Notizie su Israele 70 - 7 febbraio 2002


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Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell’uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)


SHARON PARLA CON RAPPRESENTANTI DELL'AUTONOMIA  PALESTINESE


Seduta settimanale del Gabinetto israeliano - 3 febbraio 2002
   
    Il Primo Ministro Ariel Sharon ha fatto il resoconto dell'incontro da lui avuto con i rappresentanti dell'Autonomia Palestina (AP), Abu Mazen e Muhammad Rashid. Sharon ha spiegato di averli invitati a questo incontro perché ha capito che i suoi interlocutori non conoscevano l'esatta natura delle richieste israeliane all'AP per la fine della violenza e del terrorismo. Nel corso del colloquio il Primo Ministro ha spiegato che l'adempimento delle richieste israeliane è la pregiudiziale per l'inizio delle trattative politiche. Ha elencato i seguenti punti:
   
    a. Veri arresti, interrogatori e indagini su terroristi;
    b. Demolizione delle organizzazioni terroriste: Hamas, Jihad islamica, Fronte popolare, Tanzim e elementi della Guarda Presidenziale (Forza 17) che regolarmente prendono parte ad atti terroristici;
    c. Sequestro delle armi dalle mani delle organizzazione terroristiche e loro distruzione;
    d. Fine dell'incitamento (della popolazione).
   
    Il Primo Ministro ha anche riferito sulle richieste dei suoi ospiti: la fine delle azioni mirate contro i terroristi; l'apertura delle strade e la rimozione delle barriere; la libertà di movimento per Arafat e nessun movimento nella zona "A" e contro le strutture dell'AP.
    A questo ha replicato Sharon che i suoi interlocutori potrebbero far interrompere le azioni mirate contro i terroristi se prendessero seriamente in mano il tema dei terroristi. Quanto alla riapertura delle strade, ha spiegato che la situazione purtroppo è a un punto tale che ad ogni rimozione di barriere sono seguiti atti di terrorismo e uccisioni. Ha spiegato che fin dall'inizio Israele ha sempre voluto distinguere tra popolazione incolpevole e terroristi.
    Per quel che riguarda Arafat, ha fatto valere il fatto che questi deve arrestare gli assassini del ministro Rechavam Zeevi e i loro complici. Lo stesso deve avvenire per i responsabili del contrabbando d'armi sulla nave Karine A.
    Sharon ha inoltre comunicato al Gabinetto di aver chiarito alla delegazione dell'AP che le uccisioni mirate di terroristi continueranno fino a che l'AP non eseguirà gli arresti a cui lei stessa si è obbligata.
    In un'intervista sul secondo canale Sharon ha risposto alla critica di chi ha detto che ha infranto la sua propria regola di non trattare sotto il fuoco, spiegando che in questi colloqui non si trattano questioni diplomatiche, ma soltanto i modi per far cessare la violenza. La sola eccezione si è avuta quando i palestinesi gli hanno chiesto la sua opinione sul piano Peres-Qurei. Com'è noto, questo piano prevede la costituzione di uno stato palestinese otto settimane dopo il raggiungimento di un "cessate il fuoco" nel 42% della Cisgiordania e della striscia di Gaza, che sono già controllate dall'AP. Su questo il Premier ha detto, secondo il "Jerusalem Post", che considera problematico questo piano temporale e preferisce procedere secondo un piano di aspettative.
     La sera della domenica Sharon ha detto al primo canale della televisione israeliana che i partecipanti all'incontro di mercoledì si ritroveranno di nuovo tra dieci giorni.
   
(Ambasciata d'Israele a Berlino, 04.02.02)


VARI MODI DI PRESENTARE UNA NOTIZIA


La notizia presentata dall'ANSA

Folla uccide tre imputati palestinesi sotto processo 

JENIN (CISGIORDANIA) - Una folla di circa 300 persone ha dato  l'assalto alla Camera di Commercio di Jenin  e ha ucciso a colpi  d'arma  da fuoco tre palestinesi in quel momento sotto processo  per  l'assassinio,  avvenuto quattro giorni fa, di un ufficiale  delle forze di  sicurezza palestinesi.Secondo alcuni testimoni,  stamane si era sparsa  voce che gli imputati erano stati  condannati a 15 anni di carcere: una  condanna  giudicata troppo  mite dai dimostranti. 

