Notizie su Israele 82 - 5 aprile 2002


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Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)


L'AUTORITA' PALESTINESE SOVVENZIONAVA I TERRORISTI


Trovate le prove documentali del legame fra Autorita' Palestinese e attentati terroristici

    Fra i vari documenti trovati dagli israeliani nel complesso di Arafat, a Ramallah, figura anche una lettera con la quale un noto gruppo terroristico si rivolge al tesoriere dell'Autorita' Palestinese e gli chiede il denaro necessario per la costruzione di nove ordigni esplosivi alla settimana.
    La lettera, rinvenuta nell'ufficio del tesoriere Fuad Shobaki, specifica i costi sostenuti dalle Brigate Al Aqsa, la milizia illegale affiliata al movimento Fatah (presieduto da Arafat), quelle definite "non terroristi, ma patrioti che combattono per la liberta'" da Ali Rashid rappresentante dell'Autorita' Palestinese in Italia, durante una trasmissione televisiva della RAI il 15 marzo scorso.
    Le Brigate Al Aqsa hanno esplicitamente rivendicato diversi recenti attentati suicidi contro la popolazione israeliana.
    Nella lettera, datata 17 settembre 2001, le Brigate Al Aqsa specificano le spese che hanno sostenuto per i componenti elettrici e chimici degli ordigni prodotti. "Abbiamo bisogno di circa nove ordigni alla settimana per i nostri commando che operano in varie zone" recita il quinto paragrafo della lettera, indirizzata a uno degli uomini di fiducia di Arafat. Il settimo paragrafo della lettera chiede ulteriori fondi per l'acquisto di mitragliatori Kalachnikov e relative munizioni. Altri capoversi riguardano i fondi per i servizi funebri dei membri uccisi nel corso degli attentati, per materiale propagandistico ecc. Accanto alla lista, completa di cifre in valuta israeliana, alcuni calcoli e commenti fatti dall'ufficio di Shobaki.
    "Si tratta di una vera e propria fattura per attivita' terroristiche - ha spiegato Miri Eisin, portavoce dell'intelligence israeliano - Abbiamo qui un documento scritto e firmato con cui gli esecutori materiali di atti terroristici rivolgono una richiesta di fondi nientemeno che a uno dei massimi uffici di tesoreria dell'Autorita' Palestinese".
    Fuad Shobaki, la stessa persona direttamente responsabile dell'acquisto di un cargo di armi iraniane con i soldi dell'Autorita' Palestinese, si troverebbe attualmente asserragliato con Arafat dentro il complesso di Ramallah.

(Jerusalem Post, Ha'aretz, 3.04.02)



