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Notizie su Israele 496 - 30 novembre 2010

1. Il peso politico della comunità degli haredi
2. Le famose «colonie» ebraiche in Cisgiordania
3. Scienza e tecnologia nello Stato ebraico
4. «Delegittimate, delegittimate, prima o poi funzionerà»
5. Una nazione «Giusta fra le nazioni»
6. Il «Fondo d'Emergenza Ebenezer» in azione
7. Musica e immagini
8. Indirizzi internet
Osea 14:9. Chi è savio ponga mente a queste parole! Chi è intelligente le riconosca! Poiché le vie dell'Eterno sono rette; i giusti cammineranno per esse, ma i trasgressori vi cadranno.
1. IL PESO POLITICO DELLA COMUNITÀ DEGLI HAREDI




L'ipoteca degli ultraortodossi su Israele

La crescita degli haredi altera la "chimica" dello stato ebraico

di Lucia Stella

TEL AVIV - Gli studenti universitari israeliani sono sul piede di guerra. Da settimane scendono in piazza per protestare contro le sovvenzioni per gli studenti delle yeshiva, le scuole religiose in cui ci si dedica esclusivamente allo studio dei testi sacri. La Corte suprema israeliana aveva giudicato questo tipo di finanziamento discriminatorio nei confronti delle istituzioni non religiose, ma la pressione dei partiti ultraortodossi nella coalizione di governo ha fatto si che esso riapparisse nella legge finanziaria.
    Si tratta solo dell'ultimo esempio di come gli haredi abbiano acquistato peso nel dibattito politico oltre che nel contesto sociale israeliano.
    Marginale agli albori dello stato, la comunità ultraortodossa, in tutte le sue "declinazioni", ammonta oggi a quasi il dieci per cento della popolazione. Si tratta di un vero e proprio mondo parallelo, che vive anteponendo la Torah alle leggi dello stato, che pratica la segregazione di genere e un codice vestimentario che riproduce quello degli ebrei dell'Europa centrale nel XVIII secolo.
    Televisione e giornali sono spesso banditi, per non parlare di internet, e le notizie importanti per la comunità diffuse attraverso manifesti murali.
    Pochi sanno, per esempio, che in Israele circolano attualmente 63 linee di autobus "mehadrin" in cui gli uomini siedono davanti e le donne sono obbligate a prendere posto sul retro. Code separate per uomini e donne anche alle casse di alcuni supermercati dei quartieri ultraortodossi, fino ad arrivare alla barriera che, a Gerusalemme, durante le festività di Sukkot, separa i due sessi nelle strade principali del quartiere di Mea She'arim. Interi quartieri della capitale sono chiusi al traffico durante lo Shabbat per assicurare l'osservanza del divieto religioso di guidare.
    Proprio il quartiere gerosolimitano di Mea She'arim è considerato la roccaforte degli ultraortodossi, dominato dal movimento estremista Eda Haredit, e scena di veri e propri episodi di guerriglia urbana quando si tratta di protestare contro l'apertura di un parcheggio durante lo Shabbat, di impedire l'arresto di membri della comunità o protestare per episodi di "immodesty".
    Nella cittadina di Safed, particolarmente cara agli ultraortodossi, il rabbino Shmuel Eliyahu ha recentemente emesso un psak din (decisione in base alla legge religiosa ebraica) che invita a non affittare appartamenti agli arabi. Vi sono poi gli insediamenti ultraortodossi nella Cisgiordania, come la piccola comunità di Ytzhar, vicino a Nablus, i cui due rabbini oltranzisti sono gli autori del controverso testo Torat Hamelech, un commento alla Torah accusato di istigare al razzismo. O il più popolato Emmanuel, assurto agli onori della cronaca per la sua scuola che separava le bambine askenazite da quelle Sefardite. Fino alla cittadina ultraortodossa di Beitar Illit, 35.000 abitanti, dove è nata l'idea dei bus "puri".
    Il 56 per cento degli Haredi vive sotto la soglia di povertà. La popolazione ultraortodossa è infatti quasi totalmente esclusa dal mercato del lavoro (gli haredi si dedicano prevalentemente allo studio dei testi sacri e le loro scuole hanno un curriculum sui generis) ed è estremamente prolifica. Per alcuni analisti una vera bomba demografica che rischia di trasformare profondamente la società israeliana negli anni a venire. Le statistiche dello State of the Nation Report del centro di ricerca Taub sono esplicite al riguardo: negli ultimi trent'anni il tasso di disoccupazione tra gli uomini della comunità ultraortodossa è più che triplicato, passando dal 21 per cento del 1979 al 65 per cento del 2008.
    Ma le cifre più significative riguardano il sistema scolastico dove, alle elementari, la frequenza delle scuole del settore ultraortodosso è aumentata del 51 per cento nell'ultimo decennio, contro un declino del tre per cento delle scuole statali e una crescita solo dell'otto per cento nelle scuole statali-religiose. Attualmente il venti per cento degli alunni delle elementari israeliani frequenta una istituzione haredi. Alla base di queste cifre vi è essenzialmente il trend demografico, con la popolazione ultraortodossa che cresce a ritmi serrati (una media di 8,8 figli a famiglia). E sulla base di questo trend le proiezioni delineano una società in cui aumenta il peso di un settore economicamente parassitario, privo del tipo di formazione necessario in una società moderna.
    Un peso alla lunga insostenibile per il sistema di welfare israeliano. A ciò si aggiunge un altro elemento di tensione: l'esenzione della comunità ultraortodossa dal servizio militare, normalmente obbligatorio per i ragazzi e le ragazze israeliani. Questa eccezione è stata garantita dal primo ministro Ben Gurion nel 1948 e riguardava all'epoca circa 400 studenti delle yeshiva.
    Oggi il numero di questi studenti è salito a 60.000.
    Il governo israeliano tenta da anni di integrare gli haredi nel mercato del lavoro e nell'esercito, adattando ambienti di lavoro e di studio al particolare stile di vita ultraortodosso ma anche tentando di imporre nei curricula scolastici delle scuole ultraortodosse delle materie obbligatorie quali la matematica, le scienze e l'inglese.
    Le resistenze sono però forti dato che, parallelamente al suo crescere in seno alla società israeliana, la comunità ultraortodossa ha acquistato un innegabile peso politico. In primo luogo grazie al potere dei suoi partiti di riferimento, Shas, the Jewish Home e United Torah Judaism che fanno parte della coalizione governativa e agiscono attivamente per difendere gli interessi degli haredi e per diffondere stili di vita conformi alla loro interpretazione della Halacha. Lo stato di indigenza della popolazione ultraortodossa la rende dipendente dai leader della comunità e dalla loro capacità di far passare sovvenzioni statali e esenzioni a loro favore, fornendo un consistente bacino elettorale a questi gruppi politici.
    I partiti ultraortodossi hanno un potere negoziale importante e saranno decisivi per la questione dell'eventuale rinnovo del congelamento degli insediamenti. Ma il vero potere dell'establishment ultraortodosso sta nella sua capacità di influenzare le nomine delle corti rabbiniche. Infatti, altra concessione di Ben Gurion ai "guardiani dell'ebraismo", il sistema giuridico di Israele, malgrado la sua origine secolare, fin dalla nascita dello stato, ha affidato alle corti rabbiniche la gestione di una parte del diritto di famiglia. La legge religiosa ebraica regola molti degli atti giuridici attinenti alla sfera familiare, in particolar modo quelli riguardanti i matrimoni e i divorzi. Così si può arrivare al paradosso di cittadini israeliani che non possono sposarsi in Israele perché la corte competente non li considera "abbastanza" ebrei o non riconosce la conversione effettuata da ministri di correnti più liberali dell'ebraismo. Una situazione che esclude interi settori della popolazione (gli immigrati russi, ma anche molti ebrei di origine americana) dal godimento di alcuni diritti essenziali.. E che alimenta la preoccupazione, nei settori più liberali della società, di una strisciante presa di potere degli ultraortodossi sulla definizione dell'identità ebraica in Israele.

