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Notizie su Israele 325 - 15 dicembre 2005 |
1. Espulsione dal Gush Katif - Cento giorni dopo
2. Ex località ebraiche diventano basi terroristiche 3. Con un uso flessibile di eufemismi 4. I timorosi signori dirigenti dell'Onu 5. Sharon teme tensioni col Libano 6. L'Europa e i terroristi manovrati dalla Siria 7. Musica e immagini 8. Indirizzi internet |
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1. ESPULSIONE DAL GUSH KATIF - CENTO GIORNI DOPO
Il mio mondo non è crollato Sono un'espulsa dal Gush Katif e devo dirvi che, nonostante tutto quello che i media vi vogliono far credere, il mio mondo e' crollato! La nostra vita trascorreva serena, per quello che era possibile, mio marito ed io lavoravamo e guadagnavamo per mantenerci. Non eravamo ricchi, ma vivevamo senza dover chiedere niente a nessuno. Eravamo anche riusciti a risparmiare un po' di denaro e ad acquistare una bella casetta. Non era lussuosa ma ci stavamo bene, vi abbiamo cresciuto dei bambini felici, e tutti eravamo contenti di quello che eravamo riusciti a fare. Nel Gush non c'era dissocupazione, e adesso siamo senza lavoro ed abbiamo finito i nostri risparmi. Una volta eravamo noi a dare offerte fisse per i bisognosi e all'improvviso siamo noi che dobbiamo vivere della carita' altrui per comprarci da mangiare, che vergogna!
All'inizio ho continuato a lavorare per qualche ora nel mio posto di lavoro, ma non ho resistito alle lunghe ore di viaggio per attraversare quasi tutto il paese e poi il viaggio mi mangiava quasi tutto quello che percepivo. Noi viviamo con le valigie pronte per partire. Questo, dove stiamo adesso, e' il quinto albergo "maledetto' da quando siamo stati espulsi. Stiamo tutti quanti in due piccole stanze. Debbo pero' confessare che ci sono persone che stanno peggio. Ci sono espulsi che vivono nella stessa camera con la nonna mentre altri hanno figli e figlie grandi che vivono nella stessa stanza, ed altri che vivono in stanze contigue ma non comunicanti. Vari giovani si sono sposati per scappare da una situazione cosi' deprimente e certuni hanno anche abbandonato il paese visto che non lo ritengono piu' la loro patria. Non e' bello parlare cosi' degli alberghi, ma li odio! Che punizione! A che misera esistenza siamo stati ridotti! Non c'e' neanche la spazzola per pulire il gabinetto. Non ci e' consentito l'uso del telefono ed il conto dei telefonini cellulari e' salito alle stelle. Non abbiamo la cucina, il cibo e' stantio ed avariato. A pranzo e cena c'e' carne ed i nostri bambini, che non ci sono abituati, stanno a digiuno, ed anche noi ci siamo stancati. E' naturale che non possiamo ricevere ospiti, e' impossibile invitare la mia vecchia madre, che il Signore Le conceda una lunga e sana esistenza, e come faremo a festeggiare il bat-mizwa di nostra figlia?! E, la cosa peggiore, siamo costretti a pagare le lunghe ore noiose che trascorriamo in questo albergo "maledetto. Il prezzo ci viene dedotto dal gia' misero indennizzo. La convivenza con mio marito e' diventata impossibile, litighiamo tutto il tempo, mio marito da calmo e tranquillo che era e' diventato triste, nervoso, ansioso e pieno di paure. Ha incominciato ad andare dallo psicologo e a spendere percio' soldi che non abbiamo. Molte mie amiche non hanno retto al cambiamento ed hanno divorziato. Mio figlio maggiore e' diventato aggressivo ed e' arrabbiato col mondo intero: col governo, con lo Stato, con l'esercito, con i Rabbini, con tutti, anche con noi. Ha smesso di andare a scuola come molti altri ragazzi. Vari suoi amici, che erano nel Gush ottimi studenti, oggi sono svogliati. Ragazzi abituati ad un'intensa vita sociale sono diventati dei "lupi solitari". La figlia che abbiamo messo in una scuola a tempo pieno, perche' farla andare avanti-indietro era impossibile, piange tutto il tempo che vuole tornare a casa. Anche questa scuola ci costa caro, ma almeno e' in buona compagnia. Ma non me la posso prendere piu di tanto, perche' tra i miei amici ci sono ragazzi che non hanno retto a questa situazione traumatica ed hanno incominciato a bere e a drogarsi, altri hanno addirittura tentato di suicidarsi! Oltre a tutto cio' la burocrazia sta facendo di tutto per darci il "colpo di grazia". "Ah volete ricevere gli indennizzi!?" "Dovete innanzi tutto dimostrare che siete stati realmente abitanti del Gush.... la carta d'identita' non basta... ci si puo' far scrivere quello che si vuole... dimostrate di aver comprato la casa... portate l'atto di acquisto... portate la dichiarazione del catasto di Beer Sheva... questo non basta, dimostrate di averci abitato... portate le bollette della luce e la dichiarazione della Societa' Elettrica di Beer Sheva che avete sempre pagato.... adesso occorre il certificato del Ministero dell'Educazione che i vostri figli hanno studiato nel Gush, anche questo non basta, forse il certificato e' falso, dovete portare le pagelle delle classi prima, seconda... i documenti sono nel container? La cosa non ci riguarda!" Diteci, ci volete uccidere? Dopo averci espulso ci volete anche ammazzare! Non sappiamo dove sia il nostro container in mezzo a tutti gli altri, non per colpa nostra ma perche' gli impiegati del governo non hanno fatto una lista ordinata. Oh quanto dolore ci ha causato