Notizie su Israele 196 - 13 settembre 2003                                                                                                                  pagina iniziale


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Così parla il SIGNORE degli eserciti: «Verranno ancora dei popoli e gli abitanti di molte città; gli abitanti dell'una andranno all'altra e diranno: "Andiamo, andiamo a implorare il favore del SIGNORE e a cercare il SIGNORE degli eserciti! Anch'io voglio andare!" Molti popoli e nazioni potenti verranno a cercare il SIGNORE degli eserciti a Gerusalemme e a implorare il favore del SIGNORE».

(Zaccaria 8:20-22)



IL GINEPRAIO DELLE LOTTE DI POTERE TRA PALESTINESI

    
Abu Ala

Dopo Abu Mazen

di Ulderico Monti
    
La crisi palestinese Abu Mazen si dimette, arriva Abu Ala Ahmed Qorei - Abu Ala - è il primo ministro designato dall'Autorità palestinese in sostituzione del dimis- sionario Abu Mazen.
La sorte di Abu Mazen era segnata fin dall'inizio della sua designazione, perché non aveva ottenuto i poteri necessari ad esercitare la funzione, così che possiamo domandarci perché avesse accettato l'incarico.
Il nuovo premier, che parrebbe in sintonia con Arafat, ha esordito chiedendo garanzie agli Stati Uniti, all'Europa, al mondo intero, ma si è guardato dall'assumere qualsiasi impegno sul problema capitale, quale è l'unificazione ed il controllo delle forze di polizia e dei servizi palestinesi, e dall'esprimere la ferma volontà di bloccare le formazioni terroristiche.
    La gestione del potere palestinese è un vero ginepraio di lotte intestine tra le diverse generazioni, in uno scontro di potere per accaparrarsi posizioni preminenti in vista della sostituzione del despota Arafat, il cui regime - corrotto ed inefficiente - è ormai considerato indifendibile.
    Esiste un rischio di guerra civile tra i palestinesi?
    E' probabile.
    Dobbiamo, d'altra parte, considerare che il terrorismo è una scelta strategica di guerra all'Occidente, alimentato, sostenuto e finanziato nel quadro di una strategia globale, in cui confluiscono motivazioni politiche, religiose, economiche e di potenza che mirano in primo luogo al mantenimento o alla conquista del potere nei Paesi islamici della regione.
    In questo quadro la distruzione di Israele è obiettivo irrinunciabile.
    Questione primaria del fondamentalismo islamico era ed è il controllo delle fonti energetiche e la perdita dell'Iraq è un grave colpo inflitto a questa strategia.
    Altro obiettivo è impedire a tutti i costi la normalizzazione in Iraq e in Palestina, perché l'affermarsi di un processo di democratizzazione e sviluppo economico sarebbe destabilizzante per regimi quali Siria ed Iran, mentre segnerebbe, indicando una via alternativa di progresso e dignità, l'inizio della fine del fondamentalismo quale soluzione dei problemi sociali dell'intero Islam.
    In questo contesto, la soluzione della questione in Medio Oriente si avrà soltanto nel quadro generale della guerra al terrorismo globale.
    Pertanto si può dire che tra i due, Abu Mazen e Ala, non ci sia sostanziale differenza, anche dando credito al loro moderatismo e al loro (supposto) ragionevole convincimento che le intifade sono fallite, che l'impegno contro il terrorismo sarà inesorabile, che il popolo palestinese è ormai - per responsabilità della sua dirigenza - sull'orlo del baratro.
    La situazione dimostra che la vigile diffidenza di Israele è giustificata dalla scarsa affidabilità dell'Autorità palestinese e qualsiasi passo unilaterale di apertura e di concessioni sarebbe un gravissimo errore.
    La road map, se non è morta, potrà progredire soltanto dopo l'imbrigliamento delle formazioni terroristiche.
    Intanto l'Unione Europea si appresta a bloccare i finanziamenti ad Hamas, organizzazione politico-militare che alimenta gli attacchi terroristici.
    Il braccio armato del movimento - le Brigate Ezzedin Al Qassam - è già stato inserito nel 2001 nell'elenco delle organizzazioni terroristiche stilato dall'Unione europea, ma i finanziamenti ad Hamas sono continuati - con un generico invito a disarmare - e per il 2003 è previsto il versamento di 245 milioni di euro, enorme flusso di denaro su cui l'Unione non ha controllo alcuno.
    Il blocco dei finanziamenti è stato ostacolato da alcuni Paesi europei, tra cui spicca la Francia.
    Possiamo ragionevolmente ritenere che i finanziamenti europei ad Hamas siano serviti ad armare i terroristi.
    Come dire che ognuno di noi cittadini europei ha finanziato di tasca propria almeno una scheggia delle bombe terroristiche che hanno dilaniato almeno un bambino, o una donna, o un uomo di Israele.

