Notizie su Israele 146 - 31 dicembre 2002
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«Io ti radunerò, o Giacobbe, ti radunerò tutto quanto! Certo io raccoglierò il resto d'Israele; io li farò venire assieme come pecore in un ovile; come un gregge in mezzo al pascolo; il luogo sarà pieno di gente. Chi farà la breccia salirà davanti a loro; essi faranno la breccia, passeranno per la porta e per essa usciranno; il loro re marcerà davanti a loro e il SIGNORE sarà alla loro testa». (Michea 2:12-13) CRISTIANI DI BETLEMME SOTTO IL GIOGO DI FATAH Documenti ufficiali palestinesi venuti in possesso delle Forze di Difesa israeliane durante l'operazione anti-terrorismo "Scudo Difensivo" rivelano che negli ultimi due anni gli abitanti di Betlemme, soprattutto cristiani, hanno subito tutta una serie di violenze e intimidazioni ad opera di milizie armate, criminali e teppisti palestinesi. Un ruolo centrale in queste violenze e' stato svolto da membri del movimento Fatah (presieduto da Yasser Arafat), con le sue emanazioni Tanzim e Brigate Al Aqsa. Uno dei documenti sequestrati afferma che i cittadini di Betlemme hanno perso ogni senso di sicurezza e ormai considerano i Tanzim-Fatah nient'altro che bande di gangster armati il cui unico scopo e' quello di spadroneggiare in citta'. A questo si aggiungono numerose segnalazioni di estorsioni, falsi arresti e varie forme di corruzione. Alcuni esempi. Membri del clan beduino Tamra (che vive nella zona di Betlemme) insieme a membri di Fatah ricattano grandi e piccoli imprenditori cristiani di Betlemme che hanno negozi di souvenir, benzinai ecc. nella citta'. Il racket viene gestito con l'aperta collaborazione dei Servizi di Sicurezza Preventiva dell'Autorita' Palestinese. Spesso i piccoli imprenditori cristiani vengono convocati per presunte "indagini" su una loro "collaborazione con Israele". Dopo di che le forze di sicurezza palestinesi si dividono le bustarelle che i "fermati" sono costretti a versare per ottenere l'archiviazione dell'inchiesta a loro carico. Fazioni musulmane, esponenti dell'Autorita' Palestinese e singoli palestinesi hanno accelerato l'acquisizione di terre di proprieta' della Chiesa Greco-Ortodossa a Betlemme. Qualunque mezzo e' buono per raggiungere l'obiettivo: dalla falsificazione di documenti, alla corruzione di pubblici ufficiali, alle minacce. In una occasione, un lotto di terra a Betlemme e' stato sottratto ai legittimi proprietari con l'intervento di un comandante di "Forza 17" (la guardia presidenziale di Arafat) allo scopo di costruire una moschea. Il comandante palestinese ha sostenuto di agire su istruzioni dello stesso Arafat. Caduti nel vuoto gli appelli a Jibril e Haj Ismayael perche' i lavori venissero fermati. I cristiani di Betlemme non godono di alcuna protezione legale. Il sistema giudiziario e' completamente corrotto e le sentenze sono "ispirate". La cosa e' particolarmente evidente nel caso di cristiani le cui terre e proprieta' vengono sottratte da musulmani arrivati di recente da Hebron. E' il caso ad esempio della famiglia cristiana Komsiya che possedeva un pezzo di terra e un edificio a Betlemme usato come centro commerciale. Alcuni anni fa una famiglia musulmana di Hebron si e' impadronita dell'edificio e ha iniziato a usarlo senza alcun diritto. I Komsiya si sono rivolti al tribunale palestinese il quale, dopo molte discussioni, si e' pronunciato a loro favore. Ma la sentenza non e' mai stata applicata e, dopo poco, la famiglia musulmana di Hebron ha esibito una seconda sentenza, firmata dallo stesso giudice, che cancellava la prima e le riconosceva diritti di proprieta'. Stando ai documenti rinvenuti dalle Forze di Difesa negli uffici palestinesi, le lamentele palestinesi sulla situazione di totale arbitrio in cui versa la citta' di Betlemme sono arrivate piu' volte fino al presidente Arafat. Ma gli stessi documenti indicano che Arafat e altri dirigenti dell'Autorita' Palestinese si sono totalmente rifiutati di prendere posizione a difesa del diritto e dell'ordine pubblico nella citta' palestinese, sotto la loro giurisdizione. Alcuni dei documenti (in originale arabo e traduzione inglese) che attestano la vastita' del fenomeno sono visibili a: Portavoce Forze di Difesa israeliane (Portavoce Forze di Difesa israeliane, 26.12.02 - ripreso da israele.net) INCONSAPEVOLE E SCONSIDERATO INCORAGGIAMENTO AL TERRORISMO Paga la violenza araba? di Carl Alpert HAIFA - Non mancano certo le notizie, quasi quotidiane, sullo scontro israelo-palestinese, ma certi aspetti di questa lotta hanno ricevuto poca attenzione. E' ora di puntare su loro i riflettori. Dichiarazioni dei capi palestinesi, sermoni nelle moschee, articoli ed editoriali ripetuti sulla loro stampa, tutti sembrano sostenere la generale opinione che gli arabi stanno vincendo l'attuale battaglia con Israele. Le poche personalità arabe che alzano timorose voci, sottolineando la disperata situazione economica del loro popolo e la soverchiante forza d'Israele, vengono zittiti dai profeti di vittoria, e perfino minacciati. Le masse seguono i loro venditori di guerra. Su che cosa basano il loro ottimismo? Su due fattori: sui risultati visibili della loro violenza e su quello che considerano uno spirito di disfattismo che soffia su Israele. Per quanto riguarda il primo fattore: Gideon Levi, un editorialista pro-palestinese, per un certo tempo è servito da portavoce di questo punto di vista. Riguardo al supposto successo del terrorismo, ha notato che fino dalla guerra dello Yom Kippur, 30 anni fa, tutto quello che gli arabi hanno ottenuto è sempre stato il risultato dell'uso della forza. La stessa guerra delle Yom Kippur, l'attacco di sorpresa dell'Egitto, è finita con la restituzione di tutto il Sinai, fino all'ultimo possedimento di Israele, Yamit. La prima intifada ha portato a loro gli accordi di Oslo, l'insediamento incolume di Arafat nella Cisgiordania, la creazione e l'armamento (fatto da Israele) dell'Autorità Palestinese e l'espulsione di Israele dalla maggior parte della Cisgiordania e da quasi tutta la striscia di Gaza. E' stata la ripetuta violenza degli Hezbollah che ha costretto Israele ad abbandonare precipitosamente il Libano. Più recentemente, il dr. Abdel Aziz Rantisi, un capo di Hamas, ha osservato che il sanguinoso e terribile attacco ad un autobus di Gerusalemme è stato quello che ha motivato Amram Mitzna, capo del Partito Laburista, a dichiarare in seguito che lui è pronto ad un ritiro unilaterale dalla striscia di Gaza. In altre parole, a loro sembra che tutto quello che hanno ottenuto, e Israele ha dovuto cedere, è stato sempre in conseguenza di una forte violenza terroristica. Il secondo fattore che contribuisce al loro ottimismo, e quindi li incoraggia nella determinazione di continuare con il loro terrorismo, è la reazione di certi elementi in Israele e tra gli ebrei 'liberal-minded" negli Stati Uniti e altrove. I movimenti di pace in Israele, anche se rappresentano soltanto una piccola frazione dell'opinione pubblica, sono visti dai palestinesi come l'indicazione di un crescente spirito di disfattismo tra gli israeliani. La maggior parte degli israeliani considera le dimostrazioni di ebrei nelle strade e le pubbliche riunioni in cui si attacca la politica del governo soltanto come l'espressione di un ingenuo e fuorviato gruppo che esercita la sua libertà in una democrazia. Ma gli arabi, che non capiscono la democrazia, prendono queste manifestazioni molto sul serio e le vedono come indicazioni di una significativa rottura nella pubblica opinione israeliana. Come risultato, i palestinesi si sentono incoraggiati. Anche gli ebrei che vivono in altre parti del mondo e appoggiano il cosiddetto movimento della pace qui in Israele, in realtà incoraggiano i palestinesi nella loro determinazione di intensificare il terrorismo, che a loro sembra avere tanto successo. Dopo tutto, sentono di avere un aiuto da inconsapevoli collaboratori nelle fila di Israele. Inoltre, la pubblicità che si dà ai relativamente pochi israeliani che rifiutano di servire l'esercito in Cisgiordania contribuisce sostanzialmente a far credere che il morale israeliano si sta disintegrando. Inconsapevolmente, l'idealistico ma miope umanitarismo ebraico sta facendo il gioco dei nemici di Israele ed è in larga misura responsabile della continuazione e dell'estensionie del terrorismo. Gli arabi confrontano anche le reazioni che si hanno ai funerali dalle due parti, come si vedono qui alla televisione. I funerali arabi sono caratterizzati da eccitato furore, agitazione di pugni e incitamento. I funerali ebraici di distinguono per le lacrime e il sommesso dolore dei presenti. Anche questo è visto come un segno di crescente debolezza e imminente collasso, in contrasto con il fervore e la determinazione degli arabi. Ma dopo tutto quello che si è detto, si deve anche avvertire che la maggioranza degli israeliani resta fiduciosa e determinata. Preferirebbero raggiungere la pace attraverso accordi con i palestinesi, ma se questi ultimi insistono nel ricorrere alla violenza, Israele non ha altra scelta che rispondere con la forza. Un cambiamento potrà avvenire quando emergerà una nuova, sana, responsabile classe dirigente dall'altra parte, disposta a insegnare alla loro popolazione che un buon vicinato è preferibile all'ostilità. Quando questo tempo arriverà, Israele non si farà trovare impreparato. (da Naomi Reagan, 23.12.02) EX SINDACO DI NEW YORK PRENDE POSIZIONE CONTRO L'ANTISEMITISMO L'articolo che segue è un commento di fine anno preparato da Ed Koch per la catena di radio statunitensi Bloomberg. Ed Koch è stato sindaco di New York per dodici anni. Stiamo attraversando il periodo più antisemita dai tempi di Hitler e Stalin. A circa sessant'anni dalla fine della seconda guerra mondiale, quasi ogni paese del continente europeo, ivi compresi Inghilterra, Francia, Olanda, Belgio e Scandinavia, ha avuto scoppi di violenza fisica contro i suoi cittadini ebrei e contro le istituzioni ebree, incluse sinagoghe e cimiteri. Nello stesso tempo, un'aperta ostilità contro lo Stato d'Israele si mantiene ad alto livello. Soltanto negli Stati Uniti si è vista una piena accettazione degli Ebrei come cittadini e lo Stato ebraico è stato trattato come amico e alleato dalla gran maggior parte dei cittadini. Negli Usa gli Ebrei hanno potuto ascendere o cadere sulla base dei loro talenti individuali, delle loro virtù e dei loro difetti. Un bastione dopo l'altro, gli Ebrei sono stati selezionati per dirigere istituzioni fino ad allora considerate fuori della loro portata. Oggi i presidenti delle Università di Harvard e Yale sono ebrei, come anche, gli ex presidenti di Columbia e Princeton. Essendo stato eletto tre volte come sindaco di New York, ho beneficiato della generosità di questo paese, ed essendo stato risparmiato dal bigottismo, gli sarò eternamente grato. Tradizionalmente gli Americani fanno delle dichiarazioni in occasione del Nuovo Anno. Prima di leggere le mie dichiarazioni, voglio ringraziare il Presidente George W. Bush e i suoi consiglieri, il Vicepresidente Dick Cheney, il Segretario di Stato Colin Powell e il Consigliere per la Sicurezza Nazionale Condoleeza Rice per il loro sostegno allo Stato d'Israele. Avrebbero potuto facilmente sbarazzarsi di Israele come di un handicap nei loro sforzi di formare una coalizione internazionale contro il terrorismo mondiale. Gli sarò eternamente grato per questo, e spero che molti altri sostenitori dello Stato d'Israele riconosceranno e apprezzeranno quello che hanno fatto. Fortunatamente per gli Ebrei e per lo Stato d'Israele, il sostegno americano alla nazione ebraica è stato bipartisan. Particolarmente utile è stata la leadership Democratica in entrambe le camere: tra questi il senatore Tom Daschle, il capo della minoranza uscente Dick Gephardt, così come l'ex Presidente Bill Clinton e il senatore Hillary Clinton. Ce ne sono molti altri, di entrambi gli schieramenti, che meritano gli stessi elogi. Nel settore religioso, sono grato ai reverendi Pat Robertson e Jerry Falwell, ciascuno dei quali ha continuato con insistenza ad adoprarsi in sostegno e in difesa della nazione ebraica. Purtroppo ci sono stati molti ecclesiastici che hanno ingiustamente attaccato Israele perché ha cercato di difendersi dagli attacchi quasi quotidiani dei terroristi contro i suoi cittadini. Siamo stati informati di quello che veramente pensa il rev. Billy Graham, registrato al telefono mentre confida al Presidente Nixon i suoi veri sentimenti verso gli Ebrei e Israele. In seguito si è scusato, ma che cosa valgono le scuse senza contrizione e senza sforzi per riparare il male fatto? Niente. Ma veniamo adesso alle mie dichiarazioni per il Nuovo Anno.