(ANSA 05.02.2002)

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La notizia presentata dal giornale tedesco "Die Welt"

Linciaggio di tre accusati in Cisgiordania

I tre uomini erano accusati di aver ucciso quattro giorni prima l'ufficiale di sicurezza palestinese Osama Kmeil

JENIN - Centinaia di palestinesi furiosi hanno assalito martedì un tribunale in Cisgiordania e ucciso i tre imputati di omicidio in un processo. Poco prima due degli uccisi erano stati condannati a morte e il terzo condannato a 15 anni di lavori forzati.
    Invano i poliziotti avevano tentato di difendere gli accusati chiudendoli nelle tolette dell'edificio. Gli assalitori, alcuni dei quali vestiti da poliziotti, hanno forzato le porte e sparato numerosi colpi sulle loro vittime. La folla ha trascinato i cadaveri sulla strada e ha festeggiato il linciaggio con colpi sparati in aria.
    Secondo testimoni oculari, gli assalitori erano in gran parte membri del servizio di sicurezza palestinese e del movimento Fatah di Yasser (Arafat). I tre uomini erano accusati di aver ucciso quattro giorni prima l'ufficiale di sicurezza palestinese Osama Kmeil. Quest'ultimo, durante la prima intifada dei palestinesi aveva ucciso diversi presunti collaboratori di Israele che appartenevano al suo stesso clan familiare. Anche gli accusati, che avevano 18, 21 e 38 anni, erano membri del clan di Kmeil a Jenin.
    Negli anni tra il 1988 e 1990, i killer agli ordini di Osama Kmeil avevano ucciso sei membri del clan di Kmeil accusati di cooperazione con Israele. I tre accusati di Jenin avevano detto che poiché non si fidavano della giustizia palestinese e temevano che Osama Kmeil potesse venire assolto, lo avevano ucciso loro. Anche l'assassinio dei tre imputati è quindi avvenuto per opera di parenti o di stretti aderenti al clan di Osama Kmeil. La vendetta del sangue non è rara nei territori palestinesi.

(Die Welt, 06.02.02)


UN GIORNALE ARABO INFORMA SULLE RESPONSABILITA' DI ARAFAT


GERUSALEMME/LONDRA - Secondo un resoconto del quotidiano arabo "Al Hayad", il capo dell'OLP Yasser Arafat ha preso su di sé la responsabilità del contrabbando d'armi sulla nave "Karine A". Nel giornale arabo che esce a Londra si dice che il capo dell'OLP Arafat ha scritto pochi giorni fa una lettera al Presidente americano George W. Bush in cui riconosce la sua responsabilità per il contrabbando d'armi. Nella lettera Arafat descrive anche come era organizzato il contrabbando. Fino ad ora Arafat aveva drasticamente negato ogni sua partecipazione al contrabbando fatto dalla nave "Karine A" e respinto le affermazioni israeliane e americane che dichiarano Arafat responsabile del contrabbando d'armi con l'Iran. Soltanto poche settimane fa Israele ha trasmesso al governo americano documenti che dimostrano la partecipazione di Arafat al contrabbando.

(Israelnetz Nachrichten, 06.02.02)


ESCALATION IRANIANA CONTRO ISRAELE DA LIBANO E GIORDANIA


La Giordania ha scoperto un piano iraniano volto ad organizzare attivita' terroristiche dal territorio giordano contro Israele. Lo riferisce il quotidiano in lingua araba edito a Londra Al-Shark al-Awsat.
    Secondo quanto riferisce il giornale, terroristi fondamentalisti palestinesi di Hamas e Jihad Islamica, addestrati nei campi Hezbollah in Libano, avrebbero cercato in sette diverse occasioni di sparare razzi e colpi di mortaio dalla Giordania verso Israele. Re Abdullah II di Giordania ha detto d'aver sollevato la questione con il presidente iraniano Muhammad Khatami, il quale avrebbe addossato la responsabilita' a "fazioni estremiste". Tuttavia re Abdullah si e' dichiarato insoddisfatto della spiegazione e ha sollevato la questione anche durante la sua recente visita ufficiale negli Stati Uniti.
    Nel frattempo, il ministro degli esteri israeliano Shimon Peres ha rivelato martedi' che l'Iran sta posizionando in Libano le Guardie Rivoluzionarie, forza militare d'elite iraniana, rischiando di trasformare di nuovo il paese a nord di Israele in una polveriera.
    Parlando ai giornalisti dopo un incontro a New York con il segretario generale dell'Onu, Peres ha detto d'aver riferito a Kofi Annan che l'Iran sta utilizzando le milizie terroristiche Hezbollah (fondamentalisti sciiti libanesi) come propri agenti in Libano: l'Iran ha gia' fornito agli Hezbollah diecimila razzi con una gittata fra i 21 e i 71 km "in grado di colpire il cuore stesso d'Israele".
prosegue ->
"Stanno trasformando il Libano in una polveriera, mettendone in pericolo il futuro - ha detto Peres - Gli iraniani stanno piazzando in Libano le Guardie Rivoluzionarie, cosa illegale secondo la Carta delle Nazioni Unite".

