Notizie su Israele 79 - 28 marzo 2002


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Ecco il giorno del SIGNORE giunge: giorno crudele, d'indignazione e d'ira furente, che farà della terra un deserto e ne distruggerà i peccatori. Poiché le stelle e le costellazioni del cielo non faranno più brillare la loro luce; il sole si oscurerà mentre sorge, la luna non farà più risplendere il suo chiarore.  Io punirò il mondo per la sua malvagità e gli empi per la loro iniquità; farò cessare l'alterigia dei superbi e abbatterò l'arroganza dei tiranni.

(Isaia 11:9-11)



Nel momento in cui l'Arabia Saudita presenta al mondo una "proposta di pace" giudicata da molti interessantissima, può essere utile esaminare che cosa scrive sugli ebrei un autorevole quotidiano di quel paese. Leggendo l'articolo riportato qui sotto si potrà capire perché gli israeliani non si fidano molto delle promesse degli arabi.
M.C.



SANGUE UMANO PER SACRIFICI RITUALI: TORNA LA VECCHIA ACCUSA


Come gli ebrei usano il sangue degli adolescenti per i dolci di 'Purim'

In un articolo pubblicato pochi giorni fa dal quotidiano filogovernativo saudita Al-Riyadh, il Columnist’ Dr. Umayma Ahmad Al-Jalahma dell'Università King Faysal di Al-Dammam ha scritto un commento in merito alla "Festività ebraica del Purim."

Di seguito sono riportati alcuni brani dell'articolo.

Un ingrediente per la festività ebraica è il sangue umano dei giovani non ebrei

    "Ho deciso di [parlare] della festività ebraica del Purim perché si celebra in marzo. In questa festività si mescolano pericolose tradizioni che senz'altro vi faranno inorridire e mi scuso se qualche lettore resterà allibito da quanto dirò."
    "Durante questa festa, l'ebreo deve preparare dei dolci molto speciali con un ripieno che non solo è raro e costoso, ma non si riesce a trovare in tutti i mercati nazionali e internazionali."
    "Purtroppo, non si può fare a meno di questo ripieno, né sostituirlo con un surrogato alternativo. Per questa festività, il popolo ebraico deve procurarsi sangue umano per consentire alle autorità religiose di preparare i dolci della festa. In altre parole, l'usanza non può essere rispettata senza lo spargimento di sangue umano!!"
    "Prima di entrare nei dettagli, vorrei chiarire che lo spargimento di sangue umano per preparare i dolci di Purim è un fatto assodato, storicamente e legalmente, nel corso della storia. Questa è stata una delle principali ragioni della persecuzione e dell'esilio degli ebrei in Europa e in Asia in vari periodi della storia".
    "Questa festività [Purim] comincia con un digiuno, il 13 marzo, perché la giudea Ester aveva promesso di digiunare. La festa continua il 14 marzo; durante questa festività gli ebrei indossano maschere e costumi carnascialeschi, bevono fiumi di alcol ed eccedono con la prostituzione e l'adulterio. Tra gli storici musulmani questa festività è nota come la festa delle Maschere".

