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Notizie su Israele 213 - 11 dicembre 2003

1. «Checkpoint-Entertainer» fa ridere soldati e palestinesi
2. Corrispondenza tra un egiziano e un ebreo americano
3. Hamas ribadisce: « Tutto Israele è territorio occupato»
4. Sito web liberale in arabo respinge il discorso di Mahathir
5. Antisemitismi vecchi e nuovi
6. Per la FIFA la Palestina è uno Stato arabo
7. Musica e immagini
8. Indirizzi internet
Isaia 24:13-15. Poiché avviene in mezzo alla terra, fra i popoli, ciò che avviene quando si scuotono gli olivi, quando si racimola dopo la vendemmia. I superstiti alzano la voce, mandano grida di gioia, acclamano dal mare la maestà del SIGNORE. Glorificate dunque il SIGNORE nelle regioni dell’aurora, glorificate il nome del SIGNORE, Dio d’Israele, nelle isole del mare!


1. «CHECKPOINT-ENTERTAINER» FA RIDERE SOLDATI E PALESTINESI




In fila in uno dei posti di blocco israeliani
BETLEMME - Ai posti di blocco dell’esercito israeliano in Giudea e Samaria ci sono quasi sempre lunghe file di attesa; spesso i palestinesi devono rimanere in piedi diverse ore. Quando hanno fortuna, uno della fila è Mohammed Faqih, che fa divertire i presenti imitando personalità israeliane o arabe, riuscendo a far ridere sia i palestinesi come lui, sia i soldati israeliani.
    Il quotidiano “Jerusalem Post” ha fatto un articolo sul “Checkpoint-Entertainer”, come viene chiamato Faqih dai palestinesi. Padre di sette figli, fa la spola fra le due sue mogli che abitano una a Nablus, in Samaria, e l’altra a Betlemme, in Giudea. A un certo punto ha avuto l’idea di intrattenere i palestinesi che aspettano in fila.
    Non appena arriva a un posto di blocco, scende dalla macchina e si dirige verso i soldati israeliani. Quanto questi gli chiedono di fermarsi e di mostrare i documenti, lui risponde facendo l’imitazione del Primo Ministro Ariel Sharon o del capo dell’OLP Yasser Arafat. Quasi subito l’atmosfera si alleggerisce e finisce in risate. Di solito riesce a superare senza difficoltà i posti di blocco.
    Una volta era diretto verso il suo villaggio Mara Raba. In un posto di blocco diversi palestinesi l’hanno riconosciuto e gli hanno chiesto di farli divertire. Intorno a lui si radunava sempre più gente. Quando i soldati si sono accorti dell’assembramento e sono andati a vedere che cosa avesse attirato tante persone, si sono messi a ridere anche loro. Stava imitando Arafat nel suo tema preferito: invitava i palestinesi “a marciare come martiri a milioni verso Gerusalemme”. Poi ha citato anche Sharon: “Non ci sarà pace fino a che i palestinesi non cominciano a combattere il terrorismo”. Per diversi minuti soldati e palestinesi sono rimasti in piedi a ridere, chiedendo sempre nuovi numeri.
    Spesso sono i soldati che gli chiedono di imitare altri politici israeliani. Personaggi preferiti da imitare sono il ministro delle finanze Benyamin Netanyahu e lo scomparso Yitzhak Rabin.
    Faqih ha cominciato la sua “carriera” nel 1978, dopo la storica visita dell’allora Presidente egiziano Anwar el-Sadat a Gerusalemme. Sadat l’ha talmente impressionato che ha cominciato ad imitarlo davanti alla sua famiglia e agli amici. Ha così scoperto il suo talento, e da quel momento ha cominciato a esibirsi in matrimoni, feste private e trasmissioni televisive locali.
    Anche la televisione israeliana l’ha invitato più volte, ma lui ha sempre rifiutato l’offerta. “Non avrebbe fatto una buona impressione se fossi comparso nella televisione israeliana”, ha riferito il “Jerusalem Post” citando le sue parole.
    Purtroppo, né il teatro né la televisione ufficiale dell’Autonomia Palestinese l’hanno mai invitato. “Le autorità dell’Autonomia putroppo non apprezzano questo tipo di arte. Non ho mai visto qualcuno che ha imitato Arafat nella televisione dell’Autorità Palestinese”, ha detto Faqih. Tuttavia, aspetta sempre di avere prima o poi l’occasione di esibirsi davanti al capo dell’OLP e di fare la sua imitazione.
    