(Jerusalem Post, 5.02.01)



ARAFAT ASPETTA L'ATOMICA IRANIANA?


"Nonostante le pressioni americane, il presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat non combattera' i gruppi terroristi palestinesi. Forse cerca di rimandare gli autentici negoziati con Israele fino a quando l'Iran si
  
  
sara' dotato di armi nucleari, mutando radicalmente l'equilibrio di forze regionale". Lo ha dichiarato l'ex ministro laburista israeliano Shlomo Ben-Ami, gia' protagonista delle trattative con i palestinesi ai tempi del governo Barak. Parlando agli studenti dell'Universita' Hillel di New York, Ben-Ami ha detto di essere contrario a un ritiro unilaterale israeliano perche' "la tappa successiva sarebbe Tel Aviv", e di essere contrario a una ripresa dei negoziati dal punto in cui sono rimasti interrotti a Taba un anno fa. Le uniche speranze di pace, secondo Ben-Ami, stanno nei parametri delineati dall'allora presidente americano Bill Clinton: tre blocchi di insediamenti israeliani in Cisgiordania, uno scambio di terre fra Israele e palestinesi, due capitali a Gerusalemme, nessun "diritto al ritorno" di palestinesi dentro Israele. "Abbiamo bisogno di uomini coraggiosi - ha concluso Ben-Ami - Noi in Israele ne abbiamo. Dubito che ve ne siano dall'altra parte".

(Jerusalem Post, 6.02.02)


NOTIZIE SULLA TERRORISTA PALESTINESE DELL'ATTENTATO A GERUSALEMME


    Wafa Idris, la giovane palestinese morta il mese scorso a Gerusalemme nell'esplosione della bomba che aveva addosso, era entrata in citta' a bordo di un'ambulanza della Mezzaluna Rossa, l'equivalente palestinese della Croce Rossa. Lo affermano fonti delle Forze di Difesa israeliane. Nell'esplosione e' stato ucciso un civile israeliano e ne sono stati feriti o mutilati un centinaio.
    Le indagini fin qui condotte indicano che la terrorista palestinese, affrettatamente indicata da tutti i mass-media come la prima "kamikaze" palestinese, probabilmente non aveva intenzione di compiere un attentato suicida, ma solo di trasportare l'ordigno per consegnarlo a un'altra persona. Wafa Idris operava come volontaria su un'ambulanza della Mezzaluna Rossa palestinese e, stando alle informazioni finora raccolte, sarebbe riuscita a passare attraverso il posto di blocco di Kalandia, fra Ramallah e Gerusalemme, proprio a bordo dell'ambulanza.
    Secondo le Forze di Difesa israeliane, questo caso spiega perche' e' spesso necessario perquisire anche le ambulanze ai posti di blocco. Ai soldati viene data disposizione di lasciar passare le ambulanze quando trasportano pazienti, ma devono anche fare un controllo prima di lasciarle passare, giacche' e' gia' accaduto in almeno due casi che terroristi palestinesi ricercati siano riusciti a passare i posti di blocco nascosti sulle ambulanze. In sostanza, ha detto un ufficiale israeliano, ai soldati israeliani in servizio nei posti di blocco spetta il difficile compito di non causare danni ai malati palestinesi e, nello stesso tempo, prevenire attentati terroristici perpetrati talvolta sotto la copertura dei mezzi di soccorso.

(Ha'aretz, 6.02.02)


PERCHE' LIMITARSI A FARE UN SOLO ERRORE, QUANDO SE NE POSSONO FARE DUE?


