Notizie su Israele 187 - 25 luglio 2003


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Prorompi in grida di gioia, o figlia di Sion! Alza grida d'esultanza, o Israele! Rallègrati ed esulta con tutto il cuore, o figlia di Gerusalemme! Il SIGNORE ha revocato le sue condanne contro di te, ha scacciato il tuo nemico. Il Re d'Israele, il SIGNORE, è in mezzo a te, non dovrai più temere alcun male. Quel giorno si dirà a Gerusalemme: «Non temere, o Sion, le tue mani non si indeboliscano! Il SIGNORE, il tuo Dio, è in mezzo a te, come un potente che salva; egli si rallegrerà con gran gioia per causa tua; si acqueterà nel suo amore, esulterà, per causa tua, con grida di gioia».

(Sofonia 3:14-17)



LANDAU: «LA HUDNA PORTA UNA FELICITA' DI BREVE DURATA»


Il ministro Uzi Landau (Likud) che nel governo precedente ha avuto la carica di Ministro della Sicurezza Pubblica, ha detto che tutto il bene che Israele sta godendo temporaneamente dalla hudna – più turismo, meno problemi di sicurezza, ecc. – è molto temporaneo e pericoloso.
     "Tutto quello che abbiamo fatto contro i terroristi e le loro infrastrutture negli ultimi due anni è di nuovo andato perduto", ha detto Landau. "Stanno preparando 1.000 missili Kassam, stanno costruendo cellule terroristiche e stanno scavando tunnel, e noi non possiamo fare niente per fermarli… Siamo stati risucchiati in questa hudna, e quando andremo dagli americani e diremo loro che l'Autorità Palestinese non ha smantellato le infrastrutture terroristiche, ci diranno di calmarci. Ci diranno che dobbiamo rafforzare Abu Mazen, fare ulteriori concessioni, e prepararci alla fondazione di uno stato palestinese".
     Landau ha detto che Israele deve fare immediatamente delle richieste concrete:
     "Ci devono dire esattamente in quale giorno hanno bandito Hamas, raccolto le armi illegali, ecc. Dobbiamo sapere esattamente quando pensano di operare i necessari cambiamenti nel loro sistema educativo, includendo ad esempio Israele sulle loro cartine geografiche, e via dicendo. Inoltre, l'Autorità Palestinese deve rilasciare una dichiarazione ben chiara – senza la quale Israele dovrà specificare che non procederà ulteriormente nella Road Map – in cui dovrà dichiarare di rinunciare alla richiesta del 'diritto al ritorno' dei profughi arabi del 1948 e dei loro discendenti".
     Un vistoso annuncio apparso sul quotidiano palestinese Al-Ayam offre di aiutare e incoraggiare i residenti palestinesi che hanno proprietà in Israele affinché si preparino a riprenderne possesso. L'avviso, sponsorizzato dall'"Istituto Palestinese per la Supervisione e i Dati", che è un organo dell'Autorità Palestinese, è apparso sul quotidiano di domenica. "Se volete raggiungere un buon risultato [in questa situazione]", afferma l'annuncio, "noi staremo dalla vostra parte e vi aiuteremo con fatti ed immagini". Il simbolo dell'organizzazione sponsorizzatrice è una mappa della "Palestina", senza Israele, circondata da un emblema simile alla bandiera dell'OLP a forma di frecce che avvolgono il paese.

(Arutz Sheva News Service, 21.07.2003)



