Notizie su Israele 148 - 12 gennaio 2003


<- precedente    seguente ->                                                                                                                                                 indice
Il SIGNORE ruggirà da Sion, farà sentire la sua voce da Gerusalemme, e i cieli e la terra tremeranno; ma il SIGNORE sarà un rifugio per il suo popolo, una fortezza per i figli d'Israele. «Voi saprete che io sono il SIGNORE, il vostro Dio; io dimoro in Sion, il mio monte santo; e Gerusalemme sarà santa, e gli stranieri non vi passeranno più.

(Gioele 3:16-17)



«L'IRAQ TRIONFERA'. LO VUOLE ALLAH»


Il portavoce di Hamas: L'Iraq deve creare un esercito di suicidi

Un articolo intitolato "L'Iraq trionferà, per volere di Allah", del portavoce di Hamas dott. Abd Al-Aziz Al-Rantisi, è stato pubblicato sul sito web del movimento Hamas. Nell'articolo, Al-Rantisi ha sollecitato l'Iraq a istituire un esercito di suicidi che accoglierebbe tutti i guerrieri della Jihad, in modo da fermare l'imminente attacco al paese. Ecco alcuni estratti:


I crociati occidentali troveranno la loro fine contro la nazione islamica

"Io ancora sostengo che, nonostante l'enorme accumulo [militare] dei Crociati nel Golfo, la guerra contro l'Iraq non sia lo scenario più probabile e che, all'ombra del veleno del cieco odio crociato disseminato da Bush, tutte le opzioni siano [ancora] aperte. Ma se la guerra è alle porte, è sicuro il trionfo di questa opprimente aggressione crociata? Io non lo credo. Penso che l'arroganza condurrà l'Occidente alla sua fine sicura se è determinato ad agire con l'aggressione e con il terrore contro la nazione islamica, e che la sua prima sconfitta sarà in Iraq".
  
"Questa sconfitta ha numerosi livelli: il più basso è il fallimento nel raggiungimento degli obiettivi dell'aggressione, e il più alto è la sconfitta militare sul campo di battaglia. Perché l'Iraq ottenga la grande, bramata vittoria, deve predisporre tutta la forza possibile per questa battaglia. I più importanti punti di forza sono: essere aiutati da Allah, e affidarsi effettivamente e fedelmente a Lui".
  
"L'Iraq non ha bisogno dell'aiuto degli arabi. Gli arabi attualmente sono indifesi,  e pensano che la cosa più intelligente per loro da fare sia arrendersi. Essi non possono aiutare se stessi. Come, quindi, aiuteranno l'Iraq? 'Quelli che tu chiami oltre a Lui non hanno alcun potere per aiutarti, né possono aiutare se stessi' [Corano 7:197]."


"L'Iraq non deve riporre le sue speranze su Russia, Francia e Cina"

"L'Iraq non deve riporre le sue speranze su Russia, Francia e Cina. Questi paesi, oltre a quelli che non possono aiutare l'Iraq, privilegiano i loro interessi nazionali su quello per l'Iraq. Se fosse stato nei loro interessi che l'Iraq non fosse attaccato, non avrebbero neanche fatto le mosse imbarazzanti  [che hanno compiuto]. Noi sappiamo che l'aggressione contro l'Iraq è un'aggressione contro gli interessi di questi paesi. Ma essi non possono salvare l'Iraq, e quindi l'Iraq dev'essere aiutato da Allah".
 
"Se [l'Iraq] fa questo, nessuna forza sulla terra può sconfiggerlo, indipendentemente dalla sua forza. 'Se Allah ti aiuta, nessuno prevarrà su di te' [Corano 3:160].  Sappiate,  fratelli nostri in Iraq, che se non siete aiutati da Allah, non sarete aiutati da nessuno. 'Se Lui vi abbandona, chi altro può aiutarvi? È in Allah che i credenti dovrebbero riporre la loro fiducia' [Corano 3:160]. Oh  nostro popolo d'Iraq, sii fiero di Allah, credi nel suo trionfo, e abbi fede in lui. 'Allah è sufficiente per chi ripone fiducia in Allah' [Corano 65:3]".