ISRAELE E' AGGREDITO E SI DIFENDE


Da un Comunicato dell'Ambasciata d'Israele a Roma, 2 aprile 2002

    "Negli ultimi mesi - si legge in un comunicato diffuso dall'Ambasciata d'Israele a Roma martedi' 2 aprile - in Israele c'e' come una 'Piazza Fontana' al giorno: un'aggressione all'intera societa' civile culminata, ma non terminata, con l'infame attentato a Netanya che ha massacrato 26 inermi innocenti che celebravano la pasqua ebraica, una carneficina che nessuna democrazia al mondo potrebbe sopportare senza reagire. Solo nello scorso mese di marzo il terrorismo palestinese ha ucciso 125 persone, quasi tutti civili. Ma vittime e attentati sarebbero stati molti di piu' se le forze di sicurezza israeliane non avessero sventato, nello stesso periodo, decine di auto-bombe, altri ordigni, tentativi di infiltrazione armata e centinaia di aggressioni con armi da fuoco.
    Le Forze di Difesa israeliane - continua il comunicato - anche nelle operazioni di questi giorni agiscono in modo mirato contro responsabili e mandanti delle violenze, cercando di evitare il piu' possibile ogni danno a civili innocenti. Al contrario il terrorismo palestinese punta deliberatamente e cinicamente a mietere quante piu' vite possibile di inermi cittadini, comprese donne, vecchi, bambini, stranieri, osservatori internazionali. I suoi bersagli privilegiati sono autobus, ristoranti, centri commerciali, ambulatori medici, feste di famiglia, celebrazioni religiose, automobilisti isolati ecc. Il terrorismo palestinese costituisce la negazione di ogni piu' elementare norma etica e di convivenza civile, e delle piu' ovvie regole del diritto internazionale: in questi ultimi diciotto mesi il terrorismo palestinese ha colpito piu' di 70 ambulanze israeliane in servizio, i cecchini palestinesi hanno sistematicamente sparato sui soccorritori, le ambulanze della Mezza Luna Rossa palestinese sono state usate per trasportare armi, esplosivi e terroristi in azione. I terroristi palestinesi hanno mandato centinaia di bambini allo sbaraglio a copertura dei miliziani armati, e non hanno esitato a nascondere cinture esplosive sotto la lettiga di un bambino palestinese su un'ambulanza, e a mandare a morire suicida una ragazza di 16 anni in un supermercato israeliano.
    Tutti gli enti internazionali (Onu, UE ecc.) riconoscono il diritto di Israele a difendersi dall'aggressione terroristica. Ma e' un riconoscimento vano quando poi si accompagna alla condanna di qualunque misura concreta di autodifesa adottata da Israele. Ci si aspetta forse che Israele sia l'unico stato al mondo a subire continue aggressioni terroristiche senza difendersi in alcun modo?
    Israele - spiega l'Ambasciata - ha indicato con chiarezza gli obiettivi delle operazioni anti-terrorismo attualmente in corso: colpire e distruggere le reti terroristiche, disarmare e arrestare esecutori e mandanti degli attentati, sequestrare armi ed esplosivi usati per le stragi. Israele ha detto con chiarezza che la persona di Yasser Arafat non e' l'obiettivo di queste operazioni anti-terrorismo, ma che e' lui il responsabile di questa situazione. E' Arafat che ha respinto il piano di pace del presidente americano Clinton, accettato dal primo ministro israeliano Ehud Barak a Camp David nel luglio 2000, che offriva il ritiro israeliano e la creazione di uno stato palestinese con parte di Gerusalemme come capitale. E' Arafat che ha optato per la violenza. E' Arafat che il mese scorso ha fatto naufragare la mediazione dell'inviato americano Anthony Zinni per un cessate il fuoco, mentre il governo israeliano faceva di tutto per favorirla: rinunciando ai sette giorni di quiete preventiva, nominando la propria squadra di negoziatori, ritirando le truppe dalle citta' palestinesi, esercitando il massimo di autocontrollo dopo altri attentati ecc. E' Arafat che ha fatto scarcerare a piu' riprese noti terroristi votati al suicidio. E' Arafat che spende i soldi degli aiuti internazionali per comprare armi da guerra dagli iraniani. E' Arafat che continua a inneggiare alla lotta armata, celebrando come eroi i terroristi suicidi. E' Arafat che, fin dal suo arrivo nei territori nel 1994, ha voluto che mass-media, moschee e scuole palestinesi incrementassero la campagna di menzogne, odio e istigazione alla violenza contro ebrei e Israele: e' cosi' che si alleva un'intera generazione di terroristi ragazzini. Evidentemente Arafat e' interessato piu' alla distruzione dello stato d'Israele che alla creazione di uno stato per i palestinesi. Finche' la comunita' internazionale, e l'Europa in particolare, non metteranno in discussione il dogma della "buona volonta'" di Arafat verso la pace e continueranno a sostenerlo moralmente, politicamente ed economicamente, Arafat non fara' altro che insistere nella sua tattica violenta e terroristica. Gli "scudi umani pacifisti" nel quartiere generale di Arafat sarebbero piu' utili e moralmente credibili se facessero da scudi umani negli autobus, nei caffe' e nei supermercati israeliani.
    Il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (che non si e' riunito subito dopo i grandi attentati, ma solo dopo la reazione israeliana) chiede un immediato cessate il fuoco. E' esattamente cio' che Israele chiede da diciotto mesi. Ma il cessate il fuoco non puo' farlo una parte soltanto, mentre i suoi cittadini vengono massacrati ogni giorno. Israele non ha altra scelta: deve difendersi e combattere il terrorismo palestinese.
    La massima aspirazione di Israele - conclude il comunicato - e' e rimane la pace, perseguita nel dialogo e nel rispetto reciproco. Ma la pace non e' possibile finche' regna il terrore. Israele desidera tornare al tavolo negoziale, ma negoziato e pace potranno vedere la luce solo quando avra' fine il terrorismo palestinese.

