Terremoto: Israele dona a Mirandola quattro strutture mobili per neomamme
BOLOGNA, 29 giu - Lo Stato d'Israele dona a Mirandola quattro casette mobili che verranno utilizzate come ''Isola nido' per alcune neomamme delle aree terremotate ed i loro bambini, per creare un ambiente piu' confortevole rispetto alla tenda, e 50.000 euro. Questa donazione e' stata resa possibile grazie al generoso contributo del Signor Walter Arbib e del Keren Hayesod del Canada.
Per l'occasione sara' a Mirandola - lunedi' 2 luglio alle ore 9,15 presso ''Immagino area scuola media' di via Dorando Pietri - il vice premier di Israele e Ministro degli Esteri Avigdor Liberman, che ha ideato l'iniziativa. Il vice premier consegnera' anche una targa che verra' collocata nei locali destinati al percorso nascita dell'Ospedale di Mirandola, quando sara' ripristinato. Liberman incontrera' gli assessori regionali Paola Gazzolo e Giancarlo Muzzarelli.
TEL AVIV, 29 giu - Israele ha elevato lo stato di allerta sulle alture occupate del Golan in seguito al deteriorarsi della situazione in Siria e a un relativo indebolimento delle forze armate regolari di Bashar al-Assad. Secondo la stampa odierna, l'intelligence di Israele ha notato l'''afflusso'' in Siria dall'Iraq e da altri Paesi di numerosi membri di gruppi estremisti sunniti, spesso legati ad al-Qaida e non esclude che una parte di essi possano tentare infiltrazioni nelle alture del Golan.
L'abbraccio dell'azzurro Mario Balotelli alla madre adottiva, la signora Silvia, ha coronato lo straordinario incontro con la Germania che apre all'Italia la finale degli Europei di calcio. Un'emozione per tutti gli italiani e un'emozione tutta speciale per gli ebrei italiani. Anche la redazione del Portale dell'ebraismo italiano www.moked.it ha trascorso una serata con il fiato sospeso. In questi giorni è in distribuzione il numero di luglio di "Pagine Ebraiche" che scommette proprio su Balotelli nella fotonotizia di prima pagina, mostrando il calciatore alla vigilia degli Europei durante il suo viaggio della Memoria nel campo di sterminio di Auschwitz. "Mario Balotelli - si legge nel testo che accompagna l'immagine - cammina lungo le strade della Memoria nel corso della visita della Nazionale azzurra al campo di Auschwitz. Il simbolo dell'impegno di un cittadino che raccoglie in sé l'esperienza dell'immigrazione, dell'accettazione e del successo. Ma anche un omaggio alla madre adottiva, l'ebrea italiana che lo accolse bambino e la cui famiglia soffrì negli anni bui della Shoah".
Il mese scorso Benedetto XVI ha riaffermato che il Vaticano II «non solo ha preso una posizione chiara contro tutte le forme di antisemitismo, ma ha gettato le basi per una nuova valutazione teologica del rapporto Chiesa-ebraismo», mentre, qualche giorno dopo, il cardinale Koch, presidente della Commissione per i rapporti con l'ebraismo, ha dichiarato che nel mondo di oggi «la piaga dell'antisemitismo sembra inestirpabile», che la Chiesa ha l'obbligo di «denunciare l'antigiudaismo e il marcionismo come tradimento della stessa fede cristiana» e che «il negazionismo non è ammissibile nella Chiesa, ma anche in una onesta visione storica».
Posizioni molto chiare, ben diverse da quelle del cattolicesimo italiano del secondo dopoguerra oggetto dell'analisi originale e, per alcuni aspetti pionieristica, di Elena Mazzini (L'antiebraismo cattolico dopo la Shoah, Viella, 2012, pp. 200, 25), che si affianca ai volumi di Zanini e di Di Figlia dei quali il «Corriere» ha già parlato (29 aprile e 15 maggio). Un'analisi che conferma che, se per gli anni della guerra si deve parlare di «rimozione psicologica» e di invisibilità di Auschwitz, per quelli del dopoguerra si deve riconoscere che la memoria dell'Olocausto è rimasta sostanzialmente marginale fino al processo Eichmann (1961) e alla guerra dei Sei giorni (1967) (Laqueur, Traverso). E dimostra che la Chiesa di Roma non sfugge fino al Concilio alla tentazione neo-antisemita: l'ebreo del genocidio diventa gradualmente sionista e israeliano grazie al comodo alibi che camuffa il razzismo da questione di politica internazionale. E non sfugge a quella rimozione delle leggi del 1938 che anche per la Santa Sede erano rimaste una «memoria estremamente imbarazzante», che non veniva integrata in quella della Shoah (A. Foa).
L'autrice isola e discute i momenti che segnano continuità e discontinuità storiche della tradizione antiebraica cattolica esaminando per gli anni Cinquanta l'«Enciclopedia cattolica» e la «Civiltà Cattolica». Tra i lemmi della prima (razzismo, genocidio, ebrei, Israele, sionismo, antisemitismo) fa notare che solo nell'ultima voce una sola riga, «più allusiva che storicamente determinata», è dedicata alla Shoah e che se vi si legge che «l'antisemitismo è contrario alla morale cristiana e comporta gravi pericoli per la fede», vi si osserva anche che «è lecito un antisemitismo nel campo delle idee, volto alla vigile tutela del patrimonio della cristianità». Le interpretazioni della seconda, nota per la propaganda antisemita tra fine '800 e primi decenni del '900, si segnalano essenzialmente per la strenua difesa di Pio XII messo in discussione, negli anni Sessanta, da «Il Vicario» e da una serie di opere storiche: certo è che l'attenzione riservata alla Dichiarazione conciliare che segnò la svolta nel rapporto con l'ebraismo fu del tutto esigua.
Particolarmente riuscito lo studio pionieristico della «letteratura del pellegrinaggio» degli anni Cinquanta e Sessanta essenzialmente diari e testimonianze di ecclesiastici che utilizzano «stereotipie dell'antiebraismo per decifrare lo Stato d'Israele» e che, in alcuni casi, trasformano in antisionismo il tradizionale antisemitismo, evitando ogni riferimento allo Stato, ma richiamando spesso il conflitto arabo-israeliano. Seguono l'analisi del viaggio di Paolo VI in Terra Santa e dei commenti sulla stampa ebraica, lo studio dei riflessi della conciliare «Nostra Aetate» nella stampa cattolica (aperture religiose e dinieghi politici, con le posizioni anticonciliari del vescovo Carli) e della sua «ricezione» nella stampa ebraica. Per la Mazzini anche la «Nostra Aetate» non ha consentito una riflessione «incisiva e matura sull'antisemitismo cattolico» fino a quando la Chiesa non ha sciolto «il problema della sua posizione nei confronti di Israele». Un problema che resta, comunque, irrisolto per il molto che riguarda Gerusalemme e i Luoghi Santi, e che se ha mutato la retorica dell'antisemitismo, non ne ha completamente rimosso tutti i profili sistematici.
Sfilano le sopravvissute all'Olocausto: è polemica
Un Concorso di bellezza sta suscitando grandi polemiche in Israele. Il contest non è qualsiasi: a partecipare all'evento sono state 300 donne dai 74 ai 79 anni sopravvissute all'Olocausto di cui 14 sono state selezionate da una giuria per entrare in finale. Gli organizzatori travolti dalle critiche, hanno dichiarato che il concorso era una celebrazione della vita e un omaggio alle circa 200mila persone segnate dalle tragiche esperienze della seconda guerra mondiale che vivono in Israele. Ma secondo i detrattori giudicare donne che hanno sofferto così tanto in base al loro aspetto fisico è inappropriato e perfino offensivo. "Per me suona come una cosa macabra", ha affermato Colette Avital, presidente di un gruppo israeliano che rappresenta i sopravvissuti all'Olocausto. L'organizzatore Shimon Sabag ha respinto le critiche, affermando che le vincitrici sono state selezionate in base alle loro storie personali di sopravvivenza e della vita dopo la guerra, mentre la bellezza fisica è stata solo un piccolo elemento della competizione.
"Stanno bene insieme, si sono divertite e ridevano durante le prove", ha detto Sabag. "Il fatto che così tante persone hanno voluto partecipare dimostra che è stata una buona idea". Alla cerimonia ufficiale che ha accompagnato la finale del concorso hanno partecipato circa 600 persone, tra cui due ministri del governo israeliano, Moshe Kahlon e Yossi Peled, lui stesso sopravvissuto all'Olocausto
"Ho il privilegio di mostrare al mondo che Hitler voleva sterminarci e invece noi siamo vivi, ci godiamo la vita", ha detto una delle finaliste, la 74enne Esther Libber, che da bambina fuggì dalla sua casa in Polonia, si nascose in un bosco e fu salvata da una donna polacca. Tutti i membri della sua famiglia furono uccisi. La vincitrice del concorso, la 79enne Hava Hershkovitz, è stata selezionata da una giuria composta da tre ex reginette di bellezza e uno psichiatra geriatrico specializzato nel trattamento dei sopravvissuti all'Olocausto. La Hershkovitz fu cacciata via dalla sua casa in Romania nel 1941 e passò tre anni in un campo di detenzione sovietico. "Sono molto orgogliosa di lei perché è la più bella donna in questa sala", ha commentato la nipote, Keren Hazan.
Egitto - 15 anni di prigione a un ex ministro per la vendita di gas a Israele
MILANO - Un ex ministro egiziano del petrolio, Sameh Fahmi, e l'uomo d'affari Hussein Salem sono stati condannati a 15 anni di prigione ciscuno nell'affare relativo alla vendita di gas naturale a Israele ad un prezzo inferiore a quello di mercato. La condanna e' stata emessa dal Tribunale criminale del Cairo
Cinque alti responsabili dell'Alta autorita' egiziana per il petrolio e gas sono stati condannati a pene dai 3 ai 10 anni, ha riferito una fonte all'agenzia Afp. Sono accusati di aver "esportato del gas verso Israele a prezzi inferiori a quelli del mercato internazionale, a detrimento dei fondi pubblici". L'Egitto ha deciso in aprile di rivedere tutti gli accordi di fornitura di gas, compreso con Israele, i cui contrattin di acquisto conclusi sotto l'ex presidente Hosni Mubarak erano molto criticati dall'opposizione. Secondo le stime, l'Egitto fornisce il 40% di gas consumato da Israele.
Sergio Romano dice di sì, Emanuel Segre Amar dice di no e glielo scrive. Il noto articolista del Corriere della Sera allora risponde, ma lo fa usando la collaudata tecnica del "menare il can per l'aia". Alla fine però deve ammettere: sì, dal mondo arabo i cristiani fuggono, da Gerusalemme no.
Csanad Szegedi, europarlamentare ungherese del partito Jobbik, confessa le sue origini in una demenziale intervista: "Sono sconvolto, è una cosa difficile da accettare".
Csanad Szegedi
Noto agli ungheresi (e non solo) per le posizioni ultranazionaliste e ferocemente antisemite (una volta si presentò a Strasburgo vestito con l'uniforme della Guardia repubblicana magiara che durante la Seconda guerra mondiale spediva gli ebrei nei campi di sterminio), l'eurodeputato di estrema destra Csanad Szegedi ha dovuto confessare di aver fatto una sconcertante scoperta, una scoperta che gli ha cambiato la vita: le sue origini sono senza alcun dubbio ebraiche.
Sua nonna, Magoldna Klein, era chiaramente un'ebrea sopravvissuta dell'Olocausto e, quando ha iniziato la sua carriera di politico populista e xenofobo, non poteva non saperlo, ironizzano oggi i blog antirazzisti ungheresi, particolarmente allegri per questa grottesca nemesi.
"Non dico che la cosa non mia abbia sconvolto, ci vorrà un po' di tempo per digerirlo", ha http://www.globalist.it/QFC/NEWS_48879.jpg dichiarato in un'intervista tra l'inquietante e il demenziale rilasciata al quotidiano Barikad per poi arrendersi all'evidenza: "In ogni caso penso che essere ungherese significhi avere una certa responsabilità verso la patria e non una questione di razza". Peccato che recentemente un suo collega di partito (lo Jobbik) aveva conquistato i primi titoli dei giornali per essersi sottoposto a un test genetico(sic) che dimostrava come nelle sue vene non scorresse sangue "ebraico o Rom", ma solo sangue ungherese.
Come ha giustamente commentato il giornale on line Index.hu: "La morale di questa storia è che la stupidità non è legata al patrimonio genetico".
Hamas critica Putin per la visita al Muro del Pianto
Aspre critiche da Hamas al presidente russo Vladimir Putin per la sua visita di due giorni fa al Muro del Pianto di Gerusalemme.
Secondo Sami Abu Zuhri, un portavoce di Hamas a Gaza, Putin "ha falsificato la Storia quando ha affermato che in quelle pietre è incisa la Storia ebraica": un riferimento alla convinzione degli archeologi che si tratti di un residuo perimetrale del Tempio di Gerusalemme distrutto dai Romani nel 70 d.C.
In realtà il "Muro Buraq", ha aggiunto Abu Zuhri (utilizzando il termine islamico), fa parte della Moschea al-Aqsa e dunque Putin "dovrebbe correggere le proprie affermazioni... ingiuste nei confronti dei diritti del popolo palestinese alla propria terra e ai propri Luoghi sacri".
La visita notturna di Putin al Muro del Pianto e ai suoi tunnel vicini (accompagnato fra l'altro dal rabbino capo degli ebrei russi) ha molto irritato anche il Movimento islamico in Israele, che ha stigmatizzato "le posizioni viscide e volgari a favore del regime israeliano giunte dall'orso russo, dopo che questi si è macchiato del sangue della nostra gente in Siria".
Vice primo ministro di Israele in visita a San Marino
Franco Cavalli, San Marino Oggi: Il vice primo ministro di Israele sale sul Titano e pianta un ulivo / Mularoni: "Rapporti diplomatici molto buoni, contiamo di intensificare le relazioni"
Sarà una San Marino blindata quella che ospiterà il prossimo 2 luglio il vice primo ministro, nonché ministro degli Esteri di Israele Avigdor Lieberman. Si tratta di una visita ufficiale prestigiosa per San Marino che dovrà accogliere l'ospite garantendo massime misure di sicurezza. Da questo punto di vista è facile il paragone con quanto messo in atto l'anno scorso con la visita di Papa Benedetto XVI.
A parte comunque i rigorosi controlli e procedure di sicurezza, affidate anche agli stessi servizi israeliani e anche alle forze di polizia italiane, quello che è più importante è l'alto valore di una visita di questo livello. San Marino infatti punta a intesificare i rapporti con Israele, come conferma il segretario di stato agli Esteri, Antonella Mularoni. "I rapporti diplomatici tra i nostri due paesi sono molto buoni e con questo scambio di visite contiamo di intensificare le relazioni anche sul piano economico".
La visita di Lieberman infatti, segue quella altrettanto ufficiale avvenuta nell'ottobre scorso proprio in Israele, da parte del segretario Mularoni.
Verso un boom dellemigrazione di ebrei italiani in Israele
Atteso un picco nel 2012
di Massimo Lomonaco
GERUSALEMME - Il 2012 puo' essere l'anno boom dell'emigrazione ebraica italiana in Israele: se saranno confermati i dati dei primi cinque mesi, a fine anno saranno 200 gli ebrei italiani ad essere emigrati in Israele. Piccoli numeri, significativi tuttavia non solo in rapporto alla popolazione italiana piu' complessiva ma anche per motivi legati all'impatto dell'attuale crisi economica sul tessuto della societa' italiana.
Il dato e' stato rivelato dal demografo Sergio Della Pergola all'apertura a Gerusalemme della Conferenza 'L'Italia, gli italkim, e Israele', una sorta di proseguimento ideale del convegno organizzato lo scorso anno sul contributo degli ebrei italiani all'Unita' nazionale. Questa volta ad essere sotto la lente di ingrandimento e' stato l'apporto alla creazione e allo sviluppo di Israele da parte degli ebrei di origine italiana (gli Italkim appunto) stimati da Della Pergola in circa 15 mila che possono diventare oltre 25.000 se si comprende tutto il bacino in qualche modo legato all'Italia. Una emigrazione - va detto subito - ''qualificata'' che, nel corso della sua storia, ha visto la preminenza in alcuni settori della vita sociale ebraica come la scienze giuridiche con Guido Tedeschi, quelle demografiche con Riccardo Bachi, le scienze e altri campi.
Organizzata dalla Hevra' Yehudei Italia (la comunita' di origine italiana), dall'Ambasciata italiana, dall'Istituto italiano di cultura e con la partecipazione della Regione Puglia, la Conferenza (che chiude domani) ha scandagliato il contributo degli italkim, ispirato - e' stato detto da Simonetta Della Seta, esperto per gli affari culturali dell'Ambasciata - ad una concezione mazziniana del prevalere dei ''doveri sui diritti''.
Paradigmatica, ad esempio ma non solo, la vicenda politica di Enzo Sereni, ideologo del sionismo.
''In aumento gia' da alcuni anni - ha osservato Della Pergola, uno dei maggiori demografi israeliani - l'affluenza degli ebrei italiani ha avuto nel passato due picchi: dopo le Leggi Razziali del 1938 e dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967. Fenomeni che riguardano la societa' italiana e non Israele: il primo largamente spiegabile con il tradimento nazionale nei confronti di una minoranza italiana da sempre; il secondo invece interpretabile con il disagio degli ebrei italiani di fronte ad un mutato atteggiamento dell'opinione pubblica nei confronti di Israele in quel periodo''. Della Pergola ha ricordato a questo proposito episodi come l'attentato alla Sinagoga di Roma, la deposizione di una bara davanti il Tempio durante un corteo sindacale contro la guerra, la responsabilita' e le scelte dei media. ''Insomma - ha detto nel suo intervento il Direttore di Rcs libri Paolo Mieli, che si e' trovato d'accordo con Della Pergola - non si trattava piu' dell'obiezione politica nei confronti di Israele, c'era qualcosa di altro''. Oggi la motivazione sembra diversa e piu' legata, oltre ai motivi ideali, alla crisi. Ma - ha avvertito sempre Della Pergola - ''fenomeni come quello di Grillo possono suscitare insicurezza, portare ad avvertire 'cose gia' viste', pur con tutta la prudenza del caso''. Mieli (la Fondazione del Corsera ha pubblicato gli Atti del precedente convegno, presentati oggi) ha rimarcato la ''forte spinta propulsiva'' dell'ebraismo italiano; non e' un caso, ha aggiunto, che stando ai numeri la presenza degli ebrei di origine italiana in Israele sia quasi pari al numero di quelli residenti in Italia.
Saranno del nemico, ma sono così buone. Devono aver pensato questo i commercianti del mercato ortofrutticolo di Teheran quando hanno messo sui banchi quelle belle ciliegie rosse, Made in Israel. E sono andate via in un baleno, nonostante costassero 4500 toman al chilo, cioè un po' più di due euro. Il ministero del Commercio estero iraniano affronta questo grave caso politico negando che esista un qualsiasi tipo di scambio con il paese che il presidente Ahmadinejad promette di estirpare "come un cancro dal mondo", ma è un fatto che mele, arance e ciliegie Made in Israel sono arrivate quest'anno in gran quantità nei mercati di Teheran. Il ministero ammette però di non essere in grado di controllare tutta la filiera che fa arrivare i prodotti agricoli di importazione in Iran; nel 2009 per esempio sempre a Tehran scoppiò uno scandalo per le arance vendute al mercato con l'adesivo Made In Israel ben evidente sulla buccia. I ben informati dicono che lo "scambio commerciale segreto" fra Israele e Iran - due Paesi che sembrano sull'orlo della guerra - ammonti a diverse decine di milioni dollari l'anno e riguardi soprattutto sementi e prodotti per l'agricoltura. Teheran infatti compra apprezzati sistemi di desalinizzazione e di irrigamento agricolo Made in Israel con il sistema delle triangolazioni attraverso il mercato turco, dove le etichette delle attrezzature in ebraico vengono sostituite prima essere imballate di nuovo e inviate alla destinazione finale.
Fiamma Nirenstein promuove un convegno sull'antisemitismo al Consiglio d'Europa
STRASBURGO, 27 giu - A Strasburgo durante i lavori dell'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa, giovedì 28 giugno dalle 13,00 alle 14,00 ospitato dalla delegazione italiana, si svolgerà il seminario "The longest hatred" dedicato al tema dell'antisemitismo in Europa. L'analisi svolta dai maggiori studiosi del nostro tempo, i professori Robert Wistrich dell'Università' di Gerusalemme e Shmuel Trigano dell'Università di Parigi, e' mossa dall'intento di trovare strade sempre migliori per combattere L'odio più antico. "Credo che questa conferenza sia moralmente indispensabile proprio per le caratteristiche specifiche del Consiglio d'Europa. - spiega l'On. Nirenstein, Vice Presidenre della Commissione Esteri della Camera dei Deputati, membro della delegazione italiana al CoE e promotrice dell'evento - Penso anche che il tema sia divenuto urgente, specie dopo le conclusioni non scontate del comitato d'indagine della Camera sull'antisemitismo italiano, il grido di allarme dell'OSCE e dell'ICCA (Interparlamentary Coalition for Combating Antisemitism), e specialmente dopo la strage di Tolosa. Sono sempre in crescita gli attacchi a persone e siti ebraici in un continente che, proprio per il suo passato, dovrebbe essere immune a questa forma di odio genocida". Lo comunica la deputata Pdl in una nota.
Scolanova, sarà rinnovata la concessione agli ebrei di Trani
A settembre la settimana d'arte, cultura e letteratura ebraica
Incontro a Palazzo di città tra la nuova amministrazione comunale (il sindaco Gigi Riserbato e l'assessore alla cultura Salvatore Nardò) ed una nutrita delegazione della comunità ebraica, composta da Shalom Bahbout (rabbino capo di Napoli e dell'Italia Meridionale), Pier Luigi Campagnano (presidente della Comunità ebraica di Napoli), Francesco Lotoro (responsabile della attività culturali della comunità ebraica di Trani e Puglia), Guido Regina (fondatore della comunità ebraica di Trani) e Dov Holzer (delegato di sezione). Motivo dell'incontro, la discussione del rinnovo della concessione della Sinagoga di Scolanova alla comunità ebraica, scaduta lo scorso anno ed affidata in proroga alla comunità in attesa della definizione del nuovo protocollo. Il sindaco di Trani ha manifestato la piena disponibilità dell'amministrazione a proseguire e rafforzare i rapporti con l'attivissima comunità tranese.
Barra dritta dunque per definire in tempi rapidi i dettagli del protocollo. All'orizzonte c'è già una data per firmare la nuova convenzione: il 2 settembre, giornata europea della cultura ebraica ed inizio della Lech Lechà, la settimana di arte, cultura e letteratura ebraica che si svolgerà in contemporanea in 10 città pugliesi e che vivrà a Trani gli eventi più significativi con la presenza di autorevoli esponenti dell'ebraismo internazionale.
