<- precedente | seguente --> | pagina iniziale | arretrati | indice |
Notizie su Israele 241 - 27 maggio 2004 |
1. Intervista con Moshe Ya´alon 2. Esiste Israele? 3. Ci sono profughi che sono più profughi degli altri 4. Due pesi e due misure 5. Palestinesi entrano in Israele su finte ambulanze 6. Quello che alcuni gentili hanno detto degli ebrei 7. Musica e immagini 8. Indirizzi internet |
|
||
1. INTERVISTA CON MOSHE YA´ALON
Estratto di un'intervista con il Generale di Stato Maggiore israeliano, Moshe Ya´alon, durante il suo giro d'ispezione nella striscia di Gaza. D. L'esercito israeliano è stato aspramente criticato per la distruzione di case a Rafah. Israele è esposto alla pressione internazionale. Era necessario? R. In un intervento militare nel cuore della popolazione civile si deve mettere in conto di dover dare alle persone anche aiuti umanitari. Questo lo mettiamo in conto, fa parte della nostra azione, è una parte del piano, parte dei comandi operativi. In ogni reggimento c'è un rappresentante del comando per la coordinazione e la comunicazione; in ogni parte della città c'è una strada aperta per l'andare e venire delle ambulanze, per l'approvvigionamento di acqua e generi alimentari. Nella città stessa c'è una strada da nord a sud in cui c'è uno sbarramento e là può essere portato di tutto. Il nostro problema non è la situazione sul territorio. Il problema è con le menzogne che vengono diffuse, purtroppo non solo attraverso i palestinesi, ma attraverso tutti i possibili mezzi, come, per esempio, un rappresentante dell'UNWRA che ha raccontato che 1.650 persone hanno perso la casa. Non hanno perso la casa. Sono 1.650 persone che sono fuggite da tutte le case minacciate e si sono radunate in un certo posto. Questo è logico. Se nella "via Filadelfia" si spara - e questo avviene già da un anno - alcuni lasciano le loro case. E' naturale che se noi facciamo un'azione, le persone lasciano la casa. In questa azione non abbiamo distrutto le case di 1.650 persone. L'ultimo numero che conosco è di 12 case dall'inizio dell'operazione. D. Vuol dire che le cifre dell'ONU non sono esatte? Che le immagini non sono autentiche? R. Vedo in televisione giornalisti che indicano le case distrutte, e in realtà sono immagini di tre anni e mezzo di guerra. Dov'erano questi giornalisti prima? Sulla via Filadelfia prima le case si avvicinavano fino alla frontiera. Lì si scavava un tunnel sotto la via Filadelfia fino alla frontiera egiziana. La distanza quindi era minima. Da queste case sparavano per proteggere i tunnel. In un lungo processo di combattimenti queste case sono state distrutte. Non l'abbiamo scelto noi. E' stata una scelta palestinese. Questo è un argomento complesso e problematico. Che cosa si può fare se usano le loro case per scavare tunnell, se usano le case come postazioni per sparare contro i nostri soldati. Si fa un tale rumore su questo... bisognerebbe che tutti quelli che ci accusano venissero qui a vedere quello che succede a Rafah. Negli ultimi tre anni e mezzo sono state distrutte dozzine di case, adesso tutti si svegliano. Di chi è la colpa? D. Un ministro del governo, il ministro della giustizia Lapid, prende la parola per dire che la distruzione di case è "inumana e non ebraica", e aggiunge che la vecchia donna che fruga a Rafah nelle macerie gli ricorda sua nonna. R. Vede, agiamo forse di nostra iniziativa? Noi agiamo su incarico del governo, o no? Devono allora mettersi a discutere, devono dire all'esercito quello che deve fare? Io agisco su indicazioni di livello politico e in questo contesto facciamo il possibile per non far soffrire la popolazione. D. Negli ultimi giorni abbiamo visto che la forza delle truppe dell'esercito è stata