Notizie su Israele 74 - 11 marzo 2002


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"Tu dunque, Giacobbe, mio servitore, non temere", dice il SIGNORE; "non ti sgomentare, Israele; poiché, ecco, io ti salverò dal lontano paese, salverò la tua discendenza dalla terra di schiavitù; Giacobbe ritornerà, sarà in riposo, sarà tranquillo, e nessuno più lo spaventerà. Infatti io sono con te", dice il SIGNORE, "per salvarti; io annienterò tutte le nazioni fra le quali ti ho disperso, ma non annienterò te; però, ti castigherò con giusta misura e non ti lascerò del tutto impunito".

(Geremia 30:10-11)



    "Si è creata una nuova maggioranza silenziosa che accetta e dà credito alle tesi antisioniste e che in questo modo abbassa enormemente il livello della coscienza mondiale, che viene  nutrita di propaganda e demagogia proprio come nel periodo che precedette l'instaurarsi del nazismo al potere. [...] Ciò che sta accadendo oggi è drammaticamente simile  a quanto accadde in Germania prima che iniziasse lo sterminio degli ebrei: l'opinione pubblica tedesca era stata scrupolosamente condizionata a vedere nell'ebreo un obbrobrio sociale politico e razziale da eliminare. Credo che i mass media del mondo occidentale stiano "preparando" la coscienza del mondo per la prossima "Notte dei Cristalli".
Gunter Gotshailhe


    Anche l'opinione pubblica  oggi è "globalizzata", e quindi l'azione di condizionamento dei pensieri attraverso la manipolazione dell'informazione non è diretta soltanto a una nazione particolare, ma al mondo intero. L'articolo che segue, proveniente da una "Scuola di Torah e Cabala" in Israele, esamina vari aspetti di questa realtà da un punto di vista rigorosamente ebraico.
M.C.



UN INVITO A SOSTENERE LA LOTTA DI ISRAELE



Una voce alternativa contro la diffamazione del popolo e dello stato di Israele

di Daniela Abravanel
Scuola di Torah e Cabalà
Migdal,  Lago di Tiberiade - Israele
 

    La lotta per la conquista di Gerusalemme, e di gran parte del resto di Israele, da parte del mondo palestinese sostenuto dall'occidente sottoposto al ricatto petrolifero del mondo arabo, necessita qualche parola  di riflessione, in questa scuola che si propone di parlare più di Torà che di politica.
    Ricevo telefonate di amici ebrei e di simpatizzanti che dall'Italia si interrogano su ciò che veramente sta succedendo in Israele. E siccome alcuni grandi cabalisti affermano che la guerra di Gog e Magog potrebbe essere evitata se le nazioni del mondo, con un processo di autoanalisi e di auto riflessione, e con un gesto di maturità, superassero il loro profondo e spesso inconscio antisemitismo, mi sento in dovere di allargare per questa volta i contenuti del materiale didattico.
    Dato che, comunque, la critica deve sempre prima iniziare a casa propria, parlerò della riflessione, della teshuvà, del ritorno, che il popolo ebraico nel suo insieme, in questi giorni in cui le nazioni del mondo sembrano nuovamente determinate a distruggerlo, è chiamato a fare.
    Per ciò che riguarda gli ebrei della diaspora gli eventi politici attuali stanno creando un'ondata di antisemitismo, forte abbastanza da porli di fronte alla necessità di guardare in faccia due fenomeni:

  - uno spaventoso processo di perdita  di identità ebraica, soprattutto tra gli ebrei laici.
    Tale processo pone spesso gli ebrei della diaspora addirittura contro quelli di Israele. La celebre  psicoanalista e filosofa francese Eliane Amado definiva tale fenomeno una tattica psicologica difensiva detta "identificazione con l'aggressore". Personalmente l'ho vissuta in prima persona durante gli studi universitari. Attorniata dal Movimento Studentesco violentemente antisionista mi sono trovata, quasi senza accorgermene, con una sciarpa di Al Fatah al collo, con la quale per anni mi sono preventivamente "difesa" dall'eventuale attacco alla mia ebraicità!!!

