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Notizie su Israele 235 - 19 aprile 2004

1. Ariel Sharon: «Non rinfodereremo la nostra spada»
2. Due scampati all'Olocausto si ritrovano dopo 67 anni
3. Un antisemitismo per necessità e per natura
4. Continua la collaborazione fra cristiani evangelici ed ebrei
5. «Non siamo mai stati meglio di oggi!»
6. «Lo dica pure Israele!»
7. Musica e immagini
8. Indirizzi internet
Isaia 10:20-22. In quel giorno il residuo d’Israele e gli scampati della casa di Giacobbe smetteranno di appoggiarsi su colui che li colpiva, e si appoggeranno con sincerità sul SIGNORE, sul Santo d’Israele. Un residuo, il residuo di Giacobbe, tornerà al Dio potente. Infatti, anche se il tuo popolo, o Israele, fosse come la sabbia del mare, un residuo soltanto ne tornerà; uno sterminio è decretato, che farà traboccare la giustizia.
1. ARIEL SHARON: «NON RINFODEREREMO LA NOSTRA SPADA»



Il discorso del Primo Ministro Ariel Sharon alla cerimonia di apertura del giorno della memoria.




GERUSALEMME, 18 aprile 2004

Distinti ospiti,

Sessant'anni fa il destino della Germania nazista era segnato. La sua totale sconfitta era alle porte. La salvezza dell'umanità era vicina, come se si fosse all'ultima ora della notte.
    Tuttavia, anche nei suoi ultimi spasimi della morte, mentre i suoi eserciti erano sconfitti e si ritiravano su tutti i fronti, il mostro non voleva lasciare la sua preda. Anche se gettata a terra con gli arti schiacciati, battuta da ogni lato, non perdeva la sua voglia di sangue ebreo. Con le forze che le restavano, fino alla fine, ha cercato di distruggere l'ultimo ebreo. I suoi fronti erano rotti, il suo esercito era respinto, le sue città erano distrutte, tutti i suoi sistemi erano saltati, ma solo un apparato rimaneva intatto, preciso ed efficiente fino alla fine: il meccanismo per distruggere gli ebrei.
    Evidentemente i maledetti nazisti sapevano e avvertivano nella profondità della loro coscienza che attraverso la legge di Dio, l'etica dei Profeti e la Bibbia, il popolo ebraico incorporava la totale, polare e completa opposizione alla razziale e malvagia dottrina del Terzo Reich: i valori ebraici, la visione della pace, la santità dell'uomo per cui è creato ad immagine di Dio. I Dieci Comandamenti costituiscono la pietra angolare della civiltà umana nei suoi valori di libertà, uguaglianza, progresso ed essenza della vita. Sono questi che Hitler e i suoi adoratori volevano rovinare, sradicare, distruggere e annientare, per portare la razza umana a un primordiale stato di oscurità in cui la razza superiore, la loro, dominasse su tutti gli esseri umani.
    I nazisti avevano capito che fino a che esiste un ebreo sulla faccia della terra, fino a che c'è un ebreo che mantiene la sua fede e Gerusalemme come faro, il Reich non avrebbe potuto essere stabile e sarebbe caduto. E in quel periodo, e in quei giorni, come nei tempi antichi, il nazista oppressore ha progettato di distruggere, uccidere e sterminare ogni ebreo, giovani e vecchi, donne e bambini. E così e caduto ed è diventato per sempre un abominio.
    La sconfitta della Germania nazista da parte delle Forze Alleate costituisce la vittoria dello spirito dell'uomo, dello spirito di Sion e di Gerusalemme. Più di ogni altra cosa, la fondazione dello Stato d'Israele simboleggia la vittoria della luce sulle tenebre, la vittoria della giustizia e della speranza. L'esistenza dello Stato d'Israele assicura che i nostri fratelli e le nostre sorelle uccisi nell'Olocausto saranno per sempre ricordati. E' nostro dovere ricordarli e commemorare ciascuno di loro, i loro nomi, le loro fotografie, le storie della loro vita. Dobbiamo usare tutti i mezzi tecnici a nostra disposizione per raggiungere ogni persona nel mondo, piantare le loro immagini nei nostri cuori e nei cuori dei nostri figli e nipoti. Questo è il minimo che possiamo fare per loro.
    "Non sono stato uno dei sei milioni", ha scritto il poeta Yehuda Amichai. "Non ero tra loro, ma il fuoco e il fumo sono rimasti dentro di me, le colonne di fuoco e di fumo illuminano la mia strada notte e giorno..."
    Lo Stato d'Israele non dimenticherà. Noi sappiamo quello che l'odio per Israele ha provocato nel passato. Teniamo gli occhi aperti per scorgere i segnali di inimicizia e ostilità intorno a noi, e abbiamo imparato la lezione. Non permetteremo più agli assassini di oggi e a quelli di domani di colpire il nostro popolo. Chiunque tenterà di fare questo sarà distrutto. Noi cerchiamo la pace: è il nostro desiderio e il nostro sogno, ma non rinfodereremo la nostra spada di difesa.
    Israele chiede al Mondo Libero di essere con noi nella pericolosa lotta per la conservazione della luce e della libertà. Chiediamo ad ogni persona libera di ricordare, e non dimenticare mai.
    