RIARMO DI HAMAS NELLA STRISCIA DI GAZA


Hamas sta utilizzando la "hudna" (tregua provvisoria) per costruire piu' di mille missili Qassam nello sforzo di arrivare allo scadere dei tre mesi di cessate il fuoco con un alterato equilibrio di forze. Lo ha dichiarato lunedi' un alto ufficiale delle Forze di Difesa israeliane. I militari israeliani temono che, se dovessero riprendere le ostilita', "la prossima fase del conflitto possa essere molto piu' violenta".
     Per lo piu' i materiali per costruire i missili vengono fatti entrare nella striscia di Gaza clandestinamente attraverso innumerevoli tunnel sotterranei che passano sotto la zona di Rafah o altre localita' palestinesi ai confini con l'Egitto. Da qui i componenti vengono poi indirizzati alla parte nord della striscia di Gaza lungo l'asse stradale verso Khan Yunis o la stessa citta' di Gaza (riaperto al traffico palestinese grazie alla Road Map). E' in queste localita' che Hamas lavora a una versione migliorata del Qassam, con una gittata fino a 15-20 km, in grado cioe' di raggiungere facilmente le citta' israeliane di Ashkelon e Netivot.
     "Purtroppo - ha spiegato l'ufficiale - scavano tunnel piu' rapidamente di quanto noi ci mettiamo a fermarli". Gia' ora, grazie all'azione di riarmo intrapresa durante la "hudna", e' probabile che i gruppi piu' estremisti nella striscia di Gaza abbiano raggiunto un potenziale militare maggiore di quello a disposizione dei 15-20.000 uomini delle forze di sicurezza dell'Autorita' Palestinese.
     Decine di kg di esplosivo, centinaia di armi, razzi anti-carro, missili e migliaia di munizioni arrivano alle organizzazioni terroristiche che operano nell'area di Rafah, e che stanno approfittando della calma di queste settimane per riarmarsi. "L'Autorita' Palestinese non fa nulla per fermare questo enorme traffico di armamenti - ha spiegato l'ufficiale - Secondo le nostre stime vi sono in questo momento almeno otto-dieci tunnel in piena attivita'." In base agli impegni presi con l'Autorita' Palestinese nell'ambito della Road Map, Israele in questo periodo non lancia piu' azioni militari nella zona di Rafah per distruggere i tunnel del contrabbando di armi. "Nel corso dell'ultimo anno ne avevamo scoperti e distrutti piu' di 25. Purtroppo ora rischiamo di perdere tutti i risultati che avevamo raggiunto. Persino i palestinesi ammettono che quando eravamo attivi nella zona avevamo interrotto quasi del tutto il flusso di armi illegali". Anche gli egiziani, secondo Israele, non fanno abbastanza in questo senso.
     Nonostante la diminuzione delle violenze, le Forze di Difesa israeliane hanno registrato almeno 85 attacchi armati palestinesi nella sola striscia di Gaza da quando, venti giorni fa, e' stata proclamata la "hudna" (tregua provvisoria) da parte di alcune delle maggiori fazioni armate palestinesi. Sebbene i palestinesi siano riusciti effettivamente a ridurre le violenze ai livelli piu' bassi mai registrati dall'inizio della cosiddetta seconda intifada, tuttavia secondo gli esperti israeliani essi non hanno ancora affrontato "la radice del problema", cioe' il disarmo dei gruppi estremisti. Particolarmente frustrante, per le forze armate israeliane, e' il fatto che spesso passano informazioni ai servizi di sicurezza dell'Autorita' Palestinese sperando che essi agiscano contro i terroristi, ma questo non accade. "Va bene cancellare i graffiti violenti dai muri e rimettere agenti a dirigere il traffico - ha detto l'ufficiale israeliano - Ma il nostro problema non e' il traffico, e' il contrabbando di armi".

(israele.net, 22.07.03 - dal "Jerusalem Post")

    

LE ARDITEZZE LOGICHE DEL PROCESSO DI PACE


La hudna è una trappola pericolosa

di Elie Kling

     Ma dove è finita la famosa logica osservata e verificata da secoli di studi talmudici?
     I capi militari d'Israele l'avevano dunque previsto e avevano avvertito tutti quelli che volevano capire: la hudna è una trappola pericolosa, da cui Israele non può che uscire perdente. Per rafforzare Abu Mazen di fronte a Hamas e Jihad, Israele deve aiutarlo a dimostrare che è capace di ottenere dei risultati che piaceranno all'opinione pubblica palestinese, alla cima dei quali bisogna naturalmente mettere la liberazione dei terroristi palestinesi. Ma attenzione, non dei terroristi qualsiasi! In effetti, i primi assassini liberati da Israele non erano membri di Hamas. Risultato: invece di guadagnare punti, Abu Mazen ha visto crollare la sua quota di popolarità, perché la strada palestinese gli rimprovera di lavorare soltanto per gli uomini del suo proprio partito, lasciando gli Hamasnikim e i Djiaïsdim a marcire in prigione.
     Dunque, ci dicono, per rafforzare Abu Mazen bisogna liberare degli uomini di Hamas e Jihad. Solo un Abu Mazen forte sarà in grado di opporsi efficacemente alle organizzazioni terroristiche islamiche, di imporre loro il cessate-il-fuoco, e di arrestare i capi di Jihad e di Hamas, proprio quelli che Israele fra poco libererà...!!! Se la vostra logica ha potuto tenere il colpo fino qui, andiamo un po' più avanti: ufficialmente Israele impone il disarmo di Hamas e Jihad come condizione irrinunciabile per la prosecuzione del processo. Ora, una prossima liberazione dei loro terroristi certamente non può che consolidarli. Si chiede dunque ai palestinesi di indebolire quelli che noi abbiamo rafforzati!
     Domenica scorsa il governo si è pronunciato su una prossima liberazione dei terroristi in questione. Alle 10.10 la proposta del Primo Ministro di ratificare la liberazione dei terroristi va in votazione. I contrari hanno un argomento di peso! La liberazione dei terroristi non fa nemmeno parte della Road Map! Perché dunque concedere generosamente quello che nemmeno ci si è impegnati a dare? I risultati del voto: dieci ministri a favore, dieci contrari, due astensioni. La proposta di Sharon non ottiene la maggioranza e quindi viene respinta.
     E' Tommy Lapid che trova la formula miracolosa, aggiungendo la piccola frase: «La liberazione dei prigionieri palestinesi dipenderà dal rispetto palestinese degli impegni che hanno preso firmando la Road Map». Questa frase ha permesso di rovesciare la tendenza, e alle 12.30 si vota di nuovo: questa volta la risoluzione di Sharon passa con 13 voti contro 9: i terroristi saranno presto liberati. Grazie a nome loro.
     Se questa famosa liberazione che viola tutti i principi del diritto, della giustizia e dell'equità non è menzionata nella Road Map, perché Sharon l'ha adottata? Buona risposta: a causa delle pesantissime pressioni americane e egiziane. Propongo dunque agli egiziani e agli americani di dare il buon esempio, e al governo israeliano di annunciare che comincerà a liberare i terroristi solo quando Bush libererà Pollard, colpevole non di aver assassinato degli innocenti, ma di aver contribuito a salvare delle vite umane consegnando delle informazioni, e quando Mubarak libererà l'arabo israeliano Azam, accusa di aver servito gli interessi israeliani in terra d'Egitto. All'indomani della liberazione di questi due uomini, Israele sarà pronto a prendere in considerazione la liberazione di qualche palestinese, ma non un giorno prima.
     Poiché è da prevedere che gli americani e gli egiziani rispettino una certa logica politica, una parvenza di coerenza, anche se questa, nel caso che ci riguarda, è ingiusta e scandalosa, Azam e Pollard resteranno in prigione e, senza voler fare dei paragoni, anche i terroristi palestinesi. Ah, toh! Adesso mi ricordo che quest'idea era già stata avanzata dal deputato druso del Likud. Sembra proprio che dopo qualche settimana, è più facile mantenere la ragione se non si è ebreo. Non è una condizione sufficiente, ma sembra che aiuti...
     Fermatemi se dico delle sciocchezze.