    Dopo aver sostenuto per vent'anni la ricerca di una composizione del conflitto con i palestinesi al tavolo dei negoziati, il movimento israeliano Peace Now ("pace adesso") ammette per la prima volta che la strategia seguita durante il processo di Oslo era sbagliata. Il nuovo approccio prevede: ritiro dagli insediamenti subito e, successivamente, negoziati per una composizione del conflitto sulla base del piano Clinton. A tale scopo, il movimento intende lanciare questa settimana una campagna politica per il ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza e dagli insediamenti piu' isolati nella Cisgiordania.
    "Riconosciamo che sono stati fatti errori durante il processo di Oslo - ha dichiarato Didi Remez, portavoce di Peace Now - La popolazione degli insediamenti e' raddoppiata, non siamo affatto piu' vicini alla pace e siamo ancora bloccati a Gaza". Secondo Remez, solo un passo radicale come un ritiro unilaterale israeliano puo' convincere l'Autorita' Palestinese che Israele e' seriamente intenzionato a porre fine all'occupazione. Ma, ha aggiunto, ad essere avvantaggiati da tale misura sarebbero soprattutto gli stessi cittadini israeliani la cui sicurezza personale migliorerebbe una volta smantellati gli insediamenti meno difendibili.
    La campagna di Peace Now per il ritiro unilaterale verra' lanciata giovedi' con una manifestazione a Tel Aviv.
    Il parlamentare Zvi Hendel (Unione Nazionale), che da vent'anni vive nella striscia di Gaza, si e' detto preoccupato per la nuova campagna di Peace Now che gli ricorda quella fatta per il ritiro unilaterale dal Libano meridionale. Secondo Hendel, proprio il ritiro dal Libano ha suggerito al presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat l'idea di lanciare l'attuale ondata di violenze. "Quando Arafat vide che sparando un po' e con una piccola guerra si poteva fare pressione sul governo israeliano affinche' si ritirasse unilateralmente, penso' di poter ottenere nello stesso modo Giudea, Samaria e striscia di Gaza, senza accettare la fine del conflitto. Ecco perche' non aveva motivo di accettare le coraggiose concessioni offerte dall'allora primo ministro Ehud Barak a Camp David".
    Hendel mette in guardia il movimento Peace Now dal "non fare ancora una volta il gioco di Arafat", dandogli buoni motivi per ignorare le pressioni internazionali. "Chiunque vede che Oslo e' stato un errore - ha detto - Ora dobbiamo stare attenti a non fare un altro errore ancora piu' grande".

(Jerusalem Post, 5.02.02)


NOTIZIE IN BREVE


7 febbraio 2002
- Ministro della difesa israeliano Ben-Eliezer agli Usa: "Esistono alternative ad Arafat, bisogna aprire canali con altri che sono attorno a lui o che gli si contrappongono, come Abu Ala, Abu Mazen, Jibril al-Rajoub, Mohammed Dahlan".

6 febbraio 2002
- Comandante israeliano in Cisgiordania: "Hamas sposta razzi Kassam nelle citta' vicine alla Linea Verde (ex confine armistiziale) per minacciare Israele".
- Forze palestinesi aprono il fuoco contro civili e militari israeliani in diverse localita' di Samaria (Cisgiordania settentrionale) e contro operai al lavoro sulla strada trans-israeliana.
- Estesa di 6 mesi la chiusura della Orient House (Gerusalemme). Venne chiusa dalla polizia israeliana il 10 agosto scorso dopo che i palestinesi, per dieci anni, l'avevano usata per attivita' politiche dell'Olp in violazione degli accordi di Oslo.
- Su un camion fermato a un posto di blocco, soldati riservisti israeliani sequestrano 8 lanciarazzi del tipo Kassam e relative munizioni che palestinesi cercavano di trasportare da Nablus a Jenin, probabilmente per usarli contro la citta' israeliana di Afula. E' la prima volta che vengono trovate armi di questo tipo in Cisgiordania.
- Segretario di stato Usa Powell: "I palestinesi non raggiungeranno i loro obiettivi con la violenza. Arafat deve scegliere tra pace e terrorismo, e il contrabbando di armi illegali deve cessare".

5 febbraio 2002
- Il Waqf islamico minaccia "reazioni" violente se verra' riaperto l'accesso al Monte del Tempio per i non-musulmani. A causa della minaccia di violenze palestinesi, la polizia israeliana impedisce dal settembre 2000 l'accesso di non-musulmani a uno dei luoghi piu' importanti per ebraismo e cristianesimo.
- Re Abdullah di Giordania: "I (fondamentalisti libanesi) Hezbollah cercano di infiltrarsi in Giordania per aprire un secondio fronte contro Israele".

(israele.net)


INDIRIZZI INTERNET


E' nato di recente un sito web che si propone di compiere un'opera di monitoraggio degli episodi di antisemitismo su internet. Oltre a visitarlo periodicamente, sarebbe utile segnalare agli organizzatori tutti i siti o gli eventi antisemiti di cui si venisse a conoscenza. L'indirizzo è:

Radar Ebraico