(MFA MAIL, 19 aprile 2004)




2. DUE SCAMPATI ALL’OLOCAUSTO SI RITROVANO DOPO 67 ANNI




Separati in tenera età, Benny e Shoshana
si sono ritrovati in Israele

Tratto da un articolo pubblicato da Yediot Aharonot
    

di Meir Turgeman
     
“Per tutti questi anni, ho creduto che tutta la mia famiglia fosse scomparsa nella Shoah. Sessantasette anni dopo averlo visto per l’ultima volta – ho improvvisamente scoperto di avere un fratello, che vive ad un’ora e mezza di macchina da me. Ho sempre pensato di essere sola al mondo, di essere un’orfana, senza genitori e senza fratelli. Ora posso baciare ed abbracciare il mio fratellone”.
    Ed proprio quello che è successo: Shoshana November (73 anni) non ha smesso un momento di baciare ed abbracciare Benny Shilon (79 anni), il  fratello maggiore che non aveva più visto, da quando quest’ultimo era venuto a dirle addio, quando lei aveva 5 anni, una bambina piccolissima nell’orfanotrofio di Januszz Korchak a Varsavia.
    Separati in tenera età, ciascuno di loro ha sopportato da solo gli orrori della guerra, ma entrambi sono scampati miracolosamente alla Shoah. Immigrati tutti e due in Israele, hanno formato una famiglia. Per decenni, ciascuno di loro ha creduto di essere l’unico membro della loro famiglia, che fosse riuscito a sopravvivere.
    “Mi ha sempre turbato il fatto di essere sola al mondo – racconta Shoshana, che ora abita a Kfar Saba – Avrei sempre voluto dire: ‘Mio fratello viene per Shabbat, o – mio fratello ed i suoi figli vengono da me per le feste. La famiglia del mio povero marito è diventata la mia famiglia allargata”.
    Poco tempo fa, tuttavia, il miracolo si è avverato: Shoshana ha scoperto che suo fratello Benny era vivo e vegeto e viveva a Kiryat Tivon (dicono a Haifa). Si sono incontrati per la prima volta, a casa di Rachel Zilberberg, la figlia di Shoshana. “Ho un fratello, ho una famiglia”, dice Shoshana con fierezza, senza smettere di abbracciare ed accarezzare Benny.
    Dopo i baci e gli abbracci e dopo che tutti i presenti si sono asciugati gli occhi, i due fratelli si siedono a ricordare, a riordinare date e periodi e le poche memorie comuni ad una bambina di 5 anni ed a suo fratello di 11, separati l’uno dall’altra così tanto tempo fa.
    I loro genitori, Jacob e Batya Shalmovitz, avevano quattro figli: il maggiore era Shalmak; poi venivano Benjamin (Benny) e quindi Shamek. Shoshana, la più piccola, era nata nel 1930. La famiglia viveva a Varsavia. Benny racconta che i loro genitori, che erano in buone condizioni economiche, persero tutto durante la crisi economica degli anni ’30. 
    Il padre, Jacob, lasciò la famiglia ed andò in Inghilterra, mentre la madre, Batya, rimase da sola con i quattro figli piccoli. “Diventammo molto poveri” – ricorda Benny. Nel 1936, data la difficile situazione domestica, i figli furono sparsi in diversi istituti in varie parti della Polonia. Shoshana – racconta – fu mandata in quello di Januszz Korchak a Varsavia. La sorella resta sorpresa: non sapeva nemmeno di avere passato gli anni dell’infanzia nell’orfanotrofio diretto dal famoso educatore.
    Due anni dopo che era stata mandata all’istituto, Benny venne a trovare la sorellina. “Avevo 11 anni, allora” – rammenta – “Rositchka – così la chiamavamo - voleva darmi un bacio, ma io rifiutai. Mi imbarazzava essere baciato dalla mia sorellina. Nel corso degli anni passati da allora, ho sempre provato rimorso di non essermi separato da lei con un bacio. Ogni anno, nel Giorno della Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto, pensavo alla mia sorellina morta e quel bacio che non c’era mai stato”.
    Ieri, ha recuperato ciò che aveva mancato, baciando in continuazione la sorellina, mentre le raccontava la storia della propria vita. Arruolato nell’Armata Rossa, aveva prestato servizio fino alla fine della guerra. Tutti i contatti con la sua famiglia erano stati interrotti.
    

Ho combattuto per vivere

    Shoshana non ricorda la storia del bacio: “Ero davvero molto piccola” – dice quasi scusandosi. Ricorda gli anni precedenti alla guerra; ricorda di come fu portata in diversi campi di lavoro, per poi finire ad Auschwitz. “Ho combattuto per vivere”, afferma, mentre si rimbocca la manica della camicia, per scoprire il numero tatuato sul braccio.
    Rammenta la donna che le salvò la vita, mentre stavano l’una accanto all’altra in una delle “selezioni”, nella fila di quelle avviate alle camere a gas. “La donna che stava in fila accanto a me mi guardò e disse: ‘Sei giovane; hai qualcosa per cui vivere. Vai nell’altra fila.’ Mi spinse fuori dalla fila in cui eravamo e così facendo, mi salvò la vita”.
    Per Benny è difficile nascondere l’emozione: “Come soldato nell’Armata Rossa, fui fra le truppe che liberarono Auschwitz. Non mi sarei mai sognato che mia sorella, Rositchka, fosse là. Mi ricordo che vedemmo gli enormi forni. Non potevo immaginare che la mia sorellina fosse in quel campo”.
    Ma Shoshana era stata là. Sopravvisse alla marcia della morte e rimase viva. Fratello e sorella erano stati così vicini l’uno all’altra senza saperlo, ma il destino non volle riunirli.

    
Sei tu, Rositchka?

    Nel 1948, Shoshana immigrò in Israele da sola. Si sposò ed ebbe due figlie – Rachel e Batya. Oggi ha anche 5 nipoti. Benny fece l’alià nel 1957. Si sposò con Na’ama ed insieme hanno avuto tre figli, ed ora hanno sei nipoti. “Quando ero in Russia, tentai di ritrovare i miei fratelli – racconta – ma ero certo che Shoshana fosse morta nell’Olocausto. Sono sempre stato solo, fino da quando ero molto giovane, non sapevo che cosa volesse dire avere il calore di una famiglia, fino a quando non mi sono sposato e sono diventato padre”.
    Fratello e sorella non si sarebbero mai ritrovati, se non fosse stato per un parente, venuto a far visita a Shoshana dagli Stati Uniti. Insieme sono andati allo Yad Vashem a Gerusalemme: “Ho dato le mie generalità alla Sezione Ricerca Parenti – rammenta Shoshana – Per anni avevo continuato a cercare, finché mi ero resa conto che le probabilità che qualcuno fosse sopravvissuto erano pressoché nulle. All’improvviso mi dicono: ‘C’è qualcuno che ti cerca, tuo fratello’”.
    Profondamente commossa, Shoshana è uscita dallo Yad Vashem con un biglietto su cui erano segnati il nome ed il numero di telefono di suo fratello. “Sono tornata a casa – racconta – ed ho dato il numero a mio nipote Nir, che lo facesse per me”.
    “L’ho chiamato e gli ho detto: Hai una sorella che si chiama Shoshana e che vuole parlare con te. Mi ha chiesto: Sei tu, Rositchka? E immediatamente ho sentito nella sua voce che era mio fratello, Benny. Immediatamente abbiamo cominciato a parlare polacco. Abbiamo parlato dei nostri genitori e dei nostri due fratelli”. Alla fine di questa commovente conversazione, hanno stabilito di incontrarsi di Shabbat, per un pranzo famigliare.
    “Quando mia madre mi ha detto di avere ritrovato suo fratello, ero molto scettica – afferma Rachel, la figlia di Shoshana – Temevo che mia madre si emozionasse troppo. Ma dal momento in cui abbiamo ritrovato mio zio, la nostra casa è piena di eccitazione ed allegria. Fino all’ultimo, abbiamo temuto che la cosa si rivelasse un errore e che tutti saremmo stati delusi”.