ridotta. E' stata fatta pressione politica per ridurre o limitare le azioni? R. Bisogna sempre soppesare le cose. Ci sono considerazioni politiche e considerazioni umanitarie, e molte altre ancora. Le azioni per il momento continuano e si concentrano sui tunnel. Quando per raggiungere i tunnel sarà necessario un maggior impiego di forze, lo faremo. Si decide tutto secondo la situazione sul posto. All'inizio dei combattimenti abbiamo incontrato una violenta resistenza, anche con l'aiuto di armi leggere, proiettili RPG, cariche esplosive. Violenti attacchi da parte palestinese che hanno provocato 40 morti. Col passar del tempo la resistenza è diminuita e oggi per arrivare a un tunnel non è più necessario impiegare una brigata. Si impiega un reggimento, tutto secondo la situazione sul posto. D. Dove sono i successi? In definitiva, nessuno dei leader è stato ancora preso? R. Eccetto il leader di Hamas della regione, che è stato ferito. Per tutti gli altri arriverà il giorno. Questo mostra anche dove si trovano: non al fronte, ma si nascondono... Già da molto tempo Hamas voleva fare un attacco di ritorsione per l'uccisione di Yassin e Rantisi. E' certo che adesso nella striscia di Gaza ci sono proiettili RPG, cosa che prima non c'era. E la nostra operazione vuole impedire che arrivino anche i katiusha e altri strumenti di guerra, come si trovano ad est del Sinai. Questo è il risultato del sostegno iraniano. (Botschaft des Staates Israel - Berlin, 24.05.2004 2. ESISTE ISRAELE? Israele non esiste! di Michael D. Evans Perché il governo degli Stati Uniti non riconosce Gerusalemme come capitale d'Israele, quando in realtà è stata capitale d'Israele per 3.300 anni, dall'epoca del Re David? Il 104° Congresso ha votato la legge pubblica 104-45 - il Decreto dell'Ambasciata di Gerusalemme - nel 1995. Questo documento riconosce ufficialmente Gerusalemme come capitale d'Israele. La legge pubblica 104-45 stanzia 25 milioni di dollari per il trasferimento dell'Ambasciata degli Stati Uniti [da Tel Aviv] a Gerusalemme. Perché è stata rinviata, per disposizione presidenziale rinnovata ogni sei mesi, l'esecuzione di questo decreto approvato dal Congresso? Il timore è che l'esecuzione del trasferimento dell'Ambasciata a Gerusalemme, e il riconoscimento di una delle più antiche capitali del mondo, provocherebbe una minaccia per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. Nel 1988 ho tenuto testa a Yasser Arafat nel corso della quarantatreesima Assemblea Generale a Ginevra, sulla questione di Gerusalemme come capitale d'Israele. Arafat s'è messo a gridare: "Basta! Basta!" A Camp David Arafat si è rifiutato di firmare dei documenti che avrebbero soddisfatto la maggior parte delle sue richieste (ivi compresa la metà di Gerusalemme). Perché? Avrebbe dovuto riconoscere il diritto all'esistenza d'Israele. La vera ragione è chiara e semplice: gli arabi fanatici non volevano che gli Stati Uniti riconoscessero Gerusalemme come capitale d'Israele. Se l'avessero fatto, avrebbero riconosciuto il diritto d'Israele ad esistere. Gli stessi fanatici hanno attaccato la Spagna per spingere il governo spagnolo a ritirarsi dalla coalizione in Iraq, e ad accettare una dottrina di appeasement. Sembra che questo abbia funzionato in Spagna. Perché i presidenti degli Stati Uniti continuano a firmare una disposizione che rinvia a più tardi l'esecuzione del decreto di trasferimento dell'Ambasciata a Gerusalemme? La risposta è semplice: il ricatto degli arabi fanatici che rifiutano di riconoscere il diritto d'Israele ad esistere. Il 5 settembre 1972 il mondo intero è rimasto scioccato quando uno dei più ignobili attentati terroristici della storia è stato perpetrato ai giochi olimpici di