tale container. Mentre lo preparavano, molti oggetti di valore come il computer sono spariti come cari ricordi di famiglia. Ancora non riesco a capire perche' tale container lo dobbiamo pagare di piu' di uno preso sul mercato! Al contrario quando si tratta di prenderci i soldi tutto fila liscio come l'olio: noi continuiamo a pagare alla banca il prestito per una casa che non esiste piu', a pagare l'assicurazione su una casa dalla quale siamo stati espulsi, ed anche a pagare la societa' elettrica per averci tolto la corrente! Ma gli uffici governativi ci trattano come fossimo dei bugiardi e noi dobbiamo impazzire per dimostrare il contrario. Mi spediscono dal nord del paese sino a Beer Sheva per portare un certificato della Societa' Elettrica quando con il computer possono ottenere tutte le informazioni che desiderano su di noi! E' chiaro che cio' non e' disordine amministrativo, cio' e' stato predisposto, ci vogliono vedere distrutti! Cio' avviene con tutti, anche con quelli che si erano accordati con l'amministrazione dell'espulsione e se ne erano andati anzi tempo. Quanto sono senza cuore, o lo hanno di pietra, coloro che hanno mandato in malora le nostre vite e ancora continuano a ripetere nei mezzi di comunicazione che tutto va per il meglio. "C'e' una soluzione per ogni evacuato!" cosi' proclamarono e continuano a proclamare: bugiardi sfacciati! Se osiamo parlare siamo accusati di essere dei piagnucoloni, degli imbroglioni, degli approffittatori, dei "ruba" indennizzi! Cosi' osano chiamare noi, che abbiamo trasformato una zona desertica nel giardino di D.o sotto il fuoco nemico! Ed ora ci dicono che dobbiamo dimenticare quello che ci hanno fatto e perdonare quello che ci stanno facendo. Questo e' l'ottantunesimo colpo! Questa espressione, per chi non lo sapesse, fu coniata da un superstite della Shoah, che testimonio' al processo Eichmann, che disse di aver ricevuto 80 frustate, e, quando qualcuno gli chiese se ne era certo, rispose: questa e' l'ottantunesima! Ma, nonostante tutto, non li odio perche' cio' non e' da me! Non sono abituata ad odiare, non mi piace odiare! Mi piace amare, ballare ed essere felice di cio' che ho anche in tempi difficili come questo. Ho la fortuna di avere fatto nuovi amici, tutti volontari dal cuore d'oro contenti di aiutarci. Ci offrono denaro, tempo, consigli amministrativi e legali, appoggio morale, assistenza medica, ci aiutano con i bambini, fanno il bucato e le pulizie e moltissime altre cose. Grazie infinite carissimi amici, quando vi penso resto commossa e mi viene da piangere. Non so ancora quale sara' il mio futuro in questo paese ingrato, ma, nonostante tutto, lo continuo ad amare e mi faccio coraggio. E' tutto assai difficile ma cerco di riprendermi e tirare avanti. Pensavo che avevamo finito con la diaspora millenaria, ma non e' cosi'! Perche' essa e' rimasta dentro di noi e sembra che non basti un giorno per liberarsene. Essa trova nuovi modi per colpirci e percio' sono felice per ogni giorno che resisto e riesco a vivere in Haretz! In "Mesilath iesharim" e' scritto che la vita e' piena di prove e difficolta', non e' facile vivere senza certezze materiali ma quelle spirituali ci aiutano a resistere. La vita e' diventata piu' difficile materialmente ma ho scoperto dentro di me vitalita' e forze nuove. In questo mare in tempesta che e' la vita nazionale ho dei punti di appoggio. Il Rav Kook disse che senza punti di appoggio l'uomo non puo' vivere. Anche nella diaspora piu' nera il Popolo d'Israele continuo' a vivere con indomito coraggio perche' possedeva degli ideali. Che cosa mi da la forza di tirare avanti ? Cio' che e' nel mio "cassiere" e nessuno mi puo' togliere! Come ad esempio l' "Unione" (Iacad). Il rapporto tra noi profughi, non sono riusciti a spezzarlo! Ho infinite discussioni sia in famiglia che con le altre espulse a causa di tutti i disagi e le privazioni a cui ci sottopongono, ma conserviamo l' "Unione"! Una grande regola nell' "Unione" e' che non siamo obbligati ad avere le stesse opinioni. Quello che abbiamo in comune sono il ricordo del Gush e la mancanza di certezze per il futuro, percio' non importa se la pensiamo differentemente, e' come in yeshiva dove le discussioni sono serrate ma tutti si rispettano. I nostri ragazzi sono diventati degli esperti nelle discussioni: amano mettere tutto in dubbio! Qualsiasi cosa dico loro lo discutono. Io non mi arrabbio, non mi impongo con autorita', anzi sono contenta di avere dei figli che ancora si interessano a cio' che accade intorno a loro perche' cio' significa che hanno un futuro. C'incolpano di tutto. Ma ho imparato a non prendermela troppo e a non sentirmi offesa, ma a cercare cio' in cui andiamo d'accordo e a rafforzare in loro i buoni sentimenti, faccio comunque di tutto per non essere la loro psicologa ma di restare semplicemente la loro madre. Il mio bambino di due anni e' tornato a farsela adosso e ha paura di ogni cosa. Anche la mia bambina un po' piu' grandicella ha gli stessi sintomi dovuti allo shok subito: io li prendo tra le braccia, li coccolo e gioco con loro e cio' da a loro un po' di fiducia e di coraggio. Mio figlio che studia in terza elementare e' diventato assai aggressivo, usa espressioni come: io lo ammazzo! non mi spavento perche' sono sicura che non uccidera' nