Notizie su Israele 136 - 8 novembre 2002


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Voi che temete il SIGNORE, confidate nel SIGNORE! Egli è il loro aiuto e il loro scudo. Il SIGNORE si è ricordato di noi; egli benedirà, sì, benedirà la casa d'Israele, benedirà la casa d'Aaronne, benedirà quelli che temono il SIGNORE, piccoli e grandi.

(Salmo 115.11-13)


LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI NELLE AREE DELL'AUTORITA' PALESTINESE


di David Raab


Introduzione
La comunita' cristiana nelle aree amministrate dall'Autorita' Nazionale Palestinese (ANP) e' piccola, ma simbolicamente importante. I circa 35.000 cristiani che vivono in Cisgiordania e i 3.000 che vivono a Gaza (1) rappresentano circa l'1,3% dei palestinesi. Oltre a questi ci sono 12.500 cristiani che vivono a Gerusalemme est.
    La percentuale cristiana, pero', sta rapidamente diminuendo, e non solo a causa della difficile situazione militare ed economica degli ultimi due anni. Ci sono molti segnali che indicano che la popolazione cristiana viene perseguitata a causa della propria religione. Considerando il contesto delle condizioni dei cristiani negli altri paesi del medio oriente, la situazione e' molto preoccupante.


La repressione cristiana nel mondo islamico
Nel mondo islamico, i cristiani sono considerati "dhimmi", categoria tollerata - anche se ritenuta inferiore - e che necessita protezione da parte dell'islam. La "dhimmitudine" e' parte integrante dell'islam; e' un "patto di protezione" che interrompe "il diritto dei conquistatori musulmani di uccidere o rendere schiavi ebrei e cristiani, a condizione che questi paghino un tributo" (2).
    La vita dei cristiani nei paesi islamici e' sempre stata difficile, e lo e' tuttora. In Egitto "solo le scuole musulmane, e non quelle cristiane, ricevono aiuti da parte dello Stato... E' praticamente impossibile costruire nuove chiese o restaurare quelle vecchie... I cristiani vengono spesso ostracizzati o insultati pubblicamente, e la legge proibisce ai musulmani di convertirsi al cristianesimo..." (3).
   L'Arabia Saudita "e' uno dei paesi piu' repressivi nei confronti dei cristiani. Non ci sono chiese in tutto il paese. I lavoratori stranieri rappresentano un terzo della popolazione, e molti di loro sono cristiani.
    Per tutto il periodo in cui risiedono in Arabia Saudita (a volte anni), viene proibito loro di mostrare simboli cristiani o Bibbie, e addirittura di incontrarsi pubblicamente per pregare. Alcuni hanno visto le proprie Bibbie messe dentro un tritadocumenti quando sono entrati nel paese" (4).
    In Iran "pubblicare testi cristiani e' illegale e la conversione dall'islam e' punibile con la pena di morte. Ai cristiani non viene permesso di testimoniare in una corte islamica quando un musulmano e' coinvolto e vengono discriminati sul lavoro"


I cristiani nell'Autorita' Palestinese
L'islam e' la religione ufficiale dell'Autorita' Palestinese (5).
Inoltre, i gruppi fondamentalisti Hamas e Jihad islamica hanno promosso l'influenza islamica sulla societa' palestinese.
    Ufficialmente, l'ANP dichiara di non discriminare i cristiani, dando queste prove: natale e' riconosciuto come una festivita' ufficiale; il presidente Arafat presenzia alla messa di natale e ha dichiarato come suo compito "la protezione dei luoghi sacri cristiani e islamici (6).
    Alcuni cristiani occupano posti di rilievo nell'ANP. Ma in pratica, le cose vanno diversamente. Nel sermone di venerdi' 13 ottobre 2000, trasmesso in diretta da una moschea di Gaza dalla televisione dell'Autorita' Palestinese, il Dottor Abu Halabiya ha dichiarato: "Allah l'onnipotente ci chiede di non allearci con gli ebrei e i cristiani, non provare simpatia per loro, non diventare loro soci, non sostenerli e non firmare accordi con loro" (7).
    Inoltre, nessuna legge dell'Autorita' Palestinese protegge la liberta' religiosa (8). Nonostante abbia detto che "il diritto di tutti i palestinesi di pregare e praticare il proprio credo religioso viene salvaguardato", un Ministro dell'Informazione dell'Autorita' Palestinese ha dichiarato anche che: "Il popolo palestinese e' governato dalla Sharia (legge islamica)... anche per quello che riguarda le questioni religiose.
    Secondo la Sharia, applicata in tutto il mondo islamico, qualunque musulmano che si converte o che dichiara di non credere piu' nell'islam commette il piu' grande peccato, punibile con la pena capitale... l'Autorita' Palestinese non puo' tenere una posizione diversa riguardo a questa questione" (9).
    Nel tentativo di non irritare i cristiani, la dichiarazione continua dicendo che la pena di morte per una conversione "non ha mai avuto luogo, e non avra' luogo in futuro" nei territori palestinesi, ma che "le norme e le tradizioni si occuperanno della situazione se dovesse verificarsi".
    Nell'agosto del 1997 un poliziotto palestinese a Beit Sahur ha aperto il fuoco su una folla di arabi cristiani, ferendone sei. L'Autorita' Palestinese ha cercato di nascondere l'episodio e ha fatto sapere di non gradire la pubblicizzazione della storia. Il comandante locale della polizia palestinese ha istruito i giornalisti a non parlare dell'incidente.
    Alla fine di giugno del 1997 un palestinese convertito al cristianesimo nella Cisgiordania settentrionale e' stato arrestato da agenti del Servizio di Sicurezza Preventiva dell'Autorita' Palestinese. Stava regolarmente assistendo ad un incontro religioso in Chiesa e distribuendo Bibbie. L'Autorita' Palestinese ne ha ordinato l'arresto.
    Agenti di sicurezza dell'Autorita' Palestinese hanno recentemente avvisato il Pastore di una chiesa di Ramallah che stavano controllando le sue attivita' evangeliche nella zona e che lo volevano interrogare sulla sua propagazione del cristianesimo.
    Un convertito palestinese che vive in un villaggio vicino a Nablus e' stato di recente arrestato dalla polizia palestinese. Un predicatore musulmano e' stato portato al suo cospetto dalla polizia ed ha cercato di convincerlo a tornare all'Islam. Quando il convertito si e' rifiutato e' stato portato davanti a una corte che lo ha condannato al carcere per aver offeso il leader religioso.
    Un altro convertito di Ramallah ha visto arrivare a casa sua un poliziotto che lo ha avvertito che se avesse continuato a predicare il cristianesimo sarebbe stato arrestato e accusato di essere una spia israeliana (10).
    In un altro rapporto del 2002, basato sulle informazioni raccolte dai servizi segreti durante l'operazione israeliana Scudo Difensivo si afferma che "Il sistema dei servizi segreti di Fatah e Arafat ha intimidito e maltrattato la popolazione cristiana a Betlemme. Hanno estorto loro denaro, confiscato terre e proprieta' e li hanno lasciati alla merce' di teppisti e criminali, senza protezione" (11).
    Fatti simili sono stati denunciati sul "Washington Times" dopo l'occupazione da parte della AP della chiesa della Nativita' a Betlemme.
    Gli abitanti di questa citta' biblica hanno espresso sollievo per l'esilio a Cipro [e da qui accolti in Europa, Italia compresa. N.d.T.] dei 13 estremisti palestinesi che secondo loro avevano imposto un regime di terrore per due anni, con stupri, estorsioni ed assassini. I 13 mandati a Cipro, così come gli altri 26 mandati nella striscia di Gaza, si erano rifugiati nella chiesa della Nativita' provocando un assedio durato 39 giorni.
    I palestinesi che vivevano vicino alla chiesa hanno descritto il gruppo come una banda criminale che perseguitava in particolar modo i palestinesi cristiani, pretendendo "soldi per la protezione" dai principali commercianti, che producono e vendono articoli religiosi.
    "Finalmente i cristiani possono respirare liberamente" ha detto Helen, una cinquantenne, madre di quattro figli. "siamo così contenti che questi criminali che ci hanno spaventato così a lungo se ne siano finalmente andati".
    L'ostilita' di questa banda contro i cristiani si e' estesa al chierichetto diciassettenne ucciso a colpi di arma da fuoco durante un'incursione israeliana in ottobre.
    Un piccolo monumento in pietra eretto dalla famiglia in memoria di Johnny Talgieh sul luogo di piazza Manger, dove e' morto, e' stato preso a calci e sputi da membri della banda, poi e' stato avvolto di corde e cavi fino a farlo cadere distrutto al suolo.
    "Non volevano riconoscere che un cristiano potesse avere tanta considerazione [come martire]" ha detto un familiare. "Odiano noi cristiani piu' di quanto amino la Palestina" (12).
    Oltre al danno la beffa: durante questo regno del terrore le Brigate Martiri di Al Aqsa (dichiarate dagli Stati Uniti un'organizzazione terrorista) mandarono una lettera al consiglio comunale di Betlemme "pretendendo" aiuto nella forma di contributi pecuniari per le operazioni militari. Nell' aggiungere cinicamente un simbolo cristiano alla loro richiesta di estorsione, la lettera era firmata "Fatah - Brigate Martiri di Al Aqsa e Brigate della Chiesa della Nativita'" (13).


Oltraggi da parte dell'Autorita' Palestinese verso luoghi santi cristiani
L'AP ha mostrato disprezzo per alcuni luoghi santi cristiani e vi sono state anche alcune profanazioni. Per esempio, senza aver ottenuto il consenso dalla chiesa, Yasser Arafat ha deciso di trasformare il monastero greco ortodosso vicino alla chiesa della Nativita' a Betlemme nella sua residenza durante la visita alla citta' (14). Il 5 luglio del 1997 l'OLP si e' impadronito del Monastero russo della Trinita' della Quercia di Abramo, a Hebron, sfrattando con la forza i monaci e le suore (15).
    Nella Guerra del Terrore Palestinese fra il 2000 e il 2002, le milizie dell'AP Tanzim, fra i vari luoghi che avrebbero potuto scegliere fra quelli occupati nel 1967, scelsero la citta' cristiana di Beit Jalla per sparare su Gerusalemme. Si piazzarono di proposito vicino a chiese (per esempio San Nicola), case e alberghi cristiani, oltre che al club greco-ortodosso, sapendo che un piccolo errore nel fuoco di ritorno israeliano avrebbe danneggiato chiese e istituzioni cristiane (16). In altre parole hanno preferito mettere in cattiva luce Israele piuttosto che preservare la santita' e l'integrita' dei siti e delle proprieta' cristiane.
    Ad un certo punto Andreas Reinecke, capo dell'ufficio di relazioni pubbliche tedesco presso l'AP ha protestato. Notevole la sua lettera, dove si parla di alcuni episodi avvenuti alla scuola Talitakoumi, a Beit Jalla, finanziata soprattutto dalla Chiesa Protestante di Berlino.
    "Nei giorni scorsi il personale della scuola ha notato tentativi da parte di diversi palestinesi armati di usare gli edifici della scuola e alcuni giardini per le loro attivita'. Se ci riescono, la reazione israeliana sara' inevitabile. Questo avra' un impatto negativo sulla continuazione delle lezioni, dove studiano non meno di 1.000 palestinesi [cristiani]. Non potete neanche immaginare quale disagio provocherebbe ai sostenitori di questa scuola [in Germania] la scoperta che gli edifici scolastici vengono usati come campo di battaglia (17).
    L'esempio piu' eclatante del disprezzo da parte dell'AP per la santita' dei luoghi di culto cristiani e' stata l'occupazione nel marzo del 2002 della Chiesa della Nativita' a Betlemme da parte di forze dell'AP e la cattura di oltre 40 religiosi cristiani come ostaggi. Questa occupazione non e' stata un atto di disperazione o la ricerca di un rifugio durate una battaglia. E' stata un'azione premeditata per mettere in cattiva luce Israele. Secondo le nostre fonti e la conferma data da un comandante dei Tanzim, Abdullah Abu- Hadid, "L'idea era quella di entrare nella chiesa per suscitare pressioni internazionali su Israele . Gia' sapevamo che c'erano cibarie in grado di sostenere i 50 monaci per due anni. Olio, fagioli, riso, olive. Buoni bagni e il pozzo piu' grande della vecchia Betlemme. Non c'era bisogno di elettricita' perche' c'erano le candele. Nell'orto coltivavano verdure. C'era tutto il necessario" (18).
    Il comportamento delle forze ufficiali dell'AP durante questo episodio mostra chiaramente il disprezzo per il luogo sacro, come descritto di seguito.


