Notizie su Israele 149 - 16 gennaio 2003


<- precedente    seguente ->                                                                                                                                                 indice
Oracolo, parola del SIGNORE, riguardo a Israele. Parola del SIGNORE che ha disteso i cieli e fondata la terra, e che ha formato lo spirito dell'uomo dentro di lui. «Ecco, io farò di Gerusalemme una coppa di stordimento per tutti i popoli circostanti; questo concernerà anche Giuda, quando Gerusalemme sarà assediata. In quel giorno avverrà che io farò di Gerusalemme una pietra pesante per tutti i popoli; tutti quelli che se la caricheranno addosso ne saranno malamente feriti e tutte le nazioni della terra si aduneranno contro di lei.

(Zaccaria 12.1-3)



I PALESTINESI E OSAMA BIN LADEN

    
Portachiavi palestinese

Un bestseller tra i palestinesi della striscia di Gaza e nella cosiddetta West Bank è un ciondolo portachiavi con una figura di plastica che rappresenta un Osama Bin Laden che predica. Centinaia di questi ciondoli sono già stati venduti e sono particolarmente prediletti dagli autisti di taxi e dai bambini. In questo modo i palestinesi esprimono la loro simpatia per il capo terrorista di al-Qaida Osama Bin Laden.
    «Questi ciondoli portachiavi esprimono l'atteggiamento antiamericano dei palestinesi. Sono arrabbiati con gli USA perché appoggiano Israele e conducono una guerra contro l'Islam. Bin Laden, al contrario, per loro è un eroe», ha detto un venditore di questi ciondoli.
    Dall'altra parte, un palestinese moderato laureato ha detto che spera che le autorità dell'Autonomia intervengano presto contro la vendita di questi oggetti, affinché non tutti i palestinesi siano visti come persone che appoggiano il terrorismo. Lui è convinto che la maggioranza dei palestinesi condanna le azioni terroristiche di al-Qaida e di Bin Laden.

(NAI - Stimme aus Jerusalem, 12.01.2003)



TERRORISMO PALESTINESE E BUONA EDUCAZIONE EUROPEA


Arafat uccide la nostra gente e gli europei ci vanno a colazione?

di Ehud Gol (ambasciatore di Israele a Roma)

    
Ehud Gol

Domenica sera [5 gennaio], i Martiri di Al Aqsa, il braccio militare della fazione di Arafat, rivendicava il duplice attentato alla stazione di Tel Aviv. Il comunicato spiega che "il primo attentatore suicida ha fatto esplodere il suo corpo puro nella strada affollata ed è stato seguito immediatamente dal secondo attentatore suicida in una strada adiacente". Il comunicato termina con un avviso: "Giuriamo di fronte alla nostra gente che ci saranno presto altre operazioni suicide". Si è trattato dell'ennesimo attentato il cui solo obiettivo è l'uccisione del maggior numero possibile di ebrei. La prossima settimana una conferenza a Londra avrebbe riunito attorno ad un tavolo i rappresentanti del Quartetto e di alcuni stati arabi, pronti ad ascoltare una delegazione dell'Autorità Palestinese sul tema della pace.
    Peccato che nessuno potrà ascoltare la voce di quei 23 innocenti uccisi a Tel Aviv dalle "brigate" dell'organizzazione di Arafat. E peccato che nessun consesso europeo chiederà l'opinione di quel centinaio di uomini e donne rimasti feriti o mutilati nella strage.
Peccato che nessuno può dar voce a quelle migliaia di palestinesi vittime di una cultura dittatoriale dell' odio, bersaglio dell'incitamento alla violenza più crudo, reclutati al "martirio" in nome di falsi idoli.
    Trovo quantomeno curioso che gli europei invitino a colazione i responsabili di 27 mesi di morte e distruzione. Nessuno si aspetta che gli americani si siedano a negoziare con Bin Laden, il cui unico scopo dichiarato è la distruzione dell'America e della civiltà occidentale. Nessuno si aspetta che gli europei invitino Saddam Hussein in visita ufficiale per discutere le divergenze di opinione sul suo arsenale di armi di distruzione di massa e sulle sue espresse intenzioni di farne uso. Invece i delegati di Arafat sono stati invitati a Londra per "parlare di pace". Uomini di potere palestinesi che non esitano a condannare le stragi di israeliani di fronte alle telecamere occidentali, ma che dietro le quinte continuano a finanziare i terroristi, ad addestrare gli attentatori e a fornirgli tutto il necessario per ucciderci, spesso con soldi europei.
    L'invito a Londra dimostra che gli europei considerano l'Autorità Palestinese in grado di trattare la pace. Mi domando allora che leadership è quella che può negoziare una pace ma non è capace di farla. Che può viaggiare per le capitali europee e stringere la mano dei maggiori decision makers del mondo occidentale, ma che a casa propria non sa arrestare gli assassini. Siamo stati noi israeliani i primi ad accordare fiducia ad Arafat designandolo come partner per un processo di pace che avrebbe portato i palestinesi ad avere un loro stato e noi ad avere pace e sicurezza.
    Continuiamo a sostenere la necessità di un accordo risolutivo delle nostre controversie, ma allo stesso tempo, il terrorismo palestinese che ci uccide, la vuota retorica dell'Autorità Palestinese, le menzogne e i funerali interminabili ci hanno insegnato che Arafat non è e non vuole essere parte della soluzione. Al contrario, è il problema. Gli europei gli hanno promesso uno stato senza chiedergli di fermare il terrorismo. Si può davvero ragionevolmente credere che bisogna premiare chi sostiene la violenza per convincerlo a rinunciarvi? Se diamo un premio al tiranno, poi non avremo null'altro con cui negoziare il diritto alla vita dei nostri cittadini.
    Se i leader palestinesi andranno a Londra il messaggio del Quartetto dovrà essere molto, molto chiaro: è finito il tempo delle false promesse, il terrorismo va sconfitto con azioni concrete.
    Guardiamo in faccia la realtà: l'obiettivo di Arafat, mai abbandonato, è la guerra santa per la distruzione dello Stato d'Israele. Si alza la sua voce sui territori. È un'invocazione: "Jihad, Jihad, Jihad". Da Gerusalemme, da Tel Aviv, da Haifa noi la sentiamo mentre raccogliamo le vittime innocenti. Da Londra possono sentirla?