(Arouts 7, 14.07.2003)



UN MODELLO DI PACE ALTERNATIVO ALLA ROAD MAP


Il modello "Mall" per la pace in Medio Oriente

di Naomi Ragen

L'altro giorno ho ricevuto un'e-mail da un bel tipo che era molto arrabbiato. "Secondo voi, non ci sarà mai pace fra gli israeliani e i palestinesi", tuonava.
     Non è così, caro signore. Infatti, se lei vivesse a Gerusalemme come me, circondato da arabi musulmani – saprebbe che in molti posti, noi abbiamo già la pace.
     Basta solo recarsi nel grande centro commerciale di Gerusalemme, aperto notte e giorno, il "Mall" - una struttura a tre piani che ospita ristoranti (tutti kasher), cinema e centinaia di negozi di ogni tipo (non devo spiegarglielo, vero? è solo un centro commerciale). La differenza qui è che si trovano, seduti attorno alle fontane adiacenti il Pizza Hut, famiglie arabe con bimbi in carrozzina che mangiano pizza accanto a famiglie ebree provenienti da quartieri della Giudea e della Samaria. Le guardi: si godono l'aria condizionata e fanno mangiare allegramente coppette di gelato ai loro piccoli, nella serata estiva.
     Tutto questo senza la Road Map. Senza la scarcerazione dei terroristi. Senza uno stato palestinese. Senza il permesso di Yasser Arafat. O di Sharon. O di George Bush.
     Ora, quale lezione può impartirci il centro commerciale di Gerusalemme su come raggiungere veramente la pace in Medio Oriente? Glielo dico io.
     Si può entrare nel centro commerciale solo se si è sprovvisti di armi. Il motivo per cui ebrei ed arabi riescono a sedersi l'uno accanto all'altro, godendosi la vita e la compagnia altrui, è che chiunque vuole entrare nel centro commerciale viene controllato accuratamente per vedere se possiede armi, prima di poter entrare. E questo è giusto. Vengono controllate le macchine, compreso il bagagliaio e i sedili sul retro. Alle persone vengono controllate le borse. Vengono ricercate.
     Sbarazzatevi dei terroristi. Sbarazzatevi delle armi illegali. Chiudete i tunnel che portano le armi dall'Egitto a Gaza. Deportate gli arciterroristi come Arafat. Tenete sotto chiave tutti i terroristi e distruggete Hamas, la Jihad Islamica e la Fatah, fino all'ultimo edificio e all'ultimo uomo. E allora non solo avrete la pace, ma avrete anche arabi ed ebrei che si siedono l'uno accanto all'altro, insieme alle loro famiglie, in una tiepida sera d'estate, cercando di vivere tranquillamente la loro vita e di risolvere le loro divergenze.