L'occupazione da parte dell'AP della Chiesa della Nativita'
Il 2 aprile 2002, quando Israele ha cominciato l'operazione Scudo Difensivo per combattere le infrastrutture terroriste palestinesi a Betlemme, "un certo numero di terroristi presero la Chiesa di Santa Maria e trattennero i monaci e alcune suore contro la loro volonta'. I terroristi hanno usato la Chiesa come luogo da cui sparare ai soldati dell'IDF nella zona. I soldati non hanno risposto al fuoco contro la chiesa, quando venivano bersagliati da colpi di arma da fuoco. Un drappello dell'IDF, sotto il comando del comandante regionale della zona di Betlemme, e' entrato nella Chiesa oggi, senza battaglia, in coordinamento con i suoi capi, e ha evacuato i preti e le suore" (19).
    Tre monaci armeni, tenuti in ostaggio da palestinesi armati dentro la Chiesa della Nativita' a Betlemme sono riusciti a fuggire dalla chiesa attraverso un cancello secondario. Hanno subito ringraziato i soldati per averli salvati.
    Hanno detto agli ufficiali che i palestinesi avevano rubato oro e altre proprieta', compresi crocifissi e libri di preghiera e che avevano causato danni.
    Uno dei frati, Narkiss Korasian, ha detto ai giornalisti: "Hanno rubato tutto, hanno aperto le porte una per una e rubato ogni cosa. Hanno rubato i nostri libri di preghiera e quattro crocifissi. Non hanno lasciato niente.Grazie per il vostro aiuto, non lo dimenticheremo mai"
    Secondo gli ufficiali israeliani, i monaci avevano detto che i palestinesi avevano cominciato a picchiare ed essere violenti con i monaci (20).


Dopo la fine dell'assedio, i soldati dell'AP hanno lasciato la chiesa in condizioni terribili
I palestinesi armati si erano rinchiusi nella chiesa e avevano preso tutte le scorte di cibo dei frati e "le avevano mangiate come mostri affamati" fino a che il cibo non aveva cominciato a scarseggiare per i 150 civili. Si erano anche tracannati birra, vino e Johnnie Walker che avevano trovato nei quartieri dei monaci, incuranti del divieto islamico di consumare alcolici. Queste gozzoviglie sono durate per circa due settimane, nel corso dei 39 giorni di assedio, quando il cibo e gli alcolici sono finiti, secondo quanto raccontato da quattro monaci greco-ortodossi intrappolati per tutto il tempo dentro la Chiesa.
    "Dovrebbero vergognarsi. Si sono comportati come animali, come lupi affamati. Venite, vi faccio vedere" - ha detto un frate, che si e' rifiutato di dire il suo nome. Ha mostrato bottiglie di birra vuote e centinaia di mozziconi di sigarette gettati a terra. I frati hanno quindi portato i giornalisti a vedere i computer smembrati e le televisioni usate come nascondigli per le armi.
    "Ecco quale ricompensa abbiamo avuto per aver 'ospitato' questi cosiddetti ospiti" ha detto l'Arcivescovo Ironius, mentre mostrava ai giornalisti il salone d'ingresso del monastero greco-ortodosso. I monaci ortodossi e alcuni civili hanno detto che i palestinesi avevano creato un regime di terrore.
    Anche nella zona cattolica del complesso c'erano i segni del disprezzo per le norme religiose. I preti cattolici hanno detto che alcune Bibbie sono state fatte a pezzi per farne carta igienica e molti oggetti sacri sono stati rimossi. "I palestinesi hanno preso i candelabri, le icone e qualsiasi cosa che sembrasse oro" ha detto un francescano, il reverendo messicano Nicholas Marquez. (21).