(Federazione Associazioni Italia Israele, 11.09.2003)



ARAFAT SPUTA IN FACCIA AL MINISTRO DEGLI INTERNI PALESTINESE


RAMALLAH - La lite intorno alla responsabilità sulle forze di sicurezza palestinesi si acuisce: giovedì scorso [11 settembre] il capo dell'OLP Yasser Arafat ha perso il controllo e ha sputato sul Ministro degli Interni palestinese designato, Nasser Yussuf. Quest'ultimo aveva rimproverato ad Arafat di essere un leader incapace.
    Secondo quello che riferisce il quotidiano "Ma'ariv", in una seduta dei dirigenti del partito Fatah, Yussuf ha chiesto al capo dell'OLP di consegnargli la direzione del grande apparato di Sicurezza nei territori dell'Autonomia Palestinese. Quando Arafat si è rifiutato, è nato un acceso diverbio tra i due politici.
    "Tutte le rivoluzioni del mondo hanno avuto successo, tranne la rivoluzione palestinese", ha detto Yussuf alla fine. "Questo dipende dal fatto che il leader è Arafat". Dopo di che Arafat ha sputato in faccia al Ministro degli Interni designato e si è precipitato fuori dalla stanza.
    Questo non è il primo scoppio di rabbia del capo dell'OLP. Già all'inizio di agosto Arafat aveva sputato sui delegati delle autorità di sorveglianza musulmane (Waqf), quando questi si erano espressi a favore dell'apertura del monte del Tempio ai non musulmani. Alla fine Arafat li ha cacciati fuori dall'edificio [cfr. Notizie su Israele 192].
    Durante la seduta diversi membri del comitato centrale di Fatah si sono espressi contro la presenza del precedente Ministro per la Sicurezza Interna, Mohammed Dahlan, nel nuovo gabinetto.
    L'emittente satellitare "Al-Arabiya" ha riferito giovedì, rifacendosi a fonti palestinesi di alto livello, che il Primo Ministro Ahmed Qrea (Abu Ala) ha deciso, insieme ad Arafat, di istituire un Consiglio Superiore di sicurezza, sotto la direzione del capo dell'OLP. Altri membri previsti sarebbero Qrea, il precedente Ministro delle Finanze Salam Fayyad, e Yussuf.
    In un primo momento Qrea aveva progettato la formazione di un "governo di crisi", che voleva presentare sabato al Consiglio Legislativo Palestinese. Dovrebbe essere costituito da sei a dieci ministri. Ma poiché Arafat non ha dato il suo consenso, è spuntato fuori al suo posto il Consiglio di Sicurezza Nazionale di 14 membri, che dovrebbe controllare tutti gli otto rami dell'apparato di sicurezza palestinese.
    
(Israelnetz Nachrichten, 12.09.2003)



