Notizie su Israele 14 - 26 maggio 2001


<- precedente   seguente ->                                                                                               indice

Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)


DUE VOLTE SMASCHERATE LE INTENZIONI DI ARAFAT


Da un editoriale del Jerusalem Post

Ai negoziati di Camp David e di Taba l'allora primo ministro israeliano Ehud Barak smaschero' la strategia di Yasser Arafat. Barak offri' ad Arafat la nascita dello stato palestinese, la restituzione praticamente totale dei territori (calcolando anche uno scambio di terre), la divisione di Gerusalemme. E Arafat non solo non accetto', ma non fece nemmeno una controproposta.
Ora tocca a Sharon smascherare le tattiche di Arafat: sono i palestinesi, infatti, che bloccano lo schema Mitchell giacche' sono loro, e non Israele, quelli che si oppongono a un immediato cessate il fuoco senza condizioni. (...) Nella sua dichiarazione di martedi', Sharon ha chiesto ai palestinesi di porre fine alle aggressioni dicendo che Israele avrebbe subito cessato il fuoco. In realta', il ministro della difesa Ben-Eliezer ha ordinato alle forze israeliane un cessate il fuoco unilaterale (salvo difendere le proprie vite) senza neanche attendere le mosse palestinesi, come aveva gia' fatto a suo tempo il governo Barak. Ma, allora come oggi, pare che la scelta israeliana di estremo autocontrollo non riesca ne' a fermare le violenze ne' a convincere il mondo che sono i palestinesi quelli che perpetuano lo scontro.
Intanto diventa sempre piu' evidente cio' che gia' tutti sanno, e cioe' che sono i palestinesi che hanno optato per l'uso della violenza, e che la scelta fra violenza e negoziato resta essenzialmente nelle loro mani. E ancora una volta i palestinesi risponderanno che loro hanno il diritto di attaccare Israele. (...) Siccome si ritengono "un popolo sotto occupazione" (nonostante i progressi fatti nel processo di pace), fondamentalmente ritengono di avere diritto di attaccare Israele indipendentemente da cio' che Israele fa o non fa: insediamenti, "assedio" delle citta' palestinesi, operazioni militari israeliane sono tutte motivazioni fra loro interscambiabili, atte a giustificare la continuazione degli attacchi e a far sembrare Israele colpevole per il fatto di essere attaccato. (...)
Ma a questo punto e' la comunita' internazionale che deve decidere: sosterra' la formula Mitchell che esige una "immediata e incondizionata" fine delle violenze prima di qualunque altra misura e negoziato, oppure appoggera' ancora una volta la pretesa palestinese che Israele faccia concessioni prima che il negoziato abbia inizio? (...) Continuera' a condannare genericamente la "spirale di violenza", oppure iniziera' a prendere esplicitamente posizione rispetto a chi continua le violenze e a chi e' costretto a difendersi?.

(Jerusalem Post, 24.05.01)



SAPEVATE CHE ... ?


... Israele, come "popolo del libro" fa uscire ogni anni 3.400 nuovi libri?

... negli ultimi dieci anni sono immigrati in Israele circa un milione di Ebrei?

... durante la guerra del golfo (1991) l'Irak ha lanciato 39 razzi scud contro Israele, i quali hanno ucciso "soltanto" una persona, nonostante che 39 razzi, se confrontati con quanto è accaduto nella guerra Irak-Iran, avrebbero potuto causare anche 60.000 vittime?

... dagli accordi di pace di Oslo del settembre '93 fino al gennaio del '97 ci sono stati più attentati terroristici contro Israele (255 morti) che nei sei anni di Intifada precedenti, in cui sono stati uccisi dai Palestinesi 181 Ebrei?

(da "Stimme aus Jerusalem")