Adesso devo chiudere per prepararmi agli acquisti di Chanukah e Natale. Mi piace celebrare queste feste in compagnia di amici ebrei e cristiani, il cui affetto e buona volontà mi saranno sempre cari. (reinfo-israel.com, 27.12.02) TEMPESTA MEDIATICA IN ISRAELE Il direttore dell'ufficio stampa del governo israeliano dichiara che dei giornalisti facevano i loro servizi in coordinazione con il capo terrorista Marwan Barghouti. Daniele Seaman, direttore del Government Press Office (GPO) israeliano ha provocato uno scandalo mediatico accusando alcuni organi internazionali di notizie di forti pregiudizi in favore dei palestinesi. Il GPO è responsabile della distribuzione di credenziali di stampa per tutti i giornalisti stranieri. In un'intervista con il giornale israeliano 'Kol Ha'Ir (tradotta dall'Agenzia di Stampa israeliana) Seam ha dichiarato che i giornalisti fanno i loro servizi in collegamento con il leader terrorista Marwan Barghouti. "Aveva l'abitudine di convocarli e informarli di quello che stava per succedere. Hanno sempre ricevuto in anticipo degli avvisi riguardanti i colpi sparati su Gilo. In seguito i giornalisti filmavano per la TV soltanto la reazione israeliana su Beit Jala. Questi produttori di notizie consigliavano Barghouti sul miglior modo per far passare il messaggio palestinese". Seaman ha fornito in particolare gli esempi di quattro corrispondenti che recentemente sono stati rimossi dai loro posti in Israele: Suzanne Goldenberg (UK Guardian), Lee Hockstader (Washington Post), Sandro Contenta (Toronto Star), e Gillian Findlay (ABC). Seaman ha detto: "Le redazioni hanno compreso il messaggio e hanno sostituito il loro personale". I quattro organi d'informazione hanno negato che questi cambiamenti erano collegati alla pressione del GPO. Il giornale Ha'aretz riferisce che Andrew Steele, direttore dell'ufficio della BBC a Gerusalemme, ha replicato domandando alla BBC di Londra di boicottare l'ufficio del Primo Ministro Ariel Sharon. Steele avrebbe deciso di non richiedere più i commenti o le reazioni della cerchia di Sharon a causa, secondo lui, del rifiuto del governo di dare credenziali di stampa a dei palestinesi impiegati dalla BBC. Per mettere in prospettiva le cose, i lettori si ricorderanno le parole di Fayad Abu Ahamala, corrispondente della BBC a Gaza negli ultimi 10 anni: "Giornalisti e organi internazionali di notizie svolgono questa campagna fianco a fianco con il popolo palestinese". Seaman sostiene che i palestinesi che lavorano nell'informazione seguono un corso sulla manipolazione dei media all'Universita di Bir Zeit e esercitano un controllo sul flusso delle informazioni. "I palestinesi - dice - fanno capire ai giornalisti stranieri: se voi non lavorate per il nostro popolo noi romperemo i contatti con voi, non avrete accesso alle nostre fonti d'informazione e non avrete interviste". Seaman porta altri esempi di manipolazione da parte dei palestinesi: "L'esercito annuncia che sta per demolire una casa vuota, ma poco dopo si vede l'immagine di un ragazzo che piange sulle rovine. C'è anche una causa economica per tutto questo. I fotografi palestinesi ricevono dalle agenzie straniere 300 dollari per ogni buona foto; ed è per questo che creano deliberatamente delle provocazioni con i soldati. Hanno abbassato la fotografia al livello della prostituzione". Seaman afferma ancora: "Oggi sappiamo che l'affare Mohamed al-Dura è stato montato in anticipo dall'Autorità Palestinese, in accordo con i fotografi palestinesi che lavorano per le agenzie straniere". Secondo Seamaan i giornalisti stranieri avevano molta più libertà |
