<- precedente | seguente --> | pagina iniziale | arretrati | indice |
Notizie su Israele 240 - 20 maggio 2004 |
1. Elezioni europee: «Votate la lista Euro-Palestina!» 2. Il nuovo continente perduto 3. Arafat promette ai profughi il diritto al ritorno 4. La testimonianza di Theodor Herzl su Gerusalemme 5. Un rapporto sulla violenza nelle aree dell'Autorità Palestinese 6. Consderazioni sulla scuola italiana 7. Musica e immagini 8. Indirizzi internet |
|
|||
1. ELEZIONI EUROPEE: «VOTATE LA LISTA EURO-PALESTINA!»
Per le prossime elezioni europee di giugno è stata presentata in Francia la lista «Euro-Palestine» in cui si ritrovano diverse personalità note ai francesi, come Christophe Obelin, Dieudonné, Olivia Zémor, Maurice Rajsfus. Riportiamo il documento presentato agli elettori per invitare a votare la lista.
la giustizia in Medio Oriente |
non è sacro, costruirei case per lavoratori fuori città, svuoterei ed abbatterei quelle luride topaie, brucerei tutte le rovine non sacre e trasferirei altrove i bazaar. Poi, cercando di mantenere quanto più possibile il vecchio stile architettonico, costruirei una città completamente nuova, confortevole ed ariosa, con fognature adeguate, intorno ai Luoghi Santi. Siamo stati al Muro del Pianto. Ogni emozione profonda è resa impossibile da una rivoltante e confusa massa di miserabili mendicanti, che pervadono il posto. Quanto meno così è stato ieri sera e questa mattina, quando ci siamo andati. Ieri sera abbiamo visitato la Torre di David. Entrando, ho detto ai miei amici: Sarebbe una buona idea, da parte del Sultano, di tenermi prigioniero qui. La vista di quei pinnacoli in rovina conquista limmaginazione, mentre la città si dissolve nelle foschie serotine. Oggi abbiamo ispezionato lospedale ebraico. Miseria e squallore. Ciononostante, per salvare le apparenze, sono stato obbligato ad affermarne la pulizia nel registro dei visitatori. Così si creano le menzogne. Dalla galleria di una vecchia sinagoga, in una mattinata di sole, ci siamo goduti la vista della spianata del Tempio, del Monte degli Ulivi e di tutto il panorama a terrazze. Sono fermamente convinto che una splendida Nuova Gerusalemme possa essere costruita fuori dalle vecchie mura della città. La vecchia Gerusalemme rimarrebbe sempre Lourdes e La Mecca e Yerushalayim. Una gradevolissima e bella città potrebbe nascere al suo fianco. Gerusalemme, 2 novembre Nel pomeriggio, siamo saliti sul Monte degli Ulivi. Momenti eccitanti. Che cosa si potrebbe fare di questo posto! Una città come Roma dove il Monte degli Ulivi potrebbe offirire un panorama come quello del Gianicolo. Recinterei la città vecchia con le sue rovine e vi terrei fuori il traffico normale; solo i luoghi di culto e le istituzioni filantropiche sarebbero autorizzate a rimanere nei vecchi bastioni. E sulla cerchia delle colline circostanti, che il nostro lavoro coprirebbe di verde, si svilupperebbe gradualmente una gloriosa, nuova Gerusalemme. Le élites di ogni parte del mondo percorrerebbero la strada che porta al Monte degli Ulivi. Amorevoli cure possono trasformare Gerusalemme in un gioiello. Tutto ciò che è sacro - conservato entro le vecchie mura, tutto ciò che è nuovo - sparso allintorno. Ci siamo arrampicati sulla Torre Russa [Belvedere] io stesso non sono andato oltre il primo balcone, perché ho cominciato a sentirmi girare la testa, ma gli altri sono arrivati in cima. Vista incomparabile sulla Valle del Giordano, con i suoi precipitosi declivi, il Mar Morto, i monti di Moab, la città eterna di Gerusalemme. Una persona ha bisogno di tempo e di una mente tranquilla per elaborare tutte queste impressioni. ("The diaries of Theodor Herzl", edited and translated by Marvin Lowenthal, London, Gollancz, 1958, p. 283-290) (Keren Hayesod, 18 maggio 2004) 5. UN RAPPORTO SULLA VIOLENZA NELLE AREE DELLAUTORITÀ PALESTINESE Nellaprile 2004 il Gruppo palestinese di controllo per i diritti umani, diretto dallattivista Basem Eid, ha pubblicato un rapporto su Intrafada o Il caos delle armi, come i palestinesi chiamano la situazione dominante nelle aree dellAutorità Palestinese (AP). In questo rapporto si descrive il proliferare del possesso di armi fra i palestinesi durante lattuale Intifada Al Aqsa e le conseguenze per la società palestinese e la situazione politica interna nelle zone dellAP. Segue un estratto del rapporto: (1) Contesto storico per capire la detenzione e luso delle armi nella società palestinese Il rapporto esamina le radici storiche dellaccresciuto uso di armi, i fattori della violenza interna alla società palestinese, e tratta delle sue divisioni dovute a influenze culturali e religiose oltre alle sue diverse correnti ideologiche. Fra i fattori storici che hanno modellato la società palestinese, il rapporto annovera la morte di Gamal Abdel Nasser e la sua visione della Repubblica Araba Unita, nonché lincapacità degli stati arabi di sostenere le rivendicazioni palestinesi a riavere la propria terra.Tali fattori portarono gruppi palestinesi quali i feddayin a cercare di prendere in mano la situazione. Un altro fattore storico, che ha portato al nascere di unampia gamma di gruppi politici armati, è stata la diaspora palestinese nei paesi arabi. Il pensiero politico, lorganizzazione e lideologia dei vari gruppi furono influenzati dal sistema politico prevalente nei diversi paesi ospitanti. Anche il socialismo ebbe un ruolo nellostacolare la formazione di ununica visione politica. Per questa ragione, in particolare dopo il 1967, i gruppi palestinesi non poterono riflettere una politica comune. Ogni gruppo aveva un certo numero di correnti politiche che sostenevano forze combattenti autonome e premevano per adottare mezzi, modi dazione e scopi diversi. Il processo di pace e laumentato acquisto di armi nella società palestinese Il rapporto rileva che sebbene la prima Intifada sembrasse portare allunità fra i vari gruppi palestinesi, col progredire dei colloqui di pace riemersero le divisioni interne. Allepoca degli accordi di Oslo, cominciarono a fluire nelle città palestinesi grandi quantità di armi e aumentarono le lotte interne fra le varie fazioni. La società palestinese e il ciclo della violenza interna Il rapporto osserva che se si riduce il conflitto mediorientale a un mero conflitto israelo-palestinese si trascurano tutte le sfumature, né daltra parte si può attribuire unicamente al conflitto israelo-palestinese la tragedia del ciclo intestino di violenza. Solo lesame delle interazioni in seno alla società palestinese e la conoscenza dei contrasti e degli scontri fra le varie correnti, clan e fazioni politiche può dare una visione approfondita di questa società. Questo perché durante lIntifada Al Aqsa queste divisioni hanno portato allo sviluppo e allescalation di quello che lautore del rapporto chiama Intrafada. Pertanto nel rapporto si rileva che ad esempio, dal 1993 al 2003, il 16% dei morti civili palestinesi è stato vittima di gruppi o di singoli palestinesi. LAutorità Palestinese e la violenza interna Il rapporto sostiene che la detenzione di armi da parte dei palestinesi è stata legittimata in quanto simbolo della resistenza alloccupazione. Ma alla luce della situazione nellAP, lassenza di stato di diritto e lincapacità dellAutorità a controllare e regolare il possesso e luso delle armi, la gente si è procurata armi per difesa personale, per salvaguardare lonore della famiglia e regolare i propri affari o altre faccende. Inoltre, dice sempre il rapporto, per via degli scandali e degli errori che hanno afflitto lAP ed eroso la sua credibilità, ogni tentativo di requisire le armi, come richiesto dagli accordi di pace, porterebbe alla sua fine. Pertanto lAP fermamente rifiuta di intraprendere ogni azione in questo senso. In questa situazione, dice il rapporto, nelle città palestinesi domina una quasi-anarchia. La mancanza di un unico potere centrale che regoli luso della forza, il carattere quasi statuale dellAutorità Palestinese e lincapacità della classe governante di definire i suoi scopi, tutto ciò contribuisce a far crescere lincertezza fra la popolazione e a lasciare un vuoto destinato a essere occupato da fonti di potere alternative. Il rapporto sottolinea limportanza di una molteplicità di fattori connessi allAP che creano lanarchia al suo interno: lassenza di istituzioni statuali fondamentali, la mancanza di una chiara definizione dei ruoli e delle aree di responsabilità dei poteri esecutivo e giudiziario, le inadempienze del sistema giudiziario, lassenza di sforzi per definire regole e procedure, la confusione fra potere esecutivo e corpi giudiziari e la limitata portata del sistema giudiziario: tutto ciò lascia campo aperto allabuso di potere da parte di singoli individui e fazioni che prendono la legge nelle loro mani. Un altro fattore importante è la proliferazione di corpi di sicurezza e polizia separati e indipendenti, le cui responsabilità sono o non definite o sovrapposte; ciò contribuisce a una crescente confusione e porta a scontri verbali e fisici. Queste tensioni interne a volte vengono persino