LA GUERRA CONTRO ISRAELE SECONDO HAMAS


Quali sono gli obiettivi e i metodi del movimento Hamas, quello con cui Israele, secondo l'Autorita' Palestinese, dovrebbe "dialogare" e concordare una "tregua"? Lasciamo la risposta alle stesse parole di Hamas.
    La Carta del Movimento di Resistenza Islamico, meglio noto come Hamas, venne varata il 18 agosto 1988. Si tratta di un prolisso documento ideologico, composto da 36 articoli e un Preambolo, che indica nella distruzione di Israele e degli ebrei attraverso la violenza l'obiettivo fondamentale dell'organizzazione.
    Eccone alcuni brevi estratti:
    "Hamas si batte per piantare la bandiera dell'islam su ogni centimetro della Palestina" (art. 6).
    "Israele esistera' solo finche' l'islam non lo cancellera', esattamente come ha cancellato altri prima di lui" (Preambolo).
    "La terra di Palestina e' waqf [possedimento religioso islamico], consacrata alle future generazioni musulmane fino al Giorno del Giudizio. Nessuno puo' cedere o abbandonare la terra di Palestina o una qualunque sua parte" (art. 11).
    "La Palestina e' terra islamica […] e pertanto la liberazione della Palestina e' un sacro dovere individuale per ogni musulmano, dovunque si trovi" (art. 13).
    "Nel momento in cui i nemici usurpano una parte della terra islamica, la jihad [guerra santa] diventa un sacro dovere individuale di ogni musulmano. A fronte dell'usurpazione da parte degli ebrei, e' obbligatorio levare il vessillo della jihad" (art. 15).
    "In risposta alla chiamata del dovere, si serreranno i ranghi, i combattenti si uniranno ad altri combattenti e in ogni parte del mondo islamico le masse si leveranno proclamando a gran voce la jihad. Il grido raggiungera' i cieli e riecheggera' fino a quando sara' raggiunta la liberazione, gli invasori saranno annientati e giungera' la vittoria divina" (art. 33).
    "Le iniziative, le cosiddette soluzioni di pace e le conferenze internazionali sono in contraddizione con i principi di Hamas. […] Queste conferenze non sono altro che un mezzo per rendere gli infedeli arbitri in terra islamica […] Non c'e' altra soluzione per la questione palestinese al di fuori della jihad. Iniziative, proposte e conferenze internazionali sono una perdita di tempo, un esercizio di futilita'." (art. 13).
    "L'Egitto si e' escluso dalla lotta con il tradimento degli Accordi di Camp David [con Israele]. I sionisti cercano di trascinare altri paesi arabi in accordi simili allo scopo di allontanarli dalla lotta. […] Lasciare l'ambito della lotta contro il sionismo costituisce alto tradimento: sia maledetto chiunque lo fa" (art. 32).
    "Il Giorno del Giudizio non arrivera' finche' i musulmani non avranno combattuto e ucciso gli ebrei" (art.7).
    "Il nemico complotta da molto tempo […] e ha accumulato enormi ricchezze e potere materiale. Con il denaro ha preso il controllo dei mezzi di comunicaazione mondiali, come le agenzie di stampa, i grandi giornali, le case editrici e le catene radiotelevisive. […] Con il denaro ha fatto scoppiare rivoluzioni in varie parti del mondo, allo scopo di soddisfare i suoi interessi e trarre altre forme di profitto. […] Ha organizzato la rivoluzione francese, la rivoluzione comunista e la maggior parte delle altre rivoluzioni. […] Con il denaro ha creato organizzazioni segrete, come la massoneria, i Rotary Clubs, i Lions Clubs, il Bene' Berith, che si propagano in tutto il mondo allo scopo di distruggere la societa' e promuovere gli interessi sionisti. [….] Con il denaro il nemico ha preso il controllo degli stati imperialisti e li ha spinti a colonizzare molti paesi per sfruttarne le risorse e diffondervi la corruzione. E' noto che il nemico ha organizzato la prima guerra mondiale per distruggere il califfato islamico […] e ha creato la Societa' delle Nazioni come strumento per dominare il mondo. E ha organizzato la seconda guerra mondiale, con la quale ha realizzato immensi guadagni finanziari […] e si e' attrezzato per fondare il suo stato. Ha ordinato che fosse formata l'Organizzazione delle Nazioni Unite, con il Consiglio di sicurezza al suo interno, per mezzo della quale domina il mondo. Non c'e' guerra nel mondo in cui il nostro nemico non abbia messo le mani. [Come dice il Corano 5,64], ogni volta che i giudei accendono il fuoco della guerra, iddio lo spegne. Gareggiano nel seminare il disordine sulla terra, ma iddio non ama i corruttori. […] I poteri imperialisti, sia nell'ovest capitalistico che nell'est comunista, sostengono il nemico con tutta la loro forza, in termini materiali e umani, alternandosi in questo ruolo. Quando l'islam si risveglia, le forze della miscredenza si uniscono per combatterlo, perche' la nazione dei miscredenti e' una" (art. 22).
    "Il complotto sionista non ha limiti: dopo la Palestina, vorranno espandersi dal Nilo all'Eufrate. Quando avranno ingoiato tutta la regione di cui si sono nutriti, cercheranno di espandersi ulteriormente. Il loro complotto e' delineato nei Protocolli dei Savi Anziani di Sion". (art.32).
    "Hamas si considera la punta di lancia e l'avanguardia della lotta contro il sionismo mondiale. […] I gruppi islamici in tutto il mondo arabo dovrebbero fare lo stesso, giacche' sono ben attrezzati per il loro ruolo nella lotta contro gli ebrei guerrafondai" (art. 32).