  - un'osservanza religiosa disconnessa da due dei fondamenti dell'ebraismo:
    il rapporto con il resto del popolo ebraico (che in quanto laico "interessa" ai religiosi, sia nella diaspora che in Israele, solo se è disponibile a essere "convertito") e il rapporto con la Terra di Israele (che per un ebreo credente dovrebbe estrinsecarsi con la mitzvà fondamentale dell'alià, della "salita" in Terra d'Israele o, quando per motivi economici essa non è possibile, con un contatto animico profondo con la terra dei Padri, con i suoi luoghi sacri, con i suoi abitanti). Secondo il grande rabbino e filosofo Andrè Neher il fallimento del progetto messianico iniziato nel 1948 dipende proprio dalla mancata immigrazione in Israele degli ebrei d'Europa e d'America, immigrazione che avrebbe potuto risolvere  molti dei problemi spirituali, sociali, economici e culturali che lo Stato di Israele oggi cerca di affrontare senza il supporto di una parte vitale del popolo ebraico.

    Per quel che riguarda gli israeliani, i laici devono riconoscere che l'attuale disastro politico è dovuto in gran parte alla loro incapacità di cercare ispirazione nelle Sacre Scritture per risolvere problemi politici troppo complessi  per i limiti della razionalità umana, e i religiosi devono tornare ad esserlo in maniera autentica. In particolare i veri Maestri e i grandi Cabalisti devono uscire dall'ombra e accettare di svolgere le attività politiche così "malviste" dalla tradizione ebraica, che fa sovente l'equazione governo = corruzione.
    Un'altra "svista" del mondo religioso riguarda il servizio militare. Secondo la Bibbia coloro che hanno il dovere e il diritto di andare a combattere sono proprio gli uomini di fede, i "baalei emuna gedola". Invece oggi in Israele, mentre gli uomini di fede studiano e pregano, a combattere sono mandati giovani che a volte, per immaturità, paura e mancanza di "kelim" psicospirituali, commettono errori che mettono a repentaglio la propria vita e quella di altri. Inoltre il separatismo dei religiosi (ispirato dal modello dei ghetti ashkenaziti, che ha in seguito influenzato anche il mondo israeliano sefardita, nel quale mondo invece per migliaia di anni gli ortodossi avevano saputo convivere con i loro fratelli meno osservanti) ha fatto sì che Israele sia rimasto diviso in due "campi" estraniati l'uno dall'altro: quello dei laici e quello dei religiosi. Chi ci guadagna da questa divisione che mina profondamente la forza di Israele sono i nemici di Israele.
    Un'ulteriore "svista" di non minore entità riguarda il mancato appello ai milioni di credenti di altre fedi a sostenere ed appoggiare la causa del popolo della Bibbia. Assorbiti nei propri studi, i religiosi si sono dimenticati che al tempo di Salomone il Tempio di Gerusalemme fu un punto di riferimento spirituale per tutti i popoli. Pellegrini da ogni parte del mondo arrivavano a Gerusalemme attratti dalla saggezza del grande re e, come dice Isaia, anche in futuro il Tempio di Gerusalemme sarà una "casa di preghiera" per tutte le nazioni.
    Il "disinteresse" verso il mondo gentile (disinteresse che va contro lo spirito delle Scritture, dalle quali appare evidente che il Messia viene a aiutare non solo Israele, ma soprattutto le nazioni del mondo a superare l'illusione dell'idolatria ed a unirsi a Israele) ha fatto sì che gli insegnamenti della Torà  non abbiano raggiunto  le menti libere e i ricercatori della verità . E conseguentemente  è venuto a mancare il flusso di amore e di supporto mondiale che avrebbe dovuto sostenere Israele in questo momento difficile (e che dovrebbe essere l'altra faccia della medaglia della propaganda antisionista e antisemita).
    C'è poi il ruolo degli arabi. Anche essi sono chiamati, come le nazioni del  mondo, e come gli ebrei stessi, ad operare il processo di "birur", di chiarificazione, che li porterà a prendere una posizione che non sia violentemente forzata dai governi non democratici dei vari regimi arabi e da Arafat stesso, oppure condizionata dalla martellante propaganda antisionista.
    Ma se studiamo le parole dei maestri che riguardano i quattro imperi con cui si dovrà scontrare Israele prima di arrivare al compimento della profezia messianica (il reinsediamento del popolo di Israele sulla sua terra e sotto un regno ispirato dai valori della Torà), scopriamo che in fondo il ruolo degli arabi, in questa ultima fase della storia, è meno centrale di quanto ci si aspetterebbe.
