Microgeneratore israeliano trova le perdite delle reti idriche
Le rotture e i malfunzionamenti delle reti idriche causano la perdita di enormi quantità d'acqua ed hanno spinto numerose "water-tech companies" di tutto il mondo a trovare soluzioni per il loro monitoraggio e riparazione. Spesso, questi dispositivi di monitoraggio dipendono dall'energia elettrica e sono alimentati da batterie. Ora la startup Hydrospin, che ha sede nel Kibbutz Lavi, nel nord di Israele, ha sviluppato una soluzione che incorpora micro-generatori che producono energia elettrica dal flusso d'acqua all'interno di tubi.
Questi generatori producono abbastanza elettricità da poter monitorare le acque con un sistema di alimentazione "power smart" e dispositivi di trasmissione che forniscono informazioni su flussi di acqua insoliti, perdite o altri problemi.
Hydrospin ha sviluppato i generatori in due anni di ricerche per eliminare la necessità di batterie e il suo amministratore delegato, Gabby Czertok, spiega che «La maggior parte delle batterie hanno una durata di soli due anni. Le batterie sono all'origine di due problemi: in primo luogo, le batterie utilizzate non possono essere riciclate, quindi non sono ecologiche. In secondo luogo, sostituire le batterie è costoso e provoca disturbi nelle reti idriche durante la sostituzione».
HydroSpin è sostenuta dalla Ventures Kinrot, il più grande water seed investor del mondo, e nel 2011 è stata selezionata dal giornale Calcalist come una delle 5 aziende cleantech più promettenti di Israele.
Il sistema HydroSpin, sviluppato da Dani Peleg, è costituito da un insieme unico di generatori nei tubi che producono elettricità dal flusso di acqua all'interno di tubi di distribuzione. Il sistema è in grado di produrre elettricità senza comportare perdite d'acqua. Un vantaggio di questa nuova tecnologia idrica è che consente un migliore controllo delle reti idriche grazie al fatto che i sensori e dispositivi di misurazione non sono più limitati alle posizioni che possono essere collegate all'elettricità: con il generatore HydroSpin, i dispositivi di monitoraggio possono essere posizionati in qualsiasi punto della rete idrica.
Secondo Czertok, «Un altro vantaggio è che i dispositivi di trasmissione sono in grado di trasferire dati in modo continuo, 24 ore su 24 e 7 giorni su 7, consentendo ai clienti di ottimizzare la propria rete. I dati trasmessi dai monitor al server non sono più limitati dalla quantità di energia disponibile attraverso le batterie. I lavori di manutenzione del sistema non richiedono alcun intervento umano e possono essere fatti tramite un telecomando. Ha il vantaggio di non disturbare il flusso dell'acqua all'interno delle tubazioni. Il sistema produce energia sufficiente per alimentare i dispositivi di monitoraggio».
Il problema sono i costi: il sistema HydroSpin è relativamente più caro rispetto ai normali sistemi a batterie, ma Czertok è convinto che la tecnologia israeliana «Può creare un maggiore ritorno sugli investimenti. Città come Londra stanno spendendo enormi quantità di denaro ogni anno per sostituire le batterie dei dispositivi di monitoraggio. A Londra, la city deve sostituire 3.000 batterie ogni tre anni e il costo di ogni batteria è alto. Il mercato dei sistemi idrici intelligenti sarà di oltre 20 miliardi entro il 2020 e HydroSpin, con il nostro dispositivo, sta cavalcando l'onda di qualcosa di importante che sta accadendo nel mondo».
Da Israele la marijuana senza effetti stupefacenti
Arriva da Israele una novità che potrebbe cambiare per sempre l'universo della marijuana, dei suoi consumatori e di chi utilizza questa sostanza a fini terapeutici.
I ricercatori dell'azienda farmaceutica Tikkun Olam, infatti, avrebbero sviluppato una varietà di cannabis che - pur avendo lo stesso odore e lo stesso sapore dell'originale -, se assunta, non indurrebbe effetti stupefacenti associati al Thc. Gli scienziati sarebbero riusciti a neutralizzare quelli che alcuni - soprattutto chi fa uso di marijuana a scopi medici - ritengono un effetto collaterale e, allo stesso tempo, avrebbero sviluppato una nuova qualità: una quantità maggiore di Cbd, utile ad aiutare i diabetici e le persone affette da disturbi di carattere psichiatrico.
L'Israel Cancer Association stima che nel paese siano oltre seimila i pazienti per cui è stata autorizzato l'utilizzo della cannabis a fini terapeutici.
Gol di Gomez e Schuerrle. Domani tedeschi in visita ad Auschwitz
BERLINO, 31 mag - In una partita amichevole dall'alto valore simbolico giocata sotto la pioggia a Lipsia, la Germania ha battuto Israele per 2-0, con gol di Mario Gomez al 40' del primo tempo e Andre' Schuerrle al 37' della ripresa. La Nazionale tedesca e' apparsa in netta ripresa rispetto a sabato scorso, quando era stata sconfitta 5-3 dalla Svizzera. Domani una delegazione della Nationalmannschaft, guidata dal ct Joachim Loew, si rechera' in visita nell'ex campo di concentramento nazista di Auschwitz.
L'Israel Defence Force (IDF) ha consegnato questa mattina all'Autorità Palestinese (PA) 91 corpi delle vittime di attacchi condotti contro Israele, che i Palestinesi considerano "martiri", mentre per Israele sono "terroristi".
La consegna fa parte di un accordo per far cessare lo sciopero della fame che circa 1.500 detenuti Palestinesi nelle carceri israeliane stanno portando avanti da oltre 2 mesi. I carcerati chiedono condizioni migliori.
La consegna viene vista come gesto di buona volontà del Primo Ministro Israeliano, Binyamin Netanyahu, nei confronti del Presidente dell'Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas.
La consegna è avvenuta alle prime luci dell'alba e ora i resti sono a Ramallah dove l'Autorità Palestinese ha in programma funerali di stato e manifestazioni nazionali. Tra le salme ci sono quelle di militanti che hanno condotto operazioni nel lontano 1975.
Il governo Israeliano, tramite il portavoce Mark Regev, spera che il gesto umanitario possa contribuire al processo di pace. "Israele è pronta a riprendere i colloqui di pace senza qualsiasi precondizioni". I colloqui si bloccarono nel dicembre del 2010 quando Israele si rifiutò di fermare gli insediamenti nei territori palestinesi del West Bank.
L'associazione Almagor delle vittime Israeliane ha protestato conto il Presidente Netanyahu e contro il Presidente della Corte Suprema, Asher Bruins, per questa decisione. L'Alta Corte si era rifiutata di rendere pubblici i nomi dei 91 corpi, motivando il gesto come cessioni di morti e non scambio di prigionieri che non abbiano scontato la loro pena.
Shoah: un avvocato diventa "giusto fra le nazioni"
Nel 1943 salvò la vita a Piera e Arnoldo, due bimbi ebrei
L'avvocato livornese Giovanni Gelati, scomparso nel 2000 all'età di 90 anni, nei prossimi giorni sarà insignito dallo stato di Israele del riconoscimento di 'Giusto fra le Nazioni' e avrà una targa con un albero a lui dedicato nel museo Yad Vashem di Gerusalemme. Durante l'occupazione tedesca, l'avvocato salvò la vita a due bambini di origine ebraica, Piera e Arnoldo Rossi, figli del suo amico Cesarino (ricercato come esponente sionista), accogliendoli in casa come figli suoi e nascondendoli ai tedeschi e ai fascisti. La famiglia Gelati ha ricevuto la lettera che ufficializza il riconoscimento appena una settimana fa e, attraverso l'ambasciata di Israele a Roma, è in attesa di ricevere la medaglia, che verrà consegnata probabilmente a luglio.
Il titolo di 'Giusto fra le Nazioni' viene assegnato ai non ebrei che rischiarono le loro vite per salvare gli ebrei durante la Shoah, agendo disinteressatamente. Per questo è stata istituita una commissione guidata da un membro della Corte Suprema israeliana, che ha la responsabilità di assegnare il titolo attraverso un'indagine scrupolosa e accurata dei fatti. Per il riconoscimento della vicenda che riguarda Giovanni Gelati ci sono voluti due anni di attesa, ma alla fine, proprio quando si erano perse le speranze, è arrivata la lettera da Israele.
I fatti risalgono al 1943 e si svolsero in Garfagnana. All'epoca, dopo il bombardamento di Livorno (28 maggio del '43), la famiglia di Giovanni si trasferisce a Coreglia degli Antelminelli (Lucca). Il podestà del paese è stato rapito dai partigiani e a Gelati, repubblicano, antifascista e conosciuto come persona di grande equilibrio, viene chiesto di sostituirlo. Lui accetta, purché sia dispensato dall'obbligo del giuramento.
Siamo a un passo da Sant'Anna di Stazzema, ma Coreglia avrà una sorte diversa: per sei mesi, senza armi e senza aiuti, Gelati riesce a mediare tra i partigiani e gli occupanti tedeschi per la salvezza del paese e dei suoi abitanti.
Durante quel periodo, l'amico ebreo Cesarino Rossi, ricercato dai tedeschi, gli affida i suoi due figli Arnoldo e Piera, e Gelati con grande spirito di umanità e grande coraggio, aiutato della moglie Lydia, fece in modo che nessuno potesse sospettare che fossero ebrei. "Ero convinta che fossero miei fratelli - racconta oggi Giovanna, la figlia di Gelati che all'epoca aveva due anni -. Per proteggerli mangiavano come noi, anche carne di maiale, e mia madre li portava regolarmente alla messa".
Roma: inaugurato al Bioparco il percorso 'Gli animali della Bibbia'
ROMA, 30 mag. - Al Bioparco di Roma e' stato inaugurato il percorso 'Gli animali della Bibbia', che si snoda all'interno dei 17 ettari del Parco. Il percorso e' costituito da undici stazioni, dedicate ad alcuni animali presenti al Bioparco citati nella Bibbia (mandrillo, leopardo, ippopotamo, leone, elefante, asino selvatico, orso bruno, lupo, struzzo, cicogna e pellicano); ogni illustrazione e' accompagnata dai versetti della Bibbia ebraica che si riferiscono all'animale. I versetti sono tratti dall'edizione della Bibbia ebraica a cura di Dario Disegni.
Alla cerimonia di inaugurazione hanno partecipato l'ambasciatore d'Israele in Italia, S.E. Naor Gilon, l'assessore all'Ambiente di Roma Capitale, Marco Visconti, il direttore generale dello Zoo di Gerusalemme, Shai Doron, il direttore generale della Fondazione Bioparco di Roma, Tullio Scotti; il presidente della Fondazione Museo della Shoah, Leone Elio Paserman e il consigliere della provincia di Roma, Giuseppe Lobefaro.
"Il percorso rappresenta un gemellaggio ideale con lo Zoo di Gerusalemme (Jerusalem Biblical Zoo) e testimonia l'importanza del legame tra natura e spiritualita', sempre presente nella storia dell'umanita'", ha sottolineato il Presidente della Fondazione Bioparco di Roma, Paolo Giuntarelli. L'assessore Visconti ha posto l'accento sul 'cambio di passo' che ha fatto il Bioparco negli ultimi tre anni, "attestandosi sempre piu' come punto di riferimento per la cittadinanza nella conservazione, nell'educazione e nella sensibilizzazione sulle tematiche ambientali".
Dichiarazione Migros su prodotti di territori "occupati"
occupati legittimamente da Israele, dopo essere stati liberati dall'occupazione illegittima della Giordania.
, Israele protesta
L'ambasciata isrealiana a Berna condanna con forza l'intenzione espressa ieri da Migros di introdurre una dichiarazione di origine speciale per i prodotti israeliani provenienti dai territori palestinesi "occupati"
occupati legittimamente da Israele, dopo essere stati liberati dall'occupazione illegittima della Giordania.
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Il grande distributore è vittima di una campagna anti-israeliana che mira a offuscare l'immagine dello stato ebraico e a porre un pregiudizio sul futuro status dei territori in questione, si legge in un comunicato. Solo un processo di pace e il dialogo fra le parti in conflitto possono portare a un accordo permanente che definisce le frontiere del futuro stato palestinese.
Giornata Europea della Cultura Ebraica - Venezia capofila delle manifestazioni italiane
E' Venezia la città italiana designata come capofila della Giornata Europea della Cultura Ebraica in programma il prossimo 2 settembre. La soddisfazione della Comunità lagunare è espressa attraverso una nota a firma del suo presidente Amos Luzzatto. "Il tema caratterizzante la Giornata di quest'anno è l'umorismo ebraico. Deve essere chiaro - si legge nel documento - che non si tratta di una antologia di barzellette, ma del modo tradizionale ebraico di affrontare e cercare di risolvere le avversità mettendo in evidenza le loro contraddizioni logiche e la forza secolare di coloro che ironizzando sulle proprie debolezze e sulla stessa forza di resistere malgrado tutto, ha sempre trovato la forza di minimizzare le difficoltà esprimendo nel contempo la propria fiducia. Ne è derivato un vero modo di vivere che si è riprodotto con un sorriso in tutte le Comunità, in tutti i paesi, trasformando le persecuzioni in prove che il coraggio dà la forza di superare. Siamo onorati di essere al centro di questa manifestazione contribuendo con la classica ironia veneziana espressa anche nella letteratura locale e nello spirito degli ebrei di questa città".
Cibo kosher, un marchio italiano affare per il Made in Italy
Incontro tra l'associazione di cultura ebraica Hans Jonas e gli attori economici, al Ministero delle Politiche agricole.
di Matteo Clerici
Una sfida morale, per dare ai cittadini della Repubblica uguaglianza sul piano agroalimentare. Ma, soprattutto, un marchio kosher (il prodotto alimentare rispettoso delle norme della religione ebraica) sarebbe un'importante sbocco commerciale per le imprese italiane, anche e soprattutto sul piano delle esportazioni.
Questo il tema dell'incontro, organizzato dall'associazione di cultura ebraica Hans Jonas, presso il Ministero delle Politiche Agricole.
Obiettivo dei presenti, illustrare perché le regole kosher siano vantaggio per produttori e consumatori. Al fine di ottenere tale certificazione, il cibo subisce rigidi controlli, che coprono il processo di produzione: perciò, spiega Renzo Gattegna, presidente dell'Ucei, gli alimenti promossi hanno "Valori religiosi ma anche culturali, ambientali, morali e salutistici".
Tale cura nella creazione viene apprezzata dal mercato, a prescindere dalla religione: negli USA, il kosher vanta un giro d'affari di 150 miliardi di dollari, con i non ebrei sempre più avanti negli acquisti.
Così, ecco la proposta dell'Associazione, con il rabbino Di Segni a fare da portavoce: "Vorremmo valutare l'opportunità di avviare un dialogo con le istituzioni italiane al fine di verificare se può essere interesse del paese investire sul kosher soprattutto in chiave export".
In particolare, l'azione Associazione-governo italiano dovrebbe toccare due punti fondamentali.
Primo, potenziare il sistema di certificazione, rendendolo più autorevole all'estero e più impermeabile all'abuso.
Secondo, utilizzare il kosher per il dialogo e la pacifica relazione con la comunità musulmana.
Di fronte a tale prospetto, la reazione degli interlocutori italiani è stata positiva. I rappresentanti di Cia, Coldiretti, Copagri e Confagricoltura intervenuti al convegno hanno mostrato vivo interesse.
Conclude il Ministro Catania: " Ora, dovremmo portare avanti un lavoro di approfondimento per verificare la possibilità di avviare una collaborazione su una materia molto complessa, ma che indubbiamente interessa una parte della collettività e che quindi non possiamo trascurare".
Studiosi israeliani e sudcoreani ricostruiscono il codice genetico del virus dell'epatite B
Indagine sul tessuto epatico di un bambino coreano vissuto nel XVI secolo: farà luce sull'evoluzione dell'epatite cronica
MILANO - La scoperta di un bambino mummificato coreano dagli organi relativamente conservati vissuto nel sedicesimo secolo ha permesso di ricostruire l'antico codice genetico del virus dell'epatite B. Il rilevamento è stato effettuato da un team internazionale di studiosi israeliani e sudcoreani. I ricercatori hanno analizzato il tessuto epatico della mummia attraverso una biopsia che ha mostrato l'unico genotipo C2 del virus dell'Epatite B comune nell'Asia del Sud-Est.
GENOMA VIRALE - L'indagine farà luce sull'evoluzione dell'epatite cronica e aiuterà a comprenderne la diffusione dall'Africa all'Asia Orientale. La ricostruzione dell'antico codice genetico del virus ha offerto il più antico genoma virale completo della letteratura scientifica sinora. Il lavoro è stato descritto sulla rivista Hepathology ed è stato promosso dall'Università ebraica di Gerusalemme e dalla Seoul National University in Corea del Sud. Il test del carbonio 14 suggerisce che la mummia del ragazzo risale al sedicesimo secolo, vissuto durante la Dinastia Joseon. Il più antico genoma dell'epative virale B, stando agli esami, si crede risalga a un periodo che va dai tremila ai 100mila anni fa.
Il Presidente di Confagricoltura Guidi incontra il Ministro dell'Agricoltura israeliano Noked. In primo piano ricerca e cooperazione internazionale.
Il Presidente di Confagricoltura Mario Guidi
e il Ministro dell'Agricoltura israeliano Orit Noked
L'agricoltura ha bisogno di ricerca ed innovazione: lo hanno rimarcato il ministro dell'Agricoltura israeliano Orit Noked ed il presidente di Confagricoltura Mario Guidi, ribadendo la volontà di sviluppare progetti comuni di collaborazione.
"La ricerca israeliana applicata, per allungare i tempi di conservazione dell'ortofrutta, razionalizzare l'apporto idrico alle coltivazioni, evitare l'erosione dei suoli, individuare tecniche produttive a basso consumo d'acqua e migliorare le rese, è focalizzata a dare risposte su temi che stanno particolarmente a cuore anche agli agricoltori italiani", ha detto Mario Guidi.
Il ministro israeliano, dal canto suo, ha espresso molto interesse per la produzione di biogas delle aziende zootecniche italiane, con la possibilità di utilizzare i sottoprodotti e rifiuti.
La delegazione israeliana guidata dal ministro Noked ha visitato importanti realtà imprenditoriali dell'agro romano come Maccarese ed Ortosole; quindi nel pomeriggio l'incontro, nella sede di Confagricoltura a Palazzo della Valle, con il presidente dell'Organizzazione Guidi, i componenti di Giunta Giandomenico Consalvo (che ha la delega per l'internazionalizzazione), Diana Pallini ed il direttore generale Luigi Mastrobuono.
L'incontro romano fa seguito a quello di Tel Aviv, in occasione del salone internazionale Agritech, dove Giandomenico Consalvo, in rappresentanza degli imprenditori agricoli di Confagricoltura, ha aperto i lavori del seminario bilaterale Israele-Italia - assieme al ministro Noked ed al sottosegretario dello Stato italiano Franco Braga.
Israele: esteso il contratto per la fornitura di carburante all'ANP
La israeliana Paz Oil Company Ltd ha esteso di altri due anni il contratto con l'Autorità Nazionale Palestinese (Anp) per la fornitura di carburante ai Territori palestinesi. Il contratto ha un valore stimato di 1,8 miliardi di shekel all'anno (370 milioni di euro, 11,6% delle vendite totali della Paz ) e costituisce il 50% della domanda totale di benzina e gasolio all'interno della Cisgiordania e Striscia di Gaza. L'amministratore delegato della Paz, Yona Fogel, ha dichiarato: «L'Anp è un cliente importante per noi.Vedo nel rinnovo del contratto una conquista che segna sette anni di rapporto commerciale». La parte rimanente di carburante sarà fornita dalle Oil Refineries Limited (BAZAN) di Haifa, per un periodo di due anni a partire dall'ottobre 2012.
Scoperta una cellula terroristica finalizzata al rapimento di israeliani
Il servizio di sicurezza interna di Israele, lo Shin Bet, ha scoperto una cellula terroristica che si fa chiamare il "Sante Brigate Combattenti" ed ha come obiettico il rapimento di israeliani. I rapiti dovrebbero essere usati per liberare terroristi palestinesi dalle prigioni israeliane.
I membri del gruppo scoperto provengono dalla Striscia di Gaza e da Hebron, ma l'azione è stata progettata nelle prigioni israeliane per alleviare la pena di alcuni terroristi condannati all'ergastolo. Il capo delle "Sante Brigate Combattenti", Ibrahim Abu Assad Shariya, ha un fratello che è in carcere in Israele. E' lui che dovrebbe aver dato l'ordine di rapire israeliani.
La cellula terrorista "Sante Brigate Combattenti" è un gruppo scissionista di Fatah, ma è anche finanziato da Hamas e Arabia Saudita. Ai servizi segreti israeliani questo gruppo è noto da tempo, perché in questi ultimi anni ha compiuto attacchi contro soldati israeliani, ha piazzato bombe sulle strade e sparato razzi contro le comunità ebraiche.
(israel heute, 30 maggio 2012 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
Hanno destato scalpore le dichiarazioni rilasciate ieri dal ministro israeliano degli Affari Strategici Moshé Yaalon riguardo a presunte giustificazioni nel fare ricorso a potenti virus informatici, come la cyber arma scoperta recentemente Flame, per tentare di contenere "la minaccia nucleare iraniana".
"E' giustificato, per chiunque consideri la minaccia iraniana come una minaccia significativa, prendere differenti misure, compresa quella" ha detto alla radio militare Yaalon, alimentando le speculazioni, già ampiamente in circolazione da alcune ore, su un coinvolgimento di Israele nella realizzazione del virus Flame.
In attesa di una qualche conferma ufficiale, se mai arriverà, il collegamento tra Israele e il virus Flame sembra al momento rientrare nell'ampio spettro della propaganda, da qualsiasi angolo si decida di guardare alla notizia.
Secondo la società russa di sicurezza informatica Kaspersky, che lo ha scoperto, Flame è comunque il più potente malware mai ideato e messo in funzione dall'uomo.
Creato, in particolare, per raccogliere e distruggere informazioni critiche, soprattutto in paesi mediorientali. La sua presenza è stata infatti verificata in computer di Cisgiordania, Sudan, Siria, Libano, Arabia Saudita ed Egitto.
Flame contiene secondo Kaspersky elementi già visti nel warm Stuxnet (usato contro l'Iran nel 2010) ma all'interno di un contesto molto più sofisticato.
Vitaly Kamluk, uno dei ricercatori russi ad occuparsi di Flame, è andato oltre sostenendo che il malware è stato operativo almeno dal mese di agosto del 2010, che è stato sicuramente sviluppato da uno Stato e che ha colpito almeno 600 obiettivi.
Valutazioni fatte proprie anche da Symantec, altra società attiva nel campo della sicurezza informatica.
Flame, ha detto Kamluk sentito dalla Bbc, è in grado di registrare audio attraverso il microfono del computer, di comprimere quindi il file creato e di inviarlo a chi attacca. E' anche in grado di creare dei fermo immagine di ciò che compare in video quando si aprono programmi "interessanti" come e-mail e instant messaging.
ROMA - Pubblico attento e numeroso a Villa Mirafiori, sede della Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università La Sapienza di Roma, al convegno 'Essere ebrei', opportunità di confronto in ambito filosofico che affronta il tema dell'identità ebraica sotto vari aspetti e punti di riflessione. Apertosi nel pomeriggio di ieri, il convegno è organizzato dalla professoressa Donatella Di Cesare, con il patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, della Comunita ebraica di Roma e del Benè Berith e in collaborazione con La Sapienza. Ad aprire i lavori, dopo il saluto del presidente della Comunità ebraica di Roma Riccardo Pacifici, il professor Shmuel Trigano con una relazione dal titolo 'Ebraismo le gesta del secondo essere'. "Nel sollevare la domanda sul significato dell'identità al livello dell'essere - ha sottolineato Trigano - troviamo la sfida a far fronte a una grande esigenza spirituale e intellettuale. Porre la questione sull'essere vuol dire porre al contempo la questione ebraica per eccellenza, alla quale l'ebraismo non può rispondere se non, in ogni caso, con difficoltà. Secondo Trigano la Torah compie un atto di forza quando ci dice che "Essere" designa il nome di D-o. Ha fatto seguito l'intervento di Donatella Di Cesare 'Essere ebrei una forma di vita' in cui ci si è soffermati sul significato della domanda 'Cosa vuol dire essere ebrei?'. "La domanda - ha spiegato la professoressa - attraversa già tutto il pensiero del Novecento fino a Levinas. I principi che la filosofia ha ritenuto validi non hanno retto alla prova di Auschwitz, di fronte alla degradazione assoluta dell'umano, alla privatizzazione della dignità non solo della vita, ma persino della morte. E' dopo Auschwitz che viene rivendicata l'universalità dell'etica ebraica. Che cosa può insegnare l'ebraismo alla filosofia? L'ebraismo insegna alla filosofia l'eteronomia, la legge dell'Altro. L'ebreo che compie la mitzvà, che fa prima di ascoltare, diventa la figura esemplare di una nuova etica universale".
Questa mattina i lavori sono ripresi con gli interventi di Danielle Cohen Levinas (Essere ebrei secondo Emmanuel Levinas) e Vittorio Robiati Bendaud ('Faremo e ascolteremo' che cosa fare per essere chi?). A concludere la mattinata l'intervento del rav Giuseppe Laras che, dopo aver ascoltato gli interventi che lo avevano preceduto, ha deciso di modificare il taglio della sua relazione 'La fede di Israele fra universalismo e particolarismo' concentrandosi sui testi in cui si fa riferimento ad Abramo e in particolare al momento della chiamata di D-o. "La sua figura - ha affermato il rav - appare lontana fisicamente ma anche culturalmente. Abramo accoglie infatti la chiamata in forma acritica dando vita a quello per cui era stato chiamato".
Nel pomeriggio i lavori del convegno si trasferiscono nella sede del Centro bibliografico UCEI dove riprenderanno con il saluto del presidente dell'Unione Renzo Gattegna e del rappresentante a Roma del dipartimento Affari pubblici di Israele Amos Radian. Protagonisti della sessione pomeridiana, presieduta da Donatella Di Cesare, saranno Manfred Gerstenfeld (Le identità ebraiche nell'Occidente postmoderno) e Ilana Bahbout (Differenza e creatività. Una riflessione ebraica sul soggetto) e Lisa Block De Behar (Essere ebrei. Vicissitudini di una definizione azzardata)
«Heidegger, l'introduzione del Nazismo nella filosofia»
Heidegger che confida il suo antisemitismo, nel 1916 nelle lettere a Elfride, sua futura moglie. Heidegger che nel 1933, primo rettore-Fuhrer della Università di Friburgo, incita il popolo tedesco a votare per Hitler e in seguito vieta le borse di studio per gli studenti ebrei. A svelare questi aspetti del filosofo tedesco è il saggio 'Heidegger, l'introduzione del nazismo nella filosofià di Emmanuel Faye, professore di filosofia moderna e contemporanea, pubblicato dalle edizioni dell'Asino d'Oro, a cura di Livia Profeti, con una nuova prefazione dell'autore. Faye mostra aspetti dell'Heidegger privato oltre che «politico» suffragando con ulteriori prove quanto rivelato nella prima edizione del volume (2005), anche sulla base del contenuto di due seminari universitari degli anni 1933-1935, a quell'epoca sconosciuti.
«Ora che abbiamo a disposizione sufficienti elementi per essere coscienti dell'atrocità di ciò che Heidegger ha voluto trasmetterci, non ci è più possibile vedere in lui un filosofo», scrive Faye nella prefazione all'edizione italiana. Secondo il filosofo il volto nascosto dell'opera heideggeriana era legittimare, diffondere e prolungare il progetto sterminatore di Hitler. Ecco così ancora Heidegger che spiega agli studenti che gli ebrei non sono un popolo, perchè «nomadi», privati del loro essere in quanto non radicati in un proprio spazio «vitale». E poi Heidegger che ancora nel 1941 legittima le gesta del nazionalsocialismo, invocando lo sterminio come antidoto al «declino». Fino all'Heidegger del dopoguerra, che non vuole accettare la sconfitta militare e prepara un nuovo avvento del nazismo nelle menti: il «dio a venire» dell'intervista al settimanale tedesco 'Der Spiegel' del 1966, pubblicata postuma per sua volontà nel 1976. «Attraverso l'intreccio di scritti, comportamenti, fatti ed eventi storici concomitanti, Faye dimostra che il pensiero lasciato da Heidegger nei suoi scritti è profondamente nazista, tanto quanto lo era l'uomo» afferma nella nota introduttiva la Profeti, curatrice dell'edizione italiana dell'opera di Emmanuel Faye, già tradotta in Germania, Spagna e Stati Uniti e attualmente in corso di traduzione in Brasile e in Cina.
Lucio Dalla è morto il 1o marzo 2012, stroncato da un infarto. Quel giorno, oltre a lui, molte altre persone ci hanno lasciato per lo stesso motivo. In questi casi si sente dire che non c'è stato nulla da fare, ma presto potrebbe non essere più cosi.
Per la prima volta, infatti, un team di scienziati del Technion-Israel Institute of Technology e del Rambam Medical Center di Haifa (Israele) è riuscito a trasformare alcune cellule prelevate dalla pelle di due pazienti malati di cuore, di 51 e 61 anni, in nuove cellule cardiache. Queste, essendo antirigetto e personalizzate, sono in grado di integrarsi rapidamente con un tessuto cardiaco preesistente.
I ricercatori, guidati da Lior Gepstein, hanno inserito all'interno delle cellule epiteliali tre geni in grado di farle regredire a uno stadio indifferenziato simile a quello embrionale, cioè con caratteristiche staminali, per poi farle differenziare in cellule cardiache non solo sane, ma anche "giovani", pronte per essere impiantate.
La tecnica, presentata in dettaglio sull'European Heart Journal, è stata provata con successo sui topi da laboratorio, aprendo grandi prospettive nel trattamento dei pazienti colpiti da infarto. L'utilizzo delle proprie cellule riprogrammate potrebbe evitare, infatti, il noto problema del rigetto degli organi trapiantati. Gli studiosi israeliani, tuttavia, avvertono che serviranno almeno 5-10 anni prima di poter dare inizio alla sperimentazione clinica sugli esseri umani.
Lo sviluppo di questa ricerca potrebbe salvare migliaia di vite. Nel 2003, secondo gli ultimi dati forniti dall'Ufficio centrale di statistica dell'Istituto superiore di sanità, si registrarono in Italia oltre 80 mila decessi per le sole malattie ischemiche del cuore. Più di recente, è iniziata la pubblicazione dei dati della seconda indagine dell'Osservatorio epidemiologico cardiovascolare, cominciata nel 2008. I risultati parziali, già disponibili sul sito di Progetto Cuore, verranno discussi in occasione del 43o convegno nazionale dell'Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri, che si terrà a Firenze dal 30 maggio al 2 giugno 2012.
Verrà dalla scienza e dalla industria farmaceutica israeliana la nuova cura contro il diabete che potrebbe rivoluzionare in meglio la vita di tanti malati. Alla faccia dei boicottaggi accademici e industriali promossi ogni anno dalle università islamically correct di Inghilterra, Europa e America. E delle campagne di disinvestimento commerciale promosse dagli pseudo amici dei palestinesi.
Due grandi produttori di farmaci israeliani hanno infatti finora investito oltre 50 milioni di dollari per una medicina che rappresenta un'arma radicalmente migliorata contro il diabete di tipo 1. La compagnia farmaceutica israeliana Teva Pharmaceutical Industries possiede la licenza ei diritti di mercato a livello mondiale per DiaPep2777, un peptide prima sintetizzato nel 1994 dal professor Irun Cohen al Weizmann Institute di Israele. Questo peptide sintetico - un legame chimico estratto da una lunga catena proteica - sembra arrestare la progressione di quella forma della malattia, che si chiamava diabete "giovanile". I malati di "diabete tipo 1", rappresentano circa il cinque per cento dei circa 220 milioni di casi in tutto il mondo. La malattia è causata da una risposta immunitaria anomala che uccide le cellule che producono l'insulina beta nel pancreas. Fino ad oggi, nessuno ha trovato un modo per affrontare la causa principale di questo "bug" nel sistema immunitario delle persone che poi devono prendere iniezioni quotidiane di insulina.
"Ci sono stati molti approcci per cercare di trattare questa malattia, perché è molto complicata in parte genetica e in parte ambientale", spiega Shlomo Dagan, CEO di Andromeda Biotech, una delle società faramaceutiche israeliane che sta sviluppando la ricerca sull'enzima su citato, "ma il sistema immunitario è di per sé molto complicato e ancora non è chiaro il suo meccanismo globale di azione." DiaPep277 è derivata da una proteina umana che modula il sistema immunitario, dice Dagan, che ha un dottorato in immunologia dal Weizmann e in precedenza ha lavorato per diverse aziende in Israele e negli Stati Uniti. La sperimentazione è ormai molto avanzata, visto che già un bel po' di pazienti tra i 16 e i 45 anni hanno ricevuto iniezioni di DiaPep277 ogni tre mesi fin dal 2005. Gli studi sono stati condotti in Europa, Israele, Sud Africa e Stati Uniti. I soggetti sono monitorati continuamente e la fase finale di sperimentazione è finita con il 2011.
Ora si aspettano i via libera burocratici finali che entro i primi mesi del 2014 renderanno disponibile questo prodotto nelle farmacie specializzate e negli ospedali. Ma in buona parte dei Paesi islamici questo prodotto non sarà facilmente accessibile visto che i governi continuano a proibire l'importazione di prodotti israeliani per pura ripicca geopolitica. Tra essi il Bangladesh dove la percentuale di morte per diabete infantile è altissima e per il cui caso le industrie israeliane si sono dette disposte, sempre che finisca l'embargo, a offrire il prodotto a costi bassissimi da farmaco generico.
Ma certi paesi hanno una classe dirigente per la quale l'odio verso Israele supera di gran lunga l'amore per i propri figli.
La notizia riportata da tutti i giornali di oggi è quella dell'espulsione degli ambasciatori siriani da quasi tutti i paesi occidentali; l'Occidente non può restare inerte di fronte ai tanti morti dell'ultimo anno (13-14000), ma dimentica di aver sempre fatto finta di nulla pur conoscendo le stragi compiute dalla feroce dittatura della famiglia Assad. Al contrario ha sempre concesso tutti gli onori possibili ad un regime che è membro influente in tutti gli organismi dell'ONU, e così oggi alcuni ambasciatori, pur se espulsi, resteranno nelle loro sedi perchè sono al contempo influenti diplomatici ad esempio presso la FAO (l'ambasciatore a Roma) e l'Unesco (il suo collega di Parigi). Sono in effetti rari i quotidiani che scrivono questa realtà, e quindi, tra tutti, invito il lettore a leggere l'articolo molto chiaro di Alberto Negri sul Sole 24 Ore; Negri spiega anche chiaramente come sarà praticamente impossibile smuovere Russia e Cina dalla loro posizioni filo Assad, volendo, in particolare, la prima difendere la propria base mediterranea di Tartous, e la seconda uno dei centri della sua organizzazione tentacolare di commerci. Un editoriale del Foglio spiega che Kofi Annan ha voluto guardare fisso negli occhi Assad ed intimargli di fare quanto gli aveva promesso di fare, ma l'editorialista, come tutti i commentatori di oggi, dimentica di osservare che il tanto esaltato Annan (per Repubblica un "mediatore autorevole"), nella sua lunga carriera diplomatica ai massimi livelli non ha mai risolto alcun conflitto. Da segnalare che Repubblica, a fianco dell'articolo sugli avvenimenti siriani, pubblica una fotografia relativa al conflitto iracheno e riportata dalla BBC come se fosse una prova delle attuali stragi; anche Repubblica si è decisa a riconoscere, almeno quando riguarda altre testate, che questa è una triste abitudine giornalistica spesso messa all'indice da coloro che studiano i problemi della disinformazione mediatica. L'Europa minaccia, Obama non si azzarda ad un intervento militare, la Russia e la Cina proteggono, e Teheran manda le sue truppe "ad evitare ulteriore spargimento di sangue", mentre il Wall Srtreet Journal parla di "Srebrenika di Siria" (e su questo Annan dovrebbe meditare attentamente). Ai miei lettori vorrei far ancora osservare che Roberta Zunini chiude il suo articolo sul Fatto Quotidiano scrivendo che intanto "Israele osserva dietro le alture del Golan" (che cosa c'entra, vorrei chiederle), e Il Sole 24 Ore riporta le parole del dittatore che spiega che il successo della diplomazia dipende dalla fine del terrorismo sostenuto da... Israele (tra gli altri). In controtendenza l'articolo di Fausto Carioti che contiene un duro attacco contro il Presidente Napolitano accusato di essere stato sempre un grande amico del regime alawita, dal 2008 con la consegna di un prestigioso premio per i successi riportati nella lotta alla povertà, fino alla visita a Damasco del 2010 che comportò numerose dichiarazioni giudicate del tutto fuori luogo (compresa quella del promesso appoggio italiano alla restituzione del Golan).
Prosegue la guerra sotterranea contro la costruzione della bomba atomica iraniana e da Teheran il Financial Times parla di un nuovo virus (Flame) molto più pericoloso dello Stuxnet che era già riuscito a bloccare (forse definitivamente) le centrifughe di ultima generazione. Come è ovvio bisognerà attendere del tempo prima che se ne sappia di più, ma qualcosa sta succedendo ancora una volta grazie ai massimi esperti informatici.
Un interessante editoriale del Foglio riferisce della riunione di Doha dove si sono riuniti i massimi rappresentanti dei paesi arabi per interrogarsi sul dopo primavera araba; il tunisino Ghannouchi parla di islam moderato (al quale tanti europei credono ciecamente), mentre per quanto riguarda l'Egitto bisogna solo aspettare qualche giorno per sapere se il potere sarà nelle mani dei Fratelli Musulmani (che di nuovo troppi europei qualificano come moderati) o dell'ex primo ministro di Mubarak. Una breve del Sole 24 Ore fa sapere che il candidato Morsi cerca di conquistare il massimo possibile dei voti promettendo di tutto e di più ai copti ed alle donne egiziane; tutto il mondo è paese è il minimo che si possa dire.
Problemi ci sono anche in Israele dove alcuni scalmanati sono scesi per le vie di Tel Aviv per protestare contro gli immigrati clandestini, soprattutto provenienti da Sudan ed Eritrea; Ettore Bianchi su Italia Oggi non perde l'occasione per scrivere contro Israele, nella cui capitale (sic), Tel Aviv appunto, si vive esattamente la stessa situazione di disagio che esiste in tanti stati; ma Bianchi non fa nessun accostamento, nè spiega che 60000 clandestini arrivati in pochi mesi in un paese piccolo come Israele non sono come se lo stesso numero fosse arrivato in Italia. Almeno oggi, su questo tema, non ha scritto De Giovannangeli che nei giorni scorsi, su l'Unità, a proposito delle necessarie, dolorose espulsioni di clandestini, ha vergognosamente usato il termine di "deportazione" sulle colonne de l'Unità Il Futurista Quotidiano riprende un appello pubblicato su Le Monde e firmato da numerosi intellettuali europei: siamo tutti greci, ebrei e rom, scrivono di fronte al pericoloso crescere di tanti gruppi filo-fascisti e filo-nazisti. Ma molto vi sarebbe da ridire su questo appello che, se giustamente chiede anche di considerare uguali a tutti gli altri gli islamici che vivono oggi in Europa, dimentica di dire che costoro dovrebbero tutti accettare quelli che sono i valori in Europa universalmente conquistati; oggi, e non lo si deve dimenticare, vi sono, nella libera e democratica Europa, delle aree dove vige la sharia, e questo non potrà che portare terribili dolori per tutti in un futuro sempre più vicino.
Liberal infine dedica un lungo articolo all'ultimo saggio di Ernst Nolte del quale Moked si sta ripetutamente interessando in questi giorni; qui mi preme chiedere se siamo davvero sicuri che esista un'area islamica che vive il rapporto con la modernità come una sfida da accogliere, che in essa si trovi anche una forte aspirazione alla modernità. Molto pericolosa è anche l'affermazione che dopo la dichiarazione Balfour, avendo gli ebrei guardato al mondo anglosassone, avrebbero alimentato i sentimenti antisemiti del nazionalsocialismo; insomma, è ovvio, tutto quanto avvenne in seguito è da attribuire agli ebrei. Nell'articolo vengono anche riportate le parole di Nolte secondo il quale "il concetto di aggressività di difesa (di Israele?) fu probabilmente valido anche per Hitler. E così il cerchio si chiude perfettamente, signor Nolte.
La Cia partecipa all'incontro con il ministero delle Politiche agricole e con l'Unione comunità ebraiche italiane. Aprire un Tavolo di confronto per fare crescere tale certificazione e aumentarne i consumi nel nostro Paese. Ottime opportunità commerciali si presentano per le aziende agroalimentari sui mercati internazionali.
Le produzioni di qualità dell'agricoltura italiana possono contribuire allo sviluppo del 'marchio kosher' nel nostro Paese. Sarebbe, pertanto, importante aprire al più presto un Tavolo di confronto con la partecipazione del ministero delle Politiche agricole, dell'Unione comunità ebraiche italiane e dei vari soggetti che compongono la filiera agroalimentare, dalla produzione sui campi alla distribuzione. Lo ha proposto la Confederazione italiana agricoltori intervenendo oggi all'incontro promosso a Roma sul tema "Il marchio kosher. Opportunità e sfida culturale".
Attualmente in Italia - ha affermato la Cia - il kosher è poco conosciuto al di fuori della cultura ebraica, ma abbraccia importanti prodotti tipici della filiera nazionale e aziende di grandi, medie e piccole dimensioni dell'agroalimentare. I cibi kosher rappresentano solo il 4 per cento dell'interscambio Italia-Israele. Bisogna trovare un punto d'incontro per dare impulso a una certificazione che, pur avendo tuttora un bacino d'utenza limitato, è in grado di aumentare i consumi italiani e dare una spinta all'export. Basta considerare che gli Stati Uniti, dove i cibi kosher hanno un giro d'affari annuo di oltre 150 miliardi di dollari e ogni anno 2500 nuovi prodotti acquisiscono tale marchio, rappresentano un mercato di grandissime dimensioni. Molte sono, infatti, le catene di supermercati che richiedono ai fornitori questa particolare certificazione.
La certificazione kosher - ha rilevato la Cia - deriva dalla sacralità dell'alimento. Le leggi alimentari del popolo ebraico, d'altra parte, sono probabilmente le più antiche che la storia ricordi e la tradizione vuole che queste siano state consegnate ai discendenti di Abramo da Dio. E' una certificazione applicabile ad una gran varietà di prodotti, dagli ingredienti da cucina come l'olio d'oliva ad alimenti confezionati, fino ai prodotti dietetici e integratori alimentari ed è stata estesa, in generale, a tutti i prodotti destinati all'uso umano, inclusi i cosmetici e i prodotti per l'igiene personale.
D'altronde, per avere il certificato kosher, un prodotto - ha detto la Cia - deve rispondere a rigorosissimi standard di qualità. Tutte le procedure di produzione e confezionamento, nonché ogni singolo ingrediente utilizzato nella sua preparazione, devono essere conformi a leggi molto restrittive. Il rispetto di queste severe regole è verificato periodicamente e la loro estrema rigidità costituiscono una tutela per il consumatore, indipendentemente dalla sua religione e, nel tempo, hanno reso la certificazione kosher un marchio di qualità riconosciuto in tutto il mondo.
Sta di fatto che negli Stati Uniti, ma anche in altri paesi d'Europa, la certificazione kosher ha assunto per molti consumatori, non necessariamente di religione ebraica, un significato di garanzia di qualità, di salubrità, di purezza e di sicurezza alimentare. Questo perché -ha rimarcato la Cia- tutto il processo produttivo si svolge sotto l'attento controllo dei rabbini.
Una percezione che si comincia a intravedere pure nel nostro Paese dove, nonostante i numeri ancora esigui, i cibi kosher stanno trovando sempre più consenso tra la popolazione. Una crescita che può trovare un punto importante di riferimento nella qualità delle nostre produzioni agricole. Da qui la nostra proposta di un confronto costante al fine di aumentare la certificazione kosher e aprire alle imprese agricolo-alimentari nuovi sbocchi sul mercato nazionale, ma soprattutto su quello mondiale. E', dunque, un'opportunità in più e una vera sfida culturale.
"Da Sigmund Freud a Ludwig Wittgenstein la questione dell'identità ebraica attraversa tutta la cultura del Novecento. Ma è soprattutto la filosofia degli ultimi decenni che, in forme e modalità differenti, si interroga sul significato di 'essere ebrei'. L'ebraismo sembrerebbe sfuggire a una definizione concettuale. Eppure è proprio questa la sua forza dirompente, in grado - come suggeriscono Emmanuel Lévinas o Jacques Derrida - di dischiudere un nuovo pensiero, di indicare la via per superare la metafisica occidentale e per delineare una logica dove - anche in senso etico e politico - il terzo non è mai escluso". È a queste parole che la filosofa Donatella Di Cesare, cattedra di filosofia teoretica all'Università La Sapienza, si affida per introdurre il grande convegno internazionale 'Essere ebrei riflessioni filosofiche' che prenderà avvio questo pomeriggio alle 16 al Dipartimento di Filosofia del noto ateneo romano. Organizzati in collaborazione con l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, la Comunità ebraica di Roma e il Bene Berith, i lavori saranno caratterizzati da numerose occasioni di confronto e si protrarranno fino a giovedì mattina coinvolgendo nel dibattito autorevoli ospiti del mondo rabbinico, accademico e istituzionale. Protagonisti della prima sessione, che si aprirà coi saluti del direttore del Dipartimento di Filosofia Stefano Petrucciani e del presidente della Comunità ebraica Riccardo Pacifici, saranno - sotto il coordinamento di Massimo Bianchi - la professoressa Di Cesare (Essere ebrei. Una forma di vita) e Shmuel Trigano (Ebraismo: le gesta del secondo essere).
I lavori riprenderanno domani con due appuntamenti: alle 9.30, nella stessa sede, con gli interventi di Corrado Ocone dell'Università Luiss, di Danielle Cohen Levinas (Essere ebrei secondo Emmanuel Lévinas), Vittorio Robiati Bendaud ("Faremo e ascolteremo". Che cosa fare per essere chi?) e rav Giuseppe Laras (La fede di Israele tra universalismo e particolarismo); alle 16 invece, al Centro bibliografico Tullia Zevi dell'UCEI, parleranno, dopo il benvenuto dell'ambasciatore Amos Radian e del presidente dell'Unione Renzo Gattegna, prenderanno la parola Donatella Di Cesare, Manfred Gerstenfeld (Le identità ebraiche nell'Occidente postmoderno) e Ilana Bahbout (Differenza e creatività. Una riflessione ebraica sul soggetto) e Lisa Block De Behar (Essere ebrei. Vicissitudini di una definizione azzardata). Chiuderà il convegno, giovedì alle 10 al Centro Bibliografico, una tavola rotonda con ospiti alcuni tra i relatori precedentemente intervenuti. In quella occasione, per un indirizzo di saluto, interverrà anche il presidente del Bene Berith Sandro Di Castro.
Israele e Unione europea: accordo raggiunto per la Common Aviation Zone
Sedici nuovi collegamenti diretti con Tel Aviv
Israele e l'Unione europea hanno raggiunto uno storico accordo per l'integrazione dei relativi mercati aerei, per la cooperazione e le nuove opportunità industriali presentate dal programma Common Aviation Zone.
L'accordo è stato discusso a lungo prima di raggiungere la completa maturazione: il programma va avanti infatti già dal 2008. Questo grande risultato permetterà numerose opportunità di viaggio, tariffe minori e connessioni più dirette per entrambi i sistemi aerei.
"Questo accordo per un'aviazione omnicomprensiva e comune tra Israele e la Comunità europea, firmato oggi (28 maggio 2012) a Tel Aviv è estremamente importante per il rafforzamento futuro dell'intero sistema economico legato all'aviazione, ovvero il commercio, il turismo e la regolamentazione" ha detto Siim Kallas, commissario europeo per i trasporti.
"Israele è un partner essenziale per l'Unione europea e l'accordo rafforzerà i legami tra i due partner e stabilirà un'ampia convergenza dei due sistemi di regolamentazione".
Come risultato diretto, le compagnie aeree europee potranno operare voli diretti da Israele in ogni parte dell'Unione europea, mentre i vettori israeliani potranno volare su rotte attraverso l'Europa.
Questo negoziato va a rimpiazzare la vecchia legislazione bilaterale tra Europa e Israele, priva di scali diretti, introducendone ben 16 a breve termine. Questi link diretti partiranno da Austria, Italia, Belgio, Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Lettonia, Olanda, Polonia, Romania, Spagna e Regno Unito.
La potente arma per contrastare la minaccia nucleare iraniana o gli interessi petroliferi? Il Ministro israeliano degli Affari strategici, Moshé Yaalon, alla radio militare ha giustificato il ricorso alle armi informatiche per combattere le minacce provenienti dall'Iran.
di Raffaella Natale
Evgueni Kaspersky
L'Iran è riuscito a produrre un antivirus capace di individuare e distruggere Flame, il virus informatico utilizzato come cyber-arma. Lo ha annunciato oggi il Centro di coordinamento iraniano per la lotta contro gli attacchi informatici in un comunicato pubblicato sul suo sito web.