(israele.net, 9.09.03)
    


«PALESTINESI, STATE LONTANI DAI TERRORISTI!»


GERUSALEMME - L'apparato di sicurezza israeliano e l'esercito stanno conducendo da alcuni giorni una campagna di spiegazione nei territori palestinesi. Esortano la popolazione civile a non rimanere nelle vicinanze di militanti palestinesi, a causa della guerra contro il terrorismo.
    Come riferisce il quotidiano "Yediot Aharonot", uno degli scopi principali dell'azione è danneggiare le motivazioni e la morale dei terroristi. Inoltre gli israeliani vogliono tentare di conservare la loro [degli israeliani] immagine umana ed etica presso i palestinesi e presso la comunità internazionale. Con questo gli iniziatori non vogliono negare la grande solidarietà e il sostegno della popolazione palestinese per gli attacchi.
    "Non vi trattenete in prossimità dei terroristi", si dice nell'appello. "Ci troviamo in una guerra di distruzione contro di loro e tutti saranno colpiti: la direzione, la base e gli attivisti. Affinché la pacifica popolazione non venga colpita, non rimanete nelle loro vicinanze. Il terrorismo vive in mezzo a voi, nella popolazione, e voi dovete sapere che ci sono posti in cui non si deve stazionare."
    Uno dei principali promotori è il consigliere per le questioni arabe al Ministero della Difesa, David Hacham. "Sappiamo che alcuni non si trovano volontariamente nelle vicinanze dei terroristi, ma sono lì soltanto per caso", ha detto. "Ma la popolazione palestinese sa quali sono i posti in cui si trovano i terroristi. Noi li esortiamo a non trattenersi in luoghi in cui ci sono depositi di armi e strumenti di combattimento delle organizzazioni terroristiche, e in luoghi dove i terroristi si riuniscono."
    L'opinione pubblica palestinese nei territori dell'Autonomia manifesta solidarietà con i terroristi e con i leader delle organizzazioni che combattono Israele. "La forza di movimento Hamas sta crescendo nella società palestinese, ma non abbiamo altra scelta", ha detto Hacham. "Abbiamo raggiunto la linea rossa. Non abbiamo altra scelta, dobbiamo combattere contro di loro e fare i conti con quelli che ci mandano i terroristi. Tuttavia vorremmo almeno tentare di non danneggiare la popolazione civile."

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Come molti politici israeliani, anche Hacham sa che il Primo Ministro palestinese designato, Ahmed Qrea avrà dei guai, se cercerà di combattere contro il terrorismo. "Non vedo come Abu Ala potrebbe fare quello che Abu Mazen non ha potuto fare, fino a che Arafat è attivo dietro le quinte. E noi abbiamo bisogno di fatti seri."
    