(newsletter di Naomi Ragen, 21.08.2003)



ARAFAT: «UN GRAVE CRIMINE LE VISITE DI EBREI AL MONTE DEL TEMPIO»


Il presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat ha definito un "grave crimine" il fatto che ad ebrei sia consentito visitare il Monte del Tempio, a Gerusalemme. E' la seconda volta nelle ultime due settimane che Arafat condanna le visite di ebrei alla spianata sovrastante il Muro Occidentale (detto del Pianto) dove nell'antichita' sorgeva il Tempio ebraico e dove ora sorgono, fra l'altro, la moschea di Al-Aqsa e la cupola della Roccia.
     Da circa due mesi le visite di turisti non-musulmani al luogo santo sono riprese, in misura ridotta e in modo coordinato con la polizia municipale, dopo che erano state vietate per piu' di due anni e mezzo a causa delle minacce di reazioni violente da parte palestinese: si trattava di fatto dell'unico vero caso di inaccessibilita' di un luogo santo in tutto Israele.
     Parlando davanti a un gruppo di bambini palestinesi giunti a fargli visita a Ramallah da un campo estivo presso Gerusalemme, Arafat ha detto: "Si tratta di un grave crimine che non puo' essere ignorato".
     Arafat pare sia particolarmente adirato con alcuni capi del Waqf (custodia della proprieta' religiosa islamica) di Gerusalemme che sono stati informati in anticipo da Israele della decisione di riprendere gradualmente le visite di non-musulmani al Monte del Tempio. Le autorita' del Waqf, che si sono divise sulla posizione da prendere circa la questione, descrivono solitamente le visite di turisti ebrei alla spianata del Tempio come il "tentativo da parte di estremisti ebrei di assaltare la sacra moschea di Al-Aqsa". Martedi' il direttore della moschea Mohammed Hussein ha definito la visita di un gruppo di ebrei, e il sospetto che alcuni di essi abbiano persino recitato alcune preghiere, "una grave provocazione contro i sentimenti dei musulmani", aggiungendo che le "autorita' d'occupazione porteranno tutta la responsabilita' per qualunque sviluppo che possa derivarne. Abbiamo avvertito in passato la polizia israeliana contro la decisione unilaterale di permettere queste visite".
     L'agenzia palestinese Wafa ha diffuso la falsa notizia che alcuni dei "coloni ebrei" che martedi' hanno "dato l'assalto alla moschea" avevano con se' mappe e strumenti di misurazione, lasciando intendere che la loro intenzione fosse quella di abbattere le moschee per costruire una sinagoga: un'accusa che gia' in passato ha contribuito a incendiare gli animi di folle palestinesi, provocando incidenti anche molto gravi.
     Secondo il suo consigliere Nabil Abu Rudeineh, Arafat ha convocato a Ramallah membri del corpo diplomatico presenti a Gerusalemme per informarli della gravita' della situazione, chiedendo loro di intervenire per "contenere le conseguenze di questo crimine e impedire che esso abbia a ripetersi", avvertendoli che la cosa "potrebbe far esplodere di nuovo la situazione".
     Ai bambini palestinesi del campo estivo della scuola di San Giorgio Arafat ha anche ripetuto il suo consueto invito a seguire l'esempio di Fares Odeh, un tredicenne palestinese di Gaza che venne fotografato con una pietra in mano davanti a un carro armato alcuni giorni prima di rimanere ucciso in uno scontro a fuoco fra miliziani palestinesi e soldati israeliani. Da allora Odeh e' assurto a simbolo della volonta' di "martirio" dei piccoli "balilla" palestinesi. "Io vi dico - ha affermato Arafat ai bambini palestinesi - che noi marceremo insieme verso Gerusalemme e che voi rappresentate la forte volonta' e la determinazione del nostro popolo".

(israele.net, 22.07.03 - dalla stampa israeliana)
    


HAMAS E JIHAD: ELIMINAZIONI MIRATE ANCHE AL LORO INTERNO

 
Hamas e Jihad si uccidono tra loro

di Dimitri Buffa

Omicidi mirati. Con questa formula si intendono le uccisioni preventive che usa l'esercito israeliano per disfarsi di aspiranti kamikaze e, soprattutto di chi li manda e li organizza. Quello che invece pochi sanno, anche perché i media europei si guardano bene dal riportarlo, è che questi omicidi esistono anche tra membri di diverse formazioni terroristiche palestinesi, che, lungi dall'essere unite nella comune lotta, spesso sono divise fra loro, e anche al loro interno, in faide sanguinose. Che comportano
    
La fine riservata in Palestina a chi è accusato di collaborare con Israele
eliminazioni mirate. Non con missili sparati da elicotteri, ma con macchine fatte saltare in aria o con colpi di pistola alla nuca.
     Lo stile è quello della Chicago anni '30, con militanti della jihad e di hamas gli uni contro gli altri, al posto degli uomini di Al Capone, Dillinger o Bugsy Siegel. Lottano per il predominio sul territorio, per l'imposizione del pizzo ai commercianti cristiani e musulmani (questi ultimi si consolano chiamandolo "zakat", cioè quella carità che è uno degli obblighi imposti dal Corano), insomma per motivi di concorrenza terroristica.
     Come e peggio delle bande mafiose. Un solo dato: quest'anno di omicidi di questo tipo ne sarebbero avvenuti oltre duecento, che si aggiungono a coloro che invece vengono tolti di mezzo (altri 700 circa) con l'accusa di essere stati collaborazionisti di Israele. I nomi degli uccisi in queste faide difficilmente assurgono a notorietà internazionale, tranne quando il commando che li uccide non la fa veramente grossa.

