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Notizie su Israele 208 - 14 novembre 2003

1. Aveva scelto di morire piuttosto che essere costretta a sposarsi
2. Le regole del perfetto corrispondente (fazioso) dal Medio Oriente
3. Per lo sceicco, tradimento e inganno gli ebrei l’hanno nel sangue
4. La falsa neutralità di un alto funzionario dell'Onu
5. Ci mancava solo Theodorakis!
6. Arafat riprende il sopravvento
7. Musica e immagini
8. Indirizzi internet
Salmo 125:1-3. Quelli che confidano nel SIGNORE sono come il monte di Sion, che non può vacillare, ma sta saldo in eterno. Gerusalemme è circondata dai monti; e così il SIGNORE circonda il suo popolo, ora e per sempre. Lo scettro dell'empio non rimarrà per sempre sull'eredità dei giusti, affinché i giusti non tendano le loro mani verso il male.


1. AVEVA SCELTO DI MORIRE PIUTTOSTO CHE ESSERE COSTRETTA A SPOSARSI




May Badir
«Speravo che mi uccidessero», ha detto alla polizia israeliana durante un interrogatorio la palestinese May Badir, che al passaggio di frontiera Kalandia aveva tentato di pugnalare un poliziotto israeliano. «Volevo morire, perché mio padre voleva obbligarmi a sposare un uomo che non amo», ha confessato Badir davanti agli stupefatti poliziotti. Il motivo dell'attentato che aveva progettato, e che voleva attuare a settembre, non dipendeva dalla situazione politica, ma da quella familiare. Nei territori dell'Autonomia le donne palestinesi soffrono sotto pesanti "regole" sociali. «Se foste riusciti a uccidermi, sarei stata liberata dalla mia sofferenza e per la mia famiglia sarei diventata una martire».
    Nel corso dell'interrogatorio, che in parte è stato reso pubblico dalla polizia israeliana, è venuta alla luce la triste verità sulla vita di queste donne palestinesi. «Ci sono molte donne come me, ma la maggior parte soffre in silenzio»
    Il giudice israeliano davanti al quale Badir è stata accusata a Gerusalemme, ha mostrato comprensione per i motivi del suo gesto e ha condannato la ventiduenne palestinese che voleva morire come "shadidin" a soltanto tre mesi di arresto.
    «Nel mio vicinato a Hebron nessuno mi voleva ascoltare», ha detto Badir, che proviene da una famiglia benestante. «Quando ho terminato i miei studi di giurisprudenza nell'Università A-Nashach, a Nablus, mio padre mi ha presentato un palestinese di 30 anni, proveniente da Tulkarem, che avrei dovuto sposare. In quel momento mi è crollato il mondo addosso, perché io non provavo niente per quell'uomo», ha detto Badir. «Non vedevo nessuna via d'uscita e allora ho deciso di morire piuttosto che sposare quell'uomo. Io volevo scegliermi da sola il mio futuro marito.»
    Badir non è la prima donna palestinese che preferisce un attentato terroristico a un matrimonio infelice. Con un proponimento simile aveva tentato anche la palestinese Taahani Titti, di Al-Arub, di togliersi la vita. Nell'interrogatorio seguito al suo arresto, l'"attentatrice suicida" aveva dichiarato che il motivo del suo gesto era il padre, che la picchiava continuamente. «Non ho niente contro gli ebrei, e vorrei avere la stessa libertà che hanno le donne in Israele.»
    Un'altra attentatrice suicida palestinese è stata Wafa Idriss, che il 21 febbraio 2002 si è fatta saltare in aria in via Giaffa, a Gerusalemme, e un israeliano è rimasto ucciso. Anche la molto lodata dai musulmani prima attentatrice suicida palestinese, Wafa Idriss, soffriva sotto la pressione della società palestinese. Il suo "destino" era che, come donna sposata, non poteva dare figli a suo marito. Nella società palestinese questa è una tale "vergogna" che la preparata infermiera ha preferito il martirio. Anche lei aveva creduto alle menzogne ingannevoli dei terroristi fanatici, secondo cui uccidere gli ebrei nel nome di Allah libera dalle sofferenze.

(nai-israel heute, ottobre 2003)




2. LE REGOLE DEL PERFETTO CORRISPONDENTE (FAZIOSO) DAL MEDIO ORIENTE




Le regole anti-Israele dei giornali

di Dimitri Buffa

Giornalisti con il vizietto di raccontare in modo distorto: un vizietto che accomuna la stampa nostrana a quella internazionale. Basterebbe ricordare il caso di Riccardo Cristiano, quel corrispondente Rai richiamato in Italia dopo le vibrate proteste degli israeliani per una sua lettera pubblica giudicata “filopalestinese”. Ma davvero la stampa è così “orientata”? Secondo Lenny Ben David sì, almeno per quel che riguarda il Medio Oriente. E perché citare Lenny Ben David? Perché ha scritto un saggio semi ironico che ha analizzato per un anno i testi dei maggiori quotidiani e di alcune agenzie, tra cui l’Ansa, e i servizi radio televisivi di molte emittenti tra cui Bbc e Cnn. Dall’analisi linguistica di questi servizi ne ha tratto un vero e proprio decalogo, anzi eptalogo (visto che le regole sono otto) per fare carriera come corrispondente mediorientale. Eccolo riassunto punto per punto.

    Regola n.1: l’intensità e lo scopo delle azioni militari Israeliane devono essere esagerate. Per descrivere le azioni Israeliane utilizza gli aggettivi: “aggressive”, “devastanti”, “intense” [CNN, aprile, 16]. Riferisciti alle incursioni Israeliane nei territori palestinesi come “profonde”, anche se si tratta di meno di 300 metri [The New York Times, aprile, 14].
    Regola n.2: stempera e ammorbidisci qualsiasi atto di violenza palestinese. Non chiamare le bombe e il fuoco Palestinese verso i civili israeliani “terrorismo”. Indica piuttosto gli autori come “militanti”, o “attivisti” [Associated Press, BBc, CNN, The Guardian, etc. Marzo 27]. Persino le bombe piazzate nel mezzo di un mercato Israeliano non sono classificabili come “terrorismo”.
    Regola n.3: prenditela con i coloni. Mitiga gli attentati palestinesi qualificando le vittime israeliane come “coloni” e indicando il luogo dell’attentato come “colonie” o “territori occupati”. Indica pure le periferie di Gerusalemme di Gilo e la French Hill come “colonie” o “insediamenti dei coloni”, sebbene questi siano parte di Gerusalemme da ben 30 anni e ospitino migliaia di famiglie di normali ebrei [CNN, Reuters, AP, e altri].
    Regola n.4: biasima i leaders israeliani e simpatizza con Arafat. Riferisciti sempre ad Ariel Sharon come a uno dalle “maniere forti”, “criminale di guerra”, “odiato dagli arabi”o come al “Bulldozer”. Non parlare mai di Arafat come dell’”ex terrorista” o violento, corrotto e dispotico.
    Regola n.5: incolpa Israele per qualsiasi morte accidentale palestinese. Incolpa Israele sempre, si tratti di “incidenti sul lavoro” occorsi nelle fabbriche di bombe in Palestina, oppure si tratti di manifestanti palestinesi colpiti dagli stessi cecchini palestinesi nel tentativo di sparare ai militari Israeliani, oppure ancora persino quando si tratta di arabi feriti in mezzo ad un gruppo di ebrei, o in un autobus, da un terrorista suicida con la cintura esplosiva. Persino gli incidenti automobilistici possono essere imputati a Israele.
    Regola n.6: padronanza delle forme dei verbi. Usa verbi che esprimano il ruolo attivo israeliano per descrivere morti accidentali palestinesi. Per esempio i palestinesi sono sempre “colpiti a morte” dai soldati israeliani, mentre i verbi possono fare in modo che la responsabilità per le morti israeliane per mano palestinese rimanga attenuata o non specificata. Il titolo che dava la notizia di un bambino Israeliano di soli 10 mesi assassinato da un cecchino palestinese a Shallhevet Pass, recitava: “Neonato Ebreo muore nella West Bank” [Associated Press del 26 marzo].
    Regola n.7: se devi riportare una morte israeliana bilancia sempre la gravità con una morte di un palestinese, anche se non ha alcuna relazione con l’evento. In occasione di una atrocità compiuta dai palestinesi, come una bomba su un autobus, riferisci la notizia attacandoci il resoconto di una tragica morte, avvenuta molto tempo prima, di un anziano o un bambino palestinese. Un articolo della CNN che doveva riportare il massacro di due adolescenti israeliani fu intitolato: “Due adolescenti trovati morti”.
    Regola n.8: per qualsiasi luogo santo usa termini arabi. Usa i termini arabi per i luoghi santi, persino se il termine ebreo è universalmente riconosciuto come denominazione del luogo anche in tutte le enciclopedie.

(Libero, 8 novembre 2003 - ripreso da Informazione Corretta)




3. PER LO SCEICCO, TRADIMENTO E INGANNO GLI EBREI L’HANNO NEL SANGUE




Lo sceicco Mansour Al-Rifa'i 'Ubeid, già sottosegretario per gli affari religiosi relativi alle moschee e al Corano, in un articolo sul settimanale religioso Aqidati, edito dal quotidiano egiziano ufficiale Al-Gumhuriya , sferra un attacco contro gli ebrei, dal titolo "Tradimento e inganno nel loro sangue". Seguono alcuni passi dell'articolo [1]:

"Gli ebrei hanno vissuto tutta la loro vita in un covo di corruzione, diffondendo abiezione e combattendo la virtù. Perciò Allah – attraverso i profeti – li ha maledetti per tutta la durata dei tempi, perché hanno costantemente diffuso il tradimento, essendo questo il loro modo di vivere e di comportarsi col prossimo … Essi adorano e venerano il denaro, e lo usano per alimentare la depravazione e cancellare la virtù. Per questo Allah, sia Egli lodato, disse [Corano 5: 78-79]: 'Gli eretici fra gli israeliti furono maledetti da Davide e da Gesù figlio di Maria perché si erano ribellati e si comportavano con violenza. Essi non sono arrivati alla determinazione di astenersi dal male, ma lo hanno effettivamente commesso, e pertanto le loro azioni sono peccaminose'. Allah, sia Egli lodato, non maledisse tutti gli ebrei, dato che fra di loro c'è un gruppo che ha conosciuto Allah e ha creduto in Lui … Alcuni ebrei, sebbene una minoranza, hanno dignità e coscienza."

"Fra le azioni sconsiderate e le false pretese degli ebrei compare questo ritornello: 'Non abbiamo alcun obbligo verso i gentili'. [Corano 3: 75]. Il che significa che chi non è ebreo non ha diritti e i suoi soldi sono un legittimo bersaglio. Perciò nessun ebreo sarà condannato o punito per aver attaccato un gentile. Non diversamente, se un gentile affida del denaro a un ebreo e l'ebreo se ne appropria, questo è suo diritto. Inoltre, secondo loro, essi perfino lo ringraziano per questo fatto perché sono usi a negare i depositi dei gentili. Essi sanno benissimo che la Torah ha imposto loro di agire [rettamente] con le somme affidate, ma la loro natura deplorevole e il loro egoismo li fa stravolgere le parole della Torah secondo i loro desideri."

"Essi insozzano Allah con menzogne, e lo sanno. E Allah lo ha spiegato con le Sue parole [Corano 3:75]: 'Fra il popolo del Libro ci sono quelli che, se voi affidate loro un pane [ossia denaro], ve lo restituiranno, e ci sono quelli che se voi affidate loro un soldo, non ve lo restituiranno a meno che non continuiate a richiederlo, perché essi dicono: 'Non abbiamo obbligo alcuno verso i gentili'."

"Gli ebrei dicono: 'Se noi diamo fondo al denaro dei gentili e ci comportiamo con loro con prepotenza Allah ci perdonerà, e non verremo puniti perché siamo i Suoi figli e i più amati'."