Il Centro Maher, che risponde al ministero delle telecomunicazioni, è "riuscito a identificare il virus Flame, quindi a produrre un antivirus capace di identificarlo ed eliminarlo". Questo antivirus "è a disposizione degli organi e delle amministrazioni che ne faranno richiesta", si legge ancora nella nota, in cui non si precisa quando sarebbe stato individuato il virus, né quali danni avrebbe già fatto al Paese. Citando il centro Maher, oggi l'agenzia di stampa Fars ha fatto sapere che Flame è "responsabile di furto di informazioni su vasta scala avvenuto nelle ultime settimane", senza però precisare, né il tipo di dati trafugati, né dove sarebbero stati rubati.
Intanto il Ministro israeliano degli Affari strategici, Moshé Yaalon, ha giustificato il ricorso a potenti virus informatici, come Flame, per contrastare la minaccia nucleare iraniana.
"E' giustificato per chiunque consideri in modo significativo la minaccia iraniana, ricorrere a diverse misure, questa compresa, per bloccarla", ha dichiarato Yaalon alla radio militare, alimentando le speculazioni su una possibile implicazione di Israele in questo attacco.
"Israele è leader nelle nuove tecnologie e questi strumenti ci offrono ogni tipo di possibilità", ha detto con soddisfazione Yaalon, che è anche vice primo ministro.
In Israele, ci sarebbero "oltre 1.000 cyber-attack al minuto" e dallo scorso gennaio il Paese è vittima di continue incursioni da parte di bande di hacker che dicono di essere arabe.
Nel mirino dei pirati il sito della Borsa di Tel-Aviv e la compagnia di bandiera El Al, ma sono stati rubati anche i dati di decine di migliaia di carte di credito appartenenti a israeliani.
Per ritorsione hacker israeliani hanno attaccato dei siti arabi nonostante il governo abbia chiesto loro di dar prova di moderazione.
Ieri, i ricercatori della ditta di sicurezza russa Kasperky Labs hanno annunciato di aver identificato Flame come un nuovo virus da spionaggio informatico con potenzialità distruttive senza pari, che sarebbe stato utilizzato come una "cyber-arma" contro diversi Paesi non identificati. Oggi Fars ha riferito che il virus è "particolarmente attivo" in Iran, Sudan, Siria, Israele, Arabia Saudita ed Egitto.
Sempre l'azienda russa ha dichiarato che Flame sarebbe "venti volte più potente di Stuxnet", individuato nel 2010 e utilizzato in particolare contro il programma nucleare iraniano.
Secondo Symantec, "questo codice non è stato scritto da una sola persona, ma da un gruppo organizzato e ben strutturato di persone guidate da specifiche direttive. Il codice include vari riferimenti alla stringa "Flame" che potrebbe indicare i casi di attacco da varie parti del codice o il nome di sviluppo del progetto". I settori o l'insieme di individui colpiti, spiega ancora Symantec, sono ancora poco chiari. Sembra si tratti prevalentemente di persone colpite per le proprie attività individuali più che per il loro tipo di impiego. E' interessante notare, oltre alle specifiche aziende che sono colpite, come numerosi sistemi attaccati sembrino appartenere a personal computer utilizzati da una connessione Internet domestica.
Per i media occidentali, Flame sarebbe stato usato per attaccare il ministero del Petrolio iraniano e il principale terminal petrolifero dell'Iran.
Evgueni Kaspersky, presidente di Kaspersky Labs, ha commentato che Flame segna "una nuova tappa" nella cyber-war, "ed è importante capire che tali armi possono facilmente essere usati contro tutti i Paesi".
GERUSALEMME - ''Sebbene il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad neghi l'Olocausto, egli ne sta preparando uno nuovo'': questo l'avvertimento espresso dal Capo dello Stato israeliano Shimon Peres al suo omologo tedesco Joachim Gauck, che oggi inizia una visita ufficiale in Israele e nei Territori palestinesi.
In un'intervista pubblicata da Haaretz, Gauck ammette di essere lui stesso ''fortemente preoccupato dai progetti nucleari dell'Iran e dalle dichiarazioni dei suoi leader che contengono minacce concrete verso Israele, e anche minacce potenziali per tutta la Regione e per noi in Europa''.
Nell'intervista Gauck esprime comunque fiducia che le sanzioni internazionali servano al raggiungimento di una soluzione negoziata con Teheran e prende poi le distanze dal poema con cui lo scrittore Guenther Grass ha di recente accusato Israele di rappresentare una grave minaccia per la pace mondiale.
Gauck ha in programmi incontri politici con il premier Benyamin Netanyahu a Gerusalemme e poi con la leadership palestinese a Ramallah.
In Israele incontrerà anche lo scrittore David Grossman ed una delegazione di ex sportivi che facevano parte della squadra israeliana attaccata nel 1972, nel corso delle Olimpiadi di Monaco, da un commando palestinese di 'Settembre nero'. L'attacco terroristico si concluse con la uccisione di 11 atleti israeliani, di cinque membri del commando e di un agente tedesco.
La Memoria della Shoah italiana ha perso un altro testimone. Ormai restano in vita solo due dei diciassette ebrei romani tornati dall'inferno dei Lager del Reich dopo la retata del 16 ottobre 1943, a seguito della quale 1023 di loro (compresi anziani, ammalati e bambini) erano stati deportati ad Auschwitz.
La sera del 24 maggio scorso è scomparso, all'età di 85 anni, Sabatino Finzi, l'unico minorenne tra i sopravvissuti. Prima di lui erano deceduti nel 2008 Leone Sabatello e nel 2000 Settimia Spizzichino, l'unica donna del gruppo dei superstiti, autrice del toccante libro di memoria "Gli anni rubati", pubblicato meritoriamente dal Comune di Cava de' Tirreni. I reduci ancora viventi sono Mario Camerino, che vive a Montreal, e Lello Di Segni, che abita a Roma e spesso è invitato dalle scuole capitoline per raccontare la sua esperienza nei Lager.
Sabatino, nato a Roma l'8 gennaio 1927, quel tragico sabato di ottobre del 1943 aveva appena sedici anni. Fu catturato dai tedeschi assieme ai genitori Giuseppe e Zaira e alla sorellina Amelia. All'arrivo ad Auschwitz, la madre e la sorella furono selezionate e inviate alle camere a gas. Lui e il padre (numeri di matricola 158556 e 158557), con la tuta a strisce da deportati e la stella gialla, furono destinati ai lavori forzati a Jawisowice, dove lavorarono nelle cave di lavagna, soffrendo la fame e gli stenti.
Il giornalista Roberto Olla, responsabile del Tg1 Storia, ha scritto su FB: "Ricorderò sempre quando Sabatino mi aveva spiegato come mangiava un pezzo di pane ad Auschwitz (il pezzo, quell'unico piccolo pezzo della razione): tenendo qualcosa sotto il mento, qualsiasi cosa che impedisse ad eventuali briciole di cadere e disperdersi. Davanti alla telecamera, aveva poi risucchiato con forza dalla mano briciole solo immaginate. Voleva esser sicuro che avessi capito bene".
Il 22 gennaio 1945, quando Auschwitz e i campi satellite dovettero essere evacuati, i due Finzi furono trasferiti a Buchenwald. Il padre Giuseppe fu però mandato a Ohrdruf, dove morì prima della liberazione.
Sabatino finse di essere più grande della sua età e così venne destinato alla baracca degli adulti. Fu la sua salvezza. Dei 207 bambini presi dalle SS il 16 ottobre, fu l'unico a tornare a casa.
"Dovevo sembrare più grande - raccontò qualche anno fa a Marco Ansaldo de "la Repubblica" -. Perché avevo visto che i bambini li ammazzavano tutti. Non lavoravano, e alle SS non servivano. Li portavano fuori dai blocchi, e ta-ta-ta. Li mitragliavano. Io ero già un giovanetto. Allora ho detto di avere più anni, perché in quel modo potevo rendermi utile. Così sono sopravvissuto. Ho sempre avuto un sesto senso". Il 15 aprile 1945, dopo la liberazione, Sabatino, ridotto a 29 chili di peso, scrisse una commovente lettera agli zii Anselmo Calò e Angelina Zarfati, che io e Marco Palmieri abbiamo pubblicato nel nostro libro "Gli ebrei sotto la persecuzione in Italia" (Einaudi, 2011).
"Dopo un anno e mezzo di prigionia fascista - si legge nella lettera - Iddio ha voluto che l'11 Aprile i primi liberatori Americani hanno occupato il campo mentre i reparti SS tedeschi stavano per evacuare tutti e forse decimarci di 60.000 prigionieri ora siamo in libertà in 20.000 e tre italiani nostri dei quali due solo del primo trasporto del 16 Ottobre". E più avanti: "cominciando dalle nostre famiglie dalla mia cara mamma e Amelia babbo nonno zio Lello e tutti i migliaia di ebrei sono stati tutti sterminati dalla ferocia nazista".
Quando rientrò in Italia, Sabatino fu ricoverato all'Ospedale Sant'Orsola di Bologna per sette mesi. Qualche tempo fa era andato a Gerusalemme, al Muro del pianto. E come tutti, aveva infilato il suo bigliettino, con su scritto: "Hitler, non ce l'hai fatta a farmi fuori. Sabatino Finzi è ancora qui, come mio figlio Giorgio e come mio nipote". Sabatino anche lui.
Invocò le camere a gas per i 'maledetti ebrei'. La Cassazione condanna il docente di Cagliari
Confermata, dalla Cassazione, la condanna per antisemitismo a 4 mila euro di multa con il beneficio della non menzione della pena nei confronti di un professore universitario di Cagliari.
Pietro Melis, professore di Scienze della formazione dell'università di Cagliari accusato per un suo scritto, pubblicato nel 2004, negli Annali della stessa facoltà, dove invocava "le camere a gas naziste per i maledetti ebrei" 'colpevoli', a suo dire, di praticare il rito di macellazione 'ortodosso' degli animali prescritto dal libro del Levitico.
I supremi giudici hanno respinto la dignità scientifica della tesi sostenuta da Melis in nome della causa 'animalista' della quale, da vegetariano convinto, si è fatto fautore. Avvertono gli alti magistrati che "un insulto resta tale anche se inserito in un bel ragionamento e in senso complessivo dell'elaborazione culturale non può redimere passaggi argomentativi in sé non ammissibili sul piano della liceità giuridica". I supremi giudici, inoltre, hanno anche respinto la linea difensiva di Melis che sosteneva di aver solo manifestato, al massimo, "avversione o antipatia" e non "odio" verso gli ebrei, "né espresso incitamento in tal senso". In proposito la Cassazione rileva che la natura antisemita del suo scritto è testimoniata anche dalla lettera con la quale ha inviato il suo elaborato al rabbino capo della Comunità di Roma, Riccardo Di Segni. "Maledetti ebrei credenti...Per voi dovrebbero essere usate ancora le camere a gas...Non dovrebbe essere un reato giustiziare un ebreo credente".
Adesso, oltre alla condanna e alla multa, Melis dovrà anche risarcire per danni morali la Comunità ebraica di Roma e le comunità israelitiche italiane, costituitesi parte civile nel processo nelle persone di Giacomo Sandri e Cinzia Ghirsi. Melis ha provato a sostenere che Sandri e Ghirsi non avevano titolo per costituirsi in giudizio dal momento che non erano ebrei di nascita . In proposito la Suprema Corte ha replicato che "l'etnia d'origine non assume alcun rilievo nel diritto al risarcimento nei processi per discriminazione religiosa e razziale.
Il professore, oltre ad aver fatto 'dono' del suo libro al rabbino Di Segni, lo aveva anche inviato a 140 biblioteche italiane e straniere affinché lo scritto fosse "un marchio indelebile sulla vostra pelle: sulla base del diritto naturale non dovrebbe essere un reato giustiziare un ebreo credente o un islamico". Quanto al limite della libertà di pensiero, la Cassazione avverte che essa non può essere invocata né servire da giustificazione quando finisce con il travolgere il "rispetto di valori più alti, pure costituzionalizzati, quali la dignità umana".
Dal 6 al 14 giugno Gerusalemme celebrerà il festival delle Luci grazie ad impianti luminosi, installazioni
e mostre dedicate alla luce. Durante la manifestazione, ogni sera dopo il tramonto, sarà possibile assistere ad eventi di strada, spettacoli di acrobati e visitare una fiera dell'illuminazione allestita presso l'Archeological Garden del Davidson Center di Gerusalemme. Novità dell'edizione 2012: quattro percorsi allestiti intorno al centro storico alla scoperta dell'anima della città. Molti gli artisti provenienti da Paesi stranieri: Francia, Portogallo, Usa, Danimarca, Belgio e Italia. Alla grotta di Zedekia in mostra anche l'opera dell'italiano Richi Fererro caratterizzata da maschere africane che prendono vita con la luce.
Israele: firmato un accordo per voli liberi con lUnione Europea
Israele ed Unione Europea hanno firmato nei giorni scorsi un Memorandum dIntesa relativo allaccordo Cieli Aperti. Laccordo entrerà in vigore attraverso vari step fino allestate del 2017, quando verranno definitivamente eliminate tutte le restrizioni al traffico aereo tra Israele ed Unione Europea, informa lICE.
Il Commissario Europeo ai Trasporti, Siim Kallas, ha dichiarato che laccordo raggiunto è molto importante per rafforzare le relazioni con Israele nel settore del turismo, del commercio e delleconomia. Il Ministro dei Trasporti Israeliano, Katz, ha sottolineato come laccordo Cieli Aperti sia un grande successo per Israele che sarà in grado di integrare il Paese nello spazio aereo globale, creare nuovi posti di lavoro e rafforzare leconomia.
Katz incontrerà le compagnie aeree Israeliane - El Al Israel Airlines Ltd., Arkia Airlines Ltd. e Israir Airlines and Tourism Ltd. - per ascoltare le loro osservazioni sullaccordo raggiunto. Il traffico passeggeri da e per l'Unione Europea conta per Israele il 60 per cento del traffico totale. Nel 2011 ha fatto registrare poco meno di sette milioni di passeggeri.
Il Washington Post rivela piani terroristici di Hezbollah
Un'operazione delle forze di polizia di quattro Paesi differenti sta coordinando un'azione di monitoraggio su alcuni attentati preparati, nei mesi scorsi, da esponenti di Hezbollah. Gli obiettivi individuati erano prestigiosi uomini d'affari e diplomatici di sette Paesi differenti.
La questione è stata sollevata da un articolo del Washington Post, che assicura di utilizzare fonti anonime di servizi segreti statunitensi.
Le basi dei sospetti si baserebbero su registrazioni telefoniche di sim acquistate in Iran e poi riutilizzate da alcuni dei protagonisti degli agguati, che preparavano viaggi strategici.
L'intelligence iraniana avrebbe poi stroncato le azioni terroristiche a seguito della distensione diplomatica voluta da Teheran a marzo per il proseguimento dei negoziati sul programma nucleare.
GAZA - Dopo un letargo forzato durato sette anni, la compagnia aerea Palestinian Airlines ha ripreso questo mese a solcare i cieli, fra l'aeroporto egiziano di el-Arish (Sinai) ed Amman.
Dotata di appena due velivoli Fokker-50, la compagnia palestinese progetta di espandersi in futuro e di raggiungere da el-Arish (una località vicina a Gaza) anche Arabia Saudita, Emirati arabi e Turchia.
Le attività della Palestinian Airlines sono iniziate alla fine degli anni Novanta, utilizzando come base di partenza l''aeroporto Arafat' di Dahanye (Gaza). Ma con l'inizio dell'intifada (settembre 2000) Israele distrusse quella pista e la compagnia fu costretta a ripiegare sull'aeroporto di el-Arish.
In seguito il numero dei passeggeri si sarebbe assottigliato al punto da costringere la cessazione delle attività. Adesso la Palestinian Airlines cerca di recuperare la clientela perduta offrendo voli che consentono di raggiungere la Giordania dal Sinai settentrionale in soli 90 minuti, risparmiando così ai palestinesi provenienti da Gaza i 350 chilometri necessari per raggiungere il Cairo.
Orith Youdovich: in mostra a Roma le foto dell'artista
La fotografa di Tel Aviv racconta l'oscurità / Roma - Si tratta di una mostra interiore e sentita quella di Orith Youdovich e, del resto, lo si poteva intuire già dal titolo "Oscurità - Luogo frammento della memoria".
La fotografa Youdovich, nata a Tel Aviv, ma ormai stabilita a Roma, ha iniziato la sua carriera occupandosi di reportage sociali, ma poi ha trasformato la sua capacità di ritratte eventi e situazioni in una vera forma d'arte accostandosi alla fotografia di tipo concettuale.
La sua mostra conta 10 fotografie che rimandano a temi legati all'oscurità e legati da un sottile fil rouge che collega i temi della memoria, del frammento e dei luoghi.
Situata nella cornice della Galleria Gallerati, nel quartiere Nomentano a Roma, la mostra sarà visitabile ancora fino al 30 maggio, dal lunedì al venerdì dalle ore 17 alle ore 19. Ingresso libero.
Agricoltura: convegno sul marchio Kosher, con la presenza del ministro Catania
ROMA, 28 mag - Domani martedì 29 maggio si terrà il convegno 'Il marchio Kosher. Opportunità e sfida culturale', presso la Sala Cavour del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. L'incontro, che avrà inizio alle ore 16.00, sarà introdotto da Renzo Gattegna, Presidente Unione Comunità Ebraiche, e coordinato da Tobia Zevi, Presidente dell'Associazione di cultura ebraica Hans Jonas. Interverranno: Riccardo Di Segni, Rabbino capo di Roma; Filippo Ferrua Magliani, Presidente Federalimentare; Mario Guidi, presidente Confagricoltura; Sergio Marini, Presidente Coldiretti; Giuseppe Politi, Presidente Cia; Franco Verrascina, Presidente Copagri. Al Ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, Mario Catania, sono affidate le conclusioni. Così in una nota il Ministero dell'Agricoltura.
Domenica 27 maggio un attacco hacker ha piratato il sito dell'agenzia di propaganda del governo palestinese, Wafa Palestine news, per inserire un rapporto "eclatante" sui generali dell'Autorità palestinese.
Quel che colpisce delle informazioni messe online dagli hacker è la precisione delle accuse contro il presidente palestinese Mahmoud Abbas e i suoi collaboratori. Accuse che dovrebbero portare a indagini internazionali, oppure all'indifferenza che spesso prevale in questi casi.
Una delle informazioni messo online dagli hacker : "Mahmoud Abbas ha fondato un'organizzazione di difesa dei diritti dell'uomo a Ginevra, in Svizzera. Questa ONG è in realtà una copertura per un'agenzia di spionaggio palestinese.
Il portavoce del presidente palestinese ha dichiarato che l'attacco informatico è stato perpetrato da un gruppo anti-palestinese, che ha cercato di togliere voce e diritto di espressione a Wafa, fonte ufficiale del popolo palestinese.
La radio Voce della Palestina ha precisato che l'attacco informatico coincide con i preparativi di Wafa per festeggiare il suo 40esimo anniversario.
Gli iraniani si preparano a costruire un'altra centrale nucleare nell'area di Busher, sul golfo Persico, dove si trova già un primo impianto, ultimato grazie ai russi.
La notizia viene dalla direzione del programma iraniano per l'energia atomica. Il reattore avrà una potenza da mille megawatt, come quello già esistente. L'avvio dei lavori è previsto per l'anno prossimo. A termine, Teheran intende dotarsi di un parco di impianti di una potenza totale di almeno 20mila megawatt.
Il dialogo sul nucleare fra la Repubblica islamica e le potenze occidentali è ripreso, ma procede a singhiozzo. La Repubblica islamica non intende interrompere l'arricchimento dell'uranio fino al 20%, così come chiesto dal Gruppo dei 5+1 (Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Regno unito più la Germania). Un combustibile così concentrato serve ai reattori di ricerca. Al di là, si aprono prospettive di utilizzo militare.
Un argentiere fiorentino stupisce con un allestimento ebraico-nazista
Il Comune gli ordina di sgomberare la vetrina choc
dii Massimiliano Mantiloni
Togliete da quella vetrina le foto dei gerarchi nazisti. E così dopo una settimana di esposizione il Comune di Firenze ha invitato a desistere l'argentiere Gianfranco Pampaloni, da sempre pronto a provocare. E' stata, per 7 giorni, una vetrina choc. E pensate che si trattava soltanto di partecipare ad un concorso indetto dal Maggio Musicale, il viaggio "Dalla Mitteleuropa al Sudamerica". Nessun intento di offendere il mondo ebraico, ma la riprovazione è stata unanime. Soprattutto quella del sindaco Matteo Renzi e del vicesindaco Dario Nardella. Quest'ultimo in particolare ha preso carta e penna e ha scritto allo stravagante argentiere. "Prenda in seria considerazione la rimozione dell'allestimento perchè mostra assoluto cattivo gusto nel cercare visibilità commerciale maneggiando con poca attenzione argomenti delicati come quelli della Shoah" ha scritto Nardella.
In vetrina erano state messe le foto di Klaus Barbie, Adolf Eichmann, Josef Mengele, Erich Priebke, una divisa da nazista e la custodia di un violino sono esposti anche oggetti in argento dell'artigianato ebraico. Questa volta la provocazione è caduta sull'accostamento oggetti ebrei-nazismo, in passato all'insegna delle coppie impossibili Pampaloni aveva sfoggiato una Madre Teresa di Calcutta a braccetto con Pietro Pacciani. Diavolo e acquasanta. "Sotto il nome Judaica sono noti gli oggetti della ritualità ebraica, quelli che sono stati razziati dai nazisti dalle case degli ebrei morti" hanno tuonato i vertici della comunità ebraica fiorentina "è mancanza di rispetto".
L'argentiere ha obbedito al diktat comunale ma ha mostrato stupore gridando persino alla "censura". Pronto però a tornare ad infiammare animi e menti con un nuovo, prossimo allestimento. Perché la voglia di stupire non si perde. Insieme ad un pizzico di discutibile gusto.
Deturpata a Livorno la targa via Degli ebrei vittime nazismo
Ignoti cancellano parole e la trasformano in 'via gli ebrei'
LIVORNO, 26 mag - Deturpata a Livorno la targa di via Degli ebrei vittime del nazismo. Ignoti, probabilmente la notte scorsa, hanno cancellato le parole vittime e nazismo trasformando cosi' la dicitura sull'insegna in 'via gli ebrei'. Sdegno per l'atto vandalico e' stato espresso dal sindaco della citta' toscana Alessandro Cosimi: ''La recrudescenza di sentimenti di questo tipo - ha detto - e' incredibile e inaccettabile. E' vile chi si accanisce contro una lapide, annullando il suo significato''. La targa, fanno sapere dal Comune, verra' rimossa e sostituita quanto prima.(ANSA).
L'associazione medica tedesca ammette l'errore di aver contribuito alla più grande tragedia del secolo scorso
di Dario Ferri
L'associazione dei medici tedeschi ha chiesto pubblicamente e in maniera esplicita scusa per la sua partecipazione all'Olocausto che durante la Seconda Guerra Mondiale uccise sei milioni di persone. In particolare chiede scusa per il ruolo ricoperto nell'omicidio di massa, nella sterilizzazione e negli esperimenti compiuti dai suoi professionisti sugli ebrei ed altri gruppi vittime della barbarie nazista.
DOTTORI E ATTIVISTI - Il documento votato all'unanimità dall'associazione afferma, contrariamente a quanto creduto da più parti finora, che i medici tedeschi non furono costretti dall'autorità politiche ed uccidere ed effettuare sperimentazioni su essere umani, ma che invece si impegnarono nello sterminio con lo stesso spirito dei leader nazisti.
PERDONO - Nella dichiarazione si chiede il perdono dei familiari delle vittime del massacro. Il processo di Norimberga ha portato alla luce storie raccapriccianti di test compiuti sotto la guida del medico, e ufficiale delle SS, Josef Mengele, soprannominato L'angelo della morte.
E' morto in Germania Klaas Faber, il terzo criminale nazista più ricercato
Klaas Faber
BERLINO, 26 mag. - Il criminale di guerra nazista di origine olandese Klaas Faber, il terzo principale ricercato sulla lista del centro Simon Wiesenthal, è morto in Germania all'età di 90 anni. Lo riferisce a condizione di anonimato un funzionario dell'ospedale di Ingolstadt, dove l'uomo viveva. Faber era stato condannato nel 1947 in Olanda per il coinvolgimento in 22 omicidi e per aver aiutato gli occupanti nazisti. La condanna a morte gli fu commutata in ergastolo, ma nel 1952 riuscì a scappare in Germania, dove ha vissuto in libertà fino alla morte nonostante i ripetuti tentativi di ottenerne l'estradizione. Recentemente la procura di Ingolstadt aveva presentato una richiesta per fargli scontare la pena in Germania.
La moglie, Jacoba, ha riferito al sito d'informazione olandese Nieuwe Pers che Faber è morto in ospedale giovedì. Nato in Olanda il 20 gennaio del 1922, Klaas Faber era stato condannato per omicidi commessi fra il 1944 e il 1945 in tre luoghi diversi. Sei delle uccisioni erano state compiute nel campo di transito di Westerbork, dal quale passarono migliaia di ebrei olandesi tra cui Anna Frank prima di essere trasferiti nell'Europa dell'est. Secondo il centro Wiesenthal, Faber si arruolò come volontario nelle SS dopo che la Germania invase l'Olanda durante la seconda guerra mondiale. Prestò inoltre servizio nel Sicherheitsdienst, l'agenzia di intelligence interna nazista, e nell'unità delle SS soprannominata con il nome in codice 'Silbertanne' (cioè abete d'argento). Si trattava di un gruppo composto da 15 uomini, la maggior parte dei quali olandesi, incaricato di compiere rappresaglie per gli attacchi compiuti dalla resistenza olandese contro i collaborazionisti.
A salvare Faber dai numerosi tentativi di ottenere la sua estradizione in Olanda in virtù di un mandato d'arresto europeo fu il fatto che aveva anche la cittadinanza tedesca. L'aveva infatti ottenuta per aver prestato servizio in Germania durante la guerra e per l'estradizione dei cittadini tedeschi è necessario avere il consenso della persona che dovrebbe essere trasferita. La prima richiesta di estradizione fu avanzata dall'Olanda nel 1954, ma la Germania dell'Ovest la respinse proprio perché si trattava di una persona con cittadinanza tedesca. Nel 1957, inoltre, un tribunale di Duesseldorf rifiutò i tentativi di portare Faber a processo in Germania, sostenendo che non ci fossero prove sufficienti a suo carico.
Nel 2004 l'Olanda chiese di fargli scontare una pena in carcere in Germania, ma la richiesta fu respinta e nel 2006 la procura di Monaco di Baviera ricevette dall'Olanda un nuovo fascicolo con prove con la richiesta di valutare la riapertura del caso. I procuratori, tuttavia, stabilirono che Faber non era colpevole di omicidio doloso, ma di omicidio colposo e quel reato era già caduto in prescrizione. Nel 2010, infine, l'Olanda presentò nuovamente richiesta di estradizione usando un nuovo mandato d'arresto europeo, richiesta che venne rigettata ancora adducendo come motivazione il fatto che Faber era cittadino tedesco.
La Fiat sospende i rapporti commerciali con l'Iran
ROMA - Le societa' controllate da Fiat "non svolgeranno piu' attivita' relativamente a prodotti o componenti la cui destinazione finale nota sia l'Iran". Lo rende noto la societa' in una nota specificando che il provvedimento ha "effetto immediato" ed e' stato deciso per sostenere "gli sforzi della diplomazia internazionale per una soluzione diplomatica delle questioni relative ai rapporti con l'Iran". Anche Fiat Industrial ha comunicato un'analoga decisione. "Naturalmente - spiega il Lingotto - saranno adempiuti gli obblighi giuridicamente vincolanti per i limitati impegni gia' esistenti. Le vendite a soggetti iraniani concluse negli scorsi anni da societa' controllate di Fiat sono state non significative dal punto di vista sia quantitativo, sia qualitativo ed hanno interessato prodotti esclusivamente ad uso civile. Le attivita' delle societa' controllate da Fiat che hanno intrattenuto rapporti commerciali con societa' iraniane sono sempre state condotte in conformita' a tutte le normative applicabili incluse quelle dell'Onu, dell'Unione Europea e dell'Italia" .
"Differenze tra torte ed ebrei? Le torte nel forno non gridano"
Il direttore sociale dell'Asl di Pavia, a lungo dirigente dell'Asl di Lodi, Bergamo e Milano, nel mirino delle critiche per la sua uscita infelice: "Non voleva essere un'affermazione pesante nei confronti di chi ha sofferto"
PAVIA, 26 maggio 2012 - «La differenza fra le torte e gli ebrei? Che le torte quando le metti nel forno non gridano..». Bufera sul direttore sociale dell'Asl di Pavia, Giuseppe Imbalzano, 59 anni, a lungo dirigente dell'Asl di Lodi per poi passare a Bergamo e Milano, che durante un incontro con i rappresentati di Comune e Provincia ha pronunciato queste parole. Subito è scoppiata la polemica, ma Imbalzano, raggiunto ieri in tarda serata al telefono da Il Giorno, si difende: «Quando ho detto quella battuta, le persone hanno sorriso - dice -. Non voleva essere un'affermazione pesante nei confronti di chi ha sofferto ed è stato trattato senza considerazione per la sua dignità umana. È stata una sciocca battuta, che non aveva alcuno spirito offensivo».
Imbalzano continua: «Non avrei mai immaginato che una sciocchezza del genere potesse sollevare un "polverone", anche per il contesto nel quale è stata pronunciata». E ripete: «Non volevo offendere la sensibilità degli ebrei, nella mia vita non ho mai manifestato mancanza di sensibilità nei confronti di ebrei e altre minoranze». Scuse tardive. Basteranno a salvargli il posto? «Non ho ancora ricevuto alcuna comunicazione dall'azienda», dice lui. Al momento, nessuna denuncia è giunta allo sportello
(Il Giorno, 26 maggio 2012)
Non è che io sia antisemita, sono loro che sono ebrei. Se non ci fossero ebrei, non ci sarebbero queste battute, con il noioso strascico di denunce, chiarimenti e scuse. Bisognerà che qualcuno trovi prima o poi una soluzione definitiva a questo problema. Sarà questo il pensiero recondito di qualcuno che legge una notizia come questa? M.C.
GAZA, 25 mag - Una delegazione del movimento islamico palestinese Hamas guidato dal suo leader Khaled Meshaal ha incontrato ieri al Cairo l'ex presidente americano Jimmy Carter. Lo hanno reso noto fonti di Hamas a Gaza.
"Abbiamo sottolineato la necessita' che l'amministrazione americana non sia di ostacolo alla riconciliazione palestinese" tra Hamas e l'autorita' nazionale palestinese, ha detto un responsabile di Hamas, Ismail Radwane.
I colloqui, ha affermato un altro dirigente Ezzat al Rishq su Twitter, si sono concentrati "sulla questione palestinese e sulla riconciliazione"
L'ex presidente americano ha incontrato piu' volte i dirigenti di Hamas, un'organizzazione che gli Stati Uniti considerano terrorista. Carter si trova attualmente al Cairo per monitorare le elezioni presidenziali egiziane con la sua fondazione, il Centro Carter.
(Blitz quotidiano, 26 maggio 2012)
Il vergognoso esempio storico di Martin Lutero dovrebbe far capire che non basta essere cristiani evangelici, anche "born again" come si professa Carter, per essere immuni dalla piaga dell'antisemitismo. Jimmy Carter è un antisemita. Più pericoloso di Barack Obama, perché la sue ottuse esternazioni e prese di posizione possono essere inquinanti e contagiose. M.C.
Israele, trovati gioielli risalenti a tremila anni fa
TEL AVIV, 25 mag. - Alcuni archeologi dell'università di Tel Aviv hanno rinvenuto una serie di antichi pezzi di gioielleria risalenti a 3mila anni fa nei pressi del sito individuato il luogo biblico dell'Armageddon, nel nord di Israele. I preziosi gioielli sono stati trovati all'interno di un vaso di ceramica, il che lascia pensare che il proprietario abbia voluto nasconderli prima di fuggire. "Il ritrovamento è fra quelli di maggior valore mai avvenuti risalente al periodo biblico" e offrono uno sguardo raro sull'alta società di Canaan, ha spiegato il professor Israel Finkelstein dell'università di Tel Aviv, che ha co-diretto gli scavi. Un pezzo in particolare è "senza paralleli": si tratta di un paio di orecchini d'oro decorati con stambecchi e capre selvatiche. Secondo il Nuovo testamento a Megiddo si svolgerà il cosiddetto Armageddon, cioè la battaglia apocalittica finale tra le forze del bene e quelle del male.
Cuore: team israeliano lo "ripara" usando cellule della pelle
PARIGI - Scienziati israeliani hanno prelevato cellule della pelle in pazienti con insufficienza cardiaca e le hanno trasformate in cellule in grado di riparare il muscolo cardiaco danneggiato. La tecnica finora è stata testata solo sui ratti e potrebbe richiedere fino a un decennio prima di superare i trial necessari perché sia utilizzata negli esseri umani; ma pur con questa cautela, si tratta di un importante passo in avanti perché il fatto che le cellule trapiantate appartengano agli stessi pazienti potrebbe evitare il problema del rigetto.
La ricerca ha utilizzato il metodo cosiddetto delle cellule staminali pluripotenti indotte umane (hiPSC), una scoperta abbastanza recente che è considerata un'entusiasmante alternativa al metodo, più controverso, delle cellule staminali embrionali. L'obiettivo è fare in modo che, se vengono utilizzate le cellule proprio di un paziente, queste saranno accettate dal sistema immunitario e non attaccate. Studi recenti hanno dimostrato che è possibile prelevare le hiPSC da persone giovani e in salute e queste sono in grado di trasformarsi in cellule per il cuore; ma finora non era possibile ottenerle da pazienti anziani e malati; ne era possibile che le cellule cardiache create dalla hiPSC potessero integrarsi con il tessuto cardiaco esistente.
In pratica, il team israeliano ha prelevato le cellule della pelle da due uomini con scompenso cardiaco e mescolato le cellule con un cocktail di geni e prodotti chimici in laboratorio per creare una 'terapia' di cellule staminali; le cellule create sono risultate identiche alle cellule muscolari di un cuore sano; e quando queste cellule sono state trapiantate in un ratto, hanno cominciato a creare collegamenti con il tessuto cardiaco circostante.
"Quello che è nuovo ed emozionante della nostra ricerca è che abbiamo dimostrato che è possibile prendere le cellule dalla pelle di un paziente anziano con insufficienza cardiaca avanzata e arrivare a sue proprie cellule, ricreate in laboratorio, che sono sane e giovani, l'equivalente delle cellule del suo cuore, nella fase in cui era appena nato", ha spiegato Lior Gepstein, professore di cardiologia al Technion-Israel Institute of Technology and Rambam Medical Center ad Haifa.
Messaggio di solidarietà ai ferraresi per il dramma del sisma
L'Ufficio Segreteria Fondazione MEIS, per conto del Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Renzo Gattegna e del Presidente del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara Riccardo Calimani, ha trasmesso una nota congiunta di solidarietà per il terremoto del 20 maggio 2012. Questo il testo integrale.
Alle Autorità della Regione Emilia - Romagna, della Provincia e del Comune di Ferrara
Cari amici, desideriamo esprimervi tutta la nostra vicinanza per le notizie sempre più luttuose che arrivano da Ferrara e da tutta l'Emilia Romagna. Quelle che vediamo in queste ore sono infatti immagini che ci procurano grande dolore e angoscia. Dopo l'uomo, artefice del vile attentato di Brindisi, adesso la natura, che si accanisce procurando lutti che toccano le nostre anime e le nostre coscienze. Siamo sconvolti, avviliti e affranti. Ma anche consapevoli, conoscendo la forza di carattere della gente della vostra straordinaria regione, che sarete presto capaci di metabolizzare la tragedia subita per ripartire col coraggio e la determinazione che da sempre vi contraddistinguono.
Renzo Gattegna, presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane
Riccardo Calimani, presidente del Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara
L'ultimo sigillo arriva con apparente nonchalance: 20 punti di distacco facilmente rifilati agli avversari, supremazia tecnica e pieno controllo della partita in ogni fase di gioco. Con la netta affermazione di ieri sera (83-63) sul Maccabi Ashdod, il Maccabi Tel Aviv entra nella storia della pallacanestro mondiale con un nuovo record impossibile da avvicinare nel breve periodo: 50 titoli sul totale dei trofei (58) messi in palio da quando in Israele ha visto la luce un campionato professionistico per questa disciplina ancora oggi in testa alle classifiche nazionali di gradimento. Una serie di successi che non ha eguali in altre federazioni e che è stata ovviamente accolta con grandi festeggiamenti per le strade della Città Bianca ma non solo. Il Maccabi è infatti un simbolo di vitalità e forza agonistica per tutto il paese, la grande certezza del basket israeliano di competere sul palcoscenico europeo dove in effetti i risultati positivi hanno spesso accompagnato la storia del team. Nel palmares al momento quattro Euroleghe e una Suproleague, bottino di tutto rispetto che lo colloca al terzo posto nel Continente per numero di successi con davanti soltanto il Real Madrid e il Cska Mosca. In queste ore si festeggia anche a Treviso dove molto forte e intenso è rimasto il legame con David Blatt, coach del Maccabi, che proprio in Veneto riuscì a ottenere nell'arco di appena due anni un titolo nazionale, una Supercoppa e una Coppa Italia.
"Shalom Gaza", l'ebraico fa capolino nelle scuole di Hamas
Dopo anni di ostracismo. 'Serve a capire la mentalita' degli israeliani. Vogliamo insegnare agli studenti l'idioma del nemico
GAZA, 25 mag - ''Ehad-shnaym-shalosh-arba''': da settembre, per volere di Hamas, in alcune scuole pilota di Gaza gli studenti torneranno ad apprendere a contare sulle dita 'uno-due-tre-quattro' in lingua ebraica.
L'iniziativa e' stata annunciata a sorpresa nei giorni scorsi, dopo che per anni nella scuole della Striscia - passata sotto il pieno controllo della fazione islamica palestinese nel 2007 - l'insegnamento dell'ebraico (strumento di dialogo, comunque la si giri) era stato abolito. Mentre i cultori della materia potevano al massimo seguire qualche corso a livello universitario.
Dalla prossima stagione scolastica l'ebraico andra' invece ad affiancarsi (in una ventina d'istituti su 180) all'inglese come seconda lingua straniera. E potra' cosi' soppiantare francese e tedesco che per gli abitanti di Gaza - fortemente limitati negli spostamenti all'estero - appaiono oggi assai meno utili.
In una dichiarazione alla stampa, Mahmud Matar, direttore generale del ministero dell'Istruzione di Hamas, ha addotto motivazioni patriottiche. ''Attraverso lo studio dell'ebraico - ha spiegato - possiamo comprendere meglio la struttura della societa' israeliana, comprendere come essi pensano''. ''Noi - ha rincarato la dose - vediamo in Israele un nemico: ed ecco, vogliamo insegnare agli studenti l'idioma del nemico''.
Ma nell'aria si avvertono pure altre istanze, di carattere piu' pratico. Sono spesso scritte in ebraico le confezioni dei prodotti e dei medicinali che entrano nella Striscia: dunque occorre essere in grado di decifrarle. Anche i canali televisivi israeliani possono essere captati a Gaza. E specialmente i programmi per i bambini e i cartoni animati sono considerati di buon livello: ma ovviamente sono in lingua originale.
Fra gli adulti di Gaza, non pochi sanno esprimersi in buon ebraico: per aver lavorato in Israele fino a quando i valichi erano aperti (prima dell'Intifada) o, talora, per aver trascorso periodi di detenzione. Ma anch'essi, spesso, non sono in grado di leggere e scrivere, malgrado l'ebraico moderno abbia sotto certi aspetti notevoli somiglianze con l'arabo.
Nei prossimi mesi il sistema educativo locale dovra' attrezzarsi per dotare gli insegnanti del materiale didattico necessario. Ma i responsabili hanno fiducia che le cose procederanno per il meglio, perche' Gaza gode di strutture scolastiche certamente sovraffollate (fino a 50 allievi per classe, in piu' turni quotidiani), ma tutto sommato efficienti. Anche grazie all'aiuto dell'Onu e di varie organizzazioni internazionali, l'analfabetismo totale resta infatti sotto l'1 per cento e nell'angusta Striscia ci sono tuttora ben cinque campus universitari. La speranza, si sussurra dunque nelle scuole coinvolte, e' che tutto in fin dei conti possa andare 'tov meod': in ebraico, 'molto bene'.
Olimpiadi. Sulla strage di Monaco del 1972 ... olimpico silenzio
Il 5 settembre 1972 otto terroristi palestinesi, vestiti con tute sportive e coi borsoni da atleta pieni di mitra e pistole, penetrarono nei dormitori del villaggio olimpico di Monaco, sfruttano un involontario aiuto da parte di atleti americani. Usando chiavi rubate, riuscirono a fare irruzione nella palazzina dove dormivano atleti e allenatori israeliani con lo scopo di prenderli in ostaggio.
Durante lo scontro che ne seguì - affrontato dagli atleti israeliani praticamente a mani nude, e che vide uno dei terroristi finire per terra privo di sensi - due atleti furono ammazzati a colpi d'arma da fuoco. Usando i restanti nove atleti come ostaggi, i sequestratori cercarono col ricatto di costringere Israele a scarcerare duecento terroristi palestinesi. Israele si rifiutò di trattare; ne seguì una situazione di stallo durata circa venti ore. Poi, in un fallito tentativo delle autorità di sicurezza tedesche di liberare gli ostaggi, tutti gli atleti israeliani vennero ammazzati.
L'orrore per l'attacco sanguinario fu tanto più grande per il fatto che i terroristi avevano spietatamente sfruttato l'atmosfera di reciproca fiducia e di pacifica fratellanza fra nazioni che sta al cuore dei Giochi Olimpici.
Oggi il mondo si appresta a tenere un'altra Olimpiade. Rappresentanti ufficiali israeliani e due membri del Congresso americano, a nome e per conto di due vedove delle vittime assassinate a Monaco, hanno avanzato una richiesta semplice e umana: che, al momento in cui il prossimo luglio le nazioni del mondo sbarcheranno a Londra, gli atleti e il pubblico di tifosi osservino un minuto di silenzio. Solo un minuto.
Ma il Comitato Olimpico Internazionale ha detto no.
La decisione non sorprende. Il Comitato Olimpico Internazionale aveva già freddamente respinto precedenti richieste avanzate da Ankie Spitzer, vedova dell'allenatore di scherma Andrei Spitzer, e da Ilana Romano, vedova del sollevatore di pesi Yossef Romano. Tuttavia c'era la speranza che questa volta andasse diversamente. Quest'anno segna un momento particolarmente appropriato per correggere gli errori del passato: ricorre infatti il 40esimo anniversario della strage delle Olimpiadi di Monaco. E questa volta è stata presentata una richiesta ufficiale dal vice ministro degli esteri israeliano Danny Ayalon al presidente del Comitato Olimpico Internazionale, Jacques Rogge. Alla lettera di Ayalon si sono unite le lettere dei due membri del Congresso degli Stati Uniti, Eliot Engel e Nita Lowey, del partito democratico di New York.
Niente da fare. Nella sua risposta, inviata la settimana scorsa ad Ayalon, Rogge respinge la richiesta. Dice tuttavia che intende partecipare a un ricevimento alla Guildhall di Londra organizzato dal Comitato Olimpico israeliano in memoria delle vittime. "Siamo molto vicini ai famigliari delle vittime - afferma Rogge nella sua lettera - e comprendiamo il loro persistente dolore". E aggiunge: "Ciò che accadde a Monaco nel 1972 rafforza la determinazione del Movimento Olimpico di contribuire più che mai all'edificazione di un mondo pacifico e migliore, educando i giovani attraverso lo sport praticato senza discriminazioni di alcun genere e nello spirito olimpico. Siate certi che, nell'ambito della famiglia olimpica, la memoria delle vittime della terribile strage di Monaco del 1972 non svanirà mai".
Che sia vero o meno che la memoria degli undici di Monaco resterà sempre viva "nell'ambito della famiglia olimpica", osservare un minuto di silenzio ai prossimi Giochi Olimpici e in quelli che seguiranno contribuirebbe molto a far sì che essi continuino ad essere ricordati anche al di fuori "dell'ambito della famiglia olimpica". E comunque, un momento di silenzio non sembra che sia chiedere troppo, specie considerando la ferocia di quegli omicidi e il fatto che le vittime non vennero uccise per le strade di Gerusalemme o di Tel Aviv, ma all'interno del villaggio olimpico in quanto partecipanti ai Giochi della fratellanza fra le nazioni. La strage di Monaco dovrebbe essere commemorata non come una tragedia israeliana, bensì come una tragedia "nell'ambito della famiglia delle nazioni", come ha sottolineato Ayalon.
Rogge ha perso l'occasione e si è aggiudicato la medaglia d'oro dell'indifferenza. Ma la sua omissione non può in alcun modo sminuire il lascito degli undici di Monaco.
L'Ambasciatore di Israele presso la Santa Sede a Vicenza
di Paola Farina
Mordechay Lewy
Il Festival biblico è un'iniziativa che merita rispetto e che va applaudita, perché credo che il senso sia quello di far vivere un paesaggio ricco di sedimentazioni religiose, attraversando i diversi percorsi e lasciando un segno di misticità positiva.
Spero che all'Ambasciatore Mordechay Lewy non dispiaccia se riporto una piccola parte di un Suo articolo pubblicato su Pagine Ebraiche e ripreso dall'Osservatore Romano il 20 gennaio del 2010, che è uno dei più belli ed incisivi che io abbia mai letto.
"L'ebraismo si fonda sul riconoscimento dell'unità del genere umano, dell'aderenza ai principi morali e della verità, che regnano supreme sopra ogni uomo, a prescindere dalla razza o dalla religione. I Giusti non sono tali in virtù dei propri natali. I gentili possono aspirare a divenire Giusti come gli ebrei, secondo quanto citato nel Tosefta, Sanhedrin, 13, "I giusti tra i Gentili hanno il loro posto nel mondo a venire". Nel Levitico "Amerai il prossimo tuo come te stesso" (19, 18), si applica a ogni essere umano. Quei principi sono riconducibili a un rispettoso trattamento dell'"altro". Nonostante le mutate condizioni di vita in Europa, le fonti rabbiniche medievali mostrano rispetto verso le altre religioni. Non solo Maimonide, ma anche Rabbi Menachem Hameiri di Perpignan (1249-1315) riconobbe nel suo commento al Talmud Beit Habechira che i musulmani e i cristiani meritano onestà nelle transazioni economiche, come "popoli definiti dai modi della religione" (commenti sui trattati Baba Metzia, 27a e Baba Kama, 113b".
L'Ambasciatore è giunto a Vicenza in compagnia della moglie Rivka e dell'archeologo israeliano di fama mondiale Dan Bahat, accolti da "un tutto esaurito" alla sala del Palazzo delle Opere Sociali.
L'Ambasciatore non è ripartito immediatamente, ma ha voluto concludere la serata a Vicenza con una cena al Caffè Garibaldi, accolto dalla proprietaria Manuela Pietrobelli, assieme a un ristrettissimo gruppo di amici, tra i quali il sindaco Achille Variati.
Ho posto qualche domanda a Mordechay Lewy senza voler proporre un'intervista vera e propria (che lascio volentieri ai giornalisti professionisti).
- Cristiani ed ebrei hanno un libro di preghiere in comune ed in comune il retaggio di persecuzioni, i musulmani sono nostri cugini, a me Ambasciatore sembrano tanto lontani, lo sono veramente o mi sbaglio io? Dipende sino a che punto. Tutte e tre le religioni monoteistiche sono vicine l'una all'altra perché esse sostengono di discendere da Abramo. In ogni caso dobbiamo prendere in considerazione che la religione ebraica è la più antica, che la religione cristiana si è evoluta dall'ebraismo, e che la religione islamica venera il corano e non la Bibbia.
- Ad ogni incontro multi religioso si rinnova l'incanto e riappare l'attitudine assoluta a mescolare le nostre diversità fino a creare l'illusione di un "romantico" punto di incontro, ma esiste questo punto d'incontro? Noi crediamo nello stesso D-o e le religioni in sé stesse non sono violente.
- Le religioni dovrebbero essere portatrici di messaggi di pace, invece spesso ci trova di fronte a vere battaglie mediateche e combattimenti corpo a corpo. L'idea di pace nella religione è una visione di pace, non la realtà. In realtà la pace in terra può essere raggiunta senza nessun credo religioso, perché la pace non è una categoria morale, ma ha una funzione di compromesso pragmatico tra due narrazioni.
- Quando l'uomo smetterà di applaudire all'apparenza e darà valore all'anima? Sia l'ebraismo che il cristianesimo sono sensibili sia verso la corporalità che verso la spiritualità e non escludono nessuna delle due.
- Che valore hanno questi incontri, quanto sono importanti e qual è l'impatto che possono avere sulla collettività multireligiosa? Più dialoghiamo gli uni con gli altri, più ci conosciamo, e i muri di diffidenza cadono.