Non ci posso ancora credere

    Ma non ci sono state delusioni, quando Benny, accompagnato dalla moglie e da uno dei suoi figli, ha infine bussato alla porta. “Non riuscivo ad immaginare quale sarebbe stato il suo aspetto – dice Shoshana – Mi ricordavo che era sempre stato considerato un bel bambino”. Benny: “Eri tu la bambina bella e sei rimasta così. Ho visto subito che eri mia sorella”.
    I due fratelli, che non si sono visti per 67 anni, hanno fatto fatica a separarsi: “Dobbiamo recuperare molto tempo – affermano. “Non ci posso ancora credere – dice Shoshana – Persino adesso che è vicino a me e gli parlo, e lo tocco, non riesco ancora a credere di avere un fratello. È un sogno. È davvero un miracolo”.
    Ora che si sono ritrovati, hanno entrambi cominciato a credere che tutto sia possibile, che uno degli altri due fratelli possa essere ancora vivo, che forse viva addirittura in Israele. Shoshana prende fuori l’album delle fotografie: “Sei sempre la stessa bella ragazza delle fotografie – dice affettuosamente Benny – Mi sono sempre preoccupato per te e ti ho sempre pensata”. Circondati da figli e nipoti, stanno già programmando una riunione di tutta la famiglia allargata. Dopo oltre 67 anni, finalmente hanno una grande famiglia.

(Keret Hayesod, 16 aprile 2004)




3. UN ANTISEMITISMO PER NECESSITA' E PER NATURA




La passione della Chiesa di Roma

L'avallo al film non è che l'ultimo passo di una Chiesa antisemita per necessità
 

di Alma Cocco

Dovremmo esser grati anche a Carmine Monaco, oltre ai molti altri che hanno apportato notizie e contributi  intorno all'operazione commer- cial/politica organizzata dagli antisemiti col film di Mel Gibson. Però il nocciolo della questione non è il film in se stesso, ma il fatto che esso ha avuto l'autorevole avallo del Vaticano. Forse non ci sarebbe neppure stato alcun film se la Chiesa di Roma non avesse dato il suo preventivo assenso all'intera operazione. 

La vera questione è, perciò, il fatto che la Chiesa di Roma ha preso l'iniziativa di incoraggiare l'uscita del film e di promuovere ogni operazione di marketing intorno al film. E non si può far finta che questo non esista,  né nascondere la testa sotto la sabbia.  Se il fatto significativo è che la Chiesa di Roma ha deciso di dare il suo 'by appointment' a questa operazione squallidissima, è da qui che la discussione deve prendere le mosse. Non serve rammaricarsi, ma occorre tentare di capire il perché.

Perché il Vaticano non ha preso le distanze, né ufficialmente né informalmente,  dal film The Passion? Le parole del segretario di Stato del Vaticano sono state chiarissime nell'affermare che 'se il film è antisemita, sono antisemiti anche i vangeli'. E sull'antisemitismo dei vangeli non mi resta che ribadire che "la funzione principale del linguaggio in cui sono scritti non è referenziale (ossia quella di comunicare qualcosa),  ma imperativa; ossia il loro stile è prevalentemente quello di imporre qualcosa o convincere di qualcosa". Di qui, inevitabilmente, la loro struttura di tipo manicheo con tutte le conseguenze che ne derivano. 