I nemici dell'Iraq desiderano ardentemente la vita, mentre i musulmani chiedono ardentemente il martirio

"Un altro punto di forza è la volontà, libera di ogni debolezza o esitazione, e questa è una delle qualità dei nostri fratelli in Iraq... Se i Crociati non riusciranno a spezzare la volontà della resistenza del popolo iracheno - e falliranno il loro scopo, per volere di Allah - l'unica cosa che conseguiranno dalla loro aggressione saranno lacrime... In definitiva, la battaglia è una battaglia di volontà. Dobbiamo essere convinti di doverla vincere. Il primo stadio della sconfitta è la delusione, la disperazione e il pessimismo. Io sostengo che Allah abbia liberato il popolo iracheno di queste malattie pericolose".

"Un altro punto di forza è che gli iracheni avranno un esercito di martiri. I nemici di Allah e i nemici di questo popolo sono codardi. Essi desiderano ardentemente la vita, mentre i musulmani invocano con insistenza il martirio. Le operazioni di martirio che colpiscono possono assicurare che l'orrore sia seminato nei cuori [dei nemici], e l'orrore è una delle cause di sconfitta. Non c'è alcun' altra strada che istituire migliaia di squadre di martiri, in un apparato segreto, che, sin d'ora, abbiano a loro disposizione la capacità, così come migliaia di cinture esplosive sofisticate, con un esplosivo potente per provocare un grande danno".

"Per difendere la patria dall'attacco terroristico crociato, c'è una necessità per il popolo che aspira al Paradiso, e la via più breve per il Paradiso è la morte per Allah. Alcuni di noi dovrebbero vedere le facce gioiose e soddisfatte delle madri in Iraq quando esse si separano dal frutto del loro ventre, che va via verso i regni dell'onore, i regni del martirio. In questo modo il nemico della nazione sa che salvaguardare l'onore e la patria è più caro della vita, e  le nostre madri in Iraq, come le nostre madri in Palestina, [vogliono] sacrificare il frutto del loro ventre,  ma non il loro onore".

        
L'Iraq deve addestrare martiri

"L'Iraq deve addestrare squadre di martiri per la fede, e questo sarà possibile solo [studiando] il Corano. Il Corano è [il libro] più stimolante per l'eroismo e per l'onore, e in esso non c'è spazio per debolezza e lassismo. 'Combatteteli; Allah li punirà con le vostre mani, e li umilierà, e curerà i cuori dei credenti [Corano 9:14]. Quelli che credono nel Corano possono, per volontà di Allah , come sta avvenendo in Palestina, colpire le fondamenta del nemico, indipendentemente dalla sua forza. Essi possono sconfiggerlo, con l'aiuto di Allah, per quanto crudele sia. Quanto è grande la differenza fra quelli che cercano il martirio e quelli che cercano [ la vita di ] questo mondo!".
  
"Un altro punto di forza è che il nostro popolo in Iraq [dovrebbe] essere unito, malgrado le sue diverse articolazioni. Tutti voi siete nel mirino. Le bombe e il fuoco [che vi cadranno addosso] non faranno distinzioni fra voi. Siate una mano e un cuore, dato che la mano di Allah è con il collettivo. 'Allah ama quelli che lottano per la sua causa schierati a ranghi serrati, come se fossero un muro forte...' [Corano 61:4]. I vostri nemici stanno puntando a seminare divisioni tra di voi, in modo da sfruttarle e conquistare la vostra patria senza alcun costo. Ci saranno tra di voi quelli che daranno aiuto al nemico e preferiranno i loro interessi a quelli della patria. Queste persone non sono parte di voi; sono parte di loro [del nemico]. 'Chi tra voi  li considera come aiutanti sarà in realtà uno di loro' [Corano 5:51]. L'azzardo del nemico di fare affidamento su di loro sarà indubbiamente sconfitto".


I guerrieri della Jihad devono avanzare da ogni luogo per difendere l'Iraq

"Un altro punto di forza è che dovreste aprire le vostre porte ai guerrieri della Jihad, i figli di questa nazione islamica, in modo che possiate compiere la vostra missione difendendo la terra dei musulmani. La sconfitta dei Crociati in Iraq fermerà la loro avanzata verso il resto delle terre musulmane. Essi aspirano ad attraversare i confini dell'Iraq e della Palestina, e non sono soddisfatti del controllo della terra e delle risorse naturali. Anche se questo è uno dei loro obiettivi, dopo la conquista della terra e il saccheggio delle sue risorse naturali, essi prenderanno di mira la fede di questa nazione. 'Essi non cesseranno di combattervi fino a quando non vi faranno ripiegare dalla vostra fede, se potranno' [Corano 2:217]. Date ai guerrieri della Jihad una possibilità di fermare questa aggressione oppressiva. I guerrieri della Jihad devono avanzare da ogni luogo per difendere la terra dell'Iraq. Se non fossimo stati in battaglia contro Israele in Palestina, il nostro popolo in Palestina sarebbe stato il primo ad accorrere in aiuto del nostro popolo in Iraq".
  