(Israelnetz Nachrichten, 10.12.2003)




2. CORRISPONDENZA TRA UN EGIZIANO E UN EBREO AMERICANO




Un egiziano mi chiede perché sono sionista

Sul sito “yourish.com” è comparso un interessante scambio di e-mail tra un egiziano e un ebreo americano. Lo riportiamo nella traduzione italiana fatta dall’associazione “Amici d’Israele”

Scrive l’egiziano Heba:

Ciao Meryl,
    spero che questa e-mail non finisca nel cestino. Voglio farti alcune domande, in buona fede, che non vogliono essere offensive, e spero che tu non le interpreti in questo modo. Prima di tutto, vorrei proprio sapere perché difendi in questo modo il sionismo. Conosco la storia dell'Olocausto e delle altre persecuzioni nei confronti degli ebrei in tutto il mondo, ma se tu credi che gli ebrei abbiano il diritto di creare uno stato indipendente, non credi che anche i palestinesi dovrebbero avere lo stesso diritto? Non riesco a capire come sia possibile che un popolo che è stato vittima di così tante persecuzioni e pregiudizi in passato possa comportarsi nello stesso modo con gli altri.
    Nella tua critica all'articolo del Guardian riguardante gli attentati in Turchia, hai deriso l'autrice perché ha parlato di come si sentono e di quel che pensano gli ebrei di quel paese, mentre in realtà gli ebrei che vivono in quel luogo non si sentono così. Quel che voglio dire è questo: quel che sta accadendo ai palestinesi e quel che viene riportato non sono tutte menzogne, sono egiziano, vivo qui nel Medio Oriente, e ho incontrato e conosciuto troppi profughi palestinesi per sapere che non è così. Per l'amor del cielo, una mia compagna di classe aveva una cicatrice sul braccio, provocata da una pallottola che l'è stata sparata da un soldato israeliano quando aveva tre anni - ovviamente è accaduto prima che i suoi genitori si trasferissero in Egitto.
    Quel che voglio dire è che vorrei davvero capire il sionismo e i sionisti. Ad esempio, tu sei americano, quindi il tuo stato e il tuo paese sono gli Stati Uniti, e allora perché hai bisogno di un altro paese da definire tuo? L'ebraismo è una religione come qualsiasi altra, e può essere praticato in qualsiasi luogo come qualsiasi altra religione, e se agli ebrei non è permesso farlo, dovrebbero lottare per il loro diritto di poterlo fare, e non trasferirsi da qualche altra parte e fondare uno stato. Quel che non capisco, visto che sei una persona apparentemente intelligente e colta, è perché sostieni il sionismo, perché ho conosciuto ebrei che non lo fanno.
    Chiedo scusa per essermi dilungato troppo. Spero che non pubblicherai qualche risposta sarcastica sul mio conto sul tuo sito.

Heba

* * *


Risponde l’ebreo americano Meryl:

Risponderò punto per punto. Heba, non sono sarcastico con le persone che stanno cercando delle risposte.
    "Prima di tutto, vorrei proprio sapere perché difendi in questo modo il sionismo. Conosco la storia dell'Olocausto e delle altre persecuzioni nei confronti degli ebrei in tutto il mondo, ma se tu credi che gli ebrei abbiano il diritto di creare uno stato indipendente, non credi che anche i palestinesi dovrebbero avere lo stesso diritto?"
Inizialmente il sionismo era un movimento che si prefiggeva di fondare uno stato ebraico. Ora è diventato il movimento che sostiene l'esistenza dello stato d'Israele. Difendo il sionismo perché credo che Israele abbia il diritto di esistere. La mia convinzione e il mio sostegno al sionismo non hanno niente a che fare con lo stato palestinese. Sono due questioni separate. Credo che quando i terroristi smetteranno di ammazzare i bambini israeliani nei loro lettini e smetteranno di far saltare in aria israeliani innocenti nei ristoranti, potrò pensare allo stato palestinese. Non prima. Non fino a quel giorno. Comunque, non dimentichiamo che quando le Nazioni Unite divisero il vecchio mandato britannico in palestina, gli ebrei dissero: "Bene, questo è meno di ciò che volevamo, ma lo accettiamo". Gli stati arabi, compreso l'Egitto, dichiararono guerra agli ebrei. E molti arabi e musulmani oggi sostengono che Israele non abbia il diritto di esistere.
    "...quel che sta accadendo ai palestinesi e quel che viene riportato non sono tutte menzogne, sono egiziano, vivo qui nel Medio Oriente, e ho incontrato e conosciuto troppi profughi palestinesi per sapere che non è così. Per l'amor del cielo, una mia compagna di classe aveva una cicatrice sul braccio, provocata da una pallottola che l'è stata sparata da un soldato israeliano quando aveva tre anni - ovviamente è accaduto prima che i suoi genitori si trasferissero in Egitto."
In realtà, molte delle notizie riportate dalla Cisgiordania sono menzogne. Posso darti il link di un filmato di un "funerale" palestinese in cui le "persone in lutto" hanno fatto cadere il cadavere e il cadavere è corso via.
     Le menzogne del "massacro di Jenin" sono state già smascherate.
     La più grande menzogna è quella secondo la quale la visita di Sharon al Monte del Tempio - che i musulmani chiamano Al-Aqsa - abbia scatenato l'intifada.
    Non sto dicendo che la tua compagna di classe non sia stata colpita da una pallottola. Ma credo che i soldati israeliani non stessero mirando lei, e in realtà, si scopre che molti palestinesi sono stati colpiti dalla propria gente - non dai soldati israeliani. Sicuramente, i siti internet del governo israeliano e le fonti giornalistiche israeliane vengono regolarmente ignorate e demonizzate dalla stampa araba. Non so in che modo tu consideri queste fonti, ma una stampa indipendente - che non sia soggetta alle limitazioni imposte dal governo - merita una maggior fiducia, secondo me.
    Fai attenzione, non sto dicendo che la vita non sia terribile per i palestinesi. Ma sono loro a proteggere i terroristi che ci sono nel loro popolo, a onorare gli assassini di bambini, ai quali vengono intitolati stadi e strade dopo le stragi, e che, nei sondaggi compiuti dai propri istituti di ricerca, approvano in modo schiacciante gli attentati suicidi, come un'arma legittima contro gli israeliani. Abbiamo un proverbio che dice: "Raccogli quel che hai seminato". Le pallottole non volano senza nessun motivo. E i palestinesi innocenti che sono stati uccisi sono molti meno di quanti vengano riferiti:
    "Ad esempio, tu sei americano, quindi il tuo stato e il tuo paese sono gli Stati Uniti, quindi perché hai bisogno di un altro paese da definire tuo? L'ebraismo è una religione come qualsiasi altra, e può essere praticato in qualsiasi luogo come qualsiasi altra religione, e se agli ebrei non è permesso farlo, dovrebbero lottare per il loro diritto di poterlo fare, e non trasferirsi da qualche altra parte e fondare uno stato."
Non ho bisogno di un altro stato da definire mio. Sono americano, e sono piuttosto contento di rimanere tale. Questo non significa che io non sostenga Israele nei fatti e come principio. Ma ci sono più di cinque milioni di ebrei israeliani il cui stato è Israele. Molti di loro sono i discendenti degli ebrei che furono costretti a lasciare gli stati arabi dopo la fondazione dello stato d'Israele:
     Non è così facile praticare l'ebraismo dove vogliamo, e combattere per i nostri diritti è ciò che stiamo facendo in Israele. Perché il mondo non ha un soldo da investire per proteggere il diritto di culto degli ebrei.