(Europa, 23 novembre 2010)





2. LE FAMOSE «COLONIE» EBRAICHE IN CISGIORDANIA




I cinque insediamenti che contano

Di questi tempi si sente molto parlare di colonie israeliane. Di blocchi delle costruzioni e di costruzioni che poi riprendono. Ma che cosa sono esattamente? Chi ci vive? Qual è la loro realtà economica e sociale? Per fare un po' di chiarezza Pagine Ebraiche ha stilato una mappa dei nuclei più grandi presenti in Cisgiordania

di Anna Momigliano


ARIEL
Anno di fondazione 1978
Abitanti: 16.716
Dei cinque maggiori insediamenti nella Cisgiordania, Ariel è quello più lontano dalla Linea verde, ossia la demarcazione che separa il territorio internazionalmente riconosciuto come israeliano dai territori conquistati durante la Guerra dei Sei Giorni. Si trova a nord di Gerusalemme e a est di Tel Aviv. Si trova dal lato palestinese della barriera difensiva, fattore che espone gli abitanti ad attacchi relativamente frequenti. Ospita il Centro universitario della Samaria, che conta poco meno di 9 mila studenti, arabi inclusi. Inoltre ospita due parchi industriali che danno lavoro tanto a impiegati israeliani quanto a impiegati palestinesi È stato sottoposto al congelamento delle costruzioni varato a novembre dal governo di Benyamin Netanyahu ma non appena la moratoria è scaduta, lo scorso settembre, le costruzioni sono riprese.


GUSH ETZION
Anno di fondazione: 1967
Abitanti: 20.532 (esclusa Betar Illit)
E' un blocco di insediamenti in prossimità della città di Betlemme. Comprende una quindicina tra città e cittadine, inclusa Betar Illit che però merita un discorso a parte. Tutti gli insediamenti si trovano al di là della Linea verde, ma alcuni si trovano dal lato israeliano della barriera protettiva (che non ricalca esattamente i confini del 1967) e di conseguenza sono più protetti da possibili attacchi. In realtà un gruppo di ebrei aveva tentato di stabilirsi in quella che oggi è l'area di Gush Etzion già nei lontani anni Venti ma senza successo. Altri tentativi, sempre fallimentari, si erano verificati durante la guerra d'Indipendenza, nel 1948. Quando nel 1967 Israele ha conquistato la Cisgiordania, tuttavia, sono nati i primi insediamenti.