Monaco. Terroristi arabi (in seguito identificati come palestinesi) hanno preso in ostaggio e assassinato 11 atleti israeliani con l'obiettivo di esercitare un ricatto sul governo israeliano per ottenere la liberazione di 200 prigionieri arabi. I terroristi palestinesi che avevano organizzato l'attacco erano, in effetti, membri di una fazione dell'OLP, "Settembre nero". Le loro azioni omicide sono state approvate, finanziate e celebrate da Yasser Arafat. Stupefacente è il fatto che nel sito web ufficiale dei giochi olimpici di Atene del 2004, iniziati il 29 febbraio 2004, alla voce "Palestina" si dice che la capitale è Gerusalemme. Com'è possibile che una nazione che non esiste abbia una capitale? Dopo aver ricevuto un mucchio di proteste, il sito web ha apportato la seguente modifica: "Lo Stato d'Israele fa parte del continente europeo". Ecco una cosa che non mancherà di sorprendere chi s'intende di geografia. Il Dipartimento di Stato americano chiama questa regione "Vicino Oriente". Forse dipende dal fatto che gli arabi fanatici rifiutano di riconoscere il diritto d'Israele ad esistere, e il Comitato olimpico ratifica? Perché sorprendersi allora se il presidente degli Stati Uniti e altri rifiutano di riconoscere che Israele abbia perfino una capitale? E' il teatro dell'assurdo e un festival di ipocrisia. L'egiziano di nascita Arafat non ha mai dichiarato, in nessun documento, che voleva Gerusalemme Ovest, ma sempre Gerusalemme Est (Al-Quds). D'altra parte, ha spesso affermato che la bandiera palestinese sventolerà su tutte le chiese e le moschee di Gerusalemme, riferendosi alla città intera. In realtà, nel corso dei 1.400 anni trascorsi dalla redazione del Corano, la città di Gerusalemme non è mai stata la capitale di uno Stato arabo, e non è mai menzionata nel Corano. Sono indignato dal fatto che il Comitato olimpico riconosca la capitale di Cuba (La Havane), quella della Corea del Nord (Pyong Yang), quella dell'Iran (Teheran), ma rifiuti di riconoscere Gerusalemme come capitale del nostro alleato più fedele in Medio Oriente. Il presidente Bush è un uomo di carattere e di chiarezza morale. A metà giugno il decreto sull'Ambasciata [americana] a Gerusalemme sarà di nuovo presentato a George Bush. Lui ha la possibilità di scegliere tra firmare una disposizione di rinvio per motivi di sicurezza nazionale o permettere la trasformazione in legge del decreto. E' ora che si decida a resistere agli arabi fanatici e si rifiuti di firmare un altro rinvio dell'esecuzione del trasferimento dell'Ambasciata a Gerusalemme. Non c'è niente in questo decreto che attenti alla politica degli Stati Uniti o a quella delle Nazioni Unite. Ogni volta che la disposizione di rinvio viene firmata per motivi di sicurezza nazionale, noi diciamo ai terroristi e ai fanatici: "Siete voi a vincere". L'America ha più bisogno della benedizione di Dio che del favore degli arabi fanatici. Bush deve inviare a tutti i potenziali Osama un segnale per dire che le cose sono cambiate. L'America non permetterà più a dei terroristi di minacciare la nostra nazione obbligandola a scegliere tra la convenienza politica e la chiarezza morale. Se Rudolph Giuliani ha avuto il coraggio di dire "No, grazie!" a uno sceicco arabo che voleva stabilire una relazione tra l'11 settembre e Israele, il presidente Bush deve avere la chiarezza morale di fare la stessa cosa. L'America è in uno stato di decadenza morale. E' tempo che il nostro presidente faccia sapere al padrino del terrorismo mondiale, all'architetto del massacro di Monaco, che il gioco è finito. E' tempo di congelare la somma di 1,25 miliardi di dollari che Arafat ha rubato al popolo palestiese, e di utilizzarla per costruire scuole, ospedali, alloggi