Insorge il Consiglio ebraico dopo la sentenza del Tribunale di Colonia
BERLINO, 27 giu. - La circoncisione di un bambino motivata da convinzioni religiose è un reato, è una lesione corporale passibile di condanna. Fa già discutere la sentenza del tribunale di Colonia che ieri ha stabilito che "il corpo di un bambino viene modificato in modo duraturo e irreversibile con la circoncisione".
Il Consiglio centrale degli ebrei di Germania ha reagito immediatamente alla sentenza, giudicando che si tratta di un "intervento gravissimo e senza precedenti nelle prerogative delle comunità religiose". La circoncisione "è un elemento essenziale della religione ebraica ed è praticato da migliaia di anni ovunque nel mondo", ha sottolineato il presidente del Consiglio, Dieter Graumann.
Secondo il tribunale di Colonia invece la circoncisione "è contraria all'interesse del bambino che dovrà decidere più tardi e consapevolmente della sua appartenenza religiosa", si legge nelle motivazioni della sentenza. "Il diritto del bambino alla sua integrità fisica" quindi "deve prevalere sul diritto dei genitori" in materia di educazione e di libertà religiosa. La sentenza del tribunale di Colonia riguarda un caso specifico, ma è destinata a fare giurisprudenza.
In Germania la circoncisione riguarda prevalentemente ebrei e musulmani. Ogni anno viene praticata su decine di migliaia di bambini su richiesta dei loro genitori. Nella religione ebraica l'intervento viene praticato entro l'ottavo giorni di vita.
Secondo l'Organizzazione mondiale della Sanità nel mondo viene circonciso il 30% dei maschi sotto i 15 anni. Negli Stati Uniti l'intervento viene praticato quasi sistematicamente per motivi di igiene corporale.
Essendo presidente del consiglio di amministrazione di Google, Eric Schmidt non poteva che guardare al futuro di Israele da un punto di vista tecnologico, e a suo dire avrà anche un forte impatto a livello mondiale.
Eric Schmidt
Al termine della sua visita in Israele della scorsa settimana, il presidente di Google, Eric Schmidt ha postato alcune riflessioni sul suo profilo Google+.
"Dopo un lungo viaggio attraverso i focolai di crisi in Asia, in Israele ho trovato un'atmosfera più rilassata, si sentiva molto tranquilla, molto simile alla Silicon Valley" ha scritto Schmidt nel suo post "Non voglio commentare la storia, il conflitto o le visioni opposte che esistono in questa regine, sono peraltro temi ben noti, o almeno ben coperti, anche se poco conosciuti. Visitare la piccola Città Vecchia di Gerusalemme, di importanza cruciale per tre religioni del mondo, è importante per capire perché le persone hanno combattuto nel corso dei secoli per questa terra"
"Israele ha poche risorse naturali e circa la metà del suo PIL è prodotto da imprese orientate all'esportazione. Il paese è semplicemente troppo piccolo e ha poche opportunità di collaborare nel commercio tradizionale con i suoi vicini. Israele è diventato uno snodo importante per l'high tech. Google ha importanti attività di ingegneria e di gestione vendite in Israele, i cui risultati sono sicuramente di livello mondiale"
Grazie alla ricerca universitaria e scientifica, sostenuta dal comparto militare, ha proseguito Eric Schmidt, Israele ha saputo sfruttare l'alta tecnologia come motore per l'innovazione. "Le particolari condizioni di sicurezza possono effettivamente aiutare il mondo dell'impresa, perché, come alcuni ci hanno raccontato, è diffuso un approccio del "vivere per l'oggi" in base al quale gli imprenditori sono più inclini ad assumersi rischi respetto agli altri paesi".
"Da piccolo paese Israele avrà un impatto di grandi dimensioni nella prossima fase dell'evoluzione delle tecnologie che tutti utilizziamo". Il livello di istruzione, ha concluso Schmidt, è ottimo anche se ci sono margini di miglioramento soprattutto nella collaborazione con l'esercito.
Visite guidate alla scoperta dei luoghi ebraici ad Acqui Terme
di Giovanna Galliano
ACQUI TERME - Da venerdì 6 luglio riprendono le visite guidate sull' itinerario Ebraico, volte a far conoscere i luoghi dell'ebraicità acquese, da quest'anno contrassegnati anche da indicatori stradali a tema installati dal Comune.
Le visite verranno effettuate ogni venerdì pomeriggio, fino al 28 settembre, dalle ore 16.30 alle 18.00 previa una prenotazione all'ufficio IAT (Informazione ed Accoglienza Turistica). L'itinerario, con partenza dallo IAT - palazzo Robellini, piazza Levi prevede la visita dell'ex-ghetto, oggi piazza Bollente, il centro storico - già sede di abitazioni e negozi della Comunità ebraica acquese e il cimitero. L'itinerario scelto è occasione di accostare fonti storiche di prima mano che favoriranno conoscenze approfondite della cultura e della storia ebraica e acquese.
Il 2 settembre prossimo, XII Giornata della Cultura Ebraica, sarà allestita alla Torre civica la mostra della Sinagoga: come fu, fino alla distruzione avvenuta nel 1971: l'architettura, la struttura, arredi ed oggetti preziosi oggi in Israele e ad Alessandria.". Per informazioni e prenotazioni tel. IAT 0144 322142
Accordo di cooperazione energetica tra Israele e Canada
TEL AVIV, 27 giu. - Canada e Israele hanno firmato un accordo di cooperazione energetica che permettera' una piu' stretta collaborazione nei progetti di sviluppo delle risorse e nella ricerca sulle fonti rinnovabili. Hanno firmato l'accordo il Ministro del Canada per le Risorse Naturali, Joe Oliver, e il corrispettivo israeliano, Uzi Landau, a Tel Aviv. Durante gli incontri precedenti la firma, le parti hanno discusso la possibilita' di cooperare nello sviluppo dei depositi di petrolio e gas non convenzionale recentemente scoperti in Israele. Secondo le stime del World Energy Council, infatti, il bacino di Shfela (sud-ovest di Gerusalemme) dovrebbe contenere fino a 250 miliardi di barili di shale oil mentre l'offshore israeliano supererebbe i 16 trilioni di piedi cubi di depositi di gas non convenzionale.
Iniziativa del Comitato Dante Alighieri sostenuta da Provincia e Comune di Ferrara
Giovedì 28 giugno arriva a Ferrara una rappresentanza della Società Dante Alighieri di Gerusalemme. Scopo della visita è approfondire la conoscenza del patrimonio storico ebraico locale e le memorie di una comunità tra le più antiche d'Italia.
La visita rientra in un programma, promosso da Apt servizi, che porterà la delegazione di circa 50 persone, accompagnata dal presidente del comitato, David Patsi, a conoscere le città e i borghi dell'Emilia Romagna.
Il soggiorno ferrarese prevede nella mattinata la visita alla Sinagoga, al Ghetto, al museo e al cimitero ebraico, guidati dal Rabbino Luciano Caro, mentre nel pomeriggio in programma c'è il Castello Estense e la città rinascimentale.
L'iniziativa, che vede coinvolto il Comitato Dante Alighieri locale, è stata sostenuta da Provincia e Comune capoluogo, che ne hanno riconosciuto l'alto valore promozionale.
La visita, infatti, apre un programma culturale più ampio, che comprenderà un convegno e conferenze per far conoscere a Gerusalemme la città di Ferrara e l'Emilia Romagna.
Un secondo step della manifestazione dal titolo: "Gerusalemme incontra l'Alto Adige", prevede l'avvicinamento con la realtà culturale, storica e artistica della Provincia di Bolzano, con l'apertura di un canale di rapporti che prevede l'arrivo costante in Alto Adige di visitatori israeliani.
Le relazioni finora intrattenute prevedono che una prima delegazione di circa 50 persone giunga da Israele per visitare Ferrara e provincia, con un programma di nove giorni di permanenza.
"La presenza nella nostra città di una delegazione israeliana - dice l'assessore provinciale al Turismo, Davide Bellotti - nasce da un accordo culturale organizzato dall'Associazione Dante Alighieri e dall'impegno della sua presidente Gioia Pace".
"Ahmadinejad bbuono, Israele no bbuono". Per dirla alla Andy Luotto, se il comico Beppe Grillo dovesse mai andare al governo, questa sarebbe la sua welt und schauung. Grande consigliere il suocero iraniano Parvez Tajdik.
Che sta alla politica estera grillina come Roberto Casaleggio sta a quella interna. Tutto il peggio del complottismo e delle leggende metropolitane riunite in un partito e in un programma elettorale: no tav, no inceneritori e adesso anche "no Israele". Insomma un bel problema per il nostro paese, uno dei tanti in cui ci ha spinto la politica degli annunci, della disonestà intellettuale, della prepotenza e degli imbrogli in malafede. Tanto del centro destra quanto del centro sinistra. Ed è bene che la gente lo sappia prima di votare per Grillo in Parlamento con percentuali, dicono i sondaggi, che superano il 20 per cento. A far scoprire le carte a Grillo è stato il giornalista israeliano Menachen Ganz, corrispondente da Roma per Yedioth Aronoth. In un'intervista riportata per sommi capi l'altro ieri da Francesco Battistini sul Corriere della Sera, il comico genovese non si fa pregare per mostrare tutto il proprio repertorio in materia di politica estera. Alcune cose collidono non solo con la logica ma persino con la ragione.
Ad esempio Ganz fa ribadire al comico genovese un'affermazione, meglio un pezzo da circo, che lui spesso ripete durante i propri comizi show itineranti: «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina, è filtrato da un'agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c'è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l'ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata, completamente diversa».
Si tratta oviamente di una falsità grossa come una casa: Memri, di Itamar Marcus, è un'agenzia di monitoraggio di tutto quanto viene scritto, pubblicato e trasmesso nella stampa e nella tv araba, persiana, turca, indonesiana e in genere di tutti i paesi islamici. Magari la gente conoscesse le cose per come le riporta Memri.
In realtà Memri fa un servizio di contro informazione.
E quanto alle traduzioni, mettendo Memri, per quel che riguarda i giornali il testo originale a fronte e per quanto riguarda le tv i sottotitoli, è veramente difficile ingannare il prossimo. Chiunque conosca la lingua originale può fare i dovuti raffronti. In realtà noi conosciamo quello che accade in Israele e nei territori gestiti da Hamas e dalla Anp solo per le cronache di giornali, agenzie di stampa, radio e tv che privilegiano le fonti palestinesi, che chiamano "miliziani" i terroristi e che non fanno distinzione tra un guerrigliero di Hamas ucciso in una rappresaglia e un bambino israeliano ammazzato in un attentato suicida. Per non parlare del modo "militante" con cui vengono trattati nell'informazione i bambini palestinesi usati come scudi umani. Ma a parte Memri, preoccupa la vicinanza all'Iran di Ahmadinejad della famiglia della moglie di Grillo, Parvin Tadjik. Ganz nel suo articolo sostiene che se Grillo vince sarà il suocero a decidere la politica estera in Medio Oriente. E il suocero è un ammiratore di Ahmadinejad. Le frasi di Grillo riportate dal "Corriere", riguardo all'intervista pubblicata su "Yedioth Aronot", fanno rabbrividire: «I massacri in Siria? Ci sono cose che non possiamo capire. Non sappiamo se si tratti d'agenti infiltrati nel paese». «L'Iran di Ahmadinejad? Un giorno ho visto impiccare una persona, su una piazza di Isfahan. Ero lì. Mi son chiesto: cos'è questa barbarie? Ma poi ho pensato agli Usa. Anche loro hanno la pena di morte: hanno messo uno a dieta, prima d'ucciderlo, perché la testa non si staccasse. E allora: che cos'è più barbaro?». E i diritti delle donne? «Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo».
E siamo ancora in tempo per capire cosa ci aspetta se, presi dal "cupio dissolvi" per una politica i cui esponenti meriterebbero di essere bastonati tre volte al dì, prima e dopo i pasti, nella cabina facessimo l'errore di votare per il Movimento cinque stelle.
Olimpiadi - Il Coni ricorderà le vittime di Monaco '72
Sono molto soddisfatto e orgoglioso di essere rappresentato da persone come il presidente Petrucci. È una lettera bellissima che esprime vicinanza, condivisione di ideali, spirito olimpico e sono pronto a mettermi a disposizione". Vittorio Pavoncello, consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e presidente del Maccabi Italia, commenta così la lettera di risposta appena inviatagli dal presidente del Coni Gianni Petrucci a proposito della sua richiesta di impegno da parte dello sport italiano affinché, alle prossime Olimpiadi di Londra, siano ricordate in forma solenne le undici vittime israeliane cadute sotto il fuoco del terrorismo palestinese ai Giochi di Monaco. Una richiesta che è stata immediatamente accolta con la speranza, a partire da quei tragici fatti, dalla condivisione di un crimine che deve essere necessariamente avvertito come tale da tutta l'umanità senza confini di nazionalità, cultura e religione, di scrivere assieme nuove pagine "di sport e di pace". "Caro presidente Pavoncello - scrive Petrucci - ricordare e commemorare gli undici membri israeliani della famiglia olimpica che persero la vita a seguito dell'attacco terroristico al Villaggio Olimpico di Monaco '72 è un dovere dello sport italiano che sarà a Londra a difendere il tricolore ma anche i valori universali degli ideali olimpici". Il 6 agosto la delegazione azzurra sarà così presente alla cerimonia ufficiale organizzata dal Comitato israeliano al Guildhall, prestigiosa sede di rappresentanza della municipalità londinese, alla presenza tra gli altri del presidente del CIO Jacques Rogge. È poi in fase di definizione un ulteriore omaggio in forma 'privata'. Le ipotesi sono due: accompagnare una rappresentanza di atleti, tecnici e dirigenti alla sinagoga di Londra oppure far visita, negli uffici del Villaggio Olimpico, ai compagni d'avventura a cinque cerchi della federazione israeliana.
Islamismo "moderato" di Morsi è il sottotitolo corretto del Corriere per un perfetto articolo di Bernard Henry Lévy; la battaglia non è finita per coloro che credono ancora nella rivoluzione di Tahrir. I Fratelli Musulmani non sono un'organizzazione democratica. Henry Lévy ricorda opportunamente la fondazione del partito per opera del filo hitleriano Hassan al-Banna, e, soprattutto, ricorda le parole dell'attuale leader al-Qaradawi, maestro tra l'altro di Tariq Ramadan, che nel 2009 ad al-Jazeera presentò Hitler come l'ultimo nato dei rappresentanti di Allah che vengono sulla terra per "punire" gli "ebrei". Oggi Morsi vuole creare un nuovo asse con l'Iran e con Hamas. Tutto questo si legge nell'articolo del quale raccomando la lettura per coloro che vogliono capire cosa sta succedendo al Cairo. L'autore tuttavia si dimostra, per lo meno, non pessimista, ricordando che tutte le grandi rivoluzioni sono sempre state lunghe e con fasi alterne.
Gilberto Mastromatteo sulle pagine di Avvenire riporta i primi annunci del neo presidente che cerca, con la nomina come propri vice di una donna e di un copto, di tranquillizzare l'Occidente e gli avversari tutti. Per contro la possibile nomina di El Baradei a primo ministro dimostrerebbero proprio il riavvicinamento agli ayatollah del quale parla appunto Henry Lévy. Intanto la Corte Amministrativa inizia già ad annullare recentissimi decreti voluti dai militari; lo scontro sembra essere iniziato. Conseguenza di questo clima la si ritrova nelle parole di Alberto Stabile che su Repubblica ci racconta delle fughe dall'Egitto di tanti personaggi: ieri Shafiq, appena sconfitto da Morsi, è partito per Abu Dhabi per le accuse di corruzione subito partite contro di lui, ma prima erano già andati via personaggi come Suleiman, Boutros Ghali, il consuocero di Mubarak Magdi Rasekh e il fondatore della Mediterranean Gas Company Hussein Salem. Fausto Biloslavo sulle pagine del Giornale si interessa alla moglie del presidente che velata (novità nel palazzo presidenziale del Cairo) dichiara che "chi comanda è servitore del popolo come la moglie lo è del marito"; parole queste che, al momento, non sembrano colpire le femministe occidentali, pur tanto attente a quanto succede in Medio Oriente.
La vicenda dell'aereo turco abbattuto dalla contraerea siriana e caduto nei mari siriani è argomento ripreso da tutti i quotidiani. Vittorio E. Parsi su Avvenire scrive che la Nato si è riunita d'urgenza (fatto rarissimo che non succedeva dall'epoca di Saddam), ma Rasmussen si è limitato a parole di circostanza, dal momento che l'alleanza militare non ha né i mezzi né l'intenzione di andare al di là di qualche dichiarazione di principio. Dopo il fallimento della missione di Kofi Annan e di quella degli osservatori dell'ONU che dovevano controllare la tregua (sic), l'unica soluzione non potrà venire che dall'interno, ma questo chissà quando. Federico Rampini su Repubblica aggiunge che si vorrebbe organizzare per il prossimo fine settimana un incontro a Ginevra tra tutte le parti interessate, ma se la Russia ha già dato il proprio accordo, gli USA rifiutano di sedere (almeno ufficialmente ndr) insieme agli iraniani, e quindi nulla può venir deciso coi soliti veti incrociati.
E' terminata la visita di Putin a Gerusalemme e Giulio Meotti sul Foglio riporta le posizioni di Vittorio Dan Segre a spiegazione della attuale vicinanza di Israele con la Russia; tra l'altro Putin e Netanyahu disapprovano la politica filo islamica degli USA e, ricorda Segre, la Russia di Putin fa parte integrante dell'occidente cristiano. Unica raccomandazione: non si deve dimenticare l'antisemitismo così diffuso in Russia, e la totale disponibilità di Putin a credere in quanto scritto nei Protocolli dei savi anziani di Sion; non sarà per caso che, proprio per tale ragione, Putin cerca l'alleanza dei potenti ebrei?
Alessandro di Majo su Libero ritorna sull'arresto dei tre "folli" ultraortodossi di Naturei Karta colpevoli, tra l'altro, di essere gli autori delle scritte apposte recentemente sui muri dello Yad Vashem.
L'International Herald Tribune, come sempre critico verso Israele, pubblica un articolo da Battir, villaggio vicino a Betlemme, che, con parole tutte bucoliche, lamenta che una progettata rete di difesa israeliana rischia di distruggere un meraviglioso paesaggio con antichi terrazzamenti agricoli; l'Unesco, ovviamente, appoggia la posizione dei palestinesi.
Di grande interesse l'intervista di Susanna Nirenstein ad Appelfeld su Repubblica dopo la pubblicazione de "Il ragazzo che voleva dormire" tradotto da Elena Loewenthal. Le ultime parole di Appelfeld dicono che in Israele, "a parte una piccola minoranza di estremisti, la maggioranza vuole la pace. Non c'è odio verso gli arabi, e ne sono molto, molto contento".
Federico Pontiggia sul Fatto Quotidiano dedica le sue attenzioni a Sacha Baron Cohen ed al suo ultimo film Il dittatore, che sta riportando un enorme successo. I commenti di Pontiggia sul matrimonio ebraico voluto dal regista, con una moglie che, per amore, dopo tre anni di studio si è convertita, dimostrano che tutti farebbero bene a non affrontare argomenti che non conoscono a sufficienza se vogliono evitare di scrivere autentiche stupidaggini.
Nicoletta Tiliacos sul Foglio ritorna sulla vicenda del deputato magiaro che ha pubblicato il certificato della propria purezza genetica e sulle conseguenze che l'emissione di un simile certificato sta causando in Ungheria.
L'International Herald Tribune dedica un articolo ad un premio voluto da alcuni magnati russi da offrire a coloro che eccellono per i loro valori ebraici; nell'articolo si parla anche del profondo legame personale di Putin con un ebreo russo, oggi residente in Israele, che gli fu carissimo maestro di tedesco.
Infine, per coloro che fossero interessati, ricordo una lunghissima intervista su Rinascita al prof. Stefano Fabei che fa una lunga lezione di storia sui rapporti dell'Occidente coi paesi ricchi di petrolio o con una posizione geografica strategica, lezione che arriva fino all'epoca di Craxi (di Sigonella); l'intervista rispecchia una visione politica ben precisa della sinistra.
Arrestati i profanatori dello Yad Vashem, sono tre ultra ortodossi
TEL AVIV, 26 giu. - La polizia israeliana ha arrestato i responsabili della profanazione allo Yad Vashem, il Museo dell'Olocausto di Gerusalemme, imbrattato nei giorni scorsi con scritte inneggianti a Hitler. Si tratta di tre estremisti ebrei ultra ortodossi di 18, 26 e 37 anni, originari rispettivamente di Gerusalemme, Ashdod e Bnei Brak, quartiere religioso alla periferia di Tel Aviv. Nelle loro abitazioni e' stato trovato materiale anti sionista e una bandiera palestinese. I tre hanno ammesso le loro responsabilita' anche riguardo ad altri due recenti episodi, quando a essere imbrattati furono due monumenti ai soldati israeliani caduti.
Una moneta slovacca commemora la nascita del rabbino
Il rabbino Moshe Schreiber
La Slovacchia ha deciso di coniare una moneta commemorativa del 250o anniversario della nascita di uno dei primi rabbini europei, uno dei più influenti del 19o secolo.
Il rabbino Moshe Schreiber, natio di Francoforte, noto come Chatam Sofer, capeggiò a lungo uno yeshiva in Bratislava, dove poi morì nel 1839.
Il Vecchio Cimitero ebraico della città fu distrutto durante la seconda Guerra Mondiale, ma la tomba di Chatam Sofer è preservata in una camera sotterranea che ancora è luogo di pellegrinaggio.
Coniata la settimana scorsa, sulla moneta d'argento, dal volore di 10 euro, è inciso il nome del Chatam Sofer in ebraico e un suo ritratto di con un menorah e Torah, su un lato, ed un panorama dello storico quartiere ebraico di Bratislava, sull'altro. Il quartiere ebraico fu distrutto sul finire degli anni 60, quando le autorità comuniste costruirono un ponte e una grande strada pubblica in quest'area.
Per i prossimi quattro mesi una riproduzione della grande sinagoga demolita in quel periodo si ergerà nello stesso punto al centro di Bratislava, a seguito di un'iniziativa chiamata "Città Perduta", progetto che punta a ripristinare consapevolezza della storia ebraica della città e che include una guida ai luoghi che sono andati distrutti per costruire la strada pubblica.
Tel Aviv vivrà anche quest'anno la sua Notte Bianca: l'appuntamento è per giovedì 28 giugno dalle ore 21.00 fino al sorgere del sole del giorno seguente. La manifestazione alla sua nona edizione è un'occasione per ricordare la designazione attribuita alla città dall'Unesco nel luglio 2003: "Tel Aviv Città Bianca". Un riconoscimento dovuto alla sua eccezionale collezione di edifici appartenenti all'architettura Bauhaus e alla sua ben meritata reputazione di città che non dorme mai. La Notte Bianca illuminerà proprio i 50 edifici Bauhaus lungo il Rothschild Boulevard e la Bialik Street. Visite guidate saranno curate dalla Tel Aviv-Jaffa Tourism Association e numerosi ristoranti e bar proporranno dei menu speciali. Rimarranno aperte durante le ore piccole le sedi delle manifestazioni culturali, alcune a ingresso gratuito, altre con biglietti a prezzi ridotti. Nel corso della notte si potrà assistere a spettacoli di ogni genere: jazz, swing, blues e reggae, artisti di strada e maghi si esibiranno nei quartieri più trendy della città, attori di teatro reciteranno all'aperto e i musicisti della Israel Opera daranno un concerto di mezzanotte. Anche la Vecchia Stazione di Jaffo resterà aperta tutta la notte. E ancora: spettacoli di e per bambini. Spettacoli teatrali presso il mercato delle pulci e musica folcloristica con gruppi provenienti da tutto il mondo. La maggior parte degli appuntamenti sarà dedicata quest'anno all'Anno dell'Arte.
