo sono originali

Sinodo: parlano i musulmani

Un esponente sunnita ricorda che i cristiani sono in prima linea contro l'occupazione israeliana. Applausi poi l'incontro con il Papa. Ma l'Osservatore Romano fa sparire la frase.

di Alberto Bobbio

E' stato un musulmano ad incassare finora il maggior numero di applausi al Sinodo sul Medio Oriente in corso in Vaticano. Si tratta dell'esponente sunnita libanese, Mohammad Sadak, consigliere del Gran Mufti del Libano, intervenuto alla presenza di Papa Benedetto XVI. Tre applausi hanno punteggiato il suo discorso: "Sono preoccupato per il futuro dei musulmani d'Oriente a causa dell'emigrazione dei cristiani d'Oriente". ha detto Sadak. Poi ha aggiunto che "conservare la presenza cristiana e' un comune dovere islamico nonche' un comune dovere cristiano''. L'esponente sunnita ha spiegato che i cristiani in Medio Oriente non sono una minoranza qualsiasi, capitata lì per caso, ma " sono all'origine dell'Oriente prima dell'Islam, parte integrante della formazione culturale, letteraria e scientifica della civilta' islamica. Sono anche i pionieri della rinascita araba moderna e hanno salvaguardato la loro lingua, quella del Sacro Corano''.

Subito dopo il discorso e la chiusura dell'assembla generale, Sadak, insieme ad un altro oratore musulmano, l'ayatollah sciita iraniano, Seyed Mostafa Moharghegh Damad Ahmadabadi, e' stato ricevuto in udienza privata dal Papa. Nel suo discorso Sadak aveva descritto i cristiani di Terra Santa "in prima linea anche nell'affrontare e nel resistere all'occupazione" israeliana. Questo il passaggio del suo intervento: ''Come sono stati in prima linea nella liberazione e nella ripresa della sovranita', oggi sono in prima linea anche nell'affrontare e nel resistere all'occupazione, nel difendere il diritto nazionale violato, a Gerusalemme in particolare e nella Palestina occupata in generale''. Il testo del esponente sunnita è stato pubblicato dal Bollettino del Sinodo distribuito dalla Sala Stampa della Santa Sede. Ma questo passaggio è sparito nel testo pubblicato dall' Osservatore Romano. Il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal ha avuto parole di grande apprezzamento per l'esponente sunnita: "Ci piace molto, è molto vicino a noi. Ci vorrebbero tante persone come lui".

(FamigliaCristiana.it, 15 ottobre 2010)

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La “ragion di stato” vaticana

In occasione della ricorrenza del 16 ottobre 1943

ROMA - Dal 12 settembre del '43 Roma e' in mano ai tedeschi che controllano la città. A guidare i servizi segreti militari tedeschi nella capitale è il colonnello Herbert Kappler. I fonogrammi che intercorrono tra Roma e Berlino sono regolarmente intercettati e decifrati da Ultra, il sistema di decrittazione in mano agli inglesi. Dopo il dissolvimento del regime fascista i tedeschi hanno campo libero nel loro piano di colpire "l'infezione ebraica mondiale".....

(Notizie su Israele 441, 22 ottobre 2008)

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Compie 50 anni il Museo Ebraico di Roma

ROMA - Sono passati 50 anni, da quando, il 5 giugno 1960, dietro l'Aron del Tempio Maggiore, nasceva il Museo Ebraico della Comunita' di Roma. E cinque anni fa, l'inaugurazione del nuovo allestimento che era stato fortemente voluto da Daniela Di Castro, che ha diretto il Museo dal 2005, scomparsa prematuramente nel giugno scorso.
Per celebrare l'anniversario del Museo e ricordare la straordinaria eredita' che Daniela Di Castro ha lasciato con il suo lavoro, e' stata organizzata una serata a Roma. Una occasione anche per ringraziare quanti hanno contribuito con finanziamenti e donazioni alla crescita del Museo nel tempo. I percorsi raccontati nel volume "I tesori nascosti del museo ebraico" di Daniela Di Castro, sono illustrati dalle splendide foto di Araldo De Luca.
Marmi antichi, incisi con lettere in "ebraico fiorito", o marmi policromi e pietre dure, tessuti dai ricchi ricami, manoscritti, incisioni, pagine di giornali e documenti che raccontano la storia degli ebrei romani.
E gli oggetti che accompagnano il ciclo delle feste. Lampade, per Khannukka', per lo Shabbat, calici, Shofar, Menorah. Libri di preghiere, arredi liturgici, argenti di straordinaria fattura del Sei e Settecento.
La collezione comprende anche i manoscritti e gli incunaboli in parte sopravvissuti alla razzia nazista del 1943.
Claudio Procaccia, direttore del Dipartimento di Cultura, ha ripercorso la storia del Museo, ricordando come vi siano esposti in gran parte gli arredi delle Cinque Scole. "Alcuni oggetti vengono usati ancora oggi nelle nostre sinagoghe", ha spiegato Procaccia.
"Il nostro non e' un museo che spiega solo chi erano gli ebrei romani, ma che racconta anche quello che stiamo facendo e quello che negli anni abbiamo dato e vogliamo dare per questo paese", ha detto Riccardo Pacifici.
Curatrice dell'esposizione, Olga Melasecchi, conservatrice del museo, che raccoglie un centinaio di oggetti donati dagli anni sessanta fino ad oggi, ed esposti per la prima volta.
Tra i presenti alla cerimonia, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, l'ambasciatore d'Israele presso la Santa Sede Mordechai Lewy, l'assessore alle Politiche culturali e comunicazione Croppi e il presidente del Consiglio provinciale, Giuseppina Maturani. "La mia presenza qui - ha detto Renata Polverini - conferma l'amicizia della Regione verso questa Comunita', che fa parte della storia di Roma e quindi nostra".
Dal 20 al 23 novembre, il Museo ospitera' l'incontro annuale dell'Aejm, Association of European Jewish Museums) in cui interverranno tutti i direttori dei musei ebraici d'Europa.

(RaiNews24, 16 ottobre 2010)

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No alla stella di David a San Siro per Inter-Tottenham. Ma piovono smentite

MILANO (15 ottobre) - Niente bandiere al Meazza con la Stella di David per i tifosi del Tottenham. Un avviso che ha raggelato i sostenitori degli 'Spurs', comparso sul sito ufficiale della squadra londinese, che annovera tra i supporter una cospicua rappresentanza di ebrei.
Più che un avviso o una raccomandazione, recita il sito «una decisione» che sarebbe stata presa dalle autorità italiane per motivi di ordine pubblico in vista della partita di Champions Inter-Tottenham, in programma mercoledì prossimo. Che sia stata una raccomandazione, una disposizione o un avviso, la "notizia" assomiglia a una "bufala" visto che sia la Prefettura di Milano, sia l'Uefa hanno smentito di aver mai dato tali indicazioni. L'avviso ai fan della squadra (insieme ad altre notizie utili su come raggiungere lo stadio) campeggia da ieri sul sito del Tottenham e specifica che la decisione è stata presa dalle autorità di Polizia italiane. La società inglese, si legge, proprio per tali motivi ha invitato i supporter a seguire l'indicazione.
Una doccia gelata per i fan della squadra londinese, una parte dei quali, sia ebrei sia non ebrei, si è soprannominata 'Yids', termine del quale va particolarmente fiera. Spesso la squadra - con i suoi tifosi - è stata oggetto di antisemitismo. Una situazione che ricorda da vicino, per gli stessi motivi, quella di un altro team famoso, l'Aiax di Amsterdam. La notizia, che ha fatto il giro del web in tutta Europa, nel pomeriggio è stata seccamente smentita dalla Prefettura di Milano.
Il prefetto Gian Valerio Lombardi ha fatto sapere che nessuna disposizione, né tantomeno «consigli», sono stati emanati dalla Prefettura in merito al presunto divieto fatto ai tifosi inglesi. La Prefettura ha anche reso noto che nessun divieto è stato emesso dal Ministero dell'Interno, nè dalla questura di Milano. Sulla stessa lunghezza d'onda l'Uefa. Il portavoce Federazione calcistica europea Robert Faulkner ha affermato che «la raccomandazione apparsa sul sito del Tottenham di non recarsi a San Siro con bandiere con la stella di David in occasione della gara di Champions League con l'Inter non emana dall'Uefa».
«Non sono assolutamente al corrente di un simile divieto», ha detto il capo della comunicazione della Uefa. Faulkner ha spiegato che i gruppi di tifosi organizzati debbono sottoporre al controllo dell'Uefa grandi bandiere o striscioni che intendono esporre negli stadi in occasione di competizioni europee: «Vogliamo assicurarci che non vi siano messaggi offensivi o che incitano alla violenza. Ma la stella di David dei tifosi del Tottenham a Milano non entra certamente in questa categoria».

(Il Messaggero, 16 ottobre 2010)

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Le aeronautiche militari di Grecia e Israele concludono un'esercitazione congiunta

Le manovre non sono condotte né verso la Turchia né verso altri Paesi

(WAPA) - Le aeronautiche militari di Israele e di Grecia hanno concluso oggi una serie di esercitazioni congiunte nella parte meridionale dello spazio aereo del Paese europeo, così come riferito direttamente dallo stato maggiore ellenico.
In particolare, hanno partecipato alle manovre 6 aerei e 3 elicotteri di Atene insieme a 8 elicotteri da combattimento di Gerusalemme con l'obiettivo di perfezionare gli interventi di salvataggio in caso di guerra. Le operazioni sono iniziate giovedì e si stanno concludendo in queste ore.
Una delegazione del ministero della difesa israeliano si trova attualmente in visita nella capitale greca per firmare un programma di cooperazione militare valido per il 2011 e rafforzato in questo periodo proprio alla luce dell'inasprimento delle tensioni tra lo Stato ebraico e Turchia: tra questi due Paesi, le relazioni diplomatiche si sono fortemente raffreddate in seguito alla cattura, da parte di militari israeliani, dell'equipaggio della nave che alcuni mesi portava aiuti a Gaza e che era costata la vita a 9 cittadini turchi.
L'evento aveva portato anche a un gelo tra Atene e Gerusalemme, dato che alcuni cittadini ellenici si trovavano a bordo quella nave. Ma tutto si era risolto nel giro di poco tempo.
I due Paesi hanno tenuto a sottolineare che le esercitazioni congiunte degli ultimi giorni non sono rivolte né contro la Turchia né contro qualunque altro Paese.

(Avionews, 15 ottobre 2010)

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Roma - 16 ottobre: verso il futuro senza dimenticare

16 Ottobre 2010. Sono trascorsi 67 anni dal "sabato nero" del ghetto di Roma quando alle cinque del mattino con un repentino blitz provvisti degli elenchi con i nomi e gli indirizzi delle famiglie ebree, 300 SS naziste iniziano la caccia per i quartieri di Roma. La capillare azione cui nessun ebreo deve sfuggire sia egli uomo, donna, bambino, anziano, ammalato e perfino neonato si conclude con il rastrellamento di 1024 persone. Di esse solo sedici faranno ritorno.
Molti gli eventi in agenda per la celebrazione della triste giornata. Come di consueto si svolgerà domani sera alle 18.45 la tradizionale fiaccolata organizzata dalla Comunità di Sant'Egidio cui parteciperanno il rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni, il Presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, Gianni Alemanno, Sindaco di Roma, Nicola Zingaretti, Presidente della Provincia di Roma, Renata Polverini, Presidente della Regione Lazio, Andrea Riccardi e Marco Impagliazzo della Comunità di Sant'Egidio.
La marcia silenziosa che da Santa Maria in Trastevere si snoderà per i vicoli di Trastevere e raggiungerà il Portico d'Ottavia ripercorrendo a ritroso il cammino che fecero quella mattina gli ebrei strappati alle proprie case e condotti al Collegio Militare a Trastevere prima di essere imprigionati nei treni con destinazione Auschwitz. Proprio per conservare la Memoria mantenendo il cuore aperto alla speranza e lo sguardo al futuro, al termine della cerimonia dalLargo 16 Ottobre, nel cuore del ghetto partirà un nuovo corteo che accompagnerà l'ingresso di un nuovo sefer torà fino all'isola Tiberina luogo in cui durante la guerra sorgeva la casa di riposo ebraica.
Il nuovo sefer donato alla Casa di Riposo di Roma vuole ricordare tutti quei bambini deportati dalle loro case che non più vi fecero ritorno e che se non fossero morti oggi forse ne sarebbero ospiti.
Dopo i discorsi delle autorità presenti il sefer sarà condotto nel tempio della nuova sede della Casa di Riposo ebraica in via Portuense.

(Notiziario Ucei, 15 ottobre 2010)

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Domenica 17 la sinagoga di Saluzzo aperta al pubblico

Visite guidate senza prenotazione

Domenica 17 ottobre la sinagoga di Saluzzo sarà nuovamente aperta per un pomeriggio di visite guidate. Sarà possibile ammirare i suggestivi affreschi ottocenteschi, tornati alla luce dopo un paziente lavoro di restauo e che rendono la Sinagoga pressoché unica in Italia. L'attuale tempio fu inaugurato nel 1833 o 1834, ma la prima notizia documentata sulla residenza degli ebrei nel saluzzese risale alla fine del 1400 e si ritiene che la sinagoga sia il frutto di più stratificazioni successive. La vista sarà l'occasione per ripercorrere la storia e la memoria di una comunità che ha fatto parte integrante di Saluzzo e ha contribuito in maniera significativa allo sviluppo della città; una comunità brutalmente decimata dall'Olocausto nazifascista e di cui la sinagoga costituisce una visibile testimonianza.
Visite guidate a cura di Pierreci Codess Coopcultura, in collaborazione con Comunità ebraica di Torino. Gli orari, dalle 15.00 alle 19.00, in via Deportati Ebrei 29. Costo della visita: € 2,00 a persona. Durata media della visita: 45 minuti circa. Non è necessaria la prenotazione. Per informazioni e per prenotare visite in altre date: Ufficio IAT di Saluzzo, 175 46710

(targatocn, 15 ottobre 2010)

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Musulmano al Sinodo: Bene la resistenza dei cristiani a Israele

"In prima linea nell'affrontare all'occupazione"

CITTÀ DEL VATICANO, 15 ott. - Non ha mai citato esplicitamente Israele, il sunnita Al-Sammak, consigliere politico del Gran Mufti in Libano, uno dei due musulmani invitati al sinodo sul Medio Oriente in corso in Vaticano, ma, nel suo intervento, ha sostenuto l'importanza che i cristiani restino nella regione anche perché - ha sottolineato - "sono in prima linea anche nell'affrontare e nel resistere all'occupazione" e nel difendere "il diritto nazionale violato" della Palestina.
"I cristiani d'oriente non sono una minoranza casuale. Essi sono all'origine della presenza dell'Oriente prima dell'Islam. Sono parte integrante della formazione culturale, letteraria e scientifica della civiltà islamica. Sono anche i pionieri della rinascita araba moderna e hanno salvaguardato la loro lingua, quella del Sacro Corano", ha detto l'esponente musulmano. "Come sono stati in prima linea nella liberazione e nella ripresa della sovranità, oggi sono in prima linea anche nell'affrontare e nel resistere all'occupazione, nel difendere il diritto nazionale violato, a Gerusalemme in particolare e nella Palestina occupata in generale".

(Apcom, 15 ottobre 2010)


Musulmani e cattolici uniti contro Israele. L’odio antiebraico favorisce ogni tipo di ecumenismo, anche quello tra le religioni.

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Microsoft condannata per aver usato caratteri di scrittura senza il permesso degli autori

Davide batte Golia. Di nuovo. Solo che stavolta non c'entra nulla la mitologia. Ma la tecnologia. Microsoft è stata condannata dal tribunale israeliano di Petah Tikva per aver usato - senza il consenso degli autori - un tipo di carattere nei sistemi operativi destinati al mercato ebraico.
I due grafici israeliani - Zvi Narkiss (morto due mesi fa) e Eliyahu Koren - hanno querelato il gigante dell'informatica nel 2008 perché Redmond aveva usato senza permesso il font "Narkisim", creato sessant'anni fa dai due uomini.
Sono loro - secondo il giudice Ofer Grosskopf - gli unici detentori del diritto d'utilizzo del "Narkisim". La difesa di Microsoft, invece, ha sostenuto che essendo passati più di quindici anni (tanto è il limite in Israele per la protezione legale delle creazioni grafiche), i font ormai erano di dominio pubblico.
Niente da fare. La corte di Petah Tikva ha stabilito che il big dell'informatica dovrà chiedere il permesso di utilizzo ogni volta che inseriscono i segni grafici nei propri sistemi operativi. Perché non solo si è in presenza di un'opera con dei legittimi proprietari, ma anche perché lo stesso nome - "Narkisim" - è ricavato dai cognomi dei due creatori. Per questa violazione Microsoft è stata condannata a pagare 10mila euro ai due.
Narkisim non è un semplice carattere. Nel 1950, quando è stata creata e quando ha iniziato a circolare nelle macchine da scrivere israeliani, ha finito con lo scrivere pezzi importanti della storia del Paese. Quasi un simbolo nazionale. L.B.

(Falafel Cafè, 15 ottobre 2010)

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Il Museo ebraico di Roma festeggia i 50 anni di vita

Espone soprattutto oggetti delle Cinque Scole del ghetto

ROMA, 14 ott - Il Museo Ebraico di Roma, inaugurato nel 1960 in una saletta posta dietro l'Arca Santa della Sinagoga, festeggia i 50 anni di vita. E lo fa con una serie di celebrazioni presentate dal presidente della Comunita' ebraica romana Riccardo Pacifici e dal direttore del dipartimento cultura della stessa Claudio Procaccia. Il museo espone soprattutto oggetti delle Cinque Scole (Sinagoghe) presenti nel ghetto di Roma (1555-1870) e demolite nel 1908 dopo l'inaugurazione del Tempio Maggiore.

(ANSA, 14 ottobre 2010)

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Ahmandinejad eroe a Beirut. Israele in allarme

   
Accoglienza trionfale a Beirut, per la prima visita ufficiale di Ahmadinejad in Libano, dalla sua elezione nel 2005.
Calore che il presidente iraniano ha subito ricambiato promettendo il proprio sostegno, contro qualsiasi atto aggressivo da parte israeliana.
Affermazioni, che accompagnate dalla sigla di accordi commerciali su energia, trasporti e turismo, hanno suscitato l'indignazione di Washington e formazioni libanesi filo-occidentali.
Allarme, amplificato al confine meridionale con Israele, dove in giornata è atteso Ahmadinejad. Aree che ancora piangono le oltre 1200 vittime dell'offensiva scagliata nel 2006 dal movimento sciita Hezbollah e che ora gridano il loro sdegno contro Teheran.
Dalle alture del Golan, il ministro della difesa israeliano Ehud Barak ha criticato la visita, interpretandola come un aperto schieramento del Libano. Tensioni, ha detto, che Tel Aviv intende risolvere pacificamente, ma è pronta a fronteggiare in ogni maniera.

(euronews, 14 ottobre 2010)

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«La visita a Beirut è una provocazione»

La Casa Bianca critica il tour del presidente iraniano in Libano

La visita di Mahmoud Ahmadinejad in Libano dimostra che il presidente iraniano vuole proseguire con il suo «atteggiamento provocatorio». Lo ha affermato la Casa Bianca ieri, in occasione della visita del presidente iraniano in Libano. «Ahmadinejad continua con i suoi modi provocatori», ha detto il portavoce dell'Amministrazione Robert Gibbs, che ha ribadito come il capo del governo di Teheran abbia portato il suo paese in una grave crisi economica e politica, e come il suo operato abbia provocato le sanzioni internazionali.
Il leader iraniano, in visita di Stato a Beirut, dove è stato accolto da migliaia di persone in festa, ha rivolto nuove accuse a Israele, che segue con inquietudine la visita. Il portavoce del ministero degli Esteri Yigal Palmor ha detto: «La visita di Ahmadinejad è una provocazione che mina la stabilità di una regione già volatile e esplosiva». «Il presidente iraniano, quando ha detto che il Sud Libano è il confine dell'Iran con Israele - ha continuato Palmor - ha svelato i suoi intenti aggressivi ed è triste che in Libano sia ora nato uno stato nello Stato al servizio degli ayatollah nella loro guerra senza fine a Israele».
Ahmadinejad è stato accolto dall'alleato Hezbollah con entusiasmo. Parole al miele ed elogi altisonanti sono stati riservati dagli anchorman della televisione Al Manar del Partito di Dio al presidente iraniano, «l'eroe», «l'umile», che ha cominciato una «benedetta» visita di tre giorni in Libano. «Benvenuto al promettente futuro», ha ritmato una canzone messa in onda dall'emittente mentre il leader iraniano scendeva dalla scaletta dell'aereo appena giunto a Beirut: la canzone, in arabo e farsi, composta dalla banda militare di Hezbollah per l'occasione, ha suscitato nei libanesi reazioni contrastanti. Tuttavia, il conduttore di Al Manar non ha esitato ad affermare che «il Libano è in festa», mentre commentava le immagini di migliaia di sciiti che lanciavano riso verso il lungo convoglio di auto di Ahmadinejad.