prosegue ->
E' stato il caso dell'esecuzione in piazza a Tulkarem lo scorso ferragosto 2002 di una povera madre di sette figli, Ikhlas Khouli, 35 anni. Pare che il marito fosse un boss che aveva fatto uno sgarro a qualcuno, però l'omicidio è stato giustificato con una mai avvenuta collaborazione di questa donna con gli israeliani. Pochi giorni dopo veniva giustiziato nella piazza principale di Tulkarem con tre colpi alla testa uno studente di 18 anni, Rajad Ibrahim, mentre a ottobre un singolo colpo di pistola mandava nel paradiso di Allah su un marciapiede di Nablus Haifa Sultan, di 39 anni.
     Queste notizie vengono monitorate dal Centro israeliano per i diritti civili, Shurat Ha Din, che ha anche segnalato un ennesimo caso avvenuto lo scorso 7 luglio a Ramallah : un uomo, Qaad Abu Shalbayah, arrestato con l'accusa di collaborare con le forze armate israeliane, è stato ucciso da sicari a volto scoperto mentre la polizia faceva finta di portarlo all'aula del processo.
     In tutto ciò la fazione di Arafat spesso funge da mediatrice a favore dell'uno o dell'altro. Con il rais che ormai è diventato una sorta di don Vito Corleone dei memorabili film di Coppola.

(Libero, 18 luglio 2003 - ripreso da Informazione Corretta)



UN NUOVO DISCORSO DI BIN LADEN


Recentemente, diversi forum islamici su internet hanno pubblicato un nuovo discorso del leader di Al-Qa'ida, Osama bin Laden. Nel discorso, che dura circa 90 minuti, bin Laden prende spunto dai religiosi sauditi riguardo al significato della Jihad. Seguono passaggi del discorso:(1)


Senza Hijra e Jihad, nessuno stato islamico sorgerà

"...Dalla caduta dello stato del Califfato Islamico, sono sorti regimi che non governano secondo il Corano. A dire il vero, questi regimi stanno combattendo la legge di Allah. Nonostante la proliferazione di università, scuole, libri, predicatori, imam, moschee e [persone che recitano] il Corano, l'Islam è in calo, sfortunatamente, perché la gente non sta seguendo il cammino di Maometto…"

"Per stabilire lo stato islamico e diffondere la religione, ci devono essere [cinque condizioni], un gruppo, l'ascolto, l'obbedienza, la Hijra (2) e la Jihad. Quelli che vogliono elevare l'Islam senza la Hijra e senza i sacrifici della Jihad per il bene di Allah non hanno compreso il cammino di Maometto…"


I paesi islamici sono responsabili per la caduta dei talebani

"Ci troviamo in una situazione in cui non abbiamo più un paese in cui praticare la Hijra. C'è stata l'opportunità [di creare un simile paese] - una rara opportunità. Dalla caduta del Califfato, i crociati hanno fatto in modo da non permettere all'Islam di fondare uno stato. Allah decise che in Afghanistan vi fossero eventi tali da portare l'URSS ad attaccare [l'Afghanistan]. I crociati abbandonarono il loro proposito [di impedire la fondazione di uno stato islamico] a causa del loro timore dell'URSS. Non avevano altra scelta se non quella di respingere l'URSS con qualsiasi mezzo, anche attraverso i mujahideen, i fondamentalisti, e i giovani guerrieri della Jihad islamica."

"Così i cancelli si sono aperti. Ma sfortunatamente, un decennio dopo, la nazione [islamica] – in particolare religiosi, predicatori e università islamiche - non hanno fatto il proprio dovere. Oltre ai fondi donati da alcuni mercanti, per sostenere i musulmani e i mujahideen nella terra della Jihad, è arrivato uno sparuto gruppo di giovani della nazione [islamica]; questi non erano sufficienti a fondare un paese forte e privo di alleanze geografiche e tribali. I nostri fratelli afghani si sono trovati in una situazione unica; uno stato islamico avrebbe facilmente potuto essere creato secondo i criteri islamici e non nazionali o geografici. Ma sfortunatamente… questa opportunità è andata persa e il popolo non ne ha tratto vantaggio. Dico questo per sottolineare che non è cosa facile e che le condizioni ora sono diventate [ancora più] difficili."

"Poi, Allah ha reso possibile la fondazione dello stato talebano. I talebani hanno fondato [lo stato] e hanno risolto il conflitto fra gli afghani. Sono rimasti [al potere] per sei anni circa. Ma la gente è rimasta schiava delle proprie fissazioni e si è fatta influenzare dai media mondiali, che hanno lanciato un furioso attacco contro i talebani e hanno danneggiato la loro reputazione…"

"L'Afghanistan si trova [solo] a poche ore dalla Penisola Araba o da qualsiasi paese del mondo islamico… Ma lo stato talebano è scomparso e loro non hanno alzato un dito. Sono convinto che, grazie ad Allah, questa nazione ha forze sufficienti per fondare lo stato e il califfato islamico, ma dobbiamo ricordare a queste forze che si tratta del loro dovere. Al tempo stesso, dobbiamo dire agli altri poteri, che [stanno] limitando queste forze, che peccano quando limitano queste forze…"


Il comandamento della Jihad contro gli altri comandamenti

"Ci sono persone che dicono, e non è un segreto, che la Jihad non richiede la [partecipazione] dell'intera nazione; le parole sono vere, ma l' intento non lo è. E' vero che la Jihad non può oggi comprendere l'intera nazione e che la cacciata del nemico aggressivo viene portata avanti da una piccola parte di questa nazione, ma la Jihad continua a essere un comandamento che incombe su ogni musulmano. Ma loro [il clero identificato con il regime] non sono d'accordo con noi [su] questa regola e dicono: 'Anche se ne avessimo mandati qualche migliaio, non sareste lo stesso riusciti a prenderli. Non è logico per noi abbandonare gli altri fronti e andare, tutti quanti, a intraprendere la Jihad…"

"Se la Jihad diventa un comandamento incombente su ogni musulmano, [la Jihad] sale in cima alle priorità e non c'è dubbio su questo, come disse lo Sceicco Al-Islam [Ibn Taymiya]: "A parte la fede stessa, non c'è dovere maggiore di scacciare il nemico aggressivo, che contamina la religione e il mondo -."

"Non è il caso di affermare che, se tutti andassero alla Jihad, non sarebbe possibile accoglierli tutti. Questa [affermazione] è frutto di un abnorme difetto nella legge islamica e dell'abnorme sottomissione ai [concetti di] questo mondo. Quando il numero dei [mujahideen] sarà sufficiente a scacciare il nemico aggressivo, la Jihad verrà automaticamente trasformata da un comandamento incombente personalmente su ogni musulmano ad un comandamento incombente su tutti i musulmani come collettività… Chi sostiene che la Jihad è uno straordinario rituale, ma che ce ne sono altri [importanti], non comprende i sentieri di Maometto…"


Clero che si astiene dall'incitare alla Jihad

"Sfortunatamente, i giovani capaci di sacrificare [se stessi] per la religione soffrono ubbidendo e ascoltando i religiosi islamici che si astengono [dal compiere il comandamento della Jihad], anche se non dovrebbero ascoltarli o seguirli. Di conseguenza, le forze [che obbediscono a questi religiosi] rimangono paralizzate; [i religiosi] le distolgono dal realizzare il comandamento che incombe su di loro personalmente e li spingono verso i comandamenti che incombono sulla collettività, come lo studio. [Anche] se tutti diventassero parte del clero, non ci sarebbe un risveglio religioso che non includa [le cinque condizioni di] gruppo, ascolto, obbedienza, Hijra e Jihad…"

"Un grande male si sta diffondendo attraverso il mondo islamico: gli imam che attirano la gente all'inferno sono quelli che appaiono più degli altri al fianco dei governanti della regione, i governanti del mondo arabo e islamico. Attraverso i media e i propri apparati, attraverso la rovina del paese a causa della loro scelta di idee distruttive e leggi create dall'uomo… dal mattino alla sera, chiamano la gente alle porte dell'inferno…"

"L'eresia contro Allah e il Suo Profeta è stata compiuta sotto gli occhi di tutti su giornali, televisione, radio, convegni e nessuno vi si è opposto… In una simile situazione, solo un comandamento ha precedenza su tutti gli altri, a parte la fede stessa… Questo dovere immenso [la Jihad]… non ha un suo posto oggi fra i religiosi che non ne parlano. Tutti loro, a parte quelli di cui Allah ha avuto pietà, sono impegnati a distribuire lodi e parole di gloria ai dispotici imam [i governanti arabi] che non credono in Allah e il Suo Profeta. Mandano telegrammi lodando questi governanti che non credono in Allah e il Suo Profeta. I loro giornali e media diffondono eresie contro Allah e il Suo Profeta. Altri telegrammi vengono mandati dai governanti a questi religiosi, lodandoli per aver ingannato la nazione."