    Infatti  i saggi ci trasmettono che, dopo che Israele avrà passato le prove dei tre regni che la esiliarono e conquistarono  (Egitto, Persia, Babilonia), essa dovrà superare un quarto ed ultimo "esilio", quello di "Edom", "Roma" (nome codice che sta ad indicare la civiltà occidentale cristiana, la cui capitale economica oggi è New York) , che si concluderà con l'avvento dell'era messianica.
    Dunque lo scontro finale non è tanto con gli arabi, ma con il mondo occidentale. E se riflettiamo capiremo che Oslo (il processo di "pace") è stata più un'invenzione del mondo occidentale che una richiesta irrefutabile dei palestinesi. Il piedistallo di Arafat e l'impero dei paesi arabi l'ha costruito "Edom": per gli interessi economici (il petrolio degli stati arabi), per interessi politici (la Chiesa ha bisogno di questo conflitto per ergersi a arbitro eccelso e "imparziale" tra i due litiganti); - infine per l'antisemitismo di cui è impregnata la psiche del mondo occidentale (vuoi per l'inconscio e ritardato effetto delle scuole di catechismo che hanno inculcato l'odio per gli ebrei in maniera più o meno dichiarata fino a una decina d'anni fa, vuoi per la propaganda comunista contro lo stato imperialista e "capitalista" israeliano. Propaganda che sembra dimenticare il piccolo dettaglio che Israele è una società democratica e ispirata da ideali socialisti, mentre i paesi arabi sono delle dittature, nelle quali il denaro resta accentrato nelle mani di pochi rais).
    E la realtà odierna ci conferma le parole dei saggi: se non fosse per l'imposizione del mondo occidentale di non reagire agli atti di terrorismo in maniera ferma, Israele e il suo esercito avrebbe "superato" il problema dell'Intifada in poche settimane.
    E' interessante peraltro notare che anche la creazione dello Stato Ebraico avvenne non sotto l'Impero Ottomano (che regnò su Israele per ben 800 anni), ma sotto l'Impero Inglese (che era al potere in Terra d'Israele da due decenni solamente). Come mai, ci farebbero notare i saggi, Dio ha aspettato  che Israele passasse sotto mano inglese prima di concederle l'indipendenza? Perché la ricostruzione dello stato ebraico ha come premessa la vittoria contro il mondo cristiano occidentale, il suo odio e la sua incapacità di accettare l'immagine di un ebreo che non sia incatenato su un rogo, chiuso in un ghetto, o in un campo di concentramento.
    La silenziosa accettazione del Papa delle parole del presidente Assad (che descrive gli ebrei come persecutori e assassini di Cristo e in seguito dei palestinesi) dimostra quanto sia vera l'opinione dei saggi: l'opposizione maggiore alla ricostruzione del regno di Israele viene dalla Chiesa e dall'occidente, che da tempo avrebbero potuto far cessare gli attentati dei palestinesi e la campagna di propaganda antisionista condannando il terrorismo. Così come al tempo del nazismo avrebbe potuto fare molto per impedire lo sterminio dei sei milioni di ebrei.
    Effettivamente la prospettiva, dal punto di vista storico e razionale, oggi non pare certamente rosea per il popolo di Israele. Ma i Profeti ci incoraggiano, ci insegnano che questa è l'ultima chance, per Edom, per il mondo cristiano occidentale, di superare il suo odio per Israele.
    Dice Ezechiele (38), ed anche Zacaria, Yoel, "Già da tempo Gog , è stato fissato l'ordine che ti sarà dato: tu verrai contro una gente raccoltasi da numerosi popoli sui monti di Israele,  terra per tanto tempo rimasta in rovina. Tu giungerai come una nuvola che ricopre il paese, tu e tutti i popoli che saranno con te ...  In quel  giorno il Mio  sdegno salirà dalle Mie narici.e vi sarà un grande terremoto sulla terra di Israele. ... La spada dell'uno (dei nemici di Israele) si rivolgerà contro l'altro. Eseguirò il mio giudizio tramite la peste e il sangue. Farò piovere su di lui turbini di pioggia grandine gigantesca e fuoco di zolfo. Così io mi farò conoscere agli occhi di molte nazioni ... Eccomi a te Gog. Spezzerò il tuo arco e farò cadere i tuoi razzi".
    E l'informazione, in questo festino contro Israele, sta facendo la parte del leone. Vorrei a questo proposito riportare qui alcune idee, che mi ha comunicato Gunter Gotshailhe, che reputo chiarificatrici riguardo al ruolo dell'informazione nell'attuale conflitto:

    «Negli anni 50, dopo l'Olocausto, venni in Israele dalla Germania per lavorare come volontario nella beitaraha per i sopravvissuti. Pian piano scopersi le grandi bugie della Chiesa, la più grossa fra le quali che il popolo di Israele crede  nella legge dell'occhio per occhio, dente per dente, mentre i cristiani credono nell'amore. Devo ammettere che ogni volta che incontravo un sopravvissuto che aveva perso tutta la famiglia nell'olocausto, mi aspettavo che da un momento all'altro mi potesse sputare addosso. Invece, nel modo in cui sono stato accettato, amato, compreso dagli ebrei,  ho scoperto la verità paradossale, che noi, i portatori della luce dell'amore cristiano, ci siamo macchiati dei peggiori crimini, e che il popolo che credeva nel "dio della vendetta", è invece infinitamente capace di perdonare.
    Così ho cominciato a studiare la Bibbia e i commentari, e mi sono totalmente identificato con il popolo ebraico. Ho fatto studiare la Bibbia ai miei figli, che volontariamente, dall'età  di 14 a 20 anni,  hanno deciso di convertirsi all'ebraismo. E così pure un gruppo cospicuo di famiglie tedesche a noi legate. Io sono ancora cristiano. E da cristiano ho scelto di unirmi al popolo di Dio, di unirmi ai perseguitati.
    Oggi mi sembra di vivere un incubo che sta tornando. Il mondo intero sta a guardare gli attentati che distruggono con crudeltà le vite degli ebrei. L'Europa intera afferma in maniera più o meno diretta che Israele si merita tutto ciò che le sta succedendo. Cosi come la Chiesa al tempo del nazismo non intervenne perché in fondo pensava che gli assassini di Cristo, o comunque i negatori della precoce venuta del  Messia, si meritassero una lezione.

