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Approfondimenti
Idee sbagliate sul fondamento giuridico di Israele nel diritto internazionale
di Howard Grief
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Il libro da cui è tratto l'articolo |
E' molto diffusa, anche tra i leader del governo di Israele e tra i media, l'idea errata che lo Stato di Israele derivi la sua esistenza giuridica dalla Risoluzione 181 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite del 29 novembre 1947, popolarmente nota come Risoluzione di spartizione. Questo fraintendimento è così radicato nel pensiero ufficiale e popolare che è estremamente difficile riuscire a cambiarlo, nonostante le prove schiaccianti del contrario.
Uno dei motivi principali di questo fatto è che l'autonoma Dichiarazione di Indipendenza di Israele perpetua l'errata nozione che è "in forza della Risoluzione dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite" che i membri del "Consiglio del Popolo", hanno dichiarato la costituzione dello Stato di Israele il 14 maggio 1948. Un'altra motivazione citata nella Dichiarazione è la frase: "il nostro diritto naturale e storico." Si dice inoltre che "lo Stato di Israele collaborerà con le Nazioni Unite per l'attuazione della Risoluzione dell'Assemblea Generale del 29 novembre 1947, e adotterà le misure necessarie per realizzare l'unione economica di tutta Eretz Israel".
L'errata affermazione, presente nella Dichiarazione di Indipendenza, che lo Stato di Israele basa la sua fondazione "in forza" della Risoluzione di spartizione nasconde, e alla fine cancella, il fatto che il fondamento legale di Israele secondo il diritto internazionale non deriva dalla Risoluzione di spartizione del 1947, che è stata semplicemente una raccomandazione non vincolante senza forza di legge, ma piuttosto dalla Risoluzione di Sanremo del 25 aprile 1920. Quest'ultima ha ricevuto forza di legge quando è stata incorporata nel Trattato di Sèvres del 10 agosto 1920 e poi nei primi tre commi del preambolo del Mandato per la Palestina, ed è stata confermata nel 1922 da 52 Stati, tutti i membri della Società delle Nazioni, e separatamente dagli Stati Uniti nel 1924 in un trattato con il Regno Unito.
La Dichiarazione d'Indipendenza menziona la Dichiarazione Balfour e il Mandato per la Palestina per quanto riguarda la sua parte storica, ma nel giustificare la fondazione dello Stato ebraico nella sua parte operativa trascura questi due documenti, o ne accenna solo indirettamente quando parla di "diritti storici." La Dichiarazione non fa nemmeno riferimento al più importante documento che ha gettato le basi giuridiche dello Stato ebraico: la Risoluzione di Sanremo, che nel 1920 ha trasformato la Dichiarazione Balfour del 1917 da un atto di politica britannica in un atto riconosciuto e giuridicamente vincolante di diritto internazionale.
Questo mostra che anche i leader di Israele che hanno redatto la Dichiarazione d'Indipendenza - di cui i principali autori sono stati David Ben Gurion e Moshe Sharett - erano stranamente inconsapevoli dell'enorme importanza della Risoluzione di Sanremo, perché altrimenti l'avrebbero sicuramente citata come l'autentico documento di fondazione nella proclamazione dello Stato di Israele, invece della Risoluzione di spartizione.
Qualsiasi seria analisi di queste due Risoluzioni dimostrerà che la Risoluzione di spartizione in realtà contraddice la lettera e lo spirito della Risoluzione di Sanremo, in quanto la prima destina illegalmente una parte sostanziale della Palestina occidentale alla creazione di uno stato arabo, territorio che la Risoluzione di Sanremo aveva destinato alla sede nazionale ebraica e futuro Stato ebraico indipendente, basandosi, per la determinazione dei confini della Palestina, sulla formula storico-biblica. Inoltre, nella stessa Risoluzione di Sanremo viene generosamente concessa agli arabi tutta la terra di cui avevano bisogno per il proprio stato, o per più stati, nella parte restante del Medio Oriente. Tenuto conto di questo, l'accettazione sionista della Risoluzione di spartizione fu poco saggia, in quanto quel documento negava i diritti nazionali ebraici e politici già riconosciuti in quella parte della Terra d'Israele che fu assegnata al nuovo stato arabo. Tuttavia, come circostanza attenuante si deve notare che nelle condizioni esistenti nel 1948 c'era un urgente bisogno della immediata dichiarazione di uno Stato ebraico per poter assorbire e sistemare le centinaia di migliaia di rifugiati ebrei senza tetto che continuavano a languire in Europa nei campi profughi di Germania e Polonia dopo la fine della seconda guerra mondiale. La decisione dell'Agenzia Ebraica di accettare l'illegale Risoluzione di spartizione era dunque un atto di disperazione preso sotto costrizione, una condizione che legalmente ne invalidava l'accettazione.
In ogni caso, il rifiuto arabo della Risoluzione di spartizione e la guerra di aggressione scatenata dagli arabi contro il nascente Stato ebraico ha contribuito a invalidare l'accettazione ebraica, cosa che avrebbe permesso a Ben-Gurion di considerare nulla e vuota la Risoluzione di spartizione fin dall'agosto 1948, quando decise di annettere allo Stato ebraico la zona occidentale di Gerusalemme e i suoi dintorni. Fece poi la stessa cosa per tutte le altre zone di Eretz Israel giacenti al di là delle linee di spartizione delle Nazioni Unite conquistate dall'esercito israeliano, o che sarebbero state conquistate in seguito nella guerra d'Indipendenza.