(Il Foglio, 8 gennaio 2002)



SQUADRE SPECIALI SORVEGLIANO LE STRADE DI LOD


Un ebreo, un cristiano ed un musulmano sono andati a pattugliare

di Avi Ashkenazi

    Succede ogni sera a Lod [25 km a sud-est di Tel Aviv]: volontari appartenenti alle tre religioni pattugliano cimiteri, sinagoghe, chiese e moschee, lavorando insieme per sventare scassi, furti e traffico di droga, che possono avvenire persino nei luoghi consacrati. Un team di Ma'ariv ha accompagnato i volontari nelle loro attività notturne, che consolidano la coesistenza in questa città a popolazione mista, per mezzo della lotta al crimine.
    Che cosa fanno un ebreo ultra-ortodosso, un devoto musulmano ed un cristiano credente, dentro una macchina, in mezzo alla notte? Potrebbe sembrare l'inizio di una vecchia barzelletta, ma la verità è che questo succede ogni notte, nel corso degli ultimi quattro mesi, nella città di Lod, dove convive una popolazione mista. Tre volontari, uno per ogni religione, si incontrano alla stazione di polizia della città, salgono su un'auto della polizia e partono per pattugliare i luoghi santi della città ed i suoi cimiteri.
    Si tratta degli appartenenti ad un'unità speciale della Guardia Civile, che pattugliano i luoghi santi di Lod. Ogni sera escono a piedi ed in macchina, pattugliano le strade della città e sorvegliano decine di sinagoghe, moschee, chiese e cimiteri. Hanno già avuto una discreta quantità di successi.
    "La nostra stessa presenza è un deterrente per i delinquenti, li tiene lontani dai luoghi santi della città – afferma Moshe Goldfarb, uno dei volontari della squadra – Un altro nostro successo è che, per mezzo dei nostri pattugliamenti, siamo riusciti a realizzare la coesistenza in città".


I delinquenti svuotano le cassette delle offerte

    Due notti fa, il tempo era freddo e tempestoso. Soffiavano dei venti fortissimi e c'era molta pioggia. Nelle strade di Lod non si vedeva anima viva. La squadra speciale si aggirava per le strade, pattugliando sinagoghe e moschee ed arrivando al cimitero musulmano verso le otto di sera. Il vento aveva sradicato alcuni alberi: uno di essi era caduto su dei monumenti che si trovano sul sentiero principale del cimitero. I membri della squadra sono scesi dall'auto ed insieme hanno spostato il grosso tronco. "Anche questo fa parte dei nostri compiti – dice il volontario cristiano Grace Amasis – Pattugliare e rimuovere questo genere di ostacoli fa parte della sorveglianza dei luoghi santi".
    A parte l'albero, è stata una serata tranquilla. Il freddo e la pioggia erano quanto peggio ci si possa immaginare. Persono i criminali trovano che sia più "comodo" commettere il loro crimini quando il tempo è migliore. I volontari, tuttavia, non vogliono creare l'impressione di incontrarsi solo per una conversazione notturna su un automezzo appartenente alla Polizia israeliana. In più di un'occasione, infatti, essi non hanno solo catturato i delinquenti, ma li hanno anche messi in fuga.
    A Lod si trovano oltre cento luoghi consacrati: 80 sinagoghe, quattro moschee, una chiesa ed i cimiteri delle tre religioni. Sono sorvegliati dai cinquanta membri dell'unità e vi è in progetto di aumentarne gli effettivi a 100. "I nostri pattugliamenti cominciano nelle prime ore della sera e vanno avanti in due turni fino alle prime ore del mattino – spiega il comandante dell'unità, Ispettore capo Alon Shimoni – Nel corso di ciascun pattugliamento, controlliamo tutti i luoghi santi, ci assicuriamo di essere visti e che tutto sia come deve essere".


Anche i dignitari delle tre religioni si offrono volontari

    Lod soffre di seri problemi di delinquenza. La Polizia ed il Comune fanno dei grossi sforzi per combattere l'immagine negativa che il crimine ha dato alla città, specialmente per quanto riguarda la droga ed i furti. Alla fine della scorsa estate, a queste piaghe si è aggiunto un nuovo fenomeno: la vandalizzazione dei cimiteri. "Vi è stata un'ondata di profanazioni di lapidi al cimitero musulmano – racconta il volontario Haj Hassuna Muhammad Rajar – i delinquenti hanno anche colpito il cimitero ebraico. Quasi ogni notte, spaccavano le cassette dell'elemosina del cimitero, trafugandone il contenuto".
    "In effetti, i cimiteri sono luoghi perfetti per commettere crimini, e se non fossimo sul posto, essi avrebbero mano libera – afferma Goldfarb – Si possono nascondere munizioni, armi e droga fra le tombe del cimitero. Di notte non c'è nessuno; i posti sono deserti. Persino i poliziotti evitano di entrarvi. Non è simpatico trovarsi di notte in un cimitero. La gente preferisce andare per la propria strada e non entrare a tarda notte notte nei cimiteri bui".
    In seguito all'ondata di profanazioni nei cimiteri, il comandante della Polizia di Lod, il Commissario Yossi Boker, ha avuto l'idea di formare una speciale unità di volontari, per pattugliare i luoghi santi della città, e particolarmente i cimiteri delle tre religioni. In un primo momento, gli ufficiali di polizia erano convinti che i dignitari delle tre religioni avrebbero respinto l'iniziativa e rifiutato di collaborare. "Ho convocato i dignitari tutti insieme ed ho presentato loro il problema – dice il Commissario Boker – Ho spiegato quanto seri fossero i danni causati ai cimiteri da questi delinquenti e gli ho detto: 'Proviamo a creare una squadra di volontari per la protezione dei luoghi santi'. Hanno acconsentito ed alcuni di loro si sono persino registrati come volontari".
    I volontari raccontano che non tutta la popolazione di Lod vede di buon occhio le attività dell'unità speciale della Guardia Civile. "C'è gente che ci chiede per che cosa lo facciamo – dice il volontario Salim Alturi – Ci dicono spesso: 'Smettetela con questa storia del volontariato, statevene a casa vostra, state perdendo il vostro tempo nella polizia".
    "Siamo fortunati che i dignitari sostengono l'unità ed i volontari – spiega un altro volontario, Elias Mushruki – Haj Hassuna Muhammad, ad esempio, è considerato una figura centrale fra la popolazione musulmana locale. Quando lo vedono nell'auto della pattuglia, gli mostrano rispetto e chiedono persino di partecipare".
    "Abbiamo una regola di ferro – afferma Goldfarb – durante i pattugliamenti non parliamo di politica, perché discussioni del genere possono finire soltanto in lite".
    Com'è già stato detto, essi possono essere contenti delle notizie. Alcune settimane fa, l'unità è stata chiamata dal parroco della chiesa di St. George, vicino al centro della città. L'agitatissimo sacerdote aveva chiesto l'aiuto dell'unità, dopo aver notato in piena notte uno scassinatore, che si era arrampicato su un palo della luce di fronte alla chiesa e poi, con le minacce, aveva tentato di derubarlo di oggetti di culto di grande valore. "Siamo arrivati immediatamente alla chiesa – racconta Grace Amasis – e sebbene il rapinatore sia riuscito a scappare subito prima che entrassimo, sappiamo già chi è e ci stiamo dando da fare per localizzarlo e catturarlo".
    "Mentre eravamo di pattuglia al cimitero ebraico, alcuni giorni fa, abbiamo notato fra le lapidi un gruppo di persone che agivano in modo sospetto – racconta Moshe Goldfarb – Abbiamo visto che, dopo pochi minuti, hanno tirato fuori tutta un'attrezzatura per il fumo di droga. Appena ho fermato la macchina, il mio compagno è saltato giù ed ha cominciato ad inseguirli fra le tombe. E' stato davvero unico: vedere un arabo musulmano correre con tutte le proprie forze dietro a degli spacciatori in un cimitero ebraico".
    "Non ha alcuna importanza che sia un cimitero musulmano o ebraico – dice Salim Alturi – Al momento in cui ho visto che qualcuno profanava i morti, mi sono infuriato. Per questo mi sono precipitato fuori dalla macchina e li ho inseguiti".


Fra i volontari, anche una donna

    "Uno dei nostri maggiori successi, lo abbiamo avuto lo scorso Yom Kippur – racconta Moshe Ben Harosh, ultra-ortodosso, Hassid Lubavitsch – Nel corso degli ultimi anni, il giorno di Kippur era diventato un giorno molto problematico. Molti adolescenti hanno compiuto atti di vandalismo, sfruttando il fatto che la polizia evitava, in questo giorno, di pattugliare in macchina le strade. Ci sono stati casi di vetrine fatte a pezzi, di banchi del Lotto e fermate dell'autobus bruciati e furti con scasso in casa di gente che si trovava in sinagoga a pregare. Ora cristiani e musulmani pattugliano i quartieri, con risultati sorprendenti. Non è stato registrato un solo caso di criminalità in tutta la città, il giorno di Kippur. La nostra presenza ha provato la sua efficacia".
    "Dato il successo riportato, abbiamo deciso di adottare lo stesso sistema durante il fine-settimana – dice Ben Harosh – Nei casi in cui i volontari ebrei evitano di farlo, sono i musulmani ed i cristiani che pattugliano in macchina".
    I volontari affermano di essere diventati amici, nell'ambito dell'unità. "Una settimana fa, abbiamo brindato alla salute l'uno dell'altro, in occasione delle festività delle tre religioni", dice l'Ispettore-capo Alon Shimon, il comandante dell'unità.
    Recentemente, l'unità ha ricevuto ulteriori rinforzi: una donna appartenente alla comunità cristiana si è offerta volontaria. Ora essi sono convinti che altre donne si offriranno, comprese ebree e musulmane. "La nostra attività, in questo momento, si concentra nell'offrire sicurezza ai luoghi santi della città, ma in futuro potremo espanderla, includendovi scuole ed altri centri di attività infantile – afferma il Commissario Yossi Boker – I volontari sono sottoposti allo stesso addestramento di tutti gli altri volontari della polizia. Vengono addestrati all'uso delle armi da fuoco e all'attività di base della polizia, e ricevono istruzioni specifiche prima di ciascun pattugliamento. Se vi sono informazioni su possibili attività criminali in uno dei luoghi santi, che sia un cimitero, una sinagoga o una chiesa, ci appostiamo. Non molto tempo fa, c'è stato il caso di ripetuti furti con scasso in una delle sinagoghe della città, in cui è stato rubato il contenuto delle cassette dell'elemosina. La nostra attività, sia scoperta che coperta, intorno alla sinagoga, ha impedito ai ladri di compiere ulteriori furti, costringendoli ad operare altrove".

(Ma'ariv, 11.12.2002 - fonte italiana: Keren Hayesod)



I CORSI DI DIFESA PASSIVA ALIMENTANO LA PAURA


Il "Maariv" pubblica in doppia pagina un reportage sui sentimenti dei giovani israeliani nel momento in cui il paese si prepara ad affrontare una possibile minaccia irachena.
    Il giornale spiega che da due mesi i militari della Difesa Passiva vanno nelle scuole per familiarizzare i giovani israeliani con le loro maschere antigas e per spiegare come usare le siringhe di atropina contenute in ogni kit di protezione. Ma, secondo le testimonianze di

prosegue ->
molti genitori, questi militari non sono stati preparati a queste "missioni" e, spesso, invece di rassicurare, questi corsi di formazione provocano diversi traumi nei più giovani. Una madre racconta che sua figlia si è alzata in piena notte per vomitare e le ha detto che la mattina precedente la sua classe aveva ricevuto la visita di questi militari: "Che succederà? Gli iracheni bombarderanno la nostra casa? Moriremo?" le ha chiesto la figlia. Molti genitori rimproverano all'Educazione Nazionale e a Tzahal di non esercitare molto tatto quando spiegano la situazione e i rischi che si corrono.

(Proche-Orient.info, 14.01.03)



AGGIORNAMENTO SULLA SITUAZIONE ECONOMICA IN ISRAELE


1.Consuntivo economico per l'anno 2002
  • Secondo la relazione di fine anno dell'Ufficio Centrale di Statistica, il 2002 è stato l'anno peggiore dal 1953. Malgrado l'economia del paese sia oggi 19 volte più estesa di quanto non fosse nei primi anni '50, non si sono mai avuti in precedenza due anni consecutivi di incremento negativo (contrazione).
  • Il PIL (prodotto interno lordo) è sceso di un preliminare 1% nel 2002, dopo una contrazione dello 0,9% nel 2001, ed una crescita record del 7,4% nel 2000.
  • Colpito da due anni di recessione, da un'inversione globale di tendenza nel settore high-tech, il PIL pro-capite è capitombolato. Mentre le popolazione è aumentata del 2,1%, il PIL pro-capite – che riflette il livello di vita – è sceso del 3%, dopo un calo del 3,1% nel 2001. Attualmente, il PIL pro-capite è di NIS 73.900 ($15.723, al cambio di $1 = NIS 4,7), secondo i prezzi correnti. Da quando sono cominciate le violenze, due anni fa, il livello di vita è sceso del 6,2%.
  • Nel corso del 2002, i salari sono diminuiti del 5%, mentre il reddito privato libero è calato a livelli registrati l'ultima volta nella seconda metà dell'ultimo decennio.
  • Più preoccupante per i responsabili della politica economica è l'incremento del tasso di disoccupazione. Le valutazioni preliminari del livello di disoccupazione rivelano trattarsi del 10,4% della forza-lavoro civile, circa 265.000 persone. Se il tasso di disoccupazione rimarrà invariato nel primo semestre del 2003, si raggiungerà l'aumento di un intero punto percentuale rispetto alla cifra di 9,4%, registrata lo scorso anno.
  • Il deficit del settore pubblico ha raggiunto lo scorso anno i 20,4 miliardi di NIS ($ 4,3 miliardi), un aumento di 4,6 miliardi di NIS ($978 milioni) rispetto al 2001. Il deficit governativo totale, compreso quello delle autorità locali e degli enti governativi, equivale al 4,2% del PIL, rispetto al 3,4% registrato nel 2001.
  • I consumi generali del governo sono aumentati del 5,5%, a causa delle spese per la difesa, che hanno raggiunto il 10,7%.
  • Nel 2002 sono stati registrati 2.274 fra fallimenti e liquidazioni di attività.
  • Nel 2002 il mercato azionario è precipitato del 25%.
  • L'industria, con l'eccezione di quella diamantifera, ha subito nel 2002 una contrazione del 3,2%, dopo un declino dell'8,4% nel 2002 ed un incremento del 13% nel 2000
  • Nel frattempo e per la prima volta dal 1980, vi è stata una contrazione del 2,6% nei consumi privati.
  • Sono state acquistate meno automobili (23%) ed elettrodomestici (11%) e si sono fatti meno viaggi all'estero.
  • E' stato registrato un calo senza precedenti (fino al 15,5%) nella domanda di tutti i tipi di combustibile, indice del fatto che la popolazione israeliana viaggia meno ed usa meno l'automobile.
  • Nel mese di novembre 2002 è stata registrata una diminuzione del 15% delle vendite nelle catene di alimentari, sia rispetto al mese di novembre 2001, sia rispetto al mese di ottobre 2002, calo che è stato definito il più precipitoso degli ultimi dieci anni. Il continuo declino deriva dall'erosione del potere d'acquisto dei consumatori.
  • D'altra parte, l'Ufficio Centrale di Statistica ha anche pubblicato alcuni dati incoraggianti sull'economia del paese: la produzione industriale ha subito un incremento del 3% nei mesi di settembre e di ottobre, dopo l'incremento del 2% registrato in agosto; le esportazioni di high-tech sono cresciute in novembre del 18%. Secondo fonti dell'Ufficio di Statistica, questo potrebbe segnalare una svolta nel 2003.

2.Relazione governativa: il livello di povertà è aumentato nel 2001, in conseguenza della sempre più profonda recessione; un bambino su quattro – circa mezzo milione di bambini – vive sotto la linea di povertà
  • Il Ministero del Lavoro e l'Istituto Nazionale di Previdenza Sociale hanno rivelato che 1.170.000 israeliani – il 20% della popolazione – vivevano nel 2001 al di sotto della linea di povertà. Di questi, circa 531.000 erano bambini – il 27% di tutti di bambini israeliani, Nel 2000, le persone che vivevano in povertà erano 1.080.000 – quasi il 19% della popolazione – fra cui 481.000 bambini.
  • Nella relazione si afferma che il livello di povertà è destinato ad aumentare nel 2002-2003, a causa dei tagli di bilancio ammontanti a 6 miliardi di Shekel nei sussidi sociali, in un periodo in cui la disoccupazione è in aumento. Si prevede che il numero degli isreliani che vivono al di sotto della linea di povertà raggiungerà il 1.290.000 – circa il 22% della popolazione – nel 2002-2003. Si prevede che il numero dei bambini che vivono in povertà raggiungerà durante lo stesso periodo i 605.000 (quasi il 31% di tutti i bambini).

3.Il divario fra ricchi e poveri in Israele è aumentato del 23% nell'ultimo decennio
  • Il divario fra ricchi e poveri è aumentato del 23% negli ultimi dieci anni, una statistica che mette Israele all'ultimo posto nel mondo occidentale, subito dopo gli Stati Uniti, nella scala dell'uguaglianza sociale. Lo rivelano le conclusioni raggiunte dalla Commissione della Knesset sull'Ineguaglianza Sociale, il cui rapporto è stato reso noto circa un mese fa.
  • Si tratta di un netto contrasto con gli anni '60, quando le cifre del reddito in Israele, sulla scala dell'uguaglianza sociale, erano fra le migliori del mondo. Per quanto vi sia una prevalenza nell'aumento del divario fra i redditi nei paesi in via di sviluppo, in Israele il problema diventa molto più acuto, a causa del rallentamento dello sviluppo economico, del basso livello di partecipazione degli uomini alla forza-lavoro, di un alto tasso delle nascite nei settori della popolazione ad alti livelli di povertà, di alte imposte sul reddito [da lavoro] e basse imposte sui guadagni da investimenti di capitale.
  • La Commissione ha specialmente notato che circa l'80% degli uomini appartenenti al settore ultra-ortodosso non partecipano alla forza-lavoro, in gran parte a causa della mancanza di adeguate capacità.
  • Il presidente della Commissione, Ran Cohen del partito Meretz [socialdemocratici], ha messo in guardia contro questo ampio divario, che potrebbe mettere in pericolo la vitalità economica del paese. Ha richiesto il varo di un programma nazionale destinato alla riduzione dei divari, che includa tutti gli aspetti del problema, compreso salario, educazione e tassazione.
  • Il rapporto indica diversi mezzi, con cui sarebbe possibile ridurre il divario sociale, compreso la creazione di nuovi posti di lavoro, la diminuzione del numero di lavoratori stranieri, l'inserimento degli ultra-ortodossi nella forza-lavoro e l'aumento delle tasse sui guadagni da investimento di capitale.
  • Secondo la Commissione, i bassi salari pagati ai lavoratori stranieri abbassano il livello dei salari pagati ai lavoratori a reddito basso, contribuendo così ad aumentare il divario fra ricchi e poveri.
  • Il rapporto evidenzia la gravità della povertà (definita come un reddito inferiore ai 2,768 NIS ($590) per una coppia ed ai 4.428 NIS ($942) per una coppia con due figli) e le sue conseguenze sociali in tre settori della popolazione: gli ultra-ortodossi, i beduini e gli immigrati dall'Etiopia.
  • Per quanto riguarda quest'ultimo settore, fra gli 85.000 etiopici che vivono ora in Israele, la povertà è causata principalmente dalla disoccupazione e dai bassi redditi. Oltre il 92% degli etiopici occupati hanno salari bassi e svolgono lavori manuali.
  • Il rapporto nota che si sono fatti alcuni progressi per arrestare la povertà, fra cui la Legge sul Salario Minimo del 1987, la Legge sul Servizio Sanitario Nazionale del 1994, l'istituzione di college locali negli anni '90 e la Legge sugli Alloggi Pubblici del 1998.

4.Indagine: 8.250 piccole aziende del settore secondario saranno costrette ad effettuare licenziamenti durante il prossimo anno
  • L'85% delle piccole aziende del settore secondario – circa 9.400 fabbriche – ha dovuto ridurre il costo del lavoro durante lo scorso anno, e la maggioranza di esse dovrà continuare a farlo anche nel 2003, se la recessione peggiorasse Questi sono i risultati di un'indagine condotta dall'Associazione dell'Industria e Commercio.
  • La riduzione del costo del lavoro è stata ottenuta in primo luogo tagliando le ore di straordinario ed annullando o riducendo gli incentivi per i lavoratori. Il 49% delle piccole aziende del settore secondario che hanno dichiarato di avere effettuati tagli nel costo del lavoro, hanno riferito di essere state costrette a questo passo, come ultima ratio prima del licenziamento dei lavoratori.
  • Inoltre, si è visto che il il 75% di tali aziende – 8.250 – sarà costretto ad effettuare licenziamenti nel corso del 2003, se la recessione continuasse. Secondo le previsioni dell'Associazione, nei prossimi due mesi è previsto il licenziamento di 780 persone, attualmente occupate in 220 piccole fabbriche.
  • L'indagine ha rivelato che se la recessione dovesse peggiorare, il numero delle aziende che saranno costrette a tagliare le spese raggiungerà il 95%. Secondo il direttore generale dell'Associazione dell'Industria e Commercio, Tsfia Galit, "le piccole aziende sono ad un più alto livello di rischio, a causa della loro impossibilità di assorbire perdite nel corso del tempo".

5.Previsioni per il 2003
  • Mentre il Ministero del Tesoro prevede un'espansione economica dell'1% nel 2003, i funzionari dell'Ufficio di Statistica sono più conservatori. Basandosi sulle tendenze dell'ultimo trimestre, il 2003 potrebbe essere il terzo anno consecutivo di contrazione economica. Il direttore del Dipartimento di Macro-economia dell'Ufficio di Statistica, Soli Peleg, ha affermato che il calo potrebbe arrivare allo 0,5%, pur affermando che è troppo presto per dare una previsione definitiva.
(Keren Hayesod,10 gennaio 2003)



BANCHE ISRAELIANE TRASFERISCONO FONDI A ORGANIZZAZIONI TERRORISTICHE


Organizzazioni terroristiche palestinesi hanno ricevuto decine di milioni di dollari attraverso banche israeliane: i direttori delle banche riuniti d'urgenza tentano di mettere fine al fenomeno

di Katy Bisraor

A causa di lacune nel sistema giuridico, le banche israeliane trasferiscono somme gigantesche in direzione di organizzazioni terroristiche la cui sede sociale è situata nei territori palestinesi. Avvertiti dai responsabili della sicurezza, i direttori delle banche prendono le prime misure.
    Un interessante rapporto dei servizi di Sicurezza Interna israeliani ha rivelato, qualche settimana fa, i dati esatti sui trasferimenti di fondi ad organizzazioni terroristiche tramite il sistema bancario israeliano. Fenomeno già conosciuto, ma la cui ampiezza solleva stupore.
    I direttori delle banche israeliane riuniti d'urgenza questa settimana lanciano un grido d'allarme e chiedono al governo di aiutarli a mettere un termine alla legalità di questi flussi finanziari. Per un responsabile di una delle grandi banche d'Israele, "la responsabilità ricade sulle autorità giuridiche che devono accelerare la messa in opera di un controllo che permetta di individuare i trasferimenti di fondi sospetti. Il fenomeno è più serio di quello che si pensi. Secondo i dati presentati dalla Sicurezza Interna, da qualche mese decine di milioni di dollari sono stati trasferiti per il nostro tramite in direzione di organizzazioni terroristiche."
    La situazione è tanto più delicata per il fatto che Israele ha moltiplicato le pressioni sull'Unione Europea e sui paesi donatori che trasferiscono dei fondi in direzione dell'Autorità affinché sia stabilito un severo controllo su questi trasferimenti.