prosegue ->
Le manovre militari degli stati arabi che tengono i loro armamenti puntati contro Israele e le violente affermazioni di Hamas riguardo la volontà di distruggere Israele non sembrano minimamente inquietare la coscienza dell'occidente. Si è creata una nuova maggioranza silenziosa che accetta e dà credito alle tesi antisioniste e che in questo modo abbassa enormemente il livello della coscienza mondiale, che viene  nutrita di propaganda e demagogia proprio come nel periodo che precedette l'instaurarsi del nazismo al potere.
    Io vivo ogni giorno il dramma del popolo di Israele. Due dei miei figli vivono vicino a Gerusalemme e  per venirmi a trovare devono attraversare zone dalle quali si spara, o si tirano pietre regolarmente alla loro auto, a loro e ai loro bambini... Per il mondo ciò è "naturale": ci si sta abituando all'immagine dei corpi di ebrei ammassati e sanguinanti nei luoghi degli attentati, come era naturale cinquant'anni fa che si annientassero gli ebrei nei campi di concentramento.
    Ciò che sta accadendo oggi è drammaticamente simile  a quanto accadde in Germania prima che iniziasse lo sterminio degli ebrei: l'opinione pubblica tedesca era stata scrupolosamente condizionata a vedere nell'ebreo un obbrobrio sociale politico e razziale da eliminare. Credo che i mass media del mondo occidentale stiano "preparando" la coscienza del mondo per la prossima "Notte dei Cristalli". La scusa della "occupazione" di una terra che tutti sanno appartenere al mondo ebraico, e che gli ebrei avrebbero accettato di condividere col popolo arabo se questo fosse stato meno violento e fondamentalista, serve al mondo occidentale per guardare un'immagine di bambini ebrei fatti a pezzi da una bomba e dire: se lo meritano. Proprio come dicevano gran parte dei cattolici riguardo alle vittime dell'Inquisizione o dell'olocausto. Vorrei poter far qualcosa , vorrei gridare: non capite che il mondo sta ricadendo nello stesso errore dell'Inquisizione, delle Crociate, del nazismo? Eppure non c'è con chi parlare. Perfino gli ebrei della diaspora non vogliono parlare, difendere i loro fratelli in Israele. Perfino gli israeliani non vogliono o non hanno più la fiducia che parlare serva a qualcosa, tanto gli altri non vogliono ascoltare!!!»

    Ebbene i lettori della nostra scuola potranno contribuire, nel loro piccolo, a creare una voce alternativa contro la diffamazione del popolo e dello stato di Israele. Nel corso di queste settimane cercherò di inviare del materiale con il quale sostenere con coscienza di causa la lotta di Israele per la sopravvivenza e per la creazione di un mondo di pace di fede  e di prosperità per tutti i popoli.
   
Migdal, Israele - marzo 2002

(Rimongroup, 10.03.02)



NON C'E' NULLA CHE SI POSSA FARE?


    La notte scorsa due o tre terroristi (ci sono ancora voci discordanti) hanno abbattuto l'ingresso di un albergo e l'area adiacente cinque isolati da dove abito, uccidendo diverse persone e ferendone 20 o 30. Io conosco bene la strada dove è avvenuto l'attacco: ci sono andato a spasso con mia moglie sabato sera due settimane fa. E' pieno di alberghetti economici frequentati da israeliani e turisti francesi. Penso che ora ci sia confusione, ma la macerie saranno presto portate via e tutto ritornerò normale, salvo naturalmente che ci saranno meno turisti e un po' più di guardie armate negli atri degli alberghi.
    Stamattina mi sono svegliato con la notizia di un attacco ancora più grave avvenuto poche ore più tardi a  Gerusalemme. Un terrorista suicida era entrato in un caffé nell'area di Rehavia e si era fatto saltare ammazzando una dozzina di persone e ferendone non so quante altre. Conosco bene quel caffé perchè mia moglie ed io abbiamo vissuto alcuni anni a Rehavia e spesso andavamo a mangiare lì. E' circa a due isolati da dove vivevamo. Fuori ha -o aveva- un graziosissimo giardino con l'area per mangiare ed è a meno di un isolato dalla residenza ufficiale del Primo Ministro. L'attentatore avrebbe potuto frasi saltare proprio davanti alla casa di Sharon, ma in quel modo avrebbe ammazzato solo un po' di guardie della sicurezza (la casa è circondata da un alto muro), mentre in questo modo la trappola mortale è stata molto più grande.
    Ho una sensazione molto forte della fondamentale ingiustizia della situazione ebraica. Vedo il governo americano e i portavoce militari che dicono alla televisione "noi ammazzeremo questo e attaccheremo quell'altro" e nessuno protesta o si infuria. Ma quando Israele combatte dementi assassini che cercano di ammazzarci e non solo di demolire qualche casa dobbiamo sentire un vasto e globale coro di rabbia e condanna. Perfino Powell e Bush ci sgridano, mentre la CNN - su cui ho fatto l'errore l'altra sera di sintonizzarmi - freme di indignazione per l'arresto da parte degli israeliani di alcune centunaia di innocenti "rifugiati" a Tulkarm. Questi arrestati non erano né innocenti né rifugiati, ma militanti nati a Tulkarm e armati con circa 100 carabine d'assalto confiscate dalle truppe israeliane più circa 10 missili; fra loro c'erano una cinquantina di noti membri di associazioni terroristiche. Nel frattempo l'Unione Europea continua a finanziare Arafat, dandogli probabilmente più denaro di quanto gli diano gli stessi arabi, e ogni luogo di pubblica discussione che si conosca al mondo risuona di veementi denunce della nazione di Israele. Non c'è nulla che si possa fare?