(Israelnetz Nachrichten, 11.02.2003)



IL PRESIDENTE KATSAV PARLA CON ASCOLTATORI IRANIANI


di Itamar Eichner
    
    Bisogna vedere per credere: il Presidente dello Stato d'Israele, Moshe Katsav, nato in Iran, siede in uno studio radiofonico a Gerusalemme, parla al telefono in persiano con ascoltatori musulmani che si trovano nell'ostilissimo Iran, riceve complimenti, si emoziona, si asciuga una lacrima e si congratula con loro.
    Questo insolito avvenimento ha avuto luogo due giorni fa negli studi di Kol Israel in persiano, nel corso di un programma radiofonico condotto da Menashe Amir. La trasmissione si riceve molto bene in Iran e, quantunque provenga da Gerusalemme, è una dei programmi radio più popolari del paese.
    È la prima volta dopo molti anni che una personalità israeliana di alto livello parla con ascoltatori iraniani. L'iniziativa della trasmissione è partita dallo stesso Presidente Katsav, congiuntamente al Ministero degli Esteri israeliano. L'obiettivo: mandare un messaggio caloroso, amichevole e diretto al popolo iraniano. Katsav, che conosce bene lo spirito degli iraniani, lo ha fatto nel migliore dei modi possibili.
    Nel corso delle telefonate ricevute, Katsav è rimasto sorpreso dalla scoperta di quanto fossero aggiornati i suoi ascoltatori iraniani su quello che succede in Israele. Alcuni lo hanno stupito con le loro critiche feroci all'attuale regime iraniano, anche se queste critiche sono state mosse sotto la copertura dell'anonimato.
    Il telefono squilla. È in linea un ascoltatore dalla capitale Teheran: "Sono davvero fiero che un ex-iraniano sia riuscito a diventare Presidente d'Israele", afferma. "Mi dica – continua in tono critico – com'è possibile che, quando si verifica un terremoto dall'altra parte del mondo, Israele presti la sua assistenza, mentre a noi, al popolo iraniano, non date alcun aiuto a conquistarci la libertà?"
    Katsav mantiene un tono diplomatico: "Non vogliamo interferire negli affari interni dell'Iran. È una questione sulla quale spetta al popolo iraniano decidere. Dichiaro che siamo interessati al ripristino delle relazioni fra i nostri due paesi. Il Presidente dello Stato d'Israele è qui che dice parole di riconciliazione e pace con l'Iran. Per contro, la leadership iraniana parla di distruggere Israele".
    La chiamata successiva commuove il Presidente in modo particolare. È in linea un ascoltatore della città di Yazur, il luogo di nascita di Katsav. "Saluti al Popolo d'Israele – comincia l'ascoltatore – Ho una richiesta. So che Israele ha un apparato sanitario dei migliori e chiedo aiuto per un mio parente ammalato.Il Presidente può forse aiutarmi? Inoltre, vorrei anche sapere qualcosa sul Suo passato in Iran".
    Katsav si commuove fino alle lacrime, scambia alcuni convenevoli con l'ascoltatore, poi dice: "Ho un fratello, un nonno ed una nonna che sono sepolti a Yazur".
    L'ascoltatore: "Lei è sempre benvenuto a farci visita e saremmo lieti di ospitarla". Katsav racconta: "La mia famiglia si trasferì da Yazur a Teheran. Ero molto piccolo quando immigrammo in Israele". Poi, va al nocciolo della questione: "Se sarà così gentile da mandarmi particolari sul suo parente ammalato, sarò lieto di aiutarla".
    Ora è in linea un altro ascoltatore ed i complimenti dall'Iran continuano ad affluire: "Sono felice che possiamo parlare con il Presidente d'Israele. Peccato che questa grande occasione non possa realizzarsi più di frequente, poiché il nostro Presidente non consente alcun dialogo con Israele – dice l'ascoltatore – Siamo fieri che Lei sia nato qui, ma ci vergognamo di avere un Presidente del genere. Mi dica, come vede il futuro dell'Iran?"
    Katsav è sopraffatto dalla nostalgia: "La mia famiglia è vissuta in Iran per oltre 2.500 anni. Abbiamo assorbito la mentalità e la cultura persiana e nei nostri cuori conserviamo dei sentimenti estremamente calorosi per la storia e la civiltà dell'Iran. Lo Stato d'Israele non è in conflitto con il popolo iraniano, al contrario".
    Adesso è in linea un ascoltatore che esprime preoccupazione per il futuro d'Israele: "Israele si rende conto del pericolo rappresentato dall'Iran, che chiede l'annientamento di Israele e come ci cimenta con tale pericolo?"
    Katsav: "L'Iran è diventato un paese estremamente radicale e la minaccia che rappresenta non ha uguali in tutto il mondo. L'Iran parla apertamente di distruggere Israele. L'Iran sta sviluppando armi di distruzione di massa, destinate, a suo proprio dire, alla distruzione di Israele, sebbene non vi sia conflitto fra Israele e l'Iran".
    Anche l'ascoltatore successivo è preoccupato, ma per un motivo differente: "Israele intende attaccare la centrale atomica di Bushar?"
    Il Presidente Katsav è evasivo: "In questo momento, Israele non si trova in un confronto militare con l'Iran. Mi auguro che il regime iraniano si riscuota e capisca che la sua politica è inaccettabile per la comunità internazionale".
    Finalmente è in linea una donna: "Il popolo iraniano ama molto Israele. È necessario fare una distinzione fra il regime iraniano ed il popolo dell'Iran, che vi ama molto", spiega. Katsav ricambia l'affetto: "Anch'io amo il popolo iraniano".