e una rete di diffusione delle informazioni che non glorifichi e immortali le bombe umane. --------------- Michael D. Evans è giornalista e pastore evangelico. Negli ultimi trent'anni ha seguito tutti i principali avvenimeti relativi a Israele e al Medio Oriente. Ha partecipato a trasmissioni delle catene FOX, CNN, MSNBC e ad altre catene di televisioni e stazioni radio. E' il fondatore del "Jerusalem Prayer Team", il più grande gruppo di cristiani pro-israeliani in America che pregano per la pace di Gerusalemme, tra cui si trovano Joseph Farah, Jerry Falwell, Tim LaHaye, Pat Robertson, Kay Arthur, John Maxwell. Michal D. Evans è anche il presidente del consiglio d'amministrazione della Fondazione "Corrie ten Boom", a Haarlem, in Olanda. La maggior parte dei membri della famiglia Boom sono morti nell'Olocausto combattendo l'antisemitismo. (WorldNetDaily.com, 19 marzo 2004) 3. CI SONO PROFUGHI CHE SONO PIU' PROFUGHI DEGLI ALTRI L'amaro destino dei profughi per nascita di Daniel Pipes Domanda: qual e' la differenza fra i profughi palestinesi e gli oltre 135 milioni di altri profughi del XX secolo? Risposta: in tutti gli altri casi, con il tempo sono andate scomparendo la sofferenza per la perdita, le privazioni, la condizione di apolide. I profughi che non hanno potuto rientrare subito nelle loro case, alla fine si risistemano da altre parti. E con il tempo invecchiano e muoiono. I loro figli, che vivano in Sud Corea, in Vietnam, in Pakistan, in Israele, in Turchia, in Germania o in America, si sbarazzano dello status di profugo ed entrano a far parte della maggioranza della popolazione. Non cosi' per i palestinesi. Per loro la condizione di profugo passa eternamente in eredita' da una generazione all'altra, creando un inestinguibile serbatoio sempre piu' grande di afflizione e malcontento. Diversi sono i fattori che spiegano questa anomalia, ma uno degli elementi chiave e' la struttura burocratica di cui si sono dotate le Nazioni Unite per affrontare il problema. L'Onu ha creato due enti distinti che si occupano di profughi, e ognuno di questi due enti ha la propria definizione del concetto di "profugo". Uno e' l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, che si occupa dei profughi in tutto il mondo e che definisce come "profugo" colui che "a causa del fondato timore di essere perseguitato [...] si trova al di fuori dal paese di cittadinanza". Questa definizione non comprende come "profughi" i discendenti del profugo: per l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, i cubani che sono fuggiti dal regime castrista sono profughi, ma non lo sono i loro figli nati in Florida. Gli afgani che sono fuggiti dal proprio paese sono profughi, non lo sono i loro figli nati in Iran. E cosi' via. L'altro ente e' l'agenzia UNRWA, creata appositamente per i profughi palestinesi nel 1949, e che definisce il concetto di profugo palestinese in modo diverso da quello valido per tutti gli altri profughi del mondo. Secondo l'UNRWA, sono profughi coloro che vivevano nella Palestina Mandataria "tra il giugno 1946 e il maggio 1948" e che "hanno perduto le loro case e i loro mezzi di sostentamento in conseguenza del conflitto arabo-israeliano del 1948". E' particolarmente rilevante il fatto che l'UNRWA estende lo status di profugo "ai discendenti delle persone divenute profughi nel 1948". Considera profugo addirittura chi ha un solo genitore profugo. In pratica, la definizione di profugo dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite tende a ridurre e far scomparire la popolazione di profughi; la definizione di profugo dell'UNRWA tende al contrario a farla aumentare all'infinito. Proviamo ad applicare le due diverse definizioni al caso dei