Il dato reale (che neppure il Segretario di Stato ha voluto nascondere) è che tra i vangeli e il film di Mel Gibson non c'è frattura, ma un filo continuo. Ma con l'assenso ad un film antisemita, il quinto vangelo,  la Chiesa di Roma ha dato il preciso segno di voler ribadire la sua posizione politica di sempre (che è antisemita) riallacciando il filo del discorso con Pio XII e con tutti gli altri papi antisemiti che lo hanno preceduto, e di voler cancellare l'apertura innovativa voluta da papa Giovanni XXIII.  

Occorre allora accettare il dato che la Chiesa è antisemita. E lo è per necessità e per natura. Per necessità, perché deve sbarazzare il campo da tutti i possibili concorrenti; e l'ebraismo, dal punto di vista della Chiesa,  è il concorrente più immediato, diretto e pericoloso. La sola esistenza degli ebrei come comunità organizzata e numerosa  mina la certezza che il cristianesimo sia la 'Vera Fede'. E per natura, perché il cristianesimo è una credenza totalitaria, ossia ha la pretesa ideologica di essere universale, 'di tutti gli individui del mondo' (cattolica, ecumenica). E però non nel senso che questa credenza  'può' essere compresa e accettata da chiunque, ma nel senso che essa 'deve' essere inculcata, con la persuasione o con la forza in tutto l'ecumene, ossia in tutto il mondo abitato. Durante l'invasione delle Americhe gli spagnoli battezzavano con la forza gli indigeni amerindi prima di ucciderli. E questa è storia.

Da questà enormità ideologica, da questo vizio di fondo (che la Chiesa condivide con l'Islam e con il social-comunismo) discende l'idea prava di 'pulizia ideologica' che può divenire, nello specifico caso dell'ebraismo,  'pulizia etnica', ossia 'antisemitismo'. E la Chiesa, non diversamente da ogni altra ideologia dello stesso stampo, lo ha fatto egregiamente nel corso di due millenni, non solo con la caccia agli ebrei, ma soprattutto con la caccia alle streghe, agli eretici, ai pagani e ai dissidenti; e quasi sempre essa ha portato a termine il suo disegno servendosi di volta in volta degli opportuni alleati e/o sodali: ieri la Spagna e i nazisti, oggi i nazionalisti e non solo arabi. Sono illuminanti a tal proposito le prime parole dell'editto di espulsione degli ebrei dalla Spagna del 31 marzo 1492 emanato "in favore della fede". In esso si afferma la volontà di "ripulire" il regno di Spagna "dall'eresia e dall'apostasia giudaica nella quale sono caduti molti e diversi cristiani per induzione e seduzione degli ebrei e delle ebree che abitano tra essi, a causa della loro partecipazione e conversazione".

In breve, ogni elemento o fatto che possa in qualche modo favorire il germe del dubbio e/o la sovversione ideologico/politica è per la Chiesa fattore di destabilizzazione così come lo era per il nazionalsocialismo o per qualunque regime social-comunista o islamico integralista. Significativo a tal proposito è il caso di Galileo. Il grande scienziato non aveva fatto altro che comprovare, mediante calcoli, strumenti e scritti, la esattezza delle osservazioni di Copernico; ossia che la terra gira intorno al sole e non viceversa. Che cosa potrebbe esserci di sovversivo e pericoloso in una teoria scientifica al punto da meritare un processo?  Ebbene, la pericolosità

prosegue ->
della teoria galileiana veniva dal fatto che essa scardinava alla base la teoria fisica di Aristotele, sulla quale è fondato tutto l'impianto teocratico della Chiesa.  E perciò,  mettere in dubbio una teoria fisica era lo stesso che mettere in dubbio una teologia.

Oggi evidentemente - nell'età della comunicazione - la Chiesa non può fare più quel tipo di campagne contro; ma deve sempre continuare a coltivare l'ambizione di essere 'ecumenica' e 'cattolica' pena la sua estinzione; in parole povere, essa deve sempre e dovunque tentare di occupare tutte le coscienze del mondo occidentale (e orientale, se possibile) e mantenere alto il bastone del comando politico, ideologico ed 'etico' come al tempo del Sacro Romano Impero e della battaglia di Lepanto.

Ma per far questo è costretta a tenere gli ebrei sotto controllo; per esempio,  col prendere l'iniziativa di contrastare Israele (assumendo sotto la propria protezione un assassino patentato come Arafat), con lo  stabilire alleanze tattiche con altri antisemiti  e con altri regimi totalitari oppure, come nel caso del film di Gibson, rilanciando le solite vecchie campagne antisemite a base dei soliti stereotipi di sempre mediante i nuovi mezzi di comunicazione che la tecnica oggi offre. Il problema della Chiesa in merito all'ebraismo più che riguardare gli ebrei in quanto tali, concerne l'eventualità non tanto remota che essi possano intervenire nel dibattito religioso e possano favorire la libera interpretazione delle Scritture e il libero confronto delle idee col conseguente rischio della dissoluzione in mille rivoli dell'immenso impero ideologico instaurato in Età costantiniana.  In breve, l'antisemitismo di ieri e di oggi è per la Chiesa un mezzo semplice ed economico per tenere gli ebrei occupati in una scomodissima posizione di difesa in modo tale che ad essi non venga in mente di aprire la discussione e il dibattito sul contenuto delle teorie etico-teologiche di una certa setta che rivendica ascendenti ebraici e che di ebraico ha meno di niente. 

Perché il solo pericolo per tutte le credenze totalitarie (e quindi anche per la Chiesa) è la libertà e la sua forza di espansione prorompente. Contro la libertà di pensiero e di parola, la Chiesa di Roma ha aperto, dopo l'oscura stagione medievale, una guerra continua che essa sa di poter perdere. L'Umanesimo e il Rinascimento hanno favorito la fuoruscita di pezzi preziosi come la Gran Bretagna, l'Olanda e parte della Germania; ma la partita non è ancora conclusa. Non a caso, dietro l'irredentismo sanguinario nord-irlandese c'è la longa manus del Vaticano. E se nell'Occidente liberalizzato il gioco diventa arduo, restano pur sempre, per controbilanciare le perdite,  vasti imperi da esplorare come i residuati dell'ex-impero sovietico e l'Africa. Perché la Chiesa non si esonera dal giocare una sola partita in nessuna parte del mondo.    

Sarebbe perciò illusorio continuare a voler dare un significato di amicizia alla visita Giovanni Paolo II alla sinagoga di Roma e auspicarne addirittura una seconda; soprattutto alla luce di quanto accade oggi, si capisce chiaramente che egli si è recato dagli ebrei per ribadire il concetto dei 'fratelli maggiori' che devono cedere il passo ai minori; e perciò, dei fratelli devianti (l"apostasia ed eresia giudaica") che devono cedere il passo al 'Verus Israel'.  

Per concludere, contrariamente alle opinioni più diffuse, sono convinta che il film 'The Passion' sia un fatto positivo perché porta alla luce in modo incruento una trama che rimaneva piuttosto sottotraccia, ma solo a condizione che, ripartendo dalle osservazioni di Jules Isaac,  si apra finalmente il dibattito sull'antisemitismo della Chiesa e su tutto ciò che vi è connesso.

(Newsletter di Morasha.it, 18.04.2004)




4. CONTINUA LA COLLABORAZIONE FRA CRISTIANI EVANGELICI ED EBREI




L’Associazione Internazionale di Amicizia fra Cristiani ed Ebrei (IFCJ), diretta dal Rabbino Yechiel Eckstein, continua ad individuare i punti deboli della società israeliana, per offrire assistenza.
    Alcuni dei programmi a cui l’associazione ha dato recentemente appoggio sono:
  • un centro che offre servizi ai ragazzi senza tetto a Gerusalemme;
  • il sussidio a 14 coordinatori di collocamento di origine etiopica, per aiutare altri etiopi a trovare un impiego: 700 hanno già trovato lavoro ed altri 700 hanno cominciato corsi di addestramento professionale;
  • l’appoggio a gruppi di vecchi e nuovi immigrati bisognosi a Kiryat Gat; un finanziamento di 750.000 Shekel ($ 167.000) per un programma di impiego per giovani etiopi, attuato tramite il Movimento Kibbutzistico;
  • l’apertura di corsi di addestramento per badanti di anziani, destinati a donne di origine etiopica;
  • offrire assistenza alle ragazze nuove immigrate, di età fra il 14 ed i 17 anni, a Gerusalemme, Beer Sheva e Beit Shean;
  • aiutare a creare una scuola per lo sviluppo, la crescita personale e la leadership dei ragazzi a rischio, di età fra i 14 ed i 18 anni, tramite lo stanziamento di 1.400.000 Shekel ($ 311.000);
  • fornire assistenza immediata agli abitanti bisognosi di Rosh Ha-Ayin, sia nuovi immigrati che veterani;
  • raddoppiando gli aiuti alla città di Sderot, per sostenere una vasta gamma di progetti sociali;
  • fornendo il denaro necessario alla piena e continuata gestione operativa della struttura speciale “Beit Noam – Hod Ha-Sharon”, che si occupa della violenza nell’ambito famigliare e, infine,
  • sponsorizzando il nuovo sistema di sicurezza, da installare immediatamente sugli autobus urbani ed interurbani. Quest’ultimo soggetto ha ricevuto una vasta copertura mediatica da tutta la stampa israeliana.
(Keren Hayesod, 15.04.2004)