Posso affermare che questo Ambasciatore è per me una delle figure più belle che io abbia mai conosciuto nel mondo della diplomazia e mi ha insegnato che è nostro dovere facilitare la lettura di una comunicazione complessa, la cui semantica appartiene a differenti contesti, come è nostro dovere riconoscere le similitudini e prendere coscienza delle nostre differenze sono i primi passi comuni per arrivare al punto di incontro.
(Notizie su Israele, 25 maggio 2012 - inviato dallautrice)
Euro 2012: Auschwitz vieta bandiere ai tifosi in visita
VARSAVIA - Niente bandiere, sciarpe, striscioni e "vuvuzelas" ad Auschwitz per tutta la durata degli europei di calcio. I responsabili dell'ex campo di concentramento nazista nel sud della Polonia hanno deciso di vietare l'ingresso ai tifosi che esibiscono simboli nazionali o legati alla competizione calcistica, per evitare che "le emozioni per l'evento sportivo siano trasferite in un luogo della memoria".
Bandite anche le bandiere israeliane, che vengono spesso portate dai parenti di vittime in visita al lager. Saranno anche rafforzate le misure di sicurezza per prevenire attentati o atti vandalici legati alla kermesse calcistica. La stampa locale ha riferito che quattro nazionali, l'Italia, la Germania, l'Inghilterra e l'Olanda, hanno gia' fatto sapere che intendono far visitare ai propri giocatori il campo di Auschwitz-Birkenau .
Morto a 86 anni Sabatino Finzi. Scampato dall'inferno di Auschwitz
Era uno dei 17 ebrei romani, dei 1022 rastrellati dal Ghetto nel 1943, che è riuscito a ritornare vivo dal campo di concentramento
Roma piange Sabatino Finzi, uno dei 17 ebrei ritornati vivi dal campo di concentramento di Auschwitz. E' morto all'età di 86 anni.
"Con Sabatino Finzi ci lascia una grande uomo che con il suo coraggio e la sua forza è riuscito a salvarsi dall'inferno di Auschwitz-Birkenau. Non posso dimenticare la sua storia, Sabatino era uno dei 17 ebrei romani, dei 1022 rastrellati, tornati dalla deportazione al Ghetto dell'ottobre 1943. Aveva 16 anni. Nessun altro dei 207 minorenni presi quel giorno tornò più. Sabatino tornò vivo da quell'inferno, dove però ha lasciato tutti i suoi familiari" ha commentato il sindaco Gianni Alemanno.
"La storia di Sabatino come quelle degli altri ex deportati deve essere utile perché non torni ad accadere quello che è successo, purtroppo, a tantissime persone - ha concluso Alemanno -. Roma Capitale è impegnata su questi temi perché il ricordo sia un patrimonio collettivo e condiviso, un esercizio spirituale ed educativo da trasmettere alle nuove generazioni".
Scoperto il tesoro di Megiddo, il più grande di Israele
GERUSALEMME, 23 mag. - Una brocca d'argilla risalente al periodo cananeo, recentemente scoperta nel sito archeologico dell'antica citta'-stato di Megiddo, nascondeva un tesoro in oro e argento. Gli archeologi israeliani dell'Universita' di Tel Aviv hanno cosi' scoperto uno dei piu' grandi reperti di preziosi mai trovato in Israele risalente ai tempi biblici. Gli oggetti, rinvenuti in una brocca d'argilla portata alla luce durante uno scavo a Tel Megiddo, vengono fatti risalire a 3.100 anni fa, cioe' all'Eta' del Ferro (1200-550 a.C.), quando il luogo era abitato da una tribu' cananea. I ricercatori, riferisce il sito Israele.net che cita come fonte della notizia il giornale ''Israel Hayom'', avevano rinvenuto la brocca d'argilla nel 2010 mentre operavano a Tel Megiddo, nella parte meridionale della valle Jezereel (nord Israele), ma l'hanno aperta solo nel luglio 2011 ed ora, dall'esame del contenuto, e' venuta l'affascinante sorpresa. Gli studiosi esitavano ad aprire il vaso perche' era pieno di terra e temevano di danneggiare quello che ritenevano potesse essere un contenuto molto fragile. Solo nell'estate scorsa i restauratori dell'Universita' di Tel Aviv si risolsero a vuotare il contenuto della brocca e restarono sbalorditi nel trovarsi davanti a una notevole quantita' di gioielli ben conservati
TEL AVIV, 23 mag. - Rafforzare la cooperazione tra Italia e Israele nel settore delle nanotecnologie e delle loro applicazioni mediche, promuovendo sinergie e collaborazioni tra i centri di eccellenza dei due Paesi. E' l'obiettivo di una conferenza bilaterale organizzata a Tel Aviv dalla Camera di commercio Israele-Italia in collaborazione con l'ambasciata italiana, che ha riunito nella capitale dello Stato ebraico rappresentanti del mondo della ricerca medica dei due Paesi. Il convegno e' stato organizzato nell'ambito del BioMed Israel, la piu' importante fiera internazionale nel settore della biomedicina. Nel corso dell'evento, e' stato fatto il punto sullo stato della ricerca nel settore della nanomedicina e sono state esplorate nuove prospettive di collaborazione in un settore che vede Israele all'avanguardia per investimenti e innovazione. All'evento, aperto dall'ambasciatore italiano, Luigi Mattiolo, hanno preso parte, fra gli altri, Fabio Beltram, direttore della Normale di Pisa, Ruggero Bettini, del dipartimento di Farmacia dell'Universita' di Parma, Maria Rita Luparini, senior manager del gruppo Angelini, e Shlomo Margel, capo del dipartimento di Chimica dell'universita' di Bari.
Auto: black box in telefonino, quando un sms può salvare vita
Progetto start-up Italia-Israele per un'applicazione per smartphone
TEL AVIV - Si chiama ''Rescue'' ed e' il prodotto di una delle prime start-up italo-israeliane sul fronte dell'innovazione informatica. E' in sostanza un'applicazione per smartphone - tarata sulle esigenze degli automobilisti, ma non solo - in grado di trasformare un telefonino in un dispositivo capace di rilevare urti e incidenti, di reagire autonomamente e chiedere soccorso con l'attivazione di contatti prestabiliti.
A promuoverne la diffusione e' l'architetto e uomo d'affari fiorentino Ghigo Capasso, gia' pilota Alfa Romeo e campione italiano delle ruote coperte negli anni '70, oggi presidente e amministratore delegato di una delle tante start-up nate in questi anni nella piccola 'Silicon Valley mediorientante' di Tel Aviv e dintorni. ''Rescue'' - spiega Capasso - e' di fatto una versione piu' intelligente (e rispettosa della privacy) di quella 'scatola nera' che tutte le autovetture europee dovranno avere a bordo di qui a non molto. Ma e' anche uno strumento di uso potenzialmente piu' largo: presentato come ''salvavita a disposizione di 'bikers', ciclisti, sciatori, escursionisti, pedoni, anziani o donne sole minacciate da pericoli''. Il tutto e' reso possibile da un algoritmo complesso e rivoluzionario, ideato da giovanissimi fisici e matematici israeliani divenuti partner della start-up di Capasso. Un meccanismo che permette all'applicazione - riservata per ora ai sistemi Android - d'individuare con precisione i contraccolpi di possibili cadute o incidenti, reagire (anche a telefonino spento) e attivarsi con l'invio di Sms e chiamate in vivavoce laddove l'utente non sia in grado di muoversi per un trauma qualunque (o magari non possa farlo perche' aggredito).
''Rescue'' ha superato di recente in Italia l'esame del crash test automobilistico secondo i protocolli europei. E' inoltre gia' in grado di dialogare con i sistemi di Samsung-Italia, Motorola-Italia e Vodafon, con i quali i responsabili del progetto hanno avviato contatti. Trattative per un possibile utilizzo, secondo le normative in fase di studio in sede Ue, sono poi in corso con le Federazioni europee di motociclisti e cicloamatori, sottolinea Capasso all'ANSA. Categorie per le quali - puntualizza - l'applicazione ''puo' rappresentare un mezzo unico, in termini d'efficacia, per l'attivazione di soccorsi immediati in caso di necessita'''.
Il Rabbino Capo del Mezzogiorno al Morvillo-Falcone
BRINDISI, 23/05/2012 - Questa sera, il Rabbino Capo di Napoli e del Mezzogiorno d'Italia, Rav Scialòm Bahbout, al termine della Conferenza, organizzata dagli Ebrei di Brindisi sul Tema: "I 10 Comandamenti. Analisi ed attualità", si è recato presso l'Istituto Morvillo-Falcone per deporre un messaggio per la Famiglia Bassi ed un fiore.
Non rientra nella tradizione ebraica portare fiori ai defunti o depositarli nei luoghi dove le persone sono morte ma, accogliendo l'appello delle Autorità cittadine e del Sindaco Consales, in primo luogo, anche gli Ebrei di Brindisi, simbolicamente ed attraverso il loro Rabbino, hanno voluto aderire all'invito civico.
Per l'occasione il Rav Scialòm Bahbout ha inviato una lettera ai genitori di Melissa Bassi. Di seguito ne riportiamo integralmente il testo:
A Massimo e Rita Bassi, genitori di Melissa,
la notizia dell'assassinio di Melissa ha colto tutti di sorpresa e ha lasciato tutti sgomenti. La comunità ebraica e non solo, era rimasta sgomenta dopo l'attentato e l'assassinio di bambini a Tolosa, assassinio che faceva seguito ai molti altri perpetrati da terroristi in Israele - assalto a una scuola a Maaloth, i numerosi attentati alle pizzerie e alle discoteche di Tel Aviv e di Gerusalemme in cui furono assassinati decine di ragazzi - e l'attentato alla Sinagoga di Roma in fu assassinato il bambino di neanche due anni Michael Stefano Tachè, ma nessuno avrebbe potuto immaginare che episodi del genere potessero verificarsi in Italia.
Eppure anche qui il terrorismo ha colpito senza pietà e inesorabilmente vostra figlia, vittima innocente di un folle che per il momento non ha ancora un nome.
In questi casi, la tradizione ebraica afferma che non si possono trovare parole davvero consolatorie, perché nessuna parola può essere adeguata per dei genitori colpiti nell'affetto più caro che hanno, quello dell'unica loro figlia. Le condanne, anche quelle provenienti dalle fonti più autorevoli, servono a poco se non sono poi accompagnate dalla volontà ferrea di non lasciarsi intimidire. Cosa fare quindi? Cercare di far sì che il sacrificio di Melissa serva almeno per la società che va educata a reagire con forza a qualsiasi atto terroristico, quale che sia la sua matrice e ovunque si manifesti anche in una casa lontana dalla nostra.
"Terra non coprire il suo sangue": fa sì che coloro che hanno ideato, organizzato e realizzato questo delitto possano presto essere assicurati alla giustizia, fa sì che il ricordo di Melissa rimanga nei nostri cuori, che il nostro impegno a essere sempre più vigili non venga mai meno. e che non ci lasciamo sconfiggere dalla paura.
Un pensiero va anche alle ragazze ferite: a Vanessa, Selena, Sabrina, Vittoria, Azzurra e Veronica. A voi che siete state colpite dal terrorismo siano presenti e servano le parole di un grande maestro del Chassidismo: Rabbi Nachman di Brazlav diceva: "Tutto il mondo, tutta la vita, sono come un ponte molto stretto, ma ciò che conta è non avere per niente paura".
Scialom Bahbout
Rabbino Capo del Meridione
Omaggio alla "Brigata Ebraica" che ha combattuto per un'Italia libera
Commemorazione dei caduti della Brigata Ebraica presso il Cimitero di Guerra Alleato di Piangipane , Ravenna - 31 maggio 2012.
Per ricordare e non dimenticare coloro che hanno contribuito a rendere la nostra terra libera e democratica, al Cimitero di Guerra Alleato di Piangipane si terrà la Commemorazione dei caduti della "Brigata Ebraica" in programma per giovedì 31 maggio. Alla solenne cerimonia prenderanno parte numerose istituzioni.
Saranno , infatti, presenti il Sindaco di Ravenna Fabrizio Matteucci, il Presidente delle Comunità Ebraiche Italiane Avv. Renzo Gattegna, l'Addetto Militare presso l'Ambasciata d'Israele Col. Yehu Ofer, il Rabbino Capo di Ferrara e delle Romagne Rav. Luciano Caro, Autorità istituzionali e le Associazioni di ex-Combattenti.
Nel settembre 1944, per volontà di W. Churcill, venne creata una unità combattente ebraica composta da volontari provenienti da paesi che dipendevano dal dominio britannico. La Brigata Ebraica, composta da circa 5.000 uomini e comandata dal brigadiere generale Ernst Frank Benjamin, di origine canadese, fu ufficialmente denominata "Jewish Infantry Brigade Group". La Brigata, dopo un periodo di addestramento in Egitto, fu fatta sbarcare a Taranto e, alla fine del dicembre 1944, venne incorporata nel X Corpo dell'VIII armata. Si impegnò in furiosi combattimenti nella valle dei fiumi Lamone e Senio, partecipò attivamente ai combattimenti sulla Linea Gotica in Romagna,che portarono alla vittoria finale e alla liberazione d'Italia. Le operazioni belliche misero in luce le capacità e il coraggio dei soldati, che, nonostante le numerose perdite, si distinsero in uno degli scontri più sanguinosi e cruenti con il gruppo di combattimento "Cremona". Al termine della guerra la Brigata Ebraica si prodigò anche per il salvataggio dei profughi sfuggiti alla persecuzione nazista.
BERLINO, 23 mag. - Drammatico crollo di immagine di Israele per i tedeschi, poco piu' di un terzo dei quali (36%) trova "simpatico" lo Stato ebraico, 9 punti in meno rispetto ad un sondaggio del 2009. A pochi giorni dalla visita di Stato in Israele del presidente Joachim Gauck, che si svolgera' dal 28 al 31 maggio, il settimanale 'Stern' ha condotto un sondaggio su come i tedeschi vedono oggi lo Stato ebraico. Ne risulta che per il 70% Israele persegue i propri interessi senza riguardi per gli altri popoli. A pensarla in questo modo e' l'11% in piu' dei cittadini interrogati tre anni fa. Per il 59% dei tedeschi Israele e' "aggressivo" (+10%), con il 58% che lo considera un Paese "estraneo", mentre solo il 21% del campione ritiene che lo Stato ebraico rispetti i diritti umani, opinione che nel 2009 aveva il 30% della popolazione tedesca. Come tre anni fa il 13% continua a negare il diritto di esistenza allo Stato ebraico, mentre il 60% afferma che la Germania per il suo passato storico non ha piu' obblighi verso Israele, con il 33% che la pensa in maniera opposta. Quasi due terzi dei tedeschi (65%) affermano poi che la Germania dovrebbe riconoscere lo Stato palestinese, con il 18% di opinioni contrarie.
TEL AVIV, 23 mag. - Oscar Garcia è il nuovo allenatore del Maccabi Tel Aviv. L'ex centrocampista del Barcellona arriva in sostituzione di Nir Levin, chiamato come 'traghettatore' dopo l'esonero di Moti Ivanir a settembre. Nelle ultime due stagioni Garcia ha allenato le giovanili del Barcellona. Nel mese scorso, il Maccabi ha nominato Jordi Crujff, figlio del grande Johann, direttore sportivo.
Trentatré sampietrini riportano i nomi di ebrei vittime della deportazione: sono stati collocati davanti alle case dove risiedevano. Ieri la cerimonia.
di Gigi Bortoli
MERANO. Mattinata intensa quella che ieri ha visto il compimento di un progetto molto importante e significativo, "Pietre d'inciampo - Stolpersteineche". Un'iniziativa concretamente bilingue che ha coinvolto quattro istituti scolastici del nostro territorio il Savoy, il Gymme, il Liceo Scientifico in lingua italiana e l'Itas di Bolzano.
L'aula polifunzionale del Gymme ha accolto studenti, presidi degli istituti scolastici interessati, i rappresentanti della comunità ebraica di Merano, Federico Steinhaus e Elisabetta Rossi, di Lionello Bertoldi storico figura partigiana locale e l'artista che ha realizzato e diffuso in tutta Europa le Pietre d'inciampo, Günter Demnig. I veri protagonisti sono stati gli studenti alternatisi sul podio per illustrare la loro ricerca alla base del progetto. Ricerche difficili presso l'archivio cittadino che ha spesso offerto documentazioni incomplete o contrastanti tra loro. Un lavoro che ha portato all'individuazione certa di 33 indirizzi in cui hanno vissuto altrettanti ebrei meranesi deportati e dei quali ora esiste un profilo preciso e definito che altri ragazzi hanno letto alla platea.
Ma il momento più toccate lo si è celebrato proprio davanti all'ex Hotel Augusta e al numero civico tre di via Huber entrambi in prossimità delle ex Terme di via Huber. E sotto l'androne delle ex Terme, la cerimonia ha visto gli interventi del sindaco Günther Januth e del suo vice Giorgio Balzarini, dei presidi, di altri studenti e di Federico Steinhaus. E nelle loro parole il senso della "memoria" è risuonato in tutta la sua attualità evocando il dramma di Brindisi con l'abominevole tragedia che ha sottratto alla vita Melissa Bassi e causato feriti e disperazione. Lo stesso scempio operato dalla belva nazista con lo sterminio di 6 milioni d'ebrei e zingari e omosessuali. Numeri vasti che fanno perdere il senso della percezione. Quella percezione che invece, proprio con le "Pietre d'inciampo, si fa palpabile, fisica quasi.
I passanti ne saranno attratti. Incuriositi, sosteranno, si chineranno. Sui marciapiedi leggeranno quei nomi fino a quel momento sconosciuti e quelle persone torneranno a raccontare la loro vicenda esistenziale, il loro dramma. E anche "la memoria" non sarà più una parola vuota. Quindi, la posa delle "Pietre d'inciampo" da parte dell'artista Günter Demning, che da oggi vede anche Merano aggiungersi alle altre due città italiane che hanno posato le "Pietre d'inciampo", Roma e Genova.
A noi, comuni mortali, non è dato conoscere che cosa succede davvero nei rapporti che i cosiddetti Grandi intrattengono tra di loro. La settimana scorsa si parlò del misterioso viaggio di Rocard a Teheran, ma mai se ne sono divulgati i risultati. Nei giorni scorsi si è molto parlato di diplomazia segreta tra Obama e Khamenei; segreta, appunto. Ma è di sicuro in azione, ed ha portato al viaggio dell'altro giorno del direttore dell'AIEA Amano a Teheran. Rimane ancora qualche differenza, ma presto si firmerà un accordo, ha dichiarato al suo rientro Amano; si direbbe che il suo sia stato soprattutto un viaggio preparatorio per l'incontro odierno dei 5+1 a Baghdad con gli iraniani; si può scommettere che tutto, oggi, filerà liscio. Ci vuole fiducia reciproca (Luca Geronico su Avvenire) sostengono gli iraniani in contrasto con un Israele "scettico".
Le ragioni di questo scetticismo sono bene espresse dall'Ambasciatore Naor Gilon in una sua lettera al Corriere nella quale ricorda tante realtà e spiega come l'Iran non costituisce un problema solo per Israele, ma per tutti (pure per molti paesi arabi ndr); esattamente le frasi già pronunciate da Yehoshua in una sua lettera a La Stampa pubblicata il 22 settembre 2008 ("L'Iran non costituisce un pericolo SOLO per Israele"), lettera inviata per smentire quanto Farian Sabahi gli aveva messo in bocca in un'intervista ("l'Iran non costituisce un pericolo per Israele").
Giulio Meotti sul Foglio osserva che nell'accordo che l'Occidente sta per firmare con gli ayatollah il centro di Fordo rimane non contemplato, a tutto vantaggio del regime, mentre l'Occidente dimentica anche la risoluzione del Consiglio di Sicurezza N. 1929 del 2010 che prevedeva, tra l'altro, lo stop all'arricchimento, la chiusura dei siti e la fine del programma nucleare a scopi militari.
L'accordo per P.Dm., su La Stampa, sarebbe "inutile" qualora fosse confermato l'annuncio fatto ieri dalla TV iraniana di barre di combustibile nucleare già messe in produzione "ad usi medicali".
Ancora sul Foglio, di particolare interesse è oggi Pio Pompa che, unico nel panorama italiano, allarga lo sguardo a quanto sta succedendo in questi giorni in un Libano sempre più dominato da Hezbollah (mentre l'Occidente, ed Obama in primis, fa finta di non accorgersene). E non se ne accorge Alberto Stabile che, in un articolo dedicato ai disordini che agitano il Libano, scrive che questo sarebbe stato "fino a ieri un'isola felice".
F.Calda su Rinascita parla dei quasi accordi presi con l'Iran da una prospettiva completamente filo-iraniana, riportando le parole del presidente del Parlamento Larijani che critica un Occidente "ben disposto a parole ma poi critico alle spalle" (ed infatti gli iraniani, onestamente, anche a parole, dichiarano quello che vogliono fare ad Israele ndr). Se le cose non si sistemano, sarà tutto a vantaggio di Israele, sostiene il quotidiano di sinistra che in una ulteriore breve informa i suoi lettori scrivendo che "la Lega Araba è da tempo schierata a fianco di Israele".
L'Egitto è chiamato oggi a votare chi sarà il Presidente nei prossimi 4 anni; tutti i giornali ne parlano, e non mancano espressioni del tipo "elezioni libere" ed "esercizio di democrazia" (Cecilia Zecchinelli sul Corriere), espressioni che ricordiamo di avere già lette in occasione del voto dei palestinesi nei territori ed a Gaza; speriamo che in Egitto, tra 4 anni, i cittadini possano davvero giudicare l'operato di colui che verrà eletto ora (o probabilmente nel prossimo ballottaggio).
Anche il Foglio, in una breve, crede a questa "fantasia", aggiungendo che il prossimo presidente si dedicherà più ai problemi dell'economia che ai rapporti con Israele (!). I candidati che possono aspirare ad arrivare al secondo turno sono Amr Moussa, già amico di Mubarak ed ex segretario della Lega Araba, Ahmed Shafiq, generale ed ultimo premier di Mubarak, Abdel Fatouh, ex esponente di primo piano dei Fratelli Musulmani, Sabahi, nasseriano ben visto dai giovani, e Mohammed Morsi, un duro esponente dei Fratelli Musulmani.
Gilberto Mastromatteo su Avvenire si illude che i copti, antica popolazione egiziana di fede cristiana, possano essere, grazie al loro numero (comunque oggi sempre più minoritario), l'ago della bilancia, ma si può essere sicuri che molti cristiani continueranno ad abbandonare, a ritmo sempre maggiore, la loro terra, nell'indifferenza dei Grandi.
Molti giornalisti credono di illustrare la realtà riportando inutili dichiarazioni di voto di sconosciuti cittadini (ad esempio il Giornale). Furio Colombo sul Fatto Quotidiano spiega ad un lettore che di lobby internazionali a New York ve ne sono tantissime, e rispondono ad interessi legati alle materie prime, al numero di voti che possono assicurare, alla potenza militare o economica che rappresentano; tutte realtà che mancano alla supposta lobby israeliana che quindi diventerebbe ebraica (solo a New York gli ebrei sono numericamente importanti), riportandoci quindi nella teoria del complotto.
Giampietro Berti, sul Giornale, recensisce l'ultimo saggio di Ernst Nolte nel quale spiega che comunismo, nazismo ed islamismo sono tutti contro la modernità; non vi è differenza tra antisionismo ed antisemitismo e il senso vero della competizione in atto è la lotta mortale tra la religione e la laicità. Infine, in una giornata nella quale mancavano nel circuito a mia disposizione quasi tutti i giornali stranieri, da notare Le Monde che, parlando del Festival di Cannes, scrive che i tre films israeliani "fanno credere che Israele sia un paese progressista e pacifico; questo non è vero e coprono in realtà i mali della società israeliana, quali la sacralità dell'esercito, la politica nei territori e i rapporti con gli arabi". L'articolo si chiude con la falsificazione più bieca del problema presentato dai beduini ai quali, nella realtà, il governo di Israele cerca di dare istruzione per i figli e case degne di tale nome. Ma per il commentatore cinematografico de Le Monde Israele è comunque pieno di colpe anche in questo caso. Non c'è certo da stupirsi.
Secondo uno studio condotto presso l'università di Tel Aviv e pubblicato sulla rivista Pediatrics trattare i bambini in età prescolare con soluzioni ipertoniche (ovvero con una concentrazione salina superiore rispetto ale normali soluzioni fisiologiche utilizzate per la pulizia delle fosse nasali) può ridurre i tempi di ospedalizzazione in caso di attacchi acuti di allergia.
Questo studio randomizzato e in doppio cieco è stato condotto su 41 bambini di età compresa fra gli 1 e i 6 anni ospedalizzati a causa di difficoltà di respirazione dovuti a fenomeni allergici: tutti i bambini sono stati trattati con salbutamolo (un farmaco che facilita la respirazione) e in maniera random con soluzione salina o ipertonica.
Si è visto che i bambini trattati con soluzione ipertonica si sono ripresi prima e meglio rispetto agli altri bambini perchè le soluzioni ipertoniche essendo più salate richiamano acqua e quindi facilitano la reidratazione delle mucose, migliorando anche la qualità della respirazione.
L'Egitto sceglie il presidente. Unica certezza: odierà Israele
In vantaggio Moussa, sostenuto da esercito e copti. Poi l'islamista «moderato» Futuh. Entrambi nemici dichiarati di Gerusalemme
di Carlo Panella
Amr Moussa
Un domanda maliziosa spiega meglio di qualsiasi trattato il senso delle elezioni presidenziali di domani e giovedì in Egitto: «Per chi voterà, se potrà votare, Hosni Mubarak e la sua famiglia?». La risposta è scontata: per Amr Moussa. E così sicuramente faranno se non tutti, quasi tutti i generali del Consiglio di Sicurezza Nazionale che oggi gestisce il potere. Così farà, con molte probabilità, se non la maggioranza assoluta, la maggioranza relativa dei 50 milioni di elettori egiziani (in tal caso si andrà al ballottaggio a giugno).
La ragione di questo pronostico positivo (confermato dai sondaggi, per quel che valgono in Egitto) è presto detta:
Amr Moussa per biografia, programma e soprattutto per le sue profonde relazioni con i «poteri forti» egiziani, garantisce più di chiunque altro la continuità del regime di Mubarak, senza Mubarak. Questa, è anche la ragione per cui la sua elezione sarà contrastata dai candidati che garantirebbero invece una rottura radicale col passato.
In prirnis da Abdul Futuh, esponente dell'ala "turca" dei Fratelli Musulmani, sponsorizzata (e finanziata) dalla Akp di Tayyp Erdogan, espulso recentemente dai fratelli Musulmani, e da Mohammed Mursi, il candidato ufficiale dei Fratelli Musulmani. Ma questi 15 mesi di post Mubarak, che pure hanno visto il trionfo elettorale dei Fratelli Musulmani e degli islamisti (63% dei seggi in Parlamento), hanno fatto intendere all'elettorato egiziano che nessun partito - e i Fratelli Musulmani men che meno, per non parlare dei caotici «ragazzi di piazza Tahrir» - sa gestire un Paese grande e complesso come l'Egitto, per di più in una fase di crisi economica mondiale.
Amr Moussa, era peraltro il sicuro sfidante del successore scelto da Mubarak stesso in caso di continuità del regime, nel caso questi fosse il figlio Gamal Mubarak e non pochi consiglieri del raìs premevano perché investisse proprio Moussa del ruolo di «candidato del regime» per la propria successione. Moussa, che era stato ministro degli Esteri di Mubarak, sin dal 2000 si era caratterizzato per una apparente «fronda» al regime, venata da tratti populisti (e per questo Mubarak l'aveva allontanato dalla scena politica egiziana, affidandogli però il più che prestigioso ruolo di segretario della Lega Araba). La frantumazione delle forze politiche di opposizione, i loro fumosi programmi economici, l'inconsistenza dei «laici», l'estremismo dei «giovani di piazza Tharir», l'appoggio del 10% dell' elettorato, costituito da copti, e soprattutto la certezza dei militari che mai insidierà il loro potere economico (le Forze Armate in Egitto controllano più del 30% dell' economia egiziana, turismo e agricoltura inclusi) e il loro peso politico, sono tutti elementi di forza per Amr Moussa. A cui si aggiunge il consenso per le sue posizioni fieramente anti israeliane, tanto che nel 2002 in testa alla Hit Parade egiziana c'era la canzone «Odio Israele, amo Amr Moussa» del cantante Abdul Rahim.
Nel frattempo, i dati sul voto all'estero degli emigrati egiziani segnalano la scontata vittoria del Fratello Musulmano Mursi in Arabia Saudita (83.351) votanti, mentre a Roma (1.000 votanti) ha vinto Amr Moussa e a Milano (2.000 elettori), ha vinto Abul Futuh. Una notazione finale: Mohammed el Baradei che i media mondiali accreditavano un anno fa come popolare leader della rivolta, si è ritirato dalla competizione per una ragione penosa: sa di non aver il minimo seguito e ha fallito il tentativo di farsi intronare candidato sia dai Fratelli Musulmani che da altri «portatori di voti».
A giudizio il professore antisemita che minacciò strage in Sinagoga
L'insegnante di storia e filosofia al D'Azeglio aveva istigato all'odio razziale su Facebook: il processo nel 2013.
Renato Pallavidini accompagnato in Questura
TORINO - Il procuratore aggiunto di Torino Sandro Ausiello ha citato in giudizio con l'accusa di istigazione all'odio razziale Renato Pallavidini, il professore di liceo del capoluogo piemontese che lo scorso gennaio, sul suo profilo di Facebook, aveva minacciato di fare una strage all' interno di una sinagoga e aveva insultato ebrei, omosessuali, immigrati e diversamente abili. Il processo si terrà nel 2013.
Pallavidini, 56 anni, è insegnante di storia e filosofia al liceo classico D'Azeglio ma è da tempo in malattia. È in corso la valutazione di una sua richiesta di prepensionamento. Nel 2007, quando insegnava al Cavour, l'altro storico liceo del capoluogo piemontese, era stato accusato di negazionismo della Shoah ed era stato sospeso per due settimane dall'incarico.
Nuovo piano delle forze aeree israeliane contro le minacce missilistiche nella regione
di Luca Pistone
L'Israel Air Force (IAF) sta elaborando nuove linee guida per consentire ai propri piloti di affrontare meglio la crescente minaccia costituita dai sistemi SAM (Surface-to-Air-Missile, missile terra-aria) nella regione.
A riferirlo lunedì è stato The Jerusalem Post, secondo cui il nuovo piano Iaf prevede rotte di volo alternative, lo sviluppo di sistemi di protezione attiva per gli aerei e una mappatura dettagliata delle zone rosse di volo (Siria, Libano, Gaza e il poroso confine con l'Egitto) e dei sistemi SAM in uso in queste aree.
"La minaccia alla nostra superiorità aerea continua a crescere. Abbiamo bisogno di rivedere i nostri piani operativi per essere in grado di lavorare malgrado l'esistenza di questi sistemi", ha detto al quotidiano un alto ufficiale Iaf.
A preoccupare i vertici Iaf sono le batterie SA-17 che la Siria ha ricevuto lo scorso anno dalla Russia nonostante le pressioni di Israele su Mosca. Il sistema ha un raggio d'azione di 30 chilometri ed è progettato per intercettare bersagli multipli ad un'altitudine di 40.000 piedi. Seguono le batterie SA-8, degli Hezbollah libanesi; di fabbricazione russa, il sistema può essere montato su autocarri. Dalla guerra del Kippur (1973) i SAM siriani non hanno più abbattuto aerei israeliani.
La maggior parte degli aerei Iaf sono dotati di sistemi di guerra, offensivi e difensivi. In particolare gli elicotteri, i più vulnerabili al fuoco di terra, monteranno i cosiddetti sistemi "hard kill", capaci di neutralizzare con dei missili intercettori i missili ostili.
I rapporti tra Israele e la sinistra italiana hanno vissuto nel dopoguerra alti e bassi. Durante il periodo della Resistenza e nei primi anni della Repubblica, socialisti, azionisti e comunisti tifarono apertamente per Israele. D'altronde numerosi ebrei militavano nelle file dei partiti di sinistra, da Umberto Terracini (presidente dell'Assemblea Costituente) a Leo Valiani ed Emilio Sereni. E così, quando il 7 gennaio 1946, il motoveliero «Enzo Sereni», carico di ebrei, prese il largo dal porto di Vado Ligure in direzione della Palestina (il viaggio illegale era stato organizzato dal Mossad le Aliyà Bet), a scortarlo sul molo c'erano gli ex partigiani che avevano combattuto in montagna e nelle città.
Nel dopoguerra il Pci stampò dei manifesti in cui veniva raffigurata una nave in rotta verso la Palestina, in cui si invitavano militanti e simpatizzanti a raccogliere fondi a favore degli ebrei e, nel 1948, dopo la nascita di Israele, Terracini chiese immediatamente - a nome del suo partito - il riconoscimento del nuovo Stato da parte dell'Italia. Il leader del Psi Pietro Nenni, dal canto suo, esaltava i kibbutz come esempio di socialismo realizzato. Poi però, a partire dal 1952, l'appoggio acritico dell'Urss alla causa palestinese, provocò un brusco mutamento nelle posizioni della sinistra italiana, in particolare del Pci, che culminarono nel 1967 con la condanna della "guerra dei Sei giorni" e proseguirono negli anni seguenti, trovando una sponda nel Psi di Bettino Craxi e nella stessa Dc, schierati apertamente su posizioni filo-arabe, e un argine soltanto nei repubblicani di Ugo La Malfa e nel partito radicale di Marco Pannella, portabandiera delle ragioni di Israele.
La storia dei rapporti tra Israele e sinistra (ma anche delle difficoltà che ebbero gli ebrei che militavano in quello schieramento politico, divisi tra la fedeltà ai partiti e l'identità sociale e culturale) è oggetto di un bel libro di Matteo Di Figlia, che esce in questi giorni: "Israele a sinistra. Gli ebrei nel dibattito pubblico italiano dal 1945 a oggi" (Donzelli). Un racconto che arriva fino ai nostri giorni, con la svolta filoisraeliana della sinistra riformista, dovuto all'intelligenza di uomini come Piero Fassino, responsabile esteri del Pci, che recuperò quello strappo, ma anche al lavoro di presa di coscienza svolto dall'intellettuale torinese Angelo Pezzana - come ha giustamente rilevato Paolo Mieli, recensendo il volume sul Corriere della Sera - e all'orgogliosa rivendicazione dell'appartenenza all'ebraismo da parte di un gruppo di intellettuali di sinistra (da Natalia Ginzburg ad Anna Foa, passando per Furio Colombo, Mario Pirani e Fiamma Nirenstein), all'indomani del tragico attentato alla sinagoga di Roma del 9 ottobre 1982, nel quale perse la vita il piccolo Stefano Gay Taché. Anche se nella sinistra, specie quella estrema, ancora oggi certi riflessi condizionati nei confronti di Israele sono duri a morire.
Lavoratori israeliani alle urne: si sceglie il capo del sindacato
TEL AVIV, 22 mag - Mezzo milione di lavoratori israeliani si recano oggi alle urne per scegliere il nuovo segretario generale della centrale sindacale Histadrut fra due contendenti: il leader uscente Ofer Eini e lo sfidante Eitan Cabel, ex segretario generale del partito laburista. Eini, che guida la centrale sindacale dal 2006, gode del sostegno dei comitati dei lavoratori nei principali stabilimenti di Israele ed appare lanciato ad una nuova vittoria. Lo appoggia anche la leader del partito laburista, Shelly Yehimovic. Cabel, da parte sua, afferma di essersi aggiudicato il sostegno di quanti vorrebbero una profonda riforma organizzativa di un sindacato che nei primi decenni della storia di Israele aveva un ruolo centrale, e che successivamente ha conosciuto una fase di declino. I primi risultati saranno divulgati nella nottata.
GORLA MINORE - Grazie Busto, grazie Angioletto. A pronunciare queste parole sono i ragazzi ebrei, cristiani e musulmani di Israele. I giovani del teatro Arcobaleno, ai quali la nuova associazione Amici di Angioletto ha dato le tessere.
Il gruppo di Beresheet Lashalom, guidato da Angelica e Yehuda Livné. ha fatto tappa durante la sua tournée in un luogo caro: il collegio di Rotondi, a Gorla Minore. È stata l'occasione per un abbraccio con gli amici di Busto Arsizio e per un ricordo proprio di Angioletto Castiglioni: Angelica e i suoi giovani avevano potuto incontrare l'ex deportato, scomparso nel maggio 2011. Momenti intensi, che sono rimasti nel cuore di questi educatori di pace.
Domenica hanno incontrato il presidente varesino di Italia Israele Rossano Belloni. E hanno lanciato un messaggio di affetto alla città di Busto. Sperando - hanno detto - di poter presto fare insieme il pane nel ricordo di Angioletto.
Agriturismo - Italia e Israele pensano al gemellaggio
ROMA, 21 mag. - Un progetto di gemellaggio tra Italia e Israele per lo sviluppo del settore dell'agriturismo. L'idea, condivisa dai due governi, e' stata discussa in occasione della missione del sottosegretario all'Agricoltura Franco Braga in Israele, dove ha partecipato alla fiera Agritech di Tel Aviv.
"Israele ci considera un partner privilegiato e fara' tutto il possibile per ottenere un nuovo progetto twinning. Sarebbe il terzo", sottolinea Braga, ricevuto nei giorni scorsi dal ministro israeliano dell'Agricoltura Orit Noked, con cui ha parlato di rafforzamento della cooperazione economica e di trasferimento di know how. "Gli israeliani sono tecnologicamente all?avanguardia, sono i precursori nel campo dell'irrigazione a goccia e ritengo che questo sistema potrebbe essere utilizzato in Italia, soprattutto nelle regioni del sud -, spiega Braga, auspicandone in futuro - un utilizzo sistematico". Con il ministro Noked, Braga ha inoltre discusso dell'appuntamento con l'Expo 2015 di Milano e delle grandi potenzialita' per entrambi i Paesi legate alla rassegna internazionale. Potenzialita' illustrate dal vice commissario all'Expo, Paolo Alli, presente nella delegazione italiana, composta da circa un centinaio tra imprenditori, associazioni di categoria ed enti di ricerca. Soddisfazione e' stata infine espressa da Braga per il sostegno dell'ambasciata, ma piu' in generale per il ruolo "di promozione, coordinamento e collegamento tra operatori locali e italiani" che svolge la diplomazia italiana. Un ruolo, chiosa Braga, "da incoraggiare, ampliare e potenziare".
Signore e signori: benvenuti nello zoo del Mossad!
Non so se vi è mai capitato di leggere queste notiziole amene, qui e là tra le pubblicazioni della stampa araba, che mettono in guardia i musulmani e li invitano a diffidare degli "animali addestrati dal Mossad"! Sta diventando un vero e proprio giardino zoologico. Quando si crede che sia finita, che la fantasia abbia toccato i suoi vertici massimi, zac! arriva un nuovo "allarme"! Il 20 Ottobre 2008, in Iran, arrestarono due
"piccioni spie",
nella provincia di Isfahan. Ma c'era stato già il precedente inquietante dei 14
scoiattoli
arrestati l'anno precedente.
Il 12 Giugno 2010 fu la volta degli
squali
a Sharm El Sheykh, in Egitto, evidentemente liberati dal Mossad a bella posta per far scappare i turisti e impoverire il paese. E forse ottennero lo scopo, dopo essersi mangiati una povera signora tedesca di 70 anni.
"L'ipotesi che sia stato il Mossad a gettare lo squalo mortale (nel mare) per colpire il turismo in Egitto non è esclusa, ma ha bisogno di tempo per essere confermata," dichiaro' all'epoca il governatore del Sud Sinai, Mohamed Abdel Fadil Shousha, nel sito web egynews.net.
Il 25 Maggio 2011 invece, in Arabia Saudita fu arrestato un
avvoltoio "sionista"
, accusato, chiaramente, di spionaggio! Del resto, come potevano pensare i poliziotti sauditi che l'anello alla zampa del rapace non fosse altro che un modo per seguirne le migrazioni? Ammetterete che l'idea è talmente fantastica da non essere stata immediatamente presa in considerazione!
In merito ai cinghiali, addestrati a mordere i palestinesi in Cisgiordania ed ai serpenti impiegati allo stesso fine nella stessa zona, le indagini sono ancora in corso
Come del resto non è ancora stata fatta piena luce sui
topi resistenti a qualsiasi tipo di veleno. Anche se riguardo ai
super topi
, esiste un rapporto del 2008, curato dal Dott. Hasan Khater, segretario generale del Fronte islamo-cristiano a Gerusalemme, e pubblicato dal quotidiano ufficiale dell'Autorità palestinese, Wafa. Nel giugno del 2009, gli israeliani, come osservato dai media dell'Autorità palestinese, ricorrevano ancora ai loro sporchi "trucchi sionisti", usando
cinghiali
, allo scopo distruggere i raccolti arabi in Samaria. Lo sostennero il capo del sindacato regionale degli agricoltori e gli ufficiali delle forze armate.
E che dire del vile tentativo israeliano di utilizzare
antilopi
per difendersi dagli Hizbollah libanesi? Secondo il Dr. Sc. Norman Ali Bassam Khalaf-Sakerfalke von Jaffa: "L'esercito di occupazione israeliano ha aggiunto al suo arsenale un gruppo di otto antilopi africane, del peso di quasi 500 kg". Lo stesso scienziato ci informa anche del tentativo, da parte della "entità occupante", di utilizzare lama, i quali pero', alla prova dei fatti, risultarono restii agli addestramenti sionisti e piuttosto propensi ad appoggiare la fazione degli Hizbollah. Non cosi' le pecore sioniste, addestrate a non mangiare niente altro che gli ulivi palestinesi (che non confondono con quelli israeliani) e le zanzare geneticamente modificate, lasciate sulle coste libanesi e egiziane, più pericolose di qualsiasi arma di distruzione di massa!
Ed è di oggi un'altra, terrificante, notizia: in Turchia è stato arrestato un
uccello
con "narici insolitamente larghe"!!!! E che cosa potrebbero voler indicare se non una delle ennesime spie-animali del Mossad????
Bene, la verità è venuta a galla! Ora sapete e potete provare almeno a difendervi. Se notate che il vostro cane o il vostro gatto vi guardano in modo "insolito", seguendo le vostre mosse senza peraltro darlo a vedere, diffidate di loro! Potrebbero essere passati dalla parte del nemico sionista!
Yom HaTorah - A lezione con le bacchette del sushi
di Francesca Matalon
Rav Alfonso Arbib
MILANO - Chi l'ha detto che una lezione di Torah non possa essere un evento trendy? Ieri sera, a Milano, lo è stato. In occasione di Yom HaTorah, l'Unione Giovani Ebrei d'Italia ha sfruttato il fascino modaiolo del sushi per invogliare i giovani a partecipare alla lezione di Torah organizzata presso il tempio centrale di via della Guastalla, dando vita all'evento RashiSushi. E in contemporanea lo stesso succedeva anche a Roma in compagnia di Rav Roberto Colombo e Rav Benedetto Carucci Viterbi. E sembra che davvero l'affinità fra questi due mondi apparentemente così lontani vada oltre il simpatico gioco di parole, perché la partecipazione è stata piuttosto elevata. E così, dopo una bella scorpacciata di sushi, ovviamente rigorosamente kasher e con tanto di salsa di soia, i giovani milanesi hanno assistito alle lezioni tenute dal Rabbino capo Alfonso Arbib e da Rav Roberto Della Rocca, che con due interventi complementari fra loro hanno ripreso e approfondito un tema già affrontato durante la giornata, quello della mitzvah comandata dalla Torah di ammonire il prossimo. Un'impresa non semplice quanto appare, come ha sottolineato Rav Arbib: "I maestri ci insegnano che ci sono due grandi problemi. Innanzi tutto il fatto che nessuno è abbastanza perfetto da poter fare un ammonimento a un'altra persona senza incorrere nel rischio di commettere lo stesso errore o di non essere obiettivo nelle sue critiche; ma d'altra parte, anche per ricevere un'ammonizione è necessaria un'attitudine all'ascolto che purtroppo noi non abbiamo". Attitudine all'ascolto che è anche la condizione che sta alla base della vita in comunità. Quello che si riscontra, tuttavia, è che la tendenza di oggi sia quella contraria, ognuno vive la propria vita, senza interferire in quella degli altri. A quanto pare le persone si interessano alla vita altrui solo quando si tratta di gossip, insomma. Ma quando c'è bisogno di sostegno e collaborazione, tutti sembrano non vedere. "Ed è proprio l'indifferenza che porta alla distruzione di una comunità", ha concluso Rav Della Rocca al termine del suo discorso. E come il direttore di un'orchestra, formata da giovani partecipi e interessati, che è riuscito a coinvolgere con domande spunti di riflessione, quale strumento migliore delle bacchette giapponesi che brandiva fra le mani per coordinarne gli interventi?
GERUSALEMME, 21 mag - Israele ha oggi seccamente smentito informazioni apparse sulla stampa turca relative ad un asserito progetto di invio di ingenti truppe israeliane nel settore meridionale di Cipro, allo scopo di proteggere i propri interessi di energia in un'area che appare ricca di gas naturale. ''Queste informazioni - ha affermato un comunicato del ministero degli Esteri di Israele - sono prive di fondamento, non hanno nulla a che vedere con la realta'''.
Londra 2012 - Mennea scrive a Rogge: il Cio ricordi le vittime di Monaco '70
ROMA -«La famiglia olimpica riconosca il giusto tributo alle vittime di Monaco 1972». È l'appello di Pietro Mennea in vista delle Olimpiadi di Londra di quest'estate. A 40 anni dalla strage degli undici atleti israeliani Mennea, che partecipò a quelle Olimpiadi conquistando la medaglia di bronzo nella gara dei 200 metri, ha scritto al presidente del Cio Jacques Rogge, al primo ministro inglese David Cameron e al presidente del Comitato organizzatore di Londra 2012 Sebastian Coe «perchè credo che ricordare le undici vittime di quella strage non sia un atto politico ma un'iniziativa di grande civiltà umana che dimostrerebbe quanto lo sport olimpico e i suoi valori siano importanti per la società», spiega l'ex olimpionico. (
LA LETTERA - «Gentile Presidente - esordisce Mennea nella missiva -, le scrivo questa lettera, nella mia veste di atleta olimpico ed olimpionico, avendo partecipato a ben 5 edizioni dei Giochi Olimpici (dal 1972 al 1988) e avendo conquistato il titolo olimpico a Mosca nel 1980. Quest'anno ricorrono i 40 anni dalla strage di Monaco (5 Settembre 1972) avvenuta durante i Giochi Olimpici e che ha comportato l'uccisione di 11 atleti israeliani, che come me e tanti altri, inseguivano un sogno e mai avrebbero pensato di poter rimanere coinvolti in un atto politico - terroristico a loro del tutto estraneo».
«Bisogna riconoscere e ammettere che allora il Cio e tutti noi atleti siamo stati colti impreparati da questo tragico evento con il suo tristissimo epilogo, e forse non fu fatto abbastanza per onorare le giovani vite spezzate di quegli atleti israeliani», prosegue l'ex campione azzurro. «Ho sempre creduto e ancora oggi credo fermamente nell'importanza dei veri valori olimpici e in cui tutti e soprattutto i giovani dovrebbero credere e riconoscersi. Ritengo pertanto -si legge ancora nella lettera di Mennea- che sarebbe importante che tutta la famiglia olimpica gli riconoscesse il giusto tributo anche solo con un minuto di silenzio, magari ricordando i loro nomi, nel corso dei prossimi Giochi Olimpici di Londra».
«Questo - precisa - non sarebbe un atto politico, ma anzi, un'iniziativa di grande civiltà umana e giuridica, e la dimostrazione di come lo sport deve e può superare ogni ostilità e contrapposizione».
Netanyahu: Muro di 250 km per fermare i clandestini dall'Egitto
"Senza barriera gli illegali diventerebbero da 60.000 a 600.000"
GERUSALEMME, 20 mag. - Un muro di 250 chilometri lungo la frontiera con l'Egitto per fermare l'immigrazione clandestina dall'Africa. Lo ha deciso il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, durante la consueta riunione domenicale del suo esecutivo, a Gerusalemme, nel corso della quale si è impegnato a fermare il flusso di migranti illegali. "Il fenomeno dell'infiltrazione illegale dall'Africa è estremamente grave e minaccia le fondamenta della società israeliana, la sicurezza e l'identità nazionale"", ha dichiarato Netanyahu. "Se non risolviamo il problema, i 60.000 già presenti potranno diventare 600.000 e portare alla fine di Israele come stato ebraico e democratico", ha aggiunto.
Il premier ha sottolineato di aver ordinato la costruzione di un "ostacolo fisico" per impedire in Israele l'arrivo di migranti a partire dal deserto egiziano del Sinai. Il muro sarà innalzato lungo i 250 chilometri della frontiera con l'Egitto.
Per la partecipazione a un film-parodia sull'uccisione di Mabhouh a Dubai
GAZA, 20 mag - La modella israeliana Bar Refaeli sta suscitando sentimenti di collera a Gaza in una famiglia identificata con la leadership di Hamas per la sua partecipazione in un film franco-israeliano che rivisita l'uccisione a Dubai di Mahmud al-Mabhouh, uno dei fondatori del braccio armato di Hamas, nel gennaio 2010. L'azione fu condotta da un commando del Mossad. Intitolato 'Kidon' (in ebraico: 'baionetta', nome in codice di un'unità scelta del Mossad) il film e' una parodia di quella uccisione.