profughi palestinesi causati dalla guerra araba contro Israele nel 1948, che all'epoca furono, secondo i dati Onu, 726.000 (stime di altri studiosi variano tra i 420.000 e i 539.000). Secondo l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite, oggi i profughi palestinesi sarebbero quelli ancora vivi di quei 726.000, cioe' circa 200.000. L'UNRWA invece a questi 200.000 aggiunge i figli dei profughi (o di un solo profugo), i nipoti e i pronipoti, oltre ai palestinesi che hanno abbandonato le loro case nel 1967 con a loro volta i loro figli e nipoti, fino ad arrivare a un totale di circa 4 milioni e 250.000 profughi. I 200.000 profughi palestinesi secondo la definizione che vale in tutto il resto del mondo sono meno del 5% dei 4,25 milioni secondo la definizione dell'UNRWA. Per lo standard internazionale, il restante 95% non sono profughi. In realta', attribuendo lo status di profugo a questi milioni di palestinesi che non sono mai fuggiti da nessuna parte, l'UNRWA condanna di fatto un popolo creativo e intraprendente a vivere una vita di esclusione, autocommiserazione e di nichilismo. La politica adottata in tutti questi anni dai paesi arabi non ha fatto che peggiorare le cose, mantenendo i palestinesi (profughi e loro discendenti) bloccati in una artificiale condizione di profughi eternamente provvisoria. In Libano, ad esempio, vivono 400.000 apolidi palestinesi cui non viene riconosciuto il diritto di frequentare le scuole pubbliche, di possedere proprieta' e nemmeno di apportare migliorie alle proprie condizioni abitative. Cio' che bisogna fare urgentemente, invece, e' aiutare queste |
generazioni di non-profughi a uscire dalla condizione di profugo affinche' possano diventare cittadini, assumersi le loro responsabilita' e costruire il loro futuro. La cosa migliore per loro sarebbe chiudere del tutto l'UNRWA e lasciare che l'Alto Commissariato delle Nazioni
Unite si occupi dei veri profughi palestinesi, in costante diminuzione. Cio' potra' avvenire solo se Stati Uniti e comunita' internazionale prenderanno consapevolezza del ruolo che l'UNRWA ha giocato nel perpetuare la miseria dei palestinesi. (New York Post, 19 agosto 2003 - Archivio Daniel Pipes) 4. DUE PESI E DUE MISURE La peculiare posizione d'Israele di Erich Hoffer L'articolo che segue è stato scritto nel 1968, un anno dopo la guerra dei sei giorni. Leggendolo si potrà verificare che non ha perso nulla in attualità, pur essendo cambiato il quadro politico internazionale. Segno evidente che il modo in cui si guarda a Israele e agli ebrei ha radici profonde che non dipendono dalle circostanze storiche del momento. L'autore è un americano non ebreo, filosofo e sociologo, nato nel 1902 e morto nel 1983. Ha scritto nove libri e ha ricevuto la Medaglia Presidenziale della Libertà. Il suo primo libro, "The True Believer", è considerato un classico. Gli Ebrei sono un popolo particolare: quello che è permesso ad altre nazioni agli Ebrei è vietato. Altre nazioni espellono migliaia, e perfino milioni di persone, e non sorge il problema dei profughi. L'hanno fatto la Russia, la Polonia, la Cecoslovacchia; la Turchia ha espulso un milione di Greci e l'Algeria un milione di Francesi. L'Indonesia ha espulso Dio sa quanti Cinesi, e nessuno dice una parola riguardo ai profughi. Ma nel caso d'Israele, gli Arabi spostati sono diventati eterni profughi. Tutti insistono sul fatto che Israele deve riprendere tutti gli Arabi. Secondo Arnold Toynbee questo spostamento è un'atrocità più grande di tutte quelle commesse dai nazisti (sic). Altre nazioni vittoriose sui campi di battaglia dettano le condizioni di pace. Ma quando il vincitore è Israele, deve supplicare per ottenere la pace. Tutti si aspettano che