di lavorare nei territori prima di Oslo. "A partire dal momento in cui è arrivato Arafat", ha detto Seaman a Kol Ha'Ir, "la loro dipendenza dal personale palestinese dei media è aumentata. E più Arafat stringeva la presa, più il momento del conflitto si avvicinava, e più il controllo palestinese sulla stampa straniera si rafforzava". Seaman ha aggiunto: "Agli ordini diretti dell'Autorità Palestinese, gli uffici delle agenzie straniere a Gerusalemme sono obbligate ad assumere direttori e produttori palestinesi. Queste persone decidono quello che deve essere diffuso. I giornalisti certamente smentiranno, ma questa è la realtà". (HonestReporting, 19.12.02) IL PERICOLO IRACHENO Il Primo Ministro Sharon: "Bisogna dire la verità ai cittadini: il pericolo esiste". Il Primo Ministro Sharon, il Ministro della Difesa Mofaz e il Capo di Stato Maggiore Yaalon hanno fatto visita il 23 dicembre all'Accademia di Soccorso e Salvataggio del Comando del Fronte Interno ed hanno ascoltato una panoramica comprensiva del gen. Yosef Mishlav. Hanno anche presenziato a delle esercitazioni di soccorso, in cui sono state presentate delle nuove tecnologie, in gran parte sviluppate in Israele, fra cui uno strumento manuale per il rilevamento e l'identificazione di sostanze chimiche ed una speciale maschera antigas a cappuccio, provvista di due mantici a pila, che permette una maggiore compressione dell'aria ed è destinata ai portatori di handicap, compresi gli autistici Al termine della visita, il Primo Ministro Sharon ha dichiarato: "Non bisogna ignorare il pericolo iracheno. Noi siamo pronti, ma bisogna dire la verità ai cittadini: il pericolo esiste. Malgrado ciò, i cittadini non hanno di che preoccuparsi. Abbiamo un alto livello di cooperazione con gli Stati Uniti ed un avanzato sistema di difesa anti-missile, che in passato non avevamo. I cittadini israeliani hanno su chi contare". Contemporaneamente, il Ministero della Pubblica Istruzione e il Comando del Fronte Interno hanno pubblicato un manuale speciale, per insegnare ai bambini ad affrontare i pericoli e le paure. Per quanto riguarda lo stato dei rifugi anti-aerei, è stato riferito che vi è carenza di rifugi adatti nelle scuole ed in molte abitazioni, o che i rifugi esistenti non sono agibili ed è necessaria un'opera di ristrutturazione rapida e generale I due maggiori giornali, Yediot Aharonot e Ma'ariv, hanno pubblicato il 24 dicembre intere pagine di istruzioni ai cittadini, su come mettere in funzione le attrezzature di emergenza in loro possesso e come comportarsi in caso di attacco ad Israele. Intervista esclusiva con Shimon Romach, comandante dei servizi anti-incendio e soccorso di Israele. I vigili del fuoco in Israele sono circa 1.700, sparsi in 76 stazioni in tutto il paese. Sono di tutte le estrazioni sociali e in gran maggioranza hanno figli propri, ma non esitano a mettere in pericolo la loro vita per salvare quella di altri bambini. In caso di offensiva irachena, convenzionale, chimica o biologica, essi saranno i primi sul fronte. Sono gli anonimi eroi d'Israele. Sono le forze anti-incendio e soccorso d'Israele "E' quasi certo che gli Stati Uniti attaccheranno in Irak, ed esiste una grande probabilità che l'Irak reagisca, attaccando Israele - ritiene Shimon Romach, il comandante dei servizi anti-incendio e soccorso israeliani l'Irak vuole trascinare Israele in uno scontro militare, per trascinare il mondo arabo in una guerra contro di noi. Il loro [degli iracheni] potenziale militare è molto più limitato di quanto fosse nel 1991, per cui hanno tutto l'interesse a trascinare al loro fianco nella lotta altri paesi arabi. Se potranno arrivarci per mezzo di un'offensiva convenzionale, si accontenteranno di questo. Ma se non ci riusciranno, e si sentiranno con le spalle al muro, sceglieranno sistemi non-convenzionali. Ipotizzando questa situazione, il Comando israeliano del Fronte Interno si prepara al peggio. Per quanto riguarda i servizi anti-incendio e salvataggio, Romach soggiunge: "Se un missile iracheno cadesse su Israele, i servizi anti-incendio e salvataggio saranno