Le comunità ultra-ortodosse scendono in campo contro il «flagello» di Internet
In sessantamila, da tutto il nord est Usa per denunciare i «mali della Rete». Fuori dallo stadio organizzata la protesta contro i leader
NEW YORK - Domenica sera il Citi Field, stadio dei New York Mets, sarà tutto esaurito. Ad affollare le tribune dell'impianto non saranno però i tifosi della squadra di baseball newyorkese, ma 40.000 ebrei ultraortodossi, arrivati da tutto il nord est degli Stati Uniti per dichiarare guerra a internet e per mettere in guardia i fedeli sui pericoli provocati dalle nuove tecnologie. Mentre i Mets scenderanno in campo a Toronto, nello stadio di Flushing Meadows, nel Queens, non rimbomberà dunque il rumore delle mazze di legno e delle palle di sughero né si sentiranno le voci degli arbitri urlare uno strike, un punto o un'eliminazione. Gli uomini delle comunità ultraortodosse ascolteranno invece in silenzio il monito degli organizzatori della manifestazione, il gruppo rabbinico Ichud Hakehillos Letohar Hamachane sostenuto da due importanti figure locali, Israel Portugal, rabbino di Borough Park, e Matisyahu Salomon, influente leader religioso di Lakewood, in New Jersey....
Yom HaTorah - A Milano si va di sinagoga in sinagoga
di Rossella Tercatin
Ci sono voluti una ventina di chilometri di macchina. E non sono stati sufficienti neanche per andare dappertutto. Nella mattina di Yom HaTorah erano tantissime le sinagoghe che offrivano lezioni per la grande festa dello studio. "Ammonisci il tuo prossimo" il tema scelto per questa prima edizione. In alcuni casi le iniziative si sono intrecciate ai normali programmi della domenica mattina. In altri sono state offerte occasioni di studio ad hoc. Ma ciò che emerge in maniera è la ricchezza di sfumature e di tradizione che poche comunità ebraiche possono vantare, soprattutto in rapporto al numero degli iscritti. Così si parte dalla lezione di rav David Sciunnach alla sinagoga centrale ("la mano destra e la mano sinistra rappresentano misericordia e rigore, giustizia. È necessario trovare il giusto equilibrio tra le due cose"), per passare alla lezione, al Tempio Yoseph ve Eliahu, tenuta dal presidente dell'Assemblea rabbinica italiana rav Elia Richetti, che si è concentrato sull'interpretazione che i Maestri danno alla necessità di ammonire il prossimo nel senso di trasmettergli ciò di cui si è a conoscenza. Ma anche di non serbare odio interiore per coloro che ci fanno del male, rimproverandoli invece apertamente e riportando l'armonia nel rapporto. E poi ancora bambini da tutte le parti per le classi di Talmud Torah dello Yoseph Tehillot, e una lezione del rabbino israeliano Daniel Gudis al centro Noam. Mentre alla scuola della Comunità fervevano i preparativi per giochi, quiz e lezioni dedicati ai bambini a partire dall'ora di pranzo.
Il tutto a fare da preludio all'incontro del pomeriggio, quando i rabbanìm di riferimento di varie sinagoghe ed edot (rav Elia Richetti, rav Yaakov Simantov, rav Avraham Hazan, rav Michael Kadosh, rav Daniel Gudis) si ritroveranno per confrontarsi, con il coordinamento del direttore del Dipartimento educazione e cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane rav Roberto Della Rocca. A concludere la giornata sarà l'intervento del rabbino capo di Milano Alfonso Arbib. In serata, alla Sinagoga centrale, iniziativa tutta speciale targata Unione giovani ebrei d'Italia, RashiSushi, una lezione congiunta di rav Arbib e rav Della Rocca allietata dalla più amata pietanza giapponese.
La Comunità ebraica di Napoli inaugura un nuovo Sefèr Torà
rav Scialom Bahbut
Domenica 20 maggio viene celebrato per la prima volta in tutte le Comunità ebraiche d'Italia il "Giorno della Torà", che sarà dedicato allo studio dei testi della tradizione ebraica, secondo un programma che, pur variando da luogo a luogo, pone lo studio al centro dell'impegno ebraico. Adulti e bambini studieranno assieme i testi secondo quanto prescrive la tradizione "le insegnerai ai tuoi figli". Il grande pubblico conosce il Giorno della Memoria e la Giornata Europea della Cultura ebraica: ora viene proposta una manifestazione di versa dedicata all'approfondimento dell'ebraismo attraverso i testi che costituiscono la vera "memoria" ebraica: la Bibbia, il Talmud, il Midrash, i commenti antichi e moderni, i codici, i testi filosofici ecc. Ogni anno verrà proposto un tema diverso che verrà studiato attraverso tutti i testi da angolazioni diverse. Il tema di quest'anno è "ammonirai il tuo prossimo": sappiamo quanto l'indifferenza a quanto ci accade intorno sia una delle peggiori malattie della società e quanto riguarda sia il semplice cittadino che la persona che ricopre cariche pubbliche e che quindi è anche più esposto al mondo dei media e alle critiche. Le ammonizioni vanno però fatte con amore con lo scopo di modificare il comportamento del prossimo.
A Napoli, sotto la guida del rabbino capo rav Scialom Bahbut l'evento quest'anno assume un significato più profondo: verrà infatti presentato un "nuovo" Rotolo della Legge, un Pentateuco scritto a mano con una penna d'oca, con uno speciale inchiostro nero. Una sfida moderna alla scrittura digitale che ha soppiantato la scrittura a mano.
L'inaugurazione del nuovo Rotolo della Torà sarà preceduta da una cerimonia che inizierà con un corteo che partirà domenica 20 maggio alle 11.30 circa da Piazza dei Martiri per raggiungere la Sinagoga. Alla manifestazione parteciperanno anche rappresentanti della circoscrizione del Meridione (Sicilia, Puglia e Calabria): sarà questa un segno di una rinnovata e più consistente presenza ebraica a Napoli e nel Meridione. Accompagnato da canti e balli il nuovo Rotolo farà il suo ingresso in Sinagoga: saper "ballare con la legge" è uno dei segreti della sopravvivenza ebraica.
La resa della Germania nella seconda guerra mondiale è stata commemorata il 9 maggio in molti paesi del mondo. Quello stesso giorno alcune migliaia di neo-nazisti hanno inscenato una "marcia funebre" per quello che loro definiscono "il giorno del disastro". Nel loro paese, e ancor di più al di fuori di esso, costoro costituiscono una minoranza ostracizzata. La stragrande maggioranza della gente considera quel periodo come un'epoca di degenerazione morale durante la quale i loro leader, i loro studiosi e i loro comandanti militari furono presi da una sorta di follia che procurò genocidi, aggressive campagne di conquista e la disfatta di molte nazioni. Questa è la lezione che la maggior parte dei tedeschi, e la maggior parte delle nazioni che collaborarono con loro, hanno appreso dal "giorno del disastro".
Di tutte le nazioni che mandarono dei soldati a sostegno delle gesta dei nazisti, una soltanto non ha mai espresso il minimo rammarico. Al contrario, essa dedica il 15 maggio - il giorno in cui gli eserciti arabi si lanciarono all'invasione dello stato d'Israele che aveva appena dichiarato l'indipendenza - alla commemorazione del lutto per non essere riusciti a conseguire il loro obiettivo. Il rammarico degli arabi non è per la colpa della loro aggressione, bensì per il fatto che non furono capaci di completare il lavoro che Hitler aveva lasciato incompiuto. A differenza dei tedeschi, non provano alcuna vergogna per le gesta assassine dei loro predecessori. Si vergognano invece della loro debolezza e della loro incapacità di portare a termine la missione.
I cittadini arabi d'Israele non hanno mai espresso rincrescimento per il fatto che i loro padri uccisero decine di ebrei che lavoravano nella zona di Haifa, assassinarono i difensori di Gush Etzion dopo che si erano arresi, massacrarono 79 medici e paramedici di un convoglio sanitario diretto all'ospedale Hadassah sul Monte Scopus, uccisero 35 soldati che erano stati mandati in soccorso a Gush Etzion e fecero scempio dei loro corpi. I loro scritti non contengono la minima espressione di rammarico per questi e tanti altri crimini. Il rammarico è solo ed esclusivamente riservato al fatto di non aver potuto fare a tutti gli ebrei ciò che erano riusciti a fare solo ad alcuni di loro.
Nessun leader, nessuno storico, nessun filosofo o chierico arabo ha mai preso la parola per dire pubblicamente ai suoi - come hanno fatto gli intellettuali tedeschi, polacchi e olandesi (e come hanno fatto gli intellettuali ebrei riguardo al trattamento israeliano dei palestinesi) - che dovrebbero farsi un esame di coscienza; che dovrebbero cambiare la narrazione che viene predicata nelle moschee e insegnata nelle scuole arabe, grazie anche ai fondi dello stato d'Israele, secondo la quale il "disastro" derivò da un complotto ebraico incoraggiato dai colonialisti occidentali. Nessuno di loro definisce il gran mufti di Gerusalemme Haj Amin al-Husseini per quello che era: un assassino. Eppure questo fu l'uomo che, oltre alle stragi perpetrate ai suoi ordini durante la "rivolta araba" del 1936-39, abbracciò lo sforzo di Hitler per realizzare la "soluzione finale" sino al punto di inviare una brigata per aiutare la causa. I nomi dei leader europei che si allearono con Hitler sono diventati sinonimo di abiezione nei loro rispettivi paesi. Il mufti, al contrario, è diventato un eroe nazionale palestinese. Il grido "morte agli ebrei" che saliva dalla sua moschea si sente ancora oggi nelle strade arabe e palestinesi, e continua ad aizzare le masse.
Questo è ciò che commemorano, questa è la Nakba. Questo è ciò che professori e presidi delle Università di Tel Aviv e di Gerusalemme hanno lasciato che si celebrasse nei loro campus. Il significato del grido di battaglia "con il sangue e con il fuoco riscatteremo la Palestina", urlato nei campus israeliani quando è stata issata la bandiera palestinese, è la diretta continuazione della linea di odio che discende dal mufti e dei suoi successori. E paradossalmente (ma non sorprendentemente) una parte dei "pacifisti" israeliani collabora nel promuovere questa linea.
Non è un messaggio di riconciliazione quello che esce dalle cerimonie della "giornata della Nakba", nelle università o altrove. Piuttosto queste cerimonie alimentano la speranza che arrivi presto il giorno della vendetta e del castigo, e che gli ebrei, consumati dal senso di colpa, stiano gradualmente perdendo fiducia nella giustizia della loro causa. A quel punto, quando la volontà nazionale israeliana sarà atrofizzata, potrà iniziare la marcia per il "riscatto della Palestina".
Conferenza a Siena sulle origini storiche dello Stato d'Israele
Siena, 24 maggio 2012
Conferenza del prof. Marcello Cicchese (Notizie su Israele);
moderatore il pastore Ivan Basana (Evangelici d'Italia per Israele).
Tema:
"Le origini storiche dello Stato d'Israele secondo il diritto internazionale"
Testi di riferimento:
"Questa terra è la mia terra" di Eli E. Hertz
"The Legal Foundation and Borders of Israel under International Law" di Howard Grief.
Alla fine dell'incontro sarà offerto in dono il testo di Hertz.
Saranno inoltre messi a disposizione i testi dell'autore della conferenza, per chi fosse interessato a comprarli.
Luogo: Scuola di italiano "Dante Alighieri", via Tommaso Pendola 37.
Orario: 17.30 - 19
Ingresso libero.
Dopo 34 anni di sforzi tradotta la Bibbia nella lingua degli eschimesi
TEL AVIV, 18 mag - Dopo 34 anni di sforzi, sara' presto presentata al pubblico in una chiesa canadese a forma di igloo la prima traduzione della Bibbia nel linguaggio degli eschimesi canadesi: l'Inuktitut, uno dei dialetti dell'Inuhit.
Lo anticipa il quotidiano israeliano Haaretz secondo cui la traduzione del Vecchio e del Nuovo Testimento per quelle popolazioni e' stata molto ardua anche perche' il loro idioma - che pur abbonda, ad esempio, di definizioni relative alla precipitazioni nevose - si trova incapace di affrontare parole ricorrenti nella Bibbia come 'pastore' o 'cammello'. Anche il concetto di 'pace' ('shalom', in ebraico) e' risultato intraducibile per gli esperti locali che - nota Haaretz - sono stati costretti a ricorrere ad una circonlocuzione.
È Mohammed Rashid, l'ex consigliere finanziario di Yasser Arafat
Per i responsabili delle casse dei partiti tira brutta aria. Non solo in Italia. Su altre sponde del Mediterraneo sta scoppiando uno "scandalo tesoriere", quello di Mohammed Rashid, l'ex consigliere e consulente finanziario di Arafat.
Che a quelle latitudini la corruzione regnasse sovrana era cosa nota. Meno conosciuto è il fatto che si stia cercando di combatterla. Mercoledì è partita nei confronti di Rashid un'inchiesta da parte della commissione anticorruzione di Ramallah che vuole vederci chiaro. Mohammed è accusato di appropriazione indebita di decine di milioni di dollari negli anni in cui era a stretto contatto con Yasser Arafat. Era lui il tesoriere effettivo di una montagna di soldi che arrivavano da ogni dove: mondo arabo, Asia, Italia, Francia e Spagna. La commissione ha emesso un mandato di cattura internazionale dopo che Rashid non si è presentato alla convocazione del ministro degli esteri e di quello della giustizia.
In realtà la commissione istituita nel 2010 ha deciso di indirizzare tutte le proprie energie contro una figura ormai lontana dalla politica attiva. Rashid è fuori dalla Cisgiordania dal 2004 quando scappò insieme alla moglie e alla figlia portando con sè milioni di dollari. Il braccio destro del leader palestinese è però tornato alla ribalta con un intervista all'emittente araba Al Arabiyya in cui ha avvertito Abu Mazen, l'attuale capo di Fatah, di "non commettere un enorme sbaglio". Un chiaro invito a fermare le indagini che pendono sulla testa di Rashid.
Polemica in Israele sul teatro Habima: 'Rovina limmagine del Paese'
Il teatro nazionale accusato di aver messo in scena commedie senza pagare gli autori
Il teatro Habima in Tel Aviv
ROMA, 18 mag - Il teatro nazionale israeliano Habima, istituzione culturale storica del Paese, «rovina l'immagine dello Stato ebraico all'estero». L'accusa che non t'aspetti arriva dal ministero della Cultura di Tel Aviv, che punta il dito contro il prestigioso teatro (di cui peraltro è cofinanziatore), il quale sarebbe colpevole di aver messo in scena alcune commedie "rubate" a commediografi americani. Della vicenda si sono occupati Haaretz e Ynet. «Il teatro Habima deve circa 150mila euro a quattro autori», dichiara l'avvocato ebreo-americano, Tonda Marton, legale dei commediografi derubati. «E' una vergogna: per il teatro, che non riuscirà ad ottenere i diritti su altre pièce negli Stati Uniti, ma anche per il governo israeliano, che sta facendo una figuraccia». L'incidente diplomatico-culturale tra Israele e Stati Uniti sembra molto vicino. Ma il governo di Tel Aviv prende le distanze: «Habima è un organismo indipendente, pur ricevendo in parte fondi statali». «E anzi - rilanciano dal ministero - siamo noi a sentirci danneggiati dalla sua condotta».
I quattro autori americani, del resto, non sono gli unici creditori di Habima. Il teatro - fiore all'occhiello della scena artistica israeliana e primo teatro in lingua ebraica del Paese - ha un bilancio-colabrodo, con debiti per milioni di euro, in patria e all'estero. Già a fine 2011 lo Stato israeliano aveva abbonato oltre 3 milioni di euro di debiti al teatro, ma la misura non è stata sufficiente per riassestare la sua situazione finanziaria. I conti continuano a non tornare, come sanno bene i dipendenti del teatro, che in passato hanno dovuto ricorrere allo sciopero per ottenere il pagamento dei salari.
Eppure, malgrado tutto, negli ultimi cinque anni il management di Habima ha investito oltre 20 milioni di euro in un restauro faraonico. Il contrasto tra il bilancio disastrato e i fasti del restauro - finanziato in buona parte dal Comune - non è passato inosservato, anche perché coincidente con un periodo di agitazione sociale in Israele. La cerimonia di inaugurazione, avvenuta lo scorso gennaio, è stata presa d'assalto da alcune centinaia di manifestanti al grido di «Vogliamo case popolari, non teatri di lusso!».
Agricoltura: imprenditori di Salerno studiano tecniche in Israele
Missione della Camera di Commercio di Salerno
NAPOLI, 18 mag - Orizzonti internazionali per i giovani imprenditori agricoli della provincia di Salerno che nei giorni scorsi hanno compiuto un viaggio in Israele per scambi di conoscenze e per partecipare alla fiera del settore Agritech, che si e' svolta a Tel Aviv. Il viaggio e' stato organizzato da Intertrade, azienda speciale per l'internazionalizzazione della Camera di Commercio di Salerno, che ha portato in Israele una delegazione imprenditoriale in missione esplorativa, guidata dal presidente Vincenzo Galiano e dal consigliere Bruno Habusha e formata da 20 giovani imprenditori under 35 del settore agricolo. La missione si e' svolta con incontri presso la facolta' di Agraria dell'Universita' di Tel Aviv e visite professionali presso alcune imprese ubicate nella zona del Kibbuz e Almog, oltre che alla partecipazione ad ''Agritech'', considerato l'evento leader a livello mondiale nel campo delle tecnologie agricole, dei macchinari e delle attrezzature, delle serre e dell'orticoltura, della protezione chimica e biologica delle piante, della frutticoltura e floricoltura, dell'allevamento e dei sistemi di alimentazione degli animali, dei semi e dei materiali di propagazione.
La destinazione israeliana e' stata scelta anche perche' il Paese, che si estende su una piccola superficie ai confini con il deserto ed e' caratterizzato da condizioni climatiche difficili e da scarse risorse idriche, ha raggiunto ottimi risultati grazie alla creativita' e all'iniziativa del settore agricolo e al rapporto sinergico tra l'agricoltura e l'industria agro tecnologica.
''L'internazionalizzazione ha bisogno di un approccio trasversale e multidimensionale - ha spiegato il presidente di Intertrade Vincenzo Galiano - dove, oltre all'aspetto commerciale, diviene sempre piu' necessario conoscere le esperienze, le dinamiche e le imprese di altri territori per favorire processi di confronto e collaborazione dalla condivisione del know how fino alla creazione di vere e proprie alleanze strategiche. Missioni all'estero come quella appena conclusa costruiscono solo una delle modalita' con cui Intertrade promuove l'internazionalizzazione per le imprese del nostro territorio''.
Facebook, la «timeline» più lunga (1099 anni) è quella della Torre di Davide
Sulla sua pagina del social network il museo della cittadella di Gerusalemme, uno dei più visitati al mondo, ha recentemente battuto il record mondiale di cronologia. Avrebbe voluto tornare indietro di 4000 anni, ma per ora non è possibile
La Torre di Davide a Gerusalemme è uno dei luoghi più famosi di Israele e uno dei siti archeologici più affascinanti del mondo così da essere visitato ogni anno da centinaia di migliaia di turisti. L'antica torre si trova nei pressi della Porta di Giaffa, sulla linea di confine tra la «Ir Atiqà», la Città Vecchia, e la Città nuova di Gerusalemme e rappresenta un simbolo che ha 4000 anni di storia. E il museo della Torre ha recentemente lanciato la più lunga «timeline» su Facebook, 1099 anni di storia. I responsabili dell'istituzione avrebbero voluto tornare indietro di 4000 anni, ma Facebook attualmente non consente un cammino a ritroso così lungo.
La timeline della Torre di Davide - informa l'ufficio turistico d'Israele - è ricca di eventi testimoniati da fotografie, film, disegni e illustrazioni che raccontano la storia della Torre all'ingresso della Città Vecchia di Gerusalemme che a sua volta racconta la storia della città.
Re, principi e generali fanno tutti parte della storia della Torre, così come i racconti del «pellegrino» abituale, nel senso più ampio del termine: dai crociati ai pellegrini provenienti da ogni angolo della terra fino ad oggi che sono entrati nella città.
Insomma, il museo racconta la storia di Gerusalemme, ripercorrendo gli eventi più rilevanti che si sono succeduti, dalle prime testimonianze dell'esistenza della città, nel secondo millennio avanti Cristo, fino al momento in cui Israele ne ha fatta la sua capitale. E la cittadella stessa è un sito archeologico straordinario. Le rovine che si trovano al suo interno sono una sorta di rappresentazione in scala ridotta dell'intera Gerusalemme nelle varie epoche. Senza contare il fatto che dalle sue torri si può ammirare uno spettacolare panorama a 360o sulla città vecchia e su quella nuova. Il museo della Torre, inoltre, ospita esposizioni temporanee, organizza conferenze ed eventi speciali negli ambiti della musica, della danza e del teatro e realizza decine di attività e progetti educativi..
Odiare Israele e gli ebrei, il modo migliore per attirare simpatia
di Deborah Fait
Finita la commemorazione della Nakba con qualche soldato di Israele ferito dai cari e pacifici palestinesi non paghi di non averci potuto ancora sterminare e pieni di rancore e di invidia per un paese che, nato 65 anni fa è diventato una delle potenze mondiali in campo tecnologico e scientifico. Invidiosi fino a star male copiano tutto, anche le sirene e il 15 maggio, giornata della fondazione di Israele, ecco che fanno suonare le loro sirene a lutto come facciamo noi da anni nel giorno del ricordo della Shoà e di Yom Hazikaron, in memoria dei nostri morti nelle guerre organizzate dagli arabi per la cancellazione di Israele dalla faccia della terra.
Invidia, odio e rabbia, questi sono i sentimenti che questa gente prova per noi ebrei, per Israele e diffonde questi sentimenti spruzzando veleno come le vipere.
Il veleno arriva sempre nei posti giusti e ormai è difficile capire dove ha fine l'antisemitismo e inizi l'antisionismo o viceversa, i due odi si fondono in uno unico: Israele e gli ebrei, gli ebrei e Israele, da odiare sempre, in un'unica soluzione. Prendi due e paghi uno!
Le organizzazioni palestinesi nel mondo fanno un lavoro infaticabile di boicottaggio, l'ISM è uno dei gruppi meglio organizzati e più ricchi che in questi giorni cerca di impedire agli intellettuali di mezzo mondo di recarsi in Israele in occasione della Fiera del libro di Gerusalemme. Non sia mai detto che una manifestazione internazionale in cui sia coinvolto Israele possa svolgersi senza boicottaggi, sabotaggi, minacce. Non è mai accaduto finora e chi vi partecipa riceve regolarmente le sue brave lettere minatorie.
Gerard Donovan, uno scrittore/poeta irlandese (l'Irlanda è considerato uno dei paesi più antiisraeliani d' Europa dove i pro palestinesi godono di grande prestigio e possono sabotare Israele senza essere disturbati), ha accusato il Movimento Irlandese pro palestinese di usare intimidazioni per impedire che qualcuno si senta invogliato ad andare a Gerusalemme. Stufo dei loro soprusi e dimostrando di saper pensare colla propria testa, Donovan ha dichiarato tranquillamente di ritenerli degli idioti.
Israele e gli ebrei sono l'obiettivo dell'odio internazionale, anche nelle cose più cretine, ve la
Maria Bonafede
ricorderete la pastora valdese, Maria Bonafede, che si è sentita in dovere di dichiararsi non amica di Israele perché le sia riconosciuta verginità intellettuale in occasione dell'8 per mille.
Perché uno deve dire di essere antiisraeliano per attirarsi le simpatie del mondo? A quanta gente verrebbe in mente di dichiararsi antifrancesi, antirussi, antisvedesi?
A nessuno al mondo ma tutti devono esser pronti a farfugliare "a me Israele non piace proprio per niente!"
La Siria sta praticando una delle stragi più terribili degli ultimi anni, decine di migliaia di siriani ammazzati dall'esercito del proprio governo. C'è qualcuno che si sente in dovere di dichiarasi "antisiriano"? No, non è richiesto, non è necessario, è invece un must dire subito di essere antiisraeliani e antisionisti per guadagnare punti.
Chi è contro Israele sa di poter essere subito accettato in qualsiasi ambiente, sotto qualsiasi bandiera alla prima dichiarazione di ostilità, sicuro che niente potrebbe accadergli da parte israeliana. Quindi perche' non approfittarne?
Triste esempio di asservimento è la notizia fresca fresca che il Comitato Olimpico ha rifiutato la richiesta di fare un minuto di silenzio nel giorno dell'inaugurazione delle Olimpiadi del 2012. Un minuto di silenzio, niente di più, niente di eclatante, dopo 40 anni si chiede un minutino di silenzio per una delle tante stragi palestinesi, una delle più efferate perché fatta proprio durante i Giochi Olimpici che dovrebbero vedere i Popoli fratelli. Bene, i rappresentanti di una popolazione di odiatori, nel 1972 mandò un commando di terroristi palestinesi ad ammazzare gli atleti israeliani nel villaggio olimpico, a Monaco. I morti israeliani furono 11, i giochi continuarono regolarmente come se nulla fosse accaduto, in fondo erano stati ammazzati solo degli ebrei e l'Europa non si scandalizzava troppo, dopo i sei milioni che già insanguinavano il suo territorio che effetto potevano fare undici ?
Ogni giorno si apre il giornale e si scopre che c'è qualcuno che ci odia. Ogni giorno si parla con qualcuno per scoprire che ancora il mondo civile non ha capito niente. Giorni fa il Piccolo di Trieste dava la notizia di alcuni testi trovati nelle biblioteca del Vicequestore di Trieste, indagato per altri motivi su cui farà luce la magistratura. Bene amici miei, vi scrivo alcuni dei titoli : "Come riconoscere e spiegare l'ebreo", "la difesa della razza", "Mein Kampf", "La questione ebraica".
Certo, non è un reato avere libri equivoci nella propria biblioteca privata, anche perché il poliziotto aveva anche testi di estrema sinistra....che dire...gli estremi politicamente si incontrano, ma fa comunque impressione sapere che un funzionario pubblico abbia tra i suoi libri uno, firmato George Montandon, che nel pamphlet "come riconoscere e spiegare l'ebreo" scrive testualmente:
" il chimismo delle ghiandole sudoripare appare particolare nel giudeo perché i vasi in cui quest'ultimo emana un odore rancido e sgradevole sono troppo frequenti per rappresentare circostanze individuali. Forse l'odore giudaico è da mettere in relazione con le antiche connessioni negroidi della razza."
Quindi, amici miei, noi puzziamo, lo dicevano i nazisti, lo dicevano i fascisti, ancora oggi c'è chi legge e fa sue queste teorie nefande.
Puzziamo perché le nostre sono ghiandole ebree, chimicamente speciali e perché anticamente qualche antenato ebreo si è accoppiato con esponenti della razza africana.
Il mai abbastanza rimpianto Herbert Pagani scrisse molti anni fa " Israele è il paese dove uno "sporco ebreo" e' soltanto un ebreo che non si lava" .
Siamo ancora a questi livelli, amici, come possiamo sperare che questa malattia che è l'odio antiebraico abbia fine?
Israele non ha rinunciato all'opzione militare contro l'Iran
L'ambasciatore iraniano presso l'Aiea, Ali Asghar Soltanieh, appariva soddisfatto due giorni fa parlando dei colloqui a Vienna sul nucleare tra il suo paese e l'Aiea. «Abbiamo avuto incontri positivi. Ogni cosa va nella giusta direzione», aveva commentato Soltanieh riferendosi all'esito della seconda e ultima giornata di colloqui nella capitale austriaca. È troppo ottimista l'ambasciatore di Tehran.
La questione del nucleare iraniano è politica, non solo tecnica. E non dipende solo dalle intenzioni vere o presunte dell'Iran di dotarsi di armi atomiche. Il partito della guerra continua ad alzare la voce. Il governo israeliano - che sollecita «l'opzione bellica» - considera «insufficienti» le richieste fatte finora dalla comunità internazionale all'Iran nell'ambito dei negoziati 5+1. Il governo Netanyahu vuole lo stop completo dell'arricchimento dell'uranio in Iran Israele giudica lo stop di tutti i processi di arricchimento dell'uranio, anche a livelli bassi, conditio sine qua non di qualunque accordo con l'Iran. «Si deve esigere lo stop totale dell'arricchimento in Iran, anche al 3,5%», ha avvertito qualche giorno fa il ministro della difesa israeliano Ehud Barak facendo riferimento alla soglia (quella compresa fra 3,5 e il 20%) considerata di norma compatibile solo con l'uso a scopi civili o scientifici dell'energia atomica. Condizione che l'Iran non accetterà mai e Israele lo sa bene. Barak è partito per gli Usa l'altra sera e il quotidiano Haaretz ieri riferiva che anche il capo dell'intelligence militare, il generale Aviv Kochavi, due settimane fa ha visitato Washington in segreto e ha anche avuto incontri a New York con rappresentanti delle Nazioni unite. Non occorre avere la palla di vetro per conoscere il contenuto dei colloqui avuti in terra americana da Barak e Kochavi: Iran e Siria e naturalmente il movimento sciita libanese Hezbollah. Tel Aviv vuole che vengano fissate delle scadenze precise per valutare i risultati delle sanzioni internazionali contro l'Iran. Il governo di Benyamin Netanyahu - allargato ora anche al leader dell'opposizione Shaul Mofaz - li prevede «scarsi», ossia gli iraniani continueranno a produrre l'uranio. Esito che aprirebbe la strada all'attacco aereo israeliano alle centrali iraniane, questa volta con la benedizione degli Stati uniti. Barack Obama non vuole un attacco nei prossimi mesi - cruciali per le presidenziali americane - ma non ha mai escluso «l'opzione militare».
Edison, caccia al gas del Mediterraneo. Dopo Cipro punta ai giacimenti in Israele
Si intensifica l'attività di Esplorazione&Produzione del gruppo appena passato sotto il controllo dei francesi di Edf con l'obiettivo di farne farne una gas company. Solo pochi giorni fa l'offerta congiunta con Enel per i giacimenti attono all'isola. Ora una lettera-invito al governo di Tel Aviv.
di Luca Pagni
MILANO - L'obiettivo era stato fissato ormai da un paio di anni. Ma il protarsi del braccio di ferro tra i soci per fissare i termini della separazione consensuale ne hanno ritardato l'esecuzione. Ma non appena i francesi del colosso energetico Edf hanno avuto la certezza di poter prendere il controllo dell'intera società, hanno fatto partire il progetto: trasformare Edison nella loro gas company.
La storica utility italiana, seconda nel mercato dell'elettricità alle spalle di Enel e della vendita di metano dietro a Eni, è destinata così a garantire il futuro energetico dei cugini transalpini. la presenza di 54 centrali nucleare, a partire dagli anni '60 ha garantito alla Francia energia a basso costo. Ma ora, iniziano i problemi: gli impianti più vecchi andranno fuori produzione e il gap non potrà essere colmato dalle rinnovabili se non nel giro dei prossimi 20 anni. C'è da coprire una fase di transizione non proprio a breve termine e il governo grancese, socio di maggioranza di Edf, ha deciso di puntare sulle centrali a gas. E qui entra in gioco Edison. La società ha sia le competenze per realizzare gli impianti sia per l'attività di Esplorazione&Produzione. Così come ha disponibilità di gas immediata: può contare su 13 miliardi di metri cubi all'anno e in questo momento ne utilizza meno della metà.
Non a caso, è notizia di qualche giorno fa il fatto che Edison partecipi (in consorzio con Enel, l'israeliana Delek e l'australiana Woodside energy) alla gara bandita dal governo di Cipro sugli 11 lotti in cui è stata suddivisa l'area attorno all'isola e in cui è stato individuato uno dei più importanti giacimenti di gas al mondo. Una sacca di metano che si estende - secondo le rilevazioni - dalla Grecia fino alle coste di Israele. Davanti alle cui coste si trova un'altro maxi giacimento, non a caso denominato Leviathan. Anche in questo caso, Edison vuole giocare un ruolo: assieme alla solita Delek (società specializzata in perforazioni) ha presentato richiesta per aprire una trattativa sulla possibile concessione. In caso di sucesso, Edison diventerebbe a tutti gli effetti uno dei protagonisti del settore in quest'area del Mediterraneo.
I Polacchi che contendono la leadership nelle esportazioni di gas a Turchi, Israeliani, e Ciprioti, con Italiani e Greci principali attori di transito, e i russi indeboliti nel mercato del Vecchio Continente. Lo scenario tracciato appartiene alla fantapolitica, ma nulla esclude che alcuni importanti sviluppi che si sono verificati negli ultimi giorni possano consentirne una parziale, se non totale, realizzazione.
La notizia più importante è il varo di un'alleanza tra la Polonia e il Canada, firmata dai Premier dei due Paesi, Donald Tusk e Stephen Harper, martedì, 15 maggio, per la ricerca e l'estrazione sul territorio polacco di gas shale: categoria di oro blu che, a differenza di quello naturale, è situato in maggiore profondità, e che per il suo sfruttamento richiede attrezzature specifiche oggi possedute solo nel Nord America.
Secondo diversi studi, il sottosuolo della Polonia sarebbe talmente ricco di giacimenti shale da consentire non solo l'autosufficienza energetica di tutta l'Europa, ma anche l'affermazione di Varsavia come uno dei principali esportatori di oro blu nel Mondo. E' per questa ragione che, durante la recente visita ad Ottawa, Tusk ha affermato come l'Europa si trovi alla vigilia di una possibile rivoluzione energetica.
Accanto al serbatoio polacco di shale, sempre più pressanti sono le indiscrezioni riguardanti la presenza di un importante giacimento di gas naturale nel fondale del Mediterraneo orientale: tra le acque territoriali di Israele e Cipro.
Secondo le rilevazioni delle compagnie statunitensi Noble Energy e israeliana Delek, riportate dalla Reuters, il bacino israelo-cipriota, ribattezzato Leviathan, contiene 480 miliardi di metri cubi di gas. Per il suo trasporto in Europa, fin da subito si è proposto l'Interconnettore Turchia-Grecia-Italia (ITGI).
Questo gasdotto, compartecipato a maggioranza dalla compagnia greca DEPA e dall'italiana Edison, collega la Penisola Anatolica alla Puglia, passando per il Peloponneso: se la capacità del Leviathan fosse confermata, il peso di Italia e Grecia - due Paesi oggi sull'orlo di una crisi finanziaria - nella politica energetica dell'Unione Europea sarebbe destinato ad aumentare in maniera notevole.
In aggiunta ai "futuribili" giacimenti polacchi e israeliani, continua la corsa allo sfruttamento dei bacini di gas naturale dell'Azerbajdzhan, con cui la Commissione Europea ha già firmato accordi per l'acquisto di oro blu senza, tuttavia, definire l'itinerario infrastrutturale attraverso il quale trasportare il carburante nel Vecchio Continente.
Nella giornata di lunedì, 14 maggio, la compagnia tedesca RWE ha messo in dubbio la sua partecipazione alla costruzione del Nabucco: gasdotto concepito dall'UE per trasportare gas di provenienza azera dalla Turchia fino all'Austria.
Se le intenzioni dei tedeschi saranno confermate, come è probabile secondo l'autorevole Deutsche Welle, la RWE sarebbe il secondo partner a lasciare il progetto dopo l'ungherese MOL che, come riportato ancora dalla Reuters, ha iniziato trattative per il suo ingresso nel Gasdotto Europeo Sud-Orientale - SEEP: un progetto parallelo al Nabucco, sostenuto dal colosso britannico British Petroleum.
Finora, l'Azerbajdzhan non ha espresso alcuna preferenza tra il Nabucco e la SEEP, ma, insieme con la Turchia, ha dato il via alla costruzione del Gasdotto Transanatolico: una terza alternativa al trasporto di gas azero in Europa, grazie alla partnership con la TAP.
Questa seconda infrastruttura, altrimenti nota come Gasdotto Transadriatico, collegherà la Bulgaria all'Italia meridionale attraverso l'Albania e, di recente, su di essa ha espresso particolare inerisse l'italiana ENEL.
La Russia continua a mantenere il monopolio delle forniture energetiche
Il motivo principale che sta muovendo la geopolitica del gas del Vecchio Continente è necessità per l'UE di diminuire il quanto più possibile la propria dipendenza dalla Russia, alla quale, ad oggi, non vi sono valide alternative.
Dal canto suo, Mosca ha approntato una politica basata non solo sul controllo totale dei rifornimenti di oro blu diretti all'Europa, ma anche sulla gestione, parziale o totale, dei gasdotti europei: politica che finora ha avuto successo grazie alla connivenza di una serie di Paesi UE tradizionalmente alleati del Cremlino, come Francia, Germania, Slovacchia, Austria e Slovenia.
Rifiutarsi di ricordare Monaco '72. All'Olimpiade di Londra vince la paura
di Pierluigi Battista
È evidente il motivo per cui il Cio si rifiuta di ricordare con un minuto di silenzio a Londra il massacro olimpico di Monaco '72: la paura. Il terrore di boicottaggi e rappresaglie solo per un minimo gesto di omaggio agli atleti israeliani uccisi quarant'anni fa da un commando di terroristi palestinesi. La preoccupazione di urtare la suscettibilità di chi non vuole riconoscere lo Stato di Israele e dunque non pensa che i morti ammazzati di Israele, uccisi in Germania nel mezzo di una competizione olimpica, debbano essere onorati. La paura, il terrore. Nessun'altra spiegazione plausibile.
Un minuto di silenzio, non cerimonie mastodontiche e costose. Un minuto di silenzio e di raccoglimento per i due atleti israeliani che vennero ammazzati nel villaggio olimpico e per gli altri nove che, presi in ostaggio, persero la vita (assieme a un poliziotto tedesco e al commando di sequestratori) alla fine di un disastroso blitz condotto dalle forze speciali della Germania occidentale. Una strage. Una carneficina ad altissimo valore simbolico perché, per la prima volta dopo l'Olocausto, 11 ebrei vennero trucidati in terra tedesca. Il massacro fece molto scalpore, ma si decise lo stesso di andare avanti con i Giochi olimpici.
Oggi, dopo quarant'anni, la richiesta di un minuto di silenzio avanzata dagli israeliani sembra una richiesta ragionevole, misurata, tutt'altro che provocatoria. Ma gli organizzatori delle Olimpiadi di Londra non hanno perso l'occasione per un altro gesto di viltà. Ai Giochi del Mediterraneo lo Stato di Israele viene escluso. Ora viene esclusa persino la possibilità di ricordare i morti di quarant'anni fa. Nessuna ragione convincente per questo sconcertante rifiuto. Non un argomento sostenibile. Soltanto la paura. Ma la paura, il cedimento preventivo ai diktat dei prepotenti, è la negazione stessa dello spirito olimpico, fondato sulla lealtà e sul riconoscimento del valore di tutti gli atleti di tutte le Nazioni. E si sancisce così il principio che alcuni morti non possono nemmeno essere nominati, che il Cio è ostaggio di chi addirittura sente il massacro di Monaco come una bandiera da sventolare. Una pagina orribile della storia. Uno sfregio alle Olimpiadi: le Olimpiadi della paura.
Ecco perché la soluzione a due stati "deve" fallire
dii Moshe Dann
Lo stato palestinese che vogliono
gli arabi
La comunità internazionale non riesce a capire come mai non sortiscano risultati positivi tutte le sue pressioni per portare avanti un "processo di pace" che richiederebbe agli arabi palestinesi di rinunciare alla loro lotta contro lo stato ebraico. La risposta è che il conflitto non riguarda il territorio, bensì l'ideologia: cioè il palestinismo, che sta alla base della guerra che da circa cento anni viene condotta contro il sionismo e lo stato di Israele in quanto storica patria nazionale del popolo ebraico. Per gli arabi, per i palestinesi e per gran parte dei musulmani ciò fa parte di una più vasta jihad, una sorta di lotta permanente contro l'infedele. [ ] Se non si coglie questo concetto, è impossibile capire il palestinismo, la sua missione storica e i suoi leader. È questo concetto che spiega non solo perché "il processo di pace" fallisce, ma anche perché "deve" fallire.
Tutti gli sforzi per imporre uno stato palestinese (la soluzione "a due stati") sono condannati a fallire per una semplice ragione: i palestinesi quello stato non lo vogliono. L'obiettivo primario del nazionalismo palestinese era ed è quello di cancellare lo stato d'Israele, di non permettere che esista. Qualunque forma di indipendenza palestinese che accetti di convivere con una sovranità israeliana su quella che loro ritengono terra musulmana rubata dagli ebrei è, per definizione, un'eresia. È un concetto enunciato molto chiaramente sia nella Carta fondamentale dell'Olp che in quella di Hamas. Il palestinismo non è un'identità nazionale, quanto piuttosto un costrutto politico sviluppato come parte di un aggressivo programma terroristico quando venne fondata l'Olp, nel 1964. Rappresentava un modo per distinguere fra arabi ed ebrei, e tra gli arabi che vivevano dentro Israele sin dal 1948 rispetto agli altri arabi. I termini "arabi palestinesi" o "arabi di Palestina" non sono invenzioni di colonialisti e stranieri: essi compaiono nei loro stessi documenti ufficiali. L'identità palestinese coincide con la lotta per "liberare la Palestina dai sionisti", ed è diventata una causa internazionale che ha legato fra loro i musulmani nel quadro di una jihad con implicazioni molto più ampie: una sorta di rivoluzione islamica permanente.
Il palestinismo ha funzionato come alibi e giustificazione di questa jihad. Ma storicamente gli arabi che vivevano in Palestina consideravano se stessi parte della "grande nazione araba", come emerge anche dai documenti dell'Olp. Si raccolsero attorno al mufti filo-nazista Haj Amin Hussein non per via di una loro identità nazionale, ma per odio verso gli ebrei. La loro lotta oggi non consiste nel conseguire l'indipendenza accanto a Israele, ma nel sostituire Israele con uno stato arabo musulmano.
Pertanto le proposte su "due stati", con l'indipendenza palestinese come obiettivo territoriale, di fatto contraddicono il palestinismo, dal momento che ciò significherebbe la fine della loro lotta per sradicare Israele. Il che spiega come mai nessun leader palestinese accetterà di arrendersi alle richieste occidentali e sioniste, e come mai accettare un compromesso è considerato un anatema. Indipendenza (accanto a Israele) significherebbe negare il carattere di "nakba" (catastrofe) della nascita d'Israele nel 1948; significherebbe ammettere che tutto ciò per cui si è combattuto e tutti i sacrifici fatti sono stati vani. Significherebbe abbandonare (cioè, lasciare che si integrino altrove) cinque milioni di arabi che vivono in 58 "campi profughi" sponsorizzati dall'Unrwa in Giudea e Samaria (Cisgiordania), nella striscia di Gaza, in Libano, Siria e Giordania, e centinaia di migliaia di altri sparsi per il mondo: non sarebbero più considerati "profughi", il che significherebbe la perdita di quel miliardo e passa di dollari che l'Unrwa riceve ogni anno. Indipendenza significherebbe abbandonare la "lotta armata", vera chiave di volta dell'identità palestinese; significherebbe svelare che il concetto di palestinismo creato dall'Olp e accettato dall'Onu, dai mass-media e anche da vari politici israeliani, è una falsa identità con un falso scopo. Significherebbe che tutte le sofferenze patite per cancellare Israele sono state inutili.
L'indipendenza comporterebbe assumersi responsabilità e porre fine all'istigazione all'odio e alla violenza, fare i conti con fantasie come la "archeologia palestinese" o la "società e cultura palestinese", richiederebbe di costruire un autentico nazionalismo, con istituzioni giuste e trasparenti.
Significherebbe anche, naturalmente, porre fine al conflitto, porre fine al terrorismo e all'istigazione, porre fine alla guerra civile fra laici e islamisti, fra tribù e clan, porre fine alla corruzione, all'arbitrio, all'illegalità e dare vita a un governo autenticamente democratico. Accettare Israele significherebbe la fine della Rivoluzione Palestinese: un tradimento in termini nazionali e un'eresia in termini islamici. In questo contesto, per i palestinesi e per gran parte dei musulmani il "processo di pace" non è che una metafora della sconfitta.
Palestina: il Fronte popolare critica la formazione del nuovo governo
Il Fronte popolare per la liberazione della Palestina (Fplp) condanna la formazione del nuovo governo dell'Autorità nazionale palestinese (Anp) guidato dal premier Salam Fayyad. «La nascita di questo governo indica con fin troppa chiarezza che la riconciliazione nazionale palestinese si allontana nonostante il bisogno di unità espresso dal nostro popolo», ha commentato Kayed al Ghol, del Comitato centrale del Fplp riferendosi alla spaccatura tra Fatah e Hamas, i due principali movimenti politici palestinesi. Dopo essersi affrontati in armi nel giugno di cinque anni fa, Fatah (spina dorsale dell'Anp) e Hamas controllano rispettivamente Cisgiordania e Striscia di Gaza. Un anno fa le due parti avevano raggiunto al Cairo un accordo di riconciliazione che afferma la priorità della formazione un governo "tecnico" di unità nazionale palestinese. Punto ribadito qualche mese fa da una nuova intesa raggiunta a Doha. Sino ad oggi però questo esecutivo non si è materializzato e Fatah e Hamas rimangono distanti nelle loro strategie politiche e nelle loro richieste. Al Ghol da parte sua ha attribuito ad entrambi i governi, in Cisgiordania e a Gaza, la responsabilità della divisione interna palestinese. «L'anniversario della Nakba (15 maggio) e la lotta dei nostri detenuti politici nelle carceri israeliane avevano posto le basi per una strategia nazionale ma (Fatah e Hamas) non hanno colto questa importante opportunità», ha aggiunto al Ghol. Il nuovo governo dell'Anp ha giurato ieri. Si tratta, in effetti, di un rimpasto, visto che il premier è rimasto lo stesso. La conferma di Fayyad accresce il disappunto di Hamas che nell'accordo raggiunto al Cairo e ribadito a Doha, aveva chiesto l'esclusione del primo ministro dell'Anp da qualsiasi incarico nel futuro esecutivo di unità nazionale. Il movimento islamico ritiene Fayyad troppo legato agli Usa e all'Europa e responsabile di diverse campagne di arresti condotte in Cisgiordania dalla polizia dell'Anp nei confronti degli attivisti di Hamas. Non fa piacere agli islamisti palestinesi peraltro il programma del nuovo governo dell'Anp - in cui è più marcata la presenza di esponenti di Fatah e dove Fayyad non occupa più la delicatissima posizione anche di ministro delle finanze (passata all'accademico Nabil Kassis) - che punta sulla organizzazione di elezioni amministrative in Cisgiordania. Hamas vuole che elezioni - legislative, presidenziali e amministrative - si tengano solo dopo la formazione di un esecutivo unico. Fayyad intanto è chiamato a fare i conti con il deficit di bilancio previsto per il 2012. L'Anp ha presentato un bugdet da 1,3 miliardi di dollari che sarà coperto solo in parte dalle entrate tributarie e dai fondi promessi dai Paesi donatori. Secondo le istituzioni finanziarie internazionali a Fayyad mancano 500 milioni di dollari per avere il pareggio di bilancio.
(FocusMO, 17 maggio 2012)
Lunico accordo che possono trovare gli arabi che parlano di uno stato palestinese è lodio contro Israele. Tolto quello, non resta niente. La Palestina araba non esiste: è un fatto, non un'opinione.
Cena di Gala in occasione dell'Apertura della Campagna di Raccolta 2012
Una delegazione di Evangelici d'Italia per Israele, capeggiata dal presidente, past. Ivan Basana, parteciperà alla cena di gala in occasione dell'Apertura della Campagna di Raccolta 2012.
La presenza di EDIPI a questo importante evento è collegata ad uno degli scopi ed obbiettivi dell'associazione, cioè quello di sostenere l'Aliyah (il ritorno del popolo ebraico nella sua terra) convinti che Dio ha assegnato per sempre ai figli di Giacobbe la terra promessa, in vista della completa restaurazione di Israele.
PROGRAMMA DELLA SERATA
Lunedì 21 Maggio 2012 alle ore 19.30,
presso il Palazzo Mezzanotte (Sede della Borsa di Milano) in P.zza Affari, 6.
Ospite d'Onore On. Franco Frattini, già Ministro degli Esteri italiano.
Interverranno S.E. Naor Gilon, Ambasciatore di Israele in Italia
e Moodi Sandberg, Presidente Mondiale del Keren Hayesod
e già Ministro della Scienza e Tecnologia di Israele.
Sarà presente Johana Arbib Perugia, Presidente Mondiale
del Consiglio di Ammimistrazione del Keren Hayesod
Presenterà la serata Jocelyn Hattab, conduttore televisivo.
Musiche del Trio Nefesh
Il Cio ignora la richiesta di Israele, no al minuto di silenzio per le vittime di Monaco
Il Comitato Olimpico Internazionale ha respinto l'invito del governo israeliano per commemorare gli 11 atleti uccisi dai terroristi palestinesi nelle Olimpiadi del 1972
di Alessandro Proietti
Un lettera del presidente del Cio, Jacques Rogge, rischia di creare un caso diplomatico tra il Comitato Olimpico Internazionale e Israele. Alla base del rifiuto, nel concedere un minuto di silenzio per le vittime del massacro di Monaco, ci sarebbero le già frequenti commemorazioni organizzate da Israele e una specifica ricorrenza a Guildhall, sede storica del municipio di Londra. "Il Cio - si legge nella missiva di Rogge - ha ufficialmente reso omaggio alla memoria degli atleti in varie occasioni. All'interno della famiglia olimpica, la memoria delle vittime del terribile massacro di Monaco di Baviera nel 1972, non potrà mai svanire".