Bob Wolfe

(Rimongroup, 10.03.02)



UN BLUFF È UN BLUFF, È UN BLUFF, È UN BLUFF...


    L'illuminato occidente ha il particolare dono di discutere seriamente ogni bluff che proviene dal Medio Oriente, per quanto incredibile sia.
    E' accaduto così anche adesso, dopo che un uomo di stato arabo ha proposto - ancora una volta in un'intervista - una nuova iniziativa di pace. Ma la recente proposta del principe ereditario dell'Arabia Saudita Abdullah ibn-Abdul Aziz al-Saud non vale neppure la carta su cui è scritta.
    Il cosiddetto "piano di pace" della penisola arabica appartiene al reparto propganda, questo è tutto. Israele si dovrebbe ritirare dentro i confini precedenti la guerra dei sei giorni, potendo perfino   
Il principe Abdullah
mantenere il quartiere ebraico di Gerusalemme e il muro del pianto, e come contropartita gli stati arabi vicini riconoscerebbero l'esistenza di Israele. Sì, si è perfino parlato di "garanzie di sicurezza".
    Ma queste sono favole da "Mille e una notte"! Nessun uomo di stato dell'oriente arabo, metterebbe mai la sua firma sotto un contratto che riconosce Israele, se fino ad ora non l'ha fatto. Tanto meno i guardiani dei luoghi sacri dell'Islam che siedono sul trono di Riad. Loro vogliono soltanto distrarre l'attenzione dal fatto che gli attentatori dell'11 settembre erano cittadini del regno dell'Arabia Saudita. Non vale nemmeno la pena di discutere sui dettagli del piano.
    Nessuna persona seria può credere che i regimi di Damasco e Bagdad promettano garanzie per la sicurezza di Israele. E tanto meno ci si può aspettare una cosa simile dai Mullah della Persia. Ma proprio questi stati sono il problema. L'Arabia Saudita in sé non è una minaccia per Israele.
    Dopo 54 anni arriva la disponibilità a riconoscere l'esistenza di Israele: un po' in ritardo! Il tutto comunque è come una barzelletta, perché della pura e semplice esistenza di Israele nessuno dubita. Si tratta del diritto all'esistenza, e quindi del fatto che lo stato d'Israele possa continuare ad esistere nel Medio Oriente. E questo diritto all'esistenza continua ad essere negato da molti. Fino a che degli autorevoli rappresentanti dei Palestinesi, come il Mufti Sheikh Ekrima Sabri, dichiarano che la "Palestina" si estende dal Giordano al mare, per Israele non c'è posto in mezzo ai suoi nemici.
    Sono forse ingenui i Sauditi a credere che ad un tratto possa essere semplicemente tolta di mezzo una guerra di annientamento tentata senza successo per 54 anni? La risposta chiara e semplice è: No, non sono ingenui, ragionano tatticamente.
    Il principe ereditario dell'Arabia Saudita, figlio del guerriero del deserto e fondatore dello stato Abdul-Aziz, con la nuova proposta cerca soltanto di salvare il trono della sua famiglia e quindi vuole portare il "buon tempo" a Washington e a Bruxelles.
    I rappresentati di Israele hanno risposto in modo altrettanto tattico, quando hanno proposto ai Sauditi di avere colloqui diretti. Il Presidente Katzav ha dichiarato che è disposto a volare subito in Arabia; il ministro degli esteri Shimon Peres ha trovato tutto questo "affascinante", e il Premier Sharon ha pregato gli amici di fungere da intermediari. Tutti e tre sanno benissimo che una proposta come questa, la casa regnante araba non l'accetterà, né adesso né dopo.
    Resta quindi il fatto: un bluff è un bluff, è un bluff...