incoraggiate da funzionari dellAP che cercano di rafforzare la propria posizione e che non di rado sovvenzionano anche bande e milizie locali. Il rapporto cita le parole di un funzionario dellAP, secondo il quale, il 90% dellanarchia malavitosa è organizzata da gente sul libro paga dellAP. Il rapporto rileva che queste bande sfruttano la mancanza di contiguità territoriale fra cittadine e villaggi palestinesi, oltre alle restrizioni alla libertà di movimento dei residenti, riuscendo a ispirare terrore, a creare anarchia e caos nelle città palestinesi, come ad esempio a Nablus. Il rapporto ricapitola quello che i palestinesi chiamano il caos delle armi nellarea dellAutorità, che ha aggiunto ulteriori militarizzazione e violenza alla seconda Intifada, sia al suo interno sia nella società palestinese. Ciò non è stato senza conseguenze su privati cittadini, membri di clan rivali, concorrenti in affari, donne, sospetti collaborazionisti con Israele, giornalisti e persino funzionari dellAP. Note: (1) Leonie Shultens: The Intrafada or The Chaos of the Weapons: An Analysis of Internal Palestinian Violence, aprile 2004, Palestinian Human Rights Monitoring Group. (The Middle East Media Research Institute, 13.05.2004) 6. CONSIDERAZIONI SULLA SCUOLA ITALIANA Progetti multiculturali antisemiti nella scuola italiana di Liv Chayiah E' ormai tristemente nota la connivenza della sinistra europea con il terrorismo islamico, così come è nota la coincidenza dei loro fini con quelli della destra nazista, gruppi apparentemente opposti per certi versi, ma che hanno in comune un profondo antisemitismo. Se l'antisemitismo dichiarato, di vario genere, di destra e di sinistra, è spesso facilmente individuabile, molto più difficile è isolare e combattere l'antisemitismo più bieco, viscido e vigliacco astutamente celato in progetti e iniziative di diverso tipo, alcuni dei quali camuffati persino da attività cosiddette "multiculturali". La parola in sé farebbe pensare ad attività realizzate all'insegna del più completo rispetto per le culture differenti, con particolare riguardo per le culture delle minoranze presenti nel paese. Ed è qui che si cela l'inganno più raffinato perpetrato dagli antisemiti ai danni del Popolo Ebraico. Infatti, come è risaputo, gli Ebrei costituiscono un unico popolo, una ben determinata cultura differente da quella dei paesi in cui molti Ebrei si trovano a vivere. Il Popolo Ebraico è il popolo cosmopolita per eccellenza, il popolo in cui il più ignorante tra essi ha sempre un grado di conoscenze e di istruzione superiore alla media degli altri popoli, parla spesso tre o più lingue madri e ne conosce almeno altrettante. Con grande capacità di adattamento, date le tormentate vicende del Popolo Ebraico, moltissimi Ebrei cambiano più volte paese, arricchendo di conoscenze, lingue e abitudini diverse il loro bagaglio culturale. Ciò non significa affatto che abbandonino la loro cultura d'origine alla quale la maggioranza rimane profondamente legata. Questo è invece ciò che nella scuola italiana ci si aspetta dagli Ebrei, dai quali sovente viene persino preteso che accantonino e dimentichino la propria cultura. L'Italia è uno dei pochi paesi in cui si fa il possibile e persino l'impossibile per favorire oltre ogni misura l'ingresso e l'inserimento di immigrati, non importa se regolari o meno, offrendo loro ogni possibilità di mantenere e vedere valorizzate le loro caratteristiche e le loro culture di origine, insegnando loro nel contempo la lingua italiana. Insegnanti, mediatori culturali, centri vari con diverse denominazioni e progetti destinati a bambini e adulti, spesso grazie a finanziamenti pubblici, si danno un gran da fare per favorire chi appartiene ad una cultura diversa, accogliendo con particolare favore e comprensione specialmente chi appartiene a gruppi per i quali la maleducazione, la prepotenza e la prevaricazione costituiscono usuale pratica quotidiana, ancor più ben visti, coccolati e favoriti se traggono sostentamento da traffici illegali e se supportano il terrorismo antiebraico e antioccidentale, come nel caso dei gruppi islamici specie nordafricani, o il neo nazismo, come molte bande di ispanici provenienti in particolare dal centro America, fra cui alcuni adolescenti con svastiche tatuate sul braccio. Si accolgono persone del genere sotto le bandiere che recano i colori dell'arcobaleno, delicata immagine ormai eletta purtroppo a famigerato simbolo sventolato dai complici europei del terrorismo islamico e che hanno dato un