Come dimenticare una delle stragi che ha segnato, nell'immaginario collettivo, la memoria degli appassionati di sport e non. Un commando di terroristi, dell'organizzazione palestinese 'Settembre Nero' (fondata dai fedayyin nel 1970) fece irruzione nelle prime ore del 5 settembre del 1972 negli alloggi degli atleti israeliani nel villaggio olimpico, uccidendo subito due membri della squadra olimpica e prendendone in ostaggio altri nove. Gli aggressori chiesero la liberazione di 234 prigionieri palestinesi, in cambio di quella degli ostaggi israeliani. L'intervento della polizia tedesca non portò i risultati sperati: poco dopo la mezzanotte, tutti gli 11 atleti, più cinque terroristi e un poliziotto tedesco persero la vita. Anche se il dramma degli ostaggi avesse colpito i telespettatori di tutto il mondo, le Olimpiadi furono sospese, solo, al culmine della crisi e ripresero la mattina seguente.
Due vedove delle vittime, ora, hanno dato vita a una campagna per sensibilizzare l'opinione pubblica, rivolgendosi al vice ministro degli Esteri israeliano Danny Ayalon. "Un minuto di silenzio per mandare un messaggio chiaro affinché questi terribili eventi di Monaco non si ripetano". Il responso del Cio, al riguardo, è stato laconico. "E' uno scandalo - ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri israeliano al Guardian - che il massacro sia considerato una questione interna a Israele, anche se l'attacco ha toccato la famiglia olimpica e gli ideali dello sport". La dimostrazione del Cio - ha aggiunto il portavoce -, pecca di coraggio e integrità".
La vedova di Andre Spitzer, allenatore di scherma, anch'egli morto nell'atto terroristico, è da decenni in lotta per veder riconosciuto il minuto di silenzio, in occasione della cerimonia di apertura dei Giochi: "Per me - ha sottolineato in un'intervista al Guardian -, la lotta non è finita qui. Sono fiduciosa che il Cio rivedrà le sue posizioni". In una petizione, lanciata con un video il mese scorso, la donna ha chiesto "il minuto di silenzio per gli uomini che sono andati ai Giochi di Monaco in pace, amicizia, sportività e hanno perso la vita. Un minuto - si legge nell'appello - per le 11 vittime di Monaco, per mostrare al mondo che la dottrina dello spirito olimpico, per costruire un mondo migliore e più pacifico..è molto più efficace della politica". Intanto, come ogni precedente Olimpiade, Israele terrà una cerimonia di commemorazione per ricordare il massacro di Monaco 1972.
Studiosi israeliani misurano l'impatto dello smartphone sulla privacy
Chi non ha avuto modo di rifletterci? E' in atto un vero e proprio cambiamento del tradizionale concetto di privacy nella sfera pubblica ad opera dei nuovi artefatti tecnologici che ridefiniscono i confini tra pubblico e privato.
Alcuni studiosi della Tel Aviv University si sono posti l'obiettivo di misurare l'impatto del fenomeno smartphone sulla privacy, sulle regole di comportamento e sull'utilizzo dello spazio pubblico.
Per esaminare questi aspetti, i ricercatori hanno messo a punto un survey cui hanno preso parte circa 150 soggetti, per metà possessori di smartphone e per metà utilizzatori di un cellulare standard. I risultati sono curiosi.
Gli utilizzatori del comune e vecchio cellulare tengono fede alle modalità comportamentali del buon costume socialmente condivise relativamente all'uso del telefono (ovvero: rimandano le conversazioni private a spazi privati e valutano l'appropriatezza dell'uso del cellulare in spazi pubblico). Gli utilizzatori di smartphone invece, sembrano pensare e agire in modo diverso.
Anzitutto i fan degli smartphones hanno meno probabilità (del 50%) di essere infastiditi dalle telefonate di altri che invadono i luoghi pubblici, così come di rendersi conto che le proprie telefonate potrebbero irritare persone vicine. Inoltre, se spazi pubblici come piazze, parchi, mezzi di trasporto erano visti una volta come punti di incontro, ora gli individui dotati di smartphone tendono a essere sempre più immersi nei loro dispositivi elettronici mentre si trovano in luoghi pubblici. Secondo i ricercatori è dunque plausibile pensare che gli smartphones creino un'illusoria "bolla privata" in cui gli utenti si sentono avvolti. Altro dato interessante riguarda una sorta di emotività legata al dispositivo elettronico: i possessori di smartphone sembrano più dipendenti e legati ai loro telefoni. Chiedendo come si sentivano quando erano senza smartphone la maggior parte di loro ha utilizzato descrittori negativi come "perso"o "teso", mentre chi possedeva un cellulare standard generalmente ha riportato associazioni positive all'idea di essere senza telefono, come ad esempio tranquillità e libertà. Il progetto di ricerca non è ancora concluso e prevederà nuove fasi di rilevazione ambientale dell'uso degli smartphones in ambienti pubblici.
L'Ambasciatore di Israele all'ONU Michael Oren scrive oggi un interessante articolo sul Wall Street Journalnel quale fa un excursus sulla storia di Israele e sui grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, tra un '73 nel quale ben pochi accettavano l'idea della nascita di uno stato di Palestina, e il governo attuale che ne riconosce apertamente la legittimità.
In un ideale collegamento raccomando anche la lettura di Giulio Meotti che in inglese, su Israelnationalnews, fa una perfetta rappresentazione della situazione reale del conflitto coi palestinesi; oltre a dimostrare come sia inestricabile la situazione (e sicuramente non solo quella di oggi), spiega che non è corretto pensare di ritornare al momento della guerra del '67, perchè si vuole in realtà ritornare a quella del '48, quando gli arabi, come ben sappiamo, hanno rifiutato la nascita dello Stato di Israele, creando quella nakba che hanno ricordato ieri (anche con i soliti lanci di razzi taciuti dai quotidiani di casa nostra).
Di questa commemorazione, come sempre vista dalla parte dei palestinesi, scrive Michele Giorgio sul Manifesto, e deve riconoscere che le cose sono andate meglio dello scorso anno quando vi fu un tentativo di penetrazione attraverso le frontiere israelo-siriane, notoriamente sbarrate. Ieri, in concomitanza con questo anniversario della nakba, si è anche concluso lo sciopero della fame dei detenuti palestinesi; grazie alla mediazione delle autorità egiziane, i detenuti hanno ottenuto di poter riprendere gli studi universitari, di poter ricevere visite di familiari anche se residenti a Gaza e di poter acquistare libri vari, pur rimanendo in vigore l'arresto amministrativo (del quale si ricorda sempre che discende dal periodo del Mandato britannico, ma si dimentica che non è certo in vigore solo in Israele).
Di questa felice conclusione della protesta scrive Laurent Zecchini su Le Monde, osservando che è una vittoria della lotta non violenta; purtroppo Zecchini dimentica spesso di criticare proprio gli episodi di violenza senza i quali il conflitto avrebbe già perso da tempo la sua ragion d'essere.
In Siria arrivano adesso gli osservatori italiani, come scrive Eric Salerno sul Messaggero, ma non vi sarà alcun intervento armato (genere Libia) che favorirebbe solo al Qaeda e farebbe crescere il prezzo del petrolio in un mondo che non ha di sicuro bisogno di questo. Non si parla, al contrario, nei quotidiani italiani, di un enigmatico viaggio dell'ex primo ministro francese a Teheran, in corso proprio in questi giorni; lo ha forse voluto Sarkozy? ma potrebbe essere stato fatto contro il desiderio di Hollande? vedremo.
Intanto un editoriale del Foglio scrive che presto il Mek (i Mujaheddin del popolo) potrebbe essere cancellato dalla lista nera del terrorismo negli USA (in Europa è già stato cancellato da analoga lista); è utile ricordare che è proprio grazie al Mek che l'Occidente è stato informato, fin dal 2002, degli atti compiuti dal regime iraniano per dotarsi della bomba nucleare, ma non si deve neppure dimenticare che è stato proprio Obama a cancellare i fondamentali aiuti economici che gli USA fornivano all'opposizione di Khamenei; e lo stesso Obama ha tenuto in questa settimana una riunione con nove dei suoi principali consiglieri, non svelata dai nostri quotidiani; hanno partecipato, tra questi, Peter Beinart, autore del criticato libro "The crisis of Zionism" nel quale invita la gioventù ebraica ad abbandonare Israele e, a lato della semplice menzione del terrorismo arabo, stronca quello ebraico (!). Visto che chiamò Obama "the Jewish president", forse ora Obama ha voluto dimostrargli di non essere affatto jewish. Ed a riprova di ciò al meeting ha partecipato anche David Remnick che paragona la democrazia israeliana con quelle siriana ed egiziana, e Joe Klein che afferma che l'Iran non cercherebbe di dotarsi della bomba. Due brevi del manifesto e del Messaggero censurano giustamente il leader dell'estrema destra greca che ha conquistato 21 seggi, ma dimenticano di osservare quanto di simile sta avvenendo in tanti altri stati europei.
In Francia si discute sull'eccidio di Tolosa, ma a latere si verificano nuovi gravi fatti di intolleranza, e ne parla un articolo de Le Monde; si invita a non confondere antisemitismo ed antisionismo (noi ricordiamoci delle parole del Presidente Napolitano), ma nel frattempo l'Università tace perché l'amministrazione uscente non vuole più intervenire, e quella entrante non è ancora nel pieno delle sue funzioni; è ammissibile una simile affermazione di fronte a gravi episodi?
Di antisemitismo e antisionismo (doppia damnatio che nascerebbe a destra) scrive Bruno Gravagnuolo su L'Unità a commento dell'articolo di Mieli del quale Ugo Volli ha scritto a lungo ieri in questa rubrica; siamo davvero sicuri che questa distinzione permanga solo in "qualche anfratto della sinistra radicale dispersa"? Saverio Ferrari dopo un convegno di febbraio, si accorge sul manifesto del rischio di un nuovo fronte tra destra e sinistra radicali, e ricorda che Claudio Mutti, convertitosi all'islam, ha assunto il nome Omar Amin che fu già quello dell'ex SS von Leers rifugiatosi in Egitto. Ci dovrebbero riflettere all'interno della redazione del manifesto.
"Ho molti amici ebrei la lobby è la più influente del pianeta" dice il finiano Fabio Granata accorso in aiuto dell'amico Giovanni Ceccaroni che scriveva che "l'ebraismo italiano andava contro gli interessi del nostro Paese". Sono parole non nuove, sappiamo dove portano, e sappiamo anche quale rischia di essere la fine dei cosiddetti "amici ebrei".
Antonio Airò su Avvenire ricorda le parole di Pio XII pronunciate nel radiomessaggio del Natale del '42: scopo di ogni società è "lo sviluppo e il perfezionamento della persona umana"; stop. Dirà in seguito il papa che "ogni pubblico accenno doveva essere ponderato e misurato per non rendere più grave e insopportabile la situazione (dei sofferenti)". "Generico" deve riconoscere Airò, questo riferimento, ma sufficiente per lui per cercare di dimostrare quanto al sottoscritto sembra indimostrabile. Ricordo infine, a conclusione di questa mia rassegna, che domani sera Roma sarà in festa con l'accoglienza del suo concittadino Gilad Shalit in Campidoglio.
Il Lambro guarda a Israele. La visita di una delegazione di tecnici israeliani, avvenuta nei giorni scorsi, ha posto le basi per emulare il virtuoso modello del vicino oriente, dove il flusso dello Yarqon River, prima di attraversare Tel Aviv, subisce ben tre diversi utilizzi: inizialmente le acque vengono estratte dalla sorgente e utilizzate nelle case e nelle aziende; poi, una volta depurate, sono reimmesse nel fiume consentendone la vita biologica; infine,una volta arrivate nel mare, vengono nuovamente prelevate per essere utilizzate a scopi irrigui.
In quest'ottica - il Lambro è un fiume che presenta diversi profili di problematicità circa la salubrità delle sue acque e una della cause principali del suo inquinamento è legata al sistema di depurazione - si è svolta nei giorni scorsi la visita dei due tecnici ad alcuni dei maggiori siti di interesse idrico in Brianza. In particolare il tour ha portato gli esperti a visitare il depuratore di Merone e la zona circostante ed alcuni siti posizionati nell'alta Valle del fiume Lambro. Il progetto a cui stanno lavorando coinvolge, attraverso un trattamento naturale con un impianto di fitodepurazione, il depuratore di Merone.
«Di questa esperienza la parte di nostro interesse è proprio la depurazione che rappresenta per il Lambro la prima e più importante criticità da affrontare - ha spiegato in una nota stampa Daniele Giuffrè, ingegnere responsabile per il Parco Valle Lambro della diga (Cavo Diotti) -. Proprio per questo una delegazione israeliana è giunta sulle acque del Lambro per verificarne le condizioni e avviare una collaborazione che possa portare anche da noi la loro tecnologia senz'altro la più avanzata al modo in materia di depurazione delle acque».
L'Hapoel Tel Aviv vince per la terza volta la Coppa di Israele
L'Hapoel Tel-Aviv FC diventa la prima squadra a vincere la Coppa di Israele per tre edizioni di fila grazie al gol nel recupero di Nosa Igiebor che vale la vittoria per 2-1 in finale sul Maccabi Haifa FC.
La partita sembrava destinata ai supplementari dopo che Dela Yampolsky aveva pareggiato per il Maccabi Haifa quattro minuti dopo il gol di Mirko Oremu per i detentori. Igiebor segna però a pochi secondi dal fischio finale regalando il 15esimo successo nella competizione all'Hapoel.
Poche occasioni nel primo tempo ma al 58' il centrocampista croato Oremu capitalizza un bel passaggio di Roei Gordana. Il Maccabi risponde però subito con il colpo di testa di Yampolsky sul cross da sinistra di Taleb Tawtha.
Al 2' di recupero, però, Salim Toama innesca il centrocampista nigeriano Igiebor che insacca con grande freddezza. "Amo l'Hapoel, amo Israele e amo i nostri tifosi - ha detto Igiebor - Era importante vincere la coppa e sono felice per [il tecnico] Nitzan Shirazi. La gente non può capire quanto abbia cambiato questa squadra e che tipo di persona è.
La recente storia ebraica in scena all'Eutheca di Roma
ROMA, 16 mag. - Sette scenari della recente storia ebrea, un arco di circa settant'anni dall'olocausto al bombardamento di Gaza del 2008. Li racconta 'Sette bambine ebree', il testo di Caryl Churchill in scena fino al 20 maggio al Teatro Eutheca di Roma, diretto e interpretato da Mary Cipolla, con danza, commenti video e un filmato curato da Liliana Paganini. I diritti Siae incassati attraverso i biglietti dello spettacolo verranno devoluti interamente in beneficenza a un ospedale per bambini di Gaza.
Il testo, composto nel 2009 dopo una campagna militare israeliana a Gaza, e' soprattutto un viaggio storico di un popolo, in cui sette adulti suggeriscono cosa dire, e cosa non dire, a sette bambine ebree di epoche differenti. Nel ripetersi delle parole "ditele, non ditele" con cui iniziano quasi tutte le battute del testo della Churchill, i personaggi discutono di come affrontare certi argomenti coi bambini. Lo spettacolo e' prodotto dall'Associazione Fata Morgana di Palermo.
Israele-Turchia: spunta ad Ankara la psicosi degli uccelli-spia
Angry-birds targati Mossad? Sospetto incombe su stormi gruccioni
di Alessandro Logroscino
TEL AVIV, 15 mag - Sono volatili migratori dal piumaggio coloratissimo, abituati a incrociare le rotte del Medio Oriente e dell'Asia centrale. E di solito attirano l'attenzione di ornitologi od osservatori dilettanti. Ma in questa stagione i gruccioni rischiano di fare inopinatamente le spese del clima di sospetto venutosi a creare fra Turchia e Israele, un tempo alleati strategici nella regione. Ad Ankara sono ormai additati niente meno che come fantomatiche spie sioniste: per colpa di piccoli dispositivi di rilevamento i quali - si azzarda - potrebbero essere state agganciati alle loro zampette da oscuri 007. La stampa israeliana riprende oggi la vicenda in toni piu' faceti che seri. Ironizzando sulla psicosi di questi molto presunti 'Angry Birds' targati Mossad. Stando al tabloid Yediot Ahronot, tutto sarebbe nato dal banale ritrovamento in Turchia di un povero gruccione morto. Esaminato da qualche curioso, il volatile (Merops Apiaster, secondo il linguaggio scientifico) ha rivelato attorno a una zampa un anellino con la scritta Israele.
Che il Mossad avesse inteso addirittura firmarsi appare strano.
E in effetti fra gli stessi ornitologi turchi la faccenda e' sembrata tutt'altro che un mistero, essendo questa forma di 'marchiatura' degli uccelli un metodo usato comunemente dai ricercatori per seguirne le tracce al termine del ciclo delle migrazioni. Senonche', ad alimentare il sospetto si e' verificato pure che l'esemplare in questione aveva all'altezza del becco narici di dimensioni assai piu' larghe del solito. E tanto e' bastato a scatenare l'allarme del laboratorio del ministero dell'Agricoltura in cui il pennuto era finito. Si e' cosi' deciso di passare il dossier ai servizi di sicurezza turchi, onde valutare se quei due buchetti non fossero stati allargati di proposito per far passare piccole antenne o altre diavolerie del genere. Per ora non risultano essere emerse prove schiaccianti a carico. Ma i gruccioni in volo nei cieli turchi - a credere a quanto scrive Yediot Ahronot sulla base d'informazioni di rimbalzo - restano al momento sotto sorveglianza. Yoav Pearlman, dell'Israeli Birdwatching Center, prova a buttarla sul ridere e assicura che non di spie-volanti si tratta, bensi' di semplici uccelli migratori oggetto di studi comportamentali da parte degli scienziati. ''Le autorita' di Ankara - celia Pearlman - per una volta possono riposare serene''. Ma non e' detto che finisca cosi'. Appena un anno fa, in fondo, l'intelligence dell'Arabia Saudita concluse una indagine analoga con il severo annuncio della ''detenzione'' di un ignaro grifone, fra le cui penne era stato rinvenuto un micro -gps dell'istituto di zoologia dell'Universita' di Tel Aviv.
Indizio pressoche' certo - secondo le deduzioni di Ryad - d'un qualche nebuloso ''complotto spionistico sionista''.
(ANSAmed, 15 maggio 2012)
Gli israeliani non dovrebbero mai smentire queste voci, anzi, se non l'hanno già fatto dovrebbero alimentarle etichettando con scritte come "Israele" o "Mossad" esemplari di tutti i tipi di uccelli migratori. Terrebbero occupati gli scienziati turchi e farebbero divertire i cittadini israeliani.
ROMA - Una serata per approfondire, in occasione del 64esimo anniversario del compleanno "civile" dello Stato di Israele, un aspetto rilevante e ancora poco conosciuto sui fatti che portarono alla sua nascita: l'immigrazione illegale ebraica nella Palestina sotto mandato britannico e l'aiuto significativo offerto in questo senso da numerosi cittadini italiani a sostegno dei superstiti della Shoah che guardarono verso Gerusalemme per ripartire dopo anni di orrore e persecuzione. Ad essere rievocata, questa sera al Centro ebraico Il Pitigliani (il via alle 21), la singolare vicenda del marinaio viareggino Mario Giacometti che nel 1947, all'età di 19 anni, viaggiò insieme a 2600 immigranti illegali sulla goletta Giovanni Maria compiendo due traversati integrali dall'Italia alle coste dell'allora Palestina. "Da Viareggio ad Atlit. Alya Bet: l'ultimo viaggio del Giovanni Maria", questo il titolo di un'iniziativa che presenta vari momenti di interesse e coinvolgimento e in occasione della quale sarà inoltre proposta una interessante esposizione sul fenomeno dell'Alya Bet già ospitata nel recente passato a Marsiglia: lettura di brani dal libro Rotta per la Palestina scritto da Giacometti con la figlia Daniela; presentazione del modello in scala della mitica goletta che, opera ancora di Giacometti, verrà presto accolto al museo dell'immigrazione clandestina di Atlit (Haifa) un tempo campo di internamento britannico; proiezione del documentario "Mario il pirata" girato nel 2009 dalla troupe di Sorgente di Vita ('intervista di Piera Di Segni a Mario Giacometti). Introdotti da Pupa Garribba, interverranno la storica Bice Migliau e Daniela Giacometti. Lettura di testi a cura di Stefano Regard.
ROMA, 15 mag. - Israele ribalta internazionale per l'Expo 2015 di Milano. L'esposizione universale si fa largo tra gli stand della fiera Agritech, che apre domani i battenti a Tel Aviv, presentandosi agli oltre cento Paesi che parteciperanno alla manifestazione fieristica del settore agricolo, tra le piu' importanti al mondo. Una vetrina importante per l'Italia e per l'Expo, dedicato ai temi della sicurezza alimentare e della sostenibilita' ambientale. Una trentina le delegazioni a livello governativo attese in Israele per la fiera. Il sottosegretario all'Agricoltura Franco Braga guidera' quella italiana, composta da circa un centinaio tra imprenditori, associazioni di categoria, enti di ricerca e amministrazioni locali. Con loro anche il vice commissario all'Expo, Paolo Alli. Per domani e' prevista una sessione bilaterale, organizzata dalla nostra ambasciata in collaborazione con la Camera di commercio Italia-Israele, e alla quale partecipera' il ministro dell'Agricoltura, Orit Noked. "Siamo davanti ad una manifestazione fieristica di grande spessore e richiamo internazionale", commenta l'ambasciatore Luigi Mattiolo, sottolineando come la presenza dell'Italia ad Agritech 2012 sia frutto di una stretta partnership tra i due Paesi anche nel campo della ricerca applicata all'agricoltura. Il diplomatico ricorda in particolare due memorandum d'intesa tra i ministeri dell'Agricoltura, relativi alla ricerca scientifica e alla diversificazione rurale. Tutt'altro che isolati. "L'Italia, attraverso il ministero della Salute, si e' aggiudicata un progetto di twinning per adattare la legislazione in materia di servizi veterinari alla normativa europea", spiega Mattioli.
Materia che in Israele fa capo al ministero dell'Agricoltura, dove e' operativo un team di esperti italiani. L'auspicio, sottolinea ancora l'ambasciatore, e' ottenere l'assegnazione di un secondo progetto di gemellaggio, sempre tra i ministeri dell'Agricoltura, per rilanciare il settore del turismo.
Oggi l'anniversario della Naqba, allerta in Israele
RAMALLAH, 15 mag - Migliaia di palestinesi si sono riversati oggi nelle strade di Gaza e Cisgiordania in memoria della giornata della 'Naqba': da loro definita la ''catastrofe'' della fondazione di Israele, il 15 maggio 1948.
Nei Territori, al suono delle sirene, la vita si fermera' per un minuto di raccoglimento, dopo di che avranno luogo cortei di commemorazione. Lungo la frontiera siriana e libanese l'esercito di Tel Aviv ha in queste ore provveduto a rafforzare le proprie unita' militari.
Naqba e' il nome che viene assegnato dai palestinesi all'esodo delle popolazioni arabe, intensificatosi a partire dal 15 maggio 1948 quando il Regno Unito attribui' allo Stato d'Israele, secondo il Piano di partizione della Palestina contenuto nella risoluzione Onu 181 stilato il 29 novembre 1947, la sovranita' dei luoghi.
Nel 1951 gli Arabi espulsi da Israele furono 711.000, mentre oggi si stima che i loro discendenti possano essere 4.250.000.
(ASCA, 15 maggio 2012)
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La Naqba, ovvero il fallimento di un massacro annunciato
Suonano le sirene oggi nei Territori, un po' come in Israele in altri giorni. Di che cosa si affliggono i palestinesi?
Il 15 maggio 1948, il giorno seguente la dichiarazione di fondazione dello Stato d'Israele da parte di Ben Gurion, il nuovo stato fu attaccato dagli eserciti di cinque stati arabi: Egitto, Siria, Giordania, Libano e un contingente dall' Iraq. L'allora segretario della Lega Araba, Azzam Pascia', dichiarò apertamente quali erano le intenzioni degli stati arabi dicendo che sarebbe stata
«una guerra di sterminio e di massacro della quale si parlerà come dei massacri dei mongoli e delle crociate».
Per questo si fa cordoglio: perché è fallito il tentativo di prolungare lo sterminio nazista massacrando anche gli ebrei che dopo secoli di persecuzioni e peregrinazioni avevano osato fondare il loro Stato sulla loro terra.
E il mondo, silenzioso e solidale, si unisce al cordoglio.
Israele riprende le esplorazioni sul Golan dopo vent'anni
TEL AVIV, 15 mag. - Il ministro israeliano dell'Energia Uzi Landau ha deciso di riprendere l'assegnazione delle licenze di esplorazione di idrocarburi nella zona occupata delle Alture del Golan, dopo 20 anni dalla decisione di cessare le attivita', presa per ragioni diplomatiche. Il quotidiano ebraico Yediot Ahronot ha riportato che la decisione e' stata presa alcune settimane fa con il voto segreto della Knesset, il Parlamento israeliano. Nei primi anni '90 l'allora Primo Ministro Rabin aveva congelato le attivita' di esplorazione a seguito di negoziati con la Siria.
Enel ed Edison, da concorrenti ad alleate. In consorzio per i giacimenti di gas a Cipro
Le due aziende partecipano, assieme a una azienda israeliana e a una australiana, all'assegnazione di uno dei 12 lotti per cui partecipano oltre 70 pretendenti. Si parla di riserve superiori a quelle di tutti i paesi europei messi insieme
di Luca Pagni
MILANO - Concorrenti in Italia, alleate nella ricerca di gas nel Mediterraneo. In Italia si contendono le prime due posizioni per numero di clienti nel settore dell'energia elettrica, ma questo non toglie che Enel ed Edison si possano mettere insieme per partecipare alla gara più combattuta del momento e che dovrebbe concludersi per la fine dell'anno. Si tratta delle 12 concessioni che il governo di Cipro assegnerà ad altrettanto consorzi per l'estrazione di gas dai fondali attorno l'isola che si affaccia di fronte alle coste mediorientali.
Da patria della dea Venere a nuovo eden per i colossi dell'energia in caccia di gas. Nonché delle potenze che si contendono il predominio dell'area. Cipro, in questi ultimi anni, è al centro dello scacchiere geopolitico del Miditerraneo oriental, grazie alla scoperta di oltre mille miliardi di metri cubi di gas, una cifra superiore a tutte le riserve messe insieme dei paesi europei. Una botta di "fortuna" con cui il governo di Nicosia potrà recuperare i fondi per rimettere a posto i conti pubblici e presentarsi così alla grande alla prossima scadenza elettorale prevista per l'anno prossimo.
La vicenda ha inizio nel 1998, quandol'americana Noble inizia le esplorazioni. ma è solo nel 2010 che, in collaborazione con le israeliane Delek Energy e Avner Oil Exploration, annuncia di aver scoperto una vasta area con grande presenza di sacche di gas che si estendono dalle coste israeliani a quelle della Grecia, con Cipro che si trova proprio al centro. Nicosia e il governo di Tel Aviv hanno così raggiunto un accordo per la sufddivisione delle aree di competenza, visto che le regole internazionali dicono che il fondo marino può essere sfruttato fino a 200 miglia dalle acque territoriali di competenza, ma la distanza tra le due nazioni è di sole 260 miglie marine.
Oltre ad aver attirato l'attenzione delle principali marine militari che pattugliano l'area a protezioned elle varie piattaforme di esplorazione, i gruppi energetici di tutto il mondo si sono dati appuntamento l'11 maggio scorso a Nicosai termine ultimo per la presentazione delle offerte, a partire dal numero uno cinese, il gruppo di Stato Cnooc. Ma nella lista dei 70 pretendenti fugurano anche due aziende italiane, Enel ed Edison. La società milanese appena rilevata dai francesi di Edf è molto attiva nel settore E&P e non a caso è il socio di maggioranza (con una quota del 30 per cento) seppur relativa del consorzio di cui fa parte anche l'israeliana Delek Drilling (con un altro 30 per cento), l'australiana Woodside energy (25 per cento) e buon ultima Enel (15 per cento).
Ma in ballo non c'è solo l'assegnazione dei 12 lotti. Visto che la produzione dovrebbe partire a inizio 2016, il governo cipriota ha tempo fino a quella data per decidere quanti impianti di liquefazione costruire lungo le coste dell'isola e a chi affidare la costruzione. E in questo caso, così come per la gara per lo sfruttamento del giacimento di gas, sarà una grande gioco di equilibrismo politico non scontentare nessuno dei contendenti.
MILANO - Sono ormai diversi anni che, per Lag Baomer, Rav Tzemach Mizrachi (SEI - Studenti Ebrei Italiani) e Rav Levi Hazan (OGL - Organizzazione Giovanile Lubavitch) organizzano una grigliata nei giardini della scuola ebraica.
Anche quest'anno, l'appuntamento si è ripetuto puntuale. Durante la grigliata si è svolta una lotteria: il primo premio, un biglietto aereo per Israele, è stato vinto dal neosposo Elchonon Shagalov. Gli altri fortunati sorteggiati hanno vinto delle cene offerte dai ristoranti Denzel, Carmel e Re Salomone e un buono spesa da utilizzare presso Eretz Kosher Market.
Soddisfazione di Fiamma Nirenstein per l'incontro di ICJP e WJC con il presidente Fini
ROMA, 14 mag - "Dopo aver incontrato questa mattina il Premier Mario Monti, la delegazione dell'International Council of Jewish Parliamentarians (ICJP) e del World Jewish Congress (WJC), guidate dall'On. Fiamma Nirenstein, ha incontrato nel pomeriggio il Presidente della Camera dei Deputati, On. Gianfranco Fini". Lo si legge in una nota della deputata Fiamma Nirenstein. "All'incontro hanno partecipato il Segretario Generale del WJC Dan Diker, il Presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna e il suo omologo francese, Richard Prasquier, il Presidente dell'Unione dei Giovani Ebrei Italiane, Daniel Regard, oltre ai delegati parlamentari dell'ICJP provenienti da diversi paesi europei giunti a Roma in occasione del convegno internazionale di domani mattina all'Ara Pacis, dove si discuteranno i più recenti avvenimenti circa il rapporto fra l'Europa, l'Iran e il mondo arabo e il preoccupante dilagare del fenomeno antisemita in Europa. Durante l'incontro, che ha toccato numerose tematiche importanti, il Presidente Fini ha ribadito la propria sincera solidarietà e amicizia nei confronti dello Stato e del popolo d'Israele e l'impegno comune del parlamento italiano a contrastare ogni forma di antisemitismo, con una particolare attenzione per il dilagare del fenomeno su internet. Interrogato dal Segretario Generale del WJC, Dan Diker, sulle misure da adottare per contrastare la questione nucleare iraniana, il Presidente ha ricordato il nuovo round di sanzioni, per cui tutti i contratti economici nel settore petrolchimico attivi tra Italia e Iran verranno interrotti, e non rinnovati, una volta scaduti. Il Presidente ha inoltre lodato il tema del convegno promosso dall'On. Nirnstein "Le rivoluzioni mediorientali: la questione iraniana, il mondo arabo e l'Occidente", affermando che un approfondimento per capire se davvero si possa parlare di "primavera araba" è necessario e opportuno. La delegazione proseguirà questa sera per Villa Madama, ospite del Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, dove avverrà la consegna, al giornalista Pierluigi Battista, del premio "Friendship Award", istituito dall'ICJP. L'On. Nirenstein ha commentato: "Il Presidente Fini si è distinto davanti ai delegati dell'ICJP e del WJC per la sua consueta e sincera amicizia nei confronti del mondo ebraico e dello Stato d'Israele e per la sua attenzione alle minacce che da più direzioni li colpiscono. Per questo lo ringrazio profondamente".
Israele è unico. E non solo per la sua storia. Anche come mercato e come partner d'affari presenta caratteristiche tutte particolari. Intanto, anche l'anno scorso era il primo Paese del mondo per spese in Ricerca e sviluppo in percentuale del Pil. Malgrado una popolazione di soli 7 milioni e mezzo circa di abitanti, la sua capacità di sfornare brevetti e fare innovazione è straordinaria, grazie alla presenza di università e istituti di ricerca tra i migliori del mondo, che interagiscono continuamente con le imprese locali, anzi le creano, attraverso gli spin off che sviluppano le idee nate nelle università. E poiché Israele ha le idee ma spesso non le imprese con la tecnologia per svilupparle e trasformarle in prodotto, le opportunità per un Paese come l'Italia, che questa tecnologia ce l'ha, sono importanti.
Sono dunque rilevanti per le aziende italiane occasioni come il BioMed Israel, la fiera che si apre lunedì prossimo, 21 maggio, a Tel Aviv: la principale, in ambito internazionale nel settore biomedicale. Nel quadro della manifestazione, martedì 22 si terrà anche il Simposio italo-israeliano di nanomedicina, alla sua sesta edizione: una conferenza bilaterale organizzata dalla Camera di commercio Israel-Italia in collaborazione con la nostra ambasciata di Tel Aviv (con la quale la Camera costitusce lo sportello unico di supporto alle imprese). «Ogni anno - spiega Clelia Di Consiglio, che della Camera Israel-Italy è segretario generale - cerchiamo di trovare spunti interessanti, individuando nuove tematiche nelle quali le tecnologie dei due Paesi siano vicine e dalle quali possano nascere collaborazioni interessanti per lo sviluppo tecnologico. Quest'anno abbiamo puntato sulle nanotecnologie e sulla loro applicazione alla farmacologia e alla somministrazione dei medicinali. Israele e Italia hanno forti legami, anche commerciali: siamo il quarto partner del Paese ed esiste un "bando tecnologico bilaterale" per la presentazione e il finanziamento di progetti di di Ricerca e sviuppo congiunti italo-isareliani».
Diverse imprese italiane del settore già lavorano con Israele. Una è la Diasorin, specializzata in diagnostica di altissimo livello. Spiega Chen M. Even, vice president Commercial operations, che è tra l'altro proprio di origine israeliana: «Israele è un mercato piccolo, 7,6 milioni di abitanti, eppure la sua spesa per la diagnostica Ivd, la nostra specialità (Diagnostica in vitro, ndr) è di 1,5 miliardi di euro: in Italia, che ha quasi 60 milioni di abitanti, questa spesa ammmonta a 1,4 miliardi. Fino al 2005 avevamo lì solo un distributore, poi abbiamo scelto di andarci direttamente, abbiamo aperto una piccola società e in pochi anni siamo passati da 500mila euro di fatturato agli attuali 10 milioni. Il fatto è che lì, oltre che fare business, abbiamo anche imparato moltissimo, comprato molta tecnologia. È un Paese vicino, che ama molto l'Italia, che non pone problemi finanziari. Tutto si muove più velocemente in Israele: è un mercato perfetto per avere un feedback immediato. Questo vale in molti settori d'avanguardia, ma nel nostro è particolarmente vero».
Anche Bracco è presente in Israele come Bracco Imaging, la società che si occupa del core business del gruppo e parteciperà anche al simposio di martedì 22. «Facciamo Imaging in vivo - spiega Giorgio Vittadini, direttore Technology opportunities di Bracco Imaging - cioè ci occupiamo di tutti quei prodotti che vengono iniettati nel paziente per ottenere immagini migliori nella diagnostica. Perché abbiamo scelto Israele? Perché è uno dei Paesi con più innovazione al mondo, ci sono piccole start up e gruppi accademici con un trasferimento di tecnologia efficientisimo, oltre a un sistema di agevolazioni in grado di sostenerli. Con il Biomed e il simposio c'è l'occasione di fare incontrare questi gruppi innovativi con le industrie sviluppatrici. Noi siamo da dieci anni nel Paese, abbiamo una cooperazione con un piccolo gruppo di ricerca, prima collaboravamo con un altro. Facciamo scouting, esaminando costantemente candidati che siano ancora in fase precoce e dai quali poter derivare contratti per prodotti da sviluppare».
Nel corso di una riunione del governo israeliano è stato deciso di proclamare lo stato di emergenza nel settore energetico a causa della cessazione delle forniture di gas dall'Egitto e per l'impossibilità di sfruttare a pieno regime i giacimenti di gas israeliani.
Nel quadro della nuova emergenza il ministro dell'Energia Uzi Landau avrà il compito di disciplinare il consumo di elettricità nel Paese decidendo a propria discrezione il disattivamento delle utenze dalla rete.
Il ministro dell'Ambiente Gilad Erdan ha chiesto che ogni decisione di interrompere l'erogazione elettrica degli impianti in Israele sia fatta solo dopo l'interruzione dell'elettricità delle utenze della Striscia di Gaza controllata da Hamas.
Lo stato di emergenza durerà fino al 31 ottobre del 2012.
Medio Oriente e antisemitismo nell'agenda del Consiglio dei parlamentari ebrei
Ronald Lauder
ROMA - Incontro ufficiale questa mattina a Roma tra il presidente del Consiglio Mario Monti, il presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder e la presidente dell'International Council of Jewish Parliamentarians Fiamma Nirenstein. Al centro del colloquio, cui hanno preso parte anche il presidente dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Renzo Gattegna, il segretario generale del WJC Dan Diker e il vice segretario generale Maram Steiner, molti temi di stringente attualità: il futuro della pace in Medio Oriente, l'intreccio tra politica ed economia nel rapporto coi i paesi dell'area mediorientale, la politica di sanzioni europea nei confronti dell'Iran, i crescenti fenomeni di antisemitismo nel Vecchio Continente. "Il presidente Monti - ha affermato l'onorevole Nirenstein all'uscita dal colloquio - è sempre estremamente attento alle questioni che riguardano il popolo ebraico e il futuro di Israele".
L'incontro odierno apre un'intensissima due giorni di appuntamenti per il Consiglio internazionale dei parlamentari ebrei riunito nella Capitale. In agenda, tra gli altri, un confronto con il presidente della Camera dei deputati Gianfranco Fini e con il ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata che sarà tra gli altri presente questa sera a Villa Madama per la consegna del premio Friendship Award al vicedirettore del Corriere della Sera Pierluigi Battista cui è stato attribuito il prestigioso riconoscimento "per il suo impegno nella lotta contro l'antisemitismo e la delegittimazione dello Stato di Israele".
Domani mattina a partire dalle 9 presso l'Auditorium dell'Ara Pacis avrà poi luogo il convegno Le rivoluzioni mediorientali. La questione iraniana e l'Occidente. Un importante momento di confronto e approfondimento che vedrà la partecipazione di autorevoli esperti italiani e internazionali. I lavori si apriranno con un saluto di Fiamma Nirenstein, di Dan Diker e dell'ambasciatore d'Italia in Israele Naor Gilon. Il primo panel, dedicato a "Europa nel cambiamento mondiale" sarà presieduto dal direttore de Il Tempo Mario Sechi e animato, oltre che dalla stessa Nirenstein, anche da Maurizio Massari (inviato speciale del Ministro degli Esteri per il Mediterraneo e per il Medio Oriente), Serge Blisko (Assemblea Nazionale di Francia) Viviane Teitelbaum (Camera dei Rappresentanti del Belgio), Tibor Szanyi (Assemblea Nazionale di Ungheria). La ripresa dei lavori dopo il coffee break sarà invece dedicata a "Il regime iraniano e la questione nucleare". Presieduta da Dan Diker, questa sessione vedrà gli interventi di Dore Gold (presidente del Jerusalem Center for Public Affairs), Ron Dermer (Ufficio del Primo ministro d'Israele), Emanuele Ottolenghi (saggista, Senior Fellow Foundation for the Defense of Democracies, Bruxelles), Michael Ledeen (saggista, autore di Accomplice to Evil: Iran and the War Against the West, Washington DC), Saba Farzan (giornalista, Institute for Middle Eastern Democracy). Nel corso dell'ultimo panel si parlerà infine di "Rivoluzioni arabe: il ritorno dell'Islam radicale". Con Ruthie Blum, giornalista e scrittrice, dialogheranno Shmuel Bar (direttore dell'Institute of Policy and Strategy, Interdisciplinary Center of Herzliya), Khaled Fouad Allam (editorialista de Il Sole 24 ore), Lorenzo Cremonesi (Corriere della Sera) e Nofal Al Dawalibi (leader dell'Opposizione siriana in esilio).
L'Occidente esiga da Teheran lo stop all'arricchimento dell'uranio
GERUSALEMME, 14 mag. - La comunità internazionale deve esigere dall'Iran lo stop alle operazioni di arricchimento dell'uranio, in occasione dei nuovi negoziati con Teheran. Lo ha chiesto il ministro israeliano della Difesa, Ehud Barak, parlando alla radio militare israeliana.
Le esigenze di partenza dell'Occidente sono talmente minime che se l'Irana le accettasse tutte, potrebbe continuare a far avanzare il suo programma nucleare", ha dichiarato Barak.
Devono fermare completamente l'arricchimento dell'uranio in Iran, anche quello al 3,5%", ha affermato Barak, ribadendo la posizione presentata ad aprile dal primo ministro Benjamin Netanyahu.
Oggi a Vienna, sono ripresi i negoziati tra l'Agenzia internazionale dell'energia atomica e l'Iran, prima di un incontro, il 23 maggio, a Baghdad, del gruppo 5+1 (Usa, Cina, Russia, Francia, Gb e Germania) con i responsabili iraniani.
Il controverso programma nucleare iraniano è stato condannato da sei risoluzioni delle Nazioni Unite, di cui quattro rafforzate da misure prese unilateralmente dagli Usa e dall'Unione europea nei settori bancari e petroliferi. La comunità internazionale sospetta che l'Iran, malgrado le smentite, cerchi di dotarsi della bomba atomica, sotto la copertura del suo programma nucleare civile.
Maggio 2012 è arrivato alla sua metà e la primavera araba si concentra sulla situazione siriana. L'ONU si è svegliata inviando i suoi osservatori che, non dovendo unicamente accamparsi ai confini dei paesi arabi con Israele (effettivamente solo per contare i missili lanciati dagli Hezbollah libanesi che piovono sulle alture israeliane del Golan), si accorgono che è in atto da più di un anno una vera e propria guerra civile.
Essendo un paese senza contratti milionari - leggasi ad esempio "Libia" - ed avendo forse l'Occidente capito che non rende portare la Democrazia senza insegnarla a chi la conosce solo perché sentita nominare dalle televisioni satellitari, si lascia defluire il tempo della morte. Da un lato qualcuno suggerisce di ritrovare l'unità popolare siriana facendo deviare gli scontri verso l'attesa guerra contro Gerusalemme, dall'altro la crisi economica dei "Grandi" non fa più parte di quelle cose di cui i media non devono parlare preferendo accanirsi giornalisticamente contro le situazioni oltre i confini: per questo motivo le guerre civili diventano balzani tafferugli lontani.
Questa bieca situazione favorisce quell'estremismo panarabo creato alla fine del XIX secolo e che in tempi relativamente recenti ci ricorda la pretesa di Muammar Gheddafy di appoggiare politicamente la Repubblica Araba Unita di Egitto e Siria (1972) per creare un unico stato, capace soprattutto di (voler) inghiottire l'allora ventiquattrenne Stato di Israele. Nelle sue espressioni politiche, l'oltranzismo arabo si è tinto di matrice pseudo religiosa, vincendo le elezioni egiziane e maturando consensi in Tunisia. Gli occidentali proseguono intanto l'antico concetto "caravan petrol" barattando alleanze politiche in cambio di contratti che alla fine suggeriscono solo l'invasione del Vecchio Continente, come la Francia con i "pieds noirs" e la Germania con la numerosissima comunità turca (non solo europea), ci insegnano. Ma badate bene, questo non è un discorso razzista in quanto non si parla di semplice scambio culturale ma di totale addomesticamento delle politiche locali, con l'utilizzo delle ricchezze maturate dai vari Rais. Una profonda guerra sotterranea che la Fallaci definiva "Eurabia", venendo spesso ed erroneamente indicata come intollerante.
Nel frattempo si osserva la danza della Turchia: una gamba in Asia con i rifugiarti siriani, l'altra in Europa. Erdogan non sa più scegliere se temere di più la situazione al confine con la Siria o la possibilità missilistica nucleare dell'Iran. Per questo sceglie il malumore con Israele, che guarda caso rimane il "paese del rigetto e dello sfogo" per alcune sottoculture politiche. Il premier turco conta le sue amicizie nell'Europa Unita, mentre ai confini occidentali, la Grecia termina i lavori di una barriera minata di prevenzione dagli "Ottomani del ventunesimo secolo".
Tutti i paesi stanno danzando giorno dopo giorno, aspettando che ogni notte porti consiglio, ed al alba si riveda la luce.
Uno dei momenti fondamentali dello Yom HaTorah, la giornata di studio della Torah promossa in tutta Italia dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane per il prossimo 20 maggio, consisterà nel raccoglimento per la preghiera del Kaddish dedicata al grande maestro italiano rav Elia Samuele Artom z. l. Nato a Torino nel 1887, rav Artom si laureò al Collegio rabbinico di Firenze e lavorò poi come rabbino in varie comunità, tra cui Tripoli (1920-1923) e la stessa Firenze (1926-1935) dove insegnò anche all'università. Grande idealista e sionista convinto, nel 1939 si trasferì nella Palestina del Mandato britannico, ma rimase in contatto con l'Italia, al punto che tra il 1953 e il 1965, anno della sua scomparsa, continuò a trascorrere lunghi periodi nella penisola, insegnando al Collegio rabbinico di Torino e Roma. Uno dei figli di rav Artom, Reuven, fu ucciso durante la Guerra di Indipendenza nel 1948. L'altro, Menachem Emanuele, fu uno dei suoi allievi più illustri, insieme ad alcuni importanti rabbini italiani contemporanei.
Rav Elia Samuele Artom è autore di numerose opere in italiano e in ebraico. I suoi scritti includono non solo studi biblici, ma anche libri di letteratura, grammatica, storia, halakhah, pensiero ebraico. Il suo lavoro principale fu un commentario in ebraico alla Torah (curato dal cognato e grande accademico ed ebraista italiano, Umberto Cassuto, fratello della moglie di rav Artom, Yael) e una traduzione commentata degli Apocrifi (1958-67). Tanti anche gli studi dedicati alla vita e alla società dell'Israele moderna, La vita d'Israele, (Casa Editrice Israel, 1937), La vita dei fanciulli d'Israele (Fondazione per la gioventù ebraica, 1959), Storia d'Israele (Fondazione per la gioventù ebraica Raffaele Cantoni, 1965).
Così scriveva rav Elia Samuele Artom nell'introduzione alla Torah nell'edizione da lui commentata: "In molti casi c'è un parallelismo tra i racconti della Torà, e i suoi statuti, e i racconti e gli statuti dei popoli del vicino oriente antico. Le parole della Torà non nascono in un ambiente vuoto, ma sono poste tenendo conto delle fedi, delle influenze, delle leggi, degli usi e costumi esistenti nell'area dove visse il popolo ebraico all'epoca del "Mattan Torà" (dono della Torà). Pertanto è intenzione della Torà confermare, riparare o annullare quegli statuti e quelle influenze culturali o anche aggiungere su di loro nuovi significati; tutto secondo lo spirito della Torà".
Rav Artom scomparve improvvisamente a Roma nel 1965, mentre teneva lezione al Collegio rabbinico italiano.
In arrivo dagli USA 680 milioni di dollari per lo scudo missilistico di Israele
di Luca Pistone
L'Amministrazione Obama annuncerà entro la fine della settimana uno stanziamento di 680 milioni di dollari destinato al sistema di difesa missilistico israeliano Iron Dome. Con questi fondi Israele si procurerà 10 batterie (contenenti missili) del sistema, che si sommeranno alle 4 già operative contro gli intermittenti lanci di razzi dalla Striscia di Gaza.
Secondo un articolo pubblicato domenica dal quotidiano Israel Hayom, la cifra rientrerebbe in un pacchetto di aiuti di 947 milioni di dollari. Il Pentagono è intenzionato a rafforzare l'Iron Dome e altri sistemi di difesa ancora in fase di sviluppo.
Steve Rothman, parlamentare del Congresso USA e membro dell'House Appropriations Defense Subcommittee, aveva annunciato la scorsa settimana che "in linea di principio" il pacchetto di aiuti è stato approvato.
In una dichiarazione rilasciata in marzo, il Dipartimento della Difesa USA aveva ribadito che la sicurezza di Israele rimane una "priorità assoluta" e che in breve sarebbero stati stanziati ulteriori fondi per supportare l'Iron Dome, "in base alle esigenze e alla capacità produttiva israeliane".
Il Congresso USA aveva in precedenza versato 205 milioni di dollari per l'acquisto dell'Iron Dome per la Israel Air Force, che gestisce lo scudo e che il prossimo anno riceverà la Magic Wand, un sistema progettato per intercettare i missili a media gittata.