gli Ebrei siano i soli veri cristiani sulla terra. Altre nazioni, quando sono vinte, sopravvivono e si ristabiliscono, ma se Israele viene sconfitto una sola volta, sarà distrutto. Se Nasser avesse trionfato, nel giugno scorso [1967], e avesse cancellato Israele dalla carta geografica, nessuno avrebbe mosso un dito per salvare gli Ebrei. Nessun impegno preso con gli Ebrei, da qualsivoglia governo, vale la carta su cui è scritto. Tutto il mondo s'indigna quando in Vietnam si muore, o quando due neri sono giustiziati in Rodesia. Ma quando Hitler ha massacrato gli Ebrei, nessuno ha protestato presso di lui. Gli svedesi, che sono pronti a rompere le relazioni diplomatiche con gli Stati Uniti per quello che facciamo in Vietnam, non fecero una piega quando Hitler massacrava gli Ebrei. Mandarono a Hitler minerale di ferro di prima qualità, dei cuscinetti a sfera, e assicurarono il passaggio dei suoi treni di truppe destinate alla Norvegia. Gli Ebrei sono soli al mondo. Se Israele sopravvive, sarà unicamente grazie agli sforzi degli Ebrei. E alle risorse ebraiche. Tuttavia, anche in questo momento Israele è il nostro solo alleato affidabile e senza riserve. Noi possiamo contare su Israele più di quanto Israele possa contare su di noi. Basta soltanto immaginare quello che sarebbe successo, l'estate scorsa, se gli Arabi, con l'appoggio dei Russi, avessero vinto la guerra, per comprendere a qual punto la sopravvivenza d'Israele è vitale per l'America e per l'Occidente in generale. Ho una premonizione che non mi lascia: quello che succederà a Israele, succederà a tutti noi. Se Israele dovesse perire, l'olocausto passerebbe su di noi. (Los Angeles Times, maggio 1968) 5. PALESTINESI ENTRANO IN ISRAELE SU FINTE AMBULANZE RAMALLAH - Poliziotti palestinesi sono entrati più volte in Israele su veicoli camuffati da ambulanze. Tra questi si trovavano, secondo dati della polizia, anche membri dell'unità di sicurezza personale Forza 17 dell'OLP di Yasser Arafat. Secondo quello che riferisce il quotidiano "Ha´aretz", in questo contesto è stato arrestato, fino a questo momento, un abitante della località Asariyeh, vicino a Gerusalemme. L'uomo ha un passaporto israeliano. L'uomo è sospettato di essersi falsamente dichiarato autista di ambulanze e di aver in questo modo portato in Israele dozzine di palestinesi. I trasportati evidentemente venivano camuffati da pazienti. Venivano attaccati a strumenti medici e ai punti di controllo venivano presentate alle forze israeliane di sicurezza documenti falsi. La polizia presume che in questo modo siano stati fatti entrare in Israele anche dei terroristi. Il palestinese arrestato era impiegato presso un istituto di soccorso controllato da Forza 17. Ha tre autoambulanze. Come la polizia ha accertato, l'uomo non è in possesso della necessaria patente di guida speciale. Inoltre i numeri di targa della sua auto sono falsificati. Gli inquirenti suppongono che l'auto sia rubata. Poco tempo fa la polizia di Asariyeh ha perquisito un deposito in cui dei normali veicoli venivano trasformati in ambulanze. (Israelnetz Nachrichten, 25.05.2004) 6. QUELLO CHE ALCUNI GENTILI HANNO DETTO DEGLI EBREI di Rabbi Nathan Lopes Cardozo "Ad alcuni piacciono gli Ebrei, ad altri no. Ma nessun uomo di pensiero può negare il fatto che essi siano, al di là di ogni dubbio, il più eccezionale e formidabile popolo mai apparso nel mondo." Winston Churchill (1) "L'Ebreo è l'essere sacro che ha fatto scendere dal cielo il fuoco eterno, e con esso ha illuminato il mondo . E' la sorgente, la fioritura e la fonte da cui tutti gli altri popoli hanno tratto il loro credo e le loro religioni." Leo Tolstoi (2) "Invano li abbiamo rinchiusi per centinaia di anni dietro i muri del ghetto. Non appena i cancelli delle loro prigioni si sono aperti, essi ci hanno superati, anche nelle strade che avevamo percorso senza il loro aiuto." A.A. Leroy Beaulieu (3) "L'Ebreo è colui che ci ha dato il Fuori e il Dentro, la visione esterna e la vita interiore. Non possiamo neppure alzarci la mattina o attraversare la strada senza essere Ebrei. Sogniamo sogni ebraici e speriamo speranze ebraiche. La maggior parte delle nostre parole più belle, infatti, - novità, avventura, sorpresa, unicità, spirito, fede, speranza, giustizia sono tutte doni degli Ebrei." Thomas Cahill (4) "Uno dei doni della cultura ebraica alla cristianità è quello di avere insegnato ai cristiani a pensare come Ebrei, ed ogni uomo moderno che non abbia imparato a pensare come un Ebreo può dire di non aver imparato a pensare affatto." William Rees-Mogg (5) "In alcune parti del mondo è possibile vedere un popolo particolare, separato dagli altri: il popolo ebraico. Tale popolo non è solo di una notevole antichità, ma è perdurato per un ragguardevole periodo di tempo. Poiché popoli come i Greci, gli Italici, gli Spartani, gli Ateniesi e i Romani, che sono sorti molto più tardi, sono scomparsi, mentre loro esistono ancora, nonostante gli sforzi di molti regnanti che hanno provato moltissime volte a distruggerli, come testimoniano gli storici, e come accade solitamente nel naturale ordine delle cose. Sono stati sempre preservati, e il loro essere preservati era stato profetizzato. Il mio incontro con questo popolo mi riempie di meraviglia." Blaise Pascal (6) "La visione ebraica è divenuta prototipo di molti altri grandi progetti per l'umanità, sia divini che umani. Gli Ebrei, quindi, si trovano al centro dello sforzo eterno di dare alla vita umana la dignità di uno scopo." Paul Johnson (7) "Fino a quando durerà il mondo, tutti coloro che desiderano progredire nella giustizia verranno ad Israele per trovare ispirazione, in quanto esso è il popolo che possiede il più luminoso e potente senso della giustizia." Matthew Arnold (8) E' davvero difficile per tutte le altre nazioni del mondo vivere in presenza degli Ebrei. E' irritante e scomodo. Gli Ebrei mettono in imbarazzo il mondo perché hanno compiuto cose che vanno oltre ogni immaginazione. Sono divenuti degli stranieri in campo morale da quando il loro progenitore, Abramo, ha introdotto nel mondo altissimi standard etici ed il timore del Cielo. Hanno portato nel mondo i Dieci Comandamenti, che molte nazioni preferiscono rifiutare. Hanno violato le regole della storia rimanendo vivi, al di là di ogni buon senso ed evidenza storica. Sono sopravvissuti a tutti i loro nemici, compresi imperi vastissimi come quelli dei Greci e dei Romani. Hanno fatto infuriare il mondo col ritornare alla loro terra dopo 2000 anni di esilio e dopo la morte di sei milioni di loro fratelli e sorelle. Hanno posto un peso sulle spalle del resto del mondo costruendo, in un attimo, uno Stato democratico lì dove altri non erano stati in grado di farlo per centinaia di anni. Hanno costruito monumenti vivi, quali il dovere di essere santi ed il privilegio di servire gli altri uomini. Hanno dato il loro contributo in ogni genere di progresso umano, nella scienza, nella medicina, nella psicologia ed in ogni altra disciplina, in maniera sproporzionata rispetto al loro piccolo numero. Hanno dato al mondo la Bibbia e persino il suo Salvatore. Gli Ebrei hanno insegnato al mondo a non lasciarlo com'è, ma a cercare di trasformarlo, anche se solo poche nazioni hanno ascoltato. Inoltre, gli Ebrei hanno introdotto nel mondo l'idea dell'unico Dio, anche se solo una minoranza ha voluto trarne le dovute conseguenze morali. Così, le nazioni del mondo si rendono conto che