"La battaglia in Iraq, come quella in Palestina, è la battaglia della nazione [islamica]. La nazione deve compiere la sua missione e utilizzare le sue capacità di aiutare l'Iraq. E dico a chiunque sia soggiogato dalla realtà: "L'Iraq vincerà, per volere di Allah".

(The Middle East Media Research Institute, 10.01.03)



CONSIDERAZIONI DI CHI SI PREPARA ALLA GUERRA IN ISRAELE


Quasi guerra... e i bambini?

di Debora Fait (Israele)

    Ogni giorno la radio e la telvisione in Israele ragguagliano i cittadini sulla probabile futura guerra. Avete le maschere? avete controllato se sono ancora efficienti? E le iniezioni contro l'antrace? siete andati al piu' vicino ufficio militare a far controllare il vostri kit?
    E poi sono disponibili anche  maschere antigas per cani e gatti, certo non le terranno a lungo ma si puo' tentare. E gli uccellini di casa? Anche per quelli , gabbia compresa, c'e' una specie di maschera. Hanno  pensato a tutto.
    E poi le camere della guerra in ogni appartamento costruito dopo il 1991: sono  camere normalissime a prima vista ma se si chiudono  porta e  finestra allora ci si  sente leggermente  claustrofobici. Tutto e' a prova d'aria, la porta si chiude in tre fasi, ermeticamente,  la finestra ha le imposte di puro acciaio. Le pareti sono di cemento armato e acciaio. Un bombardamento? Niente paura, tutta la casa crolla ma il tubo di acciaio che contiene le camere della guerra restera' in piedi.
    Uno allora pensa, e dopo?
    Gia', e dopo?
    E chi vive in un appartamento costruito prima del 1991? si arrangia come si sono arrangiati tutti durante la guerra del Golfo!
    Nastro adesivo alle finestre e alle porte in precedenza incartate con fogli di nylon, gommapiuma tutto intorno in modo che non passi aria.
    8 ore di autonomia, e poi?
    Gia' e poi?
    Gli amministratori dei condomini, degli uffici, delle scuole  e i vari ministeri hanno dato ordine di rinfrescare  i rifugi pubblici sparsi un po' dovunque, approvigionarli con acqua, 12 litri a testa per tre giorni.
    Tre giorni, e poi?
    Gia', e poi?
    Tutti pronti allora, non lo si nota ma il paese e' in fermento, in modo molto discreto e silenzioso per non impressionarsi gli uni con gli altri.
    E si aspetta con un po' di ansia e parecchio stress  il momento in cui tutti usciranno di casa con il kit della maschera antigas a tracolla a mo' di borsetta  come nel 1991 quando tutti erano piu' buoni e chiedevano alle signore con maschera a tracolla e sacchetti della spesa in mano  che si affrettavano verso casa: "Vuoi un passaggio? ti posso accompagnare a casa?".
    La paura della guerra rende tutti fratelli, ci sentiamo tutti insieme, in trappola, siamo ebrei e israeliani e sempre, in un modo o nell' altro, presi di mira. Questo ci unisce, ci ha sempre uniti dall'epoca della distruzione del Tempio: stesso popolo, stessi problemi, stessi dolori.
    Restiamo uniti e saremo forti.
    E i bambini?
    Anche loro, i nostri stupendi e meravigliosi bambini spesso maleducati e sempre viziatissimi, diventano improvvisamente bravi, piu' silenziosi,  piu' maturi, sempre tanto pieni di coraggio da far venire le lacrime agli occhi e la gola chiusa.
    Il New York Times del 3/12/2002 ha scritto un articolo cosi' bello e commovente nella sua semplice crudezza che e' giusto riportare:
    

"Per gli scolari israeliani, lezione in maschera antigas al posto della geografia"(di Dexter Filkins)
    «Nella 4a  classe di Sarah Efrati al posto di matematica, geografia o ebraico, un'ora di lezione sugli effetti del gas.
prosegue ->
    Al posto della normale maestra, una soldatessa dell'esercito, il serg. Mor Anat, spiega ai ragazzini cosa fare esattamente nel caso di attacco biochimico,"Allora dovete porre la vostra maschera esattamente aderente al viso, evitando che passino spiragli d'aria. I bambini sono tutti tra gli 8 e i 9 anni e guardano la soldatessa con seria attenzione.
        "Il gas prima ti strangola e poi ti uccide" dice Siled Mizrhai di 9 anni. "La cosa che più mi preoccupa è il non aver tempo per infilare la maschera".
        Tale corso si esegue attualmente in più di 3000 scuole d'Israele, ed in ciascuna scuola accadono più o meno le stesse cose della classe della signora Efrati. Ci si prepara al peggio. In pratica il corso intende rendere gli alunni consapevoli della realtà, che al mondo esistono cattive persone,  "Quindi dovete essere pronti". Le autorità auspicano che tale preparazione sia portata nelle famiglie dove i ragazzi sapranno insegnare agli adulti l'uso delle maschere. E' il miglior modo per rendere pronti i ragazzi all'evenienza del terrorismo e ad un'attacco biochimico in guerra.
        I ragazzi sono perfettamente coscienti di tutto ciò, e rivolgono moltissime domande, sul come aiutare i propri familiari, alla speciale linea telefonica creata al caso.
        corso alla scuola Efrati, il serg. Mor insegna ai bambini anche l'uso del Kit antiveleno, da iniettare nella gamba.
        "Essere ragazzi in Israele si perde qualcosa", afferma la dott.a Bilha Noi, direttrice del servizio ascolto Psicologico del Ministero dell'educazione.
        Queste alcune delle più frequenti domande dei ragazzi agli intervistatori della speciale linea telefonica;
        "Cosa devo fare con il mio cane?",
        "Il gas Mostarda..., ma ha il sapore di qualcosa?",
        "Potrò mangiare con la maschera?"   C'è poi chi come Elhacai Rafou di 11 anni che ha avuto la madre e la sorellina Eden, ferite nell'esplosione dell'attacco terroristico alla pizzeria Sbarro nell'agosto 2001  "Io cerco di dar forza a mia madre e alla mia sorellina dicendo di non aver paura, ma cofesso che a volte anch'io ho paura".
        Ciò che più sconvolge in questa situazione è il pensare che ci sia chi è figlio di sopravvissuti all'Holocausto ed è venuto in Israele pensando di trovare pace e quiete ed invece si trova costantemente a confrontarsi con violenze e guerra.
        Dice la sig. Efrati "Io sono stato un soldato, mio figlio è un soldato. Ora l'America vuole attaccare l'Iraq e noi saremo presi dentro. Noi siamo sempre presi in mezzo a queste cose. E' pazzesco!"».

    Gia', e' pazzesco.
    Il destino degli ebrei non e' cambiato in Israele.
    Theodor Herzl lo aveva sperato ma la realta' e' diversa e molto tragica.
    Dal giorno in cui abbiamo messo piede nella nostra Terra qualcuno ha sempre tentato di farci scomparire, esattamente come accadeva in Europa.
    E' pazzesco, si, signora Efrati ma il sionismo, nato ben duemila anni fa con l'invocazione "L'ANNO PROSSIMO A GERUSALEMME", non e' robetta da niente e lei lo sa, vero?
    T.Herzl ha realizzato quell'antica invocazione e siamo arrivati qua in Erez contro ogni previsione logica.
    Poveri, stanchi, stracciati, mezzi morti con gli inglesi che continuavano a darci la caccia, con gli arabi che non ci volevano, siamo venuti piangendo di gioia e disperazione e di speranza. La speranza che ci da forza.
    Siamo arrivati, signora Efrati, e vi resteremo. Lo dica ai suoi meravigliosi bambini, prendiamo da loro il coraggio e guardiamoci negli occhi e a testa alta, per loro.    
    E incominciamo a giurare loro , non a promettere ma a giurare che mai piu' un bambino ebreo  dovra' essere toccato perche' ebreo. Mai piu' .
    Glielo dobbiamo giurare e dobbiamo mantenere il giuramento perche' troppi bambini ebrei sono morti in Europa e in Israele.
    Adesso basta.

(da "Informazione corretta", 8 gennaio 2003)



ASPETTANDO LA GUERRA DEL GOLFO 2003


Una madre in Israele partecipa i suoi pensieri alle altre madri

di Ayalah Benisho

Ogni giorno porta con sé i suoi pensieri, e se qualche volta considero quello che sto pensando, sono sicura che tu saresti sorpresa e forse scioccata. Voglio condividere questo con te, affinché tu possa fermarti un momento a pregare, mentre stai facendo i tuoi quotidiani lavori di casa, ricordandoti che in Israele non sono l'unica donna che ha simili pensieri. Credimi, non è paranoia: è proprio il nostro modo di vivere in questi giorni critici e pieni di tensione.
    Qualche volta, mentre sto in auto, partendo da casa o ritornando, specialmente di notte, penso a quello che dovrebbe fare il guidatore se dovesse trovarsi in mezzo a un fuoco incrociato sulle nostre colline di Har Hebron! Ora, il guidatore di solito sono io, perché mio marito, che è autista, ha già guidato abbastanza durante il giorno, e così devo ripetere con me stessa questo "esercizio mentale". "Devo A TUTTI I COSTI mantenere il volante e, se possibile, gettarmi in avanti in modo che il peso del mio corpo possa tenere in linea il volante."
    A casa, mentre sto stendendo la biancheria, qualche volta mi volto indietro e mi chiedo: "Che cosa dovrei fare se vedessi un terrorista che mi sta fissando?" Certo, avrei soltanto una frazione di secondo, se pure... ! So che la prima cosa da fare sarebbe di gridare immediatamente a mio figlio. Ci dev'essere un codice segreto tra noi, una parola che pronunciata in caso d'emergenza lui può capire subito. Allora dovrebbe immediatamente correre a rifugiarsi nel nostro "luogo segreto"  e, a Dio piacendo, mettersi in salvo. 
    Di notte, a letto, guardo verso la finestra. Non ci sono sbarre di ferro alla finestra della nostra camera da letto. Qualche ospite indesiderato potrebbe introdursi. Ehi! Dovrebbe soltanto mirare e sparare!
    Ogni mattina, uscendo di casa do una rapida occhiata alla casa, giusto per assicurarmi che sia più o meno in ordine. Dopo tutto, non mi piacerebbe che qualcuno la trovasse in gran confusione nel caso mi succedesse qualcosa durante il giorno e fossi nell'impossibilità di ritornare a casa.
    Nell'aprile del 2002 due terroristi arabi si sono introdotti nella nostra comunità di Adura. Non dimenticherò mai quella mattina di Shabbat. I nostri vicini erano a casa nostra con i loro figli. Gli uomini avevano le armi e montavano la guardia. Le nostre orecchie erano attaccate alla radio. Era strano sentir parlare di "noi". Si parlava di morti e di feriti. C'era un'aria di sorpresa incredulità e abbattimento, un sentimento di totale impotenza, come se fossimo "in trappola". Eravamo emozionalmente carichi, ma non vedevamo vie d'uscita.
    Adesso ci prepariamo per la guerra del golfo del 2003. Dobbiamo trovare fin d'ora un gioco per i nostri figli più piccoli, quelli che non hanno ancora cinque anni. Forse potremo giocare a "nascondiglio" nelle nostre stanze sigillate. Mettersi la maschera antigas è un po' più difficile. Per questo compito ci vuole un po' di precauzione e sensibilità.
    Ci sta davanti l'ignoto, MA l'Onnipotente Dio è con noi.

(Bridges for Peace, 10 gennaio 2003)



QUANDO E' INIZIATO L'ESTREMISMO ISLAMICO CONTRO L'AMERICA?


Hezbollah e al-Qaeda: quando l'allievo supera il maestro

da un articolo di Avi Davis,
del Freeman Center for Strategic Studies di Los Angeles