Sviluppato dalla Rafael Advanced Systems Ltd., l'Iron Dome è capace di abbattere razzi con intervalli tra i 5 e i 70 chilometri. Il radar del sistema calcola la traiettoria dei razzi in arrivo, scartando quelli che non rappresentano un rischio per i centri abitati.
In marzo il sistema aveva intercettato quasi il 90% dei razzi sparati da Gaza verso il sud di Israele, e abbattuto diverse decine dal marzo 2011, quando era stato dichiarato operativo.
Questa settimana il ministro della Difesa israeliano, Ehud Barak, si recherà a Washington per assistere all'annuncio di Obama circa l'approvazione dei fondi per l'Iron Dome.
Come si sviluppa un ecosistema di startup quando il mercato del venture capital non arriva a superare gli ottanta milioni di euro all'anno, senza supporto significativo dallo Stato e con una generazione di spin-off universitari che fatica a spiccare il grande balzo fuori dal mercato domestico? La domanda andrebbe girata a chi sulle startup ha costruito un'economia. «Una volta Shimon Peres (l'ex primo ministro israeliano ndr.) mi disse che il fatto di essere una terra giovane, senza risorse naturali e senza petrolio ha comunque indubbi vantaggi. Primo fra tutti quello di stimolare la fame d'innovazione». L'aneddoto è di Nava Swersky Sofer. Venture capitalist di grande esperienza, senior manager in aziende di successo dagli Stati Uniti all'Europa di passaggio in Italia proprio per spiegare il segreto della "Startup nation israeliana", per parafrasare il titolo di un libro recentemente uscito. «L'immigrazione russa di personale altamente qualificato e la mentalità aperta di chi ha scelto di venire in Israele sono certamente fattori unici - ammette a Nòva24 la fondatrice e presidente dell'International Commercialization Alliance - ma più che altro è stato decisivo il supporto del Governo che venti anni fa ha stimolato la nascita di una ventina di incubatori per promuovere la ricerca e la formazione di imprese». Non un miracolo quindi ma una serie di scelte di politica industriale che hanno portato Israele a possedere un livello di investimenti due volte e mezzo più alto degli Stati Uniti, 30 volte maggiore del livello europeo e 80 volte di quello cinese. Oggi è il secondo Paese dopo gli Stati Uniti per numero di imprese quotate al Nasdaq. E ha una densità di startup più alta al mondo (una ogni 1.844 cittadini). Le «stellette» della Startup nation descrivono un paese che sembra il paradiso dell'early stage. «In realtà - precisa Nava Swersky Sofer - il Governo ha nel tempo privatizzato, supporta per i primi tre anni le startup che decide di sostenere poi lascia operare il mercato». La ricetta israeliana ha comunque lanciato eccellenze e microdistretti agili e competitivi come quelli nel biomedicale e del nanotech. La Silicon Wadi ha attratto anche big di internet americani che hanno aperto laboratori per studiare interfacce, semantica e soluzioni di sanità 2.0.
«Tuttavia, non esiste un settore d'investimento migliore di altri. I nuovi materiali stanno cambiando il mondo, il modo di produrre energia, di purificare l'acqua, il cibo ma in sè non rappresentano un buon investimento per un venture capital. Per prima cosa - spiega - bisogna guardare sempre al mercato, a quello che serve davvero e subito. Una startup deve partire dai bisogni nel progettare il proprio modello di business. Un Paese invece deve far leva sulla cultura per commercializzare i prodotti della ricerca accademica». E se non ci sono soldi? «Le risorse si trovano», lascia intendere la venture capitalist, i bandi europei per la ricerca mi sembra siano una risorsa da sfruttare con più convinzione, o no?».
Yom HaTorah - L'impegno per gli altri e per se stessi
Apprendimento personale e divulgazione verso gli altri. Queste le due linee guida dell'impegno del romano Marco Moscati nello studio della Torah. Commerciante ambulante, soprannominato Pulcino, come suo padre prima di lui, la storia del signor Moscati è un paradigma del messaggio che vuole trasmettere l'iniziativa di Yom HaTorah promossa dall'Unione delle Comunità Ebraiche il prossimo 20 maggio. Per dimostrare che lo studio può e deve far parte della vita quotidiana di tutti, ogni giorno.
Questa prima edizione di Yom HaTorah sarà dedicata al grande rabbino italiano rav Elia Samuele Artom.
Il giorno 20 maggio l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane ha indetto lo HaTorah, cioè un giorno particolare dedicato in tutta Italia allo studio della Torah.
Per tale occasione la Comunità Ebraica di Parma ha organizzato i seguenti eventi:
ore 10.30, presso la Sinagoga di Parma in vicolo Cervi 4, lezione di introduzione al Talmud del Maskil Gabriele Di Segni.
ore 16.00 conferenza alla Sinagoga di Soragna del Prof. Stefano Patuzzi, storico e musicologo, membro della prestigiosa Associazione Italiana per lo Studio del Giudaismo, dal titolo I ghetti italiani e la cultura ebraica fra Cinque e Seicento.
Una approfondita lettura delle recenti e numerose relazioni dell'AIEA hanno indotto Anthony Cordesman a concludere che chiunque voglia credere che l'Iran non stia perseguendo lo sviluppo di un armamento nucleare sta volontariamente ingannando sé stesso. di Anshel Pfeffer, editorialista di Haaretz
Avrei qualche esitazione nel raccomandare come lettura per il weekend il dossier Rethinking Our Approach to Iran's Search for the Bomb di Anthony Cordesman del Center for Strategic & International Studies, dal momento che le sue conclusioni sono molto deprimenti.
D'altra parte la sua relazione è talmente complessa che risulterebbe difficile nei giorni di lavoro trovare il tempo per esaminarla in profondità.
Quel dossier comunque è una lettura indispensabile per chiunque abbia interesse agli studi strategici giacché riassume tutte le più aggiornate informazioni non classificate a disposizione degli studiosi, riguardo al programma nucleare Iraniano, e le correda con l'inestimabile contributo di comprensione offerto da Cordesman.
Questo esperto di lungo corso nel campo della sicurezza nazionale israeliana ha ispezionato le centinaia di pagine degli ultimi due reports rilasciati dall'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica in merito alla questione Iraniana e molti altri documenti pertinenti, mettendoli a disposizione del pubblico in termini comprensibili e divulgativi. Pochi fra coloro che sono chiamati a commentare questo panorama strategico, nota Cordesman, si sono presi effettivamente la briga di leggere per intero quelle relazioni e pochissimi fra loro hanno davvero la preparazione necessaria per comprenderle fino in fondo.
Qualunque lettore appassionato a questo genere di studi farebbe dunque bene a trovare il tempo di leggersi Cordesman, giacché il suo studio è la più significativa fonte di informazione sul dossier Iraniano, a meno di non disporre di documenti classificati.
Personalmente io nutro la speranza che i negoziatori occidentali che si accingono ad incontrare i loro interlocutori iraniani nel corso del secondo round di colloqui 5 + 1 a Baghdad, trovino il tempo di leggere la relazione di Cordesman prima di sbarcare in Iraq. E' probabile che ci trovino molto più di quanto sia contenuto in tutte le loro carte.
Qui di seguito provo a riassumere il contenuto del documento e spero di trasmettervene il senso reale:
- Chiunque creda che l'Iran non sia ancora impegnato in un programma di sviluppo di armamenti nucleari ma stia semplicemente tentando di acquisirne una capacità teorica, sta volontariamente ingannando sé stesso. Le informazioni di intelligence messe a disposizione della IAEA e verificate da diversi Stati Membri sono chiare nel constatare che l'Iran ha lavorato per più di un decennio ad una vasta gamma di progetti mirati ad acquisire le capacità necessarie non solo all'arricchimento dell'uranio fino a percentuali idonee all'uso militare, ma anche all'assemblaggio di ordigni capaci di essere lanciati da missili a lungo gittata. Le chiacchiere che girano riguardo ad una fatwa contraria alle armi nucleari sono appunto questo: chiacchiere.
- Nonostante sanzioni e monitoraggi internazionali l'Iran ha ricevuto equipaggiamenti e strumenti sofisticati, ha beneficiato delle conoscenze scientifiche di progettisti stranieri attivi nel campo degli armamenti nucleari ed ha compiuto impressionanti progressi nei propri centri di ricerca così da potere svolgere la maggior parte dei test necessari per la messa a punto della bomba pur senza arrivare ad un'esplosione vera e propria. Esplosione comunque di cui sono già stati messi in atto i preparativi preliminari.
- I colloqui 5+1 se continueranno a focalizzarsi unicamente sulla riduzione dell'arricchimento dell'uranio risulteranno del tutto infruttuosi per due ragioni principali. Primo perché l'Iran sta procedendo in molteplici direzioni nel suo sforzo di sviluppare un armamento atomico e potrà continuare a farlo anche se dovesse ritardare l'arricchimento. Secondo perché i progressi raggiunti dagli Iraniani nel campo delle centrifughe renderà loro possibile di installare una rete di nuovi piccoli impianti dispersi sul territorio, sconosciuti alla IAEA e sottratti al suo controllo.
- Un'azione militare contro l'Iran, sia essa portata avanti dagli Stati Uniti, da Israele o da chiunque altro potrebbe mettere fuori uso alcune delle principali installazioni iraniane ma i progressi tecnologici compiuti dall'Iran renderebbero qualunque danno non definitivo e non tale comunque da impedire la ripresa o la continuazione del programma nucleare. Solo la ferma determinazione di chiunque abbia lanciato il primo attacco a farlo seguire nel tempo da una serie di ulteriori attacchi potrebbe danneggiare seriamente il progetto iraniano di dotarsi di un armamento nucleare.
- L'Iran sarà sempre estremamente riluttante a rinunciare al suo progetto atomico perché su di esso si basa l'intera strategia regionale del regime. L'Iran concepisce l'opzione nucleare come il solo strumento per riequilibrare la propria sostanziale inferiorità in termini di armamenti convenzionali rispetto ad altre potenze regionali. Qualunque futuro accordo con l'Iran o qualunque attacco militare devono tenere questo aspetto in attenta considerazione.
- Altri ricercatori potrebbero pensare che l'Iran abbia già raggiunto un tale grado di sviluppo da superare il punto di non ritorno. Cordesman non lo pensa e non sostiene dunque che l'Occidente abbia definitivamente perso l'opportunità di impedire all'Iran di dotarsi di un armamento nucleare. Secondo lui però le Nazioni Occidentali devono riconsiderare per intero il proprio approccio diplomatico alla questione oltreché le proprie strategie militari.
(blogdibarbara, 13 maggio 2012 - trad. Mario Pacifici)
Materiale antisemita rinvenuto nella casa di un pubblico funzionario
TRIESTE - Vario materiale di stampo antisemita e neonazista tra cui alcuni libri, poster e gadget è stato rinvenuto dalla Guardia di Finanza e dalla polizia nel corso della perquisizione dell'abitazione di Carlo Baffi, dirigente dell'Ufficio immigrazione indagato per omicidio colposo e sequestro di persona. La notizia del ritrovamento ha suscitato lo sdegno di molti a Trieste e tra le istituzioni ebraiche nazionali e cittadine. "La presenza dei volumi antisemiti nella casa del vicequestore - afferma il consigliere dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane con delega per il Nord Est Andrea Mariani - ci rimanda a una dimensione ideologica che avremmo sperato di non dover più affrontare. Una dimensione confermata con preoccupante regolarità dalle periodiche indagini che mostrano una costante escalation dell'antisemitismo in Europa. Quei volumi ci ricordano che il germe dell'intolleranza è ancora fra noi e che è giunto il momento di sradicarlo con decisione in un impegno pubblico volto a svelare quelle ombre che ancora impediscono una reale giustizia sulle tante ombre della nostra città". "È interesse della Comunità ebraica - spiega in una nota il leader comunitario Alessandro Salonichio - che venga fatta piena luce su questo episodio e abbiamo assoluta fiducia che le indagini in corso faranno emergere la verità. Tuttavia non possiamo nascondere la nostra preoccupazione per il fatto che vicende di questo tipo possano generare una distorta interpretazione della storia, in particolare in un momento come quello che stiamo vivendo". "Ogni giorno - prosegue Salonichio - dobbiamo infatti amaramente constatare un aumento di episodi di intolleranza e di dichiarazioni dal nemmeno troppo velato sapore razzista che ci fanno temere impulsi di antisemitismo. È dunque nostro dovere vigilare e tenere alta la soglia di attenzione affinché essi non passino sotto silenzio. Vogliamo però rimarcare con chiarezza il sentimento di profonda e sincera gratitudine della nostra Comunità per il lavoro svolto con grande impegno in questi anni dalle Forze dell'Ordine e dalla Polizia di Stato, per la salvaguardia della sicurezza delle nostre istituzioni".
Oltre al "caso Baffi", c'è un altro episodio che tocca il tema del razzismo e delle stereotipie e che fa molto discutere nel triestino. Protagonista in negativo il capogruppo della Lega Nord in Provincia Paolo Polidori che, nel corso di un recente intervento ad una convention del partito, si era così espresso: "Il presidente del Consiglio Mario Monti e il governo in carica sono espressioni del potere giudaico - massone". Parole che, una volta rese pubbliche e una volta pervenuta una richiesta ufficiale di scuse da parte della Comunità ebraica, erano state orgogliosamente confermate dal diretto interessato. Così, si apprende oggi sul quotidiano Il Piccolo, l'avvocato Alberto Kostoris, legale della Comunità ebraica triestina, ha denunciato Polidori alla Procura. "Non intendo accettare passivamente questi episodi ma reagire con gli strumenti forniti dalla legge. Non solo come ebreo - spiega a Claudio Ernè - ma come persona pensante".
Hamas contro il Festival di letteratura palestinese a Gaza
Si è concluso anzi tempo, fra bruschi spintoni e minacce degli agenti della pubblica sicurezza di Hamas, il 'Festival della letteratura palestinese' tenutosi nei giorni scorsi a Gaza alla presenza di scrittori, blogger e poeti, sia locali sia provenienti dal mondo arabo. La denuncia giunge dalla Ong locale, Pchr-Gaza, secondo cui a posteriori i dirigenti di Hamas si sono scusati con gli organizzatori.
Secondo la ricostruzione di Pchr-Gaza, mercoledì il convegno volgeva al termine quando un ufficiale in borghese della sicurezza di Hamas è entrato nella sala dei congressi nel Castello al-Bashal e - dopo aver dichiarato illegale la riunione - ha disattivato l'energia elettrica.
Quando i partecipanti - tra i quali il blogger egiziano Amur Izzat, un sostenitore delle istanze libertarie nel suo Paese - si sono rifiutati di abbandonare la sala, altri agenti in borghese hanno provveduto a sgomberarli con la forza, provocando un parapiglia. Le telecamere che avevano ripreso la scena sono state sequestrate, secondo Pchr-Gaza.
L'evento culturale si è concluso alcune ore dopo, in un'altra sala di Gaza.
In seguito alle denunce di Pchr-Gaza, secondo cui l'intervento delle forze dell'ordine rappresenta una seria violazione della libertà di espressione a Gaza, alcuni dirigenti di Hamas hanno spiegato che il comportamento dell' ufficiale è scaturito da un errore di valutazione che - hanno assicurato - sarà adesso oggetto di un'inchiesta.
BEIRUT - Hezbollah minaccia Israele. Il leader del gruppo estremista, Sayyed Hassan Nasrallah, e' comparso questa sera in tv affermando che Hezbollah "non solo e' in grado di colpire Tel Aviv come citta' ma, grazie a Dio, anche tutti i territori occupati della Palestina". "Per ogni edificio distrutto a Dahiya - ha detto Nasrallah un edificio sara' distrutto a Tel Aviv".
Una nuova iniziativa di Evangelici d'Italia per Israele
Siena, 24 maggio 2012
Conferenza del prof. Marcello Cicchese (responsabile di Notizie su Israele);
moderatore il pastore Ivan Basana (Evangelici d'Italia per Israele).
Tema:
"Le origini storiche dello Stato d'Israele secondo il diritto internazionale"
Testi di riferimento:
"Questa terra è la mia terra" di Eli E. Hertz
"The Legal Foundation and Borders of Israel under International Law" di Howard Grief.
Alla fine dell'incontro sarà offerto in dono il testo di Hertz.
Saranno inoltre messi a disposizione i testi dell'autore della conferenza, per chi fosse interessato a comprarli.
L'incontro si terrà presso la sala della scuola di italiano "Dante Alighieri" in via Tommaso Pendola 37.
L'orario sarà comunicato nei prossimi giorni.
Ingresso libero.
Scoperta in Israele una colonna di una chiesa bizantina del VI secolo d.C.
Durante i lavori di ristrutturazione a Gerusalemme
La colonna in pietra scoperta pochi giorni fa
GERUSALEMME, 11 mag - Un'imponente colonna in pietra rossa risalente al VI secolo d.C, destinata forse ad ornare un'importante chiesa bizantina, è tornata casualmente alla luce nei giorni scorsi durante lavori di ristrutturazione in un quartiere residenziale di Gerusalemme. Alta sei metri e con un diametro di 80-90 centimetri la colonna giaceva ancora su un lato, nella cava originale dove era stata abbandonata perché durante i lavori si era incrinata e non avrebbe comunque più dato la necessaria affidabilità. Citato dal quotidiano Haaretz, l'archeologo Yoram Tzafrir ha detto che colonne del genere erano state menzionate dallo storico Procopio di Cesarea nella sua descrizione della Chiesa Nea di Gerusalemme, una delle opere bizantine più importanti nella città. Secondo le leggende dell'epoca quelle gigantesche colonne monolitiche "dal colore delle fiamme di fuoco" erano apparse in una maniera che aveva del miracoloso. Quella pietra rossa ('Mizzi ahmar', in arabo) era di una durezza particolare con cui in passato a Gerusalemme solo gli esperti bizantini avevano saputo cimentarsi con successo. Il suo uso - nota Haaretz - sarebbe ripreso solo nel XIX.mo secolo, con l'introduzione degli esplosivi.
Dopo l'inaugurazione della prima porzione del futuro MEIS, il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah- avvenuta in occasione della festività ebraica di Hanukkah, la 'Festa delle Luci', si stanno portando a termine le procedure preliminari agli appalti per la ristrutturazione dell'intero edificio di via Piangipane. Se tutto andrà per il verso giusto, ci ha detto Carla Di Francesco, la gara d'appalto del primo lotto del progetto esecutivo.
Dovrebbe essere bandita nella primavera del prossimo anno. In sospeso, resta il problema dei fondi, che complessivamente fra 1o e 2o lotto, dovrebbero ammontare a 30 milioni di euro.
Fra i cambiamenti destinati a trasformare l'edificio fatiscente dell'ex carcere di via Piangipane nel Meis, di cui vediamo la palazzina già ristrutturata e attualmente sede della mostra dedicata alla pubblicazione de Il giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, ci sono il recupero della struttura centrale, l'allestimento interno tecnologicamente avanzato e polifunzionale, gli spazi all'aperto e interni pensati come punto di riferimento culturale per la città e i visitatori esterni. Il Museo, la cui progettazione, così come la programmazione culturale e la gestione sono affidate alla Fondazione Meis - costituita dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, dal Comune di Ferrara, dalla Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea - CDEC e dall'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane (UCEI) -, avrà il compito di raccontare la storia e la cultura dell'ebraismo italiano con mostre, convegni e dibattiti sui temi dell'incontro tra culture e religioni diverse e della pace e della fratellanza tra i popoli. Come già è stato anticipato nelle tre edizioni della Festa nazionale del Libro ebraico e come accaduto con l'apertura della Palazzina, ristrutturata dalla Direzione Regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici dell'Emilia-Romagna e dal Comune di Ferrara, ha avuto ufficialmente inizio a fine 2011 la grande avventura del Museo, : primo atto ufficiale di quello che sarà il Museo Nazionale dell'Ebraismo Italiano e della Shoah, MEIS.
Ieri con il Direttore Regionale per i beni culturali e paesaggisitici dell' Emilia Romagna Carla Di Francesco
abbiamo fatto il punto sui tempi necessari per avviare a compimento un progetto che si annuncia come occasione di rilancio della città, ristrutturazione di un ingresso al Centro storico e di un'area a tutt'oggi meno valorizzata delle mura.
Con la consegna del Progetto Preliminare avvenuta il 21 ottobre 2011 da parte degli studi di architettura vincitori del concorso (lo Studio Arco di Bologna che porta in dote, oltre alla propria esperienza nel campo delle opere pubbliche, quella di architetti di fama internazionale come lo studio Scape s.p.a. di Roma, Michael Gruber e Kulapat Yantrasast e dello Studio Stefano Massarenti Architetti di Ferrara, progetto che nasce dall'idea di trasformare il luogo 'impedito' e chiuso in luogo permeabile, trasparente, dove diversi elementi come il Tempo, la Storia, la Terra, l'Acqua e l'Aria si combinano per creare un'atmosfera di accoglienza e apertura), è proseguito a cadenza serrata, il cammino verso l'inizio dei grandi lavori di demolizione e ricostruzione dei fabbricati che costituiscono il cuore pulsante del Museo. Espletata da parte della Direzione Regionale la disamina dei documenti pervenuti, si attendono, a giorni, il Progetto Definitivo e, entro settembre 2012, il Progetto Esecutivo, strumento necessario per avviare le gare d'appalto e porre in essere lavori di cantiere per la realizzazione dei successivi stralci del progetto.
USA: Iraele potrebbe attaccare l'Iran da un momento all'altro
di Federico Artizzu
Secondo Channel 10, la principale tv d'informazione israeliana, funzionari degli Stati Uniti sarebbero estremamente preoccupati che il nuovo governo di Tel Aviv possa dare il via ad un'operazione militare contro gli impianti nucleari iraniani "in qualsiasi momento".
Come precedentemente segnalato il primo ministro israeliano, Benajamin Netanyahu è riuscito ad ampliare la sua coalizione di governo attraverso un accordo raggiunto con il leader del principale partito di opposizione, Shaul Mofaz che è entrato ora a far parte dell'esecutivo di Tel Aviv nel ruolo di vice primo ministro.
Secondo i funzionari statunitensi la creazione di un governo di unità nazionale avrebbe come obiettivo la preparazione del terreno politico dal quale lanciare un attacco militare contro le strutture nucleari della Repubblica Islamica. Stando a quanto riportato, la Casa Bianca sarebbe fortemente preoccupata che la nuova maggioranza di governo sia pronta a dichiarare guerra all'Iran da un momento all'altro anche prima delle elezioni presidenziali statunitensi previste per il prossimo novembre.
La più forte indicazione che svela le reali intenzioni d'Israele è arrivata dalle parole del ministro della Difesa dello Stato ebraico il quale ha dichiarato che "fintanto che l'Iran rappresenta una minaccia per Israele con il suo programma nucleare, tutte le opzioni rimangono sul tavolo. Credo - ha aggiunto Barak - che ciò sia ben compreso a Washington così come a Gerusalemme e che finché permane una minaccia esistenziale per la nostra gente tutte le opzioni per impedire all'Iran di ottenere le armi nucleari devono essere prese in considerazione. Ho abbastanza esperienza per sapere che l'opzione militare non sarebbe semplice ... e presenterebbe alcuni rischi da non sottovalutare. Tuttavia una Repubblica Islamica dotata di armi nucleari sarebbe molto più pericolosa, sia per la regione che per il mondo intero", ha concluso.
L'ultimo viaggio di archeologia biblica organizzato da EDIPI in Israele dal 26 aprile al 6 maggio 2012 ha rappresentato anche un'occasione particolare per realizzare una speciale intervista con Dan Bahat, archeologo israeliano di fama mondiale e per l'occasione guida del gruppo. Il presidente di EDIPI, Ivan Basana, nella veste di intervistatore ha rivolto dieci domande a Dan Bahat.
Dan Bahat
- Perchè i musulmani hanno paura degli archeologi ebrei? L'evidenza delle loro paure svela il tabù delle organizzazioni islamiche protese a bloccare gli scavi archeologici che potrebbero annullare le loro pretese su Gerusalemme. Infatti tutti i progetti e i lavori che riguardano l'archeologia gerolosomitana (il cosidetto "Bacino Sacro") sono legati a volontà politiche o comunque a usi geopolitici di quanto viene scavato, coinvolgendo gli interessi delle tre religioni monoteistiche.
- Gli scavi a Gerusalemme sembrano una pentola bollente in cui gli ingredienti - storia, politica, religione, urbanistica e molto ancora - si incontrano e scontrano continuamente, ma scavando scavando cosa troveremo? Strato dopo strato i reperti danno vita a scoperte affascinanti e la storia della città ha un gusto sempre più ebraico. L'impasto originario, tranne il periodo iniziale gebuseo, è rappresentato dall'ebraismo che ha in Gerusalemme il suo punto di riferimento. Secondo l'Antico testamento l'ebraismo entra a Gerusalemme intorno al mille a.C.; da quel momento Gerusalemme diventa il centro politico, la capitale dell'ebraismo oltre che centro spirituale e religioso. La natura di questo legame storico, religioso e nazionale poggia sulla premessa che l'attuale popolazione ebraica di Gerusalemme, discende dal popolo che vi viveva fino alla distrizione del Secondo Tempio nel 70 d.C. dall'imperatore romano Tito. La presenza ebraica a Gerusalemme, modesta ma continua, è peraltro attestata per tutto il corso della storia.
- Quali sono gli aspetti più interessanti dell'archeologia del Nuovo Testamento a Gerusalemme?
Per il cristianesimo l'importanza di Gerusalemme si intreccia con le vicende della vita di Gesù, di parte della sua missione in terra e della sua passione. La fede religiosa è decisiva nell'evidenziare il nesso tra cristianesimo e Gerusalemme: un legame riconducibile a eventi e luoghi che hanno attestazioni storiche precise e che in alcuni casi possono esser toccati con mano.
- Con il mondo arabo anche l'archeologia di Gerusalemme rappresenta un area di contesa?
L'islam ha riconosciuto Gerusalemme come città santa dopo la costruzione della Cupola della Roccia completata nel 691 d.C.; secondo i musulmani Maometto è asceso al cielo partendo dalla pietra di fondazione, intorno alla quale venne poi costruita la Cupola della Roccia. La stessa roccia su cui Abramo, secondo la tradizione ebraica, era sul punto di sacrificare Isacco. Tuttavia per l'islam, sia dal punto di vista politico che da quello religioso, la città rimane ai margini rispetto alla Mecca e a Medina.
- Quale può esser il ruolo dell'archeologia riguardo a tre religioni che fanno proprie le figure bibliche dei patriarchi?
Eventuali scoperte che confermino o arricchiscono le conoscenze sul periodo che li riguarda non comporteranno alcuna conflittualità. Il contributo che può dare l'archeologia alle dispute tra religioni si fa significativo quando può confermare, correggere o sfatare documenti scritti. Con l'aiuto della ricerca archeologica è possibile indicare con precisione i luoghi che furono teatri di eventi narrati nel Vecchio e nel Nuovo Testamento.
- Il punto dolente è invece con l'islam? Infatti qui mettiamo il dito su una piaga! L'islam ha su Gerusalemme indiscutibili diritti storici, che partono dalla conquista della città in epoca relativamente tarda. Nessuno vuol mettere in discussione fatti storici, oltretutto ben visibili e degni di ammirazione. Ma il mondo islamico minimizza o nega il legame del moderno stato di Israele con i siti storici e religiosi di Gerusalemme. L'esistenza dei Templi è negata, considerata pura invenzione. Qualsiasi tentativo di effettuare scavi archeologici nelle aree sensibili della zona incontra opposizione assoluta e porta a tensioni se non a sanguinosi disordini.
- Cosa risponde a quanti accusano Israele di voler evidenziare i propri diritti su Gerusalemme? Il popolo ebraico desidera ardentemente riportare quanto più possibile alla luce il passato che li lega al presente. La Bibbia non intende esser un libro di storia, ma gli eventi che vi sono narrati sono fatti storici riconducibili a luoghi che si possono individuare. Grazie agli scavi finora eseguiti stiamo scendendo man mano nel passato. Le scoperte sono affascinanti. Andando a ritroso nel tempo, otteniamo continue conferme alle informazioni contenute nella Bibbia.
- Quali sono i rapporti con il WAQF, l'organismo che gestisce i beni religiosi islamici? Per ragioni storiche quest'organo ha un rilievo politico primario e come tale viene trattato dallo Stato di Israele, in quanto partner centrale per il mantenimento dello status quo, ossia per salvare il delicato equilibrio fra le rivendicazioni delle tre religioni su Gerusalemme. Di fatto il mantenimento dello status quo vuol dire lasciare le cose come stanno, impedendo così ulteriori ricerche e gli accessi turistici alle Moschee della Spianata del Tempio. Anche il progetto di sviluppare come parco archeologico il percorso che segue la Valle del Cedron è stato rigettato dal WAQF. Per bloccarlo si sono costruite abusivamente case nell'area prevista per il parco, in modo che Israele sia costretto a rinunciarvi per timore delle reazioni internazionali nel caso fossero state abbattute.
- Come mai insiste nel collegare vicende locali, come uno scavo archeologico, con considerazioni di geopolitica mondiale? I due piani non si possono scindere. Le organizzazioni islamiche fondamentaliste hanno le idee chiare su come procedere alla conquista del mondo. La loro è una guerra di religione e di civiltà. Quindi coinvolgono direttamente Gerusalemme. Primo perché le religioni da attaccare e sottomettere sono il cristianesimo e l'ebraismo; secondo perchè la civiltà nemica è quella occidentale definita "ebraico-cristiana". Per contrastare l'Occidente e promuovere l'espansione dell'islam sul mondo puntano prima di tutto su Gerusalemme, culla delle due religioni che hanno sviluppato la civiltà occidentale. Il secondo obbiettivo è Costantinopoli e la recente drammatica svolta geopolitica della Turchia è diventata sempre più visibile. Il terzo obbiettivo è Roma, simbolo del cattolicesimo che più di ogni altra denominazione ha forgiato il mondo.
- In Israele quale strategia di contrasto state realizzando? Noi qui in Israele, come archeologi e storici, ma anche come scrittori, intellettuali e uomini di religione, dobbiamo fronteggiare questo approccio islamico, in cui l'ostilità cultural-religiosa nei confronti degli ebrei e Israele è amplificata dal nazionalismo. Dobbiamo aumentare saggiamente e incisivamente un'informazione corretta avvalendoci anche dei veri amici di Israele, come voi di EDIPI, in qualità di ambasciatori della verità per amplificare i messaggio in Italia.
Qui finisce l'intervista e dobbiamo concordare sul fatto che questo problema non riguarda solo il popolo ebraico, ma anche il mondo cristiano e anzi ogni persona che abbia a cuore la comprensione della storia. Il progetto di Evangelici d'Italia per Israele è di continuare su questo solco di verità, che l'archeologia biblica permette di affondare, avvalendoci di paladini appassionati come Dan Bahat, con il programma di un altro tour per il prossimo anno.
Istituita la Giornata europea in memoria dei Giusti
Sarà il 6 marzo il giorno dedicato a chi si oppose allora e anche oggi ai crimini contro l'umanità
Sarà il 6 marzo di ogni anno la Giornata europea in memoria dei Giusti. Un giorno per ricordare quanti si sono opposti - e ancora oggi si oppongono - ai crimini contro l'umanità e i totalitarismi e operano in tutto il mondo in difesa dei diritti umani. Una data scelta non a caso, è un omaggio a Moshe Bejski, presidente della commissione dei Giusti di Yad Vashem, l'Ente nazionale israeliano per la Memoria della Shoah, scomparso il 6 marzo 2007.
A istituire la gioranta il Parlamento europeo, riunito ieri in sessione plenaria a Bruxelles. Con 382 firme il Parlamento Europeo ha ratificato la dichiarazione presentata lo scorso 16 gennaio dagli europarlamentari Gabriele Albertini, Lena Kolarska - Bobiñska, Niccolò Rinaldi e David-Maria Sassoli, che hanno raccolto l'appello lanciato nei mesi scorsi dall'associazione onlus Gariwo - La foresta dei Giusti, presieduta da Gabriele Nissim, saggista e scrittore
«Da oggi il concetto di "giusto", nato per ricordare chi ha salvato degli ebrei dalla "Soluzione finale" diventa patrimonio di tutta l'umanità» ha dichiarato l'europarlamentare Gabriele Albertini «Il Parlamento Europeo ha superato quattro ordini di obiezioni: di chi non riconosce il comunismo sovietico come totalitarismo e si rifiuta di accostare i lager ai gulag; di chi, per non compromettere i rapporti con la Turchia, vorrebbe ignorare il massacro degli armeni; di chi pensa che porre accanto la Shoah agli altri orrori del '900 la banalizzi; di chi ha criticato l'esclusione o l'inclusione di questo o quell'esempio di genocidio o massacro».
«Gli eurodeputati italiani e polacchi hanno critto assieme una pagina importante al Parlamento Europeo dopo una lunga battaglia condotta assieme a Gariwo » ha affermato Gabriele Nissim, presidente di Gariwo. «Per la prima volta nella storia europea, viene ricordata la memoria del bene e l'opera di uomini e donne che hanno salvato la dignità umana durante i genocidi e i totalitarismi. L'approvazione della risoluzione ha un grande significato per il futuro della nostra comunità: esalta il valore della responsabilità personale e mostra che ogni essere umano in ogni circostanza può avere la forza di difendere la verità, la democrazia, e di ergersi come baluardo nei confronti di ogni prevaricazione nei confronti di un altro uomo».
A lanciare l'appello per l'istituzione di questa Giornata in memoria dei Giusti è stata l'associazione Gariwo - La foresta dei Giusti. Nei mesi scorsi, infatti, ha aperto una raccolta di firme per mobilitare la società civile a sostegno dell'iniziativa anche attraverso la sua pagina facebook.
Gariwo, la foresta dei Giusti è un'associazione nata a Milano nel 2000 su iniziativa di Gabriele Nissim, ebreo, e Pietro Kuciukian, armeno, con l'intento di ricordare le figure esemplari di resistenza morale ai regimi totalitari nella storia del Novecento, anche attraverso l'istituzione di luoghi della memoria in diverse parti del mondo. Al Monte Stella di Milano nel 2003 è nato il Giardino dei Giusti di tutto il mondo per ricordare quanti si sono opposti ai genocidi e ai crimini contro l'umanità. Gariwo organizza dibattiti, seminari, eventi culturali e convegni con la partecipazione di studiosi di fama internazionale.
ROMA, 11 mag - "In un momento di grande turbolenza per l'Europa, sconvolta dalla crisi economica e sociale, in cui si ripresenta il fenomeno antisemita con brutale violenza, l'International Council of Jewish Parliamentarians (ICJP), da me presieduto dal giugno scorso, e il World Jewish Congress (WJC) si incontreranno a Roma per una grande iniziativa. Lunedì 14 maggio, l'Amb. Ronald S. Lauder, Presidente del WJC, insieme a Dan Diker, Segretario Generale, e alla delegazione dell'ICJP composta da parlamentari di vari Paesi europei (Belgio, Francia, Ungheria, Serbia, Svezia) e israeliani, terranno una sessione di lavoro alla Camera dei Deputati per definire obiettivi e strategie comuni per contrastare il dilagare dell'allarme antisemitismo ed estremismo in Europa. La delegazione incontrerà anche il Premier Mario Monti, il Presidente della Camera Gianfranco Fini e il Ministro degli Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, per discutere le questioni principali all'ordine del giorno dei parlamentari ebrei in Europa e in tutto il mondo. Nella serata del 14 maggio, verrà consegnato a Pierluigi Battista, editorialista de Il Corriere della Sera , la prima edizione del premio "ICJP Friendship Award", per il suo impegno nella lotta all'antisemitismo e alla delegittimazione dello Stato d'Israele. La cerimonia sarà ospitata dal Ministro Terzi a Villa Madama alla presenza dell'Ambasciatore d'Israele in Italia, Naor Gilon e di numerose personalità. Inoltre il 15 maggio, l'ICJP promuove all'Ara Pacis il convegno "Le rivoluzioni mediorientali: la questione iraniana, il mondo arabo e l'Occidente", nel corso del quale interverranno numerosi esperti italiani ed internazionali, oltre ai delegati ICJP presenti a Roma".
Lo comunica in una nota la deputata del Pdl Fiamma Nirenstein
Pellegrinaggio di ebrei tunisini in arrivo a Djerba
La comunità ebraica tunisina si stringe intorno alla "Menare", una piramide esagonale che rappresenta i cinque libri di Mosè, nel giorno che dà il via al pellegrinaggio alla Sinagoga di Ghriba, a Djerba. Oltre 200 sono attesi pellegrini quest'anno in cui ricorre il decimo anniversario dall'attentato suicida di Al-Qaeda che uccise 21 persone fuori dalla sinagoga.
Oggi gli ebrei festeggiano il Lag Ba'omer, una festività che cade in un periodo di lutto di 49 giorni - il conteggio dell'Omer - durante i quali è vietato organizzare feste e matrimoni, tagliarsi i capelli e la barba e in cui è consigliato rinunciare agli svaghi. Questo periodo inizia il secondo giorno dopo la Pasqua: ricorda gli ebrei uccisi durante le Crociate e soprattutto i 24 mila studenti di Rabbi Akiva, che secondo il culto morirono a causa di una malattia mandata da Dio.
Il Lag Ba'omer è il giorno in cui terminò questa malattia ed è anche l'anniversario della morte del rabbino Shimon bar Yochai, considerato dalla tradizione l'autore del libro di Zohar, uno dei capolavori della tradizione cabalistica. La festa ricorda anche i ragazzi morti durante la rivolta armata guidata da Bar Kokhba contro l'Impero romano nel 132 dC. Le famiglie organizzano feste e picnic, i bambini giocano nei parchi e di sera vengono organizzati falò per ricordare la luce che il rabbino Shimon bar Yochai portò nel mondo, anche se secondo alcune tradizioni ricorda la guerra contro i romani. In questo giorno vengono anche organizzati molti matrimoni.
Le tre pietre divelte tornano al Ghetto. "Così vive il ricordo delle Spizzichino"
Gli inciampi d'ottone a forma di sampietrino con incisi i nomi delle vittime delle leggi razziali fasciste erano state divelte lo scorso 12 gennaio, all'indomani della loro installazione
di Sara Sbaffi
ROMA - Elvira, Graziella e Letizia sono tornate a casa, in via Santa Maria in Monticelli. Le tre pietre d'inciampo in ricordo delle sorelle Spizzichino erano state divelte lo scorso 12 gennaio, all'indomani della loro installazione, da un farmacista della zona con la complicità degli altri residenti del palazzo infastiditi "di ritrovarsi un cimitero davanti casa". Con una cerimonia pubblica del I municipio le "stolperstein" sono state ricollocate al civico 67, l'abitazione dove le donne avevano vissuto prima della deportazione in Germania nel 1944.
Le pietre d'ottone a forma di sampietrino con incisi i nomi delle vittime delle leggi razziali fasciste, nascono per iniziativa dell'artista tedesco Günter Demnig che ha rifatto ex novo le tre opere divelte. Roma è la prima città italiana ad accogliere le pietre della memoria. Trenta sono state posizionate a gennaio 2010, altre 54 l'anno successivo lungo le strade di cinque diversi municipi. Sparse per l'Europa ce ne sono oltre 22mila, tra Austria, Ungheria, Polonia, Paesi Bassi, Ucraina. Chiara Zevi, curatrice del progetto, ha partecipato alla reinstallazione: "Queste pietre non vanno vissute come un disturbo, ma come un'opportunità per tramandare alle nuove generazioni la memoria di ciò che è stato. L'arte può dare un grande contributo alla conservazione del ricordo".
A differenza di prima, i soldati israeliani oggi durante il servizio militare sono tutto il giorno collegati sui loro telefoni cellulari e smartphone con le loro famiglie e amici. Da un lato questo è bello, soprattutto per i genitori che possono rimanere in contatto con i loro figli, d'altra parte però questi telefoni intelligenti sono un pericolo. Per questo motivo il comando militare israeliano ha pubblicato un avvertimento per tutti i soldati e ufficiali. "Nell'era dei telefoni intelligenti, è importante sapere e fare attenzione che alcune applicazioni, ad esempio l'iPhone, possono comunicare posizioni e altri dati", è stato detto. Il comunicato reagisce alle preoccupazioni su una possibile trasmissione di informazioni segrete e divulgazione di informazioni su alti ufficiali e unità scelte che possono essere contattate sui telefoni cellulari personali. Inoltre, i giovani soldati spesso comunicano ai loro amici su Facebook quello che hanno fatto oggi, dove erano ieri e dove saranno domani. Su questo deve intervenire con urgenza l'esercito israeliano, perché migliaia di soldati senza volerlo danno ogni settimana informazioni segrete, che pssono essere lette apertamente dai nemici su Internet.
(israel heute, 10 maggio 2012 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
Nel 1972, l'uso dei dirottamenti aerei da parte delle organizzazioni terroristiche mediorientali quali strumenti di pressione politica, aveva preso piede già da diverso tempo. Il 23 Luglio di quattro anni prima, un commando del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP), aveva dirottato il volo El Al 426 da Heathrow a Fiumicino (Roma). L'incidente si risolse senza spargimento di sangue quaranta giorni dopo ad Algeri, con la liberazione dei quarantotto ostaggi ed il rilascio dei tre dirottatori. Nel Settembre del 1970, l'FPLP si guadagnò nuovamente le prime pagine dei rotocalchi internazionali con il dirottamento di tre aerei, fatti atterrare a Dawson's Field (Giordania) e successivamente distrutti con gli esplosivi, dopo che tutti i passeggeri erano stati rilasciati. Un quarto velivolo venne fatto atterrare al Cairo, mentre il dirottamento del quinto, il volo El Al 219, fallì grazie alla reazione del personale di sicurezza a bordo.
Gli apparati di sicurezza israeliani, dopo aver previsto l'intensificarsi degli atti di pirateria aerea, decisero di dispiegare agenti armati a bordo dei voli El Al. Si trattava di giovani riservisti del Sayeret Mat'kal(una delle unità antiterrorismo di punta delle Israeli Defense Forces), ai quali lo Shabak (il servizio segreto interno) offriva la possibilità di lavorare a bordo dei voli, quando non in servizio con la propria unità di appartenenza. Addestrati a reagire a qualsiasi tipo di minaccia, non vi è ombra di dubbio come la loro presenza (insieme alla pratica del profiling dei passeggeri) abbia notevolmente contribuito a rendere impossibile il dirottamento dei voli El Al....
ROMA - Penultimo appuntamento, prima della sosta estiva, che si svolgerà oggi pomeriggio alle 18 al Centro Bibliografico, Lungotevere Sanzio 5, del ciclo "Quale identità ebraica - Generazioni a confronto" a cura dell'Unione delle comunità ebraiche italiane. Questa volta la riflessione verterà sulla lingua ebraica che, nella sua specificità, ha sempre avuto un ruolo determinante per l'identità ebraica in mille modi e risvolti. L'ebraico, con le sue lettere e parole, è sempre stato il luogo dove il popolo ebraico si è misurato, formato e confrontato prima e dopo la nascita dello Stato di Israele, unendo generazioni, laici e religiosi, come fosse una "casa migrante". Quali particolarità caratterizzano questa lingua, nei suoi tratti essenziali, dalle lettere alle parole, dalla sua grammatica alla sua sintassi, tanto da incidere sulla nostra identità? Ma soprattutto, dall'antichità ad oggi, quali visioni del mondo dischiude? La tradizione ebraica ha sempre dato risalto al grande potere creativo della parola: cosa può creare dunque questa lingua e in che modo? Cosa comporta vivere questa lingua? A quali conoscenze ed esperienze ci apre? Cosa incontriamo se abitiamo questa lingua? Quali teorie vi sottendono?
A discuterne saranno Rav Benedetto Carucci, l'artista Tobia Ravà, lo psicanalista Cherles Melman, allievo diretto di Lacan, Luisa Basevi, professoressa di lingua e letteratura ebraica del Liceo Renzo Levi e i suoi studenti. Un incontro a più voci che mostreranno le letture molteplici e soprattutto le varie esperienze che a più livelli scaturiscono da questa lingua, veicolo creativo di identità, tradizione e storia ebraica. Così, Tobia Ravà, il pittore dal magma pittorico fatto di lettere e numeri, ci racconterà di come sia nata in lui l'idea di dipingere con la Ghematrià - il criterio di permutazione delle lettere in numeri in uso fin dall'antichità nell'alfabeto ebraico - e, mostrandoci i suoi lavori, ci spiegherà il suo rapporto tra Kabbalah, Matematica e Ghematrià; mentre rav Benedetto Carucci, affronterà la questione linguistica da un punto di vista rabbinico e farà da ponte con la riflessione sull'ebraico moderno, Luisa Basevi, accompagnata dalle letture di alcuni studenti, si soffermerà sull'uso della lingua nella poesia moderna, sull'"israeliano", la lingua in continua evoluzione che inventa nuovi vocaboli e sulla lingua ebraica intesa come strumento fondamentale per la creazione di un'identità nazionale.
A trarre le conclusioni e rilanciare altre chiavi interpretative, sarà lo piscanalista Cherles Melman, il quale ci svelerà l'incidenza specifica della lingua ebraica, non solo nell'identità personale, ma anche nelle procedure d'analisi da lui praticata: citando le sue parole, "l'analisi lacaniana riprende infatti procedure che sono le stesse della tradizione ebraica, fondate più sulla valorizzazione della lettera che del significante "
Con tutto ciò che questo vuol dire naturalmente...
La Knesset dice sì al nuovo governo di unità nazionale
GERUSALEMME, 9 mag. - Il parlamento israeliano (Knesset) ha votato a favore di un nuovo governo di unita' nazionale. 71 i voti favorevoli e 23 quelli contrari. Nel bel mezzo di una crisi politica che stava per sfociare in elezioni anticipate, il voto sancisce l'ingresso del partito centrista di opposizione Kadima nella maggioranza del premier Benjamin Netanyahu. Il settimo governo di unita' nazionale avra' il compito di concludere la legislatura e sara' la coalizione di governo piu' ampia della storia israeliana con 94 seggi parlamentari sui 120 totali. Restano fuori soltanto le opposizioni di sinistra.
Lag Ba-'omer è una festività che cade il trentatreesimo giorno del conteggio dell''omer, il 18 del mese di Iyar ossia il 10 maggio per il 2012.
La parola Lag non è una vera e propria parola in ebraico. Secondo la Ghematriah la lettera "lamed" vale 30 e la lettera "gimel" vale 3, quindi le due lettere messe assieme fanno 33.
Il conteggio dell' omer (7 settimane) comincia il secondo giorno di Pesach e finisce con la festa di Shavuot. E' durante questo periodo che venivano festeggiate le raccolte in Israele quando il Tempio si trovava sul monte Moria a Gerusalemme e che l' Omer (misura citata nella Bibbia che indica una quantità di circa 1,3 Kg di grano) ci veniva portato ogni giorno durante questo periodo.
Queste 7 settimane avrebbero dovuto essere fonte di gioia: gli Ebrei liberi dalla schiavitù di Faraone (Pesach) ricevono la Torah sul Monte Sinai il giorno di Shavuot. Pesach rappresenta la nascita fisica della nazione ebraica e con Shavuot il dono della Torah ne completa il processo dal punto di vista spirituale.
Al contrario questi 50 giorni sono un periodo di semi-lutto: ad esempio, è vietato sposarsi, ascoltare musica, andare al cinema, tagliarsi i cappelli.
L'unico giorno in cui questo semi-lutto viene sospeso è la festa di Lag Ba-'omer.
La festa di Lag Ba-'omer ha origine al tempo di Rabbi Akiva. I suoi 24.000 allievi morirono per una misteriosa malattia detta mandata da D-o, come lo riporta il Talmud (Yevamot 62:2).Si dice che questo evento ebbe luogo perché "non dimostravano rispetto l'uno per l'altro" (spiegazione data nel Talmud).
Lag Ba-'omer festeggia la fine di questa malattia.
Un'altra ragione data è la morte di tanti studenti durante la lotta armata combattuta da Bar Kokhba contro il nemico romano.
In questo giorno ricorre anche l'anniversario della morte del famoso Rabbino Simeon bar Yohai, autore dello Zohar (la Cabala).
La tradizione vuole che si accendano dei falò (simbolo della guerra) e che i bambini si rechino nei boschi con archi e frecce per accenderli.
Lag Ba-'omer in Isaele è diventato "il giorno dello studente".
Giulio Terzi: con il nuovo governo israeliano più possibilità di dialogo
Attacco a Iran piu' vicino? Analisi affrettata
ROMA, 9 mag - Il nuovo governo israeliano di unita' nazionale puo' offrire una ''maggiore possibilita' di aprire il dialogo sul versante palestinese''. Lo ha detto il ministro degli Esteri Giulio Terzi, commentando l'ingresso nella maggioranza del partito Kadima.
Terzi ritiene ''un'analisi molto affrettata'' quella secondo cui con il nuovo governo si avvicinerebbe l'attacco ai siti nucleari iraniani. Al contrario, secondo il titolare della Farnesina, si tratta di una decisione ''che appartiene alle dinamiche interne della politica israeliana e la valuto sicuramente un fatto positivo, perche' allarga la base di maggioranza''.
Nel giorno nel quale in Israele avrebbe dovuto essere ufficializzata la data di nuove elezioni che, a detta di tutti, avrebbero dovuto migliorare la posizione di Netanyahu alla Knesset, con una mossa tipica dei grandi statisti il premier israeliano annuncia l'intesa con il principale partito d'opposizione. A notte fonda Netanyahu e Mofaz hanno annunciato che il governo, nel quale Mofaz entra come vice premier e come autorevole membro del Consiglio di difesa, andrà avanti fino a ottobre 2013, cioè fino alla sua scadenza naturale.
Nessuno vede in questa inaspettata decisione anche uno schiaffo a Tzipi Livni che forse avrebbe potuto mettere in disparte le aspirazioni personali e favorire il clima politico israeliano. Ora Mofaz ha avuto il coraggio, che certamente tutti sanno non essergli mai mancato (da Entebbe in avanti), per imprimere una fondamentale svolta alla politica del proprio partito e dello Stato stesso. Israele è di fronte a scelte importanti sulla legge del servizio civile obbligatorio per tutti coloro che non svolgono il servizio militare, sulla modifica delle leggi elettorali, per il consolidamento economico e, soprattutto, per le decisioni da prendere nei confronti dell'Iran. Mofaz sarà, tra l'altro, vice premier, e quindi sostituirà Netanyahu durante le sue assenze durante i viaggi all'estero, ma, soprattutto, potrà mettere a disposizione del governo le personali conoscenze dell'iran, suo paese natale, e negli ambienti di Washington, dove ha operato a lungo, in questi ultimi anni, come interlocutore strategico del governo americano (Battistini sul Corriere). Si è, nel recente passato, espresso contro un attacco preventivo, ma in politica, e soprattutto su un argomento delicato come questo, non sempre le parole corrispondono al proprio pensiero reale.
Di questa decisione improvvisa ed inaspettata parlano oggi tutti i giornali; cito, in particolare, Avvenire che riporta le parole di Haaretz, mai tenero con Netanyahu: "bisogna ammettere che Netanyhu ci ha dato una lezione". Chi non avrà apprezzato questa decisione sarà forse Yair Lapid, astro mediatico che stava per entrare in politica, che vede superate le proprie posizioni dal partito Kadima. Nel panorama della stampa italiana vanno riportate, in particolare, le parole de L'Unità che titola: Coalizione di guerra, e del manifesto che parimenti titola: Governo unitario per la guerra.
Nella stampa estera Le Monde, normalmente severo col governo Netanyahu, dopo aver riconosciuto al governo israeliano una buona gestione dell'economia, sostiene anche le posizioni dei "dirigenti moderati" palestinesi (Abu Mazen? ndr) che confermano di aspettare il congelamento totale delle costruzioni nelle terre oltre le linee del '67 prima di sedersi al tavolo delle trattative. Il Wall Street Journal scrive che, alla domanda postagli se tale decisione fosse stata presa per frenare il crescente peso all'interno del Likud degli abitanti di Giudea e Samaria, Netanyahu ha risposto chiaramente che questa non era la ragione della presente mossa politica.
Pio Pompa (Foglio), che già nel recente passato fu il primo a scrivere di tre nuovi siti sotterranei in Iran, ritorna oggi su questo argomento; è sempre difficile, per il comune cittadino, sapere che cosa si dicono i politici nelle loro discussioni, ma oggi Pompa afferma che di questi siti, oramai noti a tutti coloro che non stanno con gli occhi chiusi, gli americani avrebbero preferito non parlare, per lungo tempo, con gli israeliani, causando col loro silenzio ulteriori difficoltà di intesa tra i due leaders.
Daniele Raineri sul Foglio scrive che l'Arabia Saudita ha raddoppiato, incredibilmente, le proprie riserve di petrolio, e si domanda quale possa esserne la ragione. Anche l'Iran ne sta stoccando moltissimo sulle proprie petroliere alla fonda, ma questo è probabilmente dovuto alla mancanza di clienti (i sauditi, al contrario, hanno aumentato le loro vendite agli USA) che li ha costretti ad accettare le proposte cinesi di pagare in yuan.
Di grande interesse è un articolo sul Figaro che riparte dagli attentati di Madrid e Londra per giungere a Tolosa. Il multiculturalismo ha permesso che le comunità musulmane mettessero solide radici in Europa e diventassero quasi autonome (ma è questo sempre un bene? il commentatore nasconde qui tutte le conseguenze nefaste ndr). Si ricorda poi che tassi di disoccupazione elevati e marginalizzazione socio-culturale nella Francia dei giorni nostri ha portato tanti giovani a diventare facile preda di predicatori estremisti religiosi; in Inghilterra, dove operano 85 tribunali che seguono la sharia, mentre sono state chiuse 1700 chiese anglicane, sono state aperte 1689 moschee, e mentre nascono tantissimi Mohammed (come anche nella capitale d'Europa Bruxelles), tanti giovani partono per i paesi più estremisti del Medio Oriente per ritornare "pronti a vendicare fratelli e sorelle musulmani". Le Figaro elogia lo sviluppo di una classe media musulmana, una maggiore libertà della donna musulmana (davvero normale? ndr) e la presenza di personalità islamiche nelle posizioni politiche di primo piano (ma di nuovo se ne nascondono i pericoli potenziali, in alcuni casi ndr). Infine si augura che l'esempio dell'ebraismo nell'Europa di oggi possa servire a ottimizzare le relazioni anche col modo islamico.
Infine su Repubblica Fabio Scuto dedica un articolo ad una manifestazione di solidarietà con i palestinesi imprigionati nella carceri israeliane (tra le quali "il famigerato carcere di Ofer"); ancora una volta Scuto fa finta di non vedere quelle che sono le realtà sul terreno, ed ancora una volta le colpe sono tutte degli israeliani. Sarà un caso se si trova, oggi, sulle posizioni della Morgantini e di Moni Ovadia?
GERUSALEMME, 9 mag - Il capo della diplomazia europea Catherine Ashton ha incontrato oggi il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per discutere della prossima tornata di colloqui 5+1 che si aprira' Baghdad il 23 maggio.
Lo hanno riferito all'Afp funzionari di Tel Aviv, secondo cui alla riunione hanno partecipato anche il ministro degli Esteri Avigdor Lieberman, il collega alla Difesa Ehud Barak e il neo vicepremier Shaul Mofaz, leader del partito centrista Kadima entrato nei giorni scorsi nella coalizione di governo.
''Hanno discusso di Iran e Israele ha presentato le sue posizioni per la prossima tornata di colloqui 5 +1 a Baghdad'', hanno spiegato le fonti.
Scoperto a Gerusalemme un sigillo votivo donato al Tempio 2700 anni fa
GERUSALEMME, 9 mag. - Un sigillo ebraico, con inciso il nome del suo proprietario, risalente alla fine del periodo del primo Tempio, circa 2700 anni fa, e' stato rinvenuto sul pavimento delle rovine di un antico edificio vicino al Monte del Tempio, nella Citta' Vecchia a Gerusalemme. L'annuncio della scoperta e' stato dato dall'Israel Antiquities Authority, come riferisce il sito Israele.net, precisando che i reperti sono stati trovati sotto la base di un antico canale di scolo che gli archeologi stanno esplorando sotto l'Arco di Robinson, nel parco archeologico di Gerusalemme adiacente al Muro Occidentale.
L'edificio rappresenta la struttura piu' vicina al Primo Tempio finora trovata dagli studiosi. Il sigillo e' fatto di pietra dura e porta inciso il nome del suo proprietario: ''Lematanyahu Ben Ho...'' (cioe': ''di proprieta' di Matanyahu Ben Ho''), vissuto tra il VIII secolo e il 586 a.C. Il resto del nome e dell'iscrizione risultano illeggibili. Questi sigilli, incastonati in anelli porta-sigillo, venivano usati nel periodo del Primo Tempio per siglare lettere e identificarne i proprietari, un po' come i timbri usati oggi negli uffici.
''Il nome Matanyahu, come il nome Netanyahu, significa 'Dare a Dio' - ha spiegato Eli Shukron, direttore degli scavi per la Israel Antiquities Authority - Sono nomi menzionati varie volte nella Bibbia, tipici del Regno di Giuda nell'ultima parte del periodo del Primo Tempio, dalla fine dell'VIII secolo fino alla distruzione del Tempio nel 586 a.C''.
Per l'Interpol costa all'Europa 750 miliardi l'anno. Il costo sociale dei crimini informatici è maggiore di quello legato al traffico di droga.
di Raffaella Natale
TEL AVIV - Veri e propri clan internazionali si nascondono dietro la maggior parte degli attacchi informatici. Un business che costa alla società più del traffico di cocaina, eroina e marijuana messe insieme, ha dichiarato il capo dell'Interpol Khoo Boon Hui, aprendo i lavori della Conferenza regionale a Tel-Aviv.
Khoo ha citato uno Studio della London's Metropolitan University, secondo il quale "l'80% della criminalità online è legata oggi a bande organizzate a livello internazionale".
Le organizzazioni criminali ritengono, infatti, che il cybercrime sia più redditizio dei vecchi modi, più rischiosi, di far denaro.
Per gli esperti, ha ribadito il capo dell'Interpol, in Europa il costo sociale della cyber-criminalità ha raggiunto i 750 miliardi di euro l'anno.
Khoo ha citato come esempio il gioco d'azzardo o le frodi sulle carte di credito o sui conti bancari. Lo scorso anno le banche americane hanno perso 900 milioni di dollari (690 milioni di euro) per furti di tipo tradizionale e ben 12 miliardi di dollari (9,2 miliardi di euro) a causa del cyber-crime.
Khoo ha anche messo in guardia contro i pericoli per la sicurezza mondiale provenienti dal cyber-spazio, ammettendo che anche l'Interpol ha subito un attacco da parte del collettivo Anonymous.
Nel mondo, secondo dati forniti dalla Ue, ogni giorno oltre 1 milione di persone sono vittime della criminalità informatica. Gli ingenti profitti illeciti generati e i costi raggiungerebbero 388 miliardi di dollari.
Ragioni per cui, oggi la Commissione Ue ha proposto di istituire un Centro contro il cybercrime al fine di proteggere i cittadini e le imprese europee da queste crescenti minacce.
Fabio Ghioni, uno dei massimi esperti mondiali di sicurezza informatica, ha spiegato a Key4biz che paradossalmente i Paesi più esposti sono quelli occidentali, perché hanno infrastrutture critiche vulnerabili.
"La maggiore minaccia è sicuramente rappresentata dall'Iran che ha la più grossa organizzazione governativa d'attacco, la Iranian Cyber Army". Ma anche la mafia si sta evolvendo, "ha fatto un upgrade delle proprie competenze e cominciato a rubare e a far transitare soldi attraverso i sistemi informatici, usando gli stessi sistemi del 'Sistema'".
In Israele, ci sarebbero "oltre 1.000 cyber-attack al minuto" e dallo scorso gennaio il Paese è vittima di continue incursioni da parte di bande di hacker che dicono di essere arabe.
Nel mirino dei pirati il sito della Borsa di Tel-Aviv e la compagnia di bandiera El Al, ma sono stati rubati anche i dati di decine di migliaia di carte di credito appartenenti a israeliani.
Per ritorsione hacker israeliani hanno attaccato dei siti arabi nonostante il governo abbia chiesto loro di dar prova di moderazione.
Energie rinnovabili: 9REN realizza 3 impianti Rooftop in Israele
9REN Group sigla tre contratti del valore di circa 11 milioni di € con FK Generators, principale fornitore israeliano di generatori diesel, per la realizzazione in Israele di tre impianti fotovoltaici in copertura.
I tre impianti, per i quali 9REN prevede strettissimi tempi di realizzazione, saranno installati sui tetti di alcuni capannoni, destinati principalmente all'allevamento, in tre kibbutz a Nord, Centro e Sud del Paese. I moduli utilizzati per gli impianti saranno circa 20.000 in silicio policristallino, per una potenza complessiva di 4,5 MW. Oltre a questi tre impianti 9REN sta lavorando a nuovi progetti da varare nell'immediato futuro.
"La realizzazione di questi 3 nuovi progetti rappresenta un significativo risultato per 9REN che in questo modo conferma la sua posizione in Israele quale operatore di rilievo nel settore fotovoltaico delle installazioni in copertura e consolida l'efficace alleanza con il partner locale Inbar Solar", afferma Stefano Granella, CEO del Gruppo.
Inbar Solar è una delle principali aziende israeliane presenti nel mercato delle energie rinnovabili e gestirà una parte dei lavori di installazione per 9REN che agirà in questo caso in qualità di EPC contractor. La scelta di affidare a un operatore locale la realizzazione degli impianti va nella direzione di promuovere occupazione nei paesi dove9REN intende operare.
Con questi progetti il Gruppo 9REN, che vanta al suo attivo 200 MW di potenza installata di cui 100 di sua proprietà, valica i confini europei per entrare con la propria esperienza, ampiamente consolidata in Italia e in Spagna, nei nuovi mercati che iniziano a guardare con maggiore attenzione allo sviluppo del settore delle energie rinnovabili.
Oltre a Israele il Gruppo ha iniziato a cogliere nuove opportunità di business nei mercati delle aree del MENA e dei paesi emergenti dell'Est Europa.
Con la realizzazione di questi tre impianti e con una pipeline di 10MW, 9REN ribadisce nel suo piano di crescita una strategia ormai fortemente orientata allo sviluppo degli impianti su tetti anche fuori dai confini europei. Tale strategia è supportata dalle grandi capacità del Gruppo di adattamento ai cambiamenti normativi e di previsione delle nuove esigenze di mercato.
José León Arenciba, Business Development Manager di 9REN, presenterà oggi i tre progetti israeliani al PV Summit di Verona, nella giornata nella sessione dedicata all'espansione delle aziende italiane nei mercati emergenti del fotovoltaico.
In Algeria scoppia la polemica sulle matite 'I love Israel'
TUNISI, 8 mag - Cosa puo' accadere se in uno Stato islamico e dichiaratamente schierato con i palestinesi arrivano nei negozi delle matite che recano, sul dorso, la scritta ''I love Israel''? Il minimo e' che scoppino delle polemiche ed e' questo quel che sta accadendo in Algeria, perche' a Mascara sono arrivate confezioni di matite colorate, destinate agli scolari, con linequivocabile dichiarazione d'amore per Israele. Le confezioni sono imballate con un quaderno da disegno, un'altra matita e un temperamatite, questi pero' senza scritta.
''La vendita di questo prodotto ai nostri bambini - ha detto un genitore di uno scolaro - e' semplicemente una incitazione ad amare lo Stato sionista israeliano''. La cosa strana e' che le matite non sono state costruite in Israele. Portano invece l'immancabile marchio 'Made in China' e non quello del distributore. L'interrogativo che oggi si ponevano i genitori di alcuni bambini che frequentano le elementari a Mascara e' solo uno: com'e' possibile che siano arrivate sino a qui senza che nessuno lo impedisse?
Consiglio internazionale dei parlamentari ebrei a Roma 14-15 maggio
Il World Jewish Congress (WJC) e l'International Council of Jewish Parliamentarians (ICJP) annunciano la consegna del premio "Friendship Award" a Pierluigi Battista, vicedirettore de Il Corriere della Sera, per il suo impegno nella lotta contro l'antisemitismo e la delegittimazione dello Stato d'Israele. La cerimonia si svolgerà a Villa Madama la sera del 14 maggio, ospiti del Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata.
Durante la giornata avranno luogo alcuni incontri istituzionali fra cui quelli del Presidente dell'ICJP On. Fiamma Nirenstein e del Presidente WJC Amb. Ronald Lauder con il Presidente del Consiglio Prof. Mario Monti e il Presidente della Camera dei Deputati On. Gianfranco Fini.
Al termine delle riunioni, alle ore 18:00 presso la Sala Stampa della Camera, i parlamentari della delegazione dell'ICJP provenienti da diversi parlamenti europei, incontreranno la stampa per annunciare le comuni iniziative nei rispettivi Parlamenti.
Nella mattinata di martedì 15 maggio dalle 9,00 alle 13,30 presso l'Auditorium dell'Ara Pacis (Via di Ripetta n.190) si svolgerà il convegno "Le rivoluzioni mediorientali. La questione iraniana, il mondo arabo e l'Occidente." Sarà un importante momento di confronto e approfondimento con esperti italiani e internazionali.
La danza israeliana giovane star sul palco di Interplay
Dal 16 al 25 maggio 31 appuntamenti in tre teatri
di Sergio Trombetta
TORINO - Interplay ormai è un appuntamento imprescindibile per capire dove va la danza contemporanea europea e non solo. Per questo Natalia Casorati, la direttrice, che ieri al Circolo dei Lettori ha presentato la 12a edizione in programma per dieci giorni dal 16 al 25 maggio, è ogni volta più impegnata a dipanare le complesse matasse di un Festival che evidenzia gli «emersi», ma non perde d'occhio i giovani e gli emergenti, promuove le forze locali e dedica ampio spazio alla danza di strada.
Un programma denso, con 31 appuntamenti, 15 prime nazionali, 3 prime assolute, 2 coproduzioni e 27 compagnie. Un festival articolatissimo che prende vita anche grazie all'intervento di Comune di Torino, Regione Piemonte, Torinodanza (ieri c'erano pure Larotella, Chiriotti e Cristoforetti), molti sponsor, e si sviluppa grazie ai rapporti con importanti network di danza internazionale (Les Repérages, Dance Roads, Ciudades Que Dancan) e l'italiano Anticorpi XL). Il tutto spalmato in tre teatri. Astra, Cavallerizza reale, Fonderie Limone e in diversi spazi della città. Vitale l'intervento della ambasciata Israeliana a Roma. La giovane coreografia israeliana infatti è sempre più di tendenza. L'anno scorso fu il focus principale del festival di Monpellier in Francia, il prossimo Napoli Teatro Festival riunisce in un week end i nomi più interessanti. Interplay non ha mai trascurato questo aspetto e due dei quattro coreografi «emersi» sono israeliani.
A ciascuno dei quattro è dedicata una serata. Yasmeen Godder è uno dei nomi più interessanti della danza contemporanea israeliana. Interplay la invita per la terza volta e il suo spettacolo «Storm end Come» apre il festival il 16 alle 21 al Teatro Astra. Negli anni la Godder, nata a Gerusalemme, ha ricevuto tanti premi, tra cui il significativo Bessie Award a New York. Ad Interplay presenta la sua ultima creazione in coproduzione con il Grand Theatre di Groningen, Culturscapes di Basel e il Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa. Yuval Pick, israeliano ma attivo in Francia, il 18, sempre all'Astra, presenta «Score». Pick, chiamato a prendere il posto di Maguy Marin al Centro Coreografico Nazionale di Rilleux-la-Pape, elabora qui una danza forte per tre ballerini su una colonna sonora (score appunto) ottenuta registrando musiche e rumori in diversi luoghi di Israele.
La tedesca Stephanie Tiersch, per la prima volta in Italia la sera del 23 presenta uno dei suoi lavori più interessanti, «Under Green Ground», interpretato da Alexandra Naudet, fra le prrincipali interpreti di Decouflé. Lo spettacolo, ispirato al cinema di Lynch, ha una forte presenza della musica. Infine la torinese Ambra Senatore è il quarto nome forte del festival. Il 24 maggio alle Fonderie Limone presenta la versione integrale dello spettacolo «Passo», vincitore nel 2009 del premio Equilibrio e da poco presentata a Parigi al Théatre de la Ville. Il 17 e il 19 sono dedicati alle performances di danza urbana. Poi ci sono le compagnie giovani, che sono già presenti in significative manifestazioni, segnalate dalla critica come le punte di diamante della nuova creatività, che si alterneranno in serate long format: ecco l'olandese Tabea Martin, i brasiliani Alex Neoral e Flavia Tapias, la polacca Barabara Bujakowska, l'italiano Alessandro Sciarroni, la torinese Sara Marasso.
Infine, la sezione dei giovani emergenti con i numerosi artisti selezionati e sostenuti sia dal network Anticorpi XL, che dal progetto di mobilità internazionale Dance Roads. Sono tutti concentrati nei giorni 21 e 22. Alcuni di loro sono vincitori di importanti premi, presenti in importanti progetti internazionali, tra cui le italiane Chiara Frigo e Francesca Foscarini, l'olandese Arno Schuitemaker, la canadese Maria Kefirova, la compagnia inglese Tania Raman e Dbini Industries, il torinese Daniele Ninarello.
Sin dalla sua nascita Interplay ha puntato sulla danza di strada, genere poetico, circense, bizzarro. Ecco allora i Blitz Metropolitani, incursioni nel centro di Torino che in 12 anni hanno ridisegnato con danze e performances strade e piazze. Quest'anno ai Blitz sono dedicati il 17 e 19 maggio. Non mancano alcune testimonianze di gruppi torinesi (Tecnologia Filosofica, GAP, Senza Confini di Pelle), accanto ad importanti figure internazionali che spesso sconfinano nell'hip hop. Dalla Finlandia il nuovo solo del giovane Joona Halonen, dall'Inghilterra il curioso Trio di Rachael Mossom, dal Brasile il duo di Paulo Caldas, dalla Spagna ancora un duo estremamente fisico e virtuosistico ad opera del gruppo La Macana (compagnia che terrà anche uno stage di danza urbana).
Si chiama 'Tinghir-Gerusalemme: gli echi della Mellah', ed e' il docu-film trasmesso dalla tv marocchina '2M' che ha aperto un dibattito in Marocco sui rapporti tra ebrei e musulmani nel paese nordafricano. Ad approfondire questo tema e' stato il regista franco-marocchino, Kamal Hachkar, che ha girato le immagini del documentario prima nel suo Paese natale, Tinghir, dal quale mancava da anni, e poi a Gerusalemme, focalizzandosi sui rapporti tra ebrei e berberi musulmani.
Per farlo e' partito dal quartiere ebraico (in marocchino Mellah) di Tinghir dove prima della nascita dello Stato di Israele vivevano migliaia di ebrei. Il regista parla dell'attuale comunita' ebraica marocchina che vive tra "la nostalgia dei tempi passati quando nel paese vivevano 250mila ebrei e tra la realta' di un ritorno degli ebrei in Marocco, in particolare dopo l'approvazione della nuova Costituzione". A testimonianza di questo fenomeno cita la nascita sul web di numerosi forum di ebrei marocchini, come 'Darnna.com' e 'Mimouna.net'.
Nel documentario, che dura circa 50 minuti, si ricorda la vicenda del re Mohammed V, che durante la Seconda Guerra Mondiale si e' rifiutato di consegnare i suoi sudditi ebrei alla Francia di Vichy, per poi seguire il percorso degli ebrei che hanno lasciato il villaggio di Tinghir, nella parte sud-orientale del Marocco, per raggiungere Israele. Il regista ha rifatto lo stesso percorso, parlando con i testimoni diretti. Tra i musulmani intervistati c'e' anche il barbiere del villaggio che ricorda: "Gli ebrei erano nostri vicini, avevamo fiducia in loro e loro avevano fiducia in noi". Nell'ultima parte si parla anche del fenomeno del turismo ebraico in Marocco, che si è sviluppato negli anni '80, quando il re Hassan II aveva chiamato gli ebrei "miei figli" invitandoli a ritornare nella loro patria. Turismo che si concentra soprattutto intorno ai luoghi sacri per l'ebraismo presenti nel paese, come le tombe delle sinagoghe di Essaouira e di altre citta' del paese.
Israele: no al voto anticipato, Kadima entra nel governo
Netanyahu e Mofaz sorprendono il Parlamento
GERUSALEMME - Con una mossa che ha lasciato sbigottiti anche i dirigenti dei rispettivi partiti, il premier Benyamin Netanyahu (Likud) e il leader dell'opposizione centrista di Kadima, Shaul Mofaz, hanno deciso nottetempo di formare un governo di unità nazionale che comprenderà oltre 90 dei 120 deputati della Knesset. Di conseguenza le elezioni anticipate - che dovevano avere luogo a settembre e che ieri erano state già approvate in prima lettura alla Knesset (parlamento) - sono state annullate. "Non ricordo di aver mai vissuto una notte talmente drammatica alla Knesset", ha ammesso un ministro del Likud, dopo essere stato aggiornato da Netanyahu dell'ingresso di Kadima al governo. In base alle intese - che saranno illustrate in dettaglio da Netanyahu e Mofaz nella mattinata di oggi - il nuovo leader di Kadima (subentrato due mesi fa a Tzipi Livni) fungerà da vicepremier e parteciperà (assieme ad altri otto ministri) alle consultazioni del Consiglio di difesa del governo, dove vengono prese le decisioni più delicate. Il nuovo governo resterà in carica fino al termine della legislatura (novembre 2013) e provvederà fra l'altro a varare una nuova legge sul reclutamento dei giovani ortodossi ed arabi (che sono esentati dal servizio militare) ad un servizio civile obbligatorio. Dovrà inoltre mettere a punto la difficile finanziaria per il 2013, che si prevede sarà impostata a criteri di austerità. Al di là delle questioni interne, gli analisti già si interrogano se la mossa a sorpresa di Netanyahu e Mofaz (un ex capo di stato maggiore) sia da collegare piuttosto alla eventualità di un attacco di Israele alle infrastrutture nucleari sviluppate dall'Iran. Ma su questo punto nessuno dei deputati del Likud e di Kadima ha voluto per ora esprimersi. Da oggi l'opposizione parlamentare sarà guidata dal partito laburista di Shelly Yehimovic, che ha appena otto seggi in Parlamento.(ANSAmed).
L'agenzia di rating Standard and Poor's declassa Zim
TEL AVIV - L'agenzia di rating Standard and Poor's ha declassato la compagnia marittima israeliana Zim, la cui valutazione è passata da BBB- a BB- e il cui outlook si prospetta negativo per il prossimo futuro. La notizia non giunge del tutto inaspettata. Già da diverso tempo infatti la compagnia stava mostrando segni di cedimento. Verso la fine del mese scorso, per la seconda volta la Zim aveva rinegoziato il rinvio nella consegna della serie delle navi porta container da 12.600 teu ordinate nel settembre del 2007 ai cantieri coreani Samsung Heavy Industries tramite Zodiac Marine, società armatoriale del gruppo Ofer.
La consegna delle navi, che avrebbe dovuto iniziare quest'anno, è stata rimandata di altri tre anni al 2018. Nel terzo trimestre dell'anno fiscale inoltre, la Zim ha registrato la perdita di 66 milioni di dollari, a fronte dell'utile di 37 milioni registrato nello stesso periodo dello scorso anno. E secondo una stima pubblicata dalla società parigina Alphaliner lo scorso mese, la compagnia marittima appartiene, insieme alle coreane Hanjin e Hyundai (Hmm) e alla taiwanese Yang Ming, alla categoria di compagnie a maggior rischio.
Le compagnie porta container più esposte dovranno trovare nuove iniezioni di capitali, vendere qualche asset e razionalizzare le risorse.
Il maggio scorso la compagnia israeliana aveva deciso di eliminare la toccata del suo servizio per gli Stati Uniti dal porto di Livorno, concentrando i propri traffici su Genova. Nonostante la situazione di crisi però, in conseguenza dei recenti aumenti dei noli e il sostegno degli operatori interessati, secondo gli analisti è improbabile che si verifichino fallimenti nel 2012.
Domani reinstallate a Roma le pietre d'inciampo per le sorelle Spizzichino
ROMA, 8 mag. - Domani alle ore 12.00, verranno reinstallate, in via Santa Maria in Monticelli 67 a Roma le 'pietre d'inciampo', dedicate alle sorelle Spizzichino, che erano state profanate e divelte lo scorso gennaio all'indomani della loro installazione. Lo rende noto il Comune di Roma, spiegando che "i sanpietrini dorati ritroveranno, dunque, la loro originaria collocazione rinnovando il ricordo di quella grande tragedia umana che fu la Shoah".
Le 'pietre d'inciampo' ('Stolpersteine') sono opera dell'artista tedesco Gunter Demnig per ricordare i cittadini deportati nei campi di sterminio nazisti. A Roma sono state collocate fra il 2010 e il 2012, in occasione del Giorno della Memoria' in nove municipi.
Il sindaco di Firenze ha incontrato Netanyahu a Gerusalemme
Insieme ad altri 30 sindaci
Il sindaco di Firenze Matteo Renzi, insieme a una delegazione di 30 sindaci provenienti da tutto il mondo, ha incontrato oggi a Gerusalemme il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu. Ne dà notizia Palazzo Vecchio in una nota. Renzi, successivamente, è stato ricevuto da Reuven Rivlin, speaker della Knesset (Parlamento); ieri, invece, aveva incontrato il vicepremier d'Israele Silvan Shalom e il sindaco di Gerusalemme Nir Barkat. Oggi il sindaco Renzi è poi stato a Betlemme, dove ha incontrato il sindaco Victor Batarseh per la ratifica del gemellaggio tra le due città, ripercorrendo simbolicamente, si spiega nella nota, le relazioni di partenariato tra Firenze e Gerusalemme avviate da Giorgio La Pira nel 1962. Prima di rientrare a Firenze il sindaco Renzi incontrerà alcune aziende leader dell'Ict e della mobilità elettrica, e visiterà il Weizmann institute of science. Sono inoltre previsti incontri con l'ambasciatore italiano in Israele e con la comunità ebraica italiana di Gerusalemme.
Cronache parlamentari - A Pierluigi Battista il premio "Friendship Award"
ROMA, 7 mag - "Il World Jewish Congress (WJC) e l'International Council of Jewish Parliamentarians (ICJP) annunciano la consegna del premio "Friendship Award" a Pierluigi Battista, vicedirettore de Il Corriere della Sera, per il suo impegno nella lotta contro l'antisemitismo e la delegittimazione dello Stato d'Israele. La cerimonia si svolgerà a Villa Madama la sera del 14 maggio, ospiti del Ministro degli Affari Esteri Giulio Terzi di Sant'Agata.
Durante la giornata avranno luogo alcuni incontri istituzionali fra cui quelli del Presidente dell'ICJP On. Fiamma Nirenstein e del Presidente WJC Amb. Ronald Lauder con il Presidente del Consiglio Prof. Mario Monti e il Presidente della Camera dei Deputati on. Gianfranco Fini.
Al termine delle riunioni, alle ore 18:00 presso la Sala Stampa della Camera, i parlamentari della delegazione dell'ICJP provenienti da diversi parlamenti europei, incontreranno la stampa per annunciare le comuni iniziative nei rispettivi Parlamenti. Nella mattinata di martedì 15 maggio dalle 9,00 alle 13,30 presso l'Auditorium dell'Ara Pacis (Via di Ripetta n.190) si svolgerà il convegno "Le rivoluzioni mediorientali. La questione iraniana, il mondo arabo e l'Occidente". Sarà un importante momento di confronto e approfondimento con esperti italiani e internazionali".
L'adolescenza nella tradizione religiosa ebraica e nella società di oggi
L'adolescenza nella tradizione religiosa ebraica e nella società di oggi: questo il titolo del convegno che si è tenuto ieri in Sinagoga , promosso dalla comunità ebraica di ferrara in collaborazione gruppo mosè maimonide e dall' associazione medica ebraica italia, dal servizio sanitario della regione emilia - romagna e dall'ordine dei medici della provincia di Ferrara. numerosi e qualificati gli interventi, che dopo l'introduzione di Rav. L. Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara, hanno affrontato il tema sia nell'ambito della cultura e tradizione ebraica, sia sotto diversi punti di vista scientifico-sanitari, sottolineando la specificità dell'adolescenza nell'arco della vita delle persone . In primo piano accanto agli aspetti biologico-evolutivi, la riflessione sui temi educativi e relazionali, il rapporto con gli adulti, genitori ed educatori e l'importanza di un clima culturale che sappia offrire valori su cui costruire personalità autonome e aperte. Fra i relatori, medici e dirigenti sanitari, di diverse aziende sanitarie della regione e non solo. Particolarmente apprezzato nel corso della mattinata l'intervento del dottor Sergio Antonio Laghi, Pediatra e neonatologo,Dirigente Medico per circa trent'anni attivo presso l'Ospedale Civile di Forlì.
Convegno di Studi organizzato da: Comunità Ebraica di Ferrara, Gruppo Mosé Maimonide, Associazione Medica Ebraica Italiana. Intervengono: Rav. L. Caro, Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Ferrara; S. Laghi, già Dirigente Medico presso l'Ospedale Civile di Forlì; Stefano Caracciolo, Ordinario di Psicologia Clinica di Unife; M. Silvera, Psicologa, psicoterapeuta presso l'Azienda Ospedaliera di Desio e Vimercate; S. Palazzi, Direttore del Servizio Mentale e Riabilitazione Infanzia e Adolescenza presso l'Azienda USL di Ferrara; C. Santarlasci, già Primario Ostetrico presso l'Ospedale di Careggi; F. D'Angeli, già Ordinario di Chimica Organica presso Unife; L. Garofani, Direttore Programma di Dipendenze Patologiche presso l'USl di Ferrara; R. Pisa, già Dirigente ASL di Firenze; S. Arieti, Professore di Storia della Medicina presso l'Università di Bologna; S. Servi, Cultore di filosofia e storia ebraica; G. Salvatorelli, già Ordinario di Istologia presso Unife. Comunicato stampa Unife
FONDI - L'assessore alla Cultura Lucio Biasillo informa che giovedì 10 maggio presso il Palazzo Caetani avrà luogo il Convegno di Studi "Gli Ebrei a Fondi e nel suo Territorio".
L'iniziativa - promossa da Comune di Fondi, Centro di Studi Ebraici dell'Università degli Studi di Napoli "L'Orientale", CREIA - Centro Regionale di Educazione e Informazione Ambientale e Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi - si avvale del patrocinio dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e delle Comunità Ebraiche di Napoli e di Roma. L'organizzazione scientifica è a cura del Prof. Giancarlo Lacerenza, docente presso il Centro di Studi Ebraici dell'Università "L'Orientale".
"Con questo Convegno di Studi - dichiara l'assessore Lucio Biasillo - intendiamo dare inizio ad un approccio scientifico sull'insediamento ebraico nella nostra città; ragione per cui abbiamo affidato il coordinamento dell'evento al Centro di Studi Ebraici dell'Università "L'Orientale" nella persona del Prof. Lacerenza, già nostro Ospite il 4 settembre dello scorso anno in occasione dell'incontro organizzato per la Giornata Europea della Cultura Ebraica. Considerata la peculiarità geografica di Fondi, per questo primo incontro si è scelto di dare rilevanza ai punti di contatto con la realtà campana, mentre per la prossima edizione approfondiremo i legami con l'ebraismo romano e laziale. Desidero sottolineare che queste attività di approfondimento scientifico sono rivolte in special modo ai giovani della nostra città, che nel futuro saranno i custodi di una preziosa eredità culturale che merita di non essere dispersa ma, al contrario, sempre più adeguatamente valorizzata".
Il convegno sarà aperto alle ore 9.00 dai saluti istituzionali. Interverranno il sindaco di Fondi Salvatore De Meo, l'assessore alla Cultura Lucio Biasillo, il direttore del Coordinamento CREIA Mauro Antonelli, il commissario del Parco Naturale Regionale dei Monti Ausoni e Lago di Fondi Federico Carnevale, il rappresentante dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane Gadi Piperno ed i rappresentanti della Comunità Ebraica di Napoli Pier Luigi Campagnano e di Roma Livia Ottolenghi.
La prima sessione di Studi avrà inizio alle ore 9.30 con i seguenti relatori ed interventi: Eliodoro Savino (Università di Napoli "Federico II"): "Gli Ebrei nel territorio di Fondi nella tarda antichità"; Hikki Solin (Università di Helsinki): "Le iscrizioni giudaiche di Fondi e del suo territorio"; Giovanni Pesiri (Storico, Fondi): "Gli Ebrei a Fondi e negli altri feudi dei Caetani"; Laura Supino "Museo Ebraico di Roma): "L'insediamento ebraico a Fondi: la Giudea e la «Casa degli Spiriti»".
Alle ore 15.30 è previsto l'avvio della seconda sessione, cui prenderanno parte Maria Teresa Carciogna (Università di Roma Tre): "Società ed economia della contea di Fondi nei secoli XIV e XV"; Anna Esposito (Università di Roma "La Sapienza"): "La presenza ebraica fra Lazio e Campania nel XV-XVI secolo"; Nella Vano (Istituto di Storia e Arte del Lazio Meridionale): "Dal Regno alla «Campagna». Insediamento e mobilità ebraica a Veroli nel primo Cinquecento"; Pierluigi De Rossi (Archivio Storico di Cori): "La comunità ebraica di Terracina nel XVI secolo"; Giancarlo Lacerenza (Università di Napoli "L'Orientale"): "La distruzione di Fondi nel 1534 nella cronaca ebraica di Yosef ha-Kohen"; Gaetano Carnevale (Storico, Fondi): "I cognomi fondani di possibile origine ebraica".
Il convegno si concluderà con riflessioni e prospettive sulla presenza degli Ebrei a Fondi.
"L'instabilità politica conduce sempre al ricatto e al populismo che indeboliscono la difesa e l'economia e io non voglio contribuire a una campagna elettorale lunga un anno e mezzo che non farà altro che danneggiare il paese". Così il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha motivato la sua decisione di convocare le elezioni per il 4 settembre 2012, invece di aspettare la naturale scadenza della legislatura a ottobre 2013. Netanyahu si è detto sicuro di ricevere "un mandato rinnovato" per formare "un governo che conti sulla maggioranza più larga possibile per garantire il futuro del popolo e della terra d'Israele per l'eternità".
Attualmente il Likud, partito del premier, può contare su 27 dei 120 seggi della Knesset, e secondo i sondaggi oggi ne conquisterebbe tra i 30 e i 32. Alcuni analisti attribuiscono proprio all'altissimo consenso di cui gode Netanyahu, a fronte di un'opposizione molto frammentata, la ragione della scelta, ufficialmente arrivata per la spaccatura della coalizione di governo sul riforma della Tal Law, la legge che ha finora garantito l'esenzione degli ebrei haredim dal servizio militare. Al momento l'opposizione è divisa tra il Labour Party guidato da Shelly Yacimovich, cui i sondaggi attribuiscono tra i 10 e i 15 seggi, il neo eletto leader della formazione centrista Kadima Shaul Mofaz e il popolare volto televisivo Yair Lapid che ha da poco lasciato la sua professione di giornalista per fondare il partito Yesh Atid (C'è futuro).
"Fino a pochi anni fa la gente di questo paese non si sentiva sicura. Oggi le cose sono cambiate - ha aggiunto il premier Netanyahu rivendicando i suoi successi - Grazie al nostro impegno, la comunità internazionale si è schierata contro il programma nucleare iraniano e non cesserà di fare pressione finché Teheran non rinuncerà ai suoi piani. In futuro continueremo a cercare ogni occasione per promuovere la pace con i nostri vicini e difenderemo gli interessi vitali del nostro Paese, come abbiamo fatto fino a oggi" ha concluso.
Bestiario ebraico: gli animali della Bibbia e la loro anima
di Annalisa Calice
Mark Podwal, il più grande caricaturista americano vivente, pubblica il suo Bestiario ebraico, un volume non scientifico sugli animali, che ha come scopo quello di educare i giovani (e non solo) dal punto di vista etico e di mostrare le caratteristiche dell'animo ebraico attraverso un preciso raffronto con gli animali presenti nella Bibbia e nel Talmud. Non è del tutto fuori luogo, come può sembrare, che Podwal si avvalga della tradizione popolare ebraica per il suo lavoro, infatti, i bestiari del XIII e XIV secolo sono considerati tra i testi di maggiore lettura dopo le Sacre Scritture.
La cultura ebraica dunque, avvezza a questo genere di cose, ha permesso al vignettista statunitense di reperire una serie di informazioni (più o meno leggendarie) e di trasformarle in illustrazioni, che a quanto pare stanno portando il suo nome in giro per il mondo. Nel volume in uscita anche in italia in questi giorni, possiamo ritrovare una serie di racconti molto interessanti: dall'uccello gigante Ziz che riesce a distruggere 60 città a seguito della caduta di un suo uovo sulla Terra, alla rappresentazione del Nabucodonosor (sovrano babilonese che distrusse Gerusalemme) con le sembianze di una bestia feroce.
Al di là della bellezza delle illustrazioni, che pure contribuiscono a consacrare l'artista, ciò che emerge prepotentemente è la forza che le immagini hanno sui comportamenti umani. Lo scopo infatti è quello di lanciare un messaggio educativo in un momento di crisi profonda, di aiutare l'individuo a prendere nuova consapevolezza di sè e riuscire ad avere uno sguardo più riflessivo sulle cose. Gli esempi non sono fatti solo per essere ascoltati, ma anche per esser visti. Ed è questo quello che Podwal ci insegna. Guardare anche per pensare.
Se l'Italia abbraccia l'islam è tutta colpa della Chiesa
di Magdi Allam
Lo sapevate che sono circa 70 mila i musulmani con cittadinanza italiana? Lo sapevate che complessivamente in Italia i musulmani sono circa 1.583.000 pari al 2,7% della popolazione? Lo sapevate che l'islam è ormai la seconda religione d'Italia subito dopo il cristianesimo? Lo sapevate che mediamente in Italia nasce un luogo di culto islamico ogni 4 giorni? Lo sapevate che ormai sono attivi dei terroristi islamici con cittadinanza italiana impegnati nel Jihad, la guerra santa, contro gli ebrei, i cristiani, gli infedeli e gli apostati? Ebbene se non lo sapevate è certamente una grave lacuna. Ma ancor più grave è prendere atto che tutto ciò accade con l'esplicita connivenza della Chiesa, espressa sia dalle posizioni ufficiali e dalle iniziative del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso sia dal comportamento e dalle affermazioni del clero, da taluni cardinali fino a una schiera di parroci «islamicamente corretti».
La riflessione ci viene imposta dalle recenti dichiarazioni di Ezzedine Elzir, presidente dell'Ucoii (Unione delle Comunità e delle Associazioni Islamiche in Italia), rilasciate a Klaus Davi in cui in afferma che in Italia ci sono «70 mila ritornati all'Islam». Perché «ritornati» e non «convertiti»? Ci spiega Elzir: «Noi preferiamo usare la parola ritorno perché è una riscoperta della vera fede». Intende dire che per i musulmani l'Islam non è una religione «diversa» dall'ebraismo e dal cristianesimo, a cui pertanto si aderisce convertendosi come accade a qualsiasi altra religione, ma è una religione «superiore» all'Ebraismo e al Cristianesimo, l'unica vera religione, il compimento della rivelazione e il sigillo della profezia, in un contesto dove si ritiene che tutte le persone nascono musulmane anche se professano una fede diversa, hanno dentro di s' l'Islam anche se ne sono ignari, che pertanto l'adesione all'Islam è un «ritorno» riscoprendo «la vera fede».
«Ogni giorno alle nostre moschee arrivano dei non musulmani che vogliono conoscere l'Islam, diversi di loro l'abbracciano», aggiunge Elzir, perché «quando c'è una crisi dei valori ed economica una persona torna a scoprire le sue radici, la sua spiritualità», inequivocabilmente coincidente con l'Islam. Come è possibile che in Italia, la culla del cattolicesimo, terra cristiana che accoglie nel suo seno la Chiesa dei Papi, vicari di Cristo, si sia arrivati al punto da far coincidere la «spiritualità» con l'islam? Ebbene la risposta si chiama «relativismo religioso». Lo stesso Benedetto XVI ha più volte individuato nella «dittatura del relativismo» il male profondo da combattere perché ci impone, mettendo in soffitta la ragione, di considerare che tutte le religioni, le culture e i valori siano pari a prescindere dai loro contenuti. La testimonianza eloquente del relativismo religioso risiede nella litania delle «tre grandi religioni monoteiste rivelate, abramitiche, del Libro» che pregherebbero lo stesso dio. Così come il relativismo è presente nel comportamento del clero che immagina che per amare i musulmani come persone si debba incondizionatamente sposare la loro religione legittimando l'Islam a prescindere dal fatto che è incompatibile con i valori non negoziabili della sacralità della vita, della pari dignità tra uomo e donna, della libertà di scelta religiosa.
Svegliamoci! L'Islam è ormai dentro casa nostra! Sono gli italiani stessi che promuovono la conquista islamica, compresi i cardinali e i parroci che si prodigano per la diffusione delle moschee! Liberiamoci dalla dittatura del relativismo! Fermiamo l'invasione islamica! Basta moschee! Riscopriamo la nostra anima, recuperiamo l'uso della ragione, torniamo ad amarci prima di perdere del tutto la possibilità di essere noi stessi a casa nostra!
(il Giornale, 6 maggio 2012)
Magdi Allam cade nella solita illusione di poter distinguere tra Papa e gerarchia ecclesiastica a vari livelli. Anche Lutero in un primo tempo aveva pensato che gli intrighi dei venditori di indulgenze avvennissero allinsaputa e contro la volontà del capo della chiesa. Ebbe modo di ricredersi. Si può pensare allora che la deriva proislamica cattolica possa avvenire senza che il Papa lo sappia? E se lo sa, i casi sono due: o è daccordo o è nellimpossibilità materiale di opporsi. La chiesa cattolica è unistituzione che ha come imperativo morale primario quello di difendere se stessa, non la verità. E persegue il suo obiettivo navigando nel mare della politica e dei compromessi religiosamente colorati. Come a suo tempo decise di non opporsi pubblicamente al nazismo, ma di strumentalizzarlo fino a dove era possibile per poi presentarsi come la sofferente amica degli oppressi, adesso ha deciso di navigare nella corrente proislamica cercando punti dappoggio ideologici e politici con cui mantenere e proteggere i suoi interessi. Stia attento Magdi Allam: se insiste davvero nel denunciare pubblicamente le storture della chiesa e questo arriverà a disturbare punti delicati dellingranaggio politico cattolico, non sarà sgozzato come gli è stato promesso dai suoi ex correligionari islamici, ma potrà sentirsi dire da qualcuno in privato: Noi ti roviniamo, come già è accaduto a qualcuno che, dal di dentro, aveva pensato che per amore della verità non poteva e non doveva piegarsi ai consigli che gli erano stati amorevolmente dati da qualche suo amico delle alte gerarchie cattoliche. M.C.
L'ambasciatore israeliano: "Questo dimostra l'impegno dell'Italia contro l'antisemitismo"
ROMA, 6 mag. - "Siamo molto toccati dalla decisione di Cesare Prandelli di portare la nazionale di calcio italiana a visitare Auschwitz-Birkenau subito prima degli Europei di calcio": lo ha dichiarato in una nota l'ambasciatore israeliano a Roma Naor Gilon dopo aver appreso che la nazionale italiana - su decisione dell'allenatore - si recherà il 6 giugno all'ex campo di concentramento nazista in occasione dei campionati in Polonia e Ucraina. Secondo l'ambasciatore Gilon, si tratta di una "testimonianza dell'impegno degli italiani a ricordare gli orrori del passato, oltre a opporsi a ogni espressione di estremismo e antisemitismo. E' l'ennesima dimostrazione - ha concluso il diplomatico - dei forti legami fra i popoli italiano ed ebraico".
I servizi di sicurezza dell' Autorità nazionale palestinese stanno conducendo a Jenin (Cisgiordania) una campagna di arresti che non ha precedenti negli ultimi anni in seguito alla morte del governatore Cadura Mussa (60 anni), avvenuta il 2 maggio.
Mussa, dirigente di spicco di al-Fatah e amico personale del defunto presidente Yasser Arafat, è morto per un infarto poco dopo che ignoti avevano crivellato di colpi le pareti esterne della sua abitazione.
Al suo funerale un dirigente palestinese ha assicurato che l'Anp farà tutto il necessario per impedire che Jenin torni a essere - come avveniva negli anni caldi dell'Intifada - una città di "anarchia armata". Già oggi entrerà in carica il nuovo governatore, il generale Talal Dweikat.
Secondo la stampa locale, negli ultimi giorni i servizi di sicurezza dell'Anp hanno compiuto almeno 60 arresti di presunti "fuorilegge" e di persone sospettate di essere coinvolte nell' attacco alla casa del governatore. Fra questi ultimi potrebbe figurare anche Zacharia Zbeidi, ex comandante locale dei Martiri di al-Aqsa (al-Fatah). Da una località sconosciuta, Zbeidi ha tuttavia informato i suoi compagni di essere ancora libero dei propri spostamenti.
GENOVA - Fama, successo, bellezza: Mila Kunis, giovane stella del firmamento hollywoodiano, sembra aver avuto tutto dalla vita, ma nel suo passato si nasconde un'infanzia all'insegna della sofferenza e dell'odio.
Mila, protagonista di pellicole di successo come "The Black Swan" e "Amici di letto", ha recentemente rilasciato un'intervista al Sun in cui ha dichiarato di essere fuggita in giovanissima età dal suo paese d'origine, l'Ucraina, per lasciarsi alle spalle le persecuzioni antisemite di cui era vittima quotidianamente.
«Ho dovuto nascondere di essere ebrea - ha raccontato Mila - avevo paura. Tutta la mia famiglia è passata attraverso l'Olocausto, e non tutti sono sopravvissuti». L'attrice ventottenne ha dichiarato di aver trascorso l'infanzia in un clima di ansia e timore, generate dai pregiudizi e dal fatto che persino nella sua scuola elementare erano presenti scritte e disegni antisemiti.
La situazione nel paese spinse i genitori dell'attrice, un ingegnere meccanico e una maestra di fisica, a trasferirsi negli Stati Uniti, ma lì la situazione per Mila, che allora aveva nove anni, e per il fratello Michael non migliorò, almeno all'inizio, come ha raccontato lei stessa: «Non conoscevo una parola d'inglese, non capivo la gente, non capivo la cultura. Piangevo tutti i giorni».