Israele-Usa, in ottobre un'esercitazione di difesa missilistica
di Luca Pistone
In ottobre Israele e Stati Uniti terranno un'esercitazione di difesa missilistica, la più grande di sempre. Verrà simulato il lancio simultaneo su territorio israeliano di un centinaio di missili provenienti da Iran e Siria. Almeno 3.000 soldati vi prenderanno parte.
Secondo il quotidiano israeliano Ma'ariv, gli israeliani dispiegheranno il sistema di difesa missilistico Arrow 2, di produzione locale, mentre gli statunitensi l'Aegis Ballistic Missile Defense e il PAC-3 Patriot.
Il portavoce dell'Israel Defense Force (IDF) non ha fornito ulteriori dettagli né ha voluto chiarire se l'esercitazione di ottobre coinciderà con gli obiettivi dell'operazione congiunta Austere Challenge 12 (AC12), prevista per lo scorso gennaio e poi rimandata a data indefinita.
"Ci sono problemi di bilancio", così il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak aveva motivato il rinvio. Riguardo all'AC12 si era detto che avrebbe mirato al perfezionamento dei sistemi antimissile israeliani Iron Dome, Arrow e Magic Wand e statunitensi Patriot e THAAD.
Raggi di Luce illuminano Gerusalemme, la "citta della luce"
di Marina Cioccoloni
Che ci fa un torsolo di mela gigante nel Billy Rose Art Garden del rinnovato Museo d'Israele a Gerusalemme? E' un'opera di Claes Oldenburg, l'artista svedese esponente della pop art che ha fatto del cibo e del riciclo dei rifiuti uno dei suoi temi preferiti. Forte l'impatto visivo per chi si avventura nel giardino creato da Isamu Noguchi, architetto del paesaggio ed esperto di Ikebana. Il giardino è un capolavoro all'interno di un altro capolavoro che dopo la ristrutturazione terminata lo scorso anno si è trasformato in uno dei più estesi e visitati musei del mondo.
Tra i viali fioriti che offrono scorci su Gerusalemme sono collocate numerose opere di maestri del 19mo e 20mo secolo tra i quali Picasso, Oldenburg, Rodin, Bourdelle, Maillol, Archipenko, Moore, LeWitt, Shapiro, ecc... Non mancano anche quelle di artisti israeliani, in primis Menashe Kadishman, considerato il padre dell'arte israeliana, e poi Tumarkin, Orion e Efrat. In maggior parte le opere provengono dalla collezione di Billy Rose, impresario statunitense e collezionista d'arte che decise di donarle al Museo d'Israele insieme al giardino, da lui commissionato a Isamu Noguchi affinché creasse uno spazio che inglobasse principi zen, ambienti mediterranei e arte occidentale, un ponte tra Oriente e Occidente. L'area è una chiazza di verde che contrasta con gli edifici futuristi dai marmi lucidi, gli acciai e i vetri temperati per proteggere dal calore delle caldi estati mediorientali, e alla cui costruzione e ristrutturazione hanno contribuito anche maestranze italiane.
Tra i profumi del giardino d'arte, si riflettono sulle pareti di una clessidra rovesciata in acciaio lucido, una scultura alta 5 metri che Anish Kapoor ha creato appositamente per la riapertura del museo. L'artista ha voluto donare una sua opera di grande impatto, metafora di un mondo sottosopra e liaison tra antico e moderno per un Paese che nel suo desiderio di futuro è fucina di idee e stili innovativi ma allo stesso tempo continua a mantenersi ancorato al passato e alle sue tradizioni.
Il museo d'Israele è un posto emblematico, un libro aperto sulla sua storia. E una tappa necessaria per cercare di capire questa nazione tormentata. Il plastico di Gerusalemme nel 66 d.C. accoglie il visitatore e lo catapulta indietro nei secoli prima di fargli proseguire il viaggio tra i rotoli del Mar Morto e le numerose sezioni dove si percorrono centinaia di anni in poco tempo.
Usciti da qui si è pronti per affrontare la città. Una città ricca di contraddizioni e sede di eventi culturali d'avanguardia. Si è appena conclusa la terza edizione del Festival delle Luci che dal 6 al 14 giugno ha attirato a Gerusalemme oltre 250mila visitatori, animando ulteriormente la sua già vivace vita notturna.
Il festival ha coinvolto il nucleo antico della città con numerose composizioni che avevano la luce come protagonista. Lungo quattro percorsi di diverso colore si sono svolte mostre e spettacoli il cui scopo era armonizzare gli aspetti antichi e moderni della "citta della luce" utilizzando la luce come mezzo d'espressione. Artisti provenienti da diversi Paesi tra i quali Francia, Germania, Portogallo, USA, Danimarca, Belgio e Italia, hanno dato forma a sculture, creazioni luminose, eventi di strada e altre attività.
All'edizione di quest'anno l'Italia ha avuto un ruolo di primo piano: era opera dell'azienda "Luminarie De Cagna" di Scorrano, Lecce, la Cupola luminosa allestita presso la Porta di Jaffa. Ancora della De Cagna erano le rose che illuminavano il percorso fino al Museo della Torre di Davide.
Sempre alla Porta di Giaffa il gruppo francese TILT, presente al festival per la seconda volta, usando le più avanzate tecniche di illuminazione ha creato un giardino di luce futurista, mentre presso la Grotta di Zedekiah l'opera "Bwindi Light Masks" dell'artista torinese Richi Ferrero presentava diverse maschere africane i cui cromatismi al buio davano vita ad una danza rituale accompagnata da musica mongola unita al canto di agricoltori bulgari. La location è stata anche palcoscenico della Signora delle Camelie, rappresentazione di arie, duetti e cori della Traviata di Verdi con brani eseguiti da solisti dell'Opera di Israele con diversi artisti tra cui Daniel Cohe, Mirela Gradinaru e Yoham Cohen.
Da segnalare nel quartiere cristiano "The Enlightened magic Circus", dieci scene di acrobati e giochi di prestigio proiettate sulle pareti e accompagnate da musica e spettacoli circensi dal vero, opera di Nikola Dicke, noto per le sue performances innovative con profondo significato filosofico e di stimolo alla meditazione sull'umana esistenza. Notevole anche, lungo la via del Patriarcato Armeno, "Poleen", opera del gruppo francese Pitaya, una struttura in movimento secondo il senso del vento che dava all'ambiente un'aria soft e delicata e "Faces of Jerusalem", installazione tridimensionale di Jan Ising & Bartosz Navarra che presentava, attraverso la proiezione di gigantesche maschere in continua mutazione, i molti volti di Gerusalemme.
Secondo Mercer, che ha stilato una classifica di 214 città in base al costo della vita, Tel Aviv risulta essere la città più costosa del Medio Oriente per espatriati e una delle piu' costose al mondo: Tel Aviv è posizionata al numero 31, guadagnando 7 posizioni rispetto allanno precedente, scrive lICE.
Tel Aviv ha superato New York (33esimo posto) e Parigi (37esimo posto), ma la classifica la posiziona sotto Londra (25esimo posto).
Ad attestarsi in vetta alla classifica è Tokyo, seguita da Osaka, Mosca, Ginevra, Zurigo, Singapore, Hong Kong.
Nello stilare la classifica, Mercer misura e compara il costo di 200 elementi di ogni città, includendo trasporti, cibo, abbigliamento , arredamento, intrattenimento, ecc. Le spese per labitazione risultano essere tra le voci più costose e compare come un elemento determinante per la graduatoria.
NAPOLI - Gran finale in bellezza, con una replica straordinaria e a furor di popolo del concerto della cantante israeliana Noa in calendario per il 27 giugno, per il Napoli Teatro Festival Italia, che quest'anno ha dato ampio spazio alle compagnie israeliane di danza contemporanea più interessanti del momento.
Fra le compagnie ospiti, la Vertigo Dance Company, fondata a Gerusalemme nel 1992 da Noa Wertheim e Adi Sha'al, che nei suoi 20 anni di attività ha prodotto altrettante coreografie originali elaborate dalla direttrice artistica Wertheim assieme a progetti nati dalla collaborazione con altri artisti. Le performances di Vertigo sono ispirate alla natura e ai suoi elementi, volte a creare uno spazio fisico di incontro tra danzatori e spettatori.
L'incontro avviene davvero nella coreografia presentata a Napoli negli scorsi giorni: raggiunta la suggestiva sede dello spettacolo, il parco archeologico di Pausilypon, un promontorio a picco sul mare al quale si accede a piedi tramite una lunga galleria scavata nella montagna, gli spettatori vengono disposti a sedere in cerchio attorno a una pista di terra simile a quella di un circo. Ad accogliere danzatori e pubblico si eleva una cupola geodetica, ossia una struttura di bambù composta da triangoli che a loro volta creano pentagoni ed esagoni: "una forma che richiama la geometria dell'universo", secondo le intenzioni di Wertheim. Progettata dall'inventore visionario Buckminster Fuller sulla base di un'ampia riflessione sui problemi di sostenibilità, la cupola è composta interamente da materiali riciclati o naturali. Ciò che maggiormente affascina e commuove nello spettacolo è la sensazione di vicinanza con i danzatori e con la coreografia stessa, che si svolge in tutta naturalezza davanti agli occhi del pubblico. La scelta di rappresentare lo spettacolo al tramonto, utilizzando la luce naturale come nell'antico teatro greco, unita alla possibilità, o anzi alla necessità di guardare direttamente negli occhi i danzatori, offrono allo spettatore un'esperienza estremamente viscerale, non mediata da alcun artificio teatrale o speculazione intellettuale. I costumi, in cotone naturale e colori rosso e arancione, richiamano l'immagine di un antico rito dell'America latina, così come la musica, che suggerisce gioia e leggerezza e anche una saggezza antica quanto remota.
Il mito della Fenice, l'uccello che muore e rinasce sempre dalle proprie ceneri, ha ispirato Wertheim nell'immaginare una performance che si rigenera e rinnova ad ogni nuova rappresentazione, nutrendosi della terra e della luce che la accolgono così da dar vita a energie e suggestioni sempre nuove.
L'impressione di assistere a una danza di livello eccellente ma - come si direbbe in ebraico - "ad altezza d'occhi", cioè molto vicina allo spettatore, è probabilmente uno degli aspetti che più affascinano chi si sofferma un momento a guardare le tre compagnie israeliane presenti al Festival quest'estate. A cominciare dall'età giovanissima delle due coreografe e direttrici artistiche Wertheim (Vertigo) e Dafi Altabeb, fondatrice del Dafi Dance Group, nato appena nel 2005 e già molto interessante sulla scena internazionale. La terza compagnia, Kibbutz Contemporary Dance Company, fondata nel 1970 e diretta da Rami Be'er, vanta maggior tradizione, ma non viene per questo meno allo stesso principio. Basta incontrare i suoi giovanissimi danzatori intenti a servirsi generosamente dal buffet della colazione sulla terrazza dell'albergo per rendersene conto. La ballerina silfide e l'artista ascetico rimangono per oggi accanto alla Fenice: nella mitologia.
Manifestazione contro larruolamento degli studenti dei seminari rabbinici
GERUSALEMME, 25 giu - L'arruolamento degli studenti dei seminari rabbinici nell'esercito israeliano non si fara'. E nemmeno sara' accettato un loro 'servizio civile' sostitutivo.
Sulla base di queste parole d'ordine militanti, migliaia di ebrei ortodossi sono convenuti all'alba nella piazza centrale del rione dei timorati Mea Shearim( Gerusalemme) in una prima prova di forza lanciata dalla corrente massimalista degli ortodossi, la Eda' Haredit. Per la prima volta mobilitate anche donne, ma in disparte.
Nuova ondata di indignazione e polemiche per le dichiarazioni rilasciate dal leader del Movimento Cinque Stelle, Beppe Grillo, in un'intervista al quotidiano israeliano Yedioth Ahronot. Il blogger e comico genovese ha parlato principalmente di Medio Oriente e politica estera. Ha incredibilmente difeso il regime dittatoriale iraniano di Mahmud Ahmadinejad, che nega qualsiasi diritto e libertà agli oppositori, facendo paragoni assurdi e vergognosi. Dichiarazioni choc anche sul leader del terrore e fondamentalista islamico sunnita, nonché fondatore e leader di al-Qaida, Osama Bin Laden, ucciso il 2 maggio 2011 in un conflitto a fuoco dai Navy SEAL statunitensi e da agenti CIA in Pakistan.
«Mia moglie è iraniana. Ho scoperto che la donna - ha detto Grillo -, in Iran, è al centro della famiglia. Le nostre paure nascono da cose che non conosciamo. Quelli che scappano, sono oppositori. Ma chi è rimasto non ha le stesse preoccupazioni che abbiamo noi all'estero. L'economia lì va bene - ha continuato -, le persone lavorano. È come il Sudamerica: prima si stava molto peggio. Ho un cugino che costruisce autostrade in Iran. E mi dice che non sono per nulla preoccupati». Ha difeso Osama Bin Laden, dichiarando che suo suocero gli diceva che le traduzioni dei discorsi del terrorista islamico erano sbagliate e ha incredibilmente messo in dubbio i massacri in Siria perpetrati dal regime di Bashar al-Assad nei confronti degli oppositori.
Dopo le polemiche relative alla pubblicità di un evento di Forza Nuova sul blog di Beppe Grillo, il fondatore del M5S ha attaccato Israele poiché secondo lui una lobby ebraica comanda e manipola l'informazione. «Tutto quel che in Europa sappiamo su Israele e Palestina - ha detto Grillo -, è filtrato da un'agenzia internazionale che si chiama Memri. E dietro Memri c'è un ex agente del Mossad. Ho le prove: Ken Livingstone, l'ex sindaco di Londra, ha usato testi arabi con traduzioni indipendenti. Scoprendo una realtà mistificata - ha proseguito -, completamente diversa».
Queste ultime sue dichiarazioni hanno fatto innervosire e non poco il giornalista israeliano Menachem Gantz, che ha dichiarato: «Se un giorno Grillo farà parte del governo italiano, il suocero avrà un ruolo fondamentale nella politica estera. Il leader del Movimento 5 stelle è confuso, prigioniero di pregiudizi». Il giornalista ha poi aggiunto che Grillo è stato molto vago su altri temi come il matrimonio gay e l'uscita dall'euro: «Grillo è un buon attore che sa che cosa vuole il suo pubblico, ma non sa dire che cosa vuole». Queste dichiarazioni del leader del Movimento Cinque Stelle stanno suscitando una marea di polemiche nel Vecchio Continente poiché difende i dittatori del Medio Oriente, piuttosto che promuovere i movimenti democratici di quei Paesi.
Uno straordinario studio archeologico internazionale, guidato dallo Yeshiva University Center for Israel Studies in collaborazione con la Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di Roma, ha appena concluso una mappatura tridimensionale dell'Arco di Tito. Tra le scoperte più emozionanti di questo lavoro, che sarà presentato nella sua interezza il prossimo autunno, alcune tracce di giallo ocra sulla Menorah che gli ebrei deportati da Gerusalemme trasportano a spalla nella capitale dell'Impero. Una scoperta sensazionale che sta suscitando moltissime reazioni nella comunità scientifica e non solo. Steven Fine, direttore dello Yeshiva University Center, ha affermato: "La menorah raffigurata nell'Arco di Tito è stato il simbolo della determinazione ebraica per 2mila anni e adesso è il simbolo del moderno Stato di Israele. Trovarci di fronte al suo colore originale è stato un autentico tuffo al cuore. Sono impaziente di vedere cosa altro troveremo.
Israele ritira l'invito al presidente del Parlamento ungherese
Kover ha preso parte all cerimonia per l'autore ritenuto antisemita
Laszlo Kover
ROMA, 25 giu. - Il presidente della Knesset, Reuven Rivlin, ha cancellato un invito per il presidente del Parlamento ungherese Laszlo Kover perché quest'ultimo ha preso parte a una cerimonia commemorativa in onore dello scrittore Jozsef Nyiro, un autore legato al regime filo-nazista delle Croci frecciate. Lo scrive l'agenzia di stampa Mti.
Kover era stato invitato per le celebrazioni del 100mo anniversario della nascita dello diplomatico svedese Raoul Wallenberg, che salvò decine di migliaia di ebrei dalla deportazione dall'Ungheria verso i campi di sterminio nazisti.
"Chiunque partecipi a eventi di quel tipo (la commemorazione per Nyiro, ndr.) non può prendere parte a un evento dedicato a un uomo come Raoul Wallenberg, un faro dell'umanità, che salvò gli ebrei che è simbolo della lotta contro la Germania nazista e i suoi collaboratori, a uno dei quali Lei ha reso onore", ha scritto Rivlin a Kover, secondo quanto ha riferito il quotidiano israeliano Jerusalem Post.
Avviata 10 anni fa, la programmazione di Auratours su Israele si amplia ulteriormente con una serie di tour particolari. «Israele è meta che, come poche altre, coniuga aspetti turistici diversi ed eterogenei - cultura, arte, soggiorni balneari, avventura, wellness, diving - proponendosi quale luogo di vacanza ideale per tutte le età e in ogni momento dell'anno» spiega il sales manager Roberto Morgi.
Il catalogo sulla destinazione, da sempre monografico (e quest'anno inglobato nella monografia versione deluxe realizzata per la celebrazione del decennale di attività del t.o.), raccoglie un'articolata gamma di spunti e proposte per gli agenti di viaggi e il cliente finale che intende conoscere i diversi aspetti di questo straordinario Paese.
Nella brochure, Auratours riserva ampio spazio ai Fly & Drive con pernottamenti in hotel o in kibbutz, alle offerte legate alle cure di bellezza sul Mar Morto a Eliat, abbinabili a tour dal taglio storico-culturale oppure opzionabili come semplice estensione relax a fine tour.
Un calendario delle festività aiuta a rendere consapevole il viaggiatore/turista in merito a quanto incontrerà in Israele, e non mancano proposte di escursioni in luoghi meno battuti dal turismo di massa, come Akko, la fortezza di pietra dei Templari, splendido monumento storico raggiungibile da Haifa in circa 40 minuti, e il Deserto del Negev.
La destinazione inoltre si presta anche a pacchetti ad hoc per i gruppi, con la possibilità di spaziare e personalizzare a proprio piacimento l'itinerario. Alla conferma del gruppo viene effettuata una presentazione della destinazione in collaborazione con l'ente e con l'agenzia di viaggi.
Le novità 2012 fuori catalogo, invece, sono il Tel Aviv City Break (quattro giorni nella movida della città israeliana, apprezzatissima dai più giovani) e il Weekend a Gerusalemme, tour a partenza garantita (minimo due partecipanti) con guida parlante in italiano e inclusivo di ingressi allo spettacolo "Suoni & Luci". «Due proposte meno impegnative sia per il tempo investito nel viaggio sia nei costi - sottolinea Morgi - e che si adattano a un target trasversale allo scopo, oltre che d'incrementare i flussi turistici leisure dall'Italia, di far conoscere questa terra ricca e stimolante al maggior numero di persone, anche nella versione city breaks».
L'attivista egiziano Hamdy Al-Azaazy è in pericolo di vita
Hamdy Al-Azazy
ROMA/ARISH, 24 giugno 2012 - L'attivista egiziano Hamdy Al-Azazy, Premio Makwan 2011, è in pericolo di vita. L'affermazione progressiva dei movimenti fondamentalisti nel nuovo Egitto, culminata con le vittorie politiche dei Fratelli Musulmani, ha ridotto costantemente la pressione da parte delle forze dell'ordine, dei militari e dei servizi segreti nei confronti dei trafficanti di esseri umani nel Sinai, che fanno capo - come dimostrato nei report del Gruppo EveryOne e confermato dai servizi segreti israeliani - proprio ai gruppi armati per la Jihad. Attualmente, circa 1500 profughi eritrei e di altre nazioni subsahariane sono nelle mani dei trafficanti, che pretendono dai familiari degli ostaggi fino a 50 mila dollari pro capite per la loro liberazione. La polizia non interviene più efficacemente contro di loro, mentre la task force di beduini nata lo scorso anno per contrastare la tratta di schiavi e organi umani, dopo aver perduto l'appoggio del governo egiziano, si è sfaldata, lasciando il Sinai nelle mani delle mafie locali. "Sento che a causa del mio lavoro contro i trafficanti e delle interviste che concedo regolarmente alla stampa, presto verrò ucciso," ci scrive Hamdy, "pregate per me". Il più recente intervento dell'attivista contro i traffici nel Sinai è apparso ieri sulle pagine del quotidiano Alahram Newspaper. Il Gruppo EveryOne ha segnalato la difficile condizione di Hamdy Al-Azazy all'organizzazione internazionale FrontLine Defenders - che tutela gli attivisti nonviolenti nel mondo - e all'Alto Commissario Onu per i Diritti Umani Navi Pillay. "Il lavoro di Hamdy è fondamentale perché gli orrori del Sinai siano quantomeno documentati e denunciati," commenta EveryOne in una nota, "ed è importante che le istituzioni umanitarie che tutelano l'opera dei difensori dei diritti umani si mobilitino con urgenza per evitare che Hamdy possa essere colpito dai signori del traffico di profughi africani e dal fondamentalismo islamico che trae profitto da tali attività criminali".
Shoah: le ferrovie francesi responsabili delle deportazioni
Chiesti milioni di euro alla Sncf. Il presidente dell'azienda ammette: una rotella nella macchina di sterminio nazista.
Sono pasati settant'anni dall'occupazione nazista in Francia e altrettanti da quando i carri bestiame dei treni francesi, hanno cominciato a deportare gli ebrei verso i campi di concentramento naziati. Sono stati circa 76mila le trasportate verso i luoghi di massacro gestiti dai tedeschi e solo duemila ebrei francesi hanno fatto ritorno. Ora le ferrovie francesi rischiano di dover pagare milioni di euro di risarcimento, per il loro coinvolgimento nello sterminio di Auschwitz.
A dare la notiza è lo Spiegel, raccontando che ne corso di un'audizione davanti alla commissione giustizia del Senato degli Stati Uniti, alcuni esperti dell'Olocaustico e alcuni giuristi, hanno presentato dei documenti che attestano la responsabilità della Sncf, ovvero delle ferrovie francesi, per il trasporto degli ebrei nei campi di concentramento e sterminio nazisti. L'azienda di trasporto francese avrebbe ricevuto una ricompensa a chilometro per ogni ebreo deportato, è quanto emerge dalle carte.