Come gli ebrei si procurano il sangue dalle loro giovani vittime

    "Chi era Ester, e perché gli ebrei la santificano e agiscono parimenti, lo spiegherò in dettaglio nel prossimo articolo di martedì prossimo, se Allah vuole. Oggi, vorrei dirvi da dove viene prelevato il sangue per essere utilizzato nella produzione dei dolci in omaggio alla festa. Si tratta di una procedura speciale? Come si fa?"
    "Per questa festività, la vittima deve essere un adolescente maturo che sia, ovviamente, un non-ebreo, ovvero un cristiano o un musulmano. Il sangue viene prelevato e fatto essiccare in granuli. Le autorità religiose mescolano questi granuli nella pasta usata per i dolci; i granuli possono anche essere conservati per la festa successiva. Al contrario, per la macellazione di Pesah, in merito alla quale ho intenzione di scrivere un articolo uno di questi giorni, viene utilizzato il sangue di bambini musulmani e cristiani di meno di 10 anni, e il rabbino può mescolare il sangue [nella pasta] prima o dopo la disidratazione."
    I vampiri ebrei gioiscono delle loro azioni
    "Adesso voglio spiegare come viene prelevato il sangue. A tal fine, si utilizza un barile tempestato di aghi; si tratta di un barile, grande come un corpo umano, con aghi estremamente affilati collocati su tutto il perimetro dello stesso.
    [Questi aghi] perforano il corpo della vittima non appena viene adagiata nel barile."
    "Questi aghi entrano in azione, e il sangue della vittima fuoriesce molto lentamente. Così, la vittima soffre pene indicibili, pene che procurano grande gioia ai vampiri ebrei che monitorano attentamente ogni dettaglio della fuoriuscita del sangue con un amore ed un piacere che difficilmente riusciamo a comprendere".
    "Una volta eseguita questa barbara operazione, gli ebrei prendono il sangue prelevato nella bottiglia collocata nella parte inferiore del barile imbullettato di aghi e l'autorità religiosa ebraica manda in estasi i suoi correligionari durante la festa quando serve i dolci contenenti sangue umano".
    Esiste un altro modo per prelevare il sangue: la vittima può essere massacrata alla stregua di una pecora ed il suo sangue viene raccolto in un contenitore. Altrimenti, le vene della vittima possono essere recise in vari punti, lasciando che il sangue fuoriesca dal suo corpo."
    "Questo sangue viene raccolto - come detto in precedenza - dal "rabbino", che è specializzato nella preparazione di questo tipo di dolci".
    "La razza umana si rifiuta persino di guardare questi dolci ebraici, lasciamo che siano loro a prepararli e a consumarli!"

(MEMRI, 13.03.02, Dispatch No.354)



LE VERE INTENZIONI DELL'AUTORITA' PALESTINESE


L'Autorita' Palestinese aveva consapevolmente scarcerato una "bomba vivente"

    Mohammed Hashaika, il terrorista che si e' fatto esplodere il pomeriggio di giovedi' 21 marzo 2002 nel centro di Gerusalemme provocando la morte di tre inermi israeliani e il ferimento di quasi cento persone, era un personaggio ben noto ai servizi di sicurezza israeliani e palestinesi.
Nato a Talusa (presso Nablus) nel 1981, Hashaika era stato arrestato a meta' febbraio scorso dai servizi di sicurezza palestinesi sulla base di informazioni che indicavano la sua intenzione di compiere un attentato terroristico suicida.
    Durante le indagini e gli interrogatori, Hashaika aveva effettivamente confermato la propria intenzione di compiere un attentato nel centro commerciale della citta' israeliana di Ra'anana e aveva anche specificato di avere ricevuto istruzioni e una cintura esplosiva da attivisti delle organizzazioni terroristiche palestinesi Tanzim e Jihad islamica basati in Samaria settentrionale.
Hashaika aveva anche rivelato agli investigatori palestinesi il proprio coinvolgimento in un precedente attentato con autobomba avvenuto l'8 febbraio a Mei Ami.
    Pochi giorni dopo averlo arrestato, l'Autorita' Palestinese ha inoltrato alle autorita' israeliane la richiesta formale di trasferire Hashaika a Ramallah, sostenendo - come gia' avvenuto in altre circostanze analoghe - che il carcere di Ramallah e' piu' sicuro e meglio controllato. Sulla base di questa motivazione, le autorita' israeliane avevano acconsentito al trasferimento.
Ora, all'indomani dell'attentato a Gerusalemme, appare evidente che Hashaika non venne trasferito, bensi' scarcerato e rimesso in liberta' da quella stessa Autorita' Palestinese che era a conoscenza delle sue criminali intenzioni.
    Questa vicenda dimostra in modo inequivocabile che gli organi dell'Autorita' Palestinese preposti al mantenimento dell'ordine e della sicurezza non hanno realmente la volonta' di prevenire e impedire le attivita' dei terroristi, ma anzi decidono di scarcerarli a propria discrezione ben conoscendo la loro volonta' di compiere stragi contro la popolazione israeliana.
    L'attentato di giovedi' e' stato rivendicato alla Associated Press dalle Brigate Al-Aqsa, gruppo di fuoco del movimento Fatah (presieduto da Yasser Arafat). Il venerdi' precedente, durante una trasmissione televisiva della RAI, un rappresentante ufficiale dell'Autorita' Palestinese in Italia, Ali Rashid, aveva affermato che i membri della Brigata Al-Aqsa "non sono terroristi, ma patrioti che combattono per la liberta'." Giovedi' il segretario di stato americano Colin Powell ha annunciato che gli Stati Uniti considerano le Brigate Al-Aqsa (affiliate al Fatah di Arafat) una "organizzazione terroristica straniera" come Hamas, Jihad Islamica ed FPLP.