(il Giornale, 14 ottobre 2010)

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"Dio ha scelto Israele", se ne parla a Bologna

BOLOGNA - Sabato 23 ottobre, con inizio alle 16, si svolgerà la conferenza sul tema "Dio ha scelto Israele". Relatore dell'incontro sarà Marcello Cicchese, autore del libro omonimo. La conferenza si terrà presso la chiesa evangelica della Riconciliazione di Bologna (via Mascherino 11/b).
Da secoli esiste nel mondo una questione ebraica che continuamente si ripresenta con motivazioni sempre diverse e conseguenze sempre uguali. Qual è la natura profonda di questo enigma storico? La risposta di Cicchese, così come la proponeva nel suo libro, è che «il nocciolo della questione ebraica sta nel fatto che gli ebrei ci sono. L'esserci degli ebrei è il problema. Ma è un problema delle altre nazioni, che nel loro rifiuto di Israele manifestano la loro profonda, radicale ribellione a Dio. Perché Dio ha scelto Israele».
La conferenza è intesa a comprendere, anche alla luce della Scrittura, quello che storicamente è avvenuto negli ultimi cento anni con il ritorno degli ebrei nella loro biblica terra e con la miracolosa rinascita di uno Stato ebraico.
L'organizzazione del seminario è a cura dell'Unione per la diffusione della cultura cristiana (Udcc), associazione che opera in collaborazione con chiese evangeliche cittadine per la promozione dei valori evangelici attraverso i canali della cultura.
La partecipazione è gratuita. [gp]

Per informazioni: tel. 051/358217;
http://www.evangelici.net/udcc/ - udcc@inwind.it

(Evangelici.net, ottobre 2010)

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Hamas chiude l'Unione dei giornalisti a Gaza

La Federazione internazionale dei giornalisti (Ifj) condanna la decisione del dipartimento di sicurezza interna di chiudere la sede del sindacato persiano dei giornalisti. Accusa il sindacato di "inaccettabili intrusioni" nella vita dei giornalisti palestinesi, una scusa per giustificare un vero e proprio attacco ai danni degli operatori dell'informazione e della stampa locali. L'unione dei giornalisti persiani, infatti, è in piena fase riorganizzativa con lo scopo di raggiungere e riunire tutti i giornalisti palestinesi. In programma ci sono anche nuovi appuntamenti e workshop, che gli aderenti potranno seguire nelle sedi più vicine, che diventano punti strategici considerando le difficoltà di movimento che frequentemente si incontrano nel paese. "L'azione da parte del governo di Hamas - accusa il presidente di Ifj, Jim Boumelha - è una violazione ai diritti dei giornalisti e uno schiaffo ai Palestinesi che combattono con coraggio per i propri diritti e per l'indipendenza del giornalismo in condizioni spaventose. Ci uniamo al sindacato palestinese dei giornalisti nella forte protesta e sosteniamo le loro richieste di approfondimento dell'azione intrapresa dal governo. È impossibile non concludere - sostiene ancora Boulmelha - che le autorità di Hamas stiano prendendo di mira i giornalisti che desiderano promuovere la solidarietà e l'unità della comunità palestinese. È un ulteriore esempio dell'intolleranza di Hamas nella striscia di Gaza, dove si sono registrare anche altre azioni di restrizione della libertà dei media, compresa la chiusura di diversi media e la detenzione per decine di giornalisti".

(Informa, 14 ottobre 2010)

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Vescovi contro Israele

ROMA. Si richiama esplicitamente alla lotta dell'apartheid sudafricana il manifesto "Kairos Palestina" che i leader delle chiese presenti a Gerusalemme proporranno a Roma il 19 ottobre, nell'ambito del Sinodo sul medio oriente e in collaborazione con Pax Christi International. Il testo porta le firme del custode di Terra Santa Pierbattista Pizzaballa, del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal e del
    
Il luterano Munib Younan
predecessore Michel Sabbah, del greco- ortodosso Teofilo III, dell'armeno Torkom Manoogian, del copto Anba Abraham, del luterano Munib Younan e dell'anglicano Suheil Dawani. Sono presenti tutti i leader della cristianità in Israele e nei Territori palestinesi. Il documento, redatto nel dicembre 2009 e già presentato in altre sedi, parla a nome di "noi cristiani palestinesi".
Si legge che "l'occupazione militare è un peccato contro Dio e l'umanità". Un'autentica scomunica teologica delle politiche dello stato ebraico. Mai prima di oggi un manifesto ecumenico aveva usato la parola "peccato" contro Israele. Il documento nega legittimità teologica al "sionismo cristiano" forte negli Stati Uniti: "Qualsiasi uso della Bibbia per legittimare o supportare scelte e posizioni politiche che sono basate sull'ingiustizia trasforma la religione in ideologia umana e spoglia la Parola di Dio della sua santità, universalità e verità". Si chiede la "fine dell'occupazione israeliana della terra palestinese", senza distinguere fra i confini del 1948 e del 1967, e l'abbattimento della barriera di sicurezza che ha fermato gli attacchi kamikaze ("il muro di separazione ha trasformato le nostre città e villaggi in prigioni") e attacca gli "insediamenti israeliani che devastano la nostra terra in nome di Dio".
No al carattere "ebraico" d'Israele, perché "cercare di fare dello stato uno stato religioso, ebreo o islamico, lo trasforma in uno stato che pratica discriminazione ed esclusione". Esplicita la richiesta di rilascio dei detenuti per terrorismo nelle carceri israeliane: "Le migliaia di prigionieri che languono nelle carceri israeliane fanno parte della nostra realtà". I vescovi accusano Israele di attuare una "punizione collettiva". Poi l'affondo sulla "resistenza", termine usato da tutti i gruppi armati palestinesi: "Se non ci fosse occupazione non ci sarebbe alcuna resistenza". La lotta è legittimata teologicamente: "La resistenza al male dell'occupazione è un diritto e un dovere per il cristiano". Si dice anche che l'Olocausto è stato usato per creare Israele e colmare così il senso di colpa europeo: "L'ovest ha cercato di fare ammenda per quello che gli ebrei avevano sopportato nei paesi europei, ma hanno fatto ammenda a nostro discapito e sulla nostra terra". Esplicito l'invito ad adottare "un sistema di sanzioni economiche e boicottaggio da applicare contro Israele".

(Il Foglio, 14 ottobre 2010)


Sostenere il carattere ebraico di Israele sarebbe “cercare di fare dello stato uno stato religioso”. E lo stato pontificio, di cui il Vaticano è l’ultima edizione, che tipo di stato è? Questi “cristiani palestinesi” potrebbero presentarsi al Sinodo come “la voce cristiana di Hamas”. La presenza del vescovo luterano può servire poi a ricordare che tra gli antisemiti teologici c’è stato anche Martin Lutero, autore del libello “Degli ebrei e delle loro menzogne”. E’ straordinario osservare come la realtà di Israele riesca a stimolare le spinte ecumiche di musulmani e cristiani.
E a conferma di come gli ebrei siano di stimolo a varie forme di unità, si può anche leggere la riflessione del Tizio della Sera riportata qui sotto.

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Questa o quella

Da qualche tempo il Tizio della Sera si domandava chi fossero i veri amici di Israele e del popolo ebraico, se quelli di Destra o quelli di Sinistra: lui non sapeva, lui non trovava risposta. Lui ricapitolava e pensava: la Sinistra è sempre stata amica degli Ebrei scomparsi nella Shoah, tanto i morti non ci sono e con poco sforzo si fa una bella figura da antifascisti. In seguito, considerava un certo giorno il Tizio, la Sinistra è stata molto gelosa della Destra che era divenuta proprio amica di Israele. In effetti, per la Sinistra Israele è come la Kriptonite per Superman, un'entità insopportabile che depotenzia. Poi, quello che faceva imbufalire la Sinistra, era che la Destra fosse diventata amica degli ebrei in genere, invece di mettersi intelligentemente d'accordo con la Sinistra: noi ci prendiamo Israele e voi gli ebrei morti. Anche se, pensava il Tizio, il signor Berlusconi confonde continuamente Israele con gli ebrei, e quando dice di essere amico di Israele pensa a un suo amico ebreo delle elementari che si chiamava Israele, e tutte le volte che sentiva degli ebrei dire "Ascolta Israele", credeva che parlassero del suo amico che a scuola non stava mai attento.
Certo, pensava tempo fa il Tizio, un tempo tra Destra ed ebrei le cose erano diverse. Prima loro, rifletteva il Tizio, non avevano piacere di parlare delle persecuzione ebraica di cui erano stati attivi protagonisti, vedi alla voce "Fascismo". Poi c'è stata la visita di Fini allo Yad Vashem - e prima ancora quella solitaria amicizia del Foglio per Israele e per gli ebrei. Insomma, dai, pensa il Tizio, le cose erano tanto cambiate. E così sembrava che tutto andasse bene, la sinistra odiava tutti gli ebrei e la destra li amava tutti. Almeno avevo le idee chiare. Quando tutto a un tratto, borbotta il Tizio della Sera, zacchete, dopo l'outing ebraico di Saviano lo scrittore ebreo della sinistra che la sinistra non sapeva fosse ebreo, va al convegno "Per la verità, per Israele" e dice apertamente di amare Israele. Anche lui però: poteva dirlo in un codice cifrato. Non so: "Mi piacciono le uova al tegamino", così chi proprio voleva capire, un giorno tra duecento anni avrebbe capito. Non lo ha fatto, ha detto proprio di amare Israele. A quel punto, patapumfete, è crollato tutto. Per la sinistra è come se Saviano fosse passato a destra - perchè come dice D'Alema, gli ebrei devono assolutamente criticare Israele e non sostenerlo con la scusa della sopravvivenza. A quel punto, boing, Saviano è caduto in un'equanime imboscata di parolacce di destra e di sinistra. E chi si è messo a odiarlo perché è un ebreo di sinistra, e chi ha iniziato a odiarlo perché è un ebreo di destra, e chi ha iniziato a odiarlo perché è un ebreo e ce l'ha con la camorra.
Il Tizio della Sera adesso è veramente soddisfatto: grazie agli Ebrei, la Destra e la Sinistra, e forse anche la camorra, si sono unite.

Il Tizio della Sera

(Notiziario Ucei, 14 ottobre 2010)

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L’israeliana "Iai" firma un contratto con la russa Oboronprom per aerei droni

Tel Aviv - Secondo i media sarebbe un affare da 400 milioni di dollari

Oggi "Israel Aerospace Industries" (Iai), la società israeliana che sviluppa e crea sistemi aerospaziali e per la difesa, ha comunicato sul proprio sito web di aver firmato un contratto triennale con l'industria russa della difesa "Opk Oboronprom" per la consegna di componenti di montaggio e la manutenzione di aerei Uav (Unmanned air vehicles, cioè velivoli senza pilota a controllo remoto).
L'accordo, siglato nel pomeriggio di ieri alla presenza del ministro russo dell'industria e del commercio Viktor Khristenko, del presidente e amministratore delegato di "Iai" Itzhak Nissan e del direttore generale di "Oboronprom" Andrey Reus, dovrebbe dovrebbe trovare applicazione a partire dal 2011. Dati ufficiali sull'aspetto economico del contratto non sono ancora stati rivelati, ma secondo i media israeliani potrebbe avere un valore di 400 milioni di dollari.
Si tratta, comunque, del terzo contratto per aerei droni stipulato fra Russia e Israele; i due Paesi starebbero inoltre negoziando per la creazione di una joint-venture da 300 milioni di dollari finalizzata proprio alla produzione di Uav.
Dietro questa ulteriore negoziazione si potrebbe, comunque, celare una scelta strategica: a settembre, infatti, gli israeliani avevano minacciato di stracciare la maggior parte dei contratti stipulati con i russi a causa della decisione del Cremlino di fornire missili navali Yakhont alla Siria. L'accordo con Damasco, tuttora in vigore, costituisce infatti una fonte di preoccupazione per la marina israeliana, che teme la possibilità che gli armamenti vengano utilizzati dagli hezbollah libanesi.

(Avionews, 13 ottobre 2010)

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La rivista dei qaedisti: «Lanciatevi con un'auto su marciapiedi affollati»

Ricca di articoli e consigli per chi vuole ammazzare il prossimo: attenti agli informatori

di Guido Olimpio

WASHINGTON - Ricco di articoli e consigli per chi vuole ammazzare il prossimo, è uscito il secondo numero di Inspire, rivista online in inglese redatta da militanti yemeniti di Al Qaeda. Questa volta, il pezzo più interessante è quello legato alle azioni individuali da condurre nei Paesi nemici. L'autore, Yahyia Ibrahim, suggerisce ai mujahedin che vivono in Occidente di lanciarsi con una vettura su un marciapiede affollato o contro i tavolini di un ristorante a Washington e in altre città. Tattica semplice che è già stata usata in passato da militanti di Hamas a Gerusalemme.
PIANI - L'ideale - aggiunge - è un veicolo 4x4 che può essere reso ancora più letale sistemando parti taglienti sui paraurti. Sempre l'istruttore incoraggia i militanti a scegliere le aree pedonali, possibilmente quelle più anguste, in modo da impedire la fuga ai bersagli. Se poi l'attentatore ha una pistola può usarla per sparare sui feriti. Ma Ibrahim avverte: questa è una «missione sacrificale». Termine con il quale i qaedisti indicano un attacco simile all'azione suicida. È difficile uscirne vivi. Su Inspire - 74 pagine, ben illustrate - si invitano poi i mujahedin a non recarsi per forza in Pakistan: «Agite in Occidente, per uccidere il serpente colpite alla testa». Altre regole pratiche per «i fratelli in Serpenti Uniti d'America»: attenti agli informatori, evitate prima dell'attacco di frequentare jihadisti, cauti nell'uso delle email.
NOMADI DELLA JIHAD - Per gli analisti la rivista tende a pubblicare materiale già uscito, ma va seguita perché si rivolge ai «nomadi della Jihad». Giovani di origine mediorientale che vivono in Occidente e che desiderano unirsi ai piani di Al Qaeda. Dietro Inspire c'è, infatti, Samir Khan, un saudita cresciuto nel Queens (New York) e poi tornato un anno fa nello Yemen per unirsi al gruppo dell'imam Al Awlaki, uno yemenita nato in New Messico e ispiratore di recenti attacchi. Tutte operazioni condotte da militanti che vivevano già in Occidente: dall'autore della strage di Fort Hood all'attentatore con le mutande bomba.

(Corriere della Sera, 13 ottobre 2010)

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Hamas chiude la sede del sindacato dei giornalisti di Gaza

Un esponente del sindacato dei giornalisti palestinesi di Gaza, al-Naser al-Najar, ha accusato Hamas di "violare i diritti umani, impedendo ai giornalisti di fare il loro lavoro".

GAZA, 13-10-2010 - Il governo di Gaza che fa capo a Hamas, movimento inserito tra le organizzazioni terroristiche anche dall'Unione Europea, ha ordinato la chiusura della sede del sindacato dei giornalisti nella Striscia.
Secondo quanto ha annunciato uno dei rappresentanti del sindacato, Yusuf al-Ustadh, alla tv araba 'al-Jazeera', "la chiusura della sede è avvenuta ieri sera senza che fossero fornite spiegazioni. Il provvedimento è stato emesso sulla parola e non ci sono documenti scritti che ne confermino la validità".
Un secondo esponente del sindacato dei giornalisti palestinesi di Gaza, al-Naser al-Najar, ha accusato Hamas di "violare i diritti umani, impedendo ai giornalisti di fare il loro lavoro".
Da tempo il sindacato dei giornalisti palestinesi era al centro di uno scontro con il movimento islamico.

(RaiNews24, 13 ottobre 2010)

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La peggior crisi dei pomodori costringe Israele a comprare dal "nemico" turco

  
Nemmeno il tempo di esultare per la nascita di Antonella, il super-pomodoro, nemmeno il tempo di vendere il brevetto all'estero che arriva la peggiore crisi israeliana dell'ortaggio rosso. Così tocca rivolgersi pure al "nemico" turco per rifornire i mercatini di Tel Aviv e Haifa.
Se ne vedono così pochi, di pomodori, che i prezzi sono saliti alle stelle. L'estate della creazione di Antonella è stata - grazie alle temperatura sopra i 45 gradi centigradi - anche quella che ha ammazzato quasi il 90% delle piante. Così, per comprare un chilo si possono sborsare anche tre euro e mezzo. Quasi cinque volte il prezzo medio di maggio.
Shalom Simhon, il ministro dell'Agricoltura, ha chiesto ai suoi funzionari di intervenire presso l'Autorità fiscale per revocare - almeno per qualche settimana - il dazio doganale per i pomodori (20 centesimi ogni chilo) importati da Turchia, Giordania, Egitto e Italia. E ancora: di trovare sul mercato estero almeno duemila tonnellate di ortaggio da distribuire subito nel paese e di sovvenzionare gli agricoltori danneggiati.
E a cantare il De Profundis del pomodoro made in Israel ci ha pensato "2Eat", un sito specializzato in cucina. In un sondaggio "2Eat" scrive che la carenza di pomodori ha costretto buona parte dei ristoranti a cambiare il menu. Nella regione dello Gush Dan - scrive il sito di Haaretz - «il 5% dei ristoranti ha tolto l'ortaggio dal menu e ha iniziato a servire ai clienti insalata senza pomodoro». Chi, invece, non ha fatto in tempo a ristampare i menu - continua "2Eat" - ha più che triplicato i prezzi (da 60 centesimi a 2 euro) dello shakshuka o della pasta col pomodoro.

(Falafel Cafè, 13 ottobre 2010)

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Verde Vita in Israele per la Coppa delle Coppe

La Verde Vita in Israele: giovedì e sabato affronterà il Bney Herzeliya per il secondo turno della Coppa delle Coppe. Entrambe le partite saranno arbitrate dai turchi Gokmen e Gok

SASSARI - E' un lungo viaggio quello che attende la Verde Vita-Città dei Candelieri, che giocherà in Israele sia l'andata che il ritorno del secondo turno della Coppa delle Coppe. Le sassaresi affronteranno a Tel Aviv il Bney Herzeliya giovedì alle 20 e sabato alle 19. Entrambe le partite saranno arbitrate dai turchi Gokmen e Gok. Le israeliane hanno partecipato negli ultimi due anni alla Coppa EHF e sono usciti al primo turno (l'anno scorso hanno perso nettamente con le bielorusse del Druts Belpak), mentre nella stagione 2006/07 e 2007/08 hanno preso parte alla Coppa delle Coppe e sono state eliminate al secondo turno.
Il coach Koka Milatovic ha portato la rosa al completo e quindi tutte e quattro le straniere (il regolamento europeo non pone limitazioni): i terzini Irina Chernova, Vladlena Bobrovnikova e Cristina Gheorghe e il pivot Ivana Mladenovic. Le sassaresi sono in crescita come dimostrato nel derby con Nuoro, ma in fondo questa è appena la quarta gara della stagione. Più che la qualità di un gruppo comunque molto compatto come quello israeliano, vanno tenuti in considerazione la scarsa conoscenza dell'avversaria israeliana e il fatto che avrà il fattore campo in entrambe le partite.
Prima della trasferta in Israele e in Terra Santa (venerdì la Verde Vita sarà ospite delle autorità sportive e religiose a Gerusalemmme) la squadra sassarese ha avuto due inviti speciali: la settimana scorsa quello di Padre Morittu, fondatore di Mondo X e della casa di assistenza per malati di Aids, e lunedì pomeriggio quello dell'arcivescovo di Sassari Paolo Atzei.

(Alguer.it, 13 ottobre 2010)

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Guerra in Israele (fra i giornali)

La ''guerra'' dei giornali in Israele sta diventando sempre più accesa. Ma'ariv si sta trasformando in un quotidiano semigratuito, cominciando a distribuire gratis le sue copie nei centri delle città, nelle stazioni ferroviarie e nei centri commerciali. E lo fa in concorrenza con Israel Today, quotidiano free, e con Yediot Ahronot, che ha cominciato a diffondere molte copie gratuitamente, mandandole anche agli abbonati ad altri giiornali.
Inoltre, molti giornali israeliano stanno applicando forti sconti sui prezzi di copertina.
Secondo una recente analisi del mercato, Israel Today e Yediot Ahronot vengono letti dal 35% della popolazione israeliana, mentre Ma'ariv raggiunge il 12.5% degli abitanti.

(Isdi, 12 ottobre 2010)

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Tel Aviv poco possibilista: "Nessun accordo di pace nei prossimi anni con i palestinesi"

GERUSALEMME, 12 ott. - ''Non c'è alcuna possibilità nei prossimi anni di arrivare a un accordo di pace con i palestinesi''. A dirlo è stato il vice premier e ministro israeliano per gli Affari strategici, Moshe Yaalon. In un'intervista alla radio militare israeliana, Yaalon ha sottolineato come si tratti di un'opinione condivisa dal 'Forum dei Sette', i principali ministri del governo del premier Benjamin Netanyahu.
''Agli occhi dei palestinesi l'occupazione è iniziata nel 1948 e non nel '67'', ha proseguito Yaalon, affermando che i palestinesi non accetteranno mai Israele come Paese confinante del loro futuro stato.
''Non hanno alcun interesse ad avere Israele come Stato confinante'', ha detto, convinto anche che i palestinesi non siano disposti a riconoscere che un accordo di pace con Israele ''metterebbe fine alle rivendicazioni reciproche''. Yaalon, nel suo intervento, ha poi criticato i palestinesi per non voler riconoscere Israele come 'Stato del popolo ebraico'.