    La tua osservazione non è del tutto esatta. L'ebraismo è una religione, è vero. Ma gli ebrei sono anche un popolo, una cultura. E' la cosa più difficile da spiegare per far capire agli altri cosa significhi essere ebrei. Posso essere ateo e rimanere comunque ebreo. Alcuni dicono che posso convertirmi al cristianesimo e rimanere comunque ebreo. (In ogni caso, sono comunque nato ebreo.) Forse se non ci fossimo mai chiamati ebrei, se ci fossimo definiti israeliani negli ultimi mille anni, o forse se avessimo chiamato Israele "Ebrilandia" o "Giudeolandia", o qualcosa così, la gente avrebbe capito che si può essere ebrei senza essere religiosi. Gli egiziani sono in maggioranza musulmani, ma ci sono anche molti cristiani. E visto che stiamo parlando di questo argomento: Quanti ebrei praticanti conosci in Egitto? Sapevi che in Arabia Saudita è illegale praticare qualsiasi religione all'infuori dell'Islam? Qual è stata l'ultima chiesa ad essere costruita in Egitto? Sapevi che la legge lì proibisce di costruire una chiesa se non si trova a una certa distanza da una moschea, o se gli abitanti del luogo vi si oppongono, o se il governo decide che non ci sono abbastanza cristiani per finanziare la costruzione di una nuova chiesa? Avanti, prova a far costruire una nuova chiesa al Cairo.
    Anche nel tuo paese non è così facile praticare una religione di minoranza, vero? Inizi a capire perché gli ebrei alla fine hanno deciso che avevamo bisogno di un posto da poter definire nostro? L'ebraismo non è una religione come tutte le altre, perché nessun altra religione è stata perseguitata in questo modo da così tante nazioni per migliaia di anni. E non è ancora finita. Hai guardato le miniserie televisive trasmesse durante il Ramadan basate sui Protocolli del Savi di Sion? Altre menzogne riguardanti gli ebrei, create dagli studi televisivi del tuo paese.
    "[...] se agli ebrei non è permesso farlo, dovrebbero lottare per il loro diritto di poterlo fare, e non trasferirsi da qualche altra parte e fondare uno stato."
Non ci siamo trasferiti "da qualche altra parte". Siamo andati nella terra di Israele, la terra che ha avuto una presenza ebraica per tre millenni. Era la nostra patria. Gli ebrei cominciarono a farvi ritorno nel 19mo secolo, comprando la terra dagli arabi del luogo, che la vendevano di buon grado. Ma a un certo punto gli arabi decisero di non voler più vivere in pace con gli ebrei, e fu molto tempo prima dell'Olocausto. Sapevi che gli ebrei di Hebron furono massacrati nel 1929? Sono sicuro che sai tutto riguardo a Deir Yassin, ma non hai mai sentito parlare di Hebron, a parte quel che senti oggi riguardo ai "coloni" di quella città. Persino il nome, "Hebron", è ebraico. Da dove pensavi che derivasse? Si tratta di una città biblica, e fino al 1929, aveva un'alta percentuale di popolazione ebraica.
    "Quel che non capisco, da una persona apparentemente intelligente e colta, è perché sostieni il sionismo, perché ho conosciuto ebrei che non lo fanno."
Non vedo contraddizioni fra essere intelligente e colto ed essere un sostenitore del sionismo, ma credo che la tua definizione di questa parola non sia uguale alla mia. Ancora una volta: un sionista è chi sostiene lo stato d'Israele come patria per gli ebrei.
    Per quel che riguarda gli ebrei che non sono sionisti, credo che siano degli idioti. L'eco degli anni '30 si può ancora sentire nell'Europa del 21mo secolo e nel mondo islamico.
    Sono felice di avere ricevuto una lettera da un egiziano che non mi odia solo perché sono ebreo, e che è interessato ad ascoltare un punto di vista diverso. Ma la maggior parte dei tuoi connazionali non la pensano come te, e se sei musulmano, la maggior parte dei tuoi correligionari non provano altro che odio nei confronti miei e del mio popolo. Leggo i giornali arabi in lingua inglese. I libelli sui "sionisti" sono la stessa porcheria vomitata dalla macchina della propaganda di Goebbels 70 anni fa, con la sola differenza che in quell'epoca ci chiamavano ebrei.
    Vorrei solo che gli ebrei e gli arabi potessero vivere in pace e prosperità. Ma sembra che per la parte araba sia un problema accettare uno stato ebraico come proprio vicino. Come ha detto Imshin (un ebreo israeliano) molto tempo fa, gli israeliani non andranno da nessuna parte.
    E' il momento di accettarlo, e lavorare per una soluzione pacifica.
    Spero di esserti stato d'aiuto, Heba, e grazie per la tua lettera.