senso ipocritamente distorto alla parola "pace". Nelle scuole non si contano più i progetti che, sotto diciture differenti che vanno da "progetto bambini stranieri" a "intercultura" et similia, di fatto favoriscono oltremodo l'inserimento di soggetti che altro scopo non hanno se non quello di soffocare e distruggere la società democratica del paese. Come il nazismo inventò e rielaborò assurde falsità tese ad eliminare gli Ebrei della Diaspora che allora come oggi vivevano nel più completo rispetto delle leggi dei paesi nei quali abitavano, così anche la maggioranza degli operatori della scuola nella democratica Repubblica Italiana sembra perseguire gli stessi scopi, sia pure con altri metodi sicuramente più subdoli e nascosti e, quindi, anche più pericolosi. Infatti, il Popolo Ebraico, e di conseguenza la sua cultura, è l'unico popolo che non viene mai considerato nei cosiddetti progetti "multiculturali" scolastici. Così come gli arabi islamici, che si sono arrogati arbitrariamente il diritto di chiamarsi "palestinesi", senza che ve ne fosse alcuna ragione storica, non considerano Israele nelle loro carte geografiche, dato che il loro scopo è quello di eliminare il Popolo di Israele e lo Stato Ebraico, prendendo per sé la totalità della terra ebraica, così la maggior parte degli operatori della scuola italiana ignora volutamente il Popolo Ebraico e la sua cultura millenaria, favorendo solo l'inserimento di popoli nemici degli Ebrei. In tal modo, mentre si moltiplicano i centri e le attività che promuovono in mille maniere il diffondersi ed il rispetto ad oltranza di alcune delle culture dei popoli immigrati di recente, a prescindere dal loro rispetto o meno nei confronti della cultura italiana di maggioranza, si ignora volutamente che esiste in Italia una consistente minoranza di cultura ebraica che, pur avendo sempre contribuito e contribuendo ancora largamente allo sviluppo della società italiana senza nulla chiedere in cambio che un minimo di considerazione, viene invece costantemente oppressa all'interno delle istituzioni scolastiche da una serie infinita di luoghi comuni, di usanze, di modi di dire, di atteggiamenti di disprezzo, di totale mancanza di rispetto, di tentativi di isolamento e di prevaricazione e quant'altro. E' pur vero che quello Ebraico è l'unico popolo sopravvissuto a secoli di persecuzioni e persino alla Shoah, l'unico ad essere ancora un popolo vitale esattamente come nell'antichità, mentre civiltà che un tempo furono fiorenti e potenti sono scomparse. Non saranno certo utopistici progetti politici, né tanto meno sciocchi progetti scolastici antisemiti a distruggere gli Ebrei, anche perché oggi, dopo secoli di oppressione e di tentativi di ignorarli ed eliminarli da parte di molti, gli Ebrei hanno forse imparato a difendersi. Se la civiltà dei goyim (*) pensa di eliminarli ignorando o disprezzando la loro cultura e favorendo quella di popoli che invaderanno i paesi occidentali, convinta di distruggere il Popolo Ebraico, resterà delusa. Per quanti problemi e sofferenze possano arrecare al Popolo Ebraico, i goyim distruggeranno solo se stessi, perché la storia ormai la conosciamo tutti: ogni civiltà che ha tentato di distruggere gli Ebrei non è mai sopravvissuta a lungo. I nemici del Popolo Ebraico sono sempre stati sconfitti, i grandi imperi suoi nemici si sono estinti, o le loro civiltà si sono rivelate di consistenza effimera, la loro potenza è scomparsa: Assiri, Egiziani, Romani, gli zar, il terzo Reich, lo Stalinismo, e non sarà diverso il destino dei nemici islamici e dei complici europei. Verrà presto il giorno in cui gli italiani e forse tutti gli europei saranno costretti a parlare solo l'arabo e le lingue ispaniche del Centro America, verrà il tempo in cui le donne italiane e tutte le europee dovranno indossare il chador o il burka e le bande islamo-hispaniche in guerra o in pace tra loro si spartiranno questa società. Tutte le altre culture saranno distrutte e la loro memoria proibita, ma il Popolo Ebraico esisterà ancora, nonostante gli sforzi odierni da parte di molti operatori delle istituzioni scolastiche italiane per eliminarlo. Am Israel Chai! (**) --------------------- Note: (*) goyim: significa "Gentili" = non Ebrei (**) Traslitterazione dall'Ebraico = Il Popolo di Israele Vive! (ShomerIsrael@fastwebnet.it, 17.05.2004) 7. MUSICA E IMMAGINI Yerida 8. INDIRIZZI INTERNET Women for Israel's Tomorrow Bridges For Peace Le notizie riportate su queste pagine possono essere diffuse liberamente, citando la fonte. |