    Chi cerca una data che segni l'inizio della spietata campagna dell'estremismo islamico contro l'America non si fermi all'11 settembre 2001. Esiste una data ben piu' adatta per indicare quel momento: il 23 ottobre 1983, il primo vero "giorno dell'infamia" per gli Stati Uniti dopo la seconda guerra mondiale.
    Quella mattina terroristi Hezbollah posero fine alla vita di 241 marines americani e di piu' di 70 soldati francesi nelle caserme della forza multinazionale di pace a Beirut. Un evento storico per almeno due aspetti. Fu la prima volta che un gruppo estremista islamico riusciva a provocare una strage di americani di quelle dimensioni. E fu anche la prima volta dalla seconda guerra mondiale che le forze armate americane rinunciarono a reagire a un massacro di propri soldati di quella portata. Seguendo i prudenti avvertimenti dell'allora segretario alla difesa Caspar Weinberger, l'amministrazione Reagan rinuncio' a qualunque risposta all'attacco Hezbollah pur di non mettere in pericolo le precarie relazioni con l'Arabia Saudita. Al contrario, le forze Usa vennero rapidamente ritirate dal Libano.
    La mancanza di una qualunque significativa reazione al massacro di forze americane inviate a difesa della pace, unita al loro precipitoso ritiro, ebbe ripercussioni di vastissima portata. Il potere e il prestigio degli Hezbollah in Libano crebbe enormemente. Nei cinque anni successivi, galvanizzati da questo successo, gli Hezbollah consolidarono il loro controllo politico sul Libano meridionale e si fecero un punto d'onore di tormentare con un incessante stillicidio di attacchi le forze israeliane asserragliate nei 23 chilometri della fascia di sicurezza creata a difesa del confine dopo il 1982. Dal 1983 fino a tutto il 1992 gli israeliani subirono 49 attacchi suicidi da parte dei terroristi Hezbollah. L'affrettato ritiro israeliano nel maggio 2000 non fece che confermare cio' che molti estremisti musulmani avevano gia' pensato diciassette anni prima: ne' gli israeliani, ne' gli americani hanno abbastanza fegato per subire importanti perdite o per combattere la minaccia degli attentati suicidi.
    Negli ultimi vent'anni gli Hezbollah, rafforzati dall'aiuto dei mullah iraniani e dalla liberta' d'azione concessa loro dai virtuali governanti del Libano in Siria, sono diventati i veri padroni del Libano meridionale. Nel farlo, hanno iniziato a sviluppare una rete internazionale di operazioni di autofinanziamento che ha generato un flusso costante di armi e denaro verso il Libano meridionale. A poco a poco gli Hezbollah sono diventati modello e ispirazione per tutti i gruppi estremisti islamici, sia sunniti che sciiti. Dunque non desta meraviglia venire a sapere che le indagini sugli attentati all'hotel Paradise e all'aereo civile israeliano a Mombasa (in Kenya) stanno portando alla luce una probabile collusione fra Hezbollah e la rete al-Qaeda. Quello che emerge, anzi, e' uno schema piuttosto chiaro di attiva cooperazione fra Hezbollah e al-Qaeda. I servizi di intelligence occidentali hanno gia' scoperto alti livelli di collaborazione fra Osama bin Laden e Imad Muganiyeh, il capo terrorista Hezbollah che in Libano guido' alcuni dei massacri e sequestri di persona piu' spettacolari. Secondo alcune informazioni, Muganiyeh si incontro' per la prima volta con bin Laden gia' nel 1995, e da allora i due si sarebbero incontrati altre volte con regolarita'. Di piu', secondo fonti di intelligence citate dal Sunday Telegraph, quando al-Qaeda ha dovuto abbandonare l'Afganistan alla fine del 2001, tra 80 e 100 operativi dell'organizzazione avrebbero ricevuto passaporti falsi da Hezbollah, per poi trovare ospitalita' nel Libano meridionale, in Arabia Saudita e nello Yemen. Hezbollah, operando gomito a gomito con al-Qaeda, avrebbe anche creato cellule terroristiche in paesi dell'estremo oriente come Indonesia, Tailandia, Malesia, Filippine e Singapore. E' risaputo che da anni gli Hezbollah sono attivi nella striscia di Gaza e in Cisgiordania, ma la notizia che giunge dai servizi di sicurezza israeliani secondo cui, oggi, al-Qaeda sarebbe presente in prima persona in quei territori a fianco di Hezbollah suona come agghiacciante conferma di un nuovo, inaspettato livello di collaborazione.
    Ecco perche', in un mondo post-Saddam, la priorita' militare degli Stati Uniti dovrebbe diventare quella di abbattere gli Hezbollah, le cui forze e i cui comandi non sono nemmeno nascosti. [...] Siria e Iran devono essere avvertiti delle conseguenze che subirebbero se non porranno fine al sostegno finanziario e strategico a Hezbollah; l'Arabia Saudita deve essere chiamata a rendere conte del suo atteggiamento doppio rispetto alla guerra contro il terrorismo.
    Perseguire al-Qaeda puo' appagare la comprensibile sete di giustizia degli americani. Ma eliminare i capiscuola e gli ispiratori di quella organizzazione puo' fare di piu': puo' recapitare ai mandanti del terrorismo quel messaggio che gli Stati Uniti, fatalmente, mancarono di spedire diciannove anni fa.

(israele.net, 31.12.2002 - dalla stampa israeliana)


INDIRIZZI INTERNET


The Friends of Israel Gospel Ministry