Già l'anno scorso il presidente delle ferrovie francesi aveva ammesso che la sua azienda era stata "una rotella nella macchina di sterminio nazista". Mentre dala Germania, la ferrovia tedesca fa sapere di non temere alcuna ammenda, dal momento che la Deutsche Bahn, ha già contribuito con oltre 10milioni di euro a finanziare un fondo di indennizzo per i deportati e costretti a lavorare come schiavi nei campi nazisti, in attesa di essere uccisi.
Catanzaro, riconoscimento a Gerusalemme all'Istituto Agrario
Al "TerraOlivo2012", un vero e proprio concorso internazionale dell'olio di oliva, svoltosi nella prima metà del mese di giugno a Gerusalemme, hanno partecipato ben 408 aziende olivicole in rappresentanza di quasi tutti i Paesi produttori. Il primo premio assoluto, dopo l'Italia e il Portogallo vincitrici nel 2010 e nel 2011, è andato alla Spagna con l'olio Cladivm Hojiblanca. L'Italia ha presentato tantissimi ottimi prodotti e la Calabria, come succede ormai da parecchi anni, attraverso alcune aziende nelle quali l'elevata professionalità e la passione si fondono in un "unicum" eccezionale, ha dimostrato che l'olio di qualità si può fare anche in questo lembo di terra storicamente indicato come "terra dell'olio lampante". Quasi la metà dei premi italiani è calabrese.
Alla Calabria sono andati ben 2 premi "Gran Prestige Gold" (Azienda Agricola Librandi Pasquale e Fattoria San Sebastiano), 8 premi "Gold Prestige" (Frantoio Badia, Azienda Agricola Elvira de Leo, Oleificio Placida Walter, Frantoio Figoli Tommaso, Istituto Tecnico Agrario "V. Emanuele II" Catanzaro, Olearia Fratelli Vizzari, Olearia San Giorgio, Oleificio Torchia) e 7 premi "Gold" (Masseria Veneziano, Azienda Agricola Elvira de Leo, Oleificio Placida Walter, Oleificio Perrone, Societa Agricola Doria S.r.l., Societa Semplice Agricola Gaetano, Statti S.R.L.). .
Al "TerraOlivo2012" l'Istituto Tecnico Agrario "Vittorio Emanuele II" di Catanzaro ha ricevuto il prestigioso riconoscimento "Gold Prestige 2012" presentando il prodotto che gli alunni delle quinte classi hanno ottenuto durante le attività di alternanza scuola - lavoro realizzate presso l'Oleificio Torchia di Tiriolo.
La collaborazione tra l'Istituto Tecnico Agrario "Vittorio Emanuele II" di Catanzaro e la suddetta azienda, leader del settore, è ormai collaudata. Lo scorso anno è stata sviluppata con risultati lusinghieri e con il rilascio agli alunni partecipanti, dopo il relativo esame, anche dell'attestato di idoneità alla degustazione degli oli . Anche con il progetto dell'anno scolastico 2011/12, svoltosi nel periodo ottobre 2011 - gennaio 2012, l'obiettivo principale era di far incontrare la scuola con il mondo del lavoro e, soprattutto, di analizzare una risorsa importante per la nostra economia, comprenderne principi e tecnologie e applicare quei ritrovati della scienza e della tecnica capaci di indirizzare il prodotto finale verso l'alta qualità. Al progetto hanno partecipato, assieme al tutor scolastico prof.ssa Maria Teresa Arcieri, le classi quinta C e quinta D dell'Istituto le quali hanno integrato le attività scolastiche teoriche e laboratoriali svolte in aula e nel laboratorio di chimica agraria e le attività svolte in azienda in termini di raccolta, estrazione, confezionamento, analisi di mercato, organizzazione aziendale.
La Comunità Scolastica dell'Istituto Tecnico Agrario "Vittorio Emanuele II" di Catanzaro è fortemente convinta che attraverso questa esperienza gli alunni coinvolti possano rendersi conto, in prima persona, oltre che dell'applicazione degli aspetti tecnici, dell'organizzazione di un'impresa nel dettaglio delle funzioni, regole, strutture e ruoli e di gettare così le basi per quella formazione continua indispensabile per un proficuo inserimento nel mondo del lavoro in un settore fondamentale per l'economia e per l'occupazione nella nostra Regione.
A darne comunicazione il dirigente scolastico dell'sitituto agrario, Giuseppe Rizzitano.
Tafferugli a Tel Aviv tra indignati e polizia: decine di fermi
Attaccati il municipio e tre banche
TEL AVIV - Diverse decine di attivisti sociali israeliani sono stati fermati nella notte tra sabato e domenica dalla polizia a Tel Aviv nel corso di estesi tafferugli che hanno visto fra l'altro attacchi alla sede del municipio e a tre banche vicine, oltre alla prolungatainterruzione del traffico in alcune arterie nel centro della città. All'origine vi sono incidenti avvenuti venerdì quando alcune centinaia di attivisti avevano tentato di tornare a costruire un attendamento di indignati nel centrale Boulevard Rothschild (come nell'estate del 2011), contro il volere del sindaco laburista Ron Huldai.
La stampa accusa in coro la polizia di aver fatto ricorso a un uso esagerato della forza contro attivisti - fra cui insegnanti ed assistenti sociali - che fino a quel momento erano rimasti pacifici. Ieri le immagini del brutale arresto della attivista Dafni Lif da parte di una decina di agenti sono circolate con insistenza nei siti web degli indignati e in serata migliaia di persone sono affluite in prossimità del municipio per protestare contro l'atteggiamento del sindaco. Anche in questa circostanza la polizia ha reagito con grande irruenza, in particolare dopo che gruppi di dimostranti hanno attaccato tre filiali di banche. I fermati, ha anticipato un portavoce della polizia, saranno condotti oggi stesso davanti un giudice.
A Gaza manifestazione popolare di solidarietà al popolo siriano
Diverse centinaia di persone sono scese in strada a Gaza per manifestare la propria solidarietà al popolo siriano.
Cartelli e slogan, nel corteo, richiamavano l'attenzione sulla sanguinosa repressione delle proteste da parte del regime di Bashar al-Assad.
Per i promotori, la manifestazione celebra anche la rivoluzione siriana.
"La marcia è stata promossa per rendere visibile il nostro appoggio alla rivoluzione siriana. E' la quarta manifestazione che organizziamo nella Striscia di Gaza, per mandare un messaggio di solidarietà da parte dei palestinesi ai siriani. Non dimenticheremo mai l'aiuto che il popolo siriano ci ha dato".
"Seguiamo da qui come vanno le cose per i nostri fratelli, la violenza, il sangue e gli assassinii di cui sono vittima.
Iran vs Israele - Cosa cambia con la fine di Ahmadinejad?
di Pietro Vernizzi
Mahmud Ahmadinejad, presidente iraniano, si ritirerà dalla vita politica da qui a un anno. Lo ha annunciato egli stesso in un'intervista alla Frankfurter Allgemeine Zeitung, nel corso della quale ha sottolineato: "Otto anni mi bastano, penso che ora tornerò alla scienza. Forse mi impegnerò politicamente nell'università, ma non fonderò un partito o un gruppo". Ilsussidiario.net ha intervistato Ennio Di Nolfo, professore emerito di Storia delle relazioni internazionali all'Università di Firenze, per chiedergli di commentare il significato di questa scelta.
- Di Nolfo, che cosa significherà per lo scacchiere mediorientale la scelta di Ahmadinejad di ritirarsi dalla vita politica? In Iran esiste un principio costituzionale in base a cui un presidente non può essere candidato ed eletto presidente della Repubblica per più di due volte. L'anno prossimo scade il secondo biennio di mandato di Ahmadinejad e questo lo esclude dalla possibilità di essere rieletto. A meno che non si tenti di ripetere lo stesso escamotage utilizzato da Putin in Russia, con Medvedev che gli ha tenuto il "posto caldo" per quattro anni in vista di un suo ritorno nel ruolo di presidente. Anche se dalle dichiarazioni del presidente iraniano sembrerebbe che voglia dedicarsi soltanto agli studi.
- Con l'uscita di scena di Ahmadinejad, cambierà l'atteggiamento aggressivo dell'Iran nei confronti di Israele? No, in quanto Khatami e Khamenei sono più anti-israeliani di Ahmadinejad. L'Iran inoltre è un Paese estremamente orgoglioso e quanto mai nazionalista, non credo quindi che il clero iraniano voglia né possa cambiare politica. D'altra parte ritengo che quella iraniana sia una politica tutto sommato auto-difensiva, e non sia particolarmente aggressiva nei confronti dell'Occidente.
- Eppure l'Iran sta sviluppando il nucleare E' vero, ma tutti gli altri Paesi che circondano l'Iran, e cioè Pakistan, India, Israele, Turchia e Russia, hanno a loro volta la bomba atomica. Non vedo quindi motivi di particolare allarme nei confronti della posizione iraniana.
- Perché allora Israele è così allarmato? Israele ha ragione di essere preoccupato perché nelle loro dichiarazioni gli iraniani sono i più anti-israeliani dell'area. Non dobbiamo però dimenticare che durante la guerra Iran-Iraq tra Israele e Iran c'era un'alleanza di fatto, con lo Stato ebraico che forniva armi a Teheran. Anche oggi inoltre Israele dovrebbe essere preoccupata per Hamas, Hezbollah e soprattutto l'Egitto almeno quanto per l'Iran, se non di più.
- E' proprio l'Iran a finanziare Hamas, Hezbollah, gli sciiti irakeni e Assad Questo rientra nella logica regionale e non corre alcun rischio di destabilizzare il Medio Oriente. Al di là degli allarmi artificiali, e con la sola eccezione della Siria, non credo che il Medio Oriente in questo momento attraversi una fase di particolare rischio e instabilità. Ritengo che ultimamente sia più instabile l'Europa.
- Quindi nel 2013 resterà tutto come prima? Con l'uscita di scena di Ahmadinejad non cambierà nulla. Gli iraniani eleggeranno un altro personaggio analogo a lui.
- C'è un'altra figura ugualmente carismatica in grado di prendere il posto di Ahmadinejad? Ahmadinejad non è né è mai stato una figura carismatica. E' agitato e agitatore, ma non è una personalità forte, anche perché il clero iraniano lo contiene fin troppo bene. In Iran del resto gli uomini del passato sono troppo vecchi per potere riemergere, occorrerà quindi trovare una figura nuova.
- Come cambieranno le relazioni tra Italia e Iran? Si tratta di relazioni apparentemente tese ma sostanzialmente discrete. Il problema centrale è quello dei rifornimenti del petrolio iraniano, che in questo momento sono bloccati dalle sanzioni, ma prima o poi riprenderanno. Se l'Italia avrà un minimo di accortezza nei confronti della situazione iraniana, non dovrebbe esserci un peggioramento e anzi è possibile che ci sia un miglioramento di rapporti.
- E le relazioni tra Iran e Iraq? Sono due Paesi molto differenti. L'agitazione sciita in Iraq non può essere che alimentata dagli iraniani, o comunque dal modo di agire e di pensare degli sciiti. Mentre l'Iran è uno Stato tranquillo, in definitiva solido e consolidato, l'Iraq vive una situazione di transizione lungi dall'essere definita.
Trofeo della Memoria 2012 : quest'anno i giovani andranno in viaggio a Varsavia
Con le vittorie di Tor Sapienza per il torneo di calcio maschile, e di Caira per il torneo di calcio femminile si è concluso oggi pomeriggio al Campo Fiorini di Roma il Trofeo della Memoria 2012. Le due squadre vincitrici ad ottobre saranno a Varsavia con la Presidente Polverini per visitare il campo di Lublino Majdanek. "Il Trofeo della Memoria è nato sette anni fa e ogni anno i ragazzi vincitori del torneo hanno visitato Cracovia e il campo di sterminio di Auschwitz. Con la Presidente Polverini e i rappresentanti della comunità ebraica, in occasione dell'ultima edizione del trofeo, ci eravamo trovati d'accordo sul fatto che era arrivato il momento di dare ai ragazzi che vincono il torneo nuovi stimoli - ha detto l'assessore allo Sport della Regione Lazio Fabiana Santini al termine della partita spiegando la novità del 2012 - per questo abbiamo deciso che accompagneremo le due squadre vincitrici del torneo nella visita del campo di Lublino Majdanek che si trova in Polonia nei pressi di Varsavia. In questo campo, famoso per le insostenibili condizioni di vita, furono deportate circa 150 mila persone. Vi furono uccisi circa 60 mila Ebrei e oltre 20 mila persone di altre nazionalità, soprattutto polacchi. Con l'occasione i ragazzi e le ragazze potranno visitare i monumenti legati alla storia degli Ebrei di Lublino". L'iniziativa, promossa dalla Regione Lazio con la collaborazione della FIGC, del Comitato Regionale Lazio della Lega Calcio, della Comunità Ebraica di Roma e del Maccabi di Roma, ha come obiettivo la diffusione di uno sport dal forte valore etico e sociale e vuole promuovere tra i giovani l'esperienza della Memoria per farne esempio per il presente. Oggi, al Campo Fiorini di Roma si sono tenute le finali dei due tornei di calcio, maschile e femminile, del Trofeo della Memoria che ha visto la partecipazione di 39 squadre di calcio a 11 provenienti da tutto il Lazio. Hanno partecipato al torneo maschile 32 squadre e a quello femminile 7 squadre. Le squadre finaliste che hanno disputato le due finali erano: Tor Sapienza - Futbolclub per i maschi e Caira-Eurnova per le femmine.
Gaza-Israele, dopo giorni di scontri torna una calma relativa
Dopo diversi giorni di ostilità, una calma relativa sta tornando lungo la linea di demarcazione fra la Striscia di Gaza ed Israele, anche in seguito a un discreto intervento diplomatico dell'Egitto. Nella nottata un razzo è stato sparato da Gaza verso la città israeliana di Ashqelon, ma è stato intercettato in volo dai sistemi di difesa. Nella sensazione che la tornata di violenza volga ormai al termine, ad Ashqelon stamane sono stati riaperti gli asili nido e le scuole. Fonti di Gaza aggiungono che nella nottata non sono stati compiuti raid israeliani. Anche a Gaza vi è la sensazione che la situazione stia tornando alla calma dopo che Hamas e la Jihad islamica hanno reso noto di aver accolto le proposte egiziane per una sospensione delle ostilità, su una base di reciprocità con Israele. In questi giorni i miliziani di Gaza hanno lanciato verso Israele oltre 160 fra razzi e colpi di mortaio. La aviazione israeliana da parte sua ha condotto una serie di raid in cui sono rimasti uccisi almeno otto palestinesi, quasi tutti combattenti. Oltre a loro sono morti due miliziani di Hamas, soffocati da esalazioni di gas mentre ispezionavano un tunnel colpito dall'aviazione israeliana.
Che il tema storico dell'esame di stato 2012 sia stato dedicato alla Shoah è in sé un buon segno e da questo punto di vista il comunicato del Presidente Gattegna è condivisibile. Tuttavia confesso che la formulazione ha suscitato in me qualche perplessità. A differenza degli anni scorsi, il tema vero e proprio era preceduto da un testo da cui prendere spunto, tratto da La banalità del male di Hannah Arendt, dal capitolo che parla della conferenza di Wannsee. Non voglio entrare nel merito del libro della Arendt (a cui Pagine ebraiche ha dedicato di recente interventi anche piuttosto critici); a me pare un libro importante e per alcuni aspetti utile dal punto di vista didattico, ma certamente non è - e non intende essere - un libro di storia: più volte ho messo in guardia i miei allievi dall'usarlo come tale, in particolare per quanto riguarda la Shoah in Italia (su cui la Arendt tende a minimizzare, con veri e propri errori, che i ragazzi erano invitati a scovare). Forse nella prova dell'esame di stato sarebbe valso la pena ricordare agli studenti (il sottotitolo "Eichmann a Gerusalemme" non aiuta un granché) che si tratta del resoconto del processo a Eichmann; quindi la conferenza di Wannsee è raccontata essenzialmente per mettere in luce il ruolo assunto in essa dall'imputato e la sua percezione soggettiva di quell'evento:
«[ ]La seduta non durò più di un'ora, un'ora e mezzo, dopo di che ci fu un brindisi e tutti andarono a cena - "una festicciola in famiglia" per favorire i necessari contatti personali. Per Eichmann, che non si era mai trovato in mezzo a tanti "grandi personaggi," fu un avvenimento memorabile; egli era di gran lunga inferiore, sia come grado che come posizione sociale, a tutti i presenti. Aveva spedito gli inviti e aveva preparato alcune statistiche (piene di incredibili errori) per il discorso introduttivo di Heydrich - bisognava uccidere undici milioni di ebrei, che non era cosa da poco - e fu lui a stilare i verbali. In pratica funse da segretario, ed è per questo che, quando i grandi se ne furono andati, gli fu concesso di sedere accanto al caminetto in compagnia del suo capo Müller e di Heydrich, "e fu la prima volta che vidi Heydrich fumare e bere." Non parlarono di "affari", ma si godettero "un po' di riposo" dopo tanto lavoro, soddisfattissimi e - soprattutto Heydrich - molto su di tono"».
Un testo estremamente inquietante, utilissimo per portare i giovani a riflettere appunto sulla "banalità del male", ma non mi pare che si possa definire un testo storico. Piuttosto lo avrei visto molto bene come spunto per un tema di attualità. Cosa si chiedeva di fare? "Il candidato, prendendo spunto dal testo di Hannah Arendt, si soffermi sullo sterminio degli ebrei pianificato e realizzato dai nazisti durante la seconda guerra mondiale." Curioso questo "si soffermi", non "analizzi", "illustri" o almeno "descriva", "racconti". Cosa significa? Se fossi uno studente davvero mi domanderei cosa ci si aspetta da me. Il verbo sembra tradire l'idea che basti fermarsi a riflettere un attimo (o, nel caso specifico, sei ore) per comprendere cosa sia stata la Shoah. Oppure che i racconti, le testimonianze o il resoconto di un processo possano sostituire, anziché affiancare, la riflessione storica.
Israele, storia millenaria e fascino contemporaneo
a cura di Fausta Filbier
La città santa di Gerusalemme e la vivace vita notturna di Tel Aviv. Una crociera sul lago di Tiberiade e il deserto della Giudea. E poi la Basilica della Natività di Betlemme e le acque del Mar Morto. Viaggio nel Paese mediorientale, all'origine della civiltà.
Israele è una Terra diverse dalle altre. Considerata Sacra dalle tre grandi religioni monoteiste, meta di pellegrinaggi e contesa da secoli. Accanto però a luoghi che rievocano un passato leggendario e biblico, oggi Israele si propone anche con moderne città sul mare dalla vivace vita notturna, e con molti appuntamenti culturali. Questo viaggio di otto giorni dà un assaggio del paese e porta alla scoperta dei suoi luoghi più interessanti, antichi e moderni.
Park Hayarkon a Tel Aviv
Prima tappa, la capitale Tel Aviv, la città che non si ferma mai. Con le sue spiagge, i mercati , la vita notturna celebre in tutto il mondo e gli esclusivi centri commerciali. Una metropoli cosmopolita, dove tradizione e modernità si incontrano, tra l'architettura contemporanea e le vie dei tempi antichi. Prima città ebraica moderna costruita in Israele, è il centro dell'economia e della cultura nazionali.
Quindi Jaffa, con le sue stradine tortuose e il porto millenario, seguita da Cesarea Marittima, dove si visitano l'anfiteatro e l'acquedotto romano. Si continua poi per il Monte Carmelo e per Akko, porto cananeo e fenicio di 4000 anni fa. A Tiberiade si visita invece la Chiesa dell'Annunciazione, con escursione al Monte Tabor e alla Basilica della Trasfigurazione. Al termine, visita di Cana, villaggio arabo circondato da melograni e uliveti, dove due chiesette commemorano il primo miracolo di Gesù.
In battello si attraversa poi il lago di Tiberiade, per visitare il Monte delle Beatitudini e Tabgha (chiese del Primato e della Moltiplicazione dei Pani e dei Pesci). A Cafarnao si fa tappa al sito archeologico, dove sorgeva l'antico villaggio di pescatori, e alla Sinagoga. Si prosegue quindi per l'anfiteatro romano di Beit Shean e si scende lungo la Valle del Giordano, verso il Deserto della Giudea, dove si sosta a Beit Alpha per la visita dell'antica sinagoga e dello splendido mosaico pavimentale raffigurante i 12 segni dello zodiaco.
Tocca poi a Gerusalemme. Nella Città Santa, sacra a Ebrei, Cristiani e Musulmani si vedono il Monte degli Ulivi, il Getsemani, la Roccia dell'Agonia, la Chiesa delle Nazioni, la Grotta della Cattura e il frantoio. A piedi si visita la Città Vecchia: la Chiesa del Santo Sepolcro, il Calvario con le ultime quattro stazioni della Via Crucis e l'edicola con la Tomba di Gesù. Nel quartiere Ebraico, dove sorgeva la città Alta di Gerusalemme durante il periodo di Erode, si trovano i resti dell'antico Cardo Massimo e il Muro del Pianto. Nel quartiere arabo si visitano invece la Spianata del Tempio, in cui si trovano le Moschee di Omar e di Al Aqsa.
Nella Città Nuova si fa poi tappa al complesso dello Yad Vashem (il memoriale alle sei milioni di vittime dell'Olocausto), al Museo di Israele con il Santuario del Libro dove sono conservati e custoditi i
Rotoli del Mar Morto, e alla grande Menorah di bronzo, vicino alla Knesset (Parlamento).
Si prosegue per Betlemme, dove sorge la Basilica e la Grotta della Natività, e per il Deserto della Giudea. Lungo il percorso si sosta a Qumran, fondata dagli Esseni nel II secolo a.C.. Qui si visitano le celebri grotte dove, nel 1947, furono rinvenuti i rotoli del Mar Morto. Quindi Masada: la rocca spicca nel deserto, a quasi 300 metri sopra il livello del Mar Morto, circondata dai ripidi wadi. In funivia si sale per la visita alla fortezza. Infine il Mar Morto, dove ci si può rilassare facendo il bagno nelle sue acque.
Partenze: 08 Luglio-12 Agosto-09 Settembre-14 Ottobre
Il viaggio di 8 giorni e 7 notti costa da 1.815 euro a testo in camera doppia con mezza pensione e volo dall'Italia. Con Turbanitalia, tel. 02 58308791, vai al sito.
Altri operatori che propongono Israele: Mistral Tour Internazionale , Auratours, Viaggi dell'Elefante, Antichi Splendori, Kuoni-Discovery.
Israele e gli ebrei italiani, convegno a Gerusalemme
Il centro Mishkenot Sha'ananim
TEL AVIV, 22 giu. - Israele rende omaggio alla comunita' degli ebrei italiani, con un convegno che ne ripercorre il contributo nel processo di nascita e sviluppo dello stato ebraico. A organizzare l'iniziativa, in programma il 27 e 28 giugno al centro Mishkenot Sha'ananim di Gerusalemme, sono l'ambasciata italiana e l'istituto italiano di cultura a Tel Aviv, in collaborazione con la Hevrat Yehude' Italia, l'associazione che riunisce gli ebrei di origine italiana residenti in Israele (Italkim), che ha promosso l'iniziativa. "Sono convinto che l'epopea degli Italkim rappresenti un prezioso retaggio per lo Stato ebraico e sia anche di arricchimento per l'Italia, per la sua memoria collettiva ed il suo legame con Israele", afferma l'ambasciatore italiano, Luigi Mattiolo, che aprira' la due giorni di lavoro alla quale interverranno, fra gli altri, il direttore dell'istituto italiano di cultura di Tel Aviv, Carmela Callea, il direttore del Mishkenot Sha'ananim, Uri Dromi, e il presidente della Hevrat Yehude' Italia, Eliahu Benzimra. .
Deputato ungherese presenta test genetico: "Non sono ebreo"
di Davide Mancino
Un certificato genetico di "purezza razziale": niente di più, niente di meno. È quanto un deputato ungherese del partito Jobbik - estrema destra - avrebbe ottenuto dalla Nagy Gén Diagnostic and Research, società biomedica con sede a Budapest. Secondo quanto riportato da Nature, infatti, l'uomo intendeva provare di non avere antenati ebrei o zingari prima di partecipare alle elezioni politiche del 2010, in cui il suo partito ha ottenuto il 17% dei voti.
"Nagy Gén - scrive il settimanale inglese - ha esaminato 18 posizioni nel genoma del deputato per varianti ritenute caratteristiche dei gruppi etnici ebrei o zingari", per poi scrivere nel proprio rapporto finale che si poteva escluderne l'esistenza.
Non appena il fatto è stato reso noto le reazioni non si sono fatte attendere: fra i primi a intervenire Jòzsef Mandl, segretario del Consiglio Ungherese per le Ricerche Mediche, il quale ha affermato che il certificato è "professionalmente sbagliato, eticamente inaccettabile nonché illegale". Esso, infatti, sarebbe stato prodotto in violazione delle leggi che regolano questo genere di test, e che li consentono soltanto per finalità mediche.
Anche all'interno della stessa azienda la controversia si è infiammata subito: pur non volendo commentare l'articolo di Nature, Nagy Gén ha emesso sul proprio sito un comunicato in cui afferma di "rifiutare ogni forma di discriminazione", motivo per cui "non è in grado di giudicare gli scopi per cui verranno utilizzati i propri test né di rifiutarli a nessuno". Eppure un nervo scoperto dev'essere stato toccato: Tibor Benedek, ex campione di polo di famiglia ebraica e partner finanziario della società, ha ritirato la propria partecipazione economica alla compagnia.
Ma anche da un punto di vista scientifico i dubbi sono diversi: Istvàn Raskò, direttore dell'Istituto di Genetica dell'Accademia delle Scienze Ungherese, ha affermato che è impossibile dedurre le origini di una persona da così poche variazioni dei suoi geni. "Il test non ha alcun senso - ha dichiarato - e questa storia è molto dannosa per la professione dei genetisti clinici".
Trieste, i 100 anni della sinagoga più grande d'Europa
Progettata da Ruggero e Arduino Berlam, fu inaugurata il 27 giugno 1912. Domenica primo luglio l'appuntamento sarà ricordato solennemente
di Claudio Ernè
La sinagoga di Trieste
TRIESTE - Compie cent'anni la sinagoga di piazza Giotti, la più vasta dell'Europa occidentale. Quando fu inaugurata il 27 giugno 1912 - secondo il calendario ebraico era il 12 Tamuz 5678 - a Trieste vivevano, lavoravano, studiavano, pregavano seimila ebrei. Il progetto, affidato dopo lunghe vicissitudini agli architetti Ruggero e Arduino Berlam, prevedeva all'interno almeno 1346 posti a sedere: 956 uomini a livello del suolo, 418 donne nell'alto matroneo.
«Accetto con riconoscenza queste chiavi che simboleggiano il compimento di un'opera che è stata per cinquant'anni nell'animo e nel desiderio di tutti i correligionari». Con queste parole il commendator Edmondo Richetti, nobile da Terralba, capo della Comunità, iniziò il suo discorso in quel giorno del giugno di cento anni fa.
Piazza Giotti all'epoca aveva un altro nome: si chiamava piazza San Francesco e all'angolo con la via Donizetti erano presenti alla cerimonia molti esponenti della classe dirigente cittadina. Tra essi Sua Serenità il Principe Corrado de Hohenlohe, luogotenente di Trieste, il rappresentante del Governo di Vienna in città; l'avvocato e podestà Alfondo Valerio; il direttore di polizia, consigliere aulico Alfredo de Manussi - Montesole. E poi sua eccellenza Augusto Jacopig, imperial-regio presidente del Tribunale d'appello; il dottor Bernardo Karminski, capitano distrettuale e referente per il culto presso la Luogotenenza.
«Mi pare doveroso - aveva continuato Edmondo Richetti - ricordare in questo momento i nomi di quei generosi che contribuirono col denaro e coll'opera al conseguimento di questo ideale: Moisè Usiglio che primo iniziò il fondo per la costruzione del Tempio; Solone Loly e Raffaele Mordo, che efficacemente cooperarono ai primi studi per la nuova Casa di Dio; il cavalier Raffaele Luzzatto che da oltre quarant'anni segue con costante amore la causa del Nuovo Tempio; i benemeriti membri del Comitato tecnico, il loro egregio presidente ingegner Ettore Luzzato, il vice presidente cavalier ingegner Guido Levi, l'ingegner Marco de Parente, il dottor Filippo Brunner».
La cerimonia di inaugurazione, dopo la consegna della chiavi e il discorso del capo della Comunità di Trieste, prevedeva un assolo per organo, seguito dal solenne trasporto e collocamento delle Bibbie e nell'Arca al canto del Salmo 24. Poi sarebbe stata accesa la lampada perpetua, in ebraico Ner Tamid, seguita dal discorso del rabbino maggiore Hirsh Perez Chajes, una delle figure più importanti del nascente Sionismo. All'inizio del 1914, esattamente il 24 aprile, a meno di due anni dall'inaugurazione del Tempio, a bordo del piroscafo "Helouan" del Lloyd austriaco raggiunse Israele per rendersi personalmente conto degli inizi dell'impresa. Narrò il suo viaggio sul giornale triestino, "Il Corriere Israelitico" che ne fece tre puntate pubblicate sui numeri di giugno, luglio e agosto 1914.
Ma ritorniamo al Tempio e all'opuscolo che nel 1908, in occasione della posa della prima pietra, era stato stampato dalla tipografia di Saul Modiano per sollecitare la raccolta di fondi. «In questo momento solenne, ricordiamo che se la costruzione è iniziata, essa non è ancora finita e che abbiamo ed avremo bisogno di aiuto costante perché quest'opera possa essere condotta con onore a pieno compimento». L'appello era firmato da Edmondo de Richetti, Enrico Salem, Cesare Sanguinetti, Giacomo Pincherle, Ettore Richetti. Nella brochure era riprodotto a colori un disegno dell'interno del Tempio realizzato dall'architetto Arduino Berlam. Nelle altre pagine le piante e le prospettive delle facciate. In quei disegni non era stato riportato un piccolo vano che risultò estremamente utile durante le persecuzioni scatenate dall'occupazione nazista. Lì il segretario della Comunità Carlo Morpurgo nascose gli arredi sacri. I tedeschi non li trovarono mai, perché seguivano le indicazioni del progetto. Carlo Morpurgo invece fu arrestato, deportato e non rientrò mai a Trieste dal campo in cui era stato rinchiuso.
Più di 120 ordigni palestinesi sparati su Israele in 48 ore
Dall'inizio dell'escalation, lunedì sera, sono più di 120 gli ordigni (razzi Qassam, Grad e colpi di mortaio) che i palestinesi hanno sparato dalla striscia di Gaza contro le comunità del sud di Israele. Nella sola giornata di mercoledì non meno di 70 ordigni si sono abbattuti in territorio israeliano.
Il sistema difensivo israeliano "cupola di ferro" è entrato in funzione intercettando un primo razzo Grad nella zona di Netivot. Altri razzi sono stati intercettati mercoledì pomeriggio sopra Sdot e Shaar HaNegev....
Israele: dopo vent'anni torna 'il mito Moto Guzzi'
TEL AVIV, 21 giu - Con un titolo vistoso, il quotidiano Yediot Ahronot annuncia oggi il ritorno in Israele dopo un'assenza di venti anni della Moto Guzzi, un veicolo a suo tempo ''molto considerato ed amato'' dagli appassionati locali di brividi su due ruote. Erano anni, rileva il giornale, in cui le industrie giapponesi escludevano Israele per non subire ripercussioni negative nei mercati arabi. E nello Stato ebraico la Moto Guzzi, aggiunge, andava allora per la maggiore.
Molti ricordano ancora la Moto Guzzi TT 650 con cui nel 1990 un giovane uomo d'affari caduto in disgrazia, Roni Leibovic, rapino' in rapida successione 22 filiali di banche, senza mai sparare. Fu soprannominato dai tabloid 'Ofno-Bank': il rapinatore in motocicletta. La sua cattura fu infine accompagnata nei settori popolari da un senso di delusione perche' Leibovic ormai interpretava il ruolo romantico del combattente solitario lanciato contro lo strapotere della finanza.
La Moto Guzzi - anticipa Yediot Ahronot - sara' venduta dall' importatore della Piaggio, un marchio che occupa il terzo posto nel mercato e che in Israele e' ben noto da generazioni. Due mesi fa anche la Cinemateca di Tel Aviv ha reso omaggio al mito della 'Vespa', nel cinema e nella societa'.
Anche se l'importatore preferisce per ora astenersi da commenti, Yediot Ahronot prevede che la Moto Guzzi potra' avere successo fra quegli adulti che l'hanno amata da giovani.
Potrebbe inoltre destare interesse - secondo il giornale - nella polizia israeliana e competere cosi' con i tedeschi della Bmw.
Ieri alla grande Conferenza Tomorrow del Presidente Shimon Peres al Palazzo dei Congressi a Gerusalemme è stato chiesto a un gruppo di esperti di diversi paesi di indicare i tre problemi principali all'ordine del giorno del popolo ebraico. Attorno al tavolo, anche due membri del Parlamento italiano, l'onorevole Fiamma Nirenstein e l'onorevole Emanuele Fiano. Queste le mie tre proposte:
1) Va fissato definitivamente il carattere di Israele come Stato democratico del popolo ebraico. Oggi, inequivocabilmente dimostrata dagli ultimi dati, vediamo la quotidiana erosione della maggioranza ebraica sia nello Stato d'Israele, sia sull'intero territorio dalla costa del Mediterraneo al fiume Giordano. La causa è il più alto accrescimento degli abitanti arabi, cittadini o non cittadini di Israele, assieme all'afflusso costante di lavoratori stranieri e di rifugiati politici da paesi meno sviluppati. Di fronte a queste tendenze - inevitabilmente destinate a continuare in questo e nel prossimo decennio - al prezzo di dolorose rinunce, è necessario stabilire i confini politici dello Stato d'Israele su un territorio con una chiara e stabile maggioranza ebraica. Israele deve anche tutelare i diritti di ogni cittadino senza distinzione di religione o etnia, come prescritto nella Dichiarazione d'Indipendenza. Vanno sviluppati programmi a sostegno della famiglia ebraica e dei nuovi immigranti per favorire la crescita della popolazione ebraica in Israele e per lo meno mantenere la sua stabilità nella Diaspora.
2) Va creato un nuovo sistema di governance rappresentativa degli interessi del popolo ebraico a livello mondiale. Nella congerie di organizazioni nazionali, continentali e mondiali che si auto-proclamano rappresentanti del collettivo ebraico, nessuna si basa sul voto diretto delle persone. Necessita un nuovo foro di consultazione dei rappresentanti di Israele e di tutte le comunità del mondo, con le dovute correzioni per evitare lo stradominio di Israele e degli Stati Uniti. Questo organismo - la Tavola Peres per il Popolo Ebraico - va stabilito sotto l'egida della Presidenza dello Stato d'Israele. Dovrebbe potere consultivo obbligatorio su tutte le questioni relative ai rapporti fra Israele e la Diaspora. È essenziale che questa Tavola raccolga non solamente i soliti dirigenti e professionisti istituzionali, ma anche gli esponenti di tutte le correnti ideologiche dell'ebraismo, del mondo della cultura e dell'economia.
3) Va cambiato il sistema elettorale in Israele - madre e padre di tutte le piaghe che indeboliscono la società israeliana e il rapporto fra Israele e gli ebrei nel mondo. L'attuale metodo, proporzionale puro, a collegio unico nazionale, senza voto di preferenza, con una soglia di ammissione minima del 2 per cento, è un anacronismo su scala mondiale. Esso crea una Knesset non governabile e non rappresentativa e incoraggia ogni ricatto possibile nella formazione della coalizione governativa israeliana. Questa determina in larga misura l'identità politica, culturale e religiosa del paese e i suoi rapporti con gli ebrei nel mondo, con conseguenze deleterie. Il numero di partiti politici rappresentati in parlamento va grandemente ridotto con l'aumento della soglia di ammissione al 4 per cento e l'elezione di metà dei deputati (60 su 120) in altrettanti distretti elettorali, mentre l'altra metà sarà sempre eletta in collegio unico nazionale. La conseguente inevitabile fusione o scomparsa di molti partiti minori creerà un sistema politico migliore, più rappresentativo e governabile, a vantaggio di Israele e del popolo ebraico.
Pesaro - A giugno si riapre il percorso cittadino della cultura ebraica
La sinagoga di Pesaro
La sinagoga di via delle Scuole sarà aperta dal 21 giugno al 13 settembre, ogni giovedì dalle 17 alle 20, grazie anche alla preziosa disponibilità delle associazioni FAI, Serc e Salviamo il Centro Storico.
Collocata nel cuore dell'antico quartiere ebraico, la sinagoga sefardita (o di rito spagnolo) è uno degli edifici storici più suggestivi del centro che risale alla metà del XVI secolo. E' questo un periodo d'oro per Pesaro che vede il suo porto ampliato, per boicottare quello di Ancona, da Guidubaldo II Della Rovere. In città accorrono molti ebrei portoghesi che hanno l'esigenza di continuare i propri studi mistici; e infatti la struttura in cui è inglobata la sinagoga (o scola, termine con cui un tempo si indicava appunto la sinagoga), ospitava anticamente le scuole di studi cabalistici, di musica e materna.
All'interno dell'edificio si possono ammirare ancora oggi gli elementi architettonici legati alle funzioni che quel luogo svolgeva per la comunità, come il forno per la cottura del pane azzimo o la vasca per i bagni di purificazione. Accanto alla sinagoga, anche il Cimitero Ebraico (strada panoramica San Bartolo c/o n. 161), è visitabile da giugno a settembre il giovedì dalle 17 alle 19 (info Ente Parco Naturale Monte San Bartolo 0721 400858, 335 1746509). Per raggiungerlo bisogna uscire dal centro e arrivare in Panoramica. Adagiato sulle pendici del colle San Bartolo, fino a metà novecento lo spazio appariva come una scoscesa pendice campestre con rade alberature, nel 2002 è stato recuperato dalla Fondazione Scavolini che ne reso possibile la fruizione. Fra l'intrico di rovi affiorano più di 100 monumenti funerari realizzati con pietre locali, soprattutto calcare di Piobbico e più raramente arenarie, o marmi.
Maturità 2012 - Traccia sulla Shoah, opinioni a confronto
Un primo riscontro positivo viene dai numeri. Da quel 4,7% di studenti che, alle prese con gli esami di maturità, per la prova d'italiano che ha aperto ieri mattina la sessione degli scritti si è orientato sulla traccia B, quella in cui è richiesto un approfondimento sulla 'scientificità' della soluzione finale nazista ai danni del popolo ebraico. Un dato solo apparentemente basso perché, se comparato alla media delle preferenze accordate nel passato ai temi ad argomento storico (appena l'1%), risulta invece molto significativo tanto che lo stesso Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, in un comunicato emesso nel pomeriggio, parla di risultato "particolarmente rilevante".
Numerose le reazioni. In campo ebraico e non solo. Soddisfazione, in una nota inviata alle agenzie di stampa, è stata espressa dal presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna. "Riflettere sul nesso di causalità che vi fu tra ideologia della morte e sua concreta applicazione - ha spiegato - è una grande opportunità che il Ministero ha voluto oggi offrire a quasi 500mila studenti italiani. Una lezione di portata universale perché, a partire dal dramma di un popolo e di tutte le altre realtà vittime del nazifascismo, si rafforzi nelle nuove generazioni la consapevolezza dell'impegno democratico per un futuro di autentica amicizia e fratellanza tra tutti i popoli del mondo".
Per Riccardo Pacifici, presidente della Comunità ebraica di Roma, si tratta di una scelta 'importante' e 'coraggiosa' che serve misurare "cosa esattamente pensano gli studenti italiani su questo tema in un momento molto difficile per l'Europa tutta con l'emergere di pulsioni nazionalistiche, xenofobe, fasciste e negazioniste". Dal leader degli ebrei capitolini è arrivata anche una proposta operativa: far esaminare i vari elaborati a una commissione di esperti così da capire "come in questi anni è passato il messaggio sulla Shoah".
Reazioni anche dal rabbinato: "Mi sembra molto importante - dice tra gli altri il rabbino capo di Roma rav Riccardo Di Segni - che per proporre una riflessione su un tema così drammatico sia stato scelto un brano che mette in evidenza alcuni degli aspetti più allucinanti dello sterminio nazista come la programmazione, il cinismo, la burocrazia, il carrierismo, la banalità". Visto da questa speciale prospettiva, afferma infatti il rav, "la storia della Shoah è ancora di più una lezione per il presente e un banco di prova per la maturità".
Di traccia coraggiosa parla lo storico Marcello Pezzetti, direttore scientifico del Museo della Shoah. "Questo titolo - dice - mi ha fatto un piacere umano ma anche e soprattutto scientifico. È un grande segno di maturità che viene dalla scuola. Il ministro sta dimostrando che il mondo scolastico ha una posizione avanzata su questo tema rispetto al resto della società".
Non mancano però considerazioni di taglio differente. In un'intervista rilasciata al giornale online Linkiesta lo storico sociale delle idee David Bidussa ammonisce infatti contro il rischio banalizzazione. "Leggendo l'estratto di Hannah Arendt - spiega - si deduce un certo modo di vedere il genocidio. Appare come un fatto deciso da alcune persone che, riunite insieme, scelgono di perpetrare lo sterminio e la cosa poi si realizza come conseguenza quasi burocratico-amministrativa". Ma non è così, gli chiede il giornalista? "Di fatto sì, ma c'è un punto che non può essere trascurato. Quel momento, che c'è stato, è solo l'attimo finale di un processo. La decisione vera era avvenuta prima in una società complessa e complicata nella quale si vede sparire il vicino e il conquilino senza che la cosa costituisca un problema. È qui che si decide il genocidio".
La storia dell'impiegato dell'Anagrafe di Borgo San Lorenzo che salvò una famiglia ebrea
Renato Spiegel ha incontrato il sindaco Giovanni Bettarini con l'intento di rintracciare i discendenti di Antonio Gigli
Il sindaco Ballarini con la famiglia Spiegel
BORGO SAN LORENZO (FI) - È stata una carta d'identità fittizia, rilasciata da un addetto all'Anagrafe del Comune di Borgo San Lorenzo, Antonio Gigli, a salvare la vita della famiglia Spiegel in piena 2a Guerra Mondiale. La vicenda riemerge dalle pieghe della storia grazie a Renato Spiegel che ha scritto al sindaco Giovanni Bettarini per riuscire a incontrare e conoscere di persona i discendenti del Gigli. Dopo una lunga e accurata ricerca svolta direttamente da Susanna Messeri della segreteria del sindaco, si è arrivati a riscontri e verifiche che hanno ricostruito la vicenda e di recente Renato Spiegel, la moglie Yaffa e la sorella Dinah, che vivono a Gerusalemme, in Israele, hanno fatto visita in Comune per incontrare il sindaco Bettarini e Susanna Messeri. Grazie alla ricostruzione dei fatti e alla testimonianza diretta di uno dei figli di Antonio Gigli, Paolo, i fratelli Spiegel hanno ottenuto dal Governo italiano il riconoscimento dello status di perseguitati razziali.
Nel dicembre del 1943 una giovane famiglia di ebrei di Trieste - Guido Spiegel con la moglie e i due figli -, si vide costretta ad abbandonare la propria città per sfuggire ai nazifascisti, prendendo il primo treno a disposizione. Nella loro fuga si ritrovano per puro caso a Borgo San Lorenzo; smarriti e stremati dalla fuga, videro come loro unica possibilità quella di rivolgersi al pievano del luogo per chiedere aiuto.
Don Ugo Corsini, un parroco coraggioso, diede loro asilo e li mise in contatto con Antonio Gigli. Che mettendo a repentaglio la propria vita, riuscì a procurare dei documenti falsi che permisero alla famiglia Spiegel di scampare alla sicura morte, in quanto ricercati dai nazifascisti. Per la sua ottima conoscenza della lingua tedesca, Guido Spiegel si rese utile alla lotta partigiana e collaborò con le formazioni locali infiltrandosi nel comando centrale tedesco di stazione a Borgo passando messaggi e informazioni. Con la Liberazione la famiglia decise prima di rientrare a Trieste e, dopo qualche anno, di partire per Israele.
Presso l'Istituzione "Yad Vashem" a Gerusalemme - istituzione che ricorda l'Olocausto ed onora i "Giusti delle Nazioni" cioè tutti coloro che si opposero alle persecuzioni razziali e, a prezzo di sacrifici ed a proprio rischi, salvarono numerose vite - i fratelli Spiegel hanno attivato una pratica per richiedere che Antonio Gigli e Don Ugo Corsini ottengano il riconoscimento di "Giusti delle Nazioni" e che i loro nomi vengano inseriti negli archivi a perenne memoria della loro nobile azione che salvò dalla deportazione la loro famiglia.
"Ci sono storie, come questa della famiglia Spiegel, che ci ricordano - sottolinea il sindaco di Borgo San Lorenzo Giovanni Bettarini - quanto la libertà e la democrazia siano valori, beni fondamentali e inalienabili, come la follia dell'uomo possa però calpestarli e perpetrare gli orrori dell'Olocausto, e come altri, ne è esempio Antonio Gigli, possano con coraggio e a rischio della propria vita salvare altre vite. E' una pagina di storia - conclude - che deve essere conosciuta".
TEL AVIV, 20 giu - Sono ripresi nelle prime ore di oggi - in un'atmosfera di tensione che resta elevata - i lanci di razzi dalla Striscia di Gaza controllata da Hamas verso il sud d'Israele. Dall'alba una quindicina fra Qassam e Grad sono caduti nella regione del deserto del Neghev e lungo la costa mediterranea a sud di Tel Aviv, causando danni ma nessuna vittima. Israele, da parte sua, ha condotto una nuova ondata di raid aerei sulla Striscia nella notte, colpendo almeno otto obiettivi.