"In risposta, il Corano disse loro: 'Vi deliziate nei piaceri terreni, ma essi sono solo fuggevoli e miserevoli vanità. Voi dite che siete figli di Allah e i Suoi più amati [Corano 5:18], ma le vostre anime sono marce e le vostre azioni immorali, e vi fate corrompere e perfidamente rubate il denaro degli orfani e vi deliziate nei piaceri terreni'."

"Perciò Ibn Katheer nel suo commento al Corano dice: ' … Quando a uno degli israeliti fu chiesto di emettere una sentenza, egli si lasciò corrompere. Gli venne chiesto: Come puoi farti corrompere in tribunale? E lui rispose: Verrò perdonato. Altri israeliti condannarono le sue azioni, ma quando uno di quelli che lo avevano criticato prese il suo posto dopo la sua morte o rimozione, anch'egli a sua volta non rifiutò di venir corrotto."

"Nel commento di Al-Qurtubi si dice: 'Quando una persona con una giusta lagnanza li corruppe [cioè i giudici ebrei] essi tirarono fuori il libro di Allah e se ne uscirono con un verdetto in suo favore, e quando un bugiardo che non aveva giuste lagnanze si rivolse a loro ed essi accettarono la sua somma, tirarono fuori il libro che avevano scritto essi stessi ed emisero un verdetto in suo favore'. Essi accettavano il prezzo della corruzione e bramavano i piaceri terreni, e il Corano li ha rimproverati chiaramente in un versetto [Corano 7: 169] …" "Certo è che l'inganno è nella natura stessa degli ebrei, ed essi non riusciranno mai a liberarsene, pertanto noi dobbiamo essere diffidenti quando trattiamo con loro per questioni commerciali o altro. C'è veleno nel figlio del serpente [ossia gli ebrei], e lui lo sputa sull'amico e sul nemico senza distinzione. Nessun ebreo conosce una bella amicizia, ma solo il suo interesse. Ecco perché essi hanno revocato patti e accordi e non hanno onorato il diritto di un amico. Essi sono come vengono descritti [Corano 9: 10]: 'Non tengono fede agli impegni né ai patti che hanno stretto con un credente [musulmano]'."

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[1] Aqidati (Egitto), 14 ottobre 2003

(The Middle East Media Research Institute, 23.10.2003)





4. LA FALSA NEUTRALITA' DI UN ALTO FUNZIONARIO DELL'ONU




Da un articolo di Andrew Srulevitch,
direttore escutivo di UN Watch (ong con sede a Ginevra)

    In una recente intervista al Jordan Times, Peter Hansen, il Commissario generale dell'UNRWA (United Nations Relief and Works Agency for Palestine Refugees in the Near East), ha detto: "Sfido [il governo israeliano] a esibire anche una sola mia affermazione che sia faziosa o squilibrata". UN Watch, l'unica organizzazione non governativa esclusivamente dedita al monitoraggio dell'Onu, raccoglie volentieri la sfida.
    La Carta delle Nazioni Unite richiede che i rappresentanti dell'Onu siano dotati "del piu' alto standard di efficienza, competenza e intergita'." Hansen non ha queste caratteristiche, avendo dimostrato

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in diverse occasioni il suo evidente pregiudizio anti-israeliano. Come avvenne in modo evidente, ad esempio, l'anno scorso durante l'Operazione Scudo Difensivo.
    Il 7 aprile 2002 Hansen chiese perentoriamente che Israele "cessasse questo attacco spietato contro campi profughi civili". Mesi dopo, in un comunicato stampa datato 22 luglio, Hansen ammetteva candidamente che "senza dubbio c'erano armi e munizioni nei campi, come nel caso di Jenin". Essendo stato alla testa dell'UNRWA per piu' di sette anni, Hansen non poteva essere in buona fede quando nell'aprile precedente faceva mostra di non sapere nulla delle attivita' terroristiche nei campi palestinesi.
    Jenin e' stata anche l'oggetto di una delle piu' infami dichiarazioni di Hansen. Il 18 aprile 2002, dopo aver guidato una delegazione Onu in visita nel campo, affermo': "Speravo che i terrificanti racconti su Jenin fossero esagerazioni influenzate dalle emozioni, ma devo dire che non erano esagerazioni e che gli abitanti del campo di Jenin hanno vissuto una catastrofe umana che ha pochi paralleli nella storia recente".
    Il piu' celebre di questi "terrificanti racconti" era quello diffuso da Saeb Erekat quando sostenne alla CNN che non meno di 500 palestinesi innocenti erano stati massacrati a freddo dai soldati israeliani. Hansen, con la sua dichiarazione, non si limito' a fornire alla menzogna di Erekat l'autorevole avallo dell'Onu. Con il suo riferimento ai "pochi paralleli nella storia recente" dimostro' anche tutta la sua faziosita'. Senza andare tanto lontano, solo tre settimane prima che Hansen rilasciasse la sua dichiarazione, un attentatore suicida palestinese aveva trucidato 29 israeliani che celebravano la vigilia della Pasqua ebraica a Netanya, uccidendo in un solo colpo, indiscriminatamente e deliberatamente, un numero di civili superiore a quello dei civili palestinesi che sarebbero rimasti involontariamente uccisi, poco dopo, durante diversi giorni di duri combattimenti a Jenin. Hansen si era semplicemente dimenticato una delle piu' sanguinose stragi di innocenti perpetrate dal terrorismo anti-israeliano.
    Chiamata a render conto di queste dichiarazioni davanti alla Commissione Diritti Umani dell'Onu, l'UNRWA sostenne che "il rapporto del Segretario generale dell'Onu conferma le valutazioni" di Hansen. In verita', il rapporto su Jenin del Segretario generale Kofi Annan smentisce le dichiarazioni di Hansen. Parlando della propaganda palestinese, il Segretario generale la definisce, in termini diplomatici ma inequivocabili, una bugia: "Un alto rappresentante palestinese ha sostenuto a meta' aprile che i morti furono circa 500, una cifra che risulta infondata alla luce delle prove che sono emerse". Il rapporto del Segretario generale non avalla nemmeno la dichiarazione di Hansen secondo cui la battaglia di Jenin avrebbe "pochi paralleli nella storia recente". Kofi Annan non fa paragoni, e si limita a riferire l'opinione ormai condivisa da tutti gli osservatori che i palestinesi morti nella battaglia di Jenin furono 52 [23 i morti israeliani], sottolineando che "fra i 52 morti, Human Rights Watch ha documentato 22 civili".
    Hansen ha anche cercato di nascondere l'abuso delle strutture dell'UNRWA fatto dai palestinesi. Il 22 luglio 2002 un suo comunicato stampa affermava che l'UNRWA e' responsabile solo dell'integrita' delle sue strutture, non della vigilanza sugli interi campi. Ma aggiungeva di poter affermare "con assoluta certezza che non vi sono attivita' discutibili in nessuna struttura dell'UNRWA". Eppure il 5 dicembre 2001, all'incontro dei firmatari della Quarta Convenzione di Ginevra, lo stesso Hansen aveva ammesso che "soggetti esterni sono entrati nelle scuole dell'UNRWA nella striscia di Gaza e hanno sparato verso le postazioni israeliane", e che "in alcune occasioni palestinesi armati sono entrati nelle scuole dell'UNRWA nella striscia di Gaza durante lo scorso anno".
    Hansen ha anche cercato di coprire il coinvolgimento di dipendenti dell'UNRWA in attivita' terroristiche. Reagendo alla morte di due impiegati dell'UNRWA, tra i quali Osama Tahrawi, per un attacco missilistico israeliano a Gaza lo scorso dicembre, Hansen ha affermato: "Questa perdita di vite civili, di persone che operano per l'agenzia umanitaria dell'Onu, e' totalmente inaccettabile". Ma Osama Tahrawi era un civile? Le Brigate Martiri di Al Aqsa hanno sostenuto che era un loro membro. Sua madre ha dichiarato al corrispondente del New York Times: "Tutti i giovani qui hanno lasciato le loro case. Alcuni armati, altri no. Osama era armato".
    Questi non sono che alcuni degli esempi che dimostrano, senza fare alcun ricorso alle versioni del governo israeliano, come Hansen non risponda ai requisiti minimi che dovrebbe avere un funzionario internazionale nella sua posizione. A questi bisognerebbe aggiungere che, secondo Israele, almeno un impiegato dell'UNRWA ha rivelato d'aver usato un'ambulanza dell'UNRWA per trasportare armi per conto di Hamas, e un altro d'aver usato un veicolo dell'UNRWA per nascondere terroristi armati che si apprestavano a compiere un attentato.
    Ma in fondo, lo stesso Hansen ha fornito la prova piu' evidente della sua faziosita'. Nella stessa intervista in cui si proclamava cosi' equidistante da sfidare Israele a dimostrare il contrario, lasciava anche cadere ogni pretesa di neutralita' e, dopo aver definito le due parti in conflitto come "militarmente asimmetriche", affermava che israeliani e palestinesi sono "asimmetrici anche sul piano della legittimita' della loro causa". La vera sfida per Hansen dovrebbe essere quella di sostenere questa tesi e continuare a mantenere il posto che occupa.

(Jerusalem Post, 10.11.03 - da israele.net)




5. CI MANCAVA SOLO THEODORAKIS!




Theodorakis si unisce al coro degli antisemiti

Definendo gli ebrei "la radice dei mali del mondo", il celebre musicista greco Mikis Theodorakis, famoso come autore della colonna sonora del film "Zorba il Greco", ha pensato bene di dare un contributo al miasma antisemita che si sta diffondendo da qualche tempo in varie parti del mondo.
    Rispondendo alle recenti dichiarazioni di uno statista greco che aveva paragonato i greci agli ebrei perche' "entrambi senza amici", Theodorakis ha affermato: "Noi siamo piu' tranquilli e non siamo diventati aggressivi come loro perche' abbiamo piu' storia. Loro hanno solo Abramo e Giacobbe, che sono ombre, mentre noi abbiamo Pericle. Immaginate cosa sarebbe successo in Grecia se fossimo stati aggressivi come gli ebrei. Oggi si puo' affermare che questo piccolo popolo, pieno di testardaggine e di presunzione, e' la radice di tutti i mali". Theodorakis ha poi aggiunto che i greci non sono caratterizzati da tanto fanatismo quanto gli ebrei.
    Secondo quando riferisce Y-net, i ministri greci dell'istruzione e della cultura, erano presenti alla conferenza, ma non hanno ritenuto di dover reagire in alcun modo.

(Jerusalem Post, 12.11.03 - israele.net)


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Theodorakis ha un anima?

    Le recenti dichiarazioni di Theodorakis su Israele e gli ebrei sono surrealiste. Mentre in numerosi paesi islamici si scatenano gli abbaiamenti antisemiti come un’ordinaria lectio divina del Corano, mentre i sostenitori del mondialismo europeo vociferano sempre più forte contro gli ebrei e i sionisti per aizzare gli allucinati del terzomondismo di sinistra, ecco che una figura della cultura greca si drappeggia nella toga di Pericle per venire a vomitare, anche lui, sui figli di Abraamo e di Giacobbe che, secondo lui, sono soltanto ombre effimere nel caleidoscopio della storia!
    Che cosa sarebbero diventate Atene e Roma senza Gerusalemme?
    I valori della società occidentale non sono forse fondamentalmente giudeo-cristiani?
    Non sarà che Theodorakis ha ricevuto un capitello del Pantheon in testa, per essere stato colpito così fulmineamente da una tale amnesia?
    Non solo il pensiero greco è venuto a mettere scompiglio nel pensiero giudeo-cristiano nascente, allontanandolo per molto tempo dalla sua matrice ebraica; non solo la fede cristiana è stata abbastanza fagocitata dai concetti ellenici al punto che certi filosofi moderni un po’ miopi non vi vedono altro che un “platonismo per il popolo”; doveva succedere di più. Oggi arriva Theodorakis a gettarci nelle orecchie una cacofonia indegna dell’eredità da cui lui stesso proviene.
    Dove andranno a finire queste verbosità? Per non citarne che alcuni: il presidente siriano, il primo ministro della Malesia e molti altri araldi dello spirito del tempo hanno forse messo in azione qualcuna delle gole mostruose delle bestie dell’Apocalisse?
    Che Dio benedica Israele e tutti quelli che amano Gerualemme!