5. «NON SIAMO MAI STATI MEGLIO DI OGGI!»




Non è una poesia, non è un messaggio, non è un appello. E' tutte le cose insieme. L'autrice, israeliana, anonima, lo ha lanciato su internet. E' arrivato a Informazione Corretta che l'ha tradotto e l'ha offerto ai lettori.

Non sono una delle tante che ha paura di andare in qualsiasi posto,
Sull’autobus e al supermercato.
Non ho cambiato né smesso di fare niente
Che facevo prima che questo casino cominciasse!
Le persone tendono a dimenticare che le vittime della strada
Sono il doppio delle vittime del terrorismo!
Altre persone muoiono ancora
Per attacchi di cuore, cancro
Ed altre cose,
Soltanto che non appaiono in TV.
Non fraintendetemi,
D’accordo, c’è una guerra in atto
E non è piacevole, ma guardiamo in faccia la realtà:

NON SIAMO MAI STATI MEGLIO DI OGGI!

Sono solo la TV e i media
Che fanno pensare alla gente
Che la fine del mondo stia arrivando.

Soltanto 60 anni fa
Stavano conducendo gli ebrei alla morte,
Come pecore al macello!
Nessuno Stato, nessun esercito.

55 anni fa!
Sette nazioni arabe dichiararono guerra
Al piccolo Stato ebraico,
Nato da poche ore.
Eravamo allora 650.000 ebrei!
Contro il mondo arabo intero.
Niente Zahal,
Nessuna aviazione,
Soltanto gente determinata
Senza nessun altro posto dove andare.
Libano, Siria, Iraq, Giordania, Egitto,
Libia e Arabia Saudita ci avevano attaccato tutti insieme.
Il paese che L’Onu “ci dava”
Era per il 65% deserto.
Lo Stato iniziò da un fazzoletto di terra!

35 anni fa!
Abbiamo combattuto
Contro i tre più forti eserciti del Medio Oriente
E li abbiamo spazzati via in sei giorni.
Abbiamo combattuto contro
Diverse coalizioni di Paesi arabi
Con eserciti moderni
E tonnellate di armi sovietiche
Ed abbiamo vinto ancora!

Abbiamo oggi
Uno Stato,
Una forte aviazione,
Un’alta tecnologia che esporta per milioni.
Intel, IBM e Microsoft sviluppano i loro prodotti qui.
I nostri medici vincono premi internazionali
Per le loro ricerche.
Abbiamo fatto fiorire il deserto
Vendendo arance e verdura al resto del mondo.
Israele ha lanciato il suo satellite nello spazio!
Tre satelliti tutti insieme!
Sediamo senza timore
Allo stesso tavolo con gli Stati Uniti e i loro 250 milioni di abitanti,
Con la Russia e i suoi 200 milioni di abitanti,
Con la Cina e i suoi 1,1 miliardi di abitanti,
Con gli europei- Francia, Germania e Inghilterra-
E i loro 350 milioni di abitanti,
Gli unici paesi
Ad avere messo in orbita qualcosa nello spazio.
Israele fa oggi parte
Della famiglia nucleare
Insieme a Stati Uniti, Russia, Cina, Francia ed Inghilterra
[non lo ammettiamo ufficialmente … ma tutti lo sanno...]