La lotta antiterrorista al centro delle preoccupazione delle Finanze internazionali

    Un problema che non concerne soltanto Israele. Dopo l'attacco terroristido dell'11 settembre, il problema del trasferimento di fondi in direzione del terrorismo internazionale è diventato una delle più grandi preoccupazioni del mondo finanziario. Negli Stati Uniti la maggior parte delle banche rifiuta di gestire dei conti anonimi con banche situate in "zone sensibili": paesi arabi, musulmani dove il controllo bancario è carente.
    Una legge votata dal Senato americano dopo l'11 settembre conferisce alla polizia e alla magistratura la possibilità di esigere dalle banche la trasmissione di tutte le informazioni su dei conti considerati sospetti.
    Un anno fa il Comitato di Basilea, che raggruppa le principali banche del mondo, ha fissato delle nuove norme che permettano alle banche di individuare rapidamente i trasferimenti dubbi. Le banche non devono più accettare di servire dei corrispondenti anonimi per altri istituti finanziari e devono esigere di conoscere l'identità del proprietario delle somme trasferite.


La dipendenza totale del sistema bancario palestinese dal sistema israeliano limita il margine di manovra d'Israele. Le organizzazioni terroristiche hanno sfruttato la situazione

    Israele è tanto più interessato perché le banche israeliane intervengono quotidianamente sul mercato bancario palestinese. Il sistema bancario palestinese, che non possiede né moneta né banca centrale, è totalmente dipendente dal sistema israeliano - particolarmente per le transazioni internazionali. L'Autorità Palestinese non esige dagli organismi finanziari che operano sul suo territorio nessun controllo, nessun resoconto di attività. Le banche israeliane agiscono quindi nell'assoluto anonimato, trasferiscono somme enormi in direzione dell'Autorità e viceversa senza sapere né a chi appartengono quelle somme né a che cosa sono destinate.
    In questo contesto, le organizzazioni terroristiche hanno potuto facilmente sfruttare questa lacuna nel controllo israeliano.
    Per far fronte a questa situazione, Israele ha introdotto nel suo sistema bancario le nuove norme adottate dal Comitato di Basilea. Secondo una legge votata recentemente dalla Knesset, le banche israeliane che servono dei corrispondenti e forniscono dei servizi alle banche palestinesi e arabe adesso devono ricevere delle informazioni precise sull'identità dei clienti che trasferiscono somme attraverso il sistema israeliano. Questa legge tuttavia entrerà in vigore soltanto nel settembre 2003, e i responsabili della lotta antiterroristica, davanti all'attuale situazione qualificata come estremamente pericolosa, chiedono di anticipare questa data.


Prime misure d'urgenza: coordinazione tra le banche e la Sicurezza Interna

    Il governo intende mettere in campo anche altre forme di protezione più severe, ivi compresa la totale interdizione per le banche israeliane di trasferire fondi appartenenti all'Autorità Palestinese: perché in effetti le banche palestinesi e arabe che operano nell'ambito dell'Autorità non accetteranno mai di rivelare le informazioni necessarie per il controllo.
    Ma i bancari riuniti per trattare questo argomento stimano "che si tratterebbe di una decisione drammatica, per la dipendenza del sistema bancario palestinese dal sistema israeliano e per i rischi di paralisi totale del sistema finanziario palestinese". In sostituzione, propongono al governo delle soluzioni più realistiche, consistenti nel conferire alle banche gli strumenti necessari per individuare i trasferimenti terroristici e nell'assicurare una maggiore coordinazione tra il sistema bancario e i servizi di sicurezza - coordinazione che diventerebbe obbligatoria per le transazioni di somme elevate.

(Proche-Orient.info, 14.01.023)


INDIRIZZI INTERNET


Yeshua Connection is a Jewish choice