Per attuare la sua decisione Ben-Gurion si basò su una normativa emanata dal Consiglio di Stato provvisorio, che aveva come obiettivo di includere nello Stato di Israele tutte le zone della Terra d'Israele di cui l'esercito era venuto in possesso. Il che fa capire che per Ben-Gurion, cioè, per Israele, la Risoluzione di spartizione era già lettera morta, a causa del rifiuto arabo e della guerra di aggressione.
Non era soltanto la Dichiarazione di indipendenza di Israele a non menzionare la Risoluzione di Sanremo. La stessa cosa era vera per la stessa Risoluzione di spartizione e per il precedente Rapporto per l'Assemblea Generale preparato dal Comitato speciale delle Nazioni Unite per la Palestina (United Nations Special Committee on Palestine, UNSCOP), e consegnato il 31 agosto 1947. Il Rapporto UNSCOP, che fa riferimento alla Risoluzione di Sanremo quando parla della Palestina sotto il Mandato, dice che "il 25 aprile 1920 il Consiglio Supremo delle Potenze Alleate ha deciso di assegnare il Mandato per la Palestina alla Gran Bretagna con lo scopo di dare effetto alla Dichiarazione Balfour".
Questo riferimento non presenta in modo chiaro il significato della Risoluzione di Sanremo come ragion d'essere di un ri-costituito Stato ebraico in Palestina sotto l'egida della Potenza Mandataria. La mancanza di un riferimento specifico alla Risoluzione di Sanremo sia nella Risoluzione di spartizione sia nel rapporto UNSCOP può essere vista come la prova evidente che la comunità internazionale ha voluto dimenticare questo fondamentale documento che, sotto la forma di un accordo inter-alleato tra Gran Bretagna, Francia, Italia e Giappone, ha assegnato al popolo ebraico una Palestina indivisa per la costituzione della sua sede nazionale. Se gli autori dei documenti delle Nazioni Unite del 1947 avessero compreso che la storia diplomatica e legale della Palestina era incapsulata nella Risoluzione di Sanremo, avrebbero esitato a raccomandare che la Palestina occidentale fosse divisa in uno stato ebreo e in uno arabo, perché questa raccomandazione viola non solo la Risoluzione di Sanremo, ma anche l'articolo 5 del Mandato per la Palestina (allora ancora del tutto in vigore), il quale vieta espressamente la spartizione del paese, nonché l'articolo 80 della Carta delle Nazioni Unite 1945, che salvaguarda tutti i diritti ebraici nazionali e politici in Palestina, con l'esclusione di ogni rivendicazione araba sulla terra.
Un'altra diffusa idea sbagliata sulla Risoluzione di spartizione è che essa costituisca un "ordine" delle Nazioni Unite a dividere la Palestina, un'ingiunzione che avrebbe dovuto essere soddisfatta da entrambe le parti, arabi ed ebrei. Questo equivoco è venuto recentemente a galla, ancora una volta, in un editoriale di prima pagina del Jerusalem Post (7 giugno 2010), il quale erroneamente afferma che "lo Stato di Israele è stato fondato 62 anni fa per ordine della comunità internazionale, come la patria della nazione ebraica ..." (corsivo aggiunto).
L'"ordine", come il Jerusalem Post l'ha chiamato, era presumibilmente un riferimento alla Risoluzione di spartizione. Tuttavia, come osservato in precedenza, questa Risoluzione non ha "ordinato", ma solo "raccomandato" la creazione di uno Stato ebraico in una piccola parte dell'originale sede nazionale ebraica. Contrariamente alle affermazioni del quotidiano, lo Stato di Israele non è stato fondato per ordine dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, ma piuttosto dall'atto legislativo compiuto da quelli che erano gli organi rappresentativi e responsabili del popolo ebraico nel 1948, e precisamente l'Agenzia Ebraica per la Palestina e l'Organizzazione Sionista Mondiale. Lavorando insieme, questi hanno scelto i membri del Consiglio del Popolo, che hanno proclamato lo Stato di Israele e poi hanno trasformato se stessi nel Consiglio di Stato provvisorio, l'organo legislativo del nuovo Stato. E' da notare che la proclamazione del Consiglio ha seguito diverse direttive raccomandate nella Risoluzione di spartizione per il governo del futuro Stato ebraico.
Ci vorrà un enorme sforzo di ri-educazione per ricordare sia ai leader del governo di Israele, sia al mondo in generale che i diritti legali ebrei in Palestina e in Terra d'Israele non derivano dalla Risoluzione di spartizione del 1947, ma dalla Risoluzione di Sanremo del 1920, la Magna Carta del popolo ebraico. La Risoluzione di Sanremo è infatti la Carta della Libertà ebraica cercata da Theodor Herzl, il quale invano aveva chiesto al Sultano turco di appoggiare la sua visione di un restaurato Stato ebraico in Palestina e Terra di Israele.
(Mideast Outpost, 20 luglio 2010 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
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