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Ultraortodossia e modernizzazione

di Giovanni Quer

Se si chiede a un qualunque israeliano di parlare degli ultraortodossi, la risposta comune e' la seguente: "Fanno tanti figli, e saranno loro la maggioranza, sono poveri e lo stato li aiuta piu' del dovuto, non fanno il servizio militare, non contribuiscono alla societa' ma vivono sui privilegi di una democrazia liberale e vogliono imporre il loro stile su tutti. Insomma sono un problema".
   Tuttavia, come sostiene Yair Lapid, gli ultimi casi di scontro tra ultra-ortodossi e nazional-religiosi, come a Bet Shemesh, e tra ultra-ortdossi e laici fanno capire che l'oltranzismo religioso si fa piu' arrogante mentre e proprio perche' una rivoluzione sta lentamente cambiando la societa' ultraortodossa.
   I haredim (o ultra-ortodossi) vivono secondo particolari regole sociali, tra cui la modestia nell'abbigliamento, la devozione degli uomini allo studio dei testi sacri e la dedizione delle donne al lavoro, al mantenimento della famiglia, al sostentamento della societa'.
   Se e' vero che in un certo qual modo e' grazie a loro se il nucleo ebraico si e' mantenuto negli anni, contrastando le correnti assimilazioniste, e' pur vero che politicamente e' inspiegabile il fascino che in molti esercita il sistema di vita ultraortodosso.
   Il mondo dei haredim non e' per nulla omogeneo, nonostante i vestiti siano simili, e imparare a conoscerlo e' divenuto in Israele il passo fondamentale verso l'integrazione di un settore di popolazione che presto sara' la maggioranza.
   Soprattutto dopo la Shoah e con l'istituzione dello Stato di Israele gli ultraortodossi hanno trovato nello stato ebraico una patria che li sostiene e li sostenta e che non ha finora chiesto nulla in cambio. Le condizioni di privilegio sociale hanno nel tempo permesso che si consolidasse una norma sociale che impone agli uomini di studiare nelle yeshivoth e alle donne di lavorare e crescere i figli.
   Le grandi comunità ultraortodosse di Anversa, Londra e New York hanno invece mantenuto la tradizione di una comunità di lavoratori e una di studiosi, contribuendo all'economia dei loro Paesi.
   Il peso numerico crescente, dovuto all'alta natalità - si conta che quest'anno il 45% degli studenti iscritti al primo anno di scuola elementare siano ultraortodossi -, ha rafforzato anche il coinvolgimento politico della popolazione ultraortodossa, rappresentata da vari partiti tra cui il più importante è Shas (sefardita).
   Tutto ciò ha reso necessario il dialogo tra il settore ultraortodosso e il resto della popolazione israeliana, che ha fatto scoprire un mondo variegato, che percepisce la necessità di adattamento e coglie le opportunità di modernizzazione.
   Il mondo ultraortodosso è estremamente variegato. Ad un estremo dello spettro stanno i gruppi ferocemente antisionisti (Naturei Karta), che hanno la propria base a Meah Shearim, con comunità consistenti a Bet Shemesh e in altre parti di Israele. Questi gruppi rifiutano l'idea dell'esistenza di Israele come stato ebraico, in quanto credono che solo con l'avvento del Messia avra' fine la Diaspora. Sono famosi gli scontri con la polizia a Gerusalemme per il parcheggio aperto di shabbath o con i nazional-religiosi a Bet Shemesh durante i festeggiamenti del Giorno dell'Indipendenza. Sono anche famosi gli episodi di separazione dei sessi negli autobus e in alcuni marciapiedi nelle vie più interne di Meah Shearim, di cui si parla nei giornali negli ultimi giorni. Queste manifestazioni di estremismo religioso sono gli unici reportage del mondo ultraortodosso, mentre poco si parla della sua varietà e dei cambiamenti che sta attraversando con una lenta e irreversibile rivoluzione verso la modernità.
   All'altro estremo stanno i gruppi ultraortodossi nazionali, che accettano Israele come stato ebraico, che vogliono influenzare la società e il sistema giuridico imponendo norme religiose e cercando di convertire i laici.
   Questi gruppi comprendono anche che una vita basata sui sussidi non è più possibile, e soprattutto capiscono che nel vicino futuro gli ultraortodossi dovranno, per il loro peso demografico, partecipare alla vita della società e dello stato.
   Tutto ciò può sembrare logico e naturale, ma gli ostacoli di un'educazione ultraortodossa non permettono l'inserimento nel mondo del lavoro né nella società in generale. Nelle yeshivoth non si studia né l'inglese né la matematica e nemmeno l'informatica. Dipoi, nel mondo israeliano donne e uomini lavorano negli stessi uffici e nelle stesse stanze, con abbigliamento e comportamenti non conformi alle norme tradizonali ossessionate dalla modestia.
   La necessità di riformarsi e di conciliare tradizione con modernità ha portato alla creazione di istituti e attività che tentano di avvicinare, nel rispetto della tradizione, la comunità ultraortodossa al mondo moderno, dando strumenti per trovare un lavoro, creando opportunità di miglioramento della condizione economica e sociale, in particolare delle donne.