"La nazione non è mai stata colpita da una catastrofe simile a quella che la danneggia oggi. Nel passato, c'era l'imperfezione, ma era limitata. Oggi, l'imperfezione tocca tutti a causa della rivoluzione delle comunicazioni e dei media che entrano in ogni casa. Nessuna casa, [in] città o [nel] deserto, viene risparmiata da questa Fitna [lotta interna]. Nessuno verrà risparmiato…"


I membri del clero sono impiegati pubblici

"I religiosi sono prigionieri e ostaggi dei tiranni. Alcuni di loro mi hanno detto: 'Non possiamo dire la verità [perché siamo impiegati pubblici]…' I giovani devono capire la natura del legame ai nostri giorni tra impiegati pubblici e governanti. Un impiegato pubblico è un impiegato pubblico… È sorprendente che alcuni di loro si oppongano al collegamento che facciamo tra loro e il governante tirannico, quando questo è ciò che accade…"

"Il vero ruolo di alcuni funzionari pubblici è portare falsa testimonianza. Il ruolo del ministro dell'informazione, ad esempio, è portare falsa testimonianza. Lui e il suo apparato ingannano il pubblico ogni giorno e descrivono il paese come il miglior paese e il governante come un ineguagliabile genio. Allo stesso modo, il ministro della difesa inganna la gente e porta falsa testimonianza, dicendo che la nostra situazione è buona e che le nostre forze armate sono buone, mentre siamo stati sotto occupazione per più di un decennio. Il mondo intero sa che siamo sotto occupazione e che gli aerei americani decollano quando vogliono, senza preavviso, notte o giorno, e poi il ministro della difesa viene da noi e dice: 'Siamo indipendenti e nessuno usa la nostra terra senza la nostra approvazione.' Questa è falsa testimonianza. Dio sia lodato, il popolo sa che sono impiegati pubblici. Eppure il pericolo non viene dal ministro degli Interni e dai suoi subordinati, perché non importa quello che fanno, sono incapaci di fuorviare chicchessia, il popolo sa che stanno mentendo e li prende in giro."

"Il vero pericolo è quando la falsità viene dagli imam che portano falsa testimonianza mattina e sera e fuorviano la nazione. Tanto più quando la falsa testimonianza viene dalla casa di Al-Haram [la moschea della Mecca] e dalla Ka'ba [la pietra nera sacra alla Mecca]…"

"Portare falsa testimonianza è uno dei più grandi peccati sulla terra e ancora di più quando porti falsa testimonianza nella casa di Al-Haram ogni venerdì e in ogni occasione al fine di portare fuori strada un'intera nazione per una manciata di denari… Quanto è grande il peccato di chi fa questo. Sono impiegati pubblici ai quali nessuna persona ragionevole dovrebbe rivolgersi per questioni religiose. Il meno che si possa dire di loro, come affermò lo sceicco Muhammad bin Abd Al-Wahhab, il meno che si possa dire sui religiosi che difendono i loro tiranni, è che sono corrotti. Il popolo deve boicottarli e bandirli…"


L'Islam cessa di esistere quando il governante è un infedele

"[Sbagliano] coloro che vogliono dire alla gente che la religione esiste, anche se l'imam [il governante] cento anni fa non credeva in Allah e nel Suo Profeta, da allora è cresciuto con la forza inglese, il supporto inglese, le armi inglesi e l'oro inglese [cioè la famiglia di Hussein bin Ali, che durante la prima guerra mondiale ha cospirato contro il califfato ottomano con gli inglesi]… È inconcepibile che ci sia fede e che la religione continui a governare, se l'imam è un infedele. Questo deve essere chiaro. Se l'imam è un infedele… L'Islam cessa di esistere e ci deve essere un atto che metta in luce un imam [credente]…"

I governanti della regione ci ingannano e sostengono gli infedeli, e poi sostengono di essere ancora fedeli all'Islam. Quello che aumenta questo inganno è la costituzione di organismi per condurre il popolo fuori strada. La gente potrebbe chiedersi come mai organismi impegnati nello [studio] di leggi islamiche e giurisprudenza abbiano questo ruolo, se intenzionalmente o involontariamente. Lo scopo del regime nel mettere alcuni religiosi [infedeli] alla televisione satellitare e alle stazioni radio ad emanare fatwa per il popolo non è [diffondere la conoscenza della legge islamica] - se si trattasse di questo, il regime metterebbe i religiosi credenti alle televisioni satellitari e alla radio; l'obiettivo di queste autorità [nel mettere i religiosi infedeli alla televisione e alla radio] è di [usarli] quando è necessario."

"Ad esempio, quando il regime ha deciso di portare le forze crociate americane nella terra dei due luoghi sacri [cioè l'Arabia Saudita] e i giovani si sono infuriati, questi organismi [i religiosi infedeli]… hanno emanato fatwa e hanno lodato il comportamento dei governanti, che hanno chiamato Wali Amr [uomini d'autorità, rifacendosi al comandamento del Corano per cui i credenti devono obbedire agli uomini d'autorità], mentre in realtà non era davvero un Wali Amr fra i musulmani. Dobbiamo fare attenzione a questo."