Comportamenti simili a Gerusalemme
Nonostante non abbia uno status legale a Gerusalemme, gli impiegati dell'AP si comportano in modo simile anche la'.
    In realta' l'AP nega qualsiasi legame ebraico, così come cristiano, con Gerusalemme. Walid M. Awad, direttore delle relazioni pubbliche

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con gli stranieri presso il Ministero dell'Informazione palestinese, ha affermato: "Il fatto che il Tempio [ebraico] si trovi sul Monte del Tempio e' dubbio. Ci sono accademici che dicono che potrebbe essere a Gerico o altrove, a 4 chilometri di distanza da Gerusalemme". E chiede: "Il Nuovo Testamento parla di Gesu' che va al Tempio a Gerusalemme. State forse dicendo che Gesu' andava a Gerico invece che a Gerusalemme?" Risponde "dipende presso quale tempio voi pensate si dirigesse" (22). L'Ambasciatore Dennis Ross afferma: "L'unica nuova idea che Arafat ha portato a Camp David e' stata che il Tempio non esisteva a Gerusalemme" (23).
    Un leader cristiano, Padre Marun Lahham, fa sapere che "le frequenti dichiarazioni dei musulmani secondo le quali Gerusalemme sarebbe una citta' islamica preoccupano i cristiani" (24).
    Anche il Waqf nominato dall'AP sta lavorando febbrilmente per trasformare il Monte del Tempio, un luogo sacro per i cristiani e gli ebrei, in una moschea e cancellare qualsiasi traccia del Tempio. Nel giugno del 2000 Ha'aretz ha riferito che "Il Movimento Islamico in Israele ha un piano per costruire una moschea sul lato orientale del Monte del Tempio" e che in realta', secondo il capo del Movimento, "l'intera zona del Monte del Tempio e' parte inseparabile e integrale della Moschea di Al Aqsa" (25).
    Il Waqf si e' fatto beffa delle leggi dello Stato di Israele. I suoi impiegati hanno chiesto e ricevuto il permesso di aprire un'uscita di emergenza per la nuova moschea nelle Stalle di Salomone. In realta' il Waqf cerca di rompere quattro degli archi sotterranei nella parte settentrionale delle Stalle di Salomone. Per farlo hanno scavato un enorme foro di 60 metri di lunghezza e 25 di larghezza proprio al centro del Monte del Tempio. 6.000 tonnellate di terra sono state rimosse. Alcune tonnellate sono state gettate in discariche, altre sono state buttate nel fiume Kidron. Antichita' risalenti al primo e secondo tempio sono state buttate via fra i rifiuti (26).
    Il direttore generale dell'Autorita' per le Antichita' israeliano, Shuka Dorfman, afferma "categoricamente" e "in modo inequivocabile, che vi e' un danno archeologico commesso dal Waqf alle antichita' del Monte del Tempio" (27).
    Sotto la "sorveglianza" del Waqf, "quei ladri dei palestinesi stanno scavando senza vergogna manufatti ebraici dal sito sacro del Monte del Tempio e cercano di venderli al mercato nero per almeno un milione di dollari" (28).
    Recentemente, dall'inizio della guerra del terrore palestinese, il Waqf ha impedito a molti cristiani di visitare il Monte del Tempio, nonostante il fatto che non vi fossero motivi di sicurezza di alcun tipo.


Riduzione del potere politico dei cristiani
Storicamente non solo Betlemme era una citta' cristiana governata principalmente da cristiani, ma con le citta' sorelle di Beit Jalla e Beit Sakhur, era la piu' grande enclave di cristiani in Cisgiordania.
    Dopo averne assunto il controllo nel 1995, l'Autorita' Palestinese ha cominciato a islamizzare Betlemme. Ha cambiato i confini della municipalita' e ne ha modificato drammaticamente la demografia incorporando in essa 30.000 musulmani di tre campi profughi vicini, Dehaisheh, El-Ayda' e El-Azeh. Ha anche aggiunto alcune migliaia di beduini della tribu' di Ta'amrah, dislocati ad est di Betlemme e ha incoraggiato l'immigrazione musulmana da Hebron a Betlemme. Il risultato e' che nella zona i 23.000 cristiani sono stati ridotti da una maggioranza del 60% nel 1990 a una minoranza nel 2001.
    Inoltre, in sprezzo della tradizione, Yasser Arafat ha nominato un musulmano di Hebron, Muhammed Rashad A-Jabari, governatore di Betlemme. Questi ha licenziato il consiglio comunale esistente, composto da 9 cristiani e due musulmani, e lo ha rimpiazzato con un concilio composto per il 50% da musulmani. Anche se il sindaco e' cristiano, i funzionari di piu' alto livello, i settori della sicurezza e altri settori sono stati svuotati dei loro impiegati comunali cristiani (29). Per di piu', "secondo le nuove regole per l'elezione del consiglio comunale stabilite dall'Autorita' Palestinese - ma non ancora in vigore - il sindaco sara' comunque nominato dai membri del consiglio della propria citta'. I cristiani temono che queste nuove regole aprano la strada alla nomina di sindaci musulmani in una citta' tradizionalmente cristiana" (30).
    Sebbene 6 degli 88 seggi al Consiglio legislativo palestinese siano stati riservati a cristiani (31), rappresentando quindi piu' del doppio della loro effettiva proporzione nella societa' palestinese, il Consiglio e' un'entita' praticamente senza poteri. In modo simile, nessun cristiano detiene una posizione di potere nel governo palestinese.