Faccia a faccia con il figlio del fondatore di Hamas diventato spia degli israeliani
di Leonard Berberi
Mosab Hassan Yousef (a destra) e Gonen Ben-Itzhak il contatto israeliano allo Shin Bet
Niente figliol prodigo. Nessun ritorno a casa. O meglio: il ritorno c'è stato. Ma solo per confermare, approfondire, esplicitare quel che andava ripetendo da anni. Hamas? «Merita la distruzione, non vuole il bene dei palestinesi». Cosa diresti a tuo papà? «Lascia l'organizzazione, hai creato un mostro». L'Islam? «Una religione di guerra». Israele? «Amo questo Paese perché questo Paese ama la democrazia». E così via. Parola di Mosab Hassan Youssef. Il figlio - rinnegato - di Sheikh Hassan Youssef, il fondatore proprio di Hamas.
Classe 1978, natali a Ramallah, Mosab Hassan Youssef è il protagonista di una delle storie più rocambolesche di questo lembo di terra. Da quando, nel 1997, decise ch'era troppo quel che stava facendo Hamas. E così pensò bene di contattare quelli dello Shin Bet - l'Intelligence israeliana - e offrirsi come spia al loro servizio. Un palestinese che collabora con gl'israeliani. Il figlio del nemico numero uno per lo Stato ebraico che abbandona il padre per passare dalla parte dell'«avversario».
Per dieci anni, Mosab Hassan Youssef ha visto e sentito e annotato tutto. Per dieci anni ha passato le informazioni sensibili allo Shin Bet. Che, puntualmente, le passava all'esercito per dare il via a operazioni di eliminazione dei pericoli per Israele. E quelli di Hamas lì, a impazzire, a non capire come mai Gerusalemme fosse sempre un passo avanti in ogni cosa. Centinaia di esponenti della formazione paramilitare palestinese sono stati arrestati, grazie a Mosab Hassan Youssef. Decine di attentati sono stati sventati, grazie a Mosab Hassan Youssef.
L'uomo, ora, vive a San Diego, negli Stati Uniti. S'è convertito al Cristianesimo. Nel 2010 ha pubblicato il libro autobiografico «Figlio di Hamas», nel quale racconta la sua vita di agente dello Shin Bet nel cuore della formazione palestinese. L'opera è tradotta in 25 lingue e la versione araba è scaricabile gratis dal sito. A Gerusalemme, dov'è in questi giorni, Mosab Hassan Youssef ha anche annunciato di voler realizzare un film su Maometto, sulla falsariga della «Passione di Cristo» di Mel Gibson.
«Voglio ispirare la nuova generazione di palestinesi», ha detto Mosab Hassan Youssef nella conferenza stampa di martedì 19 giugno. Seduto al suo fianco Gonen Ben-Itzhak, l'ex agente dello Shin Bet - nome in codice: «Capitano Luay» - che gestiva direttamente i rapporti con il figlio del fondatore di Hamas,
«Voglio dire loro che non devono permettere che la religione controlli per intero le loro vite, che ne determini il corso. Sono qui esattamente per questo: per dire ai palestinesi che la vera natura della mia ex religione è quella bellica». E la distanza è talmente incolmabile con la vita passata che quando un giornalista gli domanda in arabo alcune questioni legate alla Striscia di Gaza, Mosab Hassan Youssef non gli risponde. Tutto quel che è stato è stato. Ora, nemmeno la lingua araba gli appartiene più.
Nel prendere spunto da un occasionale riferimento al fenomeno di Beppe Grillo, contenuto in un bell'articolo di Sergio Della Pergola, pubblicato sul numero di giugno di Pagine Ebraiche, ho svolto alcune considerazioni, sulla Newsletter dello scorso 6 giugno, su questo specifico argomento, senza commentare il complessivo contenuto del pezzo del demografo. Mi sono ripromesso però di farlo, perché Della Pergola affronta, nel suo testo, un problema di grande importanza, ossia quale possa e debba essere, da parte dei cittadini e degli amici di Israele, in tutto il mondo, un corretto approccio con la questione mediorientale e col fondamentale problema della difesa dell'immagine e della sicurezza dello Stato ebraico.
Nell'articolo, significativamente intitolato "Israele oltre i miti. Parliamone come di una cosa vera", Della Pergola rimpiange un'epoca passata, nella quale "la società in Israele era più piccola, più ingenua e più pura, più semplice e più povera, più diretta e più generosa, ma sempre pronta a sorridere di se stessa", e "dall'esterno si guardava di solito a Israele con simpatia, se ne sapeva pochissimo e ben pochi vi si erano recati". Le cose sarebbero invece cambiate a partire dalla guerra dei Sei giorni, con la rapida crescita di un Paese più grande, più forte e più complesso, ammantato dal nuovo, ambiguo mito della "grande potenza militare". Sostituita l'antica immagine dell'Israele "piccolo e virtuoso" con in nuovi stereotipi, non sarebbe però cambiata "la scarsa capacità di parlare di Israele come di una cosa vera": infatti, sarebbe "rimasta quasi assente la capacità di parlare di Israele come si parla dell'Italia o di un altro Paese: un Paese con pregi e difetti, con partiti politici e lotte di potere". E "quasi quotidianamente - osserva Della Pergola - ci tocca leggere sulla stampa le analisi acide e prevenute di certi nemici, ma anche le estatiche apologie di certi amici".
Credo che tali osservazioni descrivano, indubbiamente, un dato reale, dal momento che è evidente che l'informazione su Israele appare quasi sempre condizionata e deformata da impostazioni ideologiche e atteggiamenti emotivi, che impediscono una descrizione neutra e distaccata dei fatti. E credo che nessun vero amico di Israele, che non sia ottuso o fanatico, sia contento di ciò. Parlare di Israele "oltre i miti", descriverne i pregi e i difetti con franchezza e disincanto, come si fa per l'Italia o la Francia, senza l'ossessione della sicurezza, della guerra, dell'antisionismo ecc.; parlare di cultura, di rifiuti, di disservizi, di tasse, di giochi politici, di pettegolezzi vari Come sarebbe bello! C'è una sola persona che non lo vorrebbe? Ma la questione è: lo si deve fare "perché non ci sono problemi più gravi", o piuttosto "facendo finta che non ci siano problemi più gravi"? E coloro che parlano delle continue infiltrazioni terroristiche, dei reiterati progetti di rapimenti di soldati israeliani, delle campagne europee di boicottaggio di prodotti israeliani, della cultura dell'odio nei libri scolastici palestinesi, della minaccia iraniana ecc. ecc., lo fanno perché prigionieri di un "mito", o perché a ciò indotti dalla realtà?
Quanto, infine, alle "analisi acide e prevenute di certi nemici", e alle "estatiche apologie di certi amici", non credo che possano essere poste sullo stesso piano, per una elementare questione di proporzioni. Le prime le conosciamo bene, sappiamo bene quali sono, quante sono. Ci sono giornali italiani che dell'aggressività antisionista hanno fatto una vera e propria ragione sociale, fra l'altro non limitandosi alla mera parola scritta, ma impegnandosi anche in un'attiva promozione e organizzazione di azioni ostili, tipo "Flotille" varie. Le "estatiche apologie", invece, dove stanno? Quante sono? A mia conoscenza, in difesa attiva di Israele solo schierati soltanto alcuni siti web, in qualcuno dei quali, certamente, ci sarà anche qualche esagerazione. Non più di una dozzina, dei quali solo tre o quattro con una larga circolazione. Infinitamente di meno di quelli di segno opposto. Quanto ai telegiornali e alla carta stampata, Israele conta certo alcune firme autorevoli a proprio sostegno, quali Paolo Mieli, Pierluigi Battista e pochi altri. Persone, però, che - a differenza del partito opposto, tanto più forte e numeroso - si occupano di Israele solo saltuariamente (un'eccezione è data da Fiamma Nirenstein) e, soprattutto, non si abbandonano mai, secondo me, a "estatiche apologie", limitandosi unicamente a dare una rappresentazione equilibrata dei fatti. Non voglio negare che ci possano essere degli "eccessi difensivi". Probabilmente io stesso vi incorro. Ma mettere sullo stesso piano i due 'eccessi', mi sembra francamente, in considerazione dell'enorme differenza quantitativa, una forzatura.
(Notiziario Ucei, 20 giugno 2012)
«Sarebbe "rimasta quasi assente la capacità di parlare di Israele come si parla dell'Italia o di un altro Paese: un Paese con pregi e difetti, con partiti politici e lotte di potere". E "quasi quotidianamente - osserva Della Pergola - ci tocca leggere sulla stampa le analisi acide e prevenute di certi nemici, ma anche le estatiche apologie di certi amici".»
Nell'ebreo laico riaffiora sempre, prima o poi, lo struggente desiderio di poter finalmente appartenere a un popolo e a un paese "come tutti gli altri". I miti stancano, le estasi inebriano, provocano opposizioni violente e adesioni fanatiche. Come sarebbe bello poter parlare soltanto di normale amministrazione, di tutte le solite cose di cui parlano tutti gli altri paesi della terra. E invece si ritorna sempre su questa faccenda del popolo eletto. Un simpatico amico ebreo me l'aveva detto personalmente anni fa: "Ma se anche apparteniamo al popolo eletto, noi che ci possiamo fare: noi vorremmo soltanto che ci lasciassero vivere in pace da 'poveri cristi' (aveva detto proprio così)". In fondo, è un desiderio antico: "No! ci sarà un re su di noi; e anche noi saremo come tutte le nazioni", avevano detto gli israeliani di quel tempo al profeta Samuele (1 Samuele, 8:19). Ma pensare di poter considerare Israele una nazione come le altre è semplicemente illusorio: è un mito che può avere effetti più funesti delle "estatiche apologie". M.C.
La cellula che si rifà ad al-Qaeda ha rivendicato l'attacco compiuto due giorni fa da un commando infiltratosi dal deserto contro un gruppo di operai israeliani, uno dei quali è stato ucciso.
IL CAIRO - Una cellula jihadista egiziana che si rifa' ad al-Qaeda ha rivendicato l'attacco compiuto due giorni fa da un commando infiltratosi dal deserto contro un gruppo di operai israeliani, uno dei quali e' stato ucciso. I militari israeliani hanno poi assassinato due terroristi nei pressi del confine con l'Egitto. Con un video diffuso dalla tv satellitare 'al-Arabiya', i due terroristi annunciavano di aver preparato un attacco da sferrare in territorio israeliano, sostenendo di essere candidati al 'martirio'. Nel video appaiono alcuni uomini armati a volto coperto che annunciano la creazione del 'Consiglio dei mujahidin'. Subito dopo si vedono due uomini a volto scoperto che annunciano di essere stati scelti per compiere l'attentato suicida contro Israele. Uno dei due sostiene di essere egiziano.
Per il mese di agosto Turbanitalia propone una vacanza alla scoperta d'Israele. L'itinerario 'Tour Classico Israele' prevede la partenza dall'Italia con volo di linea. All'arrivo a Tel Aviv, incontro con l'assistente e trasferimento in hotel. Il secondo giorno, insieme alla guida parlante italiano si parte per la visita di Jaffa. Si prosegue per Cesarea Marittima. Continuazione per il Monte Carmelo e per Akko. Pernottamento a Tiberiade. La mattina seguente si visita la Chiesa dell'Annunciazione. Nel pomeriggio è in programma l'escursione al Monte Tabor e la visita alla Basilica della Trasfigurazione. Al termine, visita di Cana. Rientro a Tiberiade. Il quarto giorno è prevista la traversata in battello del lago di Tiberiade, la visita al Monte delle Beatitudini e proseguimento per Tabgha. Arrivo a Cafarnao. Proseguimento per l'anfiteatro romano di Beit Shean. Si sosterà a Beit e in serata, arrivo a Gerusalemme. I giorni successivi sono dedicati alla visita della Città Santa. Proseguimento per Betlemme, dove sorge la Basilica e Grotta della Natività. Il giorno seguente si parte per il Deserto della Giudea. Lungo il percorso sosta a Qumran. Visita delle grotte, dove nel 1947 furono rinvenuti i rotoli del Mar Morto. Proseguimento verso Masada. Salita in funivia per la visita alla fortezza. Sosta sulle rive del Mar Morto e possibilità di bagni nelle sue rilassanti acque. L'ottavo giorno è in programma il trasferimento in aeroporto e partenza per il rientro in Italia.
Per la partenza del 12 agosto quote da 1.815 euro a persona. Il viaggio è della durata di 8 giorni e 7 notti. Tour in mezza pensione con ingressi inclusi per le visite previste nel programma.
ROMA, 20 giu. - Sono stati Stati Uniti e Israele a sviluppare il sofisticato virus informatico 'Flame', che ha raccolto informazioni di intelligence in vista di un sabotaggio informatico volto a rallentare il programma di sviluppo nucleare iraniano. E' quanto hanno riferito fonti occidentali citate oggi dal Washington Post.
Secondo le fonti, il 'malware' ha segretamente mappato e monitorato la rete informatica iraniana, inviando quindi un costante flusso di informazioni riservate utili a definire una campagna di cyber-guerra. L'iniziativa ha visto coinvolte l'Agenzia di sicurezza nazionale, la Cia e l'esercito israeliano, le stesse già responsabili del virus Stuxnet che due anni fa mandò in tilt le centrifughe della centrale nucleare iraniana Natanz.
"Si tratta di preparare il terreno per un altro tipo di azione segreta", ha detto una fonte di intelligence Usa, precisando che Flame e Stuxnet sono elementi di un più vasto attacco in corso ancora oggi. Flames è stato sviluppato almeno cinque anni fa nell'ambito del programma 'Olympic Games' dell'amministrazione americana, che prevede attacchi informatici contro i sistemi operativi dei principali siti nucleari iraniani.
Nel rapporto 2012 di Amnesty international su Israele e i Territori occupati, leggi Gaza e Cisgiordania, c'è una bella amnesia, anzi "amnesy", che difficilmente può trovare una spiegazione se non nel delirio politically e islamically correct che da un po' di tempo a questa parte caratterizza la più nota e stimata ong che si occupa di diritti umani: Hamas non viene mai citata. Il rapporto infatti, opportunamente "ri-monitorato" dalla ong "Secondo Protocollo", in un dettagliato controrapporto dell'analista Miriam Bolaffi, è orientato al 100 per cento contro Israele. Non fa ad esempio alcun cenno all'omicidio Arrigoni, ai blogger incarcerati da Hamas e dalla Anp, ai bambini e ai civili usati come scudi umani dai terroristi, al fatto che i terroristi non vestono una divisa e quindi si rendono irriconoscibili rispetto ai civili. Nomina appena le centinaia di missili sparati dai terroristi su Israele e sui civili israeliani (14 parole in tutto in otto pagine). «Sembra quasi un comunicato dell'Onu o di Catherine Ashton», ironizza la analista di cui sopra. Il rapporto straparla di "blocco di Gaza e crisi umanitaria". Parla di "restrizioni in Cisgiordania" citando posti di blocco e barriere protettive come se fossero "angherie" verso gli arabi quando invece sono misure di sicurezza e di legittima difesa che negli ultimi anni hanno azzerato gli atti di terrorismo in Israele.
Parla di "diritto all'alloggio" come se fossero gli israeliani a dover garantire gli alloggi agli arabi che occupano il territorio israeliano. Parla di "uso eccessivo della forza", come se ci fosse un modo moderato di usare la forza senza mai nominare Hamas, gli scudi umani, gli atti di terrorismo, i tentativi di rapimento. Parla di "impunità israeliana" per l'operazione Piombo Fuso, ignorando i risultati della commissione Turkel.
Condanna poi le detenzioni abbinate alla "detenzione amministrativa" e critica il fatto che ad alcuni prigionieri (leggi i peggiori terroristi) venga impedito di vedere i famigliari per ragioni di sicurezza.
Discetta inoltre di "torture e maltrattamenti" e di "processi iniqui". Il tutto, scrive sempre la Bolaffi, «senza sapere bene dove abbia preso le quattro informazioni che dice di avere a riguardo (mai una volta che portassero un testimone o che provassero quello che dicono)».
Un capitolo a parte della evidentemente pregiudiziale impostazione anti israeliana del rapporto di "Amnesty-Amnesy", è raggiunto quando si parla di mancanza di "libertà di espressione in Israele". Ovviamente, visto che non viene menzionata tale censura per i palestinesi, si deve dedurre che invece a Gaza e in West Bank esista il quarto potere. Ebbene, tale imputazione contro Israele è basata sul fatto che il Parlamento israeliano (la Knesset) ha approvato una legge che punisce quelle associazioni israeliane (e non) che propongono il boicottaggio di Israele o che collaborano con il nemico. Non sta bene ad Amnesty inoltre che ad alcune ong israeliane sia stato impedito di ricevere fondi dall'estero. Il tutto, come si legge nel contro rapporto, «quando è ampiamente dimostrato che proprio quei fondi finanziavano attività anti-israeliane, dimenticando (facendo finta di dimenticare) che Israele è un Paese in guerra».
Vediamo allora cosa "non c'è" nel rapportino di otto pagine. Ad esempio non è spiegato perché i civili arabi vengano uccisi, perché Hamas si faccia scudo dei civili e si renda irriconoscibile mischiandosi a loro. «Di Hamas proprio non parla (in otto pagine di rapporto il gruppo terrorista non viene mai nominato). Non si spiega perché gli arabi vengano detenuti e perché ad alcuni (pochissimi) sia impedito di avere contatti con l'esterno». Il rapporto di Amnesty non spiega proprio niente di tutto questo. Attacca semplicemente Israele tralasciando deliberatamente tutto il resto. E invece - e proprio il povero Vittorio Arrigoni ne sapeva qualcosa - c'erano tanti capitoli delle violazioni dei diritti umani compiute da Hamas e dai suoi sicari che potevano essere menzionate. Ad esempio il caso del gruppo Gybo (Gaza youth breaks out) . Ciò che ha reso famoso questo gruppo di giovani di Gaza è stato lo slogan con cui si presentarono al mondo durante la cosiddetta primavera araba: «Vaffanculo Hamas. Vaffanculo Israele. Vaffanculo Fatah. Vaffanculo Onu. Vaffanculo Unwra. Vaffanculo Usa». Il gruppo ce l'aveva con tutti. Quando diffusero per la prima volta il loro "manifesto" (in Italia fu il defunto Vittorio Arrigoni a farlo) attaccarono sia Israele sia Hamas sia Fatah. Da allora iniziarono le persecuzioni nei loro confronti. Uno dei loro leader (Abu Yazan) venne incarcerato da Hamas il 14 agosto 2011 al ritorno da una conferenza tenutasi in Francia dove parlò delle condizioni di vita dei giovani di Gaza sotto l'occupazione di Hamas e sotto quello che lui chiamava l'assedio israeliano. Di lui non si è saputo più niente. Negli ultimi mesi decine di attivisti del gruppo Gybo sono stati arrestati solo perché contestavano Hamas oltre a Israele. Molti di loro sono stati duramente malmenati solamente perché hanno osato denunciare la violenza e la prepotenza di Hamas, la corruzione di Fatah e, naturalmente, "l'assedio israeliano" . Amnesty International non ha speso una sola parola nel suo rapporto sulle persecuzioni alle quali è sottoposto questo gruppo pacifista palestinese, forse perché oltre ad attaccare Israele se la prendono pure con Hamas?
Altra grave omissione nel rapporto di "amnesy", è la mancata menzione degli arresti indiscriminati di membri di Fatah effettuati nei mesi scorsi a Gaza da Hamas (51 arrestati solo il 24 marzo 2012). Secondo il portavoce di Fatah, Fayez Abu Eita, anche lui arrestato il 25 marzo, Hamas sta eseguendo gli ordini di Teheran che non vuole un riavvicinamento tra i due gruppi palestinesi. Seplicemente perché provocherebbe problemi all'Iran in caso delle più volte minacciate rappresaglie atomiche contro Gerusalemme che potrebbero seguire a tentativi israeliani di colpire le centrali nucleari iraniane. Insomma Hamas deve persino garantire che, se Teheran attaccasse Israele con l'atomica, ai palestinesi, confinanti, la cosa stia bene così, anche se morirebbero insieme agli odiati nemici. Aveva proprio ragione Golda Meir che diceva che «avranno la pace quando impareranno ad amare i propri figli più di quanto non odino noi». Ma "quelli", i figli li mandano a farsi esplodere con le cinture piene di tritolo. Anche se Amnesty non lo rileva nei propri rapporti.
Riutilizzato per le aziende un metodo inventato da un rabbino per ebrei celibi
di Margherita De Quarto
BARI - Speed Date, tradotto, appuntamento veloce. Una pratica che nasce dalla mente del rabbino Yaacov Deyo dell'Aish ha Torah, per far conoscere (e sposare) gli ebrei celibi di Los Angeles, e che si diffonde, soprattutto negli stati Uniti, con lo scopo di socializzare con il sesso opposto. A riutilizzare lo strumento sotto altre spoglie è l'imprenditrice Emma De Martino, curatrice dell'iniziativa per conto dei Giovani Imprenditori di Confindustria Bari e BAT, che metterà in campo una giornata di Business Speed Dating .
In questa occasione le imprese avranno modo di conoscersi e parlare d'affari proprio come si farebbe ad un primo appuntamento "veloce", cercando di descrivere all'interlocutore quanto di meglio ci sia da offrire: ogni partecipante in 5 minuti dovrà presentarsi e presentare la propria azienda o professione per poi passare al partecipante successivo.
Le aziende iscritte, in poche ore, incontreranno tante realtà appartenenti a diverse categorie imprenditoriali della nostra Regione.
"L'obiettivo è quello di fare rete in modo veloce e divertente, conoscere altre aziende e creare nuove opportunità di business. L'idea utilizzata è semplice, giovane, veloce e concreta: ingredienti di cui sentiamo forte bisogno soprattutto nel contesto economico in cui ci troviamo - spiega Emma De Martino - Non solo per fare business ma anche tessere relazioni tra imprenditori, perché come disse Henry Ford: Un affare in cui si guadagna soltanto del denaro non è un affare."
L'appunta è per venerdì 22 giugno alle ore 15, presso Villa Romanazzi Carducci
Giornate di grandi cambiamenti quelle che sta vivendo l'Egitto, o giornate che perpetueranno lo status quo? Difficile dirlo, per il momento. Ieri in piazza Tahrir dovevano avvenire importanti manifestazioni che tuttavia sono state relativamente tranquille. Ma intanto, in tarda serata, sono arrivate le notizie che Mubarak era clinicamente morto. Lo si dichiara forse clinicamente morto solo per avere il tempo di organizzarsi meglio? Per chi guarda al Medio Oriente con gli occhi di un occidentale è difficile comprendere certe realtà.
Tutti i quotidiani di oggi riportano i primi commenti sul dopo Mubarak, forzatamente lacunosi. Fabio Scuto su Repubblica riporta opportunamente le parole dette dal rais nel suo ultimo discorso: la storia mi giudicherà. Roberto Fabbri sul Giornale, seguendo lo stesso ragionamento, scrive che Mubarak è destinato forse a venir rimpianto da un alleato occidentale che lo ha messo alla porta troppo in fretta.