Meryl

(yourish.com, 19.11.2003 - ripreso da “Amici d’Israele”)




3. HAMAS RIBADISCE: «TUTTO ISRAELE E' TERRITORIO OCCUPATO»




Hamas e Fatah si accusano a vicenda per il fallimento, domenica, dei colloqui intra-palestinesi al Cairo su un'ipotesi di cessate il fuoco.
    Esponenti di Fatah sostengono lunedi' che la dirigenza all'estero di Hamas e' stata il principale ostacolo che ha impedito un'intesa fra le varie fazioni palestinesi su un cessate il fuoco che comprendesse anche l'impegno a fermare le aggressioni contro soldati e civili israeliani in Cisgiordania e striscia di Gaza.
    Da parte sua, Hamas sostiene che la colpa del fallimento ricade sul presidente dell'Autorita' Palestinese Yasser Arafat e sul primo ministro palestinese Ahmed Qureia (Abu Ala), per il loro rifiuto di dare ascolto a Hamas nei loro negoziati con Israele. "Non siamo disposti ad autorizzare l'Autorita' Palestinese a firmare un nuovo accordo", ha dichiarato Mohammed Nazzal, importante esponente di Hamas che ha preso parte ai colloqui. Nazzal ha anche voluto chiarire di nuovo la posizione della sua organizzazione circa l'esistenza di uno stato ebraico in Medio Oriente. "Ogni centimetro della terra di Palestina dal 1948 in poi e' terra occupata - ha dichiarato Nazzal - e noi continueremo in ogni luogo la nostra lotta contro obiettivi israeliani. La nostra posizione finale e' che Hamas non e' disposta a dichiarare un nuovo cessate il fuoco. Hamas respinge la "hudna" (tregua provvisoria) e non intende accettarla perche' la nostra valutazione dell'attuale situazione politica e' che americani e sionisti sono in crisi profonda a causa della continua resistenza in Iraq e in Palestina".
    Nel frattempo il leader spirituale di Hamas, Ahmed Yassin, ha dichiarato al periodico tedesco Der Spiegel di essere contrario alla soluzione "due stati" (uno stato palestinese a fianco di Israele). "Non funzionerebbe - ha dichiarato Yassin - Sarebbe solo una soluzione provvisoria. Gli ebrei vadano a costruirsi uno stato in Europa".
    Abdel Aziz Rantisi, uno dei capi di Hamas a Gaza, ha ribadito che "l'Autorita' Palestinese non puo' parlare a nome di tutti I palestinesi".

prosegue ->


Secondo un esponente della Jihad Islamica palestinese, i colloqui del Cairo sono falliti per l'impossibilita' di raggiungere un'intesa fra le fazioni palestinesi sul "livello" di cessate il fuoco: se totale o limitato al territorio israeliano all'interno della "linea verde" (ex linea armistiziale 1949-67 fra Israele e Giordania). Le fazioni palestinesi hanno chiuso i colloqui senza un comunicato congiunto sul cessate il fuoco, e hanno annunciato che proseguiranno le trattative senza tuttavia indicare una data.
    Di fronte al fallimento dei colloqui del Cairo, Israele ha reagito ribadendo la propria disponibilita' a negoziare con le legittime autorita' palestinesi. "In questo momento Hamas rappresenta un pericolo per Abu Ala tanto quanto per Israele - ha dichiarato Raanan Gissin, portavoce del primo ministro israeliano Ariel Sharon - L'unico modo per affrontare i terroristi e' metterli dietro le sbarre, smantellando e disarmando le loro organizzazioni". Israele aveva gia' messo in chiaro in precedenza che non intende accettare nulla che sia meno di un completo e definitivo cessate il fuoco, con disarmo e smantellamento delle organizzazioni terroristiche, come previsto dalla Road Map. Le azioni anti-terrorismo israeliane, aveva detto domenica pomeriggio Sharon, diminuiranno fino a cessare del tutto se e quando diminuiranno fino a cessare del tutto le aggressioni terroristiche. "Naturalmente - aveva aggiunto Sharon - se invece gli attentati continuano, Israele sara' responsabile della difesa dei propri cittadini e continuera' ad agire di conseguenza".

(Jerusalem Post, 8.12.03 - israele.net)




4. SITO WEB LIBERALE IN ARABO RESPINGE IL DISCORSO DI MAHATHIR




In risposta al discorso tenuto il 16 ottobre 2003 dall'ex primo ministro malese Mahathir Muhammad alla Conferenza al Vertice Islamica , Bassam Darwish, direttore di un sito web liberale in lingua araba con sede negli Stati Uniti, ha scritto un articolo intitolato "Un complesso che attende di essere risolto".[1] L'articolo respinge quanto affermato da Mahathir Muhammad nel suo discorso, e cioè che gli ebrei controllano il mondo, e la sua esortazione ai musulmani a unirsi per ottenere la "vittoria finale". Proponiamo alcuni passaggi dell'articolo.


Il discorso di Mahathir rafforza l'ignoranza tra i musulmani

"'Malgrado le sue dimensioni ridotte, la società ebraica è divenuta una forza e noi [i musulmani] non possiamo combatterla solo con la forza ma [dobbiamo combatterla] anche usando la nostra intelligenza ... Oggi, per proteggerci, abbiamo bisogno di cannoni, missili, bombe, aerei da combattimento, carri armati e cacciatorpediniere ...'".