Soprusi sui cristiani palestinesi da parte di musulmani palestinesi
I palestinesi cristiani sono ritenuti da molti musulmani come una potenziale quinta colonna israeliana - come fossero cristiani libanesi. In realta', all' inizio della recente guerra del terrore nel 2000, i musulmani palestinesi hanno attaccato i cristiani a Gaza, come confermato da Padre Raed Abusahlia, cancelliere del Patriarcato latino di Gerusalemme (32).
    A Betlemme e nella vicina Beit Sahur ci sono molte scritte sui muri contro i cristiani: "Prima la gente del Sabato [gli ebrei], poi la gente della domenica [i cristiani]" (33). Lo stesso slogan e' stato spesso cantato durante le manifestazioni antiisraeliane dell'Olp/AP. Accusate di indossare vestiti occidentali "permissivi", le donne cristiane di Betlemme sono state intimidite varie volte. Infine si ha notizia di frequenti rapimenti e stupri di donne cristiane (soprattutto a Beit Sahur), come gia' avvenuto in Libano (34).
    Cimiteri cristiani sono stati profanati, sono state tagliate le linee telefoniche dei monasteri e ci sono state irruzioni nei conventi. (35).
    Nel luglio del 1994 "The Wall Street Journal" ha riferito che i musulmani palestinesi non avrebbero venduto terra ai cristiani e che gli immobili e le associazioni dei cristiani erano state attaccate da estremisti musulmani. Tombe, statue e crocifissi cristiani erano stati dissacrati; e cristiani avevano subito aggressioni, percosse e attacchi con bombe molotov (36).
    Nel febbraio del 2002 musulmani palestinesi hanno scatenato un'ondata di aggressioni contro i cristiani a Ramallah, e l'Autorita' Palestinese non e' intervenuta. Come denunciato dal "Boston Globe":
    "La verita' e' che si tratta di un problema fra cristiani e musulmani - dice un imprenditore cristiano - Non c'e' sicurezza per noi. Ognuno usa la legge a modo suo. Uno accusa il fratello di un uomo, e gli bruciano la casa, il negozio, la macchina, e la polizia di Ramallah sta lì e guarda. Questa e' la democrazia per la Palestina?"
    Anche alcuni agenti dei servizi di sicurezza partecipano a queste devastazioni, dicono i testimoni. "Il capo della sicurezza a Kalandia e' stato denunciato per queste devastazioni" ha detto un commerciante musulmano. Il sindaco di Ramallah e' venuto, ha visto cosa stava succedendo, e se n'e' andato. Sono musulmano, ma condanno queste cose. Sono dei selvaggi" (37).
    Simili attacchi sono avvenuti anche a Gerusalemme Est. Nel finesettimana bande di giovani musulmani hanno devastato i locali di una piscina vicino alla Chiesa del Santo Sepolcro, frequentata dai giovani cristiani. Quattro cristiani sono stati accoltellati e feriti leggermente, uno pero' e' stato ricoverato in ospedale. Secondo i testimoni circa 50 giovani musulmani hanno marciato per i quartieri cristiani, cantando slogan anticristiani. Hanno attaccato i cristiani anche nelle case, distruggendo sedie, tavoli e altri oggetti. Il vice capo della polizia della Citta' Vecchia, David Givati, ha confermato che ci sono stati di recente alcuni di questi attacchi di musulmani contro cristiani (38).


La reazione dei palestinesi cristiani: fuga
Con gli Accordi di Oslo fra il 1995 e il 1997, all'Autorita' Palestinese veniva dato il controllo su oltre il 98% della popolazione palestinese in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza. Ci si sarebbe potuti aspettare che i palestinesi cristiani, nello spirito dell'autodeterminazione palestinese, aderissero alla giurisdizione dell'AP. Ma non e' stato così; i cristiani palestinesi stanno scappando.
    I cristiani palestinesi sono gia' fuggiti al dominio islamico in passato. Nell'ultimo censimento delle autorita' mandatarie britanniche nel 1947, c'erano 28.000 cristiani a Gerusalemme. Il censimento svolto da Israele subito dopo la Guerra dei Sei Giorni nel 1967, con cui termino' il controllo durato 19 anni della Giordania sulla parte orientale della citta', trovo' che erano rimasti soltanto 11.000 cristiani a Gerusalemme Est. Circa 17.000 (il 61%!) erano scappati durante il dominio giordano su Gerusalemme (39).
    In realta', i palestinesi cristiani hanno sofferto per secoli, in quanto "dhimmi". Ad esempio, un viaggiatore inglese in Terra Santa nel 1816 notava che ai cristiani non era permesso viaggiare a cavallo senza permesso esplicito del Pascia' musulmano (40).
    All'inizio del '900, aggressioni sporadiche ai cristiani da parte dei musulmani accadevano in molte citta' palestinesi (41). Durante le rivolte arabe palestinesi della fine degli anni '30 - e a cui parteciparono ben pochi cristiani - se un contadino cristiano rifiutava di rifornire le bande terroriste con armi e rifornimenti, le loro vigne venivano sradicate e le loro donne violentate. I ribelli costringevano la popolazione cristiana ad osservare il giorno di riposo al venerdì, invece che alla domenica e a sostituire il Fez con la Kefia, per gli uomini, mentre le donne erano costrette ad indossare il velo. Nel 1936 i musulmani marciarono verso il villaggio cristiano di Bir Zayt, vicino a Ramallah, cantando "Stiamo andando ad ammazzare i cristiani" (42).
    Dal 1953 al 1967, la Giordania comincio' ad islamizzare il quartiere cristiano della citta' vecchia di Gerusalemme con leggi che vietavano ai cristiani di comprare la terra e le case. Fu ordinata la chiusura obbligatoria delle scuole durante le festivita' musulmane e fu permesso che moschee fossero costruite accanto alle chiese, impedendo a quest'ultime qualsiasi possibilita' di allargarsi.

(Amici di Israele, 05.11.02 - trad. Valentina Piattelli)