(Comunicato dell'Ambasciata d'Israele a Roma, 02.04.02)



DISINFORMAZIONE PALESTINESE


Da un Comunicato dell'Ambasciata d'Israele a Roma, 4 aprile 2002

La solita vecchia arma dei regimi totalitari

    "Non era vero. Nessun sacerdote italiano e' stato ucciso il 2 aprile a Betlemme. Era una menzogna. E' vero invece che circa duecento miliziani palestinesi hanno violato, armi alla mano, un luogo santo e si sono asserragliati nella Chiesa della Nativita' a Betlemme da dove hanno sparato sui soldati israeliani. Ma questi sono i fatti, e i fatti importano poco. Adesso, e per chissa' quanto tempo, gli israeliani saranno "quelli che sparano anche sui religiosi nei luoghi sacri". Ancora una volta la menzogna ha fatto il suo sporco lavoro".
    Lo si legge in un comunicato dell'Ambasciata d'Israele a Roma diffuso mercoledi'. "Piu' la menzogna e' grossolana - prosegue il comunicato - piu' funziona. Arafat a Davos ha accusato Israele di usare proiettili all'uranio contro i palestinesi. Sua moglie Suha, parlando con Hillary Clinton, ha accusato Israele di avvelenare l'acqua dei palestinesi. Il rappresentante dell'Autorita' Palestinese in Italia e' andato in televisione ad accusare Israele di togliere le luci di Natale ai bambini di Betlemme. La radio palestinese ha accusato Israele di gettare caramelle avvelenate ai bambini di Gaza. E cosi' via, in modo martellante, giorno dopo giorno, menzogna dopo menzogna.
    Sono le famose "fonti palestinesi", spesso e volentieri citate dagli organi di stampa occidentali senza esercitare il minimo controllo. Eppure l'esperienza dovrebbe dettare un po' di cautela. Perche' sono le stesse fonti che definiscono "incidente stradale" un attentato terroristico, che definiscono la Shoa' "un'invenzione degli ebrei", che accusano gli ebrei degli attentati dell'11 settembre. Sono le stesse fonti che, ad ogni strage di inermi cittadini israeliani su un autobus o in un bar, denunciano il "genocidio del popolo palestinese".
    Bastano pochi minuti per inventare una menzogna e metterla in circolazione. Bastano poche ore perche' quella menzogna faccia il giro di tutto il mondo, rilanciata e moltiplicata da tutti gli organi di informazione. Pochi ne dubiteranno, soprattutto se e' una menzogna che "piace" perche' conferma gli stereotipi: israeliani "cattivi assassini", palestinesi "povere vittime".
    Quando la menzogna verra' controllata, smascherata e smentita sara' comunque troppo tardi. Nella testa di ognuno restera' la prima impressione. E presto arrivera' un'altra menzogna a rafforzarla.
    E' facilissimo sfruttare il meccanismo frenetico dei mass-media, sempre affamati di notizie dell'ultimo minuto. Basta avere il coraggio di farlo senza scrupoli e senza vergogna.
    Arafat e i suoi propagandisti conoscono bene questa tecnica e ne fanno largo uso. Niente di nuovo - conclude il comunicato - I regimi totalitari hanno sempre fatto uso sistematico della disinformazione per distogliere l'attenzione della gente dai veri problemi e dai veri responsabili, impedendo qualunque forma autentica di critica e controllo."

(Comunicato dell'Ambasciata d'Israele a Roma, 03.04.02)

   

RIFLESSIONI DI UN EBREO IN ISRAELE


Essere israeliano.
Accendere la televisione di notte e vedere che, invece di "Rambo 3", si  trasmette un film dell'orrore locale in cui noi tutti siamo gli  attori.
Sperare che non ci sia nessuno che conosci, essere contento che non ci  sia nessuno che conosci, vergognarsi di essere contento.
Continuare a guardare lo schermo anche se sai esattamente quale sarà la  prossima immagine.
Dire: "Due settimane fa ero proprio in quel posto, è incredibile!"  Sentire che l'hai scampata bella anche quando non ci sei nemmeno  passato vicino.
Fare un giro per casa alle due di notte e osservare in silenzio i  ragazzi che dormono. E pensare che, sotto le coperte, sembrano ancora così  piccoli.

Essere israeliano.
Intuire dalle canzoni in onda alla radio che è successo qualcosa.
Notare con disappunto che, chissà perché, è proprio durante gli  attentati che mettono le canzoni più belle.
Capire che quando il cronista dice: "Ci sono dei feriti gravi" sta  dicendo in realtà che sono in fin di vita, e che "molto gravi" significa "morti".
Chiederti che cosa si intende esattamente per "vittime in stato di choc" e  capirlo da solo dopo qualche secondo.
Telefonare a familiari e amici, anche tardi la sera, e chiedere come va,  tanto per farlo.
Andare a fare compere come se si andasse a fare esercitazioni di guerra  e andare alle esercitazioni come se si andasse alla guerra.
Dire: "Se avessi un briciolo di cervello, me ne andrei in Australia",

prosegue ->
ma  non pensarlo per davvero.
Litigare un po' di più con la persona che ami, ma non voler ammettere che è per colpa della tensione.