Le cose iniziarono a cambiare quando i genitori, per aiutare la figlia a integrarsi, la iscrissero a una scuola di recitazione, dando inizio a una passione che vent'anni dopo si sarebbe trasformata in una carriera di successo. Dopo il successo ottenuto per la sua interpretazione dell'antagonista di Natalie Portman in "The Black Swan", per Mila gli impegni professionali si sono moltiplicati. All'inizio del 2013 sarà nel prequel del Mago di Oz, interpretando la strega Teodora, e recentemente è stata confermata anche la sua partecipazione al film "Jupiter Ascending", diretto dai registi di Matrix.
«Sono molto più felice in America, nonostante all'inizio non promettesse bene - ha detto l'attrice - qui sono libera di esprimere me stessa e la mia religione. Perchè sapete, sono parecchio ebrea, e quando vado a New York, lo divento ai massimi livelli».
Al via oggi pomeriggio la quinta edizione del Nuovo Cinema Israeliano, rassegna organizzata da Fondazione Centro di documentazione ebraica contemporanea e da Fondazione Cineteca italiana, con il patronato di Regione Lombardia e il patrocinio di Provincia, Comune e Comunità ebraica di Milano. Un appuntamento ormai fisso della primavera milanese all'insegna della cultura, che proporrà allo Spazio Oberdan una serie di film e documentari israeliani in lingua originale sottotitolati dalla selezione del Pitigliani Kolno'a festival. "Il cinema - spiega Paola Mortara, responsabile dell'Archivio fotografico del Cdec e curatrice della manifestazione insieme a Nanette Hayon Zippel - permette di conoscere Israele nelle sue molteplici sfumature e di mostrare delle affinità con la società italiana di cui in pochi realizzano l'esistenza. Per questo il Cdec, nonostante le difficoltà economiche legate al taglio dei finanziamenti, prosegue nel cammino di questa rassegna, per ricordare che la sua opera non è incentrata esclusivamente sul ricordo della Shoah. Abbiamo voluto scegliere delle pellicole che raccontassero anche i legami fra Israele e l'Italia come il documentario Vera, che racconta la storia di Vera Martin, ebrea croata che, scampata alla Shoah, apre un allevamento di cavali di razza, e sul musicologo Leo Levi". Da segnalare anche film che affrontano tematiche sociali universali, come Mabul, che mostra la disperata costruzione di una parvenza di normalità di famiglia con tanti problemi, che si spezza definitivamente con il ritorno a casa dall'istituto di un figlio disabile, e 2 Night, che si occupa della vivibilità delle città moderne attraverso gli occhi di due giovani che desiderano passare la notte insieme, ma non ci riescono perché non trovano un parcheggio. "La novità di quest'anno poi sono i corti di animazione dell'Accademia Bezalel di Gerusalemme, che hanno riscosso un grande successo" sottolinea ancora Mortara. A commentare i film saranno esperti ed esponenti del mondo della cultura nelle sue varie sfumature, dallo storico Alberto Cavaglion al regista e consigliere comunale Ruggero Gabbai, cominciando oggi da Dan Muggia direttore artistico della rassegna insieme ad Ariela Piattelli. Il Nuovo Cinema Israeliano terminerà le sue proiezioni giovedì 10 maggio con un appuntamento d'eccezione: la proiezione del documentario The Hangman dedicato alla guardia carceraria che sorvegliò il gerarca nazista Adolf Eichmann durante gli anni della sua detenzione e ne "spinse il bottone" della forca, al termine del quale il rabbino capo di Milano Alfonso Arbib e l'insigne giurista Giorgio Sacerdoti discuteranno delle implicazione ebraiche e giuridiche della vicenda.
Attesa per lannuncio del premier. Opposizione al Likud debole
TEL AVIV, 6 MAG - Il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, si presentera' stasera al Congresso del Likud per illustrare le ragioni che lo hanno indotto a puntare a elezioni politiche anticipate, malgrado guidi da oltre tre anni una coalizione governativa molto stabile e malgrado l'opposizione incapace di far passare in parlamento mozioni di sfiducia.
Secondo la stampa, Netanyahu informera' i delegati di aver deciso di anticipare le politiche (che dovevano svolgersi nel novembre 2013) al 4 settembre 2012.
Il fratello di Goering come Schindler: salvò molti ebrei
BERLINO, 5 mag. - Il fratello minore del capo della Luftwaffe nazista Hermann Goering, Albert, opero' come un secondo Oskar Schindler per salvare la vita di numerosi ebrei.
Lo rivela in un'intervista al settimanale Focus lo storico australiano William Hastings Burke, di cui sta per uscire il libro "Il fratello di Hermann-Chi era Albert Goering?". Lo studioso ha riferito un episodio in cui Goering jr. salvo' in Cecoslovacchia numerosi internati di un lager nazista. "Albert Goering si reco' con un camion in un lager nazista, si presento' come il fratello del Maresciallo del Reich e si fece consegnare numerosi prigionieri da impiegare nelle officine Skoda. Una volta uscito e al sicuro, li libero' tutti". Burke ha aggiunto che nel 1945, durante la sua prigionia dopo la guerra, Albert Goering "stilo' una lista con i nomi delle persone da lui salvate e quasi tutti i dati forniti vennero poi confermati". Lo storico australiano rivela che il fratello di Goering rischio' spesso la vita per salvare gli ebrei, poiche' "venne arrestato quattro volte dalla Gestapo": "Anche se il suo nome fini' per proteggerlo, la sua azione non fu priva di pericoli". Un altro episodio citato dallo storico avvenne nel 1938 a Vienna, dove il fratello di Goering "vide un'anziana signora alla quale le SA avevano appeso al collo il cartello 'Sono una troia ebrea'": "Albert le strappo' il cartello dal collo, ingaggio' una colluttazione con le SA e venne arrestato".
"Quando i nazisti si resero conto della sua identita' lo lasciarono andare", conclude lo storico, "ma nell'ingaggiare la colluttazione corse un pericolo come chiunque altro". Nel dopoguerra Albert Goering visse a Monaco di Baviera, senza riuscire pero' a trovare di nuovo un lavoro, benche' fosse ingegnere. Mori' nella citta' bavarese nel 1966.
Parkinson: un cerotto per fermare il progredire della malattia
di Angelo Piemontese
Ricercatori dell'Università di Tel Aviv hanno messo a punto un nuovo metodo che, in futuro, potrebbe combattere il Parkinson: un cerotto transdermico per fermare il progredire del morbo. Sarebbe il primo trattamento in grado non solo di intervenire sui sintomi, ma anche di cambiare l'evoluzione della malattia, contrastandone la degenerazione.
Il cerotto si basa sullo sviluppo di una molecola capace di modificare l'attività del gene DJ-1, individuato come uno dei fattori responsabili della malattia perché accelera la perdita dei neuroni che producono dopamina. «Il nostro metodo potrebbe essere usato come terapia preventiva, perché blocca l'insorgere di questa neurodegenerazione, grazie alla somministrazione di una specifica proteina derivata dal gene DJ-1 e che ne simula le funzioni: in tal modo protegge i neuroni produttori di dopamina e mantiene alti i livelli di questa sostanza nel cervello» spiega il Nirit Lev, coordinatore della ricerca. In più, essendo una molecola organica, può essere facilmente veicolata nelle cellule cerebrali dal cerotto a rilascio graduale (o con iniezioni quotidiane).
Secondo i risultati di test pre-clinici, pubblicati sul Journal of Neural Transmission, il trattamento ha ridotto in modo significativo, nelle cavie, le disfunzioni motorie del Parkinson. E dato che il Parkinson può essere diagnosticato prima della comparsa dei sintomi, la cura sperimentata dai ricercatori israeliani potrebbe essere usata come «vaccino» preventivo nei soggetti geneticamente a rischio.
«La notizia è rilevante, ma occorre cautela. Questo trattamento, anche se rallenta l'evoluzione della malattia, sarebbe efficace solo nei pazienti affetti da Parkinson da alterazione genica. E, in media, nel caso del Parkinson ci vogliono tre anni dalla scoperta di un farmaco all'impiego pratico» precisa Giuseppe Meco, neurologo all'Università La Sapienza di Roma.
Tutti gli ebrei a Buchenwald», annuncio choc su un treno del Belgio
Annuncio choc antisemita su un treno diretto questa mattina da Namur a Bruxelles. A un certo punto i passeggeri hanno ascoltato dagli altoparlanti questo messaggio: «Benvenuti sul treno diretto ad Auschwitz. Tutti gli ebrei sono pregati di scendere a Buchenwald».
Il controllore del treno si è subito precipitato nello scompartimento a lui riservato, in cui si trova il microfono per le comunicazioni ai passeggeri, ma nel frattempo lo sconosciuto autore della squallida bravata, pronunciata in francese, si era già dileguato.
La Sncb, le ferrovie belghe, hanno immediatamente condannato il gesto, e un portavoce dell'azienda ha escluso che sia stato il personale del convoglio a fare l'annuncio.
Tunisi garantisce la sicurezza per il pellegrinaggio degli ebrei
TUNISI, 4 mag - Il ministero dell'Interno tunisino ha confermato di avere adottato tutte le misure necessarie a garantire la sicurezza per gli ebrei che parteciperanno, nei prossimi giorni, al tradizionale pellegrinaggio alla Ghriba, la piu' antica sinagoga d'Africa, che si trova nell'isola di Djerba.
''La sicurezza - si legge nel comunicato del Ministero - regna in tutto il Paese, grazie agli sforzi delle forze di sicurezza e dell'Esercito, che favoriscono un clima propizio all'accoglienza dei turisti''.
La precisazione e' stata fatta dopo che ieri, da Israele, l'intelligence aveva lanciato un allarme di possibili azioni violente contro obiettivi ebrei e israeliani in occasione del pellegrinaggio, che ogni anno raccoglie alcune migliaia di persone.
L'antisemitismo pacifista: Breivik? È del Mossad...
di Fiamma Nirenstein
Anders Behring Breivik
Vorrei buttarmi questa storiella dietro le spalle con un sorrisino di compatimento. Ma non si può. In realtà le teorie del professor Johan Galtung costringono ad accorgersi che l'antisemitismo alligna fra quegli angeli dei pacifisti. Osservando le varie ONG lo si capisce bene, ma la prova è un'altra cosa.
Galtung è definito "Il padre degli studi sulla pace" o meglio "per la pace", ha fondato il Centro di Ricerca sulla Pace di Oslo e il periodico "Giornale di Ricerca sulla Pace". E' vecchio e famoso. Grande anima. Ma è un antisemita.
In un'intervista ad Haaretz, Galtung suggerisce un rapporto fra lo sterminio di giovani compiuto da Anders Behring Breivik in Norvegia, e l'intervento del Mossad. Galtung nota anche astutamente che c'è un nesso fra il giorno scelto da Breivik per l'eccidio e alcune date di interesse ebraico. E per capire meglio, suggerisce al pubblico di leggere i Protocolli dei Savi di Sion. Si può sperare che l'Università delle Hawai, dove insegna, lo butti fuori, e che la Norvegia, ormai però uno dei Paesi più bavosamente antisraeliani del mondo, lo disapprovi pubblicamente. Ma non accadrà, come la Svezia non disapprò il giornale Aftonbladet che scrisse che i soldati israliani uccidono i palestinesi per rubare loro gli organi e venderli... La chiamarono libertà di opinione.
Così l'Europa proteggerà con la sua cultura della pace anche il suo antisemismo. Libertà di opinione. Ve lo dice la sottoscritta la cui caricatura evidentemente antisemita è stata giudicata lecita in tribunale perchè (c'è scritto nella sentenza) il suo autore, Vauro, è una persona di sinistra, impegnato in buone cause, star televisiva amico di Santoro. Come potrebbe essere antisemita? Anche Galtung è tanto per bene, è pacifista... mentre il Mossad è una roba ebraica. Per capire, leggete i Protocolli dei Savi di Sion, parlano di pace. Come non ve ne eravate mai accorti?
TEL AVIV, 4 mag - Dopo oltre sedici anni di reclusione e' tornato oggi in liberta' Hagai Amir (44), un estremista di destra che nel novembre 1995 aiuto' il fratello Igal Amir a realizzare l'attentato mortale al premier laburista Yitzhak Rabin.
Di fronte ai cancelli del carcere Ayalon (Ramale) erano ad accoglierlo i genitori e un manipolo di sostenitori, confrontati da un picchetto di attivisti di sinistra.
Hagai Amir ha ostentato un tono sfidante. Ha fatto con le dita il segno 'V' e ha detto di essere ''fiero'' delle proprie azioni. A quanto risulta passera' il fine settimana in un insediamento della Cisgiordania.
Dura la reazione della famiglia Rabin, che trova ''insopportabile'' il pensiero che Amir sia tornato libero. Il movimento 'Peace Now' ha lanciato un appello agli israeliani affinche' mantengano nei confronti della famiglia Amir un isolamento totale.
ROMA - Festa grande ieri pomeriggio a Roma. Nella cornice suggestiva della Villa Miani si è celebrato il 64esimo anniversario della nascita dello Stato di Israele. Accolti dall'ambasciatore d'Israele in Italia Naor Gilon, numerosi i protagonisti della vita politica, culturale e artistica del nostro paese che hanno voluto testimoniare di persona la loro amicizia. "Oggi celebriamo 64 anni di un autentico miracolo" ha affermato l'ambasciatore Gilon, sul palco per i saluti assieme al presidente del Consiglio Mario Monti, al presidente del Senato Renato Schifani e al presidente della Camera Gianfranco Fini. In chiusura di intervento Gilon ha poi formulato un auspicio di pace per tutto il Medio Oriente e ringraziato l'Italia per il notevole impegno profuso in questo senso. La parola è quindi andata a Monti: "Il mio recente viaggio in Israele - ha affermato il premier - ha ulteriormente rafforzato il senso di stima e ammirazione che provo per questo grande Paese cui siamo legati in modo speciale e indissolubile. Sono certo che questo momento potrà rappresentare soltanto l'inizio di una proficua collaborazione che ci porterà lontano". Monti ha poi voluto ripercorrere la storia dei rapporti tra Italia e Israele soffermandosi tra le altre sulle vicende degli ebrei di San Nicandro Garganico e sulla singolare esperienza dell'ebreo fiorentino Yoel De Malach. "Donato Manduzio e i suoi seguaci - ha spiegato Monti - dicevano che quando si è sicuri di far fiorire il deserto si può avere fiducia nel futuro. Ed è proprio la fiducia nel futuro una delle impressioni più profonde che ho tratto dal mio breve ma intenso e commovente viaggio in Israele".
Da San Nicandro Garganico fino in Israele per «far fiorire il deserto»
Donato Manduzio
ROMA - «Come, da un cammino di tenebre, uscì la luce»: così scrisse nel suo diario Donato Manduzio il contadino di San Nicandro Garganico che nel 1930 cominciò la sua conversione all'ebraismo, unendo attorno a sè un gruppo di braccianti pugliesi come lui. La storia - ricordata oggi dal presidente del consiglio Mario Monti nel suo intervento alla festa a Villa Miani per l'Indipendenza dello stato di Israele - si concluse nel 1946 con la circoncisione di 13 maschi e il bagno rituale ebbe luogo dieci giorni dopo nelle onde del mare Adriatico, a Torre Mileto.
Nel 1948 il gruppo emigrò in Israele dove ancora vivono i discendenti di questi contadini italiani convertitisi all'ebraismo. Ma in quei lunghi anni prima della definitiva appartenenza al popolo ebraico, i rapporti tra questi uomini - guidati da Manduzio, che scelse come secondo cognome Levi - e l'ebraismo ufficiale italiano non furono semplici.
Nel 1936 il Rabbino capo di Roma, Rav Angelo Sacerdoti, pensò che le lettere inviate dal gruppo di San Nicandro con cui si chiedevano informazioni e consigli, fossero «uno scherzo». Solo dopo cominciarono i primi e veri contatti che proseguirono negli anni seguenti. Va detto inoltre che nel 1938 a novembre furono promulgate le Leggi razziali e le stesse istituzioni ebraiche consigliarono a Manduzio di rimandare la conversione. Poi lo scoppio della guerra protrasse ancora la vicenda.
Nel 1945, dopo la liberazione, con il ritorno a Roma del rabbino capo David Prato le cose accelerarono: nel 1946, il rabbino Alfredo Ravenna fu mandato da Roma per organizzare la circoncisione collettiva. Manduzio, tuttavia, a causa delle sue cattive condizioni di salute, non potè essere circonciso. Subito dopo prese forza l'emigrazione in Israele: Manduzio era però morto prima. Il suo corpo riposa nel cimitero di San Nicandro: una lapide reca inserita una sua fotografia fra due stelle di Davide.
Tensione al confine Egitto-Gaza. Il Cairo invia truppe
L'esercito egiziano invia rinforzi nella zona di Rafah dopo che ieri miliziani armati hanno attaccato tre posti di blocco e ucciso un agente. Sarebbero jihadisti palestinesi.
Sale la tensione al confine fra Egitto e la striscia di Gaza, dopo che alcuni gruppi armati hanno compiuto ieri tre attacchi nella zona di Rafah. Oggi l'esercito egiziano ha deciso di inviare rinforzi nel nord del Sinai. Scrive infatti il quotidiano locale "al-Masri al-Youm" che miliziani armati hanno attaccato tre posti di blocco della polizia provocando la morte di un agente e il ferimento di altri suoi colleghi. Gli assalitori hanno usato razzi Rpg contro i veicoli della sicurezza distruggendo diversi mezzi blindati.
Secondo il Cairo gli attacchi sarebbero opera dei miliziani jihadisti palestinesi che provengono da Gaza. Per questo la sicurezza egiziana ha chiesto ai gruppi palestinesi di Hamas e della Jihad islamica di controllare i propri confini. Intanto Israele ha posto i suoi soldati in stato d'allerta lungo il confine con l'Egitto. Dalla caduta del regime di Hosni Mubarak sono 50 gli attacchi contro la polizia registrati nel Sinai.
Le foto di artisti italiani e israeliani aspettando l'Expo 2015
Parla di cibo la mostra dal titolo "Eat", allestita nella sede espositiva di Palazzo Lombardia a Milano. L'esposizione che rimarrà aperta fino al 25 maggio, dal lunedì al venerdì, dalle 14.30 alle 18 (ingresso libero) presenta fotografie scattate da giovani artisti italiani e israeliani che si sono interrogati sul tema del cibo. "Eat", il verbo inglese che significa "mangiare", in questo caso infatti è acronimo di 'Emergent Artists Trans-Mediterranean'. La mostra è frutto della collaborazione tra il museo d'arte di Tel Aviv, la municipalità di Tel Aviv e Regione Lombardia ed è organizzata dall'associazione culturale A.M.A.T.A (Amici Italiani Museo Arte Tel Aviv). Il tema è ispirato a quello di Expo 2015: 'Nutrire il pianeta, Energia per la vita'.
Israele: battaglioni chiamati a un intervento d'emergenza nel Sinai
Sei gruppi di soldati sono stati inviati per sedare crescente minaccia al confine tra Egitto e Siria, una delle zone dell'instabile Medioriente dove la situazione e' piu' critica. L'intervento di emergenza significa che Israele guarda a Egitto e Siria come potenziali fonti di una minaccia piu' grande del previsto.
NEW YORK - Sei battaglioni israeliani di emergenza sono stati inviati nel Sinai in risposta a un peggioramento della situazione in una delle zone piu' instabili del Medioriente.
Il parlamento israeliano unicamerale del Knesset ha approvato inoltre la richiesta di mandare altre 16 squadroni d'assalto nella zona, se necessario.
La decisione e' stata presa dopo che un comunicato dell'esercito ha posto l'accento sulle infiltrazioni dal Sinai al nord di Eilat, che hanno portato all'uccisione di otto israeliani.
Il fatto che l'area sia stata divisa in due zone militari distinte, dice la nota, richiede l'invio di truppe di rinforzo.
A rendere piu' tesa la questione, come sottolinea il navigato investitore di Ubs Art Cashin, il fatto che nel fine settimana si formera' una configurazione astrologica insolita, che non si vedeva dall'11 settembre 2001, e che coincidera' con l'apparizione della luna piena piu' grande dell'anno.
Nel weekend le condizioni meteorologiche e astrologiche saranno pertanto favorevoli a un intervento militare, ma non a un'operazione delle forze speciali "stealth", che prediligono agire nell'oscurita'. In quel caso sarebbe consigliabile aspettare un giorno di luna nuova.
Domani libero il fratello e complice dellassassino di Rabin
Haggai Amir ha scontato sedici anni e mezzo di reclusione
Haggai Amir
GERUSALEMME, 3 mag. - Il principale complice dell'assassino dell'ex primo ministro israeliano Yitzhak Rabin sarà liberato domani dopo aver scontato una pena di 16 anni e mezzo di reclusione. Lo ha indicato il portavoce dell'Autorità penitenziaria. "Haggai Amir deve essere rimesso in libertà domani mattina dal carcere Ayalon (nei pressi di Tel-Aviv) dopo avere scontato una pena di sedici anni e mezzo. Era stato condannato a sedici anni di carcere per complicità nell'omicidio di Rabin e a sei mesi supplementari per minacce di morte all'ex primo ministro Ariel Sharon", ha indicato Sivan Weizman.
Sharon ha ordinato nell'estate 2005 il ritiro israeliano dalla Striscia di Gaza, lo smantellamento delle 21 colonie ebraiche che sorgevano all'interno e lo sgombero dei loro 8mila coloni, dopo 38 anni di occupazione. Haggai Amir, 44 anni, è il fratello di Ygal Amir, estremista ebraico che assassinò il primo ministro laburista Yitzhak Rabin il 4 novembre 1995 a Tel-Aviv alla fine di un raduno pacifista. È stato condannato all'ergastolo e ha rivendicato il suo crimine nel corso del suo processo, affermando di aver ucciso per impedire un ritiro israeliano dai Territori palestinesi occupati e "fermare" il processo di pace. Come suo fratello Haggai, non si è mai pentito.
La figlia di Yitzhak Rabin, Dalia, si è scagliata contro la liberazione del fratello dell'assassino di suo padre. "Tipi del genere dovrebbero essere rinchiusi per sempre", ha dichiarato al sito di informazione locale Ynet. Secondo Ynet, Haggai Amir trascorrerà il suo primo fine settimana di libertà con i parenti in una colonia ebraica della Cisgiordania prima di stabilirsi dai genitori a Herzliya, a nord di Tel-Aviv.
Spunta il muro 'della calma' sul confine tra Israele e Libano
Il paesaggio non ne guadagna. Ma col completamento dell'opera - a quanto pare fra alcune settimane - i 1.500 abitanti di Metulla (Alta Galilea) dormiranno sogni piu' tranquilli.
Il cemento armato come garante di buon vicinato: con questo spirito Israele ha iniziato nei giorni scorsi la sostituzione, in un breve tratto di confine con il Libano, dei reticolati di sicurezza con lastre di cemento alte fra cinque e sette metri. Il paesaggio non ne guadagna. Ma col completamento dell'opera - a quanto pare fra alcune settimane - i 1.500 abitanti di Metulla (Alta Galilea) dormiranno sogni piu' tranquilli.
Nel suo caffe'-galleria affacciato sulla strada principale di Metulla - un villaggio turistico che seduce i pensionati per l'aria fine di collina e per la calma bucolica dei campi di mele - la signora Vered era impegnata oggi a completare la decorazione di alcune piastrelle di ceramica. Con un sottofondo musicale di Enrico Macias e le pareti tappezzate da motivi in stile 'Art Nouveau' il caffe' di Vered sembra in assoluto il posto piu' placido di Israele, pur trovandosi a 500 metri dalla 'Porta di Fatma' da cui si accede al Libano: la' dove sventolano i vessilli degli Hezbollah e dove sono esposti poster del presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad.
La costruzione del muro ha destato qualche sorpresa anche in questo caffe'. Incidenti gravi, dice la donna, non ce ne sono stati. Eppure lungo il confine c'e' un senso continuo di disagio. Gli agricoltori israeliani i cui appezzamenti sono contigui al territorio libanese entrano nei campi col cuore in gola.
Da Metulla il vicino villaggio libanese di Kila e' visibile a occhio nudo. La strada che corre ai suoi piedi e' parallela ad una pista di confine utilizzata dall'esercito israeliano.
Distano appena 15 metri. E questa estrema vicinanza viene vista come fonte potenziale di guai. Allora, ben venga il cemento a separarle.
'Negli ultimi anni questa zona e' stata relativamente tranquilla' conferma un ufficiale israeliano ai giornalisti stranieri giunti sul posto per osservare l'inizio dei lavori. A parte, ricorda, l'uccisione 'gratuita' di un ufficiale israeliano da parte di un cecchino libanese, un anno fa. Ma e' la routine, aggiunge, che da' pensiero. Capita che militari e civili libanesi importunino le pattuglie israeliane, con parole oltraggiose o con lanci di pietre. Qualcuno, da una parte o dall' altra, potrebbe un giorno perdere il controllo dei nervi, caricare le armi. Uno screzio banale diventerebbe allora un incidente serio.
E poi, aggiungono gli abitanti, di notte il contrabbando di stupefacenti dal Libano attrae a Metulla personaggi poco rassicuranti. Per quanto pattugliati, i reticolati di confine non sono ermetici. Due settimane fa un palestinese con i suoi due figli e' entrato in Israele (disarmato) senza eccessive difficolta'.
Per questo insieme di ragioni fra Metulla e Kila viene eretto adesso - in territorio israeliano e in coordinamento con l'Unifil - un tratto di muro di poco piu' di un chilometro, per un costo di due-tre milioni di euro. Si tratta, assicura l'esercito, di un caso isolato: perche' lungo la 'Linea Blu' di demarcazione fra i due Paesi, in nessun altro luogo ci sono punti simili di frizione. E i vicini libanesi, e' stato chiesto, cosa ne pensano ? Attraverso l'Unifil Israele ha tastato il polso e a quanto pare ha avuto assicurazione che il muro (su cui saranno installati sensori) non sara' attaccato in alcun modo. 'Questo muro - auspica l'ufficiale israeliano - aumentera' la calma nella zona, per tutti'.
Nuovo sistema israeliano per controllare le informazioni on-line
di Serena Grassia
Da Israele arriva un nuovo sistema di monitoraggio delle informazioni online. Ne ha parlato il Colonnello Sima Vaknin-Gil a Digit 2012, una conferenza sulla libertà digitale tenutasi ieri a Herzliya, e specificando che si tratta solo di un modo per evitare che la libertà in rete travalichi il limite della sicurezza dello stato.
"Verranno controllate tutte le informazioni raccolte su Facebook, Twitter, nei blog e nei siti di informazione tradizionali, e si potranno raggiungere anche le informazioni più nascoste, grazie a un meccanismo estremamente sofisticato", ha aggiunto.
Non un modo per spiare la vita privata della gente, quindi, ma un espediente per controllare che in rete non si organizzino attentati contro lo stato di Israele.
"Non si può condannare a priori la censura - ha detto il 'capo-censore' in conferenza - se grazie alla censura di talune informazioni si possono evitare danni allo stato".
Italia-Israele: a ottobre vertice bilaterale a Gerusalemme
ROMA, 3 mag - A ottobre Israele ospitera' il Governo italiano per un vertice bilaterale: tra gli obiettivi l'incremento della cooperazione economica. Lo ha annunciato l'ambasciatore israeliano a Roma, Naor Gilon, nel corso della festa per l'Indipendenza di Israele, alla presenza del presidente del Consiglio, Mario Monti, del presidente del Senato, Renato Schifani, e del presidente della Camera, Gianfranco Fini.
Netanyahu vincerà a mani basse le elezioni anticipate
Lo afferma un sondaggio pubblicato oggi da Haaretz
ROMA, 3 mag. - Secondo un sondaggio pubblicato oggi dal quotidiano Haaretz, il premier israeliano Benjamin Netanyahu vincerà a mani basse le elezioni anticipate, che potrebbero essere indette in Israele entro i prossimi quattro mesi. Il 48 per cento degli israeliani ritiene infatti che il leader del Likud sia il miglior candidato, un consenso più alto di quello raccolto dai suoi tre rivali pù diretti messi insieme.
Solo il 15 per cento degli israeliani sostiene la laburista Shelly Yacimovich. Il leader del partito nazionalista Yisrael Beiteinu, Avigdor Lieberman, gode del 9 per cento dei consensi, mentre Shaul Mofaz, leader di Kadima, ha appena il 6 per cento. L'attuale legislazione dovrebbe finire nell'ottobre del 2013, ma Netanyahu dovrebbe annunciare la prossima settimana la convocazione di elezioni anticipate per sfruttare questo momento a lui favorevole e rafforzare il suo potere.
Un bilancio positivo per Fatah quello delle elezioni nelle maggiori univeristà palestinesi. Alla fine di aprile, il partito dell'Autorità Nazionale Palestinese tira le somme: vittoria nella più grande università An Najah di Nablus, nella più rinomata di Bir Zeit di Ramallah, ma anche all'università di Betlemme, e in quelle di Jenin ed Hebron. All'università An Najah, con i suoi 20 000 studenti, Fatah ha sconfitto per la prima volta in otto anni Hamas, con 38 seggi su 81 nel consiglio studentesco. Hamas, che alle ultime elezioni del 2011 si era presentata insieme al movimento islamico della Jihad, ha perso 46 seggi , lasciandone due alla Jihad Islamica, tre al Fronte Popolare per la Liberazione (FPLP) e due al Fronte Democratico (FDLP). Simili i risultati all'università Bir Zeit di Ramallah: il "Blocco del martire Yasser Arafat", facente capo a Fatah, ha ottenuto 26 seggi su 51, mentre il blocco del Wafaa islamico è risultato la seconda forza con 19 seggi. Formare una coalizione non ha dato credito neanche qui ai partiti di sinistra, che con il "Blocco democratico degli studenti progressisti" hanno ottenuto 5 seggi. Hamas e Jihad Islamica boicottano le elezioni all'università di Betlemme, lasciando una vittoria meno netta a Fatah, che strappa 18 seggi contro i 13 della coalizione del Fronte Popolare (FPLP) e del Fronte Democratico (FDLP). All'Università americana di Jenin, nel nord della Cisigordania, Fatah si aggiudica 19 seggi su 33, e il blocco islamico perde di netto, ottenendone solo 6. Cinque vanno al FPLP e tre al FDLP, in corsa da soli. Anche all'università di Hebron vince il Blocco del martire Yasser Arafat con 23 seggi. La vittoria a tappeto di Fatah è stata attribuita dalla stampa israeliana proprio ad un revival del simbolo della resistenza palestinese Yasser Arafat e alla candidatura di studenti con un passato di lotte, come nel caso Hassan Sanakra all'università An Najah, condannato dalle autorità israeliane a 15 anni in carcere di cui 7 scontati.
Fiamma Nirenstein: "Diciamo no a Chavez nel Consiglio dei Diritti Umani
ROMA, 2 mag - L'On. Fiamma Nirenstein, Vice Presidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati ha firmato la petizione internazionale dell'UN Watch che chiede di cancellare la candidatura di Hugo Chavez per il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite. "Chavez è un personaggio dagli accessi toni antioccidentali, antidemocratici e antisemiti che governa il proprio Paese nella sistematica inosservanza dei dei diritti umani e civili, dovrebbe prendere il posto lasciato vacante un anno fa dal Col. Muammar Gheddafi. Già 40 membri dei Parlamenti e organizzazioni non governative hanno aderito alla petizione. Il Consiglio per i Diritti Umani dell'Onu ha dato più volte prova di essere incapace ad esercitare la sua funzione - commenta l'On.Fiamma Nirenstein - L'ammissione di Chavez sarebbe un ulteriore conferma dei paesi antidemocratici al suo interno".
Primo maggio: Radio militare Israele organizza 'party' per Trotzky
di Aldo Baquis
Un manifesto della serata dedicata a Leon Trotzky
TEL AVIV - In occasione del 1.mo maggio centinaia di israeliani si sono affollati in un locale di Tel Aviv dove, su iniziativa della radio militare israeliana, e' stata organizzata ieri una serata in onore del filosofo e rivoluzionario russo, Leon Trotzky. Mentre gli altoparlanti emettavano musica blues alternata con inni rivoluzionari russi e le cameriere riempivano boccali di birra, sugli schermi sono passate immagini di archivio del teorico dalla rivoluzione permanente: dalla ascesa politica nella Russia dell'inizio del secolo scorso fino all'esilio in Messico e alla morte per mano di un sicario stalinista, nel 1940.
Composta da giornalisti professionisti e da soldati di leva la radio militare israeliana dipende dal ministero della difesa, ma spesso si consente espressioni di anti-conformismo. Ieri, all' ingresso del locale, si sono visti cosi' militari in divisa che esponevano spille rosse di sapore rivoluzionario, davanti alle locandine con il volto di Trotzki stampate per l'occasione dalla rivista delle forze armate israeliane, Bamahane.
Per due ore - trasmesse in diretta in tutto il Paese - professori universitari, cantanti folk e attori si sono avvicendati per evocare la figura del rivoluzionario nato in una famiglia della borghesia ebraica come Aryeh Ben-David Bronstein.
Passo dopo passo e' stato ricostruito il suo mito: dalla massacrante fuga da un campo di detenzione in Siberia (1907) fino all'assunzione del comando dell'Armata Rossa. E poi ancora, dopo l'esilio, la sua strenua denuncia ideologica dello stalinismo. Si e' cosi' appreso che, mentre si trovava in Messico, Trotzki ricevette la esponente laburista Bebe Edelson che gli suggeri', invano, di trasferirsi a Tel Aviv, allora sotto Mandato britannico.
In realta' in Israele, il trotzkismo non e' mai approdato: fatta eccezione per l'inizio degli anni Settanta quando (sulla scia delle rivolte studentesche in Europa) si organizzo' il piccolo gruppo rivoluzionario Mazpen, che tuttavia risulta essersi definitivamente disciolto. Improbabile dunque che la serata organizzata dall'estroso giornalista-divulgatore Eran Sabag avra' un impatto diretto sulla vita politica in Israele. Il comandante della radio militare, il giornalista politico Yaron Dekel, ha detto ad ANSAmed che nessuno ha avanzato la minima obiezione per la serata su Trotzki. Poi, citando Platone, ha aggiunto: ''c'e' un'unica cosa negativa: ed e' l'ignoranza ! E c'e' un'unica cosa positiva: la conoscenza!''. La sua emittente organizzera' dunque altre serate analoghe in futuro, ha assicurato, mentre la radio chiudeva l'evento con le note di 'Bandiera Rossa' e 'Bella Ciao'.
Perchè gli ebrei francesi hanno votato Marine Le Pen
Il quotidiano israeliano Ha'Aretz esamina il caso degli ebrei che al primo turno delle presidenziali francesi avevano votato per Marine Le Pen. Per loro, il partito di estrema destra è il più adatto a difenderli, soprattutto dalla minaccia islamica.
"Marine Le Pen, la presidente del Front National - si legge nell'articolo - ha ottenuto al primo turno delle presidenziali quasi il 18% dei voti, facendo una campagna contro gli immigrati, gli stranieri e i musulmani. Per il secondo turno, che cade il 6 maggio, saranno i suoi elettori a fare la differenza e la sua popolarità ha già spinto il presidente uscente Nicolas Sarkozy a adottare posizioni estremiste contro gli immigrati, nella speranza di recuperare i suoi voti.
"Quando si è ebrei è naturale votare per Marine Le Pen. Lei combatte la criminalità ed è contro l'Islam, il che significa che difende gli ebrei - spiega Michel Thooris, ebreo, ex ufficiale di polizia e iscritto nelle file del Front National - Marine Le Pen ha espresso l'orrore ispirato dalla Shoah e questo gli ebrei lo sanno."
Michel Ciardi, fondatore dell'Unione des français juifs racconta di aver creato il suo movimento dopo aver incontrato Marine Le Pen ed esserne rimasto impressionato positivamente : "Mi ha spiegato che per lei era importante che gli ebrei francesi facessero parte del suo partito."
Secondo il giornalista ebreo Michel Zerib, sarebbero - sulla base di valutazioni interne della comunità ebraica - 7%-8% gli ebrei francesi che al primo turno hanno dato il loro sostegno a Le Pen, dunque il fenomeno non ha la vastità e la forza che certi commentatori vorrebbero far credere.
In Francia gli istituti che si occupano dei sondaggi non sono autorizzati a indagare presso le comunità e dunque non sanno dire quandi elettori ebrei, cristiani o musulmani hanno votato per Le Pen.
Anche se le cifre esatte restano difficili da valutare, Michel Thooris ammette che molti ebrei restano sospettosi nei confronti dell'estrema destra.
"Noi ripetiamo sempre che sosteniamo Marine Le Pen, non il Front National - spiega - E' l'unica maniera per sperare di raccogliere voti."
Oggi non sono usciti i giornali nazionali e quindi c'è il tempo per leggere con maggiore cura la stampa estera. Particolarmente degna di attenzione mi sembra una intervista al professor Johan Galtung di Ofer Aderet su Haaretz. Influente personaggio nel mondo accademico norvegese e autore prolifico egli è, in particolare, il fondatore di una disciplina che si occupa "degli studi sulla pace e della ricerca della soluzione dei conflitti". Partendo dall'osservazione di una coincidenza cronologica - il 22 luglio, data della strage di Breivik e dell'attentato al King David nel 1946 - Galtung sviluppa tutto un "ragionamento" in cui lega lo strapotere ebraico in Germania fra le due guerre (sic!), causa prima dell'antisemitismo, allo strapotere attuale, col 96% (sic!) dei media controllati da ebrei che impediscono qualunque critica a Israele (sic!). A confutarlo - se davvero valesse la pena di confutare un simile fabbricante di favole antisemite - basterebbero le quotidiane sceneggiate di giornalisti e personaggi di ogni sorta, fra cui Sergio Romano ed Enrico Mentana che l'altro giorno hanno dato il meglio di sé a Ferrara. Seguono alcuni saggi suggerimenti, quali la lettura dei Protocolli e un'attenta valutazione dei legami fra Israele e i vari dittatori arabi. Ancora una volta, dopo aver letto queste parole, e pensando alle lezioni che tiene all'università, mi permetto, nuovamente, di chiedere: dove vai, Europa?
Particolarmente a proposito giunge l'articolo di Giulio Meotti pubblicato in inglese su Ynetnews sull'analogia fra i boicottaggi messi in atto in Europa all'epoca del nazi-fascismo e quanto viene riproposto oggi nelle università scandinave come nei fondi pensione olandesi, nei sindacati inglesi come nelle Coop italiane, in alcune aziende tedesche come nelle istituzioni culturali belghe.
Netanyahu, colpito dalla recente morte del padre, già persona vicinissima a Jabotinsky, deceduto all'età di 102 anni, continua l'attività politica da casa sua e si riserva di indire nuove elezioni a breve (Figaro); al momento infatti la sua posizione appare inattaccabile per gli altri partiti, e preferisce quindi cogliere il momento favorevole per rinforzare la posizione del Likud sia in vista di tagli da effettuare a breve nelle spese per i servizi sociali, sia di fronte ad un Obama che, dopo la probabile rielezione, continuerà ad essere ambiguo vis à vis dell'Iran e severo con Israele per quanto riguarda i rapporti con i palestinesi.
Il TG Jerusalemnoline di questa notte annuncia, oltre alle dimissioni di Tsipi Livni dalla Knesset, anche le recenti dichiarazioni di Yair Lapid, noto opinionista israeliano destinato a entrare nella politica attiva con le prossime elezioni; entrambi spiegano le proprie mosse con l'intenzione di ostacolare i movimenti ultraortodossi che lo stesso Netanyahu pensa, in qualche modo, di frenare, riducendone il peso politico attuale. Molto spesso si sente pronunciare o si legge, accanto al nome della persona della quale si parla, la parola "ebreo"; è sicuramente una brutta realtà sulla quale urge una attenta riflessione, e giustamente in Francia, come scrive El Pais di oggi,
Google è stata portata in giudizio per rispondere di ciò. Possiamo solo augurarci che tale processo abbia un'ampia risonanza in tutti i paesi (Italia compresa), anche se nutriamo forti dubbi sulle possibilità che questo accada. Si sente parlare da sempre del problema dell'acqua in Israele, e questo documento, uscito ieri su un blog, riporta dati importanti per chiunque si interessi dell'argomento, politico e non solo tecnico. Infine, ancora dal TG Jerusalemonline, apprendiamo che una gara internazionale di canottaggio per portatori di handicap, svoltasi ieri in Italia, è stata vinta da un'atleta israeliana. Al momento della premiazione gli organizzatori hanno dovuto far vedere al pubblico di non aver pensato a procurarsi la registrazione dell'Hatikva; nel TG si vede pertanto la vincitrice che, seduta sulla sua carrozzella, intona l'inno israeliano accompagnata dai pochi presenti che lo conoscevano. Non è accettabile che queste cose succedano in una gara internazionale, ma possiamo stare certi che nessun giornale di casa nostra ne parlerà; al momento neppure la rete, solitamente informata di tutto, ne fa cenno.
Il MEIS di Ferrara centro di cultura e di sperimentazione
FERRARA - Si è conclusa ieri la terza edizione della Festa del Libro Ebraico : più di 13.000 presenze, 600 partecipanti alle visite guidate nei luoghi ebraici e altri 600 alla visita notturna alla scoperta della Ferrara Bassaniana durante la Seconda Notte Bianca Ebraica d'Italia, più di 1.000 ingressi alla Palazzina nei primi tre giorni di apertura della mostra "Che bel romanzo", oltre 2.500 libri venduti nella libreria allestita al Chiostro di San Paolo.
La molteplicità delle manifestazioni letterarie, storiche e scientifiche è stata seguita da un pubblico folto e attento. Ieri nel pomeriggio, al Ridotto del Teatro Comunale, protagoniste sono state protagoniste le donne nell'incontro-dibattito Le donne e la scrittura, che si sono confrontate sul ruolo fondamentale che la donna ha nella trasmissione della cultura ebraica. Al dibattito, organizzato in collaborazione con il Dipartimento Educazione Cultura dell'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e coordinato dal Direttore del DEC e dell'UCEI di Roma e del Comitato Scientifico del MEIS Rav Roberto Della Rocca, sono intervenute Marina Beer e Donatella Ester Di Cesare dell'Università La Sapienza di Roma e la scrittrice, teologa, studiosa di mistica ebraica Yarona Pinhas.
L'ultimo incontro nel programma della Festa del Libro Ebraico è stato dedicato ad un dibattito sulle aspettative, idee e preoccupazioni dei giovani ebrei italiani, emerse dall'indagine dell'Associazione di cultura ebraica Hans Jonas di Roma, coordinata da Saul Meghnagi. Sono intervenuti il Direttore di Shalom Giacomo Kahn, il Vice Sindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Ferrara e Consigliere della Fondazione del MEIS Massimo Maisto, il Presidente dell'IRES di Roma Saul Meghnagi e il Presidente dell'Associazione di cultura ebraica Hans Jonas Tobia Zevi.
A chiusura della manifestazione i commenti di organizzatori e promotori è stato unanime: la terza edizione della Festa del Libro Ebraico è stata un successo - sia per la risposta del pubblico che per lo spessore delle iniziative e degli argomenti proposti. Il Vicesindaco e Assessore alla Cultura del Comune di Ferrara Massimo Maisto ha sottolineato come la Festa del Libro Ebraico sia stata un altro passo avanti nel progetto di costruzione di un museo - il MEIS - che assomiglia sempre più a un centro di cultura e di sperimentazione. Una struttura che non si chiude nella sola conservazione ma anzi si apre alla società: è questo il compito della cultura.
L'ex ex leader centrista verso un altro schieramento
GERUSALEMME, 1 maggio 2012 - Dopo la cocente sconfitta alle recenti primarie di Kadima contro il rivale interno Shaul Mofaz, la ex leader del partito centrista israeliano Kadima (opposizione) ed ex ministro degli Esteri, Tzipi Livni, ha consegnato oggi allo speaker della Knesset (Parlamento) la propria lettera di dimissioni da deputata: un atto non inatteso.
Indicata quale leader predestinata del Paese appena quattro anni fa, Livni ha fatto sapere di voler prendere una ''pausa di riflessione''. Ambienti a lei vicini hanno tuttavia assicurato che non si tratta d'un abbandono della politica - ventilato come temporaneo - e che ''Tzipi non intende per ora uscire da Kadima'', pur avendo lasciato il gruppo parlamentare. Gli stessi ambienti non escludono d'altronde che l'ex capo della diplomazia israeliana - scettica sulla capacità di Mofaz d'incarnare un'opposizione credibile alla coalizione di destra guidata dall'attuale premier, Benyamin Netanyahu - pensi di dar vita prima o poi a una formazione autonoma. O di associarsi ad altri.
Malgrado le smentite dei protagonisti, diversi osservatori ritengono plausibile che in effetti Livni possa alla fine avvicinarsi al nuovo movimento d'impronta laico-moderata fondato dal popolare anchorman tv Yair Lapid: il quale, giusto stasera, presenterà pubblicamente la propria piattaforma.
Stando a sondaggi appena realizzati in vista delle elezioni anticipate che tutti danno ormai per scontate in Israele di qui a 3-4 mesi, la neonata lista di Lapid potrebbe ottenere almeno una dozzina di seggi sui 120 della Knesset, dimezzando i consensi di Kadima. E addirittura issarsi a quota 17 (scavalcando i Laburisti e gli ultranazionalisti di Israel Beitenu nella corsa al secondo posto dietro il favoritissimo Likud di Netanyahu) in presenza d'un tandem con Livni.
Polpette a base di legumi, un piatto
tipico della cucina kosher
La cucina ebraica non è la solita cucina "esotica": permeata di religiosità, prevede alcune regole ferree, che descrivono cosa si possa mangiare e cosa no. E, se si vuole analizzare la questione, non si tratta solo di fede, ma anche di standard qualitativi del cibo, che in tutto il mondo vengono seguiti. Ecco però alcune piccole regole per ordinare al modo giusto al ristorante e non fare figuracce.
La cucina ebraica, soprattutto al ristorante, dove si seguono le regole alla lettera, utilizza dei prodotti kosher, per utilizzare il termine yiddish corretto. I prodotti vengono distinti in permessi e proibiti, secondo quanto scritto sulla Torah, che classifica soprattutto le carni e il pesce. In un'espressione, gli animali che si possono mangiare.
Le carni che sono permesse nella cucina kosher devono essere quelle provenienti da quadrupedi con lo zoccolo diviso in due e devono essere ruminanti. Per cui via libera alle carni provenienti da erbivori, come bue, bufalo, capra, pecora, mentre assolutamente non si possono consumare tilopodi come cammello o lama, nessuna parte del maiale, ma neppure il cavallo, il coniglio o la lepre. In generale, tra i volatili sono ammessi quelli diurni come l'oca, il pollo e il tacchino, mentre è controverso l'utilizzo della quaglia. La Torah non ammette ai pasti gli invertebrati, quindi niente lumache, né di terra né di mare, anche perché sono proibiti i molluschi e i crostacei, mentre è ammesso tutto il pesce che possiede pinne e squame.
Anche se sembra una delle parti più truculente de "Il mercante di Venezia", la cucina kosher ha delle regole precise anche sull'uccisione dell'animale, che deve avvenire limitandone il dolore, attraverso una morte molto rapida: il sangue non si può mangiare, per cui le carni e i pesci vengono solitamente poste sotto sale, o trattate secondo altri metodi che consentano l'eliminazione totale del sangue.
La presenza di una comunità ebrea da sempre molto consolidata in Italia (Federico II al sud realizzò delle leggi che ne proteggessero le attività economiche tradizionali e le leggi razziali sotto il fascismo non ebbero una grande presa, proprio perché gli ebrei in Italia erano assolutamente accettati da molti secoli ormai) ha fatto sì che si sviluppasse una cucina con regole kosher e ingredienti tipicamente mediterranei. Come per esempio lo stracotto con farina di polenta bianca o delle speciali polpette, i cosiddetti falafel, a base di legumi tritati come fave o ceci.
I ristoranti ebraici in Italia si trovano soprattutto nel centro-nord, in particolare a Roma, dove si può mangiare da Ba Ghetto, Yesh, Barrili 66 Kosher, La taverna del ghetto, Dolce Kosher, Yotvata Kosher e molti altri. A Roma, piuttosto che a Torino, Milano, Firenze e Venezia, le altre città in cui si può gustare la cucina kosher al ristorante, la particolarità è che è molto facile trovare una commistione tra tradizione ebraica e cucina romanesca.
Nell'ambito del rinnovo delle cariche di metà legislatura al Parlamento europeo, la Delegazione per le Relazioni con Israele ha proceduto al rinnovo del proprio Ufficio di presidenza eleggendo, all'unanimità, l'On. Salvatore Tatarella (PPE) come suo 1o Vice-presidente. "Sono lieto ed onorato di assumere il nuovo incarico. Israele e' un partner fondamentale per l'Unione europea. La delegazione interparlamentare deve compiere ogni sforzo possibile per garantire una pace durevole nel Medio Oriente e nel Mediterraneo. Spero di poter portare un contributo in questa direzione, contando nella collaborazione di tutti i colleghi, che ringrazio per la fiducia