(Israelnetz.de, marzo 2002)



LETTERA APERTA DI UN'AMERICANA AL POPOLO PALESTINESE


Un'insegnante del Maryland che prima simpatizzava per la causa palestinese scrive in un articolo la sua delusione per l'attuale situazione in Medio Oriente.


Cari Palestinesi,

    tenete presente che sono una tipica americana, né più, né meno.
    Forse una volta avevo una certa simpatia per la vostra causa... ma adesso non più. La mia opinione sull'Autorità Palestinese non potrebbe essere più bassa, e dovete sapere perché. Ogni volta che voi permettete che si compia un attacco suicida nella popolazione di Israele, è come se attaccaste direttamente la mia casa, o quella di un qualsiasi altro americano.
    Credete davvero che il mio paese potrebbe sostenere la costituzione di uno Stato di Palestina in queste condizioni, con voi che continuate ad uccidere gli Israeliani? Quali altri orrori dovremmo aspettarci una volta che avete completamente ottenuto la vostra autonomia? Ricordo bene le persone che danzavano per le strade quando le nostre torri cadevano...
    Israele è uno Stato sovrano, voi no. Israele ha il diritto di difendersi. Nessuno Stato può permettere il massacro dei suoi cittadini. Se voi continuate ad attaccarli, Israele deve rispondere. Quando risponde, voi inveite e parlate di "aggressione di Israele" e replicate con ancor più terrorismo, senza fermarvi a considerare i vostri doveri.
    Si, voi avete dei doveri. Avete il dovere di mantenere i patti che avete stipulato con Israele. Non richiedono forse gli accordi di Oslo che voi rinunciate al terrorismo e abbandoniate la violenza? Allora, la vostra "Intifada" osserva questi accordi? Non dovreste forse "vietare ogni forma di incitamento alla violenza e al terrorismo"? Perché allora Al-Hayat Al-Jadida (giornale dell'Autorità Palestinese) pubblica gli annunci di morte commemorando gli "eroici martiri"? Se i nomi di freddi assassini vengono osannati dai minareti, in che modo questo adempie il vostro impegno a non incitare alla violenza?
    Gli accordi provvisori non richiedono forse che abbiate delle regolari elezioni di un governo ufficiale, compresa la scelta del Presidente? Quando termina il mandato di Arafat, e come si accorda la sua illegittima permanenza in quella carica con i vostri impegni? Inoltre, come si spiega la mancanza di dimostrazioni nella zona che voi controllate? Non è forse perché i potenziali dimostranti sono troppo preoccupati di quello che potrebbe succedere? Che cosa è accaduto, non molto tempo fa, alla fine di un processo in Cisgiordania?
    Potete allora anche mettere i razzi Kassam nelle vostre speranze e nei vostri sogni. Come popolo, voi non meritate di avere il vostro proprio Stato perché, come popolo, voi vi rifiutate di osservare gli standard di legalità e di comportamento richiesti dalle leggi internazionali e dai trattati che il signor Arafat ha sottoscritto.
    Invito i Palestinesi per bene, quelli che non hanno paura di andare contro corrente, a opporsi all'indecente anarchia che regna nella loro società. Voi avete bisogno di una leadership che governi veramente. Fino a quando permetterete che i terroristi distruggano il vostro popolo?

Beth Kennedy March

(Israelinsider, 05.03.02)


LIBRI


R. WOLFF, "Israele - La Bibbia e il Medio Oriente", Ed. Voce della Bibbia, Modena, 1971.


INDIRIZZI INTERNET


The Jewish Agency for Israel