(Yediot Aharonot, 03.09.03 - da Keren Hayesod)

     

DALL'ARCHEOLOGIA LA CONFERMA DI UN RESOCONTO BIBLICO


Test radiometrici condotti da ricercatori dell'Universita' di Gerusalemme, dell'Israel Geological Survey e della Reading University d'Inghilterra all'interno del cosiddetto "tunnel di Siloe", un acquedotto che nell'antichita' serviva come principale fonte idrica per la citta' di Gerusalemme, confermano che il manufatto risale a circa il 700 a.C., avvalorando il resoconto biblico che lo attribuisce all'opera di re Ezechia. I risultati dello studio saranno pubblicati giovedi' sulla rivista scientifica Nature.
    Il tunnel di Siloe, che corre per mezzo chilometro sotto le mura di Gerusalemme collegando le sorgenti di Gihon alla cosiddetta "piscina" (o cisterna) di Siloe, nella cittadella di Davide, e' uno dei piu' importanti reperti archeologici della capitale d'Israele. La sua costruzione viene da tempo attribuita a re Ezechia per via di un passo biblico (2 Re, 20,20) secondo cui il sovrano "fece costruire una piscina e un canale con cui portare l'acqua all'interno della citta'", quando Gerusalemme era assediata dagli assiri. Secondo 2 Cronache (32,30), re Ezechia "chiuse il corso superiore delle acque di Ghihon, convogliandole in basso verso il lato occidentale della citta' di. Davide".
    Il testo biblico ebbe una prima conferma dalla scoperta, nel 1880, di un'iscrizione all'interno del tunnel che descrive la sua costruzione con parole che corrispondono a quelle riportate nella Bibbia. Tuttavia l'Iscrizione di Siloe (oggi conservata in un museo turco) non forniva una data ne' il nome del costruttore, per cui negli anni scorsi alcuni studiosi avevano messo in dubbio l'attendibilita' del racconto biblico. "Secondo alcune teorie - spiega Amos Frumkin, dell'Universita' di Gerusalemme - il tunnel risaliva solo al periodo ellenistico, circa 200 anni a.C. Ma le prove con il carbonio 14 che abbiamo condotto su materiale organico nell'intonaco del tunnel, e la datazione uranio-torio su stalattiti al suo interno confermano in modo definitivo che il tunnel di Siloe risale a circa cinquecento anni prima, cioe' all'epoca di Ezechia".

(Jerusalem Post, 10.09.03 - israele.net)



«ISRAEL TODAY» INTERVISTA DAVID WILKERSON


    
David Wilkerson

In una visita in Gran Bretagna, l'editore del periodico Israel Today ha intervistato il pastore americano David Wilkerson, che si trovava lì per una serie di discorsi in pubblico. Parlando di Israele, America e della Parola di Dio, Wilkerson non ha usato mezzi termini.


Israel Today: Quali sono stati i suoi sentimenti durante la guerra in Iraq, come americano e come cristiano?