"Queste sono alcune delle parole pronunciate dal [ex] Primo Ministro malese all'apertura della conferenza dell'Organizzazione dei Paesi Islamici per chiedere ai musulmani 'di usare la loro intelligenza' ed esortarli ad 'adottare la scienza e l'istruzione come mezzi' nella guerra contro gli ebrei, che ha definito 'dominatori del mondo'. I leader dei paesi musulmani presenti alla conferenza si sono tutti alzati in piedi e hanno calorosamente applaudito il discorso".

"Ovviamente sono tutti d'accordo con l'appello di Mahathir 'ad adottare scienza e istruzione' e nessuno nel mondo libero e civilizzato desidera vedere un quinto dell'umanità che marcisce nell'oscurità dell'ignoranza, perché la loro ignoranza causa più danno al mondo che a loro stessi. Il problema è che queste affermazioni sono state fatte da un uomo che non capisce il vero significato della scienza ... Quando un leader musulmano ... incoraggia i musulmani ad adottare la scienza per un solo scopo – per essere migliori e più forti degli ebrei, dei cristiani, dei buddisti e degli altri e per essere in grado di annientare gli ebrei – in realtà non sta esortandoli ad aggrapparsi alla scienza bensì all'ignoranza stessa e a lanciarsi in una folle corsa all'indietro ...".

"Per Luigi Pasteur, l'obiettivo da raggiungere mentre trascorreva giorni e notti alla ricerca di una cura per la rabbia era l'uomo, chiunque egli fosse, e non la dimostrazione di essere meglio degli ebrei o dei musulmani. Questo vale per tutti gli scienziati occidentali, siano essi cristiani o ebrei, e sicuramente vale anche per tutti gli scienziati musulmani. Quando Ibn Sina scrisse i suoi testi medici ... non disse che il loro obiettivo era acquisire la superiorità sugli ebrei, i cristiani o gli indù ... e nel mondo occidentale quando i presidi delle facoltà universitarie parlano di fronte agli studenti, continuano a ripetere che loro [gli studenti] acquisiranno per se stessi una migliore istruzione scientifica al fine di poter prendere parte alla costruzione di un mondo migliore e non che lo scopo dei loro studi scientifici è ottenere la superiorità sui musulmani e sugli altri popoli".


'Il complesso ebraico' dei musulmani è iniziato con l'Islam

"I musulmani arabi non sono i soli a soffrire di un 'complesso ebraico' ... Persino il musulmano che vive nell'isola più remota soffre di questo complesso, che ha fatto la sua comparsa non a causa della nascita del movimento sionista o della fondazione dello stato d'Israele, ma con la creazione dello stesso Islam".

"Per essere obiettivi, va detto che anche in Occidente hanno sofferto di questa malattia ma con una differenza: tra gli occidentali le radici della malattia sono religiose, [ma] opera dell'uomo, mentre tra i musulmani queste radici erano e rimangono religiose e create da Allah. Non c'è quindi da stupirsi se per gli occidentali è stato più facile liberarsi della malattia, mentre tra i musulmani essa è diventata maligna e si riuscirà a liberarsene solo attraverso istruzioni divine che 'abroghino' le precedenti istruzioni di Allah ...".

"'Gli ebrei controllano il mondo' affermano in coro tutti coloro che non sono capaci di nuotare insieme alla corrente [e non sanno usare la propria mente come] gli ebrei sanno usare la loro mente. Gli ebrei non hanno mai controllato il mondo, ma vi sono sopravvissuti malgrado il loro numero ridotto e le persecuzioni subite nel corso della storia. Sono stati mercanti, scienziati, medici, avvocati e uomini facoltosi, ma anche gente comune che ha lavorato duramente per procacciarsi il pane e di che vivere. Si sono aiutati a vicenda vivendo una vita di comunità, uniti [in quanto società] non con l'obiettivo di assumere il controllo del mondo ma per continuare ad esistere in esso in quanto minoranza, contro la maggioranza che non hai smesso di tentare di distruggerli".

"Se questo fondamento dell'esistenza ebraica si fosse sviluppato al punto da dominare il mondo ... sarebbe stato loro diritto, perché non hanno trascorso giorni e notti a consultarsi su questioni [come] se sia legittimo per un musulmano o un cristiano salutarli per primi oppure se a un musulmano sia lecito augurare bene a un cristiano in occasione di una sua festività. Gli ebrei [invece] si sono dedicati a imparare e a lavorare e in questo modo hanno preservato e dato un fondamento alla loro esistenza".