Alain René Arbez

(UPJF, 13.11.2003)




6. ARAFAT RIPRENDE IL SOPRAVVENTO




Il consiglio legislativo palestinese si è riunito mercolediì mattina per confermare la formazione del nuovo esecutivo diretto da Abu Ala. La seduta è stata aperta da Yasser Arafat, che ha pronunciato un discorso.
    Nella sua allocuzione, Arafat ha dichiarato che Israele “aveva iniziato un'altra lotta contro la direzione storica del popolo palestinese”. Ha aggiunto che tuttavia non ritornerà sulla sua decisione e che riconosce “il diritto all’esistenza d’Israele e ritiene che i suoi cittadini devono poter vivere in sicurezza”. Questi propositi sono stati enunciati davanti alle telecamere di tutto il mondo che filmavano la riunione che si svolgeva in presenza di 68 membri.
    Arafat si è poi lanciato in una lunga diatriba contro lo Stato d’Israele. Ha decisamente denunciato la costruzione della barriera di
Abu Ala e Arafat
sicurezza, che non ha esitato a definire “il nuovo muro di Berlino”, e ha aggiunto che servirà soltanto ad “attizzare la violenza”. Ha poi sostenuto che gli abitanti delle “impiantazioni” compiono usurpazioni sulle terre appartenenti ai palestinesi. E ha detto: “Il cancro delle impiantazioni si estende perfino a Gerusalemme, dove si cerca di prendere dei terreni in tutte le direzioni”. Continuando la sua invettiva, ha anche accusato Israele di attentare ai luoghi santi dei cristiani nella capitale.
    Arafat ha anche affermato che Tsahal utilizza bombe contenenti uranio impoverito, sventolando un documento che prova, secondo lui, le sue asserzioni.
    Ha poi fatto l’elogio dei palestinesi di Gaza e di Giudea-Samaria, non esitando a paragonare gli abitanti di Rafah a quelli di “Stalingrado assediata dai nazisti nel corso della seconda guerra mondiale”.
    Dopo queste accuse estremamente virulente, Arafat ha inviato un messaggio alla popolazione israeliana, dichiarando che non ritornerà sul suo riconoscimento d’Israele “che ha il diritto di vivere in sicurezza a fianco dello Stato palestinese”. Ha detto che i palestinesi accettano la Road Map americana. E inoltre ha espresso il suo sostegno all’iniziativa di Ginevra.
    Arafat in seguito ha dichiarato che il nuovo governo palestinese spiegherà tutti i suoi sforzi per “rinnovare il dialogo e aiutare tutti i partigiani della pace nel mondo”.
    Abu Ala, prendendo la parola dopo Arafat, ha lodato “il popolo palestinese per la sua resistenza coraggiosa davanti all’occupazione e all’oppressione degli israeliani”. Ha inoltre ricordato l’imprigionamento di capi terroristi palestinesi come Marwan Barguti, e ha sottolineato che la questione dei detenuti sarà considerata come uno dei soggetti prioritari che dovranno essere trattati dal nuovo esecutivo.

(Arouts 7, 13.11.2003)


NOTA DI COMMENTO - Si deve riconoscere che Arafat ha un'abilità letteralmente diabolica nel saper toccare i punti sensibili dei suoi uditori e provocarne la reazione che vuole. E' un'indiscutibile capacità, che del resto anche i leader nazisti possedevano in larga misura. Ma non c'è niente di geniale in tutto questo. E' semplice, piatta stupidità sostenuta dalla forza sfacciata della menzogna, che può catturare un uditorio soltanto quando questo ha raggiunto un adeguato livello di instupidimento. Cosa che è già avvenuta su scala pressoché mondiale. M.C.




MUSICA E IMMAGINI




Elizabeth Sthrambrand in Ma Adir Shimcha




INDIRIZZI INTERNET




JTA - Global Jewish News

Koinonia House Online




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