(IGN, 12 ottobre 2010)

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Israele smentisce violenze su attivisti della cosiddetta "Flottiglia della pace"

Accuse contenute in rapporto Onu su raid israeliano

GERUSALEMME, 12 ott. - Le autorità israeliane hanno respinto le accuse contenute nel rapporto delle Nazioni Unite sull'incursione contro la "Flottiglia della pace" diretta a Gaza, secondo le quali gli attivisti a bordo erano stati vittime di violenze ed abusi dopo l'arresto.
Il Ministero degli Interni israeliano ha reso noto che tutti i fermati sono stati trattati "con rispetto e moderazione" e di non aver ricevuto alcuna denuncia formale relativa a dei maltrattamenti.

(Apcom, 12 ottobre 2010)

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Zubin Mehta: 50 anni d'amicizia con Israele

Il direttore d'orchestra indiano guarda anche al futuro e indica le 5 bacchette emergenti

TEL AVIV - Zubin Mehta non ha dubbi. ''Se domani scoppiasse la guerra in Israele, e io mi trovassi altrove, prenderei il primo aereo per Tel Aviv''. Le parole del celebre direttore d'orchestra indiano non sono chiacchiere vane, e fanno premio anche sul giudizio - largamente negativo - che non esita a esprimere sul governo attuale: la lunga amicizia tra lui e lo Stato ebraico, soprattutto con la Filarmonica israeliana, dura ormai da mezzo secolo ed e' stata cementata proprio dai molti conflitti che in questi decenni hanno segnato la storia del Medio Oriente....

(ANSA, 12 ottobre 2010)

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Se difende Israele odiano pure Saviano

di Alfredo Barba

Da qualche tempo - più o meno cioè da quando ha rilasciato un'intervista a Pietrangelo Buttafuoco citando Céline - Roberto Saviano non è più molto gradito al folto popolo progressisti che per anni lo ha adorato, citando acriticamente il suo bestseller Gomorra quasi fosse oro colato. Se lo scrittore campano si era attirato qual- che antipatia per le sue fre- quentazioni con i "fascisti", nei giorni scorsi ha commesso un crimine anche peggiore: ha simpatizzato per lo Stato di Israele.
Giovedì scorso, infatti, ha partecipato alla manifestazio- ne organizzata da Fiamma Nirenstein a favore del Paese ebraico ("Per la verità, per Israele") pronunciando un in- tervento contro «la delegitti- mazione di una cultura e di un popolo» come quello israelia- no. Non l'avesse mai fatto.
Il popolo di Internet si è mobilitato in massa. Da Facebook a Youtube a Indymedia, gli ultà di sinistra l'hanno bersagliato. Qualcuno si augura che allo scrittore venga tolta la scorta. Qualcun altro ha pubblicato su Youtube un filmato che riprende l'intervento di Roberto via video alla manifestazione. I titoli dei contributi sul sito web sono eloquenti. Il primo video di Saviano è intitolato "Saviano: le mie origini ebraiche". Il fatto che lo scrittore parli del suo retaggio culturale e di suo nonno, che gli parlava di Gerusalemme, è considerato un marchio di infamia. Le origini ebraiche sono ancora motivo di odio.
Il secondo video si chiama "Roberto Saviano sostiene il criminale Stato d'Israele". Sot- to, fioccano commenti del tipo: «Finalmente il sionista schifoso si è palesato. Parla del fascino di città e di terre che sono state RUBATE calpestando le vite di migliaia e migliata di palestine- si» (lo scrive tale Malasorte).
Su Facebook il gruppoo "Roberto Saviano chieda scusa alla Palestina e ai palestinesi" conta centinaia di iscritti. Su In- dymedia si trova, ancora, il ri- chiamo al video sulle origini ebraiche, ripreso anche da altri siti, con commenti tutt'altro che gentili. Già nel 2009 l'autore di Gomorra aveva preso posizione sullo Stato ebraico, dialogando con il presidente Shimon Peres e attirandosi immediatamente diatamente gli strali del Forum Palestina e di una serie di ex ammiratori. Finché paragonava gli imprenditori italiani ai boss mafiosi, Saviano era un santino intoccabile. Da quando parla con affetto di Israele, gli amici progressisti vorrebbero fargli fare la fine di Gomorra. La città biblica, non il libro.

(Libero, 12 ottobre 2010)

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Gerusalemme: arrestati bambini palestinesi

Di 8, 11, 12 anni, hanno lanciato pietre a automobilista israeliano

GERUSALEMME, 12 ott- La polizia israeliana ha arrestato, Gerusalemme, 5 bambini palestinesi per aver lanciato pietre contro un automobilista israeliano. Secondo il 'Centro di informazione Wadi Hilweh - Silwan', si tratta di un bambino di 8 anni, uno di 11, e tre di 12. Secondo questa fonte, i bambini sono stati fermati da agenti israeliani in borghese, alcuni dei quali erano mascherati da donne. Notizia poi confermata dal ministro israeliano per la Sicurezza interna Yitzhak Aharonovic.

(ANSA, 12 ottobre 2010)

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Israele e le Coop. Il boicottaggio infinito

di Dimitri Buffa

La vergognosa campagna di boicottaggio promossa dai vari attivisti europei di Stop Agrexco verso i prodotti agricoli israeliani sta per tornare e ancora una volta alcuni supermercati potrebbero bandire alcune merci dai loro scaffali.
Sarà un autunno molto caldo per le Coop che si ostineranno a distribuire prodotti agricoli israeliani. Infatti la vergognosa campagna di boicottaggio promossa dai vari attivisti europei di Stop Agrexco verso i prodotti agricoli israeliani, specie quelli prodotti in Giudea e Samaria, rischia di traslarsi alle stesse coop che continueranno a distribuirli. Addirittura, in vista dell'accordo che i responsabili della Coop andranno a firmare il prossimo 14 ottobre con la Agrexco in Israele, gli attivisti si sono scatenati con una raccolta di firme. Circa 3100 in poche settimane (tra esse spiccano Giulietto Chiesa, Luisa Morgantini e Iacopo Venier, tre nomi che sono tre programmi), per diffidare la coop dal continuare nella propria politica commerciale....

(l'Opinione, 12 ottobre 2010)

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Lieberman a Kouchner e Moratinos: pensate a risolvere i problemi vostri

GERUSALEMME, 11 ott. - Il ministro israeliano degli Esteri Avigdor Lieberman ha invitato Francia e Spagna a risolvere i problemi europei prima di venire a dire a Israele come affrontare i suoi. Il poco diplomatico commento e' giunto ieri sera durante una cena a Gerusalemme alla quale erano invitati i ministri degli Esteri francese e spagnolo, Bernard Kouchner e Miguel Angel Moratinos. E a loro, Lieberman ha anche detto che Israele non vuole fare la fine della Cecoslovacchia sacrificata ai nazisti nel 1938.
"Risolvete i vostri problemi in Europa prima di venire da noi a lamentarvi. Forse saremo aperti ai vostri suggerimenti", ha affermato Lieberman. Il ministro degli Esteri israeliano, noto per le sue controverse dichiarazioni, ha anche aggiunto che la comunita' internazionale sta cercando di riscattarsi dai suoi fallimenti in Afghanistan, Sudan e Corea del Nord, spingendo per un accordo di pace fra israeliani e palestinesi entro un anno. E ha invitato gli europei a parlare dell'Iraq con la Lega Araba, invece "di far pressione su Israele".
Lieberman ha poi concluso ricordando che "nel 1938 l'Europa placo' Hitler sacrificando la Cecoslovacchia invece di sostenerla e non ne ha guadagnato nulla". "Noi non saremo la Cecoslovacchia del 2010 - ha aggiunto - difenderemo gli interessi vitali di Israele".

(Adnkronos, 11 ottobre 2010)

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Per la menzogna, contro Israele

Ecco come un sito pro-Hamas riporta un fatto avvenuto il 9 ottobre scorso nella “Palestina occupata”:
    Capo dei coloni di Silwan investe deliberatamente due bambini palestinesi
    GERUSALEMME - Nella Palestina occupata, l'orrore non ha mai fine, né limite alcuno viene dato alla violenza e prepotenza fondamentalista dei coloni.
    Ieri, due bambini palestinesi di Silwan, il sobborgo di Gerusalemme occupato dalle colonie israeliane, sono stati travolti deliberatamente dall'auto di un colono.
    Si tratta del direttore della società degli insediamenti "'Ir David" e capo dei coloni di Silwan.
    Egli ha investito intenzionalmente i piccoli Omran Mansour e Iyad Ghaith, entrambi di dieci anni, mentre uscivano dalla moschea locale, dopo la preghiera comunitaria del venerdì.
    I bambini sono stati ricoverati in ospedale con ferite alla testa, al volto e in diverse altre parti del corpo.

    (Infopal, 10 ottobre 2010)
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Ed ecco un video che presenta, spiega e commenta lo svolgersi reale dei fatti:




(Notizie su Israele, 11 ottobre 2010)

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Il Sinodo cattolico critica la legge sul giuramento di fedeltà allo Stato ebraico

CITTA' DEL VATICANO, 11 ott. - Per uno Stato democratico chiedere un giuramento di fedelta' ''allo stato ebraico'' ai cittadini di altra fede e in particolare arabi, ''e' una flagrante contraddizione, una cosa non logica, contrario ai principi democratici che si dice di voler affermare''. E' quanto ha detto questa mattina mons. Antonio Naguib, patriarca della Chiesa copto-cattolica d'Egitto e relatore generale del sinodo, rispondendo ai giornalisti nel corso della conferenza stampa di presentazione della relazione d'apertura del sinodo speciale sul Medio Oriente indetto da Benedetto XVI. Il riferimento e' alla recente legge approvata dal governo israeliano in forza della quale i nuovi cittadini non ebrei, dovranno giurare fedelta' allo ''Stato ebraico e democratico d'Israele'' e non piu' solamente allo Stato d'Israele.

(IGN, 11 ottobre 2010)

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Un giuramento legittimo

Da un editoriale del Jerusalem Post

Come previsto, domenica il governo israeliano ha approvato una proposta di emendamento alla Legge sugli Ingressi e sulla Cittadinanza volto a sottolineare lo status di Israele come paese sia "ebraico" che "democratico". Se l'emendamento verrà convertito in legge, ai cittadini non ebrei che chiedono di naturalizzarsi israeliani, come è il caso ad esempio dei palestinesi di Cisgiordania che sposano un cittadino arabo israeliano e fanno domanda di cittadinanza israeliana, verrà chiesto di prestare un giuramento di fedeltà non più solo - come avviene oggi - allo "stato d'Israele", bensì più esplicitamente allo stato d'Israele in quanto "ebraico e democratico"....

(israele.net, 11 ottobre 2010)

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Incontro fra Maurer e Barak

TEL AVIV - Droni e missili sono stati l'argomento di discussione oggi a Tel Aviv tra il consigliere federale Ueli Maurer e il ministro della difesa israeliano Ehud Barak. I due hanno anche fatto un ampio giro d'orizzonte su temi militari e politici, compresi gli insediamenti dei coloni nei Territori e il rispetto dei diritti dell'uomo. Al terzo e ultimo giorno della sua visita in Israele, Maurer è stato ricevuto con tutti gli onori militari. In un incontro con la stampa, al termine del colloquio con Barak, ha reso noto il contenuto delle discussioni, affermando inoltre che «l'esercito svizzero ha integrato sistemi d'armamento fabbricati in Israele. I contatti sul piano della tecnica sono quindi necessari», ha aggiunto.
Interrogato sulla posizione della Svizzera riguardo agli insediamenti ebraici, Maurer ha risposto: «La Svizzera non è dispensatrice di consigli; spetta alle parti coinvolte prendere le dovute decisioni». Maurer ha tenuto a sottolineare l'atmosfera calorosa delle discussioni con Barak e tutti i suoi interlocutori israeliani, ma si è rifiutato di parlare di acquisto di nuove armi in Israele.

(Corriere del Ticino, 11 ottobre 2010)

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L'Israel Chamber Orchestra al Festival di Bayreuth

L'Israel Chamber Orchestra suonerà al Festival di Bayreuth: l'invito a partecipare al Festival della prossima estate era stato fatto da Katerina Wagner, bisnipote del compositore tedesco, al direttore dell'Orchestra, l'austriaco Roberto Paternostro. Il manager dell'Orchestra, Erella Talmi, ha spiegato che non si è voluto «rompere un tabù ma semplicemente accettare un invito che mostrava una nuova apertura». Dopo l'Olocausto i musicisti israeliani si sono attenuti alla regola non scritta di non eseguire brani di Wagner, compositore prediletto dal regime nazista antisemita. «Sono grato alla Israel Chamber Orchestra e ai suoi musicisti così come ai miei colleghi di Tel Aviv di voler osare insieme a me questi passi - ha dichiarato Paternostro -. Per me è importante che questo programma includa non solo la musica di Wagner, ma anche quella di due significativi compositori ebrei, Gustav Mahler e Felix Mendelssohn Bartholdy, e che questi siano collegati alla prima mondiale in Germania del brano di un significativo compositore israeliano contemporaneo. Provengo da una famiglia alla quale non è stata risparmaita la soffernza dell'Olocausto e sono consapevole della sensibilità del tema in Israele. Rispetto l'atteggiamento di coloro che continuano ad associare la musica di Wagner con memorie terribili, rifiutandola. I pochi precedenti tentativi di suonare Wagner in Israele finora sono falliti. Ma il compito deve essere quello di trovare con precauzione un nuovo cammino e forse nel vicino futuro sarà possibile rompere questo ghiaccio. Per questa ragione, spero che la performance di musicisti ebrei nella città del Festival di Wagner manderà un segnale positivo di avvicinimento, di tolleranza e di apertura, di uno scambio culturale consapevole della storia tra le nostre nazioni particolarmente legate alla musica».

(Il Giornale della Musica, 11 ottobre 2010)

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Shoah, una mostra sugli ebrei piemontesi

Si inaugura nella Sala delle Bandiere del Quirinale, dove rimarrà fino al 27 novembre, la mostra "A noi fu dato in sorte questo tempo 1938 - 1947", prodotta dall'Istituto nazionale per la Storia del movimento di liberazione in Italia. Scopo dell'esposizione è di sollecitare l'interesse e la riflessione dei visitatori nel raccontare la storia di un gruppo di giovani ebrei piemontesi che, come afferma Silvio Ortona "hanno avuto in sorte un tempo straordinario e hanno dovuto confrontarsi con scelte drammatiche" .
"La mostra è multimediale interattiva, il visitatore riceve una cartolina di ognuno degli undici personaggi di cui si racconta la storia - spiega la curatrice Alessandra Chiappano - e anche attraverso questa cartolina ne segue le vicende" .
Il percorso del visitatore si snoda in quattro sale, nella prima ci sono solo le fotografie di gruppo di tutti i personaggi e quattro postazioni video in cui si raccontano quattro storie monografiche: Storia del gruppo, Storia di amicizia e d'amore, Gli amici e la montagna, Le cronache di Milano.
Nella seconda sala viene illustrata la storia della deportazione di Primo Levi, Luciana Nissim Vanda Maestro a cui a Fossoli si aggiunge Franco Sacerdoti e lì attraverso le loro parole, i documenti, le interviste e le lettere si racconta la storia della deportazione da Fossoli ad Auschwitz, fino al ritorno di Primo Levi e Luciana Nissim.
Vi è poi un'installazione in cui si raccontano le storie di coloro che sono andati nella Resistenza, Franco Momigliano, Ada Della Torre, Silvio Ortona, Eugenio Gentili Tedeschi, Emanuele Artom, Alberto Salmoni e qui, attraverso dei video, si raccontano alcune delle loro esperienze negli anni compresi fra il 1943 3 il 1945.
In un'ultima vetrina sono esposte le due edizioni originali de I Ricordi della casa dei morti di Luciana Nissim e di Se questo è un uomo nell'edizione del 1947 che rappresentano l'archetipo di tutti i libri scritti sull'argomento.
Sarà possibile accedere alla mostra,con ingresso gratuito e senza bisogno di prenotazione, dalla Piazza del Quirinale, da martedì a sabato dalle 10 alle 13 e dalle 15.30 alle 18.30 e la domenica dalle 8.30 alle 12. E' attivo anche un sito www.iltempoinsorte.it l.e.

(Notiziario Ucei, 11 ottobre 2010)

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L'Autorità Palestinese dà un premio a chi definisce "palestinesi" delle città israeliane

Durante il mese di Ramadan, la TV dell'Autorità Palestinese ha trasmesso giornalmente un programma speciale di quiz dai campi profughi in Libano e in Siria. Ai residenti veniva chiesto il nome di 5 città "in Palestina" o il nome di "paesi che condividono i confini con la Palestina". Il premio era di 100 dollari in contanti. Il conduttore televisivo ha dato premi a concorrenti che hanno definito come "palestinesi" le città israeliane di Giaffa, Haifa, Acco, Ramle, e anche a chi ha mostrato di ignorare l'esistenza di Israele come paese vicino. Il conduttore inoltre ha definito Israele come "tutta la parte di Palestina occupata".




(Palestinian Media Watch, 10 ottobre 2010 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Viaggio in Israele: Maurer replica alle critiche

Il ministro svizzero della difesa Ueli Maurer, attualmente in Israele per una contestata visita, ha dichiarato che i colloqui non verteranno su contratti d'armamento.

In attesa di incontrare lunedì il ministro israeliano della difesa Ehud Barak, con il quale saranno discussi temi inerenti alla sicurezza, Ueli Maurer - interpellato dall'Agenzia telegrafica svizzera a Tel Aviv - ha affermato che nel corso del viaggio non parlerà di contratti per l'acquisto o la fornitura di armi. Tale prospettiva aveva suscitato veementi proteste a Berna, Ginevra e Kloten.
«Per il momento non abbiamo soldi, ma stiamo studiando lo sviluppo dei sistemi d'armamento fabbricati in Israele già in nostro possesso», ha precisato il ministro. I colloqui con Barak concerneranno in particolare la logistica e l'informatica. Maurer - sottolineando la neutralità elvetica - ha pure ribadito di essere stato «invitato in Israele, un paese amico, con l'accordo di tutto il governo elvetico».
Domenica il consigliere federale ha visitato il Memoriale dell'Olocausto Yad Vashem, a Gerusalemme dove, al termine di una breve cerimonia, ha scritto sul libro dei visitatori le parole «Mai più!».

(swissinfoch, 10 ottobre 2010)

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Paolo Giordano e Ron Leshem aprono il Festival di Letteratura Ebraica

di Lucilla Efrati

E' partita con "Natural born writers", tema di un vivace incontro fra i due scrittori Paolo Giordano e Ron Leshem la terza edizione del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica che rimarrà in cartellone a Roma fino al 13 ottobre alla Casa dell'Architettura e al Palazzo della Cultura e che vedrà la partecipazione di Howard Jacobson, Erica Jong, Meir Shalev, Ronny Someck e tanti ospiti fra cui Edoardo Albinati, Manuel De Sica, Alain Elkan, Simonetta Della Seta, Sergio Campailla, Giulio Busi, Yarona Pinchas, il rav benedetto Carucci Viterbi , Bruno Gambarotta e Enrico Vanzina.
Promosso dalla Comunità Ebraica di Roma, da Roma Capitale assessorato alle politiche culturali e della comunicazione, dalla Regione Lazio, dalla Provincia di Roma, dalla Camera di Commercio, dall'Ambasciata di Israele e dalla Fondazione Elio Toaff e prodotto dall'associazione culturale Artix in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica, Consultinvest e Finmeccanica con il supporto organizzativo di Zetema, il Festival è curato anche quest'anno da Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann. Al centro di questa edizione "gli infiniti percorsi tracciati nel corso dei secoli dalla letteratura ebraica e le nuove frontiere insieme alle sfide che che essa dovrà affrontare nel futuro".
Nella splendida sala del Palazzo dell'Architettura il presidente della Comunità Ebraica di Roma, Riccardo Pacifici, ha dato il via alla serata, chiedendo al folto pubblico seduto in sala di osservare un minuto di silenzio per commemorare i quattro soldati italiani che hanno perso la vita in un agguato in Afghanistan. Pacifici ha poi rivolto un pensiero al piccolo Stefano Gay Tachè ucciso il 9 ottobre 1982 in un attentato terroristico realizzato da un commando palestinese davanti al Tempio maggiore di Roma. Pensiero condiviso dal sindaco di Roma Gianni Alemanno intervenuto subito dopo che ha espresso la propria soddisfazione per la realizzazione di questo evento aperto a tutta la città.
E' toccato poi ai curatori del Festival, Shulim Vogelmann, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino presentare il programma della kermesse letteraria e introdurre il testa a testa fra i due scrittori Paolo Giordano, autore del libro La solitudine dei numeri primi e Ron Leshem autore di Tredici soldati edito in Italia da Rizzoli .
L'incontro fra i due giovani scrittori, che hanno conquistato il pubblico internazionale grazie al loro romanzo d'esordio rappresenta la partita di ritorno di un incontro che si è svolto a maggio a Tel Aviv quando è stato Leshem a intervistare Giordano.
"Come è essere uno scrittore in Israele? E' una fortuna o una costrizione? " ha iniziato a domandare Giordano. "Chiunque è andato a Tel Aviv sa che è uno dei posti più liberi della terra, trovo Tel Aviv un luogo grandioso per vivere" risponde Leshem che definisce affettuosamente il suo paese come un grande manicomio "dove i medici sono terribili ma un paradiso per gli scrittori. Israele è un grande paese anche sotto il profilo della letteratura".
Qual è l'elemento emotivo che ti fa scrivere una storia ? Domanda ancora Giordano.
"Cerco sempre di scrivere quello che non ho potuto vivere, parlo di guerra e non l'ho mai fatta. I miei personaggi sono sono le esperienze della vita che non ho colto. Il mio lavoro parte sempre come un inchiesta giornalistica ma io devo entrare nella pelle dei miei personaggi, non sono capace di scrivere di un personaggio che mi sia antipatico. Preferisco affrontare le cose come se fossi il mio alter ego anziché viverle direttamente".
La scrittura è un surrogato sufficiente per descrivere esperienze che non si sono fatte?
"La letteratura non è un ripiego per qualche esperienza che non si è fatta, ribatte Leshem, è la sola alternativa. E' per questo che gran parte della letteratura israeliana attuale è storia di evasione mentre per me questa è l'evasione: mettere per scritto tutte le cose che non ho vissuto".
Ron Leshem ha iniziato la sua carriera come giornalista, facendosi conoscere e apprezzare per una serie di reportages sull'Intifada. Il suo primo romanzo non ancora tradotto in Italia, Se esiste il Paradiso, pubblicato nel 2005 ha vinto il Premio letterario Sapir e lo Yitzhak Sadeh Prize e ispirato il film Beaufort di Joseph Cedar vincitore del Festival di Berlino nel 2007.

(Notiziario Ucei, 10 ottobre 2010)

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Israele: sì al giuramento di fedeltà allo stato ebraico

GERUSALEMME - Via libera del governo israeliano al giuramento di fedelta' allo "stato ebraico e democratico". Lo ha riferito un comunicato del governo. Il disegno di legge modifica l'attuale legislazione in tema di cittadinanza e richiede ai non ebrei che vogliono prendere la cittadinanza israeliana di giurare fedelta' con la seguente formula: "Giuro di rispettare le regole dello Stato di Israele in quanto Stato ebraico e democratico".

(AGI, 10 ottobre 2010)

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Palestinesi in festa a Gerico per i 10000 anni della città

GERICO, 10 ott. - I palestinesi hanno celebrato oggi i 10.000 anni della fondazione della città di Gerico, oasi della Cisgiordania che potrebbe essere la più antica città del mondo. Per l'occasione, il Consiglio dei ministri palestinese si è riunito sul posto e le autorità hanno organizzato una maratona di 4 chilometri e mezzo seguita da fuochi di artificio e da una banda militare. "Non è soltanto la celebrazione di un anniversario ma anche la preparazione e la costruzione dello Stato palestinese nel quadro di un progetto nazionale", ha dichiarato il Primo ministro, Salam Fayyad, all'apertura della festività. La scelta del 10/10/2010 per l'anniversario della città era soprattutto simbolica. La città è una delle più antiche del mondo, con tracce di abitazioni che risalgono a 9.000 anni a. C. e delle fortificazioni del 7.000 a. C., ovvero 4.000 anni più antiche delle piramidi d'Egitto. Gerico è la seconda destinazione più visitata in Cisgiordania dopo Betlemme.

(Apcom, 10 ottobre 2010)

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La scelta di Israele

di Ugo Volli

Alla manifestazione "Per Israele" di giovedì scorso, Alain Elkan ha pronunciato una frase fortemente applaudita dal pubblico che è stata poi ripresa e precisata da Riccardo Pacifici. "Io penso, ha detto più o meno Elkan, che la distinzione fra ebrei e israeliani non abbia senso e che tutti gli ebrei della diaspora dovrebbero considerarsi come israeliani all'estero." Naturalmente, ha chiarito lo scrittore, ciò non significa che bisogna salire subito tutti in Israele né, come ha ribattuto poi Pacifici, che per questo gli ebrei italiani siano meno italiani o quelli romani meno romani.
Io sono molto d'accordo con questo concetto, che mi è stato inculcato dal mio maestro Haim Baharier, e penso sia importante spiegarne la ragione - come la vedo io, naturalmente. Essere ebrei oggi nella Diaspora significa "scegliere" di essere ebrei. Scegliere di essere ciò che si è già. Questo punto, che per essere davvero se stessi è necessario sceglierlo, riguarda in certa misura ogni essere umano. Siamo uomini davvero non solo per il nostro Dna, ma solo se scegliamo di essere uomini; siamo liberi se scegliamo di essere liberi; professori, medici, cittadini, membri di una comunità, solo se lo scegliamo. Scelta in questo caso non è certo un atto verbale, che può anche non essere formulato mai esplicitamente, ma piuttosto una coerenza di comportamenti, l'assunzione di un modello etico, quella consapevolezza dei propri atti che è condizione fondamentale per poter realizzare la propria condizione.
Questa necessità di scegliersi è particolarmente vera per l'ebraismo, perché esso è condizione esigente. Gli atti in cui la condizione ebraica tradizionalmente si realizza sono difficili e quotidiani: si tratta di mangiare in una certa maniera, di rispettare certi tempi (lo shabbat ecc.) che continuamente richiedono di accettare i propri obblighi e di rendersi consapevoli della propria identità. Le famose cento berakhot quotidiane che un ebreo dovrebbe dire hanno certamente anche questo senso pedagogico. Si tratta di scegliere ogni giorno di non spogliarsi da un'identità non facile e diventare "come tutti": un problema antico almeno quanto la Torah.
Nella nostra condizione di una Diaspora sostanzialmente tollerante, in cui l'antisemitismo non è certo assente ma è minoritario e ufficialmente condannato, scegliere di essere ebrei è per un verso più facile, perché non implica più i gravissimi rischi e sacrifici cui furono sottoposti i nostri antenati; ma dall'altro più difficile, proprio perché è più facile e non traumatico diventare come gli altri. Non occorre abiurare niente, né convertirsi a nulle, basta dimenticare. Chi mantiene vivo il proprio ebraismo dunque sceglie di farlo.
Bisogna chiedersi dunque come si verifica quel gesto fondamentale che conferma e trasmette l'ebraismo. E' abbastanza evidente che vi sono diverse modalità. Vi sono quelli che scelgono il loro ebraismo rispettando rigorosamente i precetti religiosi. E' chiaro però che si tratta di una minoranza, e che questo criterio di (auto)identificazione non è in grado oggi di includere buona parte di coloro che pure ricordano e scelgono il loro ebraismo. Vi è però un altro aspetto per cui questa scelta si realizza e diventa concreta: l'assumersi come membri di un popolo, un'entità collettiva che a sua volta non è (solo) naturale e cioè genetica, ma comporta solidarietà, condivisione e apprezzamento di certi tratti culturale e soprattutto il senso di condividere un destino storico comune, in senso positivo per le realizzazioni cui si partecipa, in senso negativo (e purtroppo molto forte nella nostra storia) per i rischi, le angosce, i lutti checolpiscono tutti coloro che appartengono al nostro popolo.
La fierezza per un grande passato culturale e storico, il cordoglio per la Shoà, la partecipazione più o meno convinta e completa ai riti religiosi rientrano tutti in questa dimensione di condivisione del destino comune. Ma oggi ne fa parte anche e soprattutto la percezione che il destino storico comune si gioca in buona parte di nuovo nella terra dei Patriarchi, la convinzione che ciò che fa lo Stato di Israele e ciò che gli accade riguarda tutti gli ebrei. E dato che Israele costituisce ormai la maggior concentrazione degli ebrei del mondo ed è retto democraticamente, che le determinazioni che vi si prendono non solo coinvolgono ma impegnano tutti quelli che davvero e seriamente scelgono di essere ciò che sono: ebrei. Per questo hanno ragione Elkan e Pacifici e Baharier. Siamo italiani, francesi, americani, cittadini a pieno titolo positivamente impegnati nello stato di cui siamo cittadini convinti e costruttivi; ma per scegliere il nostro ebraismo non possiamo non sentirci anche israeliani all'estero.

(Notiziario Ucei, 10 ottobre 2010)

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9 ottobre 1982: Attentato alla Sinagoga di Roma



L'Attentato alla Sinagoga di Roma fu realizzato il 9 ottobre 1982 da un commando palestinese e causò la morte di Stefano Gay Taché di soli due anni ed il ferimento di 37 persone.
L'attentato avvenne di sabato mattina, alla fine dello Sheminì Atzeret che chiude la festa di Sukkot. Le famiglie uscivano dal Tempio con i bambini che avevano appena ricevuto la benedizione collegata alla particolare festività. Una decina di attentatori prima lanciarono delle granate tra la folla, poi si misero a mitragliare.
Degli attentatori ne venne individuato solo uno e venne arrestato in Grecia e successivamente estradato in Libia nonostante le richieste di estradizione avanzate dall'Italia. Dal momento dell'estradizione si è persa qualsiasi traccia dell'attentatore.
Domenica 7 ottobre 2007, l'allora sindaco di Roma Walter Veltroni ha inaugurato la nuova intestazione a Stefano Gay Taché della piazza all'incrocio tra Via del Tempio e Via Catalana. (Wikipedia)

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Azieda tedesca vende materiale radioattivo a Teheran

Il trizio serve fra l'altro a costruzione armi atomiche

ROMA, 9 ott. - La procura di Berlino ha aperto un'inchiesta su un'azienda tedesca che avrebbe tentato di vendere all'Iran del trizio (isotopo radioattivo dell'idrogeno) utile alla costruzione, fra l'altro, di armi atomiche. Lo rivela oggi il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung, citando fonti vicine alla Procura. Ahmad R., responsabile dell'azienda, poterebbe essere incriminato per violazione delle norme sul commercio estero.
L'Agenzia per l'energia atomica iraniana (Aeoi) avrebbe ordinato il trizio all'azienda berlinese nel febbraio 2006, ma il materiale venne intercettato all'aeroporto di Amsterdam nel dicembre 2007. Lo si apprende da un documento interno dell'Aiea (l'Agenzia internazionale per l'energia atomica) di cui è venuto a conoscenza il quotidiano tedesco. L'Iran ha sostenuto che il trizio sarebbe stato utilizzato a "fini medici".

(Apcom, 9 ottobre 2010)

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Israele: identificato il soldato che balla attorno a una detenuta palestinese

Lo rivela il quotidiano israeliano Maariv che, tuttavia, ha preferito non rendere nota la sua identità. Importantissima, per le ricerche, la pagina di Facebook del "soldato che danza".

Ha un nome e un cognome il soldato israeliano immortalato mentre improvvisa una danza del ventre attorno ad una detenuta palestinese con gli occhi bendati. La stampa israeliana, tuttavia, non ha ancora reso nota la sua identità, probabilmente per ragioni di sicurezza. Alcuni giorni fa infatti un giornale di Hamas ha lanciato un appello ai suoi sostenitori - nei territori ed in Israele - affinché si sforzassero di identificare il "soldato che danza" per sequestrarlo. A mostrare le immagini divulgate da tempo su Youtube, è stata le televisione commerciale canale 10.
Lo sdegno è stato immediato e lo stesso premier, Benyamin Netanyahu, ha pubblicato una dichiarazione di biasimo nei confronti del militare, che nel frattempo si è congedato.
Intanto, il quotidiano Maariv ha scoperto la sua identità, ma ha preferito tacerla ai lettori. A mettere il giornale sulla pista giusta è stata la pagina di facebook del "soldato che danza" dove negli ultimi giorni si sono accumulati messaggi di compiacimento degli amici. "Fratello, sei diventato una celebrità ", esclama qualcuno con tono di invidia. Lui, l'interessato (le sue iniziali sono A.Y.), racconta agli amici di essere andato all'Oktoberfest di Berlino. Una fotografia lo mostra abbracciato alla gigantesca riproduzione di plastica di una bottiglia di liquore. Nella pagina di facebook l'ex militare non trascura di menzionare il suo numero di telefono. Un blogger israeliano lo ha chiamato, ma lo ha trovato di umore contrariato. "Con me non aveva alcuna voglia di conversare" scrive il blogger. Alcune settimane fa un'altra soldatessa israeliana in congedo si era trovata al centro di polemiche analoghe per essersi fatta fotografare fra detenuti palestinesi, "allo scopo di avere un ricordo" del servizio militare. Sulla stampa israeliana questi episodi ricevono ampio rilievo anche se i commentatori non hanno ancora deciso se si tratti di "manifestazioni di puro esibizionismo" (piuttosto frequenti fra gli adolescenti) oppure se rappresentino un malessere sociale più profondo.

(Rai Tg1, 9 ottobre 2010)

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E i libanesi costruiscono sul confine la copia della moschea di Al-Aqsa (con i soldi iraniani)


La copia della moschea di Al-Aqsa costruita tra Libano e Israele (a sinistra)
e quella vera di Gerusalemme.

La replica esatta della moschea di Al-Aqsa, quella che si trova subito sopra il Muro del pianto a Gerusalemme, l'hanno costruita con i soldi iraniani. E infatti è proprio la bandiera rosso-bianco-verde che sventola sul cucuzzolo della cupola dorata.
Solo che non siamo in Iran. Ma in Libano. A circa trecento metri dal confine - sorvegliato - con Israele. Più che una provocazione, la gemella (piccola) dell'Al-Aqsa ha il sapore dell'affronto. Soprattutto quando il 13 ottobre verrà ad inaugurarla nientemeno che Mahmoud Ahmadinejad, il presidente iraniano che non passa giorno - e incontro - senza minacciare gli ebrei o esaltare l'Olocausto.
Una costruzione - e una visita - che ha messo sull'attenti il mondo arabo in primis. Ahmadinejad non ha certo il dono della diplomazia. Ed Hezbollah non brilla per i metodi democratici e non violenti.
La moschea è stata costruita nei pressi del villaggio libanese di Maroun al-Ras. I bulldozer e i muratori hanno lavorato giorno e notte per finire l'edificio in tempo per l'arrivo di Ahmadinejad. Hanno pure costruire una sorta di promenade che dà sullo Stato ebraico. Così da consentire all'ospite di lanciare pietre contro il nemico.
A pochi passi c'è il paesino israeliano di Avivim che, per il giorno della visita, intende metter su una protesta forte nei confronti del presidente iraniano. Anche se sono in molti a sperare che questa volta Gerusalemme si metta a lanciar missili per far fuori Ahmadinejad. L.B.

(Falafel Cafè, 9 ottobre 2010)

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Der Spiegel: i tribunali tedeschi applicano la sharia

BERLINO - Le sentenze dei tribunali tedeschi basate sulla sharia sono una pratica corrente, in particolare nei settori del diritto di famiglia e nelle questioni ereditarie. Lo rivela il settimanale Der Spiegel. Secondo o il professor Hilmar Krueger, titolare della cattedra di diritto privato estero all'universita' di Colonia, "il diritto islamico si pratica da anni e va bene cosi'"

(AGI, 9 ottobre 2010)

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Letteratura ebraica, la cultura del dialogo fra cabala segreta e note mediterranee

di Francesca Giuliani

"Tel Aviv è un luogo di straordinaria energia. Ma in generale di Israele ho trovato incredibile il rapporto che le persone hanno con la letteratura: forte, intenso, vivo. Anche per questo ho amato molto il libro di Ron Leshem: il suo "Tredici soldati" concentra la potenza degli opposti, mette in risalto la distanza tra la vita militare e i tanti giovani che lì cercano di vivere un'esistenza normale": così parla Paolo Giordano, protagonista dell'apertura della terza edizione del Festival di Letteratura ebraica da oggi alla Casa dell'Architettura e al Palazzo della Cultura. Con lui oggi sarà in dialogo il giovane Leshem, il cui libro d'esordio - così come "La solitudine dei numeri primi" per Giordano - è stato un successo.
L'appuntamento, intitolato "Natural Born Writers", apre i cinque giorni dedicati alla letteratura ebraica, in un festival a cura di Ariela Piattelli, Raffaella Spizzichino e Shulim Vogelmann, sostenuto dall'intera comunità ebraica romana. Spiega il rabbino Di Segni: "Vogliamo affermare l'idea di un mondo ebraico propositivo, con una comunità che vuole sostenere i valori dell'accoglienza, in particolare qui a Roma, e anche a chiusura di certe recenti polemiche politiche". Al Festival, realizzato con il supporto di Zètema, è andato il sostegno del Comune, della Provincia e della Regione Lazio e il saluto del sindaco Alemanno: "Questo festival è una bellissima architettura che arricchisce la vita culturale della città".
Il programma. È dedicata alla Cabbalà la giornata di domani, protagonista la scrittrice di origine eritrea Yarona Pinhas (ore 11); sullo stesso tema, il rabbino Di Segni incontra Giulio Busi (ore 18, Palazzo della Cultura). Manuel De Sica e Alain Elkann propongono "Il Giardino dei Finzi Contini" (1970) di Vittorio De Sica, che racconta il dolore della Shoah: sarà l'occasione (ore 21) per lanciare un appello per la digitalizzazione della pellicola.
Lunedì (ore 20,30) la presentazione del libro di Meir Shalev, "È andata così" (Feltrinelli) mentre Ronny Someck, poeta israeliano di origine irachena, sarà intervistato da Edoardo Albinati. Si parlerà di "Ebraismo e persuasione" in Carlo Michaelstaedter martedì alle 10.30 con Benedetto Carucci, stesso giorno dell'incontro sulla letteratura ebraica americana con Erica Jong, la celebre autrice di "Paura di volare" (20,30). Si cambia tono con il "Dialogo sull'Umorismo" con Bruno Gambarotta e Daniel Vogelmann seguito da quello fra l'inglese Howard Jakobson e lo scrittore italiano Alessandro Piperno (19,30). Gran finale alle 22 in via del Portico d'Ottavia con il concerto di musica immaginaria mediterranea, protagonisti Raiz&Radicanto. Per un'idea di cultura ebraica che varchi ogni confine.

(la Repubblica, 9 ottobre 2010)

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Israele: arrivano i nuovi cacciabombardieri

20 nuovi aerei a disposizione delle forze armate israeliane

Il bombardiere F35
Il governo di Tel Aviv ha firmato un accordo commerciale con gli Stati Uniti per il rifornimento all'esercito israeliano di 20 caccia bombardieri F35.
Lo Stato ebraico si doterà così di armi più potenti. Si doveva aspettare il rifornimento da Washington soprattutto quando lo Stato iraniano non ha diminuito di attaccare a livello internazionale gli israeliani, minacciando sempre con parole dure la legittimità dello stesso Stato ebraico.
Gli israeliani hanno preso questa decisione dopo anche la vendita di armi americani alle autorità dell'Arabia Saudita. Non vi è un grande rapporto politico tra israeliani e sauditi, infatti, nell'area di riferimento, è noto il comportamento dei sauditi di saper fare affari con tutti: sia con gli americani che con gli iraniani.
Questa è una posizione politica delicata e gli israeliani ne devono tenere conto. Secondo i responsabili del Pentagono, gli aerei dovrebbero migliorare le capacità di difesa di Israele contro ogni forma di minaccia che potrebbe mettere in discussione la legittima sovranità dello stesso Stato ebraico.
Gli aerei dovranno essere costruiti tra il 2015 ed il 2017 ed ognuno di essi costerà circa 100 milioni di dollari.
La spesa totale degli israeliani in merito a quest'affare sarà circa di 2,25 miliardi di dollari.

(Italiaglobale.it, 8 ottobre 2010)

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L'intervento di Fiamma Nirenstein alla maratona oratoria "Per la verità, per Israele"

Non voglio spiegarvi di nuovo perché noi siamo tutti qui. Voi lo sapete bene. Voglio solo cercare di darvi tre minuti di verità su Israele, anche se mi occorrerebbero ore per raccontarvi una storia che è stata rovesciata fino a non serbare alcuna parvenza di realtà.
Io sono una giornalista e una parlamentare italiana: per questo ho negli occhi la verità di ciò che ho visto in tanti anni di servizio, nel cuore il desiderio che questa verità sia utile, indispensabile all'Italia e all'Europa....

(l'Occidentale, 8 ottobre 2010)

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Israele e noi - Con Israele, fra la gente

di Valerio Mieli

La maratona oratoria si è conclusa. Le bandiere di Israele, i manifesti incitanti alla verità e alla difesa dello Stato israeliano sono stati riposti. Erano un migliaio le persone giunte per l'occasione, accolte, ma solo in parte, all'interno del Tempio di Adriano, che nonostante le dimensioni non aveva spazio per tutti. Gli altri sono rimasti davanti al maxi schermo all'esterno, sulla piazza, da dove il pubblico, in silenzio, ha potuto seguire il susseguirsi degli interventi.
A prendere la parola più di ottanta persone, tanto che il moderatore della serata, Giancarlo Loquenzi, direttore dell'Occidentale, ha dovuto lanciare un invito agli oratori: "Dimenticate i vostri discorsi, scordatevi almeno della metà dei vostri messaggi, siete tantissimi e tutti devono avere lo spazio promesso". E ancora, ironicamente: "Fiamma ha lanciato un sassolino, ora siamo travolti da una slavina".
Numerosissimi gli interventi, ma chiaro e univoco il messaggio: "Basta alla valanga di bugie che ogni giorno si rovescia su Israele" e un'unanime concordia nell'augurarsi che giunga presto la pace in Medio Oriente. "Tutelare i valori e l'identità di Israele significa difendere i nostri stessi valori, la nostra origine culturale, civile e religiosa", questa un'altra frase ricorrente. Presente per l'occasione un pubblico di tutte le età dai giovani agli anziani, ebrei e non.

Decine gli striscioni esposti inneggianti alla verità sullo Stato d'Israele, fra gli altri quello tenuto da un gruppo di bambini nella piazza, raccolti attorno al maxi schermo, con la scritta: "Sostegno incondizionato ma per la verità" e uno all'interno del Tempio, quello dei ragazzi del Bene akivà, che ha attirato anche l'attenzione delle telecamere presenti: "Mi difendo, quindi sono", questo il messaggio lanciato dai ragazzi dell'organizzazione giovanile ebraica.
E ora che la manifestazione ha avuto termine la domanda è: Qualcosa cambierà?
Secondo Marco Eramo, una fra le tante persone comuni, non ebreo, giunto in piazza attratto dall'iniziativa qualcosa è già cambiato.
"Sono un simpatizzante del partito radicale, confesso che mi sono avvicinato alla conoscenza della realtà dello Stato d'Israele proprio grazie alla mia affiliazione al partito. Sono state tante le manifestazioni per Israele a cui ho avuto la possibilità di partecipare e ho l'impressione che qualche hanno fa raccoglievano solo poche persone, e spesso di un solo schieramento politico. La manifestazione di oggi invece non ha colore, non vede schieramenti protagonisti. Al di là dei possibili errori e contraddizioni che in ogni democrazia esistono, ritengo che sia importante contestualizzare la realtà israeliana, circondata da nemici che vogliono il suo annientamento, stare con Israele non vuol dire essere contro qualcuno, vuol dire essere per la democrazia".
Un messaggio chiaro, ma che forse non ha convinto tutti. Nel mezzo dell'iniziativa due giovani, avvolti da bandiere palestinesi hanno tentato di provocare la folla attraversandola. Ma sono stati immediatamente fermati, senza alcuno scontro, e senza consentire disordini, dai Carabinieri presenti sul posto.

(Notiziario Ucei, 8 ottobre 2010)

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'Viva Palestina' e gli umanitari embedded

Il nostro giornale cessa di pubblicare il diario di viaggio di uno dei partecipanti a 'Viva Palestina'. L'autore ci ha chiesto di ritirare anche gli articoli pubblicati: "Se non lo fate ci mandano via dal convoglio".
InviatoSpeciale ha pubblicato alcuni articoli su una missione 'umanitaria' in viaggio per Gaza. I pezzi arrivavano da uno dei partecipanti e raccontavano la cronaca quotidiana della presunta azione di aiuto ai cittadini della Striscia.
Poi, improvvisamente, nella sera di mercoledì scorso è successo un fatto strano. Il nostro collaboratore che seguiva la vicenda ha ricevuto una telefonata dall'autore del reportage. Il ragazzo lo pregava di non mettere in pagina l'ultima delle corrispondenze e gli chiedeva di 'cancellare' dalla memoria del giornale le puntate già andate on line.
"Se non togliete i pezzi ci mandano via, secondo alcuni degli organizzatori abbiamo violato il 'codice etico' firmato prima di partire. Rischiamo di essere espulsi dalla carovana", aveva detto Stefano D'Angelo.
Insomma, dal lontano Medio Oriente, in una tiepida serata italiana, arrivava una richiesta di censura su un reportage....

(InviatoSpeciale, 8 ottobre 2010)

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Roma - Al via il Festival di Letteratura Ebraica

Cresce l'attesa per la terza edizione del Festival Internazionale di Letteratura Ebraica che si svolgerà a Roma dal 9 al 13 ottobre. Il programma è articolato e va a toccare tematiche di stringente attualità partendo dagli insegnamenti della plurimillenaria tradizione religiosa e culturale ebraica. Tanti gli ospiti e i filoni letterari che saranno protagonisti nei cinque giorni di incontri: dal pensiero mistico allo humour, dalla filosofia di Michelstaedter alla narrativa di Shalev e molto altro ancora. Spazio per il grande cinema con la proiezione del film Il giardino dei Finzi Contini e per la musica del mediterraneo con un concerto di Raiz e dei Radicanto. Attivo inoltre un ricco bookshop con una vasta selezione di titoli. La terza edizione del Festival, curato come negli anni precedenti dal trio Shulim Vogelmann, Ariela Piattelli e Raffaella Spizzichino e sponsorizzato dalle principali istituzioni locali e regionali, dalla Comunità ebraica di Roma e dall'Ambasciata di Israele in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica, coinvolgerà due strutture dal grande fascino: la Casa dell'Architettura che sarà sede di gran parte degli eventi e il Palazzo della Cultura che ospiterà un approfondimento di Rav Riccardo Di Segni e Giulio Busi sulla cabala oltre al concerto di Raiz e dei Radicanto. Il via al Festival pochi minuti dopo la fine dello shabbat. Ad aprire la rassegna sarà lo scrittore israeliano Ron Leshem che alle 20.30 verrà intervistato da Paolo Giordano. La giornata di domenica inizia invece alle 11 con Yarona Pinhas che condurrà il pubblico lungo un percorso fatto di lettere e numeri alla scoperta della mistica ebraica e continua alle 18 con Rav Di Segni e Giulio Busi che spiegheranno origini e dinamiche della cabala. Alle 21 proiezione de Il Giardino dei Finzi Contini, capolavoro a rischio sparizione che verrà presentato da Alain Elkann e Manuel De Sica. Due gli appuntamenti in calendario lunedì: alle 18.30 Edoardo Albinati incontrerà il poeta Ronny Someck mentre alle 21 Simonetta della Seta dialogherà con lo scrittore Meir Shalev. Martedì si parte alle 10.30 con Rav Benedetto Carucci Viterbi e Sergio Campailla a confronto sulla figura di Carlo Michelstaedter, proseguimento alle 18.30 con una chiacchierata sull'umorismo ebraico che vedrà salire sul palco Daniel Vogelmann insieme a due mostri sacri della risata come Enrico Vanzina e Bruno Gambarotta e chiusura alle 20.30 con Alessandra Farkas che discuterà di letteratura americana al femminile con Erica Jong. Il Festival si concluderà mercoledì con un dialogo a due voci tra Alessandro Piperno e Howard Jacobson alle 19.30 seguito dal concerto dedicato ai suoni del mediterraneo.

(Notiziario Ucei, 8 ottobre 2010)

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Stasera a Roma maratona oratoria bipartisan "Per la verità, per Israele"

A piazza di Pietra alle 18. Ogni oratore ha a disposizione 5 minuti: circa un'ottantina al momento la richiesta di interventi. Ad aprire la manifestazione sarà l'ex premier spagnolo Josè Maria Aznar.

ROMA, 7-10-2010 - "Per la verità, per Istraele": con questo slogan parte questa sera in piazza di Pietra a Roma alle 18 la maratona oratoria bipartisan di solidarietà allo Stato ebraico promossa da un gruppo trasversale e bipartisan di parlamentari e associazioni su iniziativa di Fiamma Nierstein.
Ogni oratore ha a disposizione 5 minuti: circa un'ottantina al momento la richiesta di interventi. Ad aprire la manifestazione sarà l'ex premier spagnolo Josè Maria Aznar....

(RaiNews24, 7 ottobre 2010)

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Impegno israeliano per la libertà di movimento degli atleti palestinesi

In un incontro con una delegazione del Comitato Olimpico Internazionale (Cio) guidata dal presidente, Jacques Rogge, e dal vicepresidente (e ministro degli Esteri dell'organizzazione), Mario Pescante, il presidente israeliano, Shimon Peres, ha assicurato il suo "impegno personale" per una maggiore libertà di movimento degli atleti palestinesi impegnati in gare internazionali. Reduci da una visita in Cisgiordania, i dirigenti dello sport olimpico mondiale hanno fatto tappa in Israele nel quadro di una missione in Medio Oriente dedicata innanzi tutto al consolidamento del movimento sportivo nella regione e alla sua promozione quale fattore di dialogo. Questioni affrontate anche con i vertici dello sport palestinese. E riprese di fronte a Peres, nel corso di un incontro allargato al presidente del Comitato olimpico dello Stato ebraico, Zvi Varshaviak, e al membro israeliano del Cio, Alex Gilady.

(Notiziario Ucei, 7 ottobre 2010)

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Visita di Ueli Maurer in Israele dal 9 all'11 ottobre

Ueli Maurer
BERNA - Il consigliere federale Ueli Maurer si recherà in Israele dal 9 all'11 ottobre per una visita di lavoro. Lo annuncia oggi il Dipartimento federale della difesa, della protezione della popolazione e dello sport (DDPS), sottolineando che il viaggio avviene su invito del ministro della difesa israeliano Ehud Barak.
La visita è destinata a promuovere le buone relazioni che intercorrono fra i due ministri. I colloqui verteranno sulla collaborazione militare, sulla sicurezza internazionale e sul ruolo delle forze armate nell'ambito degli impieghi sussidiari e della protezione civile, continua la nota.
Domenica è prevista una visita di cortesia di Maurer al presidente israeliano Shimon Peres. Lo stesso giorno visiterà il museo Yad Vashem e, nel quadro di una cerimonia ufficiale, onorerà la memoria delle vittime dell'Olocausto, continua il DDPS.
Il progetto di incontro ha suscitato l'ira di numerose organizzazioni non governative, fra cui il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE). In un comunicato diffuso il 17 settembre, una trentina di associazioni aveva chiesto al governo di annullare la visita in quanto essa "costituirebbe un sostegno unilaterale all'occupazione militare israeliana". Domani a Berna e Ginevra sono previste manifestazioni contro il viaggio di Maurer.

(TicinOnline.ch, 7 ottobre 2010)

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Tredici gruppi palestinesi minacciano capi Anp in Cisgiordania

Un gruppo composto da 13 formazioni armate palestinesi ha minacciato azioni contro gli esponenti dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) se dovessero continuare gli arresti nei confronti dei quadri di Hamas in Cisgiordania.
Le 13 formazioni armate, in parte legate al gruppo islamico, hanno lanciato le loro minacce dalla Striscia di Gaza durante un incontro che ieri un portavoce delle brigate Ezzedin al-Qassam, a volto coperto, ha avuto con un gruppo di giornalisti locali. "Diciamo oggi che non potremo rimanere in silenzio ancora a lungo - ha affermato l'esponente islamico - se andranno avanti con gli arresti, gli agenti della sicurezza dell'Anp diventeranno i nostri nemici". All'incontro di ieri, secondo quanto riferisce il giornale arabo 'al-Quds al-arabì, al fianco dei militanti del braccio armato di Hamas c'erano anche altre piccole formazioni armate palestinesi tra cui le brigate Neser Salahuddin, le brigate dei mujahidin, le brigate degli Ansar, le brigate dei martiri di al-Aqsa (unità Nabil Masoud), le brigate Sayf al-Islam, le brigate per la Difesa di al-Aqsa, le brigate Jihad Jibril, le brigate delle forze del Fulmine, le brigate Nasur Falistin e le brigate per l'unità nazionale.
"Riteniamo che le autorità di al-Fatah abbiano tradito la causa palestinese - hanno aggiunto - hanno tradito la causa dei nostri prigionieri presenti in Israele ordendo un complotto contro la nostra nazione".

(l'Occidentale, 7 ottobre 2010)

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Netanyhau emenda legge cittadinanza, accontenta la destra

GERUSALEMME, 7 ott. - Il ministro degli Esteri israeliano, Avigdor Lieberman, leader del partito ultranazionalista Yisrael Beiteinu, ha espresso oggi la sua soddisfazione per il progetto di legge del primo ministro Benjamin Netany che obbligherà i candidati alla cittadinanza a prestare giuramento a "Israele, Stato ebraico e democratico". Secondo il quotidiano Haaretz, i laburisti, irritati con il capo del governo, sperano che questa decisione sia una moneta di scambio per ottenere il via libera alla proroga del congelamento delle colonie, punto cruciale nei negoziati di pace con i palestinesi. Il progetto, che sarà presentato domenica al Consiglio dei ministri, modifica l'attuale legge sulla cittadinanza e introduce il seguente paragrafo: "Giuro di rispettare le leggi dello Stato d'Israele come Stato ebraico e democratico", riferisce un comunicato dell'ufficio del primo ministro. "Mi congratulo con il primo ministro per la sua decisione di andare avanti con questa legge" ha affermato Lieberman alla radio pubblica. "Tutte le persone che vorranno ottennere la cittadinanza israeliana dovranno prestare giuramento di fedeltà a Israele in quanto Stato ebraico e democratico", ha aggiunto il capo della diplomazia israeliana.

(Apcom, 7 ottobre 2010)

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Qualcuno avverta in quale tubazione stiamo scorrendo

Da settimane, gli ebrei d'Europa sono invisibili, illogici fantasmi di gente viva. Come da prassi, ogni giorno si ricordano gli ebrei scomparsi nella Shoah, che però a questo punto del XXI secolo nessuno ha conosciuto, e per una fatalità reale quanto onirica contano più i morti dei vivi - a questo servono i figli di Giacobbe, a procurare emozioni. Gli ebrei: rabbia o lacrime. Malinconia, o disprezzo. Odio o ammirazione. Altrimenti, niente. Curioso fenomeno: esserci e non esserci. Come spiegare, se non così, il nulla di notizie sulle bombe al fosforo cadute su Israele, o il silenzio cannibale che sta ingurgitando il soldato Shalit. Chissà dove siamo in questo momento. In un postmoderno dramma senza dramma, un classico dramma anestetico, la recente vita ebraica è inghiottita in una stanza senza ubicazione che esiste ovunque e farà male al risveglio.
Il Tizio della Sera

(Notiziario Ucei, 7 ottobre 2010)

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Lezioni di negazionismo. "Così sfruttano la Shoah"

Il "cosiddetto Olocausto", le falsità di Auschwitz, i racconti "non fedeli" dei sopravvissuti. Tutto da una cattedra dell'Università di Teramo. Con un elogio ad Ahmadinejad

di Marco Pasqua

Il negazionismo della Shoah sale in cattedra. Una delle pagine più buie della storia dell'Uomo, riscritta e riletta seguendo le orme di chi nega l'esistenza delle camere a gas o chi contesta i dati dello sterminio messo in atto dai nazisti. Tocca a Claudio Moffa, professore ordinario presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'università di Teramo, dare spazio alle tesi revisionistiche della Shoah, durante una lezione choc tenuta nell'ateneo. Tutto è messo in discussione dal docente, persino il racconto di Shlomo Venezia, sopravvissuto al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. "Non c'è alcun documento di Hitler che dicesse di 'sterminare tutti gli ebrei'", dice Moffa, parlando agli studenti dell'università abruzzese. Duro il giudizio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, tramite il presidente, Renzo Gattegna: "Mettere in dubbio o negare la Shoah significa offendere la Memoria delle vittime. Invito queste persone a visitare lo Yad Vashem e a studiare la documentazione che là è depositata". Il presidente dell'Aned (associazione nazionale ex deportati politici nei campi nazisti), Gianfranco Maris, deportato nel 1943 nel campo di Mauthausen, si dice "disgustato"....

(la Repubblica, 7 ottobre 2010)

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Libano. Stampa: Ahmadinejad non lancerà sassi verso Israele

7 Ottobre 2010 - Il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad non andrà in visita ad alcun posto di confine con Israele durante il viaggio che compirà in Libano il 13 e 14 ottobre e non lancerà pietre verso lo Stato ebraico, contrariamente a quanto ha scritto nei giorni scorsi la stampa libanese: Lo scrive oggi il quotidiano al Liwa di Beirut.
Il giornale, vicino al premier Saad Hariri, cita anonime fonti diplomatiche secondo cui le informazioni riguardo all' intenzione di Ahmadinejad di recarsi al Fatima Gate e lanciare "simbolicamente" pietre verso Israele sono "parte di una campagna per dare una immagine distorta" del viaggio ufficiale del leader iraniano in Libano. Secondo le stesse fonti, Teheran è attenta "a non creare imbarazzo allo Stato libanese" con un atto del genere che, hanno sottolineato, "viene generalmente compiuto da gente ordinaria e non da delegazioni ufficiali". Il Fatima Gate era il punto di valico quando Israele occupava parti del Sud del Libano, tra il 1978 e il 2000.
Dopo il ritiro israeliano, il movimento sciita filo-iraniano Hezbollah ha trasformato quel luogo in uno dei simboli della "resistenza", da dove i suoi sostenitori occasionalmente lanciano pietre contro il Nord di Israele, in un simbolico atto di sfida. Secondo quanto scrive al Liwa, durante il suo giro nel Sud del Libano, Ahmadinejad compirà due soste. Una nel villaggio di Bint Jbeil, a cinque km dalla linea di demarcazione con Israele, teatro di violente battaglie tra guerriglieri Hezbollah e forze israeliane nel 2006. L'altra al villaggio di Qana, poco più a Nord, dove decine di civili morirono a causa dei bombardamenti israeliani del 2006 e 1996. Altre fonti affermano che il presidente iraniano andrà anche in visita anche al museo di Hezbollah a Mlita, pochi km ancora più a Nord.

(l'Occidentale, 7 ottobre 2010)

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«Cari progressisti che condannate a morte lo stato ebraico
in nome dei diritti umani e della pace»


di Yuli Edelstein

Ecco uno spaccato della situazione internazionale nell'anno 2010. C'è un paese di circa 74 milioni di persone distribuite su un territorio vasto oltre un milione e mezzo di chilometri quadrati, con risorse naturali in abbondanza, governato da un regime fanatico e criminale, che mette in carcere, stupra e uccide i propri individui perché dissidenti o perfino per le preferenze sessuali. Un paese che giustizia le donne con l'accusa di "infedeltà", dedito alla progettazione di armi di distruzione di massa, che diffonde la sua teologia carica d'odio in tutto il mondo e promette apertamente che cancellerà un secondo stato dalla faccia della terra.
 Yuli Edelstein, Ministro per la Diaspora d'Israele
Ora immaginate questo secondo stato, circa sette milioni e mezzo di persone su 22.000 chilometri quadrati (meno della Sicilia), quasi privo di qualsiasi risorsa eccetto il talento e l'abilità del suo popolo. Un paese circondato da nemici fin dai tempi della sua nascita, vittima di ripetute aggressioni, salvato dal costate sacrificio dei suoi cittadini soldato. Uno stato guidato da un governo eletto che con rigore fa valere il principio della legalità, difende i diritti delle minoranze e la parità tra i sessi, dimostrando assai di frequente di essere disposto a cedere parti di questo suo scarno patrimonio in nome della pace. E adesso ponetevi queste domande: quale tra i due è costantemente oggetto di sdegno e di diffamazioni in tutto il mondo? Quale è attaccato dalla stampa liberale, condannato dagli intellettuali "progressisti", oggetto delle proteste di studenti attivisti? Quale viene colpevolizzato per la sua legittima difesa? A quale dei due viene negato il diritto di esistere? Conoscete già la risposta: non è l'Iran, ma Israele. Non lo stato del terrorismo islamico, ma la Repubblica ebraica.
    Non la terra di Ahmadinejad, ma la mia nazione. Noi, popolo ebraico, siamo da tempo avvezzi all'odio cieco dei nostri arretrati vicini. A loro che, prendendo spunto dai libri "sacri", insegnano che "i musulmani devono combattere contro gli ebrei e ucciderli", non ho proprio nulla da dire. Ma non riesco a comprendere chi, in nome dei diritti umani e della pace, innalza lo stesso vessillo di odio e di genocidio.
Perché, ammettiamolo, quelli che vogliono bandire i prodotti di Israele o boicottarne artisti e scienziati, annientano l'economia del paese per privazione, non cercano la pace sulla base di due nazioni. Ciò che vogliono è semplicemente distruggere lo stato ebraico. Oggi, tra molti di coloro che si definiscono "progressisti", è convinzione diffusa che Israele, la cui creazione fu sancita dalle Nazioni Unite, sia comunque figlia del peccato. Solo a noi ebrei viene negato il diritto fondamentale di un popolo all'autodeterminazione, siamo gli unici a non poter avanzare rivendicazioni su alcuna parte del mondo. E' uno strano connubio tra i radicali di oggi e i classici antisemiti di un tempo: in entrambi i casi l'ebreo buono è sempre e solo Ahasver, l'ebreo errante. Provate un po' a chiedervi: quale mente può ostinatamente rinnegare l'evidenza di ciò che vede e ascolta? Gli arabi israeliani hanno uguali diritti, tuttavia quante volte avete sentito l'espressione "stato dell'apartheid" rivolta a Israele? Dal 1967, la popolazione palestinese è cresciuta in numero e qualità di vita, ma si è diffusa l'idea che gli ebrei stiano attuando una "pulizia etnica in Palestina". Tutte le nostre guerre entrano di diritto tra i crimini di guerra, mentre lanciare razzi a obiettivi puramente civili o bombardare autobus e caffè è degno di appoggio e perfino di adorazione per il "trionfo dei più deboli".
Più di una volta i governi israeliani hanno avanzato proposte di pace, eppure continuano a essere accusati di ostacolare la fine dei conflitti. Esiste un metodo dietro questa follia.
    C'è un fiume di soldi macchiati di sangue e petrolio che alimenta chi inneggia alle sommosse antisraeliane, organizza boicottaggi contro Israele, diffonde falsità sul mio paese mascherate da "giornalismo obiettivo" e "analisi accademiche". Carriere su carriere si fondano sul tradimento degli standard intellettuali, il velato incitamento antisemita, la cieca venerazione del debole sul giusto. Non è nemmeno Israele la prima vittima. Infiammati dall'odiosa retorica, giustificati dai docenti universitari e da media rispettabili, gli "attivisti" si scagliano contro donne e uomini loro connazionali in attacchi antisemiti presenti quasi quotidianamente in tutto il mondo occidentale, mentre gli istigatori imputano alle vittime il reato di "sostenere Israele". In "Letter to an Anti-Zionist Friend" dell'agosto 1967, Martin Luther King scriveva: "[…] Tu affermi, amico mio, di non odiare gli ebrei, ma di essere solo 'antisionista'… E io rispondo, lascia che la verità riecheggi dalle alte cime dei monti, lascia che l'eco si diffonda tra le valli della verde terra di Dio: quando le persone criticano il sionismo, intendono gli ebrei… l'antisionismo è insito nell'antisemitismo, e così sarà sempre".
    Settantadue anni fa l'Italia ha tradito i propri cittadini ebrei. Oggi vogliamo che sia l'Italia a guidare la lotta contro chi vuole portare a termine il lavoro cominciato dai nazisti. Proprio l'Italia dovrebbe aiutare l'Europa a trovare la voce per prendere una chiara posizione: a favore della pace e contro il terrorismo; a sostegno del dialogo e contro i boicottaggi; per la libertà e contro la tirannia; e infine, in nome della verità e contro ogni menzogna antisemita.

(Il Foglio, 7 ottobre 2010)

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Della Seta: Ambigua, ricattatoria manifestazione pro-Israele

"Criticare Netanhyahu è un diritto"

ROMA, 6 ott. - Il senatore del Pd Roberto Della Seta attacca in una nota l'iniziativa pro-Israele promossa dalla deputata del Pdl Fiamma Nirenstein e dal direttore del Foglio Giuliano Ferrara, definendola "di acritico appoggio a tutte le scelte di Israele". A giudizio dell'esponente democratico la manifestazione "è ambigua nelle premesse, e ricattatoria nel messaggio: chi è amico di Israele, ebreo o non ebreo, ha tutto il diritto di contestare duramente la politica di Netanyahu, che dà sponda ai nemici esterni di Israele e boicotta il processo di pace".
"L' estremismo della destra israeliana e l'espansione delle colonie in Cisgiordania - aggiunge Della Seta - sono i migliori alleati di Hamas. E la manifestazione di domani, demonizzando ogni critica verso i governi israeliani, contribuisce ad alimentare l'idea falsa che chi non è d'accordo con Netanyahu e Lieberman è contro lo stato di Israele".

(Apcom, 6 ottobre 2010)


S'ode a destra uno squillo di tromba...
Un senatore di destra grida: “Io non ho niente contro gli ebrei”.
Un senatore di sinistra grida: “Io non ho niente contro Israele”.
Ebrei e Israele hanno buoni motivi per preoccuparsi.

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Netanyahu: video Youtube motivo di imbarazzo per Israele

GERUSALEMME, 6 ott. - Il premier israeliano ha commentato il video diffuso su YouTube in cui si vedeva un soldato israeliano umiliare una prigioniera palestinese, definendolo motivo di imbarazzo per l'esercito e per il paese. A riferirne e' il sito di 'Ha'aretz'. Nel video si vedeva un giovane militare delle forze di difesa israeliane esibirsi in una parodia della danza del ventre, muovendosi intorno a una donna palestinese bendata. "Queste azioni e video sono motivo di imbarazzo per l'esercito e per lo stato di Israele", ha dichiarato Netanyahu.

(Adnkronos, 6 ottobre 2010)

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L'appello di JCall a disertare la maratona è illogico

di Giorgio Israel

C'è qualcosa di illogico nell'appello dei fautori di Jcall a non partecipare alla manifestazione di domani 7 ottobre "Per la verità, per Israele". Si dice che le parole d'ordine della manifestazione sono «più che condivisibili» (Jesurum). Il problema sarebbe che nell'appello si tace delle responsabilità che il governo Netanyahu avrebbe nell'impasse dei negoziati con Abu Mazen, e che «il raduno è un intervento a favore della coalizione di centro-destra al governo» in Israele. Quest'ultima parte è un falso totale: l'appello non si occupa delle responsabilità di nessuno, né di quelle del governo Netanyahu né di quelle della parte palestinese. Semplicemente non è un intervento sulla questione del processo di pace, bensì contro la demonizzazione di Israele che sta dilagando in tutto il mondo, con il suo corteo di antisemitismo crescente. Perciò non soltanto si potrebbe replicare che, se si dovesse parlare delle responsabilità del governo Netanyahu, sarebbe corretto anche denunciare quelle dell'altra parte. Ma soprattutto che questo controappello è basato su un falso: far credere che il "raduno" sia in sostegno del governo israeliano di destra, mentre non esiste una sola parola che lasci credere questo. Non a caso ciò ha consentito un'adesione "bipartisan",
Al falso si somma il non capire (o far finta di non capire?) che la delegittimazione di Israele ha corso da anni, quale che sia il governo al potere in Israele. Forse non aveva corso la stessa identica delegittimazione quando era al potere Kadima e Olmert concedeva praticamente quasi tutto, inclusa Gerusalemme capitale ai palestinesi e la trattativa si arenava sulla solita inconcepibile pretesa di voler far tornare milioni di palestinesi nelle "loro case"? Come si fa a non capire che il vero tema della manifestazione è proprio il fatto che Israele è considerato il "cane randagio" del mondo (parole di Ahmaninejad) qualunque cosa faccia?
Non capire che questa è la posta in gioco non è degno di intellettuali che dovrebbero conoscere le regole elementari della logica e del ragionamento. Per questo, l'intervento volto a dissuadere la gente (in particolare quella di sinistra) a partecipare al "raduno" è un'iniziativa molto brutta, spiacevole, diciamo pure indegna.
Meglio sarebbe stato partecipare, visto che le parole d'ordine erano «più che condivisibili». Poi, in altra sede, sulla valutazione della politica del governo di Israele ci si poteva dividere.

(Informazione Corretta, 6 ottobre 2010)

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Terrorismo, Israele arresta due religiosi musulmani

In moschea, incitavano fedeli ad aderire ad al Qaida

GERUSALEMME, 6 ott. - La polizia israeliana ha annunciato l'arresto di due religiosi musulmani, che devono rispondere di capi di imputazione legati al terrorismo.
Il portavoce Micky Rosenfeld ha dichiarato che i due sono stati fermati per sospetto favoreggiamento di non meglio identificate "organizzazioni terroristiche".
Secondo la stampa israeliana, i religiosi cercavano di incoraggiare i fedeli nella principale moschea di Nazareth, nel nord di Israele, ad aderire ad al Qaida.
Diversi cittadini arabi israeliani sono stati arrestati quest'anno e accusati di spionaggio per organizzazioni militanti anti-israeliane, compreso il gruppo della guerriglia libanese Hezbollah.

(Apcom, 6 ottobre 2010)

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Borsa: Tel Aviv tocca un nuovo record sul calo del dollaro

GERUSALEMME, 6 ott. - Nuovo record dell'indice Tase della Borsa di Tel Aviv salita dello 0,3% a 1.241 punti sopra il massimo di 1.239 punti di aprile prima di ripiegare di un punto. Il cambio fra il dollaro e lo shekel nel frattempo ha raggiunto il minimo di sempre di 3,61 shekel per un dollaro. La Banca d'Israele ieri ha comprato 200 milioni di dollari per cercare di fermare la salita della divisa israeliana. Per il governatore della Bank of Israel, Stanley Fisher, l'economia israeliana sta andando bene se paragonata alle altre ma non e' ancora fuori dalle secche. "Non abbiamo superato la crisi del tutto" ha detto l'ex vice direttore del Fondo monetario internazionale. "L'economia israeliana e' in buona forma ma siamo in un'economia globale che vive una situazione molto complicata, quindi dobbiamo evitare l'autocompiacimento" ha detto il banchiere centrale. Secondo le previsioni di Fisher nel secondo trimestre l'economia di Israele e' cresciuta del 4,6% mentre il tasso di disoccupazione e' tornato ai livelli pre crisi del 6,3% con un inflazione nella fascia media degli obiettivi della banca centrale.

(Adnkronos, 6 ottobre 2010)

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I rabbini visitano la moschea bruciata e attaccano: "Questo è un atto vile e contro la Torah"

Il rabbino Fruman, dell'insediamento di Tekoa, visita l'interno della moschea
Il rabbino Fruman, dell'insediamento di Tekoa, visita l'interno della moschea (foto di Noam Moscowitz / Ynet)
Qualcuno le ha interpretate come le prove generali per la pace. Certo è che faceva un certo effetto vedere una delegazione di rabbini provenienti dagl'insediamenti condannare - dall'interno di un edificio religioso musulmano - la profanazione delle ultime ore ai danni di una moschea. E, soprattutto, portare sotto braccio decine di copie nuove di zecca del Corano, il libro sacro dell'Islam.
Le «prove generali» sono andate in scena ieri pomeriggio nei pressi di Betlemme. Dove, il giorno prima, la moschea di Beit Fajar era stata bruciata insieme alle copie del Corano. Le prove - stando alle forze di sicurezza palestinesi - porterebbero a un gruppo di coloni che abitano vicino all'area.
Dopo una serie di incomprensioni durate un giorno intero, la delegazione ebraica è riuscita a far visita al luogo sacro musulmano. Scortata comunque da soldati dell'esercito israeliano (che ha fermato il lancio di pietre contro le proprie pattuglie) e da poliziotti palestinesi, ma anche per nulla intimorita di dire quello che il momento chiedeva.
«Siamo qui per condividere insieme ai fratelli musulmani l'orrore che questo attacco provoca», ha detto il rabbino Brin. «E per mettere in chiaro che questo non è il modo di comportarsi che indica la Torah, perché è un gesto moralmente sbagliato e offensivo. Noi non educhiamo così i nostri figli. E anche se con alcuni seguaci abbiamo avuto qualche frizione, l'Islam non è una religione ostile». L.B.

(Falafel Cafè, 6 ottobre 2010)

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La storia degli ebrei piemontesi in una mostra al Quirinale

Sarà inaugurata martedì 12 ottobre e rimarrà aperta al pubblico fino a sabato 27 novembre, nella Sala delle Bandiere del Palazzo del Quirinale, la mostra "A noi fu dato in sorte questo tempo 1938-1947?, prodotta dall'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. La mostra racconta la storia di un gruppo di giovani ebrei ed amici di ebrei piemontesi nell'affrontare i drammatici eventi di quegli anni. I visitatori potranno accedere alla mostra, con ingresso gratuito e senza bisogno di prenotazione, dalla Piazza del Quirinale, nei giorni feriali da martedì a sabato dalle ore 10 alle ore 13, e dalle ore 15.30 alle ore 18.30, mentre l'orario domenicale resta fissato dalle ore 8.30 alle ore 12, in concomitanza e con le disposizioni dell'apertura al pubblico delle sale di rappresentanza.

(Notiziario Ucei, 6 ottobre 2010)

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La storia degli ebrei piemontesi in una mostra al Quirinale

Sarà inaugurata martedì 12 ottobre e rimarrà aperta al pubblico fino a sabato 27 novembre, nella Sala delle Bandiere del Palazzo del Quirinale, la mostra "A noi fu dato in sorte questo tempo 1938-1947?, prodotta dall'Istituto Nazionale per la Storia del Movimento di Liberazione in Italia. La mostra racconta la storia di un gruppo di giovani ebrei ed amici di ebrei piemontesi nell'affrontare i drammatici eventi di quegli anni. I visitatori potranno accedere alla mostra, con ingresso gratuito e senza bisogno di prenotazione, dalla Piazza del Quirinale, nei giorni feriali da martedì a sabato dalle ore 10 alle ore 13, e dalle ore 15.30 alle ore 18.30, mentre l'orario domenicale resta fissato dalle ore 8.30 alle ore 12, in concomitanza e con le disposizioni dell'apertura al pubblico delle sale di rappresentanza.

(Notiziario Ucei, 6 ottobre 2010)

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Orchestra israeliana a Bayreuth, nella «casa» dell'antisemita Wagner

L'Orchestra da camera israeliana suonerà al festival di Bayreuth di musica wagneriana, rompendo il tabù riguardo al compositore antisemita. «L'orchestra si esibirà in apertura del festival», ha dichiarato alla radio israeliana Erella Talmi, che guida il direttivo dell'orchestra. L'invito a partecipare al festival della prossima estate era stato lanciato da Katerina Wagner, bisnipote del compositore tedesco, al direttore dell'orchestra, l'austriaco Roberto Paternostro. Erella Talmi ha spiegato che non si è voluto «rompere un tabù ma semplicemente accettare un invito che mostrava una nuova apertura». Dopo l'Olocausto i musicisti israeliani si sono attenuti alla regola non scritta di non eseguire brani di Wagner, uno dei compositori preferiti di Adolf Hitler.

(il Giornale, 6 ottobre 2010)

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Documentario televisivo di AP presenta città e luoghi israeliani come "Palestina"




"La Cisgiordania e Gaza hanno un'altra sezione in Palestina, che è la costa palestinese che si estende lungo il mare [Mediterraneo], da ... Ashkelon, nel sud, fino a Haifa, sotto il monte Carmelo. Haifa è un ben noto porto palestinese. [Haifa] godeva di uno status elevato tra arabi e palestinesi, in modo particolare prima di cadere sotto l'occupazione [di Israele] nel 1948. Al suo nord troviamo San Giovanni d'Acri. A est di Acri raggiungiamo una città con grande storia e l'importanza, la città di Tiberiade, nei pressi di un famoso lago, il mare di Galilea. Giaffa, antica città costiera, è la sposa del mare, e la via d'ingresso della Palestina per il mondo ".

(Palestinian Media Watch, 5 ottobre 2010 - trad. www.ilvangelo-israele.it)

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Al via trasmissioni 'Freedom Flotilla Tv'

KUWAIT CITY, 5 ott. - Sono iniziate le prime trasmissioni della nuova emittente filo-palestinese 'Freedom Flotilla Tv'. Secondo quanto riferisce la tv satellitare 'al-Arabiya', e' terminato il periodo di prova cominciato lo scorso giugno quando gli ideatori e i promotori di questa emittente hanno iniziato a trasmettere solo per poche ore al giorno attraverso le piattaforme satellitari 'Arab Sat' e 'Nile Sat'.
La nuova tv e' stata promossa e finanziata da un gruppo di deputati kuwaitiani che hanno preso parte alla spedizione navale diretta verso Gaza dello scorso maggio, fermata al largo delle coste israeliane dalla Marina dello Stato ebraico. Il deputato kuwaitiano Walid Al-Tabtabai, che presiede il consiglio di
  
amministrazione dell'emittente e che ha partecipato alla 'Freedom Flotilla, ha spiegato che "l'intento e' mantenere vivo il ricordo di questa esperienza''. ''In questi giorni - ha detto - stiamo trasmettendo alcuni documentari sulla storia della Palestina e seguiremo da vicino gli sviluppi della nuova spedizione, la 'Freedom Flotilla 2'.
Attraverso il canale, che trasmette dal Bahrein, il politico kuwaitiano intende "sensibilizzare la popolazione dei Paesi del Golfo rispetto alla causa palestinese in modo che possano aiutare con maggiore vigore la popolazione di Gaza''. ''Vogliamo proseguire la battaglia - ha concluso - per porre fine all'embargo imposto a Gaza".

(Adnkronos, 5 ottobre 2010)

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Russia e Israele trainano le vendite di Cyprus Airways

Cyprus Airways
Sono Russia e Israele i mercati più performanti per Cyprus Airways. Il vettore cipriota, ha visto crescere lungo i primi nove mesi dell'anno, i flussi da entrambi i paesi di circa il 25%, rispetto allo stesso periodo del 2009. Inoltre, riscontri positivi di traffico sono arrivati dai voli su Damasco, a più 12% e su Il Cairo, a più 15%. Il mercato italiano si mantiente invece globalmente stabile, con le cinque frequenze settimanali che serviranno sia Malpensa che Fiumicino. "In Italia contiamo di chiudere l'anno con la conferma del trend positivo degli ultimi due mesi - afferma Luciano Neri, direttore per l'Italia di Cyprus Airways -. L'obiettivo più importante per la compagnia al momento è la fusione con Eurocypria, ormai al vaglio delle autorità comunitarie, che ci doterà di una massa critica adeguata per affrontare con successo le prossime sfide".

(TTG News, 5 ottobre 2010)

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Due borse di studio a favore di studenti universitari israeliti

    La Fondazione «Amelia Minghini ved. Forti e Novelli», istituita presso l'Accademia Nazionale dei Lincei, al fine di onorare la memoria della munifica istitutrice, bandisce un concorso a due borse di studio, una per le discipline scientifiche e una per quelle umanistiche, di € 9.000 ciascuna, al lordo delle eventuali ritenute fiscali previste dalla legge, a favore di studenti universitari israeliti di condizioni economiche disagiate. Le modalità di corresponsione delle borse saranno comunicate ai vincitori.
    Al predetto concorso possono partecipare studenti di nazionalità italiana o straniera regolarmente iscritti, per l'anno accademico 2010-2011, a corsi di laurea presso Facoltà universitarie o Istituti di istruzione superiore aventi sede in Italia, che non siano fuori corso.
    I concorrenti devono inviare alla Segreteria dell'Accademia Nazionale dei Lincei - Via della Lungara, 10 - 00165 Roma, entro il 30 novembre 2010 (data del timbro postale) il modulo-domanda, disponibile sul sito www.lincei.it e che potrà essere anche richiesto all'Ufficio Premi e Borse di Studio dell'Accademia, con i propri dati anagrafici, con l'indicazione dell'Università, della Facoltà, e del corso al quale sono iscritti. La domanda deve essere firmata anche da un genitore o dal tutore, nel caso che essi non siano maggiorenni.

Bando per le discipline scientifiche

Bando per le discipline umanistiche

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Israele espelle ex premio Nobel Maguire

Dalla settimana scorsa era in stato di fermo al Ben Gurion

Mairead Corrigan Maguire
GERUSALEMME, 5 ott. - Israele ha espulso oggi la ex premio Nobel Mairead Corrigan Maguire, la pacifista nordirlandese già bandita dallo Stato ebraico lo scorso giugno per aver tentato a bordo dell'imbarcazione Rachel Corrie di forzare il blocco di Gaza. Lo ha reso noto il ministero dell'Interno precisando che Maguire è stata imbarcata questa mattina su un volo diretto in Gran Bretagna.
Atterrata a Tel Aviv la scorsa settimana, sperando di partecipare ad un incontro di attivisti israeliani e palestinesi, la pacifista era stata subito respinta e posta in stato di fermo in un centro detentivo dell'aeroporto Ben Gurion dopo che si era rifiutata di salire sull'aereo che l'avrebbe riportata indietro. Il suo caso era poi finito di fronte alla Corte suprema israeliana che ha avallato l'ordine di espulsione solo ieri sera.
Dopo l'episodio della Rachel Corrie, la pacifista era stata costretta a firmare una dichiarazione "volontaria" di impegno a non rimettere piede in Israele per 10 anni. Maguire ha vinto nel 1977 il Nobel per la pace per il suo attivismo a favore dell'Irlanda del Nord. Fortemente critica di Israele, all'udienza di ieri ha definito lo Stato ebraico uno Stato "apartheid".

(Apcom, 5 ottobre 2010)

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Nobel - Israele è il primo 'beneficiario' della scoperta di Edwards

Haaretz: Nonostante lo scienziato britannico non ami Israele

  
Robert Edwards
ROMA, 5 ott. - Il quotidiano israeliano Haaretz commenta oggi l'assegnazione del Premio Nobel per la Medicina al padre della fecondazione in vitro, Robert Edwards, facendo notare come Israele sia il paese che più di ogni altro ha beneficiato della "rivoluzionaria" scoperta dello scienziato britannico, nonostante Edwards non sia un simpatizzante dello Stato ebraico.
Se dal 1978, l'anno in cui nacque la prima bambina in provetta, Louise Brown, sono circa quattro milioni i bambini nati con la tecnica messa a punto da Edwards e dal suo collega Patrick Steptoe (deceduto nel 1988), in Israele - ricorda Haaretz - i bambini nati con la fecondazione in vitro sono 30.000. Secondo uno studio condotto su 48 paesi dall'università canadese di McMaster, in media, nei paesi occidentali, si ricorre alla fecondazione in vitro in 289 casi per ogni milione di abitanti. Israele è saldamente in cima alla lista con 1.657 casi per ogni milione di abitanti, seguito dall'Islanda con 899 casi.
Se Israele quindi è il primo beneficiario della scoperta di Edwards, lo scienziato britannico non è un simpatizzante dello Stato ebraico, osserva Haaretz. Subito dopo la seconda guerra mondiale, Edwards,all'epoca arruolato nell'esercito britannico, trascorse un periodo di tempo nella Palestina mandataria. "Nel 1946 era membro di una unità speciale e prestava servizio presso la base di Tzrifin" ha detto il professore Joseph Shenkar, un collega di Edwards. "Durante un'operazione di rappresaglia condotta dall' (organizzazione ebraica clandestina) Etzel, cinque ufficiali della sua unità furono rapiti e giustiziati nei pressi di Netanya. Da allora (Edwards) non ha più avuto molta stima per il sionismo, e il suo atteggiamento verso Israele è diventato freddo".

(Apcom, 5 ottobre 2010)

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L'orrore dei quei campi non termina mai

La missione di Shlomo Venezia è quella di testimoniare l'orrore dei campi di concentramento. Stamani [4 ottobre] era a Rovigo con gli studenti del De Amicis. Non si stanca di raccontare ai ragazzi le cose che ha visto e vissuto, perchè la storia possa insegnare loro la necessità di avere una coscienza.

di Cristina Acquaviva

ROVIGO - "Quando sei lì non pensi né a vivere né a morire, vai solo avanti giorno per giorno". Questa è la testimonianza di Shlomo Venezia, una delle pochissime persone sopravvissute delle squadre speciali del Sonderkommander del campo di concentramento Auschvitz Birkenau. Una testimonianza di orrore e alienazione che ha tenuto con il cuore in gola gli alunni della classe quinta dell'istituto De Amicis di Rovigo lunedì 4 ottobre alle 11.30 nella sala consiglio della Provincia. Shlomo è nato a Salonicco in Grecia ed è stato deportato in Polonia all'età di vent'anni con la sua famiglia: tre sorelle, sua mamma e due fratelli. La madre e le sorelle nel giro di poche ore già erano sparite mentre lui si preparava con altri uomini e ragazzi a lavorare. Delle circa 1.500 persone che sono arrivate al campo con lui, mille sono state eliminate subito.
"Ero sempre in pensiero per mia mamma, non sapevo dove fosse. Quando ho chiesto informazioni ad un uomo recluso come me, mi ha portato alla finestra, mi ha mostrato la canna fumaria di un forno crematorio e mi ha spiegato cosa accadeva lì dentro. Io non volevo crederci, pensavo ad uno scherzo come quelli che fanno i militari più anziani a quelli più giovani, poi ho visto con i miei occhi".
Quando gli è stato chiesto che lavoro avrebbe voluto fare lui ha risposto "Il barbiere", ed è finito a tagliare i capelli ai cadaveri che uscivano dalla camera a gas. "Non c'era scampo, non potevi rifiutare altrimenti venivi ucciso subito".
Lavorando lì ha visto fino a dove può arrivare la crudeltà umana, scene strazianti di bambini aggrappati alle gambe della madre che aspettavano che scendesse l'acqua convinti di essere in doccia e non in una camera a gas.
"Le persone erano meno importanti delle cose, i dottori per visitarci non ci toccavano nemmeno, ci guardavano nudi in fila e decidevano se eravamo sani e quindi potevamo lavorare o se eravamo "inutili" ".
Dopo qualche mese che lavorava lì è arrivato l'ordine di smantellare i forni crematori perchè la Russia stava avanzando e non si poteva lasciare traccia delle fabbriche della morte. "Con quale soddisfazione, con quanta rabbia, piccone in mano smantellavo i muri pezzo per pezzo".
Il 17 gennaio 1945 è stato trasferito al campo di sterminio di Mauthausen e dopo poco tempo è stato liberato dagli americani ad Ebensee.
Shlomo Venezia è uno dei pochissimi fortunati che può raccontarci la sua esperienza perchè dobbiamo sempre ricordare che è dal passato che si costruisce il futuro. Per chi volesse leggere le sue memorie, sono raccolte nel libro "Sonderkommando Auschvitz".

(RovigoOggi.it, 4 ottobre 2010)

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Per la verità, per Israele: il 7 ottobre in piazza a Roma

MANIFESTAZIONE

Giovedì 7 ottobre alle 18:30 al Tempio di Adriano, Piazza di Pietra, Roma


L'appello di Fiamma Nirenstein

Perché non puoi mancare?

Perché è indispensabile porre fine alla valanga di bugie che ogni giorno si rovescia su Israele.

Perché Israele è l'unico Paese che può essere sicuro di essere attaccato qualsiasi cosa faccia: sia che i suoi atleti partecipino a un torneo, sia che i suoi film concorrano a un festival internazionale, sia che difenda la sua gente da missili e attentati terroristici.

Perché a questa manifestazione giungeranno da tutta Europa politici, intellettuali, giovani che vogliono la verità su Israele.

Basta con il doppio standard

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Israele, soldati accusati di aver usato bambini palestinesi come scudi umani

Ora rischiano tre anni di carcere con l'accusa di comportamento inappropriato e insubordinazione - Usavano bambini palestinesi come scudi umani. E' questa l'accusa rivolta a due soldati israelinai che durante l'operazione Piombo Fuso del 2008 avrebbero comandato a dei bambini di aprire le borse in cui sospettavano ci fosse dell'esplosivo prima di farsene scudo. L'accusa è di comportamento inappropriato e insubordinazione. Ora rischiano tre anni di carcere."La possibilità di usare civili, specialmente bambini, non è considerata una opzione legittima ai fini difensivi", ha dichiarato il giudice. "Il combattimento non è una scusa per adottare tali atti".Sostenitori dei due soldati hanno protestato fuori dall'Aula indossando magliette con scritto: "siamo tutti vittime di Goldstone". Il riferimento è al rapporto dell'Onu che accusa gli israeliani di crimini di guerra durante il conflitto che devastò la striscia di Gaza nell'inverno 2008.La madre di uno dei ragazzi ha dichiarato al sito di informazione Ynet News che il bambino ha subito un "grave trauma" e ora chiede in continuazione che la porta dell'appartamento rimanga sempre chiusa.Il verdetto potrebbe arrivare dopo che un uomo palestinese di 38 anni è stato ucciso da un soldato israeliano mentre stava cercando di entrare a Gerusalemme per cercare lavoro.

(PeaceReporter, 4 ottobre 2010)

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E il ministero dei Trasporti ricorda a Gilad Shalit di rinnovare la patente

  
   Un estratto della lettera del ministero dei Trasporti in cui si invita
   Gilad Shalit a rinnovare la patente entro sei mesi (da Ynet)
A mamma Aviva il cuore ha iniziato a battere forte forte. A papà Noam le mani si son messe a tremare. Un po' per l'emozione. Un po' per la paura. Un po' perché, tra le dita, aveva una lettera destinata a Gilad Shalit, il figlio-soldato rapito da più di quattro anni dai miliziani di Hamas.
Chi poteva aver scritto - dopo che il ragazzo è diventato un simbolo d'Israele - pur sapendo che il destinatario non avrebbe potuto comunque aprire la missiva? Nientemeno che il ministero dei Trasporti. Dello Stato ebraico.
Gilad Shalit è stato rapito al confine con la Striscia di Gaza il 25 giugno 2006. La lettera, inviata il 21 settembre, conteneva una comunicazione di servizio diretta a Gilad: «La tua patente (in Israele ha una validità di cinque anni, nda) sta scadendo, devi rinnovarla». Al soldato sono stati dati sei mesi di tempo - come a tutti gli altri, del resto - per presentarsi negli uffici e svolgere le pratiche necessarie. Pena: la sospensione della licenza di guida.
Dal quartier generale "Free Gilad", l'associazione che da mesi si occupa di far pressione per una rapida soluzione del rapimento, non si sono scomposti più di tanto. «È chiaramente un errore causato dal sistema automatico del ministero», fanno sapere al quotidiano online Ynet. Anzi, hanno colto l'occasione per rilanciare ancora di più la loro battaglia: «Con questo avviso il nostro governo deve fare presto per liberare Gilad, altrimenti gli toglieranno la patente».
La notizia viene resa pubblica proprio nel giorno in cui una serie di giornali - dall'israeliano Haaretz al sito web palestinese Quds.com - scrivono su una ripresa dei contatti tra lo Stato ebraico e i miliziani di Hamas per arrivare a una soluzione sull'ostaggio-simbolo d'Israele. Notizia che Gerusalemme non smentisce, mentre gli esponenti di Hamas bollano come spazzatura. Intanto lui, il povero Gilad, è sotto sequestro da ormai 1.562 giorni. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 4 ottobre 2010)

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Alemanno parla israeliano

Un messaggio di benvenuto nella Città Eterna volerà sugli aerei della compagnia israeliana El Al. Il video è stato presentato questa mattina nella sala delle Bandiere in Campidoglio dal vicesindaco di Roma, Mauro Cutrufo a margine di una conferenza stampa sul turismo. Protagonista del filmato è Roma con le sue attrattive turistiche immortalate nel film girato da Franco Zeffirelli, ma lo speciale video trasmesso sui voli provenienti a Roma da Israele sarà aperto dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno che, in lingua italiana e israeliana, da il suo personale benvenuto ai turisti. Oltre al saluto il primo cittadino ricorda come "Roma accoglie una delle più antiche comunità ebraica in Europa".

(Affaritaliani.it, 4 ottobre 2010)

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Gli ebrei internati a Soragna

Durante la guerra dovevano sottostare a severe leggi e a numerose restrizioni

Due documenti di ebrei internati a Soragna
SORAGNA (PR) - In occasione della recente «Giornata della cultura ebraica» lo scrittore locale Luigi Faroldi si è interessato degli ebrei che furono internati in paese durante la guerra.
La ricerca non è stata molto fruttuosa. Nell'archivio del Comune Faroldi ha comunque ritrovato un discreto carteggio, ed in particolar modo tutta la corrispondenza tra i commissari prefettizi di allora e la questura e la prefettura di Parma.
In un telegramma del questore Spanò datato 15 dicembre 1941 le autorità venivano informate che a Soragna erano stati assegnati 10 ebrei e che il Comune doveva provvedere tempestivamente per procurare loro un alloggio.
Quattro giorni dopo le note comunali annotano che «sono giunti a Soragna 10 internati civili di guerra, di razza ebraica, provenienti dall'ex Yugoslavia». Diventano poi 16 alcuni mesi dopo per ricongiungimenti familiari. Costituiscono le famiglie Wiesler, Macòro; Hochberger, Iontovich, Cohen, Cevik e Polak.
Per gli internati esistevano severe leggi: non potevano allontanarsi dal perimetro stabilito dal Comune prima delle ore 7 e non potevano rincasare oltre le 19; dovevano presentarsi tre volte al giorno in municipio nelle ore prestabilite; non potevano tenere presso di sé apparecchi radio, passaporto e somme di denaro superiori alle 100 lire, mentre le eccedenti dovevano essere versate su un libretto postale nominativo conservato nell'ufficio comunale; non potevano tenere armi, non potevano interessarsi di politica e non potevano leggere giornali stranieri; dovevano far verificare il contenuto di corrispondenze e pacchi sia in arrivo che in partenza; dovevano richiedere l'autorizzazione per scrivere a persone che non fossero familiari e congiunti.
I trasgressori sarebbero stati puniti «con il trasferimento in colonia insulare».
Il perimetro della zona consentita comprendeva il ponte sul torrente Stirone e la zona attigua, viale Colombo, la strada provinciale fino al parco delle Rimembranze, viale San Giovanni e via Veneto fino al mulino Mantovani e fino al paese.
Gli spostamenti degli internati in località fuori paese dovevano essere autorizzati, previo accertamento dei motivi o dietro certificazione del medico Francesco Agnetti per stretti casi di salute o per motivi di lavoro in aziende e luoghi della zona, come il laboratorio femminile della parrocchia, la fabbrica di bottoni di Busseto, o per svolgere lavori in agricoltura.
Altre restrizioni riguardavano istituzioni locali come l'asilo infantile: ne sono significativi esempi il rifiuto di accogliere «in un luogo frequentato da ariani il minore Antonio Polak di razza ebraica», e l'istanza dell'ebreo Carlo Wiesler respinta dal questore perché «voleva prendere lezioni private di canto da un insegnante ariano».
Agli internati era però concessa la facoltà di «richiedere al Ministero per l'agricoltura il grano per preparare le azzime necessarie per i riti pasquali», e di beneficiare di uno speciale sussidio in denaro erogato dal Comune.
L'ultima notizia sul periodo soragnese degli internati risale al 27 settembre 1943, quando il commissario prefettizio locale informava le autorità di Parma che «due giorni prima i 16 internati ebrei si sono dileguati da Soragna senza lasciare tracce della loro destinazione».

(Gazzetta di Parma, 4 ottobre 2010)

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Shoa-Francia: Petain fu coinvolto nella persecuzione degli ebrei

Lo rivelano documenti del 1940

PARIGI, 3 ott. - Il maresciallo Philippe Petain, capo del governo nella Francia di Vichy occupata dai nazisti, fu personalmente coinvolto nella persecuzione degli ebrei: lo provano alcuni documenti risalenti al 1940 e consegnati al Museo dell'Olocausto francese da un anonimo donatore.
Fra i documenti vi sono dei memorandum nei quali Petain, spiega come le autorità dovessero comportarsi nei confronti degli ebrei francesi, in particolare vietando loro l'esercizio di funzioni pubbliche e di lavorare nelle scuole.

(Apcom, 3 ottobre 2010)

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Lieberman il cattivo sui colloqui di pace dice la verità

di Angelo Pezzana

Se i colloqui tra il governo israeliano e quello palestinese verranno interrotti, una parte della stampa israeliana, e di riflesso quella internazionale, ha già identificato il colpevole nel Ministro degli esteri Avigdor Lieberman, che ha tutte le caratteristiche per interpretare la parte del cattivo. Arriva dalla Russia, quindi non fa parte dell'establishment diplomatico tradizionale, tra lui e l'intero ministero degli esteri il feeling non è tra i migliori. Mentre il linguaggio della diplomazia è tutto sfumature, Lieberman è abituato a dire con parole chiare ciò che pensa, per cui quando lo scorso venerdì, all'Onu, ha detto " per arrivare ad una fiducia reciproca occorrerà qualche decina d'anni, una generazione", si è aperta la gara tra chi ne chiedeva il licenziamento immediato o almeno la messa sotto accusa per essersi frapposto nel rapporto fra Netanyahu e Abu Mazen.
In realtà Lieberman ha sostenuto ben altro nel discorso che ha tenuto all'Assemblea generale dell'Onu, un intervento che a detta di molti analisti di cose mediorientali, non si è affatto allontanato dalla linea ufficiale del governo israeliano. Ma all'Onu c'era Lieberman, il falco, il cattivo, per cui tutto il resto del discorso è stato ignorato.
Che cosa sostiene Lieberman? I palestinesi, almeno fino al 1967, non si sono mai autoriconosciuti come popolo, nè è mai nemmeno venuto in mente a nessun altro stato del mondo, mentre ora pretendeno uno Stato nel quale la presenza di ebrei sia uguale a zero, Judenrein, come diceva Hitler. Perchè così sarà se Bibi dovesse accettare la richiesta di trasferire entro i confini del '67 i circa 300.000 israeliani che vivono in Giudea e Samaria.
Mentre invece la soluzione sta in due Stati separati, Israele per gli ebrei e Palestina per gli arabi. Per arrivarci, senza operare nessun trasferimento di popolazioni, è sufficiente una modifica concordata dei confini, un progetto sostenuto da sempre dal prof. Sergio Della Pergola, uno dei demografi più esperti al mondo, per nulla su posizioni di destra,anzi.
Basta far entrare nei confini palestinesi quello che viene chiamato "triangolo", nel nord di Israele, abitato esclusivamente da arabi, mentre le aree di Gush Etzion, Ariel, Ma'alè Adumin e altre, a densità solo ebraica, entrano a far parte dello Stato ebraico.
Lieberman si è altresì chiesto come mai uno Stato palestinese non è mai stato proclamato, quando dal 1948 al 1967 Cisgiordania e Gaza sono state per ben 19 anni sotto gli arabi. Certo, è una domanda che non sta bene porre, in nome del politicamente corretto, per questo Lieberman ha poi affermato "smettiamola di dire territori in cambio di pace, spostiamo i confini, in modo che riflettano le nostre realtà demografiche", dopo aver ricordato i percorsi dal '48 ad oggi del rifiuto arabo ad una pace con Israele.
In queste ore l'inviato di Obama sollecita le parti, Bibi non appare intenzionato a prolungare la moratoria, ma il suo no sembra non influire negativamente la controparte. Una prova che una posizione chiara e ferma può produrre più di molti cedimenti.

(Libero, 3 ottobre 2010)

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Scontro Vattimo-Tarantini, la comunità ebraica ringrazia il sindaco di Trani

Risposta al filosofo: «Israele unica democrazia del Medio Oriente»

«Apprendiamo e replichiamo in ritardo (a motivo delle festività ebraiche di Simchat Toràh e Shemini Atzeret conclusesi ieri) in merito alle esternazioni sullo Stato di Israele tenute da Vattimo a Trani (in occasione dei recenti Dialoghi) e nei giorni successivi (come riportate da stampa e web).
La comunità ebraica tranese, in sintonia con la comunità madre di Napoli e certissima di interpretare i sentimenti dell'ebraismo italiano e non, esprime la più totale e incondizionata solidarietà al sindaco di Trani Giuseppe Tarantini e lo ringrazia di cuore per le parole espresse in merito alla cultura ebraica, a Trani città di esemplare dialogo interculturale (nonchè città capofila della cultura ebraica nel 2009) e allo Stato di Israele, Stato ebraico e unica democrazia del Medio Oriente, Stato del quale la comunità ebraica tranese espone orgogliosamente la bandiera nella Sinagoga Scolanova (assieme alla bandiera italiana).
Gli ebrei pugliesi sono sinceramente fieri di avere nella città sede dell'unica comunità ebraica regionale l'accoglienza e il rispetto da parte di codesta amministrazione comunale e non dimentica che nel maggio 2008 Trani fu l'unica città italiana ad esporre la bandiera israeliana nel 60esimo anniversario della fondazione dello Stato ebraico. Al sindaco Tarantini rivolgiamo la nostra profonda gratitudine».

La sezione ebraica di Trani

(TraniWeb, 3 ottobre 2010)

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Ahmadinejad, Israele 'cane selvaggio'

'Se non ve ne andrete con le vostre gambe, vi cacceremo'

TEHERAN, 3 ott - Israele e' un ''cane selvaggio'' lasciato in Medio Oriente dagli Occidentali' tuona il presidente iraniano, Ahmadinejad. Israele, ''con il pretesto'' dell'Olocausto, vuole ''saccheggiare i popoli della regione'', ha detto ancora Amadinejad, che ha anche lanciato un avvertimento a quelli che ha definito ''gli occupanti della regione''. ''Se non ve ne andrete con le vostre gambe - conclude - vi cacceremo a calci''.

(ANSA, 3 ottobre 2010)

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Comunità ebraiche: Da Premier e Schifani silenzio su Ciarrapico

Gattegna: "Sanzionino grave offesa"

ROMA, 3 ott. - E' molto dura la reazione ufficiale delle comunità ebraiche per le parole del senatore del Pdl Giuseppe Ciarrapico, che attaccando Gianfranco Fini nell'aula del Senato, ha detto: "Fonderà un partito, speriamo che abbia già ordinato le kippah con le quali si presenteranno". Gli ebrei italiani - commenta in una nota Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle comunità ebraiche italiane - nel vedere ed ascoltare l'esternazione del senatore Ciarrapico hanno provato rabbia e sconforto. Ciarrapico non ha sorpreso perché tutti sanno che egli si è limitato, in un momento di sincerità, a dire ciò che ha sempre pensato degli ebrei, coerentemente con la sua formazione e la sua mentalità". Gattegna accusa il presidente del Consiglio: "Non ha colto", dice, la gravità delle parole di Ciarrapico. E nella sua dichiarazione chiede al presidente del Senato Renato Schifani e a Silvio Berlusconi di "sanzionare" il comportamento dell'esponente azzurro. Lo sconforto - prosegue Renzo Gattegna - è nato da ciò che si è potuto cogliere intorno a lui: sorrisi, consenso, evidente soddisfazione di altri senatori che si compiacevano del fatto che qualcuno trovasse il coraggio di sfidare la correttezza politica e di ingiuriare nuovamente gli ebrei. Nessuno dei presenti ha avuto la sensibilità, l'intelligenza e la prontezza per reagire, come sarebbe stato necessario, per tutelare soprattutto la dignità e l'onorabilità del Senato". "Così, all'incomprensibile silenzio del presidente dell'Aula, si è aggiunta la replica del presidente del Consiglio che - osserva ancora il rappresentante delle comunità ebraiche italiane - non ha colto la gravità delle affermazioni di Ciarrapico e ha risposto in maniera assolutoria alle offese agli ebrei rinnovando la sua amicizia allo Stato di Israele, cioè confondendo due diverse entità".