i primi a giungere sul posto. Il Comando del Fronte Interno ha bisogno di tempo per organizzarsi, per motivi logistici. Noi siamo sempre i primi a reagire, perchè le nostre stazioni sono sparse in tutto il paese. Se l'offensiva sarà convenzionale, il nostro primo compito sarà di spegnere il fuoco e salvare chiunque sia rimasto intrappolato all'interno di un edificio o sotto le macerie. Tutti i nostri vigili del fuoco sono stati addestrati a questo compito. Nel corso della prima ora che noi chiamiamo 'l'ora d'oro' c'è ancora una possibilità di salvare della gente. Dopo, le probabilità di trovare dei sopravvissuti sono molto poche. Se l'offensiva fosse non-convenzionale, saremmo noi ad entrare, per occuparci da vicino della fonte di pericolo. E' essenziale bloccare i gas velenosi ed impedirne lo spargimento. Spetta a noi identificare la sostanza tossica. Ciascun tipo di gas o sostanza tossica richiede un trattamento differenziato. Noi, che siamo stati addestrati all'identificazione dei veleni, trasmettiamo le informazioni al Comando del Fronte Interno, affinché essi possano arrivare con l'equipaggiamento del caso. Tuttavia, sebbene i servizi di soccorso, che si occupano di attività anti-incendio e salvataggio, mettendo a repentaglio la loro vita, siano indispensabili, essi soffrono di una grave carenza di equipaggiamento, comprese le tute protettive, necessarie in caso di guerra non-convenzionale. Cionostante dice Romach quando vedo la realtà e lo spirito di sacrificio dei miei uomini, sono ottimista e so che ci sono persone di cui ci si può fidare". Fonti estere: l'esercito israeliano prepara un piano d'attacco in Irak" L'esercito israeliano ha approntato una lista di obiettivi in Irak e si sta preparando alla possibilità di ricevere l'ordine di attaccarli, in risposta ad una possibile offensiva irachena contro Israele, nel corso della guerra che si prevede inizierà entro breve tempo. Secondo notizie pubblicate all'estero, il Capo di Stato maggiore ha dato ordine all'esercito di completare entro la fine di dicembre i preparativi di tutte le forze, sia per la difesa del fronte interno, sia in vista di una possibile controffensiva. Il "Dossier Irak" dell'esercito israeliano, nell'ambito del quale sono stati affrettati i preparativi in vista di una possibile offensiva, di fatto esiste da molto tempo, e negli ultimi anni l'esercito, ed in particolare l'aviazione, hanno investito molti sforzi e denaro per ampliare il suo raggio d'azione, in modo da permettergli di operare anche in paesi lontani, come l'Iran e l'Irak Secondo notizie pubblicate all'estero, l'esercito israeliano si è preparato negli ultimi anni sia a dare la caccia alle piattaforme lancia-missili Scud puntate contro Israele, che si trovano nell'Irak occidentale, sia ad attaccare obiettivi nel centro del paese La questione se Israele debba contrattaccare o meno, in caso di offensivairachena, è stata uno dei principali temi di discussione la scorsa settimana, durante la visita negli Stati Uniti del Ministro della Difesa, Shaul Mofaz, nel corso della quale si è incontrato con le personalità principali dell'amministrazione americana. Mofaz ha ribadito che Israele si riserva il diritto di reagire, affermando, tuttavia, che la reazione israeliana "non sarà necessariamente automatica" Secondo un'alta fonte della Difesa [israeliana], la decisione se reagire e quali obiettivi attaccare sarà presa anche in relazione alla gravità del danno prodotto dall'offensiva irachena contro Israele "Lo Stato d'Israele è pronto, oggi più che mai, ad affrontare la minaccia irachena - ha assicurato ieri sera Mofaz, durante la cerimonia di conferimento di borse di studio ai militari congedati siamo preparati e pronti a far fronte ad ogni sviluppo, sia per quanto riguarda la difesa attiva, sia per quella passiva, ma è presto per dire che la guerra è alle porte. In questa fase, siamo al di fuori dell'area di belligeranza". Un alto funzionario americano: "Se Israele venisse attaccata con armi chimiche, gli Stati Uniti reagirebbero con armi atomiche". Se nel corso della guerra in