(israele.net, 22.02.02)



EDUCAZIONE AL TERRORISMO



Il divario che esiste fra le dichiarazioni conciliatorie e di "condanna" del terrorismo firmate da Yasser Arafat in inglese (ma scritte non da Arafat, bensì da terzi) e la prassi politica dell'organizzazione
   
Bambine inneggianti la martire terrorista
criminale da lui guidata è resa palese dalla foto qui a lato, tratta dal quotidiano (anch'esso controllato da Arafat) "al-Ayyam" del 1 febbraio 2002. Vi si mostra una manifestazione organizzata dall'organizzazione al-Fatah (presieduta sempre da Arafat) che sottrae i bambini da scuola, e li costringe a partecipare a scellerate dimostrazioni in cui si inneggia apertamente al terrorismo suicida. La foto mostra bambine in età da scuola elementare mentre innalzano orrendi cartelli con la foto della terrorista assassina Wafa Idris e la scritta "Il Movimento al-Fatah commemora l'eroina del campo di rifugiati Alamari, la martire Wafa Idris".[...]
    E' ora che il mondo civile dica basta ad Arafat, all'OLP e a chi educa i bambini al terrorismo.

(Istituto di Cultura della Comunità Islamica Italiana)



SEMPRE IN TEMA DI EDUCAZIONE ALL'ODIO


Palestina, come i bambini imparano a odiare Israele

di Alberto Melis

Ecco cosa c'è scritto nei libri di scuola dell'Autorità Palestinese

«Trova il soggetto nella seguente frase: La Jihad è un dovere religioso per tutti i musulmani. 

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Trasforma al plurale: Un martire è onorato da Allah.
Studia la poesia Mamma:
    Mamma, io partirò presto, prepara il sudario,
    Mamma, io affronto la morte, io non vacillo,
    Mamma, non piangere per me se cadrò,
    Non ho paura della morte
    E il mio destino è morire come un martire».

    Frasi come queste hanno fatto sobbalzare i funzionari della Comunità Europea e dell'UNRWA, l'agenzia delle Nazioni Unite incaricata dell'assistenza ai profughi palestinesi. Perché non sono state tratte da un qualsiasi opuscolo delle organizzazioni fondamentaliste islamiche che da anni spargono il terrore tra la popolazione civile israeliana, ma dai libri di testo della scuola dell'obbligo palestinese. Libri in parte finanziati dagli Stati della Comunità Europea, Italia compresa.
    A compiere un'accurata analisi dei libri di testo, e quindi del sistema educativo controllato direttamente dall'Autorità Palestinese dopo gli accordi di Oslo del 1994, è stata un'organizzazione non profit statunitense, il Center for monitoring the impact of peace di New York, che prima di diffonderli ha chiesto alle Nazioni Unite di certificare accuratamente le sue conclusioni. Che sono assolutamente sconcertanti e che gettano una nuova luce sulla terribile ondata di attentati suicidi, spesso compiuti da giovanissimi "martiri" indottrinati a un odio feroce e senza quartiere.
    L'indagine del Cmip ha preso in esame sia i testi attualmente in uso nelle scuole israeliane, sia quelli in uso nelle scuole palestinesi, con l'intento di verificare se dopo gli accordi di Oslo le due parti in causa stessero agendo concretamente sul terreno dell'istruzione, per promuovere una nuova percezione del nemico storico, dell'Altro da sé. I risultati purtroppo parlano da soli. Se sui testi israeliani non è stata registrata alcuna affermazione di tipo razzista, e anzi è stata riscontrata l'esistenza di un'apertura concreta alla conoscenza positiva degli arabi e della loro grande cultura (salvo che in un'esigua minoranza di testi razzisti delle scuole private ultraortodosse), in nessun libro di testo palestinese è stata riscontrata una sola affermazione positiva nei confronti di Israele e degli ebrei. Israele non compare in nessuna carta geografica (neppure nei vecchi libri di testo scritti in Giordania e ancora in uso in numerose classi), e sugli ebrei, intesi come "popolo", è stata imbastita una campagna di odio, di aperto antisemitismo e di incessante invito alla ferocia dell'omicidio-martirio.
Cosa s'insegna dunque ai bambini, nelle scuole di Arafat, anche in quei 14 nuovi testi in uso dallo scorso anno scolastico e secondo le rigide direttive esposte nelle Guide per gli insegnanti? Si insegna, per esempio, che "gli ebrei sono traditori e sleali" (classe IV). Che "Gesù ha chiesto agli israeliti di abbracciare la religione (…) ed essi hanno risposto chiamandolo bugiardo, attaccandolo" (Guida per l'insegnante). Che "La Bibbia è piena di testi che appoggiano la tendenza degli ebrei al fanatismo razziale e religioso" (Guida per l'insegnante). Che le persecuzioni, la Shoah, "fu desiderabile e vantaggiosa per il movimento sionista e ancora lo è" (Guida per l'insegnante). Che "Colui che chiede sinceramente ad Allah la morte dei Martiri, sarà messo da Allah nella residenza dei Martiri" (La nostra lingua araba, classe VI).
    Certo, oggi, sui bambini palestinesi senza patria e senza sicurezza per il futuro, non ci si può che augurare che la pace e il riconoscimento dei loro inalienabili diritti, cambi definitivamente il loro destino. Ma l'instillazione all'odio e all'antisemitismo dei padri di cui sono parimenti vittime, non li aiuta e non li aiuterà in futuro a riconoscere nell'Altro da sé, che oggi ha anche il viso dei bambini e delle bambine israeliane fatte a pezzi dal tritolo, un suo simile che ha ugualmente diritto alla pace e alla sicurezza.