Wilkerson: Ho predicato sulla caduta di Saddam Hussein, ed ho avvertito il nostro presidente che ogni cosa gira attorno ad Israele. Non si tratta solo di petrolio. Saddam aveva deciso di distruggere Israele, con la collaborazione delle altre nazioni islamiche. Saddam Hussein è una persona testarda, e sono molto grato a Dio che ha dato al nostro presidente quella forte convinzione per salvare Israele da quelle sue intenzioni

Israel Today: Crede veramente che il presidente Bush sceglierà di ascoltare la Parola di Dio piuttosto che gli uomini per quel che riguarda Israele?

Wilkerson: E' per questo che io invito i credenti statunintensi a pregare per il nostro presidente tutti i giorni, ed anche di pregare contro l'antisemitismo che ancora si trova in mezzo alla Chiesa. Dio mi ha avvertito quando ho fondato Times Square Church che noi saremmo dovuti rimanere sempre fedeli ad Israele. Ed io finora ho sempre fatto così.

Israel Today: Lei adesso si trova in Europa, dove molti cristiani non hanno capito il perché della guerra che gli USA hanno condotto contro l'Iraq.

Wilkerson: Più che altro, in Europa molti cristiani non hanno proprio capito la Parola di Dio. I missili di Saddam erano puntati solo verso Israele, non verso i paesi musulmani limitrofi. Oltre a ciò, sta insorgendo un certo antisemitismo nelle chiese, in particolar modo qui in Gran Bretagna.

Israel Today: Lei se la sentirebbe di descrivere l'Islam come una religione pacifica, come ha fatto il suo presidente?

Wilkerson: Io ho letto il Corano, e sono sicuro che gli insegnamenti di quel libro sono falsi. L'Islam è una religione di distruzione. Trovo strano il fatto che i predicatori evangelici non abbiano capito che Dio non ha affatto rotto il Suo patto verso Israele. Dio ad Israele ha dato una terra, ed ogni nazione che vuole distruggere Israele sarà punita.

Israel Today: Lei ha un bel coraggio a schierarsi in maniera così aperta con Israele.

Wilkerson: Nel mondo cristiano ricevo molte critiche per questo. Ma sento le ricche benedizioni di Dio in questo, questo per me conta di più.

Israel Today: Finita la guerra, Israele è di nuovo all'ordine del giorno. Lei pensa che la 'roadmap' possa portare la pace tra gli Israeliani ed i Palestinesi?

Wilkerson: No! Come può Bush, che conosce la Bibbia, non temere Dio e spingere Israele in un compromesso territoriale per rispettare la roadmap? Dio lo punirà per questo. Il dollaro crollerà, Bush cadrà in depressione con il serio rischio di perdere le prossime elezioni. Prego quotidianamente che i ministri credenti di Bush possano avere una maggiore influenza su di lui rispetto a quella degli altri ministri.

Israel Today: In altre parole, secondo lei non c'è una soluzione umana al conflitto tra Israele e gli arabi?

Wilkerson: Dio ha promesso di proteggere il Suo popolo. Ha fatto un patto e ha dato loro la Terra Promessa. Ha stabilito i confini del paese e li manterrà. Non vedo una realistica speranza di pace, perchè non riesco ad immaginare i coloni ebrei che abbandonano gli insediamenti, come richiedono gli arabi. Dal canto loro gli arabi dicono che non ci sarà pace fino a quando Gerusalemme Est non diventerà la capitale dello stato palestinese. Ma questo è contro la volonta di Dio. Amico mio, se il mondo dividerà Gerusalemme, sarà il caos.

Israel Today: Noi in Israele possiamo ringraziare Dio che è la nostra arma segreta...

Wilkerson: La prego, pubblichi il mio avvertimento nei confronti delle nazioni che si pongono contro il popolo di Dio e contro la sua città, Gerusalemme. Dio lo ha promesso e quindi lo adempirà. Shalom, e che Dio vi benedica.

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David Wilkerson ha fondato la Times Square Church a Manhattan. Ha scritto più di una trentina di libri, compreso "La croce e il pugnale" (1963), la storia della sua predicazione in mezzo ai teppisti di New Yok City. Dal libro è stato tratto il film omonimo nel 1969. Wilkerson è anche il fondatore di Teen Challenge, un programma di riabilitazione basato sulla Bibbia per i ragazzi dipendenti da droghe e alcool, che vanta ben l'86% di risultati positivi.

(da evangelici.net)


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