Essere israeliano.
Dire: "Bisogna fermarli", senza sapere che cosa significhi precisamente.
Dire: "Non si può continuare così", ma intuire che forse è esattamente  così che continuerà.
Un giorno dire: "Rioccupiamo", e il giorno dopo dire: "Ritiriamoci",  giusto per dire qualcosa.
Sapere che non ci sono soluzioni facili, ma sperare malgrado tutto che  ne esista una.
Ascoltare le trasmissioni alla radio dove la gente chiama e dice cose  orribili, pensare che questo dimostra come siamo caduti in basso, ma  provare anche tu la tentazione di chiamare.
Pensare che ti sei fidato di troppi dirigenti politici che ti hanno  deluso, ma convincerti che forse c'è ancora qualcuno.
Dire a te stesso che è arrivata l'ora di scrivere un testamento, ma  non farlo.

Essere israeliano.
Provare in pieno giorno una fatica inspiegabile, che parte dalle spalle e  scende lungo tutta la schiena.
Non essere religiosi e chiedersi che ne è di Dio, o essere religiosi e  chiedersi che ne è dell'esercito.
Dire: "Gli incidentri stradali fanno più morti", ma non essere sicuri che  sia ancora vero.
Fare il conto: dopo Gerusalemme e Haifa, Tel Aviv e Natania, presto  arriverà il turno di Raanana.
Arrabbiarsi quando parlano di attentato "strategicamente riuscito"  perché questo complimento non se lo meritano.
Incontrare un amico che ti chiede se hai sentito che George Harrison è  morto e pensare che sia appena sbarcato dalla luna.
Sapere, in modo chiaro e paralizzante, che entro un giorno, massimo due,  succederà che muore qualcuno che conosci. E se no, qualcuno che conosce  qualcuno che conosci..

Essere israeliano.
Dire: "Io sto bene. Per il resto siamo nella merda".
Cominciare le frasi dicendo: "A parte la situazione".
Annullare i viaggi perché non è il momento di viaggiare e poi partire comunque perché "tanto...".
Ricordarsi di Barak, senza sapere perché.
Scoprire che non hai mai parlato con tuo figlio della guerra e  riprometterti di trovare il tempo per farlo.
Voler andare a vedere l'ultimo film israeliano di cui parla tutto il mondo, perché è qualcosa di israeliano.
Mangiare un po' più del solito, alzarsi tardi e poi fare tutto di  corsa.
Notare che tutti quanti dicono un sacco di fesserie, in questi ultimi  tempi.
Capire che tutto ciò vuol dire qualcosa, ma non essere sicuri di cosa  significhi.

Essere israeliano.
Sentire che le cose ti sfuggono.
Scambiare con persone che non conosci frasi già dette, e ascoltare frasi  mai sentite nella bocca di persone che pensavi di conoscere bene.
Ascoltare il primo ministro dire che "bisogna avere la forza di tener duro e resistere", e accorgerti solo dopo che è di te che sta parlando.
Consolarti pensando che quest'anno, almeno, piove.
Stare in piedi davanti alla finestra con la tazzina del caffè in mano e  pensare, per la prima volta da anni, quanto sia bello da parte di Dio  aver fatto così bello il mondo.
Accettare di ricevere assegni postdatati perché anche questo fa parte  della situazione.
Sedersi la sera di fronte alle fatture e decidere che è arrivata l'ora di fare economia.
Sfogliare l'album delle fotografie piuttosto che le pagine del  giornale.

Essere israeliano.
Sforzarsi di essere qualcuno un po' migliore di quello che pensavi di poter essere.