Mubarak, comandante dell'aviazione formatosi militarmente nell'URSS, all'epoca la potenza alleata dell'Egitto, stretto collaboratore di Sadat al quale era seduto vicino nel momento in cui veniva ucciso, ha saputo modificare profondamente un paese che non è tuttavia pronto per quei cambiamenti che tutti si aspettano. Se avesse lasciato il potere 15 anni fa, scrive Ugo Tramballi sul Sole 24 Ore, il giudizio su di lui sarebbe forse stato entusiasta, ma negli ultimi anni, credendo di essere un moderno faraone, ha pensato di poter dare il via ad una dinastia familiare, e questo lo ha buttato nella polvere.
Il caos sembra dominare oggi l'Egitto: due uomini dichiarano di aver vinto le elezioni, ma colui che sarà eletto avrà un potere molto ridotto dai recenti provvedimenti dei militari. E lo stesso caos si ritrova in numerosi altri paesi del mondo islamico; come scrive Maurizio Stefanini su Libero, in Pakistan la Corte Suprema accusa il primo ministro di aver indebitamente protetto gli affari privati del Capo di Stato, e, come conseguenza, chiede a quest'ultimo di obbligare colui che lo difende a dare le dimissioni. In Kuwait l'emiro sospende il parlamento per un mese, sperando di riportare in tal modo tutto sotto il proprio controllo. Ed in Libia parte finalmente la campagna elettorale per una elezione che avrebbe dovuto tenersi ieri. Andrea Malaguti, su La Stampa, fissa le proprie attenzioni su un Pakistan che conta oggi 200 milioni di abitanti, con tutti i problemi che tale cifra comporta. In certe zone, come nel nord, si vive in condizioni estremamente arretrate, quasi medievali, mentre in altre la vita è quasi invidiabile, pur con un popolo furibondo contro i droni dell'alleato americano che colpiscono sul sacro territorio nazionale.
La settimana passata si accennava al misterioso summit di Pechino dove erano presenti russi ed iraniani; come si legge in un editoriale del Foglio, l'agenzia iraniana Fars annuncia ora imponenti manovre navali in Siria, con la presenza di numerose navi russe e cinesi in coordinamento con l'esercito iraniano; Fausto Biloslavo sul Giornale parla addirittura di 400 velivoli e 1000 carri armati inviati da un Iran evidentemente non troppo colpito dalle sanzioni (ndr). Il commento del Foglio è che l'Occidente dimostra una particolare debolezza diplomatica. Non diversa l'opinione dell'ex Capo di Stato Maggiore, generale Camperini che, intervistato da Luisa Arezzo su Liberal, osserva che i governanti occidentali sono incapaci di porsi degli obiettivi politici, restando facile preda di reazioni emotive. Nel medio periodo, per il generale, non vi sarebbero vie d'uscita per le diverse situazioni di crisi del Medio Oriente.
Sul Corriere esce la nuova puntata degli articoli di Sergio Romano, interamente dedicato alla realtà giordana. Come da copione Romano sorvola sulla nascita del tutto artificiale del regno, preferendo ricordare che il regno si è dotato di funzione pubblica, esercito e borghesia; ma dalla lettura dell'articolo si evince che, prima delle elezioni democratiche, conta ancora la scelta dei candidati fatta secondo le severe regole delle tribù. Romano intervista Mansour, uomo di punta del partito che è più vicino alle posizioni dei Fratelli Musulmani, e riporta senza commenti parole che sembrano solo voler tranquillizzare l'Occidente nascondendo le realtà del movimento (e Romano si guarda bene dall'approfondire). Le ultime parole dell'articolo dicono che, "per il momento", il re non è ancora un bersaglio delle manifestazioni popolari.
In Israele, come scrive l'International Herald Tribune, Netanyahu ha deciso di far evacuare gli abitanti di Ulpana, colpevoli di aver costruito le loro case su terreni privati palestinesi, ed i legittimi proprietari palestinesi sembrano ancora increduli di aver potuto vincere una battaglia legale grazie ai tribunali israeliani.
L'articolo non fa osservare nulla sulle regole democratiche che vigono in Israele. Michele Giorgio sul manifesto scrive che dopo oltre un anno Hamas ha sparato dei razzi contro Israele, e pone in risalto la reazione dei droni israeliani, sempre vigili su Gaza, piuttosto che sulle migliaia di razzi sparati in tale periodo dalle varie fazioni che lavorano nella Striscia.
Chiudiamo l'odierna rassegna con due notizie che ci giungono dall'occidente: Elie Wiesel, come scrive Alessandra Farkas sul Corriere, ha restituito all'Ungheria l'onorificenza ricevuta anni fa, a causa delle deriva verso l'estrema destra filo-nazista di alcuni massimi esponenti politici magiari, ed Alice Walker, come scrive la stessa A. Far. sempre sul Corriere, non permette che il suo recente libro "Il colore viola" venga pubblicato in Israele, reo di essere colpevole di apartheid più degli USA e forse dello stesso Sud Africa, come la Walker afferma citando Desmond Tutu.
Gerusalemme: isole artificiali per ampliare il territorio
ROMA - Se la terra non basta si possono costruire delle isole artificiali per espandersi. L'idea arriva da Israele e, al momento, i politici e i tecnici la stanno valutando. Consisterebbe nel realizzare delle superfici per guadagnare spazio e su cui erigere centrali elettriche, aeroporti, impianti di depurazione per l'acqua...
La proposta è stata considerata come possibile e approvata dal Consiglio dei Ministri che ha valutato la superficie di territorio ristretta su cui vivono gli oltre 8.000.000 di israeliani. Israele del resto si sta sviluppando in altezza, proprio per sopperire a questo problema.
Inoltre, queste isole artificiali, potrebbero sopperire ad alcune mancanze dell'economia israeliana andando a rafforzarla.
Adolfo Kaminsky: ebreo, falsario e eroe dell'indipendenza
Falsificando documenti, salvò vita a centinaia di combattenti
di Diego Minuti
Adolfo Kaminsky
TUNISI, 19 giu - La folta barba bianca, che scende quasi sul petto, nasconde i tratti affilati, le labbra sottili. Gli occhi sono rimasti quelli di sempre, perche' sin da ragazzo porta degli occhiali che mal s'acconciano con la sua storia. Il nome di Adolfo Kaminsky non e' famosissimo, ma spunta sempre fuori se si va a guardare la storia recente di quei popoli che hanno cercato la liberta' o l'Indipendenza, come la si voglia chiamare. E in Algeria, lui che non ha mai impugnato un'arma, e' una icona dell'Indipendenza, meritevole d'essere celebrato cosi' come i combattenti che si immolarono per la liberta'.
Ma Adolfo Kaminsky , 86 anni, e' un misconosciuto eroe della liberta', da quale lato la si guardi, perche' ha aiutato un po' tutti coloro che per essa si sono battuti: dai maquis francesi, alla perenne ricerca di una via di fuga dalle retate dei nazisti o dei collaborazionisti, ai resistenti greci ai Colonnelli, ai moujaid, i combattenti algerini dell'Indipendenza. E li ha aiutati con un'arte che tutti gli riconoscono, ma che non lo fara' mai entrare in un libro dalla porta principale: e' un falsario. Un po' sui generis, perche' non lo ha mai 'fregato' nessuno, ne' ha mai chiesto un soldo per tutto quello che ha fatto, e di cose ne ha fatte. Passaporti, carte di identita', tessere annonarie, timbri: tutto quello che poteva dare una nuova identita' a chi fuggiva dalla vecchia Kaminsky glielo ha dato. Kaminsky in Algeria si e' sposato, nel 1979 ha avuto Sarah, attrice e scrittrice, che in un libro ha raccontato la sorprendente storia del padre. In Algeria questo ebreo ashkenazita, di famiglia russa stabilitasi in Francia dopo avere toccato anche l'Argentina (dove e' nato) e' celebrato come uno degli eroi dell'Indipendenza perche', quando la lotta contro la Francia tocco' la fasi piu' acute, fu a lui, alla fine degli anni Cinquanta, che l'Fnl si rivolse chiedendogli di aiutarlo, fabbricando documenti falsi che potessero consentire ai combattenti di muoversi senza il timore di venire catturati. Lui disse di si', come aveva fatto durante l'occupazione nazista in Francia, quando le sue miracolose mani sfornavano documenti perfettamente falsificati per tutti, dopo avere fatto il primo per se stesso, ebreo anch'egli. Uno dei ricordi piu' belli e drammatici insieme Kaminsky l'ha affidato a Marina Gersony, in una intervista, dicendo che, mentre Parigi era occupata, la Resistenza venne a sapere che stava per scattare una retata di piccoli ebrei, destinati probabilmente al campo di transito di Darcy e quindi ad Auschwitz. In un'ora lui fabbricava trenta documenti falsi e dormire per un'ora avrebbe significato negare la vita ad altrettanti bambini, e lui lavoro' pe 48 ore di fila, con gli occhi devastati dal microscopio e le mani tremanti. Oltre al libro scritto dalla figlia Sarah (che lo scopri' eroe quando le capitarono per le mani decine di lettere con un testo quasi eguale: 'grazie'), gli e' stato dedicato un film, ''Falso e uso del falso'', che sara' proiettato in Algeria durante le celebrazioni dell'Indipendenza e che e' il racconto, per parole piu' che per imagini, della meravigliosa storia del falsario che non ha mai chiesto soldi. (ANSAmed).
Finalmente anche l'Onu ha capito che Gaza è una prigione per le donne
La misoginia di Hamas nella Striscia
di Costantino Pistilli
Secondo un rapporto del Palestinian Central Bureau of Statistics più di un terzo delle donne che vive nella Striscia di Gaza subisce abusi fisici tra le mura domestiche mentre il 15 per cento è oggetto di abusi sessuali e abusi psicologici.
La notizia è stata riportata da un comunicato ufficiale dell'UNRWA, l'Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l'Occupazione dei profughi palestinesi, che si è impegnata in un progetto per prevenire e rispondere alla violenza domestica nella Striscia di Gaza che - stando sempre al comunicato UNWRA- dipende soprattutto dal blocco israeliano che costringe gli abitanti dell'enclave di Hamas a guadagnare salari troppo bassi e a vivere in abitazioni talmente affollate da determinare un aumento delle violenza domestiche.
A parte il fatto che l'esercito israeliano dal 27 maggio al 2 giugno ha coordinato il trasferimento di 1.031 camion con 27,797 tonnellate di merci e di gas nella Striscia di Gaza, ma perché nel comunicato UNRWA non si fa nemmeno un accenno al machismo islamico come causa della violenza sulle donne?
Perché non riportare il discorso di Mushri al-Masri, trasmesso lo scorso 25 marzo da Al Aqsa TV, in cui il membro del 'Parlamento' di Hamas si rivolgeva ad una ventina di donne palestinesi dicendo: "Il sangue delle donne di Gaza sarà sacrificato nel tentativo di liberare la Moschea Al-Aqsa, Gerusalemme e tutta la Palestina"?
Perché non ricordare quando le forze di sicurezza di Hamas hanno costretto con la violenza le donne ad usare il velo, a non fumare e a non salire sui veicoli a due ruote, anche solo come passeggere? Perché l'UNRWA ha già dimenticato Fadia Jawdat al-Najjar, ventisettenne, divorziata, madre di cinque figli, picchiata fino alla morte dal padre per ristabilire l'onore della famiglia dopo che l'ha sorpresa mentre parlava al cellulare con qualcuno, in quella che gli sarebbe parsa una relazione illegittima?
Quando si chiedono fondi ai contribuenti dell'Agenzia ONU (il budget UNWRA è di circa 600 milioni di dollari) si giustificano spiegando che l'UNRWA offre ai palestinesi l'opportunità di vivere una società integra e civile e che l'UNRWA è indispensabile per denunciare le condizioni disperate dei rifugiati palestinesi sempre descritti succubi dell'assedio israeliano e mai vittime della violenza coranica che marcia sulle gambe dei terroristi di Hamas.
Ben venga, allora, l'articolo di legge del senatore americano Mark Kirk per chiedere al Segretario di Stato quanti palestinesi che usufruiscono dei servizi UNRWA corrispondano effettivamente alla definizione di profugo.
Dal 1949 gli Usa hanno versato all'UNRWA circa 4,4miliardi di dollari e con l'emendamento Kirk finanziamenti all'estero per anno fiscale 2013 saranno stanziati per 5 milioni di profughi palestinesi e non per 30 mila, l'attuale numero riconosciuto dall'ONU che spende per ogni singolo profugo palestinese tre volte più di un profugo non palestinese impiegando uno staff trenta volte più numeroso.
Eppure, leggendo il Global Trends 2011, cioè il rapporto annuale pubblicato dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (l'organizzazione onusiana che si occupa dei profughi del mondo non palestinesi), lo scorso anno più di 800 mila persone sono scappate dal proprio Paese: la cifra più alta da oltre un decennio.
A Torino, sabato 23 giugno, ore 17:00
presso l'Hotel ART Boston
in via Massena 70
Marcello Cicchese terrà una conferenza dal titolo
Alle origini dell'odio antigiudaico
L'evento è organizzato dalle Associazioni culturali Giacomo Grosso e Centro del Libro Cristiano
ed è patrocinato da Evangelici d'Italia per Israele.
Durante la conferenza sarà presentato il libro "La superbia dei Gentili" di Marcello Cicchese.
Relazionerà l'autore con interventi di Ferruccio D'Angelo dell'Associazione Culturale Giacomo Grosso
e Samuele Ruocco della CLC.
Moderatore dell'evento sarà il presidente di EDIPI, Ivan Basana.
Sono solari e ironiche. E si divertono. Per una volta non bisogna inchinarsi alla taglia. La bellezza è naturale (a patto che non si esageri e si rispetti la salute). Al concorso nato in Israele, a Beersheva, possono partecipare solo 16 donne il cui peso supera gli 80 chilogrammi. Sedici giovani finaliste in gara a Beer Sheba nel concorso "Belle e grasse": unica regola, pesare tra gli 80 e i 120 chili. La più bella tra le ragazze in gara è Vered Fisher, agente dei servizi di sicurezza israeliani.
Publicis acquisisce l'agenzia israeliana BBR e sbarca in Palestina
Levy: "Un invito alle aziende internazioNali a creare sviluppo economico per la pace duratura in Medio Oriente"
Publicis Groupe ha annunciato ieri l'acquisizione di BBR Group, un network israeliano che offre una gamma completa di servizi pubblicitari e di comunicazione. Dopo anni di collaborazione tra BBR e il gruppo guidato da Maurice Lévy - in particolare attraverso Saatchi & Saatchi e ZenithOptimedia - ha realizzato l'acquisizione dell'agenzia a cui fanno riferimento anche le sigle creative Regev Kavitzky, Expert, TV content agency C e la media agency Smart Media. Tutte le agenzie di BBR rimarranno autonome e gestite in modo indipendente sotto la guida del fondatore e presidente di BBR, Yoram Baumann, nominato country chairman di Publicis Groupe in Israele. "Publicis e BBR cooperano da 15 anni alla creazione di campagne di risonanza internazionale - ha commentato commenta Maurice Lévy, chairman & ceo di Publicis Groupe. Questo è il momento giusto per noi per consolidare la nostra partnership rendendoci uno dei leader in Israele".
Contemporaneamente il gruppo francese ha annunciato di aver acquisito una partecipazione dell'agenzia creativa Zoom, sigla palestinese, diventando il primo gruppo di comunicazione a sbarcare in Palestina. Secondo i termini dell'accordo, Publicis Groupe acquisisce immediatamente il 20% dell'agenzia creativa Zoom, con la possibilità di aumentare la sua partecipazione nei prossimi anni. L'operazione, senza precedenti, rende Publicis il primo gruppo internazionale di comunicazione a sbarcare nel mercato palestinese. Zoom ribattezzata Publicis Zoom sarà allineata con il network Publicis Worldwide. L'accordo è stato firmato ieri a Ramallah da Maurice Lévy, chairman e chief executive officer di Publicis Groupe, e Bashar Masri, chairman di Zoom durante una cerimonia a cui hanno partecipato dirigenti del settore privato e funzionari governativi della Palestina. Ad accompagnare Lévy anche Jean-Yves Naouri, chief operating officer di Publicis Groupe e presidente esecutivo di Publicis Worldwide, e Loris Nold, membro del Comitato Esecutivo di Publicis Worldwide. "Con queste operazioni - ha concluso Levy - rivolgiamo un invito a tutte le aziende internazionali a contribuire alla crescita e allo sviluppo economico senza il quale non può esserci una pace duratura in Medio Maurice Levy Oriente".
«Far Libe», l'amore cantato in yiddish da Giovanna Carone e Mirko Signorile
Dopo «Betàm soul», il nuovo cd con Digressione Musicpromosso con il sostegno di Puglia Sounds
di Fabrizio Versienti
A distanza di due anni e mezzo dal disco d'esordio, Betàm Soul, partito in sordina e cresciuto pian piano fino ad esser presentato dal vivo ai «Concerti del Quirinale» di Radio Tre, il duo Giovanna Carone - Mirko Signorile torna a proporsi con il cd Far Libe, edito dalla stessa casa discografica molfettese, la Digressione Music di don Gino Samarelli. Rispetto a Betàm Soul, che esplorava l'anima del canto yiddish attraverso melodie e testi del primo Novecento, Far Libe si muove con più inquietudine alla ricerca di nuovi orizzonti. Il riferimento alla cultura ebraica e alla lingua yiddish resta la stella polare del cammino, ma qui troviamo più elaborazioni originali e più «fughe» tematiche di grande interesse. Ci sono ad esempio quattro canzoni originali scritte da Carone e Signorile con il contributo di Luca Basso (voce e autore dei Fabularasa), che esplorano il suono dell'italiano con esiti molto interessanti in Luna di lana o Filastrocca di Rebecca.
Se la cultura yiddish era oggetto di ricerca e di recupero nel disco precedente, qui invece si azzarda di più la strategia della reinvenzione, affiancando testi originali scritti in yiddish da Marishe (la studiosa Marisa Romano) a musiche nuove di Signorile o a uno dei Twenty-Four Little Pieces del compositore russo Dmitri Kabalevsky: è il caso, quest'ultimo, del brano che dà il titolo all'album, Far Libe ovvero «per amore». L'amore che è poi l'argomento di tutti i brani del cd: amore come forza vitale, motore universale, fonte di pìetas e di compassione, di ebbrezza e di dolore. L'interpretazione dei due protagonisti sceglie un registro espressivo molto spoglio e diretto, intenso anche a costo di sacrificare qui e lì la perfezione formale. La voce di Giovanna Carone, più profonda rispetto a Betàm Soul, sembra esporsi nella sua nuda grana, e quando s'invola liricamente conserva sempre una piega leggermente amara. Il pianoforte di Mirko Signorile, dal suo canto, asciuga al massimo l'eloquio, suonando poche note «necessarie» ma in una affascinante varietà di registri da un brano all'altro. Anche il cantato si misura con una stordente varietà di lingue (yiddish, italiano, francese, spagnolo, inglese) componendo un album di moderni lieder da camera, essenziali quanto struggenti. Un ultimo elogio per la copertina, opera dell'artista Teresa Ciulli.
Attacco a operai israeliani al confine con l'Egitto
GERUSALEMME, 18 giu. - Un arabo-israeliano e due terroristi sono morti in un attacco al confine tra lo Stato ebraico e l'Egitto, che ha preso di mira un gruppo di operai diretti al cantiere per la costruzione di una barriera di sicurezza. Lo ha reso noto l'esercito israeliano. All'alba un commando di cinque o sei uomini si e' infiltrato dal deserto del Sinai e ha aperto il fuoco anche con missili anti-carro contro un convoglio che portava al lavoro un gruppo di operai, a 30 chilometri dalla Striscia di Gaza. I soldati israeliani hanno risposto al fuoco e nella sparatoria sono morti due terroristi, ha riferito il portavoce dell'esercito Yoav Mordechai. La zona e' stata circondata per dare la caccia agli altri tre o quattro terroristi, che si trovano ancora nella zona. L'esercito ha messo in stato d'allerta i villaggi di frontiera di Kadesh Barnea, Nitzana and Be'er Milcha, vicini al luogo dell'attacco. Non e' chiara la nazionalita' dei terroristi, anche perche' l'attacco non e' stato rivendicato.
Per proteggersi dall'infiltrazione di terroristi e dall'arrivo di immigrati clandestini nordafricani, Israele sta costruendo una barriera con l'Egitto lunga 266 chilometri, da Eilat, sul Mar Rosso, fino alla Striscia di Gaza, che dovrebbe essere completata entro la fine dell'anno.
Gli equilibri geopolitici del gas di Cipro: la Turchia è accerchiata
di Francesco Ventura
La controversia riguardo al gas del Mediterraneo Orientale nata tra Cipro, Grecia e Israele da una parte e Turchia dall'altra è una di quelle pericolose questioni in grado d'infiammare gli equilibri regionali. Le enormi riserve di gas naturale scoperte in quel lembo di mare, stretto tra l'isola di Cipro, Israele e Libano, hanno riacceso la competizione regionale con la Turchia, che reclama per sé parte dei giacimenti. Il governo di Ankara è l'unico a riconoscere la Repubblica Turca di Cipro Nord (RTCN) e di conseguenza la sua potestà sulla Zona Economica Esclusiva nel mar di Levante.
Nicosia ha già da tempo chiuso contratti con la texana Noble Energy per la trivellazione dei suoi fondali, in particolare nel quadrante 12, detto 'Aphrodite'. La Turchia ha risposto iniziando esplorazioni insieme alla RTCN a largo del sud dell'isola. Temendo interferenze da parte dei contendenti, Ankara ha inviato anche tre sottomarini militari, tre fregate e alcuni F-16 a scortare le operazioni di trivellazione. Israele ha risposto assicurando ai greco-ciprioti la copertura militare e pianificando operazioni congiunte per l'esportazione di gas.
Dopo che il 15 febbraio il governo greco-cipriota ha dato il via ad una seconda tornata di esplorazioni nel sud dell'isola, il premier israeliano Benjamin Netanyahu si è recato a Nicosia. L'incontro con il suo omologo cipriota Christofias doveva riguardare solamente questioni di gas. Ovviamente non è stato così. L'occasione era di quelle imperdibili per stringere un'alleanza in chiave anti-turca. Israele ha firmato per la costruzione di un terminale di LNG e un gasdotto. Insieme, ha inviato 20.000 soldati a protezione delle famiglie dei 10.000 lavoratori israeliani in trasferta nell'isola e in difesa dei giacimenti.
Il 17 maggio, come riportato dal sito online turco TR Defence, alcuni F-16 turchi si sono alzati in volo per intercettare dei caccia israeliani che avevano violato lo spazio aereo di Cipro Nord. Gli aerei israeliani si sono allontanati prima che potessero essere raggiunti dai rivali turchi, evitando così lo scontro diretto. Fonti dell'intelligence turco hanno poi riportato che gli israeliani avevano la missione di spiare le operazioni di esplorazione dei fondali della compagnia turca TPAO.