Gush Etzion


BETAR ILLIT
Anno di fondazione: 1985
Abitanti: 34.829
Generalmente considerata parte di Gush Etzion, Betar Illit si trova a circa dieci chilometri a Sud di Gerusalemme e a ovest di Betlemme. Si trova a meno di un chilometro oltre ai confini della Linea verde. Ospita una comunità prevalentemente ortodossa, che vanta i più alti tassi di natalità in Cisgiordania. Data la natura religiosa di questa comunità, gran parte della popolazione è dedita agli studi religiosi e, a differenza di molte altre colonie, non ci sono molti pendolari che lavorano nelle città vicine.


MAALE ADUMIM
Anno di fondazione: 1975
Abitanti: 33.821
Maale Adumim è considerato da molti ormai un quartiere di Gerusalemme Est, anche se si trova a circa mezzo chilometro al di là della Linea verde. Ospita una comunità mista di ebrei laici (hilonim) e religiosi (datim), che in genere lavorano nel centro di Gerusalemme. Si trova interamente dal lato israeliano della barriera difensiva. Visto che il governo israeliano non considera i quartieri di Gerusalemme Est delle vere e proprie colonie, Maale Adumin non ha sofferto il congelamento delle costruzioni ed è considerata una comunità in rapida espansione.


MODIIN ILLIT
Anno di fondazione 1996
AbitantI: 41.869
Situato esattamente a metà strada tra Tel Aviv e Gerusalemme, da sola Modiin Illit ospita quattro volte il numero di coloni che un tempo, prima dell'evacuazione forzata del 2005, abitavano nella Striscia di Gaza. È di fatto un sobborgo di Modiin, che però si trova dal lato israeliano della Linea verde e non può pertanto essere considerata una colonia. Ospita una comunità prevalentemente ultra-ortodossa e si trova dal lato israeliano della barriera difensiva anche se al di là della Linea verde. Ogni settimana, nel vicino villaggio di Bilin, i palestinesi organizzano una protesta contro la barriera difensiva


* * *

"Noi siamo qui per restare"


Le rivendicazioni di Avi Zimmerman, portavoce del movimento Amici di Ariel

Ad Ariel hanno già ripreso a costruire, e sono convinti di essere qui per restare. Nessuno, racconta a Pagine Ebraiche Avi Zimmermn, portavoce del movimento Amici di Ariel pensa che sia possibile ripetere ad Ariel uno sgombero dei coloni, come avvenuto a Gaza nel 2005.

- Signor Zimmerman, voi avete ripreso a costruire da subito?
  Certo, le ruspe hanno cominciato a scavare non appena è scaduta la moratoria. Abbiamo bisogno di nuove case, specie per le giovani coppie.

- Ma non teme che, come ormai dicono quasi tutti, la ripresa delle costruzioni negli insediamenti allontanerà la pace?
  È un ragionamento che non ha senso. La pace non ha nulla a che vedere con la costruzione di nuove case. E, anche se fosse, che genere di pace sarebbe? Poi, e ci tengo a sottolinearlo, persino il presidente palestinese Abu Mazen ha detto che i negoziati andranno avanti. Dunque non vedo dove sia il problema.

- Veramente molti palestinesi vedono gli insediamenti come un problema.
  Davvero? Forse bisognerebbe ricordare che la nostra università e i nostri due parchi industriali sono tra le principali fonti di lavoro in Cisgiordania. Danno lavoro anche a un discreto numero di palestinesi ...

- Può descrivere che effetto ha avuto il congelamento delle costruzioni per voi ad Ariel?
  Tanto per cominciare, non è stato il primo congelamento cui siamo stati sottoposti. In passato ce ne sono già stati almeno quattro, che io ricordi. E ogni volta è un problema. Perché per vivere una comunità ha bisogno di crescere: le nuove coppie che si sposano vogliono costruire nuove case vicino a quelle dei genitori, in modo che i nonni possano aiutare con i bambini. Un po' come succede anche in Europa. Ma quando c'è di mezzo un congelamento i giovani sono costretti ad andare a vivere lontano dalla famiglia.

- Non pensate che, con un accordo di pace, il governo israeliano sgombererà alcuni insediamenti in Cisgiordania, proprio come ha fatto nel 2005 con le colonie di Gaza?
  Non possiamo parlare per gli altri insediamenti, ma non c'è alcun dubbio che Ariel è qui per restare. Questo è un posto strategico per l'industria israeliana e anche per la sicurezza: il 99 per cento degli israeliani sanno che Ariel è necessario per ostacolare un attacco dai Paesi arabi confinanti.
Persino quando c'era Ehud Barak al governo, che offrì ai palestinesi il 97 per cento della Cisgiordania più alcuni territori israeliani come compensazione, cedere Ariel era fuori discussione. a.m.

(Pagine Ebraiche, novembre 2010)





3. SCIENZA E TECNOLOGIA NELLO STATO EBRAICO




Israele, paese dell'hi-tech

Recentemente leggevo su una rivista che di 3.850 start up nel mondo 1844 sono israeliane e che il paese ha visto una crescita del settore dell'hi-tech del 15% dal 1990 ad oggi. A tutto ciò si aggiunge il fatto che Israele è il quarto paese al mondo per numero di brevetti. Vediamo quindi quali invenzioni dobbiamo a questo paese del medio oriente.

Il computer WEIZAC
Parlando di hi-tech il primo argomento da trattare riguarda sicuramente il mondo dell'informatica. Che ha fatto Israele per noi in questo campo? Beh…molto in realtà! Nel 1954 infatti al Weizmann Institute of Science, a Rehovot, fu realizzato uno dei primi computer al mondo noto come WEIZAC (Weizmann Automatic Computer).
Questo computer era stato voluto dal direttore dell'istituto per il Dipartimento di Matematica Applicata allo scopo di risolvere le equazioni di marea di Laplace ma anche a beneficio di tutta la comunità scientifica di Israele, tra cui il Ministero della Difesa. Pensate che uno dei membri della commissione che decise la costruzione del WEIZAC fu Albert Einstein che però trovava l'idea poco ragionevole! Tuttavia alla fine si decise di realizzarlo e per il progetto furono stanziati $50,000, ossia il 20% di tutti i fondi dell'Istituto Weizmann.
Il WEIZAC era un computer operante su parole a 40-bit; le istruzioni erano di 20-bit: 8-bit costituivano il codice per l'istruzione e 12-bit erano per l'indirizzamento. Inizialmente veniva usata la carte perforata, ma nel 1958 si passò al nastro magnetico per l' I/O. La memoria inizialmente era un tamburo magnetico che conteneva 1.024 parole; successivamente fu stato sostituito con una memoria da 4.096 parole. Nel 1961 la memoria è stata ulteriormente ampliata con due ulteriori moduli da 4.096 parole.

Hardware
La costruzione di uno dei primi computer al mondo è soltanto una delle cose che gli scienziati, ingegneri e informatici israeliani hanno donato al mondo. Dal punto di vista dell'hardware dobbiamo per esempio la chiavetta usb. Probabilmente se cercate su Google troverete scritto che la commercializzazione della prima chiavetta usb, chiamata DiskOnKey, all'IBM ed è vero. Ma chi ha sviluppato e prodotto la tecnologia? L'israeliana M-Systems che, non a caso, ha come slogan "Flash Disk Pioneers".
E avete presente il processore Intel Core 2 che il pc di qualcuno di voi avrà sicuramente? È stato progettato all' Israel Development Center, distaccamento israeliano dell'Intel, in un periodo di crisi per la società di Santa Clara (California), tanto che alcuni giornali intitolavano i loro articoli con frasi tipo "Isreale salva Intel".

Software
Partiamo da uno dei programmi più famosi al mondo: ICQ. Per coloro che non lo sapessero, ICQ è il primo programma per computer di instant messaging, creato da Mirabilis, una compagnia start up israeliana fondata a Tel Aviv, nel 1996. Il nome è un gioco di parole sulla frase "I seek you" (io ti cerco).
La società è stata poi acquistata da AOL (America Online) per $407 milioni ($287 milioni pagati in contanti e $120 milioni pagati nei tre anni successivi) nel 1998. Nell'aprile del 2010 però AOL ha ceduto la proprietà di ICQ alla società russa Digital Sky Technologies per 187,5 milioni di dollari.
Nel 1994 una compagna israeliana, la Check Point Software Technologies, costruì uno dei primi software con la funzione di proteggere il vostro pc o la vostra rete: FireWall-1 (noto anche come VPN-1). Sempre in tema di sicurezza dobbiamo ad una società israeliana il primo antivirus; sviluppato dalla iRiS Software di Tel Aviv, iRiS AntiVirus è stato sviluppato nel 1987 per rispondere all'emergente problema dei virus informatici.

Altre tecnologie sviluppate
Tra le varie cose ci tengo a citarvi quella che personalmente ritengo la più importante tra le invenzioni fatte in Israele. A due scienziati di questo Stato dobbiamo infatti la tecnologia che la N.A.S.A. (National Aeronautics and Space Administration) utilizzata per trasmettere immagini sulla Terra dalla Luna.
Ma l'elenco delle scoperte e invenzioni sviluppate in Israele è molto lungo:
  • il microprocessore della Mercedes Classe S
  • la prima macchina fotografica con la più alta risoluzione per cellulari
  • la prima e-mail vocale
  • il famoso traduttore Babylon
  • il sistema di depilazione Epilady
  • Medical imaging via cellulare
Insomma una varietà enorme di tecnologie vengono sviluppate in un paese che tende ad essere ricordato soltanto per i conflitti che lo riguardano.

Jinni e Google TV
Per concludere voglio parlarvi di Jinni e del genoma dei film, un'idea israeliana tanto brillante da aver interessato persino il colosso di Mountain View.
Jinni è una start up con sede a Tel Aviv creata da Yossi Glick nel 2006 che ha brevettato il motore di ricerca su cui si basa Google TV. L'idea alla base del brevetto è quella di mappare il genoma dei film, ossia catalogare una marea di film con le relative recensioni in modo da poter rispondere alla classica domanda "Che cosa vediamo stasera?" sfruttando vari parametri di ricerca.
Lo schema alla base della classificazione è stato pensato da esperti di cinema, mentre la compilazione viene fatta da un software di analisi semantica che alimenta un gigantesco database in cui vengono correlati i diversi film, ma anche programmi o serie TV. Per ora potete sfruttare questa tecnologia accedendo al sito ufficiale di Jinni.

Il Movie Genome
È un esperimento di utilizzo della tecnologia semantica e di Natural Language Processing in campo cinematografico. Lo schema di base è diviso in due parti: esperienza (cioè il tono del contenuto) e storia (cioè gli elementi della trama); vengono inseriti circa 50 tag per ogni film che poi tornano utili a voi nel momento in cui effettuate la ricerca. Potete fare anche ricerche incrociate per ognuno dei campi di Jinni. Grazie poi al test sui vostri gusti, è il sito stesso a proporvi i film imparando anche dalle vostre ricerche precedenti.
Jinni in pratica è una Web Application con un ampio catalogo cinematografico ma anche un potente motore di ricerca semantico



che offre risultati molto più precisi rispondendo perfettamente alle vostre richieste. Ovviamente una volta scelto il film avete a disposizione la scheda dettagliata della pellicola.