Irak, Israele verrà attaccato con armi non-convenzionali, chimiche o biologiche, gli Stati Uniti lanceranno una controffensiva atomica contro l'Irak. Un alto funzionario della Casa Bianca ha affermato che un'assicurazione in questo senso è stata fatta pervenire al governo israeliano, per evitare che si crei una situazione di controffensiva israeliana in Irak, che potrebbe portare a delle complicazioni per gli Stati Uniti nella guerra contro l'Irak In maniera del tutto fuori dal comune, il Presidente Bush ha ultimamente reso pubblico un avvertimento all'Irak e ad altri paesi, in cui si dice che gli Stati Uniti si riservano il diritto di reagire con il massimo della forza e con tutte le armi a loro disposizione, se gli USA stessi o qualcuno dei suoi alleati venissero attaccati con armi chimiche o biologiche Fino a questo momento, gli americani hanno sempre preferito mantenere un certo grado di nebulosità, circa l'uso delle armi atomiche, perciò tale annuncio viene considerato fuori dal comune. Secondo alcuni commentatori a Washington, l'annuncio è stato fatto, in seguito ad informazioni giunte agli Stati Uniti da parte di servizi di intelligence, riguardanti le intenzioni dell'Irak di fare uso di armi chimiche e biologiche, in caso gli Stati Uniti lanciassero un'offensiva massiccia. Se Saddam si sentisse minacciato, questa sarebbe la sua ultima risorsa. In caso di allarme aereo Entro breve tempo, il Comando del Fronte Interno distribuirà ai cittadini israeliani un opuscolo di istruzioni, contenente spiegazioni particolareggiate sul comportamento da tenersi in caso di attacco L'opuscolo, intitolato "Informazioni per la protezione dei civili", è nelle ultime fasi di preparazione e nei prossimi giorni sarà pronto per la distribuzione. Esso contiene vari scenari possibili di offensiva contro Israele e spiegazioni sui sistemi di protezione ottimali, da applicarsi nelle diverse situazioni L'opuscolo contiene inoltre istruzioni sul comportamento da tenersi in situazioni di emergenza, informazioni sul sistema di sirene di allarme e sulle attività delle unità di soccorso, informazioni sui mezzi di protezione raccomandati e consigli su come si debba preparare i bambini all'emergenza L'opuscolo comprende istruzioni e consigli di vario genere: come scegliere la "stanza sigillata"; che cosa mettere nella stanza sigillata; che cosa si deve fare quando si sente la sirena d'allarme; che cosa si deve fare nella stanza sigillata; che cosa si fa in caso di attacco chimico e che cosa si fa in caso di attacco biologico.
Le video-camere individueranno il punto colpito dai missili Tre video-camere saranno installate sui tetti dei grattacieli nella zona di Tel Aviv, ed avranno il compito di individuare in tempo reale il punto colpito dai missili, nel caso in cui Saddam Hussein decidesse di attaccare Israele L'installazione delle video-camere è parte di un programma di miglioramento della preparazione del Comando del Fronte Interno, ed ogni video-camera sarà collegata con una postazione di controllo. Durante la caduta del missile, la sua traiettoria sarà seguita dalla postazione di controllo, mentre un computer ne elaborerà i dati, stabilendo il punto esatto che sarà colpito dall'ogiva Le informazioni saranno trasmesse alle unità di rilevamento del Comando del Fronte Interno, che si recheranno sul luogo di caduta del missile, per stabilire se si tratti di un'ogiva contenente sostanze chimiche o biologiche. Le informazioni saranno contemporaneamente trasmesse alle unità di soccorso e salvataggio Si deve sottolineare che la rapida identificazione del punto di caduta dell'ogiva - contrariamente alle altre parti del missile che si disintegrano lungo la traiettoria permetterà al Comando del Fronte Interno di liberare quanto prima i civili dalle stanze sigillate e dalla maschere anti-gas, nei posti che non sono stati colpiti. Una nuova iniziativa: carcerati ristruttureranno i rifugi anti-aerei a Beer-Sheva. Decine di rifugi della città sono privi di acqua corrente e di elettricità e sono pieni di ciarpame; carcerati non tossico-dipendenti li