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Approfondimenti
UNESCO: l'obiettivo è cancellare la storia ebraica dalla terra di Israele
di Emanuel Segre Amar
Nei giorni scorsi si è parlato molto, sui nostri giornali, della decisione dell'UNESCO di accogliere lo "Stato" di Palestina tra i suoi membri.
Come sempre le varie testate, ed al loro interno la maggior parte dei collaboratori, si sono espressi facendo attenzione soprattutto a quanto la loro fede politica, più che la realtà dei fatti, imponeva. Quindi nulla di nuovo sotto il sole.
Ritengo che sia utile per molti, a questo punto, approfondire alcuni aspetti spesso difficili da ricordare, e per questa ragione approfitto di quanto scritto in un lungo articolo pubblicato sul Jerusalem Post da Caroline Glick, giornalista sempre molto informata e precisa su tutte le vicende israelo-palestinesi.
Abu Mazen ha dunque deciso da tempo di abbandonare il processo di pace per cercare piuttosto il riconoscimento internazionale di uno stato che si trova, de facto, in stato di guerra con Israele. E così, finalmente, i suoi sforzi hanno ottenuto un primo risultato positivo con l'organismo dell'ONU che si occupa di educazione, scienze e cultura.
Ma non è un caso che l'OLP/AP si sia indirizzata, in prima battuta, proprio all'UNESCO per ottenere il primo riconoscimento ufficiale per lo "Stato" di Palestina. Fin dal 1974 l'UNESCO è stata un partner entusiasta dei palestinesi nel loro tentativo di cancellare la storia ebraica, antica eredità ben presente nella terra di Israele.
Nel 1974 ha infatti votato il boicottaggio di Israele ed ha deciso di "astenersi dall'assistenza israeliana nei campi dell'educazione, della scienza e della cultura a causa della persistenza israeliana a voler modificare le caratteristiche storiche di Gerusalemme".
Gli sforzi dell'UNESCO nel negare i legami ebraici con Gerusalemme sono poi continuati nel corso degli anni: nel 1989 l'UNESCO ha condannato "l'occupazione israeliana di Gerusalemme" sostenendo che distruggeva la città tramite "atti di interferenza, distruzione e trasformazione".
Nel 1996 a Parigi è stato organizzato dall'UNESCO un simposio su Gerusalemme al quale né ebrei, né israeliani sono stati invitati a partecipare.
All'inizio del 1996 l'ente palestinese Wakf ha iniziato a distruggere sistematicamente i manufatti del Secondo Tempio iniziando gli scavi, del tutto illegali, per la costruzione di una moschea, priva delle necessarie licenze, nel luogo dove c'erano le stalle di Salomone. L'UNESCO ha scelto di tacere di fronte a simili atti, pur contrari alle leggi internazionali che avrebbe, al contrario, dovuto difendere per statuto. La ragione di ciò va ricercata nella già citata scelta del 1974 di essere partner degli arabi nella cancellazione della storia ebraica dalla terra di Israele.
Nel 1995, in occasione del 50esimo anniversario della fine della II Guerra mondiale, nelle sue dichiarazioni, nonostante le richieste israeliane, ha deciso di non far menzione alcuna della Shoah.
Nel 2009 l'UNESCO ha designato Gerusalemme "capitale della cultura araba".
Nel 2010 ha denominato la Tomba di Rachele e la Grotta dei Patriarchi ad Hebron "moschee islamiche".
Nel 2010, pubblicando i risultati scientifici ottenuti dal mondo arabo, ha parlato di Maimonide, ri-denominato Moussa ben Maimoun, come se fosse un islamico.
Da una recente indagine risulta che l'Istituto per il Controllo della Pace e per la Tolleranza Culturale nell'Educazione Scolastica (IMPACT-SE) ha dimostrato che i testi della AP rimangono imbevuti di affermazioni antiebraiche in ogni livello di studi. Nulla si è mosso a livello ufficiale.
Deve, a questo punto, essere fatta una riflessione anche sull'atteggiamento dell'amministrazione Obama di fronte ai recenti avvenimenti. E' necessario ricordare che l'annunciato blocco di tutti i pagamenti degli USA verso l'UNESCO (pari al 22% del totale degli introiti di questa organizzazione) è basato su una clausola di una legge votata dal congresso USA sotto la presidenza Bush, che vieta qualsiasi finanziamento americano in favore di organismi che riconoscono ufficialmente paesi che ancora non esistono.
Nel frattempo, tuttavia, la rappresentante USA Martha Kanter ha annunciato la volontà americana di rinnovare la fiducia all'executive board dell'UNESCO, pur "colpevole" per la legge americana, ed ha dichiarato che questa decisione di riconoscere lo "Stato" di Palestina era "spiacevole" e "prematura", quasi per attutire la necessità di sospendere ogni finanziamento. Nel frattempo alcuni rappresentanti della Casa Bianca hanno iniziato le discussioni con il Congresso per modificare questa legge. L'Ambasciatore USA presso l'UNESCO ha, dal canto suo, dichiarato che "gli rincresce sinceramente che i grandi e bene intenzionati sforzi di tante delegazioni per evitare questo risultato siano finiti troppo presto", aggiungendo di sperare "nella continuazione di questi sforzi per rinforzare l'importante lavoro di questa vitale organizzazione".
A questo punto bisognerebbe ancora confrontare le precedenti parole dell'Amministrazione Obama con quelle espresse nei confronti della decisione israeliana di costruire nuove abitazioni: si è dichiarata "profondamente dispiaciuta per tale annuncio". Le decisioni pro-palestinesi dell'UNESCO sono "regrettable" e "premature", quelle israeliane rendono l'Amministrazione "deeply disappointed".
Queste sono realtà alle quali sarà bene fare mente locale in un momento che è davvero difficile, e non solo per Israele.
(www.romaebraica.it, 8 novembre 2011)
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