(InsideLife, 6 ottobre 2010)





4. «DELEGITTIMATE, DELEGITTIMATE, PRIMA O POI FUNZIONERÀ»




E anche il Kotel cambia nome

di Deborah Fait

Una grande notizia, amici. Grande ma non nuova perche' l'aveva gia' anticipata anni fa quel bravo ometto di Arafat.
Ve lo ricordate Arafat? Scommetto di sì anche se, forse per imbarazzo, oggi pochi ne parlano.
Imbarazzo? chiederete, e perche' imbarazzo?
Perche' l'ometto Arafat cosi' amato dagli europei, l'uomo che noi israelianacci dicevamo essere un assassino e terrorista, ricevendo in cambio solo insulti, quell'Arafat, premio Nobel, considerato un novello Giuseppe Garibaldi da Bettino Craxi, e' ormai riconosciuto da quasi tutti un assassino, terrorista e ladro.
Arafat, dunque, l'ometto osannato dai comunisti e fascisti della vecchia Europa, aveva gia' anticipato questa notiziona anni fa davanti a un Bill Clinton viola di imbarazzo: il Kotel, muro occidentale del Tempio distrutto di Salomone, il muro del pianto, chiamatelo come volete, comunque il luogo piu' sacro per gli ebrei, non e' degli ebrei e non e' il muro del Tempio.
Cosi' disse Arafat!
Bene, adesso questa notizia (gia' riportata da Ugo Volli ce la conferma il ministero dell'informazione di Ramallah per voce di Al Mutawakel Taha.
E chi è costui? vi chiederete giustamente.
Mai sentito, ma pare sia uno dei grandi poeti palestinesi, di quelli che nei loro versi esaltano la speranza di poter ammazzare tutti gli ebrei, come Mahmud Darwish, er mejo di tutti, che in alcuni dei suoi versi piu' ispirati scriveva:
    non odio la gente
    né aggredisco alcuno,
    ma se divento affamato
    la carne dell' usurpatore sarà il mio cibo.
    Attenzione!
    Guardatevi
    dalla mia collera
    e dalla mia fame!
Sì ognuno ha i poeti che si merita.
Questo signor Taha dice che nemmeno un sassolino del Kotel e' degli ebrei, che non e' vero che il Kotel sia il muro occidentale rimasto in piedi del Tempio ebraico distrutto, che gli ebrei sono dei bugiardi e infami che vogliono "usurpare" i luoghi santi islamici.
Il signor Taha spiega che mai nessun Tempio ebraico e' esistito, come non sono mai esistiti gli ebrei anch'essi inventati da sti ebreacci bugiardi e infami.
Bah, difficile capire il ragionamento.
Nella logica Tahaiana dunque degli esseri inesistenti hanno inventato un popolo inesistente che ha inesistentemente occupato la "loro" terra.
Ecco che si arriva al credo unico: Israele non esiste perche' non esistono gli ebrei, Israele dunque e' Palestina, terra legittima dei palestinesi, popolo antichissimo di cui la Storia non parla mai fino al 1967 ma non importa, si sa che anche la Storia e' un'invenzione sionista.
Fantasie, tutte fantasie, dice Taha, fantasie sioniste e nulla piu', fantasie bugiarde inventate da quella gentaglia sionista che sono gli ebrei inesistenti, usurpatori dei luoghi sacri palestinesi e della sacra terra palestinese.
Il kotel, secondo mister Taha, si chiama in realta' Al-Buraq Wall e sarebbe di proprieta' del Waqf, organizzazione araba che si occupa di accapparrarsi tutti i luoghi sacri delle altre religioni e che si diverte a scaraventare antiche pietre e resti archeologici del Tempio degli ebrei nelle discariche.
Il Waqf dunque gestisce questo Al-Buraq Wall a nome dei proprietari antichi, una famiglia di algerini-marocchini islamici.
Non si capisce bene chi sia questa famiglia di algerini-marocchini ne' cosa c'entrino con Gerusalemme, anzi scusate, diciamo il nome giusto, perbacco, non Gerusalemme, non Yerushalaim, non Jerusalem ma Al Quds!
Inoltre, ci racconta Taha, il muro, detto erroneamente Kotel, e' il muro occidentale della Moschea di Al Aqsa.
E qua siamo nella confusione totale perche' non si capisce come una famiglia araba del nord Africa potesse essere proprietaria addirittura di una moschea, e non di una moscheetta qualsiasi, ma addirittura "della" Moschea, di Al Aqsa, che si trova la', su quel Monte di Gerusalemme, pardon Al Quds, addirittura dai tempi di Adamo ed Eva.