(Apcom, 3 ottobre 2010)

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Giornalista della Cnn licenziato per una battuta sugli ebrei

WASHINGTON (2 ottobre) - Il conduttore della CNN Rick Sanchez ha perso il posto di lavoro per avere fatto, in una intervista radiofonica, commenti controversi sul potere degli ebrei nei media americani. Sanchez, che è di origine cubana, ha accusato il comico ebreo Jon Stewart, che più volte l'ha preso in giro, di essere un bigotto. «Chi comanda alla CNN assomiglia molto a Stewart e molte altre persone che comandano le altre reti televisive sono come Stewart - ha detto Sanchez nell'intervista -: sono tutti ebrei e amano affermare di essere una minoranza oppressa».
Sanchez era il conduttore del programma del pomeriggio della CNN "Rick's List"

(Il Messaggero, 2 ottobre 2010)

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«Israele sopravvive se resta piccolo»

di Ugo Tramballi

Sergio Della Pergola
GERUSALEMME - La paura più grande per un demografo è di non essere ascoltato quando legge le sue carte e indica il destino di un popolo. Quella di Sergio Della Pergola, demografo israeliano di fama mondiale, è che Israele ignori di essere al suo bivio esistenziale: dal Mediterraneo al Giordano gli arabi crescono più degli ebrei. Più si occupano territori meno si afferma il carattere ebraico di Israele: la ragione per cui è nato lo stato.
Terra e demografia sono i pilastri del conflitto. Un sondaggio del giornale Ma'ariv rivela che per gli israeliani il problema demografico è "la minaccia": più del programma nucleare iraniano, del terrorismo e di Hezbollah. Rinunciando a fermare gli insediamenti, la negazione di uno stato palestinese è evidente e l'annessione della Cisgiordania la conseguenza implicita. Della Pergola trae il risultato, precisando di non partire «dalle mie convinzioni politiche ma dall'analisi. Già il 15% della popolazione israeliana è araba», spiega. «Con i palestinesi di Cisgiordania salirebbe al 35% circa. Se diamo loro tutti i diritti civili e si organizzano in un partito, avranno il gruppo parlamentare più grande della Knesset. In un governo di coalizione Abu Mazen potrebbe chiedere gli Esteri, Salam Fayyad il Tesoro. Non riconoscere diritti a una sezione così importante della popolazione è insostenibile, farlo porterebbe a questo risultato».
La paura di Della Pergola di non essere ascoltato da Bibi Netanyahu, è evidente. Più di cinque anni fa Ariel Sharon invece lo aveva fatto: tolse le colonie dalla Striscia di Gaza dove novemila ebrei vivevano insieme a un milione e mezzo di arabi. È una calda serata di Sukkot, la festa che celebra l'epoca in cui, lasciato l'Egitto gli ebrei vivevano nel deserto sotto le capanne. Per tradizione, sul balcone, in giardino, nel cortile dei condomini o nella residenza del capo dello Stato, ogni famiglia erige una tenda. Anche Della Pergola accoglie gli ospiti sotto la sua sukkah. Crede fortemente nelle tradizioni e nella necessità di uno stato per gli ebrei. È per questo che emigrò da Milano più di 40 anni fa, decidendo di condividere gli oneri che l'israelianità comporta, guerre comprese. Anche se preferisce non definirsi fuori dai suoi notevoli titoli accademici, è un nazionalista ma non a prescindere da ciò che la demografia gli dice. Tre settimane fa ha pubblicato le ultime statistiche sul popolo ebraico. Sono 13 milioni e mezzo gli ebrei nel mondo; 5,7 in Israele; 5,3 negli Stati Uniti. Della Pergola sottolinea che la popolazione ebraica d'Israele cresce poco ma costantemente: 80mila l'anno. Tuttavia non basta per sostenere la demografia degli arabi.
«La situazione è questa», spiega. «Più di due milioni di palestinesi in Cisgiordania, 270mila a Gerusalemme Est, un milione e mezzo a Gaza; 1,2 milioni gli arabi cittadini d'Israele. Senza Gaza siamo già al 61% di ebrei e 39 di arabi. Ma è illusorio escluderla perché quando i palestinesi partecipano alla trattativa di pace contano anche Gaza. Nell'analisi dei dati dobbiamo includere i 200mila lavoratori stranieri in Israele e i 300mila del milione d'immigrati dalla Russia che non sono ebrei. Se contiamo tutto questo, dal Mediterraneo al fiume Giordano siamo già al 50% di ebrei e 50% non ebrei».
Non potendo sostituire l'ideologia alla matematica, il movimento dei coloni sostenuto da una parte della destra di governo e da alcuni milionari americani, ha tentato di confutare la demografia ufficiale con altri dati: in Cisgiordania vivono un milione e mezzo di palestinesi, meno di quanto dica Della Pergola. «La questione fondamentale non è la demografia, ma la natura dello stato», ribatte. «Anche se avessero ragione, fra circa un ventennio saremmo 54 a 46. Può il 54% pretendere che un inno e una bandiera siano l'inno e la bandiera di quello stato?».
In questo vuoto d'ingegneria nazionale democratica, l'illusione della formula di uno stato per due popoli guadagna sempre più terreno sull'obiettivo del processo di pace: due stati per due popoli. Finora la prima era sostenuta dall'estrema sinistra israeliana e dai molti palestinesi convinti di vincere con la demografia il conflitto politico. Ora ci crede anche la destra di governo, il sionismo revisionista. «Con le sue incertezze riguardo alla moratoria sulle colonie, Bibi Netanyahu è diventato la sinistra del suo governo», dice Della Pergola. «Rinunciando alla Cisgiordania ha l'occasione storica di essere un grande leader. Viene da una famiglia nazionalista, ha combattuto, ha girato il mondo. Ha tutti gli elementi per prendere la decisione». Sergio Della Pergola non è un intellettuale di sinistra: crede che il processo di pace debba concludersi col riconoscimento della natura ebraica di Israele. «Uno stato ebraico nazionale, non religioso: è un concetto civile. La Norvegia si definisce luterana e protestante».
È ancora la demografia che secondo Della Pergola offre una soluzione politica. Rinunciare alla Cisgiordania e a Gerusalemme Est come si è fatto con Gaza; annettere i blocchi di colonie concedendo alla Palestina quell'area in Galilea, il Triangolo, dove vivono 250mila arabi israeliani. «Trasferendo i confini, non la popolazione». È un'ipotesi illiberale se quella popolazione vuole restare in Israele: ma potrebbe essere un male minore per un bene superiore. Rifacendo i calcoli demografici su queste premesse, gli ebrei d'Israele sarebbero il 90%. «E questo definirebbe i caratteri dello stato nazionale», conclude Della Pergola.

(Il Sole 24 Ore, 2 ottobre 2010)

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Ahmadinejad e Assad mirano a rafforzare blocco anti-Israele

I due presidente si sono incontrati oggi a Teheran

ROMA, 2 ott. - I presidenti di Iran e Siria, Mahmoud Ahmadinejad e Bashar al-Assad, nel corso di un incontro oggi a Teheran hanno espresso l'auspicio di poter ampliare il blocco anti-israeliano nella regione mediorientale, affermando anche che le azioni compiute da Israele in Cisgiordania, a Gerusalemme e a Gaza dimostrano che gli israeliani non vogliono la pace. Lo ha riferito l'ufficio del presidente iraniano, secondo quanto riporta il sito web del quotidiano Haaretz. "Il rafforzamento del movimento di resistenza anti-israeliano incoraggerà gli altri paesi ad unirsi a ciò che alla fine condurrà verso la stabilizzazione e la pace regionale" ha detto Ahmadinejad durante il suo incontro con Assad. Anche il presidente siriano ha detto a sua volta che l'alleanza tra Teheran e Damasco rafforzerà i gruppi anti-Israele. Secondo Assad, il negoziato di pace tra israeliani e palestinesi, ripreso il 2 settembre scorso, non ha alterato in nessun modo lo status quo regionale, ed è a suo avviso finalizzato unicamente ad aumentare la popolarità del presidente americano Obama all'interno degli Stati Uniti. I due presidenti hanno infine ribadito che il rafforzamento dei rapporti tra Iran e Siria e la supremazia regionale dei due paesi sul Medio Oriente porterà all'intera regione benefici non solo politici ma anche economici. (fonte Afp)

(Apcom, 2 ottobre 2010)

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La pace tra israeliani e palestinesi? Adesso meglio di no

di Clifford D. May

Poco tempo fa, durante una riunione informale di mandarini della politica estera e di mercanti d'opinione, l'ex capo di una nazione alleata ha detto di aver consigliato al presidente Obama di spingere il più possibile per un veloce accordo sul conflitto israelo-palestinese. Gran parte dei partecipanti alla riunione ha assentito col capo. Io mi sono morso la lingua e ho aspettato un momento di pausa per attaccare bottone, nei pressi dei dispenser di tè e caffè, con quell'uomo di stato. Posso farle una domanda? Lui, gentilmente, mi ha risposto di sì.
Signore, se lei fosse Mahmoud Abbas, il presidente dell'Autorità palestinese, farebbe la pace con gli israeliani? Lei si rende conto che quella pace porterebbe enormi benefici alla sua gente e, allo stesso modo, agli israeliani. D'altro canto, sa anche che mentre voi detenete il potere nella West Bank, Hamas comanda a Gaza. E Hamas - per ragioni di natura teologica e politica - si rifiuta di accettare l'esistenza di una nazione mediorientale che non sia a guida musulmana....

(l'Occidentale, 2 ottobre 2010)

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La Fratellanza Musulmana auspica una nuova intifada

Lo ha detto la guida suprema dell'organizzazione l'egiziano Muhammad Badiye

"Ci sarà presto una nuova intifada nei territori palestinesi e si assistera' al dissolvimento dell'Anp". E' quanto prevede la guida suprema dei Fratelli Musulmani, l'egiziano Muhammad Badiye, in un messaggio pubblicato sul sito Internet del suo movimento, 'Ikhwan-online'. "Prevedo che una volta fallite le trattative dirette tra Anp e Israele - scrive - l'Autorità palestinese si dissolverà e la popolazione darà vita a una nuova intifada. Sul tavolo delle trattative l'Anp esalerà il suo ultimo respiro". L'esponente islamico ha ricordato come di recente "il popolo palestinese si è dimostrato pronto a dare vita alla terza intifada, in particolare in occasione dell'anniversario della seconda rivolta''. ''Abbiamo visto - ha detto - come le trattative indirette svolte in passato tra Anp e israeliani non abbiano portato a niente e come i funzionari palestinesi non abbiano imparato nulla dai fallimenti passati". Il leader dei Fratelli Musulmani ha quindi ribadito che "la resistenza armata è l'unica soluzione davanti alla tirannia sionista e americana''. ''I popoli arabi - ha concluso - devono unirsi e sostenere in ogni modo questa resistenza".

(Vita.it, 1 ottobre 2010)

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Per la verità, per Israele: il 7 ottobre in piazza a Roma

MANIFESTAZIONE

Giovedì 7 ottobre alle 18:30 al Tempio di Adriano, Piazza di Pietra, Roma

Perché non puoi mancare?

Perché è indispensabile porre fine alla valanga di bugie che ogni giorno si rovescia su Israele.

Perché Israele è l'unico Paese che può essere sicuro di essere attaccato qualsiasi cosa faccia: sia che i suoi atleti partecipino a un torneo, sia che i suoi film concorrano a un festival internazionale, sia che difenda la sua gente da missili e attentati terroristici.

Perché a questa manifestazione giungeranno da tutta Europa politici, intellettuali, giovani che vogliono la verità su Israele.

Basta con il doppio standard

(fiammanirenstein.com, 1 ottobre 2010)

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Per non dimenticare la tortura e l'omicidio di Ilan Halimi

In un libro, il peggior caso di antisemitismo in Francia

di Paolo Pillitteri

In un'Europa dove sembrano riemergere i rigurgiti di un pericolosissimo antisemitismo, è praticamente ignorata la storia del martirio del giovane francese Ilan Halimi. Un bellissimo libro, edito da Salomone Belforte &C. Livorno, ricorda quell'assassinio raccontato dalla madre, Ruth Halimi e da Emilie Frèche: "24 giorni, la verità sulla morte Ilan Halimi".E' Venerdì, 20 gennaio 2006 a Parigi. Ilan Halimi, scelto perchè ebreo dalla "banda dei Barbari", una gang con a capo Youssef Fafana, viene rapito e condotto in un appartamento in periferia. Vi rimarrà sequestrato e torturato per tre settimane prima di essere buttato in un bosco dai suoi carnefici. Ritrovato nudo lungo un binario della ferrovia fuori Parigi, Ilan non sopravviverà al suo calvario. Il libro è lo straziante, sconvolgente racconto in cui la madre di Ilan ricorda quei 24 giorni di incubo. 24 giorni nel corso dei quali Ruth ha ricevuto più di seicento chiamate, richieste di riscatto, il cui ammontare cambierà continuamente, insulti, minacce, foto del figlio torturato. Ore, giorni, settimane interminabili, che la madre trascorrerà in ufficio senza dire niente a nessuno, comportandosi come se tutto andasse bene per lasciar lavorare la Polizia. Ma la Polizia non sa con che razza di individui ha a che fare. Non valuta l'odio e la ferocia di un antisemitismo assoluto che domina i rapitori. Non considera, tra l'altro, che Ilan possa essere ucciso dalla bestiale gang con a capo l'orrendo Youssef Fofana. Sul filo del ricordo, il libro ci presenta una storia di sangue e di morte nel cuore dell'Europa, in Francia, "in un paese dove, come Daniel Pearl a Karachi, un uomo può essere rapito sotto gli occhi i tutti - scrive Bernard-Henry Levi nella prefazione - di un intero quartiere, trasportato da un luogo all'altro, affamato, assassinato lentamente, torturato, passato da un carnefice all'altro quando uno di questi cede, ancora spostato, e questo per 24 giorni". Anche Pierluigi Battista, sempre nella prefazione, mette in evidenza il ritorno dell'odio contro gli ebrei, contro Israele, contro la sua esistenza, rammentando, nella terribile storia di Halimi, l'ipocrisia con cui a parole si proclama "Mai più Auschwitz!" ma intanto si relega fra le brevi di cronaca la notizia di un giovane ebreo francese che viene rapito, torturato e bruciato a Parigi, solo perché è ebreo. E' il dettaglio decisivo e sconcertante che non si vuole mai vedere... stiamo assistendo impotenti e umiliati a una nuova caccia all'ebreo, e facciamo finta di non accorgercene". Il libro ripropone in tutta la sua evidenza la "cattiva coscienza" dell'Europa, aggiunge Giulio Meotti, un continente dove "la morte di Ilan non ha meritato espressioni indignate da parte dell'opinione pubblica, non ha urtato la sensibilità di chi è sempre pronto a dichiararsi per il dialogo, la convivenza, la tolleranza. L'esecuzione di Ilan è passata nel silenzio, rosa dall'indifferenza, la sua fotografia non ha fatto il giro del mondo, i dettagli della sua morte sono stati criptati come degrado metropolitano. C'è una foto di Halimi, ha i capelli corti, una maglietta, è felice, sorride alla vita. Quel sorriso deve tormentare per sempre la fragile, cattiva coscienza dell'Europa". Del resto, aggiungiamo noi, è sempre più visibile, palpabile, drammaticamente operante, oltre al silenzio colpevole su tragedie come quella di Ilan, il progetto di delegittimare Israele. Ha recentemente e lucidamente rilevato Shmuel Trigano, Accademico dell'Università Ouest Nanterre La Défance di Parigi e direttore della rivista Controverses, che un simile "progetto si ripercuoterà su tutti gli stati democratici, soprattutto gli stati europei. Potrebbe rivelarsi una tappa determinante sulla via della loro stessa delegittimazione, nella prospettiva di un'Europa sotto l'influenza arabo-islamica che qualsiasi persona democratica deve rifiutare". Intanto il veleno antisemita fermenta nei Parlamenti della vecchia Europa. L'antisionismo è il nuovo antigiudaismo. Ha ricordato Aznar "se cade Israele cadremo tutti noi: è la prima linea di difesa dell'Occidente".

(l'Opinione, 1 ottobre 2010)

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Israele: inquietante visita di Ahmadinejad in Libano a ottobre

Potrebbe recarsi nel sud, vicino alla frontiera con lo stato ebraico

GERUSALEME, 1 ott. - E' "inquietante e destabilizzante" la visita prevista a ottobre in Libano del presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad, che potrebbe recarsi nel sud, vicino alla frontiera con Israele. Lo ha ritenuto il portavoce del ministero degli Esteri dello stato ebraico.
"Secondo le informazioni pubblicate in merito a questa visita, si ha notizia che Ahmadinejad prepara un autentico tour, come un grande proprietario che viene a controllare il suo feudo", ha dichiarato questo portavoce, Yigal Palmor. "Avrebbe inoltre detto al presidente siriano che il Libano meridionale è la frontiera dell'Iran con Israele", ha aggiunto. "Tutto questo dovrebbe preoccupare al massimo grado chi ha a cuore la stabilità del Libano e del Medio Oriente", ha sottolineato.
Mahmoud Ahmadinejad deve effettuare il 13 e il 14 ottobre una visita in Libano, dove deve avere un colloquio con il presidente Michel Suleiman, il primo ministro Saad Hariri e il presidente del parlamento Nabih Berri. Secondo responsabili politici libanesi, deve inoltre incontrare Hassan Nasrallah, il leader di Hezbollah, il potente partito sciita alleato dell'Iran e che Washington accusa di essere armato da Teheran per lottare contro Israele. Potrebbe anche recarsi anche nel sud del Libano, ma questa visita non è ancora stata confermata dalle autorità iraniane.
La visita è "una provocazione" e manda il messaggio che il Paese è una "base iraniana" alle porte dello stato ebraico, ha denunciato un dirigente della coalizione maggioritaria al Parlamento. L'Iran sostiene Hezbollah, mentre la maggioranza parlamentare di cui è espressione Hariri è sostenuta dagli Stati Uniti e dall'Arabia Saudita. Hezbollah caldeggia la distruzione dello stato di Israele e la lotta armata per questo obiettivo; è ritenuto dagli Stati Uniti un gruppo terroristico.

(Apcom, 1 ottobre 2010)

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La "moratoria" imposta a Israele potrebbe costare cara a Obama

di Steven J. Rosen

Per quasi 40 anni, dal primo veto di Richard Nixon in difesa di Israele il 10 settembre 1972, ogni presidente americano ha usato il veto per bloccare le risoluzioni ostili a Israele. Richard Nixon ha posto il veto su due di questi progetti di risoluzioni del Consiglio di sicurezza, Gerald Ford quattro, Ronald Reagan 18 (!), George HW Bush 3, Bill Clinton 3 e George W. Bush 9. Anche Jimmy Carter ha chiamato a raccolta tutto il suo coraggio per un veto, il 30 aprile 1980, perché era ostile agli accordi di Camp David che aveva mediato. In tutto, sette presidenti americani hanno totalizzato 41 veti in difesa di Israele al Consiglio di Sicurezza dell'ONU.
La mancanza di equilibrio nei 41 progetti di risoluzione su cui è stato posto il veto è stato il motivo esplicito o implicito usato più frequentemente per spiegare la necessità di una decisione del genere. Le risoluzioni che deploravano l'uso della forza di Israele o le misure di sicurezza israeliane sono state respinte perché non venivano riconosciute né criticate le azioni sul fronte arabo, in particolare gli atti terroristici, che hanno dato luogo ai provvedimenti di autodifesa da parte israeliana. La proposta di risoluzioni prese durante le conferenze internazionali e altre iniziative diplomatiche favorite dagli arabi sono state respinte perché sarebbero state in conflitto con le iniziative di pace degli Stati Uniti e dei negoziati diretti tra le parti. Diversi progetti di risoluzione sono stati posti sotto il veto perché erano ritenuti in contrasto con le risoluzioni 242 e 338 o con accordi di pace già siglati. Almeno due progetti di risoluzione hanno avuto il veto perché accusavano il governo di Israele per degli atti estremi, commessi da alcuni cittadini israeliani che però sono stati indagati e perseguiti dalle autorità israeliane....

(l'Occidentale, 1 ottobre 2010)

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La Norvegia proibisce esercitazioni di sottomarini israeliani

In una delle sue basi navali

Il sommergibile Delfino
GERUSALEMME, 1 ott. - La Norvegia ha proibito ai sottomarini israeliani di esercitarsi in una delle sue basi navali, dopo essersi rifiutata di esportare materiale militare o servizi a Israele. Lo ha riportato il quotidiano Haaretz.
Si tratta di due sommergibili di tipo Delfino costruiti in Germania dalla società Howaldtswerke Deutsche Werft (Hdw) a Kiel, che affitta i servizi della base navale di Markiva (sud della Norvegia) per testare le navi. Il ministero degli Esteri norvegese ha informato alcune settimane fa Hdw che non avrebbe più autorizzato in futuro le esercitazioni per sottomarini israeliani, secondo questa fonte.
Il primo dei due sommergibili, la cui costruzione è terminata, doveva iniziare i test in acque profonde all'inizio del 2011. Questi sommergibili dispongono di un ultramoderno sistema di propulsione che permette loro di restare in immersione per tre settimane e può essere equipaggiato con missili da crociera.
Israele possiede attualmente tre sommergibili di tipo Delfino, che erano stati provati in Norvegia. Il loro raggio di azione raggiunge i 4.500 chilometri. Secondo gli organi di informazione stranieri, sono capaci di lanciare missili a testata nucleare.
Il no di Oslo arriva dopo che il fondo pensione pubblico norvegese, uno dei più grandi fondi sovrani al mondo, ha escluso ad agosto per ragioni di etica due gruppi israeliani accusati di contribuire alla colonizzazione dei territori palestinesi. Oltre il 40 per cento dei norvegesi praticano già o sono favorevoli a un boicottaggio dei prodotti israeliani.

(Apcom, 1 ottobre 2010)

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Premio Exodus 2010: il programma completo

LA SPEZIA - Da mercoledì 20 a sabato 23 ottobre 2010, appuntamento con la decima edizione del Premio Exodus, la manifestazione che porta il nome di una delle navi, che nel dopoguerra salpò dal porto della Spezia per portare migliaia di profughi superstiti ai campi di concentramento nazisti verso la Palestina.
Il Premio 2010, vinto dall'iraniana Sharin Ebadi, prevede numerosi incontri, dibattiti e dialoghi, che vertono sul tema della cooperazione civile e della riflessione interculturale....

(mentelocale.it, 1 ottobre 2010)

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Notizie archiviate

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