   Questa rivoluzione si ripercuote anche sulle visioni politiche, tendenzialmente diffidenti verso il mondo laico, non ebraico e straniero. Tuttavia molti sono i leader e le leader del mondo ultraortodosso che partecipano a gruppi di discussione sul rapporto col mondo laico, sul rapporto con gli arabi e con la comunità internazionale. Tra queste figure spicca il nome di Adina Bar-Shalom, figlia di Ovadia Yosef, ex rabbino capo sefardita, fondatore del partito Shas, e ancora influente personalità spirituale e politica.
   Sotto la sua direzione il partito Shas che rappresenta gli ultraortodossi sefarditi, ha aderito l'anno scorso al Congresso Sionista, come primo passo di totale apertura verso il mondo esterno. Adina ha fondato un college per ultraortodossi a Gerusalemme, il Haredi College of Jerusalem/hamikhlala haharedit yerushalaym, dove il numero di studentesse ha superato il numero di studenti. L'intero istituto è adattato alle esigenze particolari di separazione tra uomini e donne, che studiano in giorni diversi, alle esigenze specifiche delle donne, in giovane eta' gia' madri di tre, quattro figli, che possono quindi portare i bambini all'asilo dell'universita' e cosi' via.
   Qui si studia economia, informatica, assistenza sociale, psicologia, ingegneria, ossia materie che possono dare un lavoro. Adina ha l'animo liberale, e' membro della "Iniziativa di Ginevra", assieme al sindaco di Bet Shemesh, anche lui di Shas, e' l'iniziatrice dei movimenti di dialogo politico tra destra e sinistra, la prima donna ultraortodossa che ha portato donne a fare i giri dei check point. Assieme a lei c'e' il rabbino Dovid Grossman di Migdal Haemek, zio della codirettrice del Habad che e' stato colpito dai terroristi a Mumbai, che ha dedicato la sua vita all'educazione e al recupero dei giovani a rischio ed ha giocato un ruolo minore nella pace tra Israele Egitto.
   Benche' in molti avvicinino i gruppi meno oltranzisti di ultraortodossi ai Fratelli Musulmani, con la loro attivita' sociale preordinata alla "conversione" alla vita religiosa, vi e' da dire che il processo di modernizzazione ha comportato l'inizio di una lenta costante e dolorosa rivoluzione.
   La paura dell'assimilazione al mondo laico impone matrimoni in eta' precoce; l'apertura delle donne ad un abbigliamento piu' moderno causa la radicalizzazione della modestia in altri campi, come la separazione dei sessi o la proibizione del canto di donne in pubblico; la dedizione agli studi secolari da parte di molti ultraortodossi si accompagna a richieste di che sono interpretate come imposizione religiosa al pubblico israeliano.
   Per parte sua, la Corte Suprema, spesso chiamata a bilanciare gli interessi di laici e religiosi ha sempre adotatto una linea liberale, per cui si rispetta il sentimento religioso garantendo i diritti dei laici.
   E' famosa la sentenza sullo shabbat, in cui i giudici hanno deciso che vietare la circolazione in una strada di Gerusalemme dove i residenti laici erano una minoranza significa violare i diritti fondamentali della popolazione non religiosa, comunque rispettando il sentimento religioso.
   La recente sentenza che invece ha fatto piu' parlare riguarda la separazione dei sessi nel trasporto pubblico. La Corte sostiene che imporre alle donne di sedere nella parte posteriore e' discriminazione, mentre pero' lascia aperta la porta a quest'usanza "se si raggiungera' un unanime accordo a riguardo". Questo approccio e' simile alla decisione della Corte Suprema dello Stato di New York che ha vietato la separazione dei sessi negli autobus pubblici, mentre la pratica e' permessa se adottata da compagnie private.
   L'approccio liberale e' fondamentalmente garantista dei diritti fondamentali di chi vuole essere libero dalla religione e di chi vuole esser religioso.
   E' proprio questo stampo liberale che ha permesso l'influenza modernizzatrice che sta rivoluzionando le comunita' ultraortodosse, mentre le grida di radicalizzazione sono l'estrema difesa di un mondo che sente il cambiamento necessario e inevitabile, ma dal quale vuole anche proteggersi.
   Il rapporto tra stato e religione non e' stato mai cosi' al centro del dibattito come ora, con la radicalizzazione dei nazional-religiosi e con la modernizzazione degli ultraortodossi.
   Questo rapporto e' regolato da un patto sociale non scritto, che sviluppa nel dialogo tra comunita' e correnti e che trova una regolazione con gli interventi della Corte Suprema. Quanto questo patto possa reggere non e' dato sapere, ma per ora lo spirito liberale prevale e mantiene un equilibrio garantista tra comunita' che vivono indipendenti. Quando la maggioranza della popolazione israeliana sara' ultraortodossa, se lo sarà, forse il patto sociale cambiera'. Ma la forza della democrazia israeliana finora e' stata il continuo dialogo sociale, organizzato anche in canali istituzionali, che permette l'appianamento dei conflitti, la composizione degli interessi e il consolidamento dei diritti fondamentali protetti dai guardiani della costituzione, ossia i giudici della Corte Suprema.

(Informazione Corretta, 20 dicembre 2011)