Dimenticatevi dunque Adamo ed Eva nudi e felici nel Paradiso terrestre, macche', erano la', con Eva naturalmente ricoperta da un burka fatto di foglie di fico, erano la' nella moschea di Al Aqsa a pregare Allah.
Ecco, amici, io vi assicuro che molti non islamici crederanno a queste storielle e che rinfacceranno a Israele non solo di "occupare" terre non sue ma anche di essersi impadronito di luoghi sacri islamici.
Delegittimiamo delegittimiamo, diciamo bugie, qualcuno credera' e si levera' a tuonare contro Israele accuse, insulti, menzogne.
Ci stanno togliendo tutto. Con l'aiuto dell'ONU ci stanno togliendo tutto. Le nostre radici, le nostre tradizioni, i nostri ricordi.
Tutto normale!
Negare il legame del popolo ebraico alle sue radici che sono la sua storia, negare il legame degli ebrei al Kotel, al Tempio distrutto, alle Tombe dei Patriarchi e alla Tomba di Rachele, appena consegnati all'Islam dall'UNESCO, e' un crimine come la negazione della Shoa'.
La Shoa' ha eliminato gli ebrei fisicamente, l'ONU sta distruggendo lo stesso popolo sopravvissuto ad Auschwitz, levandogli la Storia e le Radici.
Il Pentateuco, la Tora', non e' un Libro di religione ma di Storia, la storia del Popolo Ebraico e per questo, per delegittimarlo per bene, prima gli si e' tolta la vita in Europa e adesso, in Israele, gli si toglie anche la terra da sotto i piedi, la sicurezza, un luogo dove sentirsi vicini e uniti, la sacralita'.
Si vuole disumanizzarlo per distruggerlo meglio.
Perche'? Che senso ha tutto questo con la guerra tra Israele e i palestinesi? Perche' si vuole delegittimare un intero popolo e privarlo di tutto quello che lo ha fatto sopravvivere in mezzo a pogrom, genocidi, persecuzioni, Inquisizioni, guerre e terrorismo?
Che disegno c'e' in tutto questo?
Io posso capire l'Islam e il suo voler distruggere tutti gli infedeli e i loro simboli sacri.
Sono fatti cosi'.
Lo fanno distruggendo i luoghi sacri dei non islamici, quindi chiese che diventano moschee, sinagoghe bruciate che diventano moscheee, statue millenarie di Budda distrutte a cannonate e ridotte in polvere, persecuzioni contro cristiani nei paesi islamici, lenta e inesorabile occupazione dell'Europa, tra i sorrisi cretini degli stessi europei, tutto questo posso capirlo.
Sono fatti cosi'.
Sta agli altri non permettergli di essere conquistati e poi distrutti.
Non posso capire invece, ne' giustificare, il disegno delle Nazioni Unite complici dell'Islam in questa esaltazione anti-umana.
Non posso capire il silenzio del mondo.
Non posso capire come nessuno si sia messo a urlare allo scandalo e all'ingiustizia quando e' stata data la notizia che le Tombe dei nostri Patriarchi, su cui un tempo potevano andare a pregare ebrei, cristiani e musulmani, appartenevano alla "palestina occupata" e che la Tomba di Rachele aveva cambiato nome e da Kever Rachel quale era stata per 4000 anni era diventata Bilal bin Rabah Mosque, nome inventato nel 1996.
No, non posso capire, queste infamie sono state votate quasi all'unanimita', un solo voto contro!
Cosa si vuole ottenere?
Forse una sola cosa, strappare al popolo ebraico tutto quello che sono la sua storia e il suo millenario passato, per arrivare alla distruzione di Israele in quanto "Nazione abusiva di un popolo inesistente".
Hanno dichiarato i nostri luoghi sacri come "appartenenti alla Palestina occupata", e' solo il primo passo per arrivare alla conclusione ufficiale che Israele e' parte della Palestina Occupata, quindi non ha nessun diritto ad esistere.
Sara' solo una conferma al credo comune degli antisemiti.
Delegittimare, delegittimare, prima o poi funzionera'.
Arriveranno ad ottenere una seconda Shoa' che sara' negata ancor prima di aver gettato l'ultimo ebreo in mare..... "ebrei? chi sono? qui esistono solo palestinesi con i loro millenari luoghi sacri".
Ci lasceranno almeno dire "Shema' Israel"?