"Mahathir Muhammad ha esortato i musulmani dei giorni nostri 'ad aggrapparsi alla scienza' allo scopo di produrre cannoni, missili, bombe, aerei da combattimento, carri armati e cacciatorpediniere per difendersi. Ma per difendersi da cosa? Da soli 14.000.000 [di ebrei] che sono riusciti nel corso della storia e grazie unicamente alla loro intelligenza, a proteggere se stessi dalle persecuzioni e dall'annientamento?!".

"I musulmani non hanno bisogno di missili, carri armati e cannoni per liberarsi del loro 'complesso ebraico'. Se ne libereranno quando non cercheranno di vedere il mondo attraverso le lenti deformanti della religione. La convinzione dei musulmani che il mondo intero sia un unico fronte contro l'Islam è corretta ... e come potrebbe non esserlo, visto che I musulmani [stessi] vedono il mondo esclusivamente attraverso la religione?".


Sono i musulmani i responsabili della creazione di una barriera di separazione culturale

"Ovunque nel mondo, e anche in Israele, la gente, i politici e i religiosi sia cristiani che ebrei partecipano alle dimostrazioni per dichiarare la loro solidarietà ai palestinesi e agli arabi. Cosa succede invece dalla parte araba e islamica? Non sono gli israeliani ad aver eletto Sharon come primo ministro, ma gli arabi e i musulmani. Non sono gli israeliani a lavorare per costruire la barriera di separazione, ma gli arabi e i musulmani".

"Quando sentiremo parlare di marce spontanee nelle strade dei paesi arabi e musulmani per condannare le azioni terroristiche suicide contro persone innocenti in Israele e altrove e di richieste di processo per coloro che le incoraggiano, allora la barriera cadrà senza usare un solo colpo d'ascia".

"Quando sentiremo dire nel fervente discorso di un leader arabo alla propria gente che è giunto il momento di tendere la mano agli israeliani e di cooperare con loro per creare una giusta pace nella regione per noi e per loro, allora Sharon andrà in pensione e aprirà un coffee shop a Tel Aviv".

"Quando sentiremo l'imam di una moschea dire nel suo sermone ai fedeli che la più alta forma di devozione è uscire a stringere la mano dei vicini ebrei e cristiani o recare in mano rametti di olivo da gettare [ai loro vicini] al posto delle pietre, allora la barriera di separazione cadrà da sola e gli israeliani trasformeranno i loro carri armati in aratri e vomeri per costruire sia Israele che la Palestina". "In quel momento il ricordo di Mahathir Muhammad e di quelli della sua risma svanirà nella pattumiera della storia".

Nota
[1] Nel sito si afferma che spetta agli "arabi negli USA ..... fare da catalizzatori delle loro menti, educandole all'importanza di amare questo grande paese, criticando le ingiustizie e coloro che le commettono qualunque e chiunque essi siano".

(The Middle East Media Research Institute, 2.12.2003)