(Unione Sarda, 26.03.02)



UN NUOVO "MOVIMENTO DI LIBERAZIONE"


Riceviamo da Israele:

Il neonato movimento OLF (Organizzazione per la Liberazione di Fiume) chiede la vostra solidarietà.

Tale movimento, gemello dell'OLP palestinese:

1. prende atto che il territorio di Fiume è da sempre stato italiano. Fu assegnato dall'imperialismo anglo-americano-giudaico-pluto-
massonico nel 1945 alla dittatura iugoslava;

2. prende atto che a seguito di tale occupazione militare iugoslava fu perpetrata una pulizia etnica nei confronti dei cittadini italiani causando un genocidio e centinaia di migliaia di profughi che hanno diritto al ritorno, all'indennizzo, nonché alla propria patria.

Di conseguenza il neocostituito OLF organizzerà un'intifada che comprenderà il tiro a segno sui civili iugoslavi e promuoverà il compimento di missioni suicide tese ad ammazzare il massimo numero di iugoslavi (chi mandiamo con la cintura esplosiva sulle spiagge iugoslave a ferragosto?).

L'OLF richiede il sostegno dei centri sociali italiani, nonché dei movimenti antiglobal e delle varie associazioni pacifiste cattoliche e non.

L'OLF  pretende altresì il finanziamento delle proprie attività e dell'opera educativa sui giovani (affinché immolino le proprie vite per uccidere i civili iuguslavi) da parte della Comunita' Europea, già dimostratasi sensibile all'identico gemello movimento denominato OLP.

L'OLF sottolinea infatti che la soluzione del problema di Fiume è la stessa di quella palestinese.

Come scrive l'esimia euro-parlamentare Luisa Morgantini, l'unica soluzione possibile è:

"Sarebbe semplice riportare la calma, basterebbe che si ritirassero i
soldati israeliani dai territori occupati."

Allo stesso modo sarà semplice riportare la calma dopo l'intifada di Fiume, basterà che la Iugoslavia ceda Fiume all'Italia e ripaghi i danni. Fino ad allora la guerra di liberazione dell'OLF (Organizzazione per la Liberazione di Fiume) non si fermerà.

Il fondatore dell'OLF

Deborah Fait, Israele.


P.S. A scanso di equivoci e problemi, si sottolinea che lo scritto è ironico.
In ogni caso SE HA RAGIONE L'OLP HA RAGIONE ANCHE L'OLF.
La situazione è esattamente uguale.