"La gente potrebbe domandarsi e chiedere come è possibile che lo sceicco 'Tal dei Tali' o 'Anonimo' che è un anziano sceicco rispettato con una grande conoscenza della religione, possa vendere la propria religione per una modesta somma di questo mondo. Dico che nessun uomo è protetto dall'errore. Se esaminiamo la storia del mondo islamico nei secoli passati, troveremo che questi casi sono ricorrenti… Molti religiosi hanno ingannato [la gente] a causa di minacce di percosse, incarcerazione o forse addirittura la morte [dai regimi]; solo alcuni hanno resistito e uno di questi, come sapete, è l'Imam Ahmad ibn Hanbal…"

"Il regime assegna somme enormi a questi organismi [cioè i religiosi infedeli] il cui ruolo è garantire la legittimità del regime… Immaginate! Gli uffici dell'Autorità Religiosa [in Arabia Saudita] sono adiacenti al palazzo reale, e il palazzo dell'Autorità della Fatwa di Al-Azhar è adiacente al Palazzo della Repubblica di Hosni Mubarak… In una situazione simile [quando perfino i palazzi sono collegati], è ragionevole chiedere ad un impiegato pubblico, che riceve il suo salario dal re? Qual è la regola riguardante il re, e il re dovrebbe essere considerato come un sostenitore degli infedeli?…"

"Gli impiegati pubblici si mettono la tonaca e si prendono grandi titoli, ma di fatto sono impiegati pubblici… Abbiamo imparato dai loro libri, dove c'è scritto che uno dei dieci atti che contraddicono l'Islam è sostenere gli infedeli. In forum chiusi, parlano a noi onestamente, ma [in pubblico] hanno paura e danno [altre interpretazioni]."

"Lo spirito del martirio è la nostra forza e la nostra arma per il bene della sopravvivenza della nostra religione e per la resistenza ad ogni tentativo interno o straniero di distorcere la nostra religione."

"La Jihad è il modo di raggiungere la verità e di distruggere la falsità… Quindi i giovani… che amano la religione e sacrificano [se stessi] per Allah non devono prestare attenzione a questi impiegati pubblici e a chi si astiene [dall'intraprendere la Jihad]… Come risultato della rivoluzione delle comunicazioni e dell'enorme progresso nella comunicazione… i giovani sentono fin dalla tenera età che lo sceicco 'Tal dei Tali' ha inviato un telegramma al re e che il re gli ha mandato un telegramma in risposta, e che quello sceicco ogni lunedì appare al fianco del re, e così via… Il pubblico viene fuorviato e dice: 'Se quel re non fosse buono, lo sceicco 'Tal dei Tali' non andrebbe a fargli visita.' Non tengono conto del fatto che chiunque vada a visitare il re è un impiegato pubblico nell'Ufficio Reale del Ministero degli Interni [e non un religioso indipendente e fedele]…"

"Non c'è niente delle leggi religiose di Maometto nelle leggi religiose del clero governativo e dei sultani, ed essi non capiscono la natura del sentiero di Allah. Dobbiamo essere consapevoli del fatto che aderire alla religione ci richiede di mostrare ostilità verso le persone false…"

"I religiosi fedeli possiedono caratteristiche descritte nel libro di Allah... Le più importanti caratteristiche sono la fede e la Jihad per il bene di Allah… Coloro che compiono la Hijra e coloro che sostengono Allah e il Suo Profeta ed intraprendono la Jihad per il bene di Allah, sono i fedeli… Al contrario, gli altri religiosi [e quelli che] guardano [e rimangono in silenzio quando] i governanti sostengono gli infedeli e [non] governano secondo quel che è stato mandato da Allah, che lodano i tiranni ed ignorano le torri con le banche vicino alla moschea di Al-Haram, che fanno pagare interessi [che è proibito dall'Islam]…Nessun religioso fedele può sostenere che l'interesse non sia un grave peccato…"

"Un elemento fondamentale e realistico è che la terra [dei luoghi sacri, cioè l'Arabia Saudita] è occupata - e se è occupata [dai militari statunitensi], il più importante comandamento dopo la fede stessa è scacciare il nemico aggressivo. Le loro [i governanti dell'Arabia Saudita] dichiarazioni dimostrano la loro situazione. In un'intervista con alcune agenzie di stampa mondiali, il Principe [Saudita] Talal bin Abd Al-Aziz ha dichiarato: 'Se dicessimo alle forze americane di andarsene, non lo farebbero.' Questa è franchezza. Inoltre, il ministro degli esteri del Qatar ha affermato: 'Se dicessimo al governo americano e alle forze americane di lasciare il Qatar, saremmo spazzati via dalla mappa.'"

"La terra è occupata nel vero senso della parola. Ma nonostante questo, la gente è impegnata con ogni sorta di [altri] rituali. Dobbiamo concentrarci nell'avviare la Jihad per il bene di Allah, guardandoci da quelli che si astengono [dalla Jihad] e dalla Hijra e dalla Jihad per Allah. Tutti questi sono obbligatori nell'attuale situazione per stabilire la verità e per distruggere la falsità."

Note:
(1) Il discorso è stato pubblicato in tre parti.
(2) Distacco dal mondo dell'eresia per costituire e rafforzare una comunità di credenti al di fuori di esso, nel sentiero del Profeta Maometto.

(Middle East Media Research Institute, 23.07.2003)



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