Dietro alle questioni puramente regionali di accaparramento delle risorse energetiche si celano però equilibri geopolitici ben più importanti. L'allineamento di Israele con Cipro e Grecia è andato di pari passo con l'allontanamento di Tel Aviv da Ankara in seguito all'incidente della Mavi Marmara. L'inedita triangolazione ha il chiaro intento di contenere la straripante presenza di quello che è stato denominato da molti il nuovo 'sceriffo mediorientale'. Ma non solo. I giacimenti di gas del Levante potrebbero rappresentare un terzo corridoio energetico di approvvigionamento per l'Unione Europea in alternativa a quello russo.
L'intero bacino del Levante è stimato contenere circa 3,5 milioni di miliardi di metri cubi di gas naturale. Una cifra da capogiro che sarebbe in grado di risolvere molti dei problemi energetici di Stati privi di riserve che si affacciano sul mare. Come scrive il Research Institute for European and American Studies(RIEAS) - think tank indipendente greco - l'UE dovrebbe sostenere il sodalizio greco-cipriota-israeliano. A difesa di questa tesi, il centro di ricerca argomenta che Cipro e Grecia sono due Stati dell'Unione, mentre Israele è un alleato fidato. In ultimo, la presenza della compagnia Noble assicurerebbe prestigio e rafforzerebbe l'interesse americano nell'operazione.
In realtà la situazione è più complessa. Innanzitutto Israele è sì un alleato storico dell'UE, ma non poi così fidato. Più che altro è un alleato che per la sua particolare situazione geopolitica ha difficoltà a condividere con americani ed europei strategie di più largo respiro. Tel Aviv ha un unico scopo: preservare la propria sicurezza regionale. Stati Uniti e Unione Europea hanno invece interessi di portata globale. Così, non sempre le esigenze di sicurezza d'Israele s'inseriscono pienamente nei disegni geostrategici degli alleati occidentali.
In secondo luogo la Grecia (e conseguentemente Cipro) sono nell'occhio del ciclone della crisi finanziaria europea. Come puntualizza giustamente il RIEAS, il paese ellenico ricopre le ultime posizioni all'interno dell'Unione per competitività economica, stabilità politica, efficienza governativa, qualità legislativa e controllo della corruzione. Sono tutti elementi che rendono più rischiosa una scommessa geopolitica così importante per la differenziazione delle risorse energetiche europee e per il controllo strategico della regione.
La costruzione di una rotta energetica quasi interamente europea sarebbe una mossa chiave per l'indipendenza energetica del Vecchio Continente. Il vero problema che si cela dietro alla debolezza ellenica è l'affacciarsi della Russia negli affari energetici del Levante. Ed è questo il nodo geopolitico centrale da sciogliere. Mosca ha da tempo un buon rapporto con Cipro e la controversia del gas le ha dato la possibilità di aumentare la propria influenza nel Mediterraneo Orientale. Non solo la vicinanza dell'isola con la Siria permette alla Russia di trasferire parte delle proprie forze militari nella regione, ma consente a Mosca d'inserirsi anche nelle questioni politiche dell'area stessa.
Il 3 maggio scorso il Cremlino ha criticato la Turchia per condurre le esplorazioni di gas sotto protezione dell'esercito. È chiaro l'avvertimento lanciato dal portavoce del ministro degli Esteri russo, Aleksandr Lukashevich: la condotta di Ankara rischia di esacerbare la situazione di Cipro. Il sostegno russo alla triangolazione Israele-Cipro-Grecia trova una sua ragione in una delle più classiche delle interpretazioni geopolitiche globali.
L'Orso russo preme sul Mediterraneo Orientale, approfittando della debolezza politico-finanziaria della Grecia e dei legami religiosi che accomunano i due paesi cristiano-ortodossi. La strategia è quella che caratterizza la Russia di Putin. Ogni volta che si aprono possibilità per l'Europa di differenziare le proprie fonti energetiche, le compagnie russe intervengono e ottengono almeno in parte la gestione del rifornimento. O fanno fallire il progetto rivale, come è successo per il Nabucco. In questa maniera la Russia accerchia il Vecchio Continente, isolandolo e rendendolo politicamente ciò che geograficamente è già: l'estrema propaggine della grande massa euroasiatica.
La seconda tornata per l'assegnazione delle licenze per la ricerca di gas intorno all'isola di Cipro ha attirato l'attenzione di oltre 70 aziende internazionali, tra cui compagnie russe, cinesi e americane. Il gigante russo Gazprom si sta rivelando un vero e proprio braccio operativo della politica estera russa. Il colosso energetico ha proposto a Cipro di costruire un impianto di liquefazione e stoccaggio del gas, dopo aver concluso un accordo per l'acquisto del gas liquido israeliano.
Come scrive Vladimir Socor su Jamestown Foundation, l'obiettivo minimo della Russia è l'accesso ai depositi offshore di Cipro per Gazprom e Novatek. L'obiettivo massimo è invece aggregare i volumi di gas offshore di Israele e Cipro per il trasporto e per rivenderli attraverso Gazprom sui mercati internazionali. Per arrivare a questi importanti risultati geostrategici, Mosca è stata disposta a rompere l'amicizia con la Turchia. Un'amicizia che era già chiaro da tempo non fosse in grado di durare.
La Turchia è l'unico vero fattore di contenimento della Russia a sud. E quindi l'unica via possibile per differenziare gli approvvigionamenti energetici dell'Europa. L'Unione Europea ne dovrà tenere conto nelle sue scelte future.
(Meridiani Relazioni Internazionali, 18 giugno 2012)
Haifa, un tetto italiano per l'amicizia arabo-ebraica
Si moltiplicano le attività dell'Istituto italiano di cultura
HAIFA, 18 giu - Alle pendici del monte Carmelo e dei rigogliosi giardini Bahai, l'Istituto italiano di cultura (Iic) di Haifa rappresenta sempre piu' ''un luogo privilegiato di convivenza e di integrazione'' fra gli studenti arabi ed ebrei che a centinaia vi accorrono per prepararsi a seguire corsi di laurea in medicina presso le universita' italiane. Questa la sensazione del Direttore Giovanni Pillonca secondo cui in anni passati la percentuale degli studenti arabofoni era del 90 per cento, mentre ora si va creando un rapporto di sei studenti arabi per quattro studenti ebrei. Uno sviluppo legato fra l'altro alla recente offerta da parte di alcuni atenei italiani di corsi di laurea in lingua inglese, cosa che ha destato ulteriore interesse in Israele. L'Iic offre corsi intensivi di italiano di 400 ore, seguiti da corsi di preparazione ai test di accesso a medicina della durata di 240 ore. Con questi corsi di lingua - garantiti da docenti di madrelingua, trasferitesi in Israele per matrimonio o convivenza, tutte laureate in materie letterarie - l'Iic contribuisce dunque all'internazionalizzazione del sistema universitario italiano, e si autofinanzia per circa il 70 per cento. Gli introiti sono costantemente cresciuti dai 300 mila shekel del 2002 (circa 60 mila euro) al 1,9 milioni del 2011 (380 mila euro). ''Grazie a questi profitti - osserva Pillonca - l'Iic ha potuto garantire una programmazione culturale di rilievo nel panorama cittadino e in quello dell'area circostante, trovando un proprio spazio sulla mappa culturale non soltanto di Haifa ma dell'intero Paese''.
L'antico cimitero ebraico di Acqui Terme (Alessandria) ha costituito forse il nucleo più interessante della tradizionale visita di fine anno che, con grande successo, l'Associazione Ex Allievi e Amici della Scuola Ebraica di Torino ha dedicato quest'anno al comune monferrino e alla splendida Villa Ottolenghi dove è racchiuso uno dei giardini più significativi d'Europa con opere di arte contemporanea degne di spazi espositivi di rilievo.
Perché tanto interesse nel pubblico per un antico cimitero? Perché si tratta di un recupero iniziato alcuni anno or sono, grazie all'opera di pochi, efficienti e appassionati volontari, desiderosi di riportare alla luce e restituire alla città una parte fondamentale della sua storia. Ad Acqui Terme c'è stata infatti una presenza ininterrotta ebraica per oltre 500 anni, dai primi insediamenti di metà '400 sino agli ultimi ebrei che vi hanno vissuto fino agli anni '60 del Novecento (l'ultimo rabbino, Adolfo Ancona, morì nel 1952); nel 1931 la Comunità fu aggregata a quella di Alessandria, che a sua volta fu inglobata nel 1989 in quella di Torino.
Una storia significativa quella degli ebrei di Acqui Terme: nell'Ottocento 600 iscritti animavano infatti la vita della Comunità, ancora vivace e ricca all'avvento delle leggi razziste e poi in rapido declino dopo la Shoah, che vide una trentina di persone deportate mentre moltissimi al termine del conflitto si trasferirono in centri più grossi. Ebrei che lasciarono tracce importanti nella vita della località termale, specialmente per aver contribuito allo sviluppo urbano, alla costruzione di grandi opere pubbliche e per aver gettato uno sguardo oltre confine, ma soprattutto per gli importanti lasciti e donazioni di Jona Ottolenghi, membro di una delle famiglie più antiche e prestigiose.
Questa storia emerge in particolare dalla ricostruzione che si può fare addentrandosi nel cimitero, il cui terreno fu acquistato nel 1836 in un momento di forte espansione demografica.Tra le presenze illustri della Comunità anche Israel Emanuel Ottolenghi, che in rappresentanza delle due università israelitiche del Monferrato si recò nel 1806 al Gran Sinedrio voluto da Napoleone a Parigi.
Ciò che ha colpito maggiormente i visitatori è stata l'opera appassionata e intelligente di alcuni cittadini di Acqui - tra loro Marco Menegazzi, ultimo discendente di una famiglia ebraica residente in città, Luisa Rapetti, autrice del prezioso volume Il cimitero ebraico di Acqui Terme (Editrice Impressioni Grafiche, Acqui 2009) e instancabile accompagnatrice di visitatori, studenti e ricercatori, e Marco Francesco Dolermo, ricercatore attento della storia degli ebrei di Acqui e autore del volume La costruzione dell'odio. Ebrei, contadini e diocesi di Acqui dall'istituzione del ghetto del 1731 alle violenze del 1799 e del 1848 (Silvio Zamorani editore, 2005) - che si prodigano meritoriamente perché il cimitero conservi la sua dignità. Non solo, ma intendono valorizzare, con il concorso della città, un bene culturale che insieme all'antico ghetto di Portici Saracco e a quanto rimane dell'ottocentesca sinagoga (una facciata con le vetrate a dieci petali simboleggianti i Dieci Comandamenti), arricchisce Acqui di una storia che merita di essere conosciuta.
Euro 2012: Il Parlamento ebraico europeo scrive a Platini su episodi di razzismo
"Manifestazioni" di violenza, razzismo e antisemitismo nel corso degli Europei. Le ha sottolineate il Parlamento ebraico europeo (Ejp) al presidente dell'Uefa Michel Paltini. In una lettera inviata dai due co-presidenti dell'organizzazione Vadim Rabinovych, Joel Rubinfeld e dal membro italiano Vittorio Pavoncello, l'organizzazione dopo aver espresso la preoccupazione per quei fenomeni, sollecita che "siano prese misure per arginare questo male che macchia questa grande festa sportiva e popolare". "Conosciamo il suo impegno per sdradicare questo flagello - ha riferito ancora il Parlamento ebraico europeo rivolgendosi a Platini - e le assicuriamo la nostra disponibilità per aiutarvi in questa lotta".
Alle Oblate di Firenze protagonista la cultura Klezmer e Yiddish
Con piatti della tradizione e il trio jazz De Vito-Morgantini-Rinaldi
FIRENZE - Per Taste the world, i sapori e i suoni del mondo della Caffetteria della Biblioteca delle Oblate, Martedì 19 giugno dalle 19, Cooperativa Archeologia propone la cultura Klezmer e Yiddish, con piatti della tradizione e musica dal vivo in tema con il trio jazz De Vito-Morgantini-Rinaldi, che incontrano per l'occasione il musicistaNando Romano.
Nel menu, Off B'afarsek (pollo alle pesche), fagiolini in Avgolemono, Kishu'im b'ta'am chamutz (insalata estiva), Salat hadar (finocchi), baccalà al sugo,Hummus, la celebre salsa con i ceci, e Latkas.
Taste the world: mordi il mondo! Ingresso libero agli eventi. Per info www.lospaziochesperavi.it
Teatro Festival Italia: danza israeliana protagonista
NAPOLI, 18 giu - Una scena di mura trasparenti su cui si muovono i ballerini vestiti di nero e le ballerine in candidi vestiti di battista. E' ''Null'', lo spettacolo che la compagnia di balletto Vertigo, di Gerusalemme, porta in anteprima europea domani sera al Teatro Festival Italia di Napoli. Lo spettacolo, in scena al treatro San Ferdinando, apre il focus che la rassegna teatrale napoletana dedica quest'anno alla scena contemporanea della danza isrealiana. In ''Null'', emerge tutto lo stile artistico di Noa Wertheim, la direttrice artistica della Vertigo Dance Company, che porta in scena il bianco e il nero, la luce e le ombre, il bene e il male, in un gioco di opposti interpretato con grande intensita' dai ballerini che si muovono sulle note composte dal musicista Ran Begano. Non e' questa pero' l'unico apporto allo spettacolo della Wertheim, che ha collaborato strettamente anche con il light designer Danny Fishof e lo scenografo Rakefet Levi. Un lavoro interamente israeliano, quindi, per una compagnia che lavora per ''portare al meglio il messaggio dell'arte israeliana, in patria e all'estero, per riuscire a portare le persone l'una piu' vicina all'altra e toccarle attraverso il lunguaggio del corpo'', spiega l'artista israeliana. Ma la Vertigo Dance Company porta a Napoli anche un altro baletto, ''Birth of the Phoenix'', in scena givedi' al Parco Archeologico di Pausilypon. Tra le antiche mura, Noa Wertheim porta: ''Un progetto di danza sul dialogo tra uomo e ambiente - spiega - che, come la fenice, rinasce dalle proprie ceneri in ogni nuovo spazio in cui viene allestito''. Al centro della performance una cupola emisferica di bambu' che vuole ricordare la geometria dell'universo, li' il pubblico e i danzatori, disposti come in un teatro greco, percepiscono gli stimoli visivi, uditivi e sensoriali dell'ambiente circostante.
Domani va in scena a Napoli anche la Kibbutz Contemporary Dance Company, che ha sede nel Kibbutz Ga'aton, nel nord ovest di Israele. La compagnia venne fondata nel 1970 da Yehudit Arnon, che trasformo' un gruppo di danzatori dilettanti in una compagnia di danza apprezzata in tutto il mondo. Oggi la Kibbutz si identifica nel suo direttore artistico Rami Be'er coreografo che, come lui stesso racconta, e' ''provocare, commuovere e, alla fine dello spettacolo, lasciare al pubblico un nuovo punto di vista sul mondo''. La compagnia porta domani sera al Teatro Politeama di Napoli ''Bein Kodesh Le' Hol'' (sacro e profano, ndr) in cui Rami Be'er trova il punto di sintesi tra stili coinvolgenti e di grande impatto scenico, di generi e tecniche provenienti dall'est europeo e dai paesi arabi. ''Resti di spazi architettonici che si disintegrano nel paesaggio e diventano parte di esso'', cosi' il coreografo descrive il suo spettacolo, che suggerisce la sensazione di apocalisse, con un ballerino solitario che danza sotto una pioggia di sabbia. La Kibbutz Company porta a Napoli anche ''If at All'', un ''evento teatrale in movimento, fatto di cerchi metaforici ed astratti che vanno dalla forma chiusa alla struttura aperta'', spiega Rami Be'er che sembra sfidare in questo spettacolo, in scena venerdi' sera al Politeama, la forza di gravita'.
A chiudere il viaggio del Teatro Festival nella danza israeliana sara' sabato, ancora al Parco Archeologico di Pausilypon, ''Sensitivity to heat'', la coreografia che la israeliana Dafi Altabeb ha realizzato con la collaborazione alla creazione e drammaturgia di Nizan Moshe. Nello spettacolo sette danzatori si muovono sul palcoscenico al suono della soave voce di Maria Callas.
Der Spiegel: "I terroristi di Monaco 72 furono appoggiati da neonazisti tedeschi"
I terroristi palestinesi di "Settembre nero", che misero in atto l'attentato terroristico contro gli atleti israeliani alle Olimpiadi di Monaco di Baviera del 1972, poterono contare sull'appoggio di neonazisti tedeschi. Lo rivela lo Spiegel che ha avuto accesso ai documenti dell'antiterrorismo tedesco. Nel luglio 1972, si legge 2mila pagine consultate, il neonazista tedesco Willi Pohl si era incontrato con il terrorista palestinese Abu Daud.
I testi sono del "Bundesverfassungsschutz" (BfV), l'antiterrorismo tedesco. Dai testi risulta che già nel luglio 1972, sette settimane prima dei Giochi Olimpici, il neonazista tedesco Willi Pohl aveva cospirato con Saad Walli, un uomo di "aspetto arabo", il cui nome di copertura nascondeva in realtà il terrorista palestinese Abu Daud, regista della strage nel Villaggio Olimpico, in cui persero la vita 17 persone, tra cui un poliziotto tedesco, 5 terroristi e 11 atleti israeliani.
L'incontro tra i due era stato segnalato dalla polizia di Dortmund al BfV, ma nessuna azione preventiva era stata messa in atto per controllare i movimenti di Abu Daud, che si era mosso liberamente in tutta la Germania, incontrandosi con altri palestinesi in diverse città. Willi Pohl, che da tempo ha preso le distanze da ogni attività terroristica ed è diventato uno scrittore di gialli, si dice adesso convinto di essere stato coinvolto a sua insaputa nelle attività preparatorie dell'attentato.
"Ho trasportato Abu Daud attraverso tutta la Germania, dove si è incontrato con palestinesi in diverse città", spiega allo Spiegel, che rivela come nell'ottobre 1972 Pohl venne arrestato insieme a un complice perché in possesso di mitragliette e bombe a mano, oltre che di una lettera di minacce di "Settembre nero" nei confronti di un giudice tedesco che stava indagando contro i tre terroristi palestinesi sopravvissuti all'attentato di Monaco. Dalle analisi si scopri poi che le bombe a mano di fabbricazione belga, ma con esplosivo svedese, erano state prodotte per conto dell'Arabia Saudita, ma erano identiche a quelle usate dai terroristi palestinesi nel sequestro degli atleti israeliani. Nonostante le prove schiaccianti raccolte contro di lui, Pohl era stato condannato nel 1974 solo per possesso illegale di armi a due anni e due mesi di reclusione, ma subito rimesso in libertà quattro giorni dopo la sentenza aveva lasciato la Germania per rifugiarsi a Beirut.
Conclusa a Gerusalemme la terza edizione di "TerraOlivo 2012"
Trenta assaggiatori professionisti provenienti da 11 differenti nazioni si sono cimentati per giudicare gli oltre quattrocento oli partecipanti al concorso, che hanno visto la partecipazione di sedici nazioni in gara per contendersi il "Gran Prix" di TerraOlivo 2012.
Il Concorso si è svolto nello splendido ed evocativo scenario dell'antica Città Santa di Gerusalemme. Non è casuale la scelta dei luoghi del concorso, che si è svolto a poca distanza dall'Orto degli Ulivi e dal Santo Sepolcro, luoghi cari alla memoria del popolo cristiano e proprio dove l'olivicoltura mondiale ebbe inizio 8 millenni fa.
Ma la vera "sorpresa", ampiamente annunciata, e' stata la grande affermazione delle aziende olivicole calabresi. La Calabria puo' vantare ben due aziende (Azienda Agricola Librandi Pasquale e Fattoria San Sebastiano) vincitrici della categoria "assoluta" Gran Prestige Gold. L'affermazione continua con 8 medaglie "Prestige Gold" (Frantoio Badia, Azienda Agricola Elvira de Leo, Oleificio Placida Walter, Frantoio Figoli Tommaso, Istituto Tecnico Agrario "V. Emanuele II" Catanzaro, Olearia Frateli Vizzari, Olearia San Giorgio, Oleificio Torchia) e 7 medaglie "Gold" (Masseria Veneziano, Azienda Agricola Elvira de Leo, Oleificio Placida Walter, Oleificio Perrone, Societa Agricola Doria S.r.l., Societa Semplice Agricola Gaetano, Statti S.R.L.).
A questi numeri, si aggiunge il 18' e prestigioso premio: The Best of Regione Calabria. Premio speciale, istituito grazie alla partnership tra TerraOlivo e Regione Calabria, che dimostra la grande sensibilita' dello staff regionale del Dipartimento Agricoltura calabrese, con in testa l'Assessore Trematerra, verso le attivita' promozionali legate all'extravergine di oliva di alta qualita'.
E non si puo' dimenticare il prezioso supporto del Dipartimento Agricoltura della Regione Calabria che attraverso strumenti legislativi (Elaioteca Regionale - Casa degli oli di Calabria) ed altre misure, ha supportato le aziende negli investimenti produttivi, aiutandole ad "internazionalizzare" le proprie attivita', anche attraverso la partecipazione alle maggiori manifestazioni internazionali.
Queste azioni sull'olio extra vergine d'oliva portate avanti anche al di fuori dai confini nazionali, ha dichiarato l'Assessore Trematerra, sono molto importante per proseguire il non facile cammino di diffusione e promozione dei prodotti oleari calabresi in tutti i mercati del mondo. Azioni che stiamo conducendo con risultati certamente eccellenti e che ci ha dato fio ad ora enormi soddisfazioni in tutti i luoghi dove abbiamo partecipato.
Questi numeri e questi riconoscimenti che abbiamo ottenuto conclude l'Assessore Trematerra, hanno per noi un alto significato e ci incoraggiano fortemente per il futuro. In definitiva, i numeri ottenuti confortano e convincono le aziende calabresi della qualita' a continuare nella strada intrapresa arduamente, lo ricordiamo, anni fa.
Il progetto romano Davka protagonista al Festival internazionale di musica sefardita
CORDOVA - Nella cornice del Reale Giardino Botanico di Cordova, l'orchestra condotta da Maurizio Di Veroli porterà, anche in Spagna, domani lunedì 18 giugno, le musiche più belle della tradizione ebraica. Canti sefarditi, romanze medievali, canti della tradizione liturgica romana, un significativo repertorio di musica hassidica con ritmi che spaziano dai Balcani all'Europa orientale.
Tema conduttore del concerto cordovano, che avrà inizio alle 22.30, saranno tuttavia i salmi e le poesie liturgiche della originale tradizione romana. Unica al mondo nelle sue peculiarità, la tradizione liturgica romana è intrisa del fantastico patrimonio portato a Roma dalle comunità catalane e castigliane sfuggite all'Inquisizione. I riti e le melodie si mantennero a lungo distinti nelle Cinque Scole, con la costruzione del Tempio Maggiore le tradizioni si sono mescolate tanto da rendersi quasi indistinguibili. I canti romani nel concerto cordovano sono stati riarrangiati da Maurizio Di Veroli e Luana Mariani, che da anni è parte integrante del Progetto Davka, con ritmi blues, swing o pop; una nuova energia li accompagna fuori delle mura della sinagoga, interpreta la sensibilità di altre generazioni, propone un legame forte e vivo con queste musiche che hanno segnato la storia della comunità.
Non mancheranno i canti di Sfarad come la romanza