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Con lo status di eterno profugo i paesi arabi gabbano i palestinesi

di Dimitri Buffa

Magari Gesù, che qualcuno vede sotto le spoglie del profeta ebreo perseguitato dai romani (e anche l'Islam lo venera come precursore di Maometto) e qualcun altro come il primo palestinese vittima degli ebrei, avrà pensato anche a loro quando ha concepito il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci.
   E dal 1948 a oggi i palestinesi con lo status di profugo si sono moltiplicati infatti anche per dieci. Anche perché sono anche gli unici esseri umani al mondo a nascere direttamente con lo status di profugo. Sia i figli, sia i nipoti, e persino i pro-nipoti, dei profughi del 1948, quelli per intenderci che fuggirono dopo il conflitto seguito alla nascita di Israele (convinti a far ciò dai fratelli arabi che gli promettevano la riconquista di tutta la Palestina e la ricacciata a mare dello stato in questione con tutti gli abitanti sopra) a differenza di quanto avviene in tutto il resto del mondo, ereditano dai loro padri, nonni e bisnonni lo status di rifugiato.
   Come è possibile? Elementare, i palestinesi sono gli unici al mondo ad avere una loro "agenzia delle Nazioni Unite" del tutto personalizzata e con regole proprie che vanno in molti casi completamente al di fuori del diritto internazionale: la UNRWA (The United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East).
   Tutti gli altri profughi di tutto il resto del mondo devono accontentarsi della UNHCR (The United Nations High Commissioner Refugees) che invece considera profughi solo coloro che ne hanno realmente diritto e non i loro figli, nipoti e pronipoti. In sostanza i palestinesi che non vivono a Gaza o nei Territori sono gli unici al mondo a produrre ogni giorno (semplicemente partorendoli) nuovi profughi.
   Per questo motivo dai 600 mila profughi del 1948 si è passato agli oltre 5 milioni di oggi. La domanda che viene logica a questo punto è la seguente: ma quanto costa al contribuente mondiale questa convenzione, meglio questa singolare prassi? Per capire quanto costano in termini economici i finti profughi palestinesi basta fare un paio di conti: la UNHCR, cioè l'agenzia ufficiale dell'Onu per i rifugiati, gestisce circa 10 milioni di profughi in tutto il mondo e per farlo nel 2010 ha speso 3,32 miliardi di dollari (bilancio ufficiale 2010) che, peraltro, non sono stati sufficienti a garantire ai profughi (quelli veri) adeguata assistenza.
   Nello stesso periodo di tempo (2010) la UNRWA, cioè l'agenzia dedicata ai palestinesi, ha speso 1,23 miliardi di dollari sottraendo persino fondi e risorse alla UNHCR per garantire assistenza a chi invece non ne ha alcun diritto. Questi sono i conti incontestabili. Ricostruiti peraltro al millimetro dalla ong "Secondoprotocollo.org", in uno studio di Miriam Bolaffi. Altri costi, stavolta tutti per la società palestinese, presente e futura, sono quelli generati dall'assistenzialismo insito e implicito in questo stato di cose. Il fatto che a provvedere ai palestinesi sia la UNRWA ha dato un ottimo pretesto agli stati che ospitano i palestinesi (cioè principalmente Libano, Siria e Giordania) per non concedere a queste persone i diritti che invece loro spetterebbero.
   In pratica Libano, Siria e Giordania hanno chiuso i palestinesi in veri e propri ghetti dai quali non possono neppure uscire. E in sessanta anni neanche una singola "Flottilla" se ne è accorta salpando verso di loro. Non basta: il fatto che la UNRWA pensi a tutto e a tutti fa in modo che non ci sia un teorico né un pratico bisogno che i palestinesi lavorino o studino.
   E così in 40 anni si sono create le premesse perché due o tre milioni di persone sopravvivano senza produrre niente e senza pensare minimamente a qualsiasi forma di sviluppo. Niente almeno che esuli dal traffico di droga o dal terrorismo, fiorenti prodotti locali. A dirla proprio tutta ma tutta, questi "finti profughi" palestinesi oltre a costare alla comunità internazionale qualcosa come 1,23 miliardi di dollari l'anno (e a questo costo va aggiunto il mancato raggiungimento della pace in Medio Oriente che ovviamente non è calcolabile) producono anche intere generazioni di persone che vivono alle spalle di tutto il resto della comunità internazionale in modo parassitario.
   Tutto questo perché? Perché per loro e solo per loro è stata creata questa assurdità chiamata UNRWA. I cui funzionari sono strapagati e che spesso si è trovata al centro dei sospetti di Israele allorché in più di un episodio sono stati arrestati loro membri che facevano i cooperanti di giorno e i jhadisti e gli organizzatori di attentati suicidi di notte.
   Resta anche da capire cosa impedisca, dopo 60 anni da quella che i palestinesi chiamano "nakba" e tutto il resto del mondo "nascita dello stato di Israele su preciso mandato Onu", ai paesi arabi che ospitano gli eterni campi profughi dei palestinesi (si pensi che in Pakistan, dopo la guerra di secessione con l'India nel 1947 ci furono oltre dieci milioni di profughi veri e adesso non ce n'è più neanche uno con quello status) di dare ai loro poveri abitanti, che quando c'è da fare propaganda anti ebraica chiamano "fratelli", le rispettive nazionalità giordane, siriane o libanesi che siano.
   Inutile dire che una simile ipotesi toglierebbe di mezzo anche il pretesto del "diritto al ritorno", che è il vero ostacolo insormontabile per un accordo di pace duraturo tra Israele e l'Anp.

(l'Opinione, 1 agosto 2011)