EBRAISMO E CRISTIANESIMO IN ISRAELE


di Krista Gerloff, Gerusalemme

Essere ebrei e credere in Gesù non è molto popolare in Israele. Gli Ebrei che riconoscono Gesù come Messia sono considerati come traditori passati alla religione del nemico. Se invece qualcuno mescola il suo ebraismo con le religioni orientali, questo viene accettato.
Certamente, i motivi di questo fatto stanno anche nell’antisemitismo cristiano e nelle brutali persecuzioni degli Ebrei nella storia della chiesa. Un’ebrea messianica nata e cresciuta in America mi ha detto una volta che lei pensava che Gesù venisse dalla Polonia, più o meno dalle parti di Varsavia, dove si trovavano i peggiori antisemiti. Il Nuovo Testamento, nella sua immaginazione, era un trattato antisemita.
Un mio buon amico è cresciuto, fin dalla fondazione dello Stato di Israele, nel quartiere ultraortodosso di Mea Schearim. Se dei missionari cristiani volevano distribuire a dei bambini ebrei della letteratura cristiana, loro dovevano rispondere - così era stato insegnato dai loro maestri - citando Deut. 7.26: “Non introdurrai cosa abominevole in casa tua, perché saresti votato allo sterminio come quella cosa; dovrai detestarla e aborrirla, perché è cosa votata allo sterminio”.
Molti dei nostri amici ebrei che vivono in America, questo paese che pretende di essere un esempio al mondo in fatto di democrazia, sono stati derisi e colpiti perché “gli Ebrei hanno ucciso Gesù”. Ma forse questo non dovrebbe sorprendermi molto, se anche nella mia patria d’origine ceca si sente dire la frase: “Zingari ed Ebrei nella camera a gas!”
Ma gli Ebrei hanno anche altri motivi, oltre all’antisemitismo, per il loro atteggiamento di rifiuto della fede cristiana. Molti hanno l’impressione che il cristianesimo contraddica la fede strettamente monoteistica di Israele. “Quella povera gente che crede che un uomo sia Dio!”, diceva commiserando i cristiani un nostro conoscente.
Un altro racconta di un Ebreo che chiede al suo Rabbi: “Chi è più vicino a noi, i Cristiani o i Musulmani? “A prima vista, i Cristiani” risponde pensosamente il Rabbino, “con i quali abbiamo molte cose in comune. Ma in realtà ci sono più vicini i Musulmani, perché i Cristiani credono in tre dèi e mangiano carne di maiale”.
Nel corso della storia il cristianesimo si è presentato come una religione ostile all’ebraismo e sicuramente diversa, estranea. Come poteva accettare un Ebreo che le uova di cioccolata pitturate che si fanno a Pasqua avessero qualcosa a che vedere con il “Pessach” biblico? con la festa che Dio aveva ordinato di festeggiare e durante la quale Egli aveva fatto morire Suo Figlio come agnello sacrificale?
Le feste hanno un ruolo centrale nella fede di Israele. E anche in una gran parte della cristianità. Si può trovare, dal punto di vista ebreo, qualche denominatore comune? Tutti gli usi religioso-culturali dei cristiani si differenziano da quelli ebrei come il giorno e la notte, come il sabato e la domenica.
Ah già, il sabato e la domenica! Mentre nel pensiero biblico e nel pensiero di Israele la settimana ha il punto più alto nello Shabat (sabato), che comincia il venerdì sera, come ogni altro giorno (“Fu sera e fu mattina, il primo giorno...”), nel nostro modo di pensare ogni giorno comincia la mattina, e il primo giorno della settimana è naturalmente il lunedì.
Nella lingua ebraica i giorni della settimana vengono nominati secondo il loro numero di successione. Cioè, la domenica è il “primo giorno”, il lunedì “il secondo”, e così via. Il nostro calendario comincia il primo di gennaio, quello ebreo in autunno. Noi ci regoliamo secondo il calendario solare, i mesi ebrei finiscono con la luna piena, come sta scritto anche nella Bibbia.
Tutto quello che ho scritto è un tentativo di spiegare perché gli Ebrei - soprattutto quelli che prendono sul serio la loro fede - non si lasciano facilmente evangelizzare. Soprattutto, credo, le guide turistiche ebree.
Qualche volta si trovano persone che probabilmente nel loro posto di lavoro e con i loro vicini di casa a malapena aprono la bocca, il cui spirito missionario si risveglia impetuosamente nell’unico loro viaggio di vacanza che fanno in Israele.
Poiché le guide turistiche vivono di turismo, lasciano che si dica tutto. In corsi speciali vengono esaurientemente informati sui Cristiani. Lì vengono a sapere che ci sono diverse chiese, comunità, comunioni, correnti e movimenti, imparano le loro dottrine e le loro tradizioni, e anche le storie del Nuovo Testamento.
Come potrebbero altrimenti condurre i loro gruppi nel luoghi sacri, come per esempio il posto sulle rive del lago di Genezaret dove sono precipitati in mare i porci? Lì, ancora poco tempo fa, sui resti di una basilica bizantina c'era un cartello con la scritta “Swine Church” che si può tradurre con “Chiesa dei maiali” o in altro modo, ma in ogni caso non suona molto bene.
Non sono soltanto le guide turistiche ad essere esperti sulla fede e i gusti dei diversi gruppi cristiani. Nell’ufficio del direttore di una ditta che produce souvenir si può trovare tutto sul profumo biblico fatto secondo la ricetta autentica del re Salomone o della regina di Saba, fino ai recipienti e alle vasche battesimali originali del Giordano, come cercano di dimostrare i certificati di autenticità.
“Le brocche pitturate a mano con la croce di Gerusalemme sono per i cattolici”, spiega il direttore delle vendite, “quelle più semplici con i simboli ebrei sono per gli evangelici”.
Se tu sei un ebreo messianico, sei un traditore. Se sei un cristiano va tutto bene. Un cristiano è un “goy”, appartiene a un’altra nazione e logicamente anche a un’altra religione.
In Israele nessuno ti rinfaccerà di essere cristiano, e a Natale anzi molti vicini ebrei verranno ad ammirare il tuo albero di Natale, per gustare un po’ di atmosfera. Come cristiano pagano puoi anche essere utile, e precisamente come “Shabbes-Goy”. Perché quello che il sabato all’ebreo non è permesso, è permesso al cristiano. Così può succedere che la sera del venerdì, dopo che è cominciato il sabato, tu senta bussare alla porta (perché suonare il campanello non è lecito) e veda qualcuno che ti chiede un favore.
Una volta, per esempio, quando mio marito era all’estero, una donna sconosciuta del vicinato mi è venuta a trovare con sua figlia pregandomi di andare con lei. E che cosa faccio dei miei bambini che dormono? Non posso mica lasciarli soli.
Non so come ho trovato il coraggio di accettare l’invito di questa sconosciuta signora che si è offerta di guardare i miei bambini mentre io andavo via con sua figlia. E’ andato tutto bene. La donna era una persona di fiducia. Era scattato l’interruttore della luce e io [che come non ebrea non ero tenuta all’osservanza del sabato, n.d.r.] ho potuto riattaccarlo e così hanno potuto avere caldo e luce anche in giorno di sabato. Sia lodato il Signore.
E come è arrivata alla fede l’ebrea messianica proveniente dall’America nominata sopra? Leggendo il Nuovo Testamento. Si è accorta con sorpresa che Gesù era un ebreo di Israele, che aveva vissuto come un pio ebreo, che aveva amato la Torà ... e che ama anche lei ed ora è il suo Messia.

(Israelnetz.de, 24. aprile 2001 - trad. www.ilvangelo-israele.it)



INDIRIZZI INTERNET


International Christian Embassy Jerusalem
http://www.icej.org.il/