(Federazione delle Associazioni Italia-Israele, 03.04.02)



RIFLESSIONI DI UN EBREO IN ITALIA


Io sono un ebreo di sinistra. Ma la mia sinistra dov'è?

di Federico Steinhaus

    Non mi considero un reduce, né un orfano. Ma di certo mi manca, quella  mia sinistra alla quale ho dedicato metà della mia vita da militante, da  attivista, da rappresentante ufficiale in ruoli di diversa visibilità.  Mi manca, ma non perché sono cambiato io - è lei che non c'è più.
    Ve la ricordate, la sinistra che era sinonimo di lotta contro le  ingiustizie, contro le oppressioni, contro le disuguaglianze?  Io me la ricordo, ma essa è solo un ricordo, appunto.  Ero un idealista, qualcuno potrà dire un illuso.  Non ritengo di essere stato un illuso, ma di certo sono ancora un  idealista - un idealista deluso.
    Certo, anche allora ho vissuto periodi di grande amarezza: quando nel  1982, durante la guerra del Libano e dopo la strage di Sabra e Chatila,  esponenti e gruppi della nostra sinistra hanno aggredito individualmente  e collettivamente gli ebrei italiani, colpevoli appunto di essere ebrei,  e ancora prima quando, dopo la guerra dei 6 giorni del 1967, la sinistra  italiana si è in larga parte schierata contro Israele.  Anche allora, nel 1967 e nel 1982, sono state poche e poco ascoltate le  voci anche autorevoli della nostra sinistra che hanno cercato di  ricondurre alla ragionevolezza, di condannare gli eccessi, di far capire  senza equivoci ed ipocrisie strumentali dove stava la ragione e dove il  torto.
    E' scomparsa la sinistra nobile, ed è rimasta la sinistra che sa solo  urlare, ed anche le posizioni che essa ha assunte nei confronti di  Israele rientrano in questa sua mutazione genetica.  Urla ed insulta, non tenta neppure di capire, è incapace di ricordare,  perché, così crede, solo chi urla più forte prevale.
    Capire, ricordare, per evitare le trappole del populismo manicheo che  inevitabilmente conduce alla violenza ed all' ingiustizia, al sopruso ed  all' odio.  Sono stati gli arabi, palestinesi e non, a rifiutare per decenni ogni  compromesso ed ogni tentativo di pace? Dimenticato.  Sono stati gli arabi a rinchiudere i palestinesi nei campi profughi  quando questi erano ancora tutti inseriti in territori sotto sovranità  araba?  Dimenticato.  Sono stati gli arabi a rifiutare persino l' ipotesi che in mezzo a loro  potesse esistere uno staterello ebraico?  Dimenticato.  Sono stati gli arabi a sterminare i palestinesi in Giordania, in Libano  e altrove?  Dimenticato.  E' stato Arafat a respingere un piano di pace israeliano molto simile a  quello che oggi viene presentato come novità strabiliante da un principe  saudita?  Dimenticato (ed è passato appena poco più di un anno ).  E' stato Arafat a dichiarare la guerra che si chiama intifada come  scelta politica della violenza in risposta al piano di pace israeliano?  Dimenticato.
    E, quando non dimentica, la nostra sinistra di oggi rifiuta qualsiasi  argomentazione politica, anzi qualsiasi prova logica o documentale, che  dia ragione ad Israele e torto ad Arafat.
    Da un anno e mezzo, per non parlare dei precedenti 30 anni, gli  israeliani vengono assassinati a decine per volta nei caffè, nelle  discoteche, nelle feste religiose, nelle pizzerie?  Sono episodi deprecabili, ma non hanno la capacità di far cambiare idea,  o di far capire, o di spostare il punto di vista.  Gli israeliani non vivono in sicurezza neppure nelle loro case, neppure  nei loro bar, neppure nei loro supermercati?  L' essenziale è solo che non devono reagire.
    Non mi disturba che la sinistra alzi la voce per criticare il governo  israeliano.  Anzi, una critica costruttiva, proveniente da amici, è importante.  Mi disturba invece che non alzi la voce per denunciare il violento e  durevole antisemitismo arabo e palestinese in tutte le sue  manifestazioni; mi disturba che essa assista in silenzio alle urla  scomposte, dirette unicamente contro Israele, delle sue frange estreme.  Mi disturba che la sinistra innalzi osanna a chi ha il "coraggio" di  dimostrare in piazza per la pace a Gerusalemme, ma non abbia il pudore  di invitare questi suoi esponenti a dimostrare per la pace e per il  riconoscimento del diritto di Israele ad esistere anche a Ramallah o a  Gaza, ben sapendo che ciò verrebbe impedito dalla polizia palestinese.
    Mi disturba che la parte moderata della sinistra cerchi il consenso  degli schieramenti visceralmente anti-israeliani a spese di Israele, ed  anche a spese della lotta contro il razzismo e l' antisemitismo, di cui  quegli schieramenti sono non di rado la voce amplificante, vendendosi in  tal modo l' anima per qualche voto in più.  Mi disturba che tolleri senza dire una sola parola di esplicito distacco  le esibizioni di malafede e di odio dei suoi agitatori televisivi, e che  confonda le proprie bandiere con quelle dei capipopolo esagitati del  movimento no-global.
    All' epoca del terrorismo praticato dall' OLP di Arafat in Europa,  quando gli ebrei europei venivano assassinati nelle sinagoghe, la  sinistra tacque, ed anzi definì "resistenza" quella violenza.  Oggi la sinistra accetta in silenzio che gli arabi spargano il seme  dell' antisemitismo.  E non leva la sua voce quando un corteo filopalestinese tenta di  invadere il ghetto di Roma, con un atto che lo qualifica come nazista.
    Non è questa la mia sinistra.  Non potrà mai esserlo.  Non sono io che lascio la sinistra, io anzi rimango un idealista  (illuso? deluso?) di una sinistra seria ed onesta - è invece quella  sinistra che non c'é più.  Ma spero sempre che essa trovi il coraggio e la forza di risorgere dalle  sue ceneri, e che con una impennata di orgoglio decida di schierarsi  contro il terrorismo palestinese e contro la volontà araba di annientare  Israele, senza gli ipocriti distinguo dei se e dei ma. 