prepareranno in vista di una possibile offensiva irachena contro Israele Si è scoperto che decine di rifugi a Beer Sheva non sono pronti per la guerra e soffrono di gravi carenze di manutenzione. La grande maggioranza è priva di acqua corrente o elettricità e sono pieni di ciarpame e di vecchi elettrodomestici in disuso. Si tratta di una trascuratezza che dura da anni. Malgrado i severissimi rapporti del Controllore del Comune, i guasti non sono stati riparati e molti degli abitanti della città non hanno possibilità di accedere a questi rifugi Ultimamente, si sono tenuti alcuni incontri fra alti funzionari del Comune di Beer-Sheva ed alti ufficiali del Comando Sud del Servizio Cercerario, con l'intento di avvicinare il Comune ai detenuti che scontano la pena nel meridione del paese, per aiutarli a risolvere i loro problemi. In una delle commissioni è stato deciso che alcune decine di detenuti, definiti "puliti" dalle droghe, ristruttureranno i rifugi pubblici in cattive condizioni. Si tratta di pulire ed imbiancare i rifugi e di prepararli all'offensiva irachena o a una guerra futura. L'insolito progetto dovrebbe essere realizzato già nei prossimi giorni. Per la prima volta: una soldatessa al comando di una batteria di "patriot". L'aviazione israeliana fa di nuovo storia: un anno dopo che una donna ha completato il corso di pilotaggio, diventando pilota da combattimento, nei giorni scorsi per la prima volta nella storia dell'aviazione militare una donna-ufficiale ha ricevuto il comando di una batteria di missili "Patriot": si tratta del tenente Shimrit Malka, 22 anni, del villaggio di Karkom, in Galilea. Shimrit aveva sempre sognato di diventare pilota da combattimento, ma è soddisfatta anche dell'incarico attuale. L'unità della quale ha avuto il comando è composta da alcune decine di soldati, che in questi giorni si stanno addestrando con lei in vista di una possibile offensiva irachena La storica nomina rende molto fiera l'aviazione militare: "Si tratta di un'ufficiale dotata e con grandi capacità di comando, che conosce perfettamente la materia di combattimento hanno detto ieri alcuni alti ufficiali dell'arma la decisione di metterla al comando di una batteria di 'Patriot', che nelle prossime settimane potrebbe essere chiamata a difendere i cittadini del paese da una possibile offensiva irachena contro Israele, dimostra la grande stima di cui gode tale ufficiale". (Keren Hayesod, 30 dicembre 2002) NON SOLO RUSSI GLI IMMIGRATI IN ISRAELE NEL 2002 Per la prima volta dal 1989 i nuovi immigrati dalla Russia e da altre repubbliche ex-sovietiche non costituiscono la stragrande maggioranza degli immigrati in Israele. Aumentano invece gli immigrati da paesi come Argentina e Francia. E' quanto emerge dai dati diffusi domenica dal Ministero israeliano per l'assorbimento degli immigrati, relativi all'anno che si conclude mertedi'. I dati mostrano che nel complesso l'immigrazione verso Israele e' diminuita, toccando la cifra piu' bassa dal 1989: 34.508 arrivi registrati nel 2002 (13 anni fa erano stati 24.300). La diminuzione e' stata graduale a partire dal 1999. L'anno scorso erano stati registrati 44.630 nuovi immigrati. Secondo stime del Ministero, piu' di un quarto del totale degli immigrati nel 2002 (circa 9.000 persone) e' costituito da non ebrei. Nel 2002, i 18.772 immigrati dall'ex-Unione Sovietica rappresentano il 54,4% del totale, contro il 75,8% del 2001 (33.850 persone). E' la prima volta dal 1989 che gli immigrati dall'ex-Urss rappresentano meno del 70% del totale annuale. Nel frattempo l'immigrazione dall'Argentina e' cresciuta dal 3,2% al 17,3% del totale (5.960 arrivi nel 2002 contro i 1.427 del 2001). Gli immigrati dalla Francia rappresentano quest'anno il 6,7% (2.326 persone) contro il 2,6% dell'anno scorso (1.157 persone). Gli immigrati dagli Stati Uniti, benche' siano aumentati in percentuale (5% nel 2002 contro il 3,4% dell'anno precedente), sono tuttavia diminuiti in cifra assoluta. (israele.net, 29.12.02 - dalla stampa israeliana) INDIRIZZI INTERNET The Friends of Israel Gospel Ministry | ||||