Pensare che soltanto 60 anni fa,
Eravamo condotti,
Pieni di paura
Senza speranza,
Alla nostra morte!
Siamo saltati fuori dai camini di cenere dell’Europa,
Abbiamo vinto le nostre guerre con meno di niente
Tra le mani,
Abbiamo costruito un “impero” dal niente.

Chi diavolo sei tu Arafat
Per mettermi paura?
Mi fai soltanto ridere!
Abbiamo celebrato Pesach,
Ricordiamo la storia.
Siamo sopravvissuti al Faraone,
Siamo sopravvissuti ai Greci,
Siamo sopravvissuti ai Romani,
Siamo sopravvissuti all’inquisizione spagnola,
Siamo sopravvissuti ai pogrom della Russia,
Siamo sopravvissuti a Hitler,
Siamo sopravvissuti ai Tedeschi,
Siamo sopravvissuti alla Shoah,
Siamo sopravvissuti agli eserciti di sette paesi arabi,
Siamo sopravvissuti a Saddam.

Tranquilli, ragazzi,
Supereremo
Anche i nostri nemici attuali.
Non importa
Da che parte della storia la si guardi!

Pensaci,
Per noi,
Il popolo ebraico,
La situazione non è mai stata migliore.
E allora,
Tiriamo su la testa,
E dobbiamo ricordarci che:
Ogni nazione e cultura
Con la quale abbiamo avuto a che fare
E' stata distrutta - mentre noi continuiamo ad andare avanti!

L’Egitto?
C’è qualcuno che sa dove sia finito questo impero?
I Greci?
Alessandro Magno?
I Romani?
C’è qualcuno che parla ancora latino?
Il terzo Reich?
Qualcuno ha avuto sue notizie ultimamente?

Guardaci,
Il popolo del Libro,
Dalla schiavitù d’Egitto,
Siamo ancora qui,
Parliamo ancora la stessa lingua!
Qui e adesso.
Gli arabi non lo hanno ancora capito,
Ma lo impareranno.

Fintanto che manteremmo la nostra identità
Saremo eterni.
Scusate allora se non mi preoccupo,
Se non piango
E se non ho paura.
Le cose vanno bene qui.
Potrebbero essere sicuramente migliori,

Comunque, non:
Farti abbattere dalla spazzatura dei media,
Loro non ti dicono
Che nonostante tutto
Ci sono feste che vanno avanti,
Che la gente continua a vivere,
A uscire
E a vedersi con gli amici.

Sì, il nostro morale è basso,
E allora?
È soltanto perché piangiamo i nostri morti
Mentre loro amano la morte.
E’ la stessa ragione per cui dopo tutto
Alla fine vinceremo.

Puoi mandare questa lettera
Se credi a tutti gli ebrei del mondo,
Anche agli altri.
Sono parte della nostra forza,
Può aiutare alcuni di loro
Ad alzare la propria testa.
Dì loro
Che non c'è niente da preoccuparsi.
Dì loro di pensare in grande, e
Di guardare il tutto, l’intera immagine.

"Ci vediamo l’anno prossimo a Gerusalemme".

(Informazione Corretta, 16.04.2004)




6. «LO DICA PURE ISRAELE!»




Salmo 24

Canto dei pellegrinaggi. Di Davide.
Se il SIGNORE non fosse stato per noi, - lo dica pure Israele -
Se il SIGNORE non fosse stato per noi, quando gli uomini ci assalirono,
Essi ci avrebbero inghiottiti vivi, talmente erano furiosi contro di noi;
Allora le acque ci avrebbero sommersi, il torrente sarebbe passato sull’anima nostra;
Allora sarebbero passate sull’anima nostra le acque tempestose.
Benedetto sia il SIGNORE che non ci ha abbandonati in preda ai loro denti!
L’anima nostra è scampata come un uccello dal laccio dei cacciatori:
Il laccio è stato spezzato e noi siamo scampati.
Il nostro aiuto è nel nome del SIGNORE, che ha fatto il cielo e la terra.




7. MUSICA E IMMAGINI




Yiddish Pop Overture




8. INDIRIZZI INTERNET




A Tribute to Survivors of the Nazi Holocaust

Witness to the Nations




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