(Rimongroup, 02.04.02)



NOTIZIE IN BREVE


4 aprile 2002
- Le Forze di Difesa israeliane smentiscono d'aver fatto saltare una porta sul retro della Chiesa della Nativita' a Betlemme: un altro caso di disinformazione palestinese?
- Arafat, intervistato dalla TV di Abu Dabi a proposito delle prove su finanziamenti dell'Autorita' Palestinese al terrorismo, conferma: "Sono il presidente eletto dei palestinesi ed e' mio dovere fornire tutto il necessario agli Shahid [martiri suicidi]".
- Peres all'inviato Onu: "Israele non desidera certo una escalation al confine settentrionale, ma non abbiamo alcuna intenzione di lasciare i cittadini del nord di Israele in balia dei terroristi Hezbollah. Siria e Libano farebbero bene a considerare seriamente la cosa".
- Zinni vorrebbe incontrare Arafat per fargli accettare il cessate il fuoco che una settimana fa Israele aveva accettato e Arafat rifiutato
- Per il terzo giorno consecutivo circa 250 palestinesi armati restano asserragliati nella Chiesa della Nativita' a Betlemme. Il comandante israeliano dell'area Rami Magnezi: "Abbiamo l'ordine di disarmare tutti i miliziani palestinesi, ma in questo caso evitiamo di procedere per il luogo, e le persone neutrali che si trovano all'interno".
- Il coraggio dei "neutrali": la Svizzera intende "riconsiderare" i propri rapporti economici e militari con Israele. Il 27 marzo scorso una crocerossina svizzera e' stata uccisa a sangue freddo da terroristi palestinesi presso Hebron.
- L'Iraq aumenta da 10mila a 25mila dollari la ricompensa per le famiglie dei terroristi suicidi allo scopo di incentivare gli attentati.
- Scoperto dai soldati a Salfit grande laboratorio per la produzione di ordigni esplosivi, con decine di bombe gia' pronte.

3 aprile 2002
- Circa 250 miliziani palestinesi hanno violato armi alla mano un luogo santo e si sono asserragliati nella Chiesa della Nativita' a Betlemme da dove hanno fatto fuoco sui soldati israeliani. Intrappolati anche alcuni giornalisti stranieri.

2 aprile 2002
- Documenti rinvenuti da Israele nell'ufficio del tesoriere Fuad Shubeiki a Ramallah dimostrano collegamento diretto fra fondi dell'Autorita' Palestinese e attivita' terroristiche.
- Al vertice dei paesi islamici in Malesia, Iran e Iraq propongono di usare di nuovo il ricatto petrolifero per minacciare chiunque non voglia abbandonare Israele.
- Caschi blu Unifil rivelano: "Domenica notte terroristi palestinesi hanno tentato di penetrare in Israele dal Libano. Fermati dal fuoco di pattuglia israeliana".
- Secondo il capo dei servizi di sicurezza preventiva palestinesi Jibril Rajoub, Arafat ha perfettamente il controllo della situazione (e dispone di elettricita' e linee telefoniche). Bush gli chiede di nuovo di agire contro il terrorismo.

1 aprile 2002
- Undici palestinesi assassinati da palestinesi a volto coperto perche' accusati di "collaborazionismo". Reporter minacciati di morte distruggono le immagini del massacro.

(israele.net)


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