(Informazione Corretta, 27 novembre 2010)





5. UNA NAZIONE «GIUSTA FRA LE NAZIONI»




L'Albania amica di Israele ha protetto gli ebrei dal nazismo

di Lavdrim Lita

Difendere Israele vuol dire preservare il diritto all'esistenza di Israele. Esistenza che viene minacciata ogni giorno da alcuni regimi teocratici. Ci sono uomini e politici nel Medio Oriente che vogliono annientare lo stato ebraico, ma l'opinione pubblica occidentale spesso è lenta a capire la portata devastante di questa minaccia. Come pure non si accorgono che c'è una origine storica in tutto questo, il nazismo, l'idea del genocidio di un intero popolo. Ma in passato ci sono state persone coraggiose che, con pochi mezzi, riuscirono a fermare la macchina dello sterminio e della Grande Menzogna antisemita. Persone della mia terra, l'Albania.
    Venti anni fa vennero mostrati a una delegazione americana recatasi a Tirana alcuni dossier risalenti agli anni della dittatura comunista di Hoxha. Il rappresentante del Congresso, Joe Dioguardi, rese pubblici alcuni di questi documenti, che hanno grande importanza storica, relativi alle testimonianze di ebrei salvati dagli albanesi durante la II Guerra Mondiale. Dopo la scoperta il senatore Dioguardi spedì quei documenti a Tel Aviv e l'Albania venne inserita nell'elenco dei "Giusti tra le Nazioni", ovvero quei Paesi, quelle persone o enti, che si erano impegnate a salvare degli ebrei dall'Olocausto. L'Albania ha anche un altro primato: è l'unico Paese coinvolto nel secondo conflitto mondiale in cui non ci siano state deportazioni e che può vantare di aver salvato tutti gli ebrei presenti nel suo territorio. E' infatti un dato storico acquisito come prima della Seconda Guerra Mondiale gli ebrei in Albania fossero circa 200 mentre alla fine della guerra risultarono essere oltre 2mila.
    Come fecero a salvarsi? In parte per l'isolamento di cui godeva il nostro paese in un contesto europeo che al contrario era fortemente influenzato dall'ideologia fascista e nazista, ma soprattutto grazie alla cultura albanese - basata su un codice morale, il 'Kanun', e in particolare su una sua parte, la 'Besa' - che ritiene un dovere inderogabile difendere la vita umana di chiunque, anche a costo della propria incolumità. Da notare come, nel corso della storia, questo codice si sia a volte contrapposto al potere politico e si siano registrati casi in cui il Kanun veniva addirittura prima di altre forme del potere costituito. Il Kanun, infatti, contiene anche altri elementi inaccettabili come il delitto d'onore o il dovere di vendicare anche con l'omicidio i torti subiti. Su tutto, però, ha un grande merito, quello di non riconoscere la parola "straniero": esistono gli "ospiti" ma non gli "stranieri".
    Durante la Seconda Guerra Mondiale gli albanesi nascosero gli ebrei nel loro territorio sia per iniziativa privata, sia perché le autorità locali si rifiutarono di consegnare ai fascisti italiani arrivati nel loro paese nel 1939 - e ai tedeschi nazisti arrivati poi nel 1943 - le liste con i nomi degli ebrei presenti nel territorio. Il pericolo di ritorsioni, specie durante l'occupazione nazista, era molto alto, ma i cittadini e le autorità albanesi difesero gli ebrei totalmente: nascondendoli nelle case, procurando loro documenti falsi, travestendoli da contadini e spostandoli da un luogo all'altro per sfuggire alla morte.
    Tra le tante storie di "giusti" se ne ricordano alcune davvero incredibili, come quella di Ali Alia. Un negoziante che, per salvare un ebreo caduto nelle mani di un nazista, ospitò quest'ultimo a casa sua facendolo ubriacare. Ma ci sono anche testimonianze da cui si deduce che in certi casi furono gli stessi occupanti italiani a scongiurare lo sterminio. Era il segno che la macchina nazista si poteva fermare. Berlino infine si rese conto di non poter contare su Tirana per condurre a termine le sue operazioni. Se si pensa che, al di fuori dell'Albania, solo una ristretta parte di essi sia riuscita a sopravvivere all'Olocausto, la straordinaria importanza della repubblica schipetara negli anni dell'Olocausto risulta ancora più evidente. Anche gli albanesi del Kossovo, del Montenegro e della Macedonia avrebbero contribuito alla salvezza di molti ebrei aiutandoli a rifugiarsi in Albania.

(l'Occidentale, 12 ottobre 2010)





6. IL «FONDO D'EMERGENZA EBENEZER» IN AZIONE




Improvvisamente in Israele

«Ecco, io li riconduco dal paese del settentrione, e li raccolgo dalle estremità della terra, Tra di loro sono il cieco e lo zoppo, la donna incinta e quella in doglie di parto: una gran moltitudine, che ritorna qua» (Geremia 31:8)

In occasione di una visita a Volgograd, Volodja e Luba, responsabili di Ebenezer Rostov, hanno costatato che le loro preghiere per l'aliya stanno per essere esaudite: in quella che una volta era chiamata Stalingrado, nel Sudovest della Russia, numerose famiglie ebree hanno deciso di ritornare in Israele. Alcuni dei potenziali olim [immigranti in Israele] stanno già cercando i documenti necessari e vorrebbero partire al più presto. La responsabile dell'Agenzia Ebraica nella città ci ha detto di non aver «mai visto prima tante persone decidere in modo così improvviso di andare in Israele.»
    Anche Lena, la nostra rappresentante a Soci (Russia meridionale), racconta in sostanza la stessa cosa: «Persone giovani, fra i venti e i venticinque anni, ora si interessano ai programmi di formazione e di studio dell'Agenzia Ebraica in Israele. La maggior parte di loro è già diplomata.»
    Ci sono però anche persone anziane e inferme che fanno aliya. Ebenezer ha potuto aiutare, per esempio, l'ottantunenne non vedente Prasskowja di Rostov. Durante i preparativi per la partenza ha continuato a chiedere ai nostri collaboratori: «Ci siamo? Posso davvero partire per casa?»