Note:
  1. Daphne Tsimhoni, "The Christians in Israel, the West Bank and the Gaza Strip," Middle East Quarterly, inverno 2001
  2. "Bat Ye'or, Islam and Dhimmitude: Where Civilizations Collide", Fairleigh Dickenson University Press, 2002, p. 41
  3. Jonathan Adelman and Aggie Kuperman, "Rocky Mountain News", 22 dicembre 2001
  4. "Muslim Countries Becoming Bolder in Persecuting Christians," Battle Cry Magazine, settembre/ottobre 2001
  5. Daphne Tsimhoni, "The Christians in Israel, the West Bank and the Gaza Strip," Middle East Quarterly, inverno 2001
  6. Daphne Tsimhoni, "The Christians in Israel, the West Bank and the Gaza Strip," Middle East Quarterly, inverno 2001
  7. MEMRI Special Dispatch No. 138, 13 ottobre 2000
  8. "International Religious Freedom Report: Israel and the Occupied Territories" Dipartimento di Stato Americano, realizzato il 26 ottobre 2001
  9. Ministero dell'informazione dell'Autorita' Palestinese, dicembre 1997. Riportato da: http://www.lawsociety.org/Reports/reports/1998/crz4.html
  10. "The Palestinian Authority's Treatment of Christians in the Autonomous Areas", Governo di Israele, ottobre 1997, tradotto in inglese dall'Imra.
  11. Dani Naveh (Israeli Minister of Parlamentary Affairs) et al, The Involvement of Arafat, PA Senior Officials and Apparatuses in Terrorism against Israel, Corruption and Crime, 2002, http://www.mfa.gov.il/mfa/go.asp?MFAH0lom0
  12. Sayed Anwar, "Exiled Palestinian militants ran two-year reign of terror," "The Washington Times", 13 maggio 2002.
  13. Dani Naveh (Israeli Minister of Parlamentary Affairs) et al, The Involvement of Arafat, PA Senior Officials and Apparatuses in Terrorism against Israel, Corruption and Crime, 2002, http://www.mfa.gov.il/mfa/go.asp?MFAH0lom0
  14. "The Palestinian Authority's Treatment of Christians in the Autonomous Areas", Governo di Israele, ottobre 1997, tradotto in inglese dall'Imra.
  15. Associated Press, cit. in Yoram Ettinger, "The Islamization of Bethlehem By Arafat," Jerusalem Cloakroom #117, Ariel Center for Policy Research, 25 dicembre 2001
  16. Associated Press, cit. in Yoram Ettinger, "The Islamization of Bethlehem By Arafat" Jerusalem Cloakroom #117, Ariel Center for Policy Research, 25 dicembre 2001
  17. Lettera di Andreas Reinecke al colonello Jibril Rajoub, capo dell'apparato di sicurezza preventiva dell'AP in Cisgiordania, 5 maggio 2002, dal portavoce dell'IDF, 12 maggio 2002.
  18. Yediot Ahronot 24 maggio, cit. in Daily Alert, Conferenza dei presidenti delle principali organizzazioni ebraiche, 30 maggio 2002.
  19. Portavoce dell'IDF 3 aprile 2002
  20. Margot Dudkevitch, "Gunmen Stole Gold, Crucifixes, Escaped Monks Report" The Jerusalem Post, 24 aprile 2002
  21. "'Greedy Monsters' Ruled Church," The Washington Times, 15 maggio 2002
  22. Intervista all'Imra, 25 dicembre 1996
  23. Intervista al Fox News Sunday, 21 aprile 2001
  24. Al-Quds, June 18, 1999, 18 giugno 1999, riportato da MEMRI, edizione 41 del 2 agosto 1999
  25. Nadav Shragai, "Islamic Movement Planning Fourth Mosque For Temple Mount," Haaretz (Online English Edition), 18 giugno 2000
  26. Andrea Levin, "EYE ON THE MEDIA: Desperately Seeking the Temple Mount, "The Jerusalem Post, 11 luglio 2000
  27. Etgar Lefkovits, "Antiquities Authority: Wakf damaging Temple Mount," The Jerusalem Post, 22 marzo 2001
  28. Uri Dan, "Temple Mount Artifacts Looted", "The New York Post", 22 aprile 2001
  29. Associated Press, cit. in Yoram Ettinger, "The Islamization of Bethlehem By Arafat," Jerusalem Cloakroom #117, Ariel Center for Policy Research, 25 dicembre 2001
  30. Daphne Tsimhoni, "The Christians in Israel, the West Bank and the Gaza Strip," Middle East Quarterly, inverno 2001
  31. Daphne Tsimhoni, "The Christians in Israel, the West Bank and the Gaza Strip," Middle East Quarterly, inverno 2001
  32. Margot Dudkevitch et al, "Church Denies Christians Fleeing PA Areas," The Jerusalem Post, October 26, 2000
  33. Andre Aciman, "In the Muslim City Of Bethlehem," New York Times Magazine, 24 dicembre 1995
  34. Associated Press, cit. in Yoram Ettinger, "The Islamization of Bethlehem By Arafat," Jerusalem Cloakroom #117, Ariel Center for Policy Research, 25 dicembre 2001
  35. "The Palestinian Authority's Treatment of Christians in the Autonomous Areas", Governo di Israele, ottobre 1997, tradotto in inglese dall'Imra.
  36. "Bat Ye'or, Islam and Dhimmitude: Where Civilizations Collide", Fairleigh Dickenson University Press, 2002, p. 244
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  38. Bill Hutman, "Concern Over Moslem Attacks On Christians In Old City," "Jerusalem Post", 8 luglio 1994
  39. "The Palestinian Authority's Treatment of Christians in the Autonomous Areas", Governo di Israele, ottobre 1997, tradotto in inglese dall'Imra.
  40. James Silk Buckingham, "Travels in Palestine", London 1821, citato in Bat Ye'or, p. 98
  41. Yehoshua Porath, "The Palestinian Arab National Movement, 1929- 1939: From Riots to Rebellion" (London, 1977), p.109, citato in Bat Ye'or p. 160-161
  42. Yehoshua Porath, "The Palestinian Arab National Movement, 1929- 1939: From Riots to Rebellion" (London, 1977), p.109, citato in Bat Ye'or pp. 268-70


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