IL FASCINO DELL'ESPERIENZA LIBANESE


L'altro esercito di Arafat

di Zeev Schiff

    La leadership palestinese di terzo piano ritiene che la violenza contro Israele abbia avuto successo e questo punto di vista non è cambiato dopo che Israele ha completato quello che è stato definito dagli israeliani "il più vasto attacco di tutti i tempi" contro obiettivi terroristici. Questa è la conclusione principale a cui si giunge, dopo una serie di colloqui con vari leaders palestinesi di tale livello.
    Non si tratta di attivisti del Hamas, che hanno sempre sostenuto che bisogna combattere Israele fino alla morte, bensì di attivisti di Al Fatah e del Tanzim, che riconoscono in Yasser Arafat il loro capo. Sono nati e cresciuti nei Territori; alcuni di loro parlano l'ebraico e conoscono Israele. Essi ritengono che i successi ottenuti dai palestinesi sino ad ora siano dovuti alla violenza esercitata contro Israele ed i suoi cittadini e perciò si possa ottenere di più continuando, ed intensificando, tale violenza.
    Di conseguenza, essi pensano che i palestinesi non debbano accettare un cessate-il-fuoco. Fra coloro che sostengono questa tesi vi sono attivisti che hanno già violato precedenti tentativi di mantenere la tregua e si ha l'impressione che tenteranno di nuovo di ripetere le loro azioni. Vi sono differenze di enfasi nel gruppo: alcuni dicono che non bisogna accettere il cessate-il-fuoco adesso, altri sostengono che debba essere rinviato.
    Quelli a favore della seconda possibilità devono ancora formulare una concezione politica formale: apparentemente, sembrano essere stati influenzati dalla "teoria del Hezbollah" – le violenze incessanti hanno costretto Israele a ritirarsi unilateralmente dal Libano e la cosa potrebbe funzionare nei Territori. Essi pensano che tale sistema debba essere applicato in Cisgiordania ed a Gaza, ed in seguito, con l'aiuto degli arabi israeliani, anche nelle zone all'interno della Linea Verde.
    Il fatto che la violazione della tregua porti alla fine ad una reazione israeliana e ostacoli gli sforzi americani di guadagnare l'appoggio dei paesi arabi ad un attacco contro l'Irak non sembra essere al centro delle loro considerazioni.
    Essi sono convinti che la recente offensiva dell'esercito israeliano si sia conclusa con una vittoria palestinese. Vedono nella fuga e nella resa una vittoria ed un successo e nella loro stessa morte un atto di eroismo. Le truppe israeliane hanno paura – sostengono – e l'attacco dell'esercito israeliano è stata l'ultima pallottola nel caricatore di Israele. I miei interlocutori non hanno dato spiegazioni al silenzio del mondo arabo (se si eccettuano le critiche ad Israele). E' dubbio che le sofferenze, di cui soffrirebbero i palestinesi in conseguenza della guerra che essi auspicano, interessi veramente Arafat. Non gliene importava nulla, quando si affrettò a "saltare nel letto" di Saddam Hussein durante la Guerra del Golfo, causando con ciò sofferenze immani ed espulsioni di massa dei palestinesi dai Paesi del Golfo.
    La leadership di terzo piano, che ritiene non ci debbano essere negoziati comprensivi con Israele in questa fase, perché ciò porterebbe ad un vicolo cieco e quindi a perdere un occasione, ha anche le sue implicazioni in materia di politica interna palestinese. Essi sostengono che le trattative debbano essere rinviate, per evitare il ritorno dei vecchi negoziatori, che sono stati la causa del "disastro di Oslo", dei gravi danni alla causa palestinese e delle grandi sofferenze della popolazione. Questi negoziatori – dicono – hanno tratto benefici personali dall'occupazione e si sono corrotti. Ora i palestinesi devono attendere che compaia una nuova generazione di negoziatori. La possibilità, tuttavia, che alcuni di loro possano - come soluzione di compromesso - entrare a far parte dell'équipe negoziale, li terrorizza, poichè, in tal caso, verrebbero considerati dei traditori.
  
(Ha-aretz, 19 marzo 2002)



LIBRI


CLAUDE KLEIN, "Israele - Lo stato degli ebrei", ed. Giunti, pp.121,
€ 8,26


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