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"Svolgete un lavoro prezioso"

Ron Prosor
Ron Prosor, ambasciatore israeliano in Gran Bretagna, ha pronunciato parole piene di apprezzamento per Ebenezer. In un messaggio video rivolto ai partecipanti del convegno Ebenezer e svoltosi in maggio nel Nord dell'Inghilterra, ha detto:

«Con grande gioia vi faccio i miei migliori auguri. Il vostro calore, amore e sostegno per lo stato d'Israele e gli ebrei sono oggi più preziosi che mai. Nell'odierna Gran Bretagna, Israele viene spesso considerato un capro espiatorio: si nega il suo diritto di esistere, lo si demonizza e si usano due pesi e due misure. In questi tempi difficili è importante che sappiate che Israele, e anch'io, apprezziamo molto i nostri amici cristiani. Spesso sentiamo di non essere capiti nelle sfide che dobbiamo affrontare; ma voi vi impegnate con tutte le vostre forze per promuovere l'aliya. In questo modo dimostrate di aver capito le intenzioni e gli obiettivi di Israele. Lo stato d'Israele vuole essere una patria sovrana per gli ebrei. Oggi Israele è la terra in cui ogni ebreo può sentirsi a casa. Dopo tanto tempo, gli ebrei sono tornati nella loro terra dalla diaspora in tutto il mondo - dall'Europa, dall'America settentrionale, centrale e meridionale, dal medio ed estremo Oriente, dalla Russia e dall'Etiopia, dallo Yemen, dall'Iraq e dal Marocco. Il lavoro di Ebenezer è un contributo prezioso che offre ancora a molti di noi la possibilità di tornare a casa. Negli anni Novanta Israele ha accolto e integrato la maggiore ondata di nuovi immigrati che ci sia mai stata fino a quel momento. Dopo essere stati trattenuti per tanti anni dal regime comunista, gli ebrei sono infine partiti in massa dall'ex Unione Sovietica per ritornare nella terra dei loro padri e iniziare una nuova vita. Ebenezer ha aiutato circa 130.000 di loro e li ha serviti tanto in ambito materiale quanto in quello umano.
Conosciamo le primissime persone che fecero aliya: Abraamo e Sara. Circa 4000 anni fa partirono con le loro mandrie dalla Mesopotamia, diretti verso Israele, fermandosi probabilmente soltanto ai bivi per discutere della direzione da prendere. All'epoca non esisteva ancora un'Agenzia Ebraica che avrebbe potuto organizzare un volo per loro! Sono felice della collaborazione con Ebenezer e spero che anche in futuro continuerete a plasmare la storia.»


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Amore in azione per i sopravvissuti dell'Olocausto

Un servizio di Ebenezer che dimostra davvero l'amore in azione è l'acquisto e la distribuzione di medicinali a sopravvissuti della Shoà nella regione di Mosca e in Moldavia, Quest'anno il progetto, che per la terza volta è stato finanziato da donatori svizzeri, è stato realizzato in Moldavia, Così è stato abbastanza logico che una volontaria svizzera, Monika Spielmann, abbia aiutato nella distribuzione.

Prima di tutto i destinatari ci hanno scritto indicando i medicinali di cui avevano bisogno. Un farmacista della capitale Chisinau, dove si trova anche l'ufficio Ebenezer, ha poi emesso le ricette. A questo punto Pavel, il nostro responsabile, e le sue collaboratrici Marina e Monika, si sono messi in viaggio e hanno visitato tutte le città e i paesi in cui vivono gli anziani destinatari. Questi hanno ringraziato di cuore e con molte parole il nostro team per tutta la cura e il sostegno ricevuti.
    A Cahul, nel sud del Paese, nel corso della distribuzione, i nostri collaboratori hanno persino avuto l'opportunità di realizzare una manifestazione con altri ebrei e di incoraggiarli all'aliya.
    Poco tempo dopo la fine della distribuzione, è terminato il periodo di volontariato di Monika che è tornata in Svizzera lodando il Signore per il privilegio di averlo potuto servire in questo modo. Durante il suo servizio in Moldavia, ha assistito alla sessantacinquesima celebrazione del «giorno della vittoria», il 9 maggio, in cui nei paesi dell'ex Unione Sovietica si ricorda la fine della seconda Guerra mondiale.
    In quella ricorrenza si continua a ringraziare i veterani per il loro sacrificio e impegno in guerra; li si onora per aver difeso la patria contro la Germania nazista e per aver vinto.
    Uno dei veterani, che continua a lavorare come giornalista, ha intervistato Monika per un giornale ebraico. L'articolo ha informato sul lavoro di Ebenezer, sulle esperienze di Monika durante la distribuzione dei medicinali e sul perché, in quanto cristiana, ama e aiuta gli ebrei.

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Perché ci amate?


«Perché voi cristiani amate noi ebrei?»

Questa domanda è stata formulata da un veterano della seconda Guerra mondiale che ha visitato il nostro team a Novosibirsk. I regali che i nostri avevano portato, erano stati acquistati con i doni di una cellula di preghiera locale, ma più ancora dei regali, sono stati apprezzati l'amore e le attenzioni dei nostri collaboratori. Una signora ha detto: «Per cinquant'anni ho lavorato come neurologa all'ospedale. Quando c'erano decisioni difficili da prendere, si è sempre seguito il mio consiglio, nessuno chiedeva il parere del primario. Nonostante questo, sono sempre stata trattata come una persona di terza classe. Le mie competenze sono state lodate, ma non mi hanno mai promossa perché sono ebrea. Voi di Operazione Esodo, invece, mi fate davvero sentire un membro del popolo eletto.»
    Alcune di queste persone hanno i figli in Israele, ma purtroppo credono di aver ormai perso l'opportunità di fare aliya. Ci sono anche altri motivi che le ostacolano, come la preoccupazione per le tombe dei loro congiunti. Ma i nostri team non si arrendono. Pregano per loro e parlano con loro dell'amore paterno di Dio che li chiama nella loro vera patria.

(Operazione Esodo, autunno 2010)





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