sarebbero perdute senza gli Ebrei. E mentre il loro subconscio cerca di ricordare loro quanto della civiltà occidentale è costruito in termini di concetti espressi dagli Ebrei, fanno tutto ciò che possono per sopprimerli. Negano il fatto che gli Ebrei ricordino loro di avere alti scopi nella vita e di essere persone d'onore, e fanno di tutto per scappare dalle conseguenza di ciò. E' troppo per loro da sopportare, troppo imbarazzante da ammettere, troppo difficile conviverci. Così, le nazioni del mondo decidono ancora una volta di uscire fuori strada per trovare un modo per spezzare gli Ebrei. Lo scopo: provare che gli Ebrei sono tanto immorali e colpevoli di massacri e genocidi quanto loro stessi. Tutto questo per nascondere e giustificare il loro fallimento persino nel protestare quando sei milioni di Ebrei sono stati condotti nei campi di sterminio di Auschwitz e di Dachau; per cancellare la coscienza di ciò che gli Ebrei ricordano loro. Hanno trovato un modo per spezzarli. Nulla può essere più efficace per i loro scopi che vedere gli Ebrei in lotta contro un altro popolo (popolo completamente terrorizzato dai suoi leader) contro il quale gli Ebrei, nonostante i loro desideri, sono costretti a combattere per sopravvivere. Con grande soddisfazione il mondo permette che la storia venga falsificata per nutrire l'odio di un altro popolo contro gli Ebrei. Tutto questo a dispetto del fatto che le nazioni sanno benissimo che ci sarebbe potuta essere la pace tra le due parti già da molto tempo, se solo gli Ebrei ne avessero avuto una giusta possibilità. Invece, sono saliti con gioia sul vagone dell'odio, per giustificare la loro gelosia verso gli Ebrei e la loro incompetenza a gestire i propri standard morali. Quando gli Ebrei guardano quella strana rappresentazione che ha luogo all'Aja, possono solo sorridere della maniera paradossale in cui il mondo ammette di nuovo l'unicità degli Ebrei. E' un loro bisogno distruggere gli Ebrei, che in realtà li fortificano. "Lo studio della storia d'Europa nei secoli scorsi ci insegna uno stesso concetto: che le nazioni che hanno ricevuto e trattato in maniera giusta e misericordiosa gli Ebrei hanno prosperato; e le nazioni che li hanno torturati e oppressi hanno scritto la loro stessa maledizione." Olive Schreiner (9) "L'unica onorificenza al mondo che potrei mai desiderare sarebbe quella di essere un Ebreo onorario." A.L. Rowse (10) Note: (1) Citato da Geoffry Wheatcroft in "The Controversy of Zion", Sinclair-Stevensohn, London, 1996, X1. (2) Leo Tolstoi, citato da Chief Rabbi J.H.Hertz in "A book of Jewish Thought" Oxford University Press, 1966, p.135. (3) Anatole Leroy Beaulieu, storico francese. "Israel among the nations", p.162. 1893, Ibid, p.174. (4) Thomas Cahill, "The Gifts of the Jews", Doubleday, New York, 1998, p. 240-41. (5) William Rees Mogg, "The Times", citato da Chief Rabbi Jonathan Sacks, "Radical then, radical now", Harpercollins, London, 2000, p. 4. (6) Pascal, "Pensees", traduzione di A.J. Krailsheimer, Penquin, Harmondsworth, 1968, p. 171, 176-77. (7) Paul Johnson, "A history of the Jews", Weindenfeld & Nicolsohn, London, 1987, p. 2. (8) Matthew Arnold, "Literature and Dogma", Smith, Elder, London, 1876, p. 58 (9) Olive Schreiner, romanziera sudafricana, citata da Chief Rabbi J.H. Hertz, p,177,180, Ibid, p. 180. (10) A.L. Rowse, "Historians I have known", Duckworth, London, 1995. Tutti gli autori sovracitati sono gentili. (Trad. di F .Dragani, collaborazione con www.uncuoreperisraele.net) (Naomi Ragen, aprile 2004) 7. MUSICA E IMMAGINI Yerushalayim Shel Zahav 8. INDIRIZZI INTERNET Embrace Israel Indirizzo Le notizie riportate su queste pagine possono essere diffuse liberamente, citando la fonte. |