5. ANTISEMITISMI VECCHI E NUOVI




L' antisemitismo si trasforma
     
di Federico Steinhaus

La visita in Israele di Fini ha fatto sì che i media nazionali - finalmente! - si occupassero di antisemitismo, un argomento che avevano sempre trascurato ed evitato comunque di analizzare.
    Noi siamo abituati a confrontarci con un antisemitismo becero, che ricalca stereotipi noti ed abusati, presi di peso da pregiudizi razzisti e leggende del Medio Evo cristiano. L' antisemitismo "nuovo" ci sconcerta, non siamo culturalmente preparati ad inquadrarlo correttamente, e temiamo di cadere nella trappola fatale di confondere antisemitismo e critica politica.
    Si tratta dunque, sia pure in poco spazio, di chiarirci le idee in proposito.
    Le manifestazioni di antisemitismo si possono ancora oggi dividere nelle due categorie oramai storiche e collaudate dell' antisemitismo razzista (omicidio rituale, raffigurazioni fisiche caricaturali, onnipotenza finanziaria, complotti contro l' umanità) e di quello politico collegato direttamente all' esistenza di Israele (il governo israeliano prende decisioni che non condivido, ed io ne attribuisco la responsabilità a tutti gli ebrei, che ritengo complici; gli ebrei mi sono simpatici, ma non hanno diritto ad avere un loro stato; Israele è una entità usurpatrice e razzista).
    Ma le due forme non sono più riferibili ai medesimi schieramenti - destra politica e veterocattolica la prima, sinistra comunista la seconda) - , né sono così facilmente distinguibili.
    In primo luogo, altri gruppi si sono impossessati di questi antisemitismi: l' islam del primo, la sinistra in genere del secondo. In secondo luogo, più che mai in passato esiste una marcata tendenza ad unificare le due forme di antisemitismo classico in manifestazioni meno sofisticate di odio antiebraico: ne sono un esempio alcuni siti web di matrice islamica, una parte della stampa araba, e reti televisive di paesi arabi che propongono l' immagine dell' ebreo che pratica l' omicidio rituale, che domina la finanza mondiale, e che agisce nell' ambito di un vasto complotto contro l' islam, per realizzare il quale l' esistenza di Israele è uno strumento.
    Su queste basi si sta configurando una saldatura di fatto tra componenti socio-politiche fra loro  inconciliabili: sinistra e destra estreme, islam radicale, circuito anti-globalizzazione. Per tutti costoro, il nemico è sempre (e spesso soltanto) l' ebreo.
    Non basta: altre variabili più sfumate di antisemitismo si uniscono a questi due filoni, innestandovi manifestazioni apparentemente neutre, ma che contengono messaggi in codice, il cui riferimento culturale è comunque sempre riconducibile all' antisemitismo classico. Al centro di questi messaggi troviamo spesso il riferimento alla shoah, non più in termini di negazione (anzi: spesso di condanna senza attenuanti) ma piuttosto presentata come un meccanismo ricattatorio attraverso il quale Israele (ecco il codice di interpretazione: Israele come paradigma per gli ebrei) costringe il mondo occidentale ad un eterno pentimento da trasformare opportunamente in esborsi di miliardi ed in sostegno politico.
    E qui si inserisce anche un cliché nuovo, spesso utilizzato con un vittimismo che ammicca malizioso, da certuni politici: guai a criticare Israele, gli ebrei subito ti accusano di essere antisemita!
    Sharon ha detto a Fini che l' Europa è troppo condiscendente, o distratta, nei confronti di questo antisemitismo. L' enfasi è forse eccessiva, ma la sostanza è reale. La Francia ha tollerato ignobili atti di antisemitismo, la Grecia non assume provvedimenti per impedire manifestazioni gravissime e diffuse di odio antiebraico, ed in nazioni dell' Europa settentrionale, nelle quali la presenza ebraica è modesta da ogni punto di vista, e che sono da sempre civilmente immuni da razzismo ed antisemitismo, questo fenomeno è in crescita. E l' Unione Europea, che su tutto ciò tace, scottata dalle polemiche sul sondaggio che indicava Israele come il paese più pericoloso per la pace, ha pochi giorni dopo cestinato con una "decisione politica" (questa la motivazione ufficiale) un sondaggio che lei stessa aveva commissionato, perché era emerso che la presenza di musulmani era un fattore direttamente collegabile alle manifestazioni antisemite.
    In conclusione, noi siamo impreparati a valutare le radici culturali e politiche di questi antisemitismi incrociati, restii ad attribuirne pubblicamente le paternità, incapaci di interromperne il circuito di diffusione. Ma questo atteggiamento di passiva rassegnazione deve cedere il posto ad iniziative efficaci e tempestive, se non vogliamo che l' immagine di complicità trovi una conferma nei fatti.

(Informazione Corretta, 4.12.2003)





6. PER LA FIFA LA PALESTINA È UNO STATO ARABO




ZURIGO - Gli israeliani e i palestinesi discutono sulla possibile fondazione di uno Stato palestinese, ma per la lega mondiale del calcio che ha sede in Zurigo (FIFA) il problema è già risolto: lo Stato “Palestina” è membro dell’organizzazione con la sua nazionale di calcio.
Sulle pagine internet che danno informazioni sulla qualificazione ai campionati mondiali in Germania nel 2006, ci sono informazioni sulla “Palestina”. Uno dei “fatti” suona così: “La nazionale di calcio della moderna Palestina, uno Stato arabo, non ha niente a che vedere con le due squadre ebraiche che hanno preso parte ai giochi di qualificazione ai campionati mondiali degli anni 1934 e 1938 sotto il nome ‘Palestina’. La nazionale di calcio è stata fondata una seconda volta nel 1962 (dopo il 1928) ed è entrata nella FIFA nel 1998”.
Il nome ufficiale del paese è “Palestina” (abbraviazione FIFA: PAL), gli Stati confinanti sono Egitto, Israele e Giordania. La capitale non c’è. Inoltre, la “Palestina” non potrà effettuare partite in casa.
Altre informazioni si possono trovare sul seguente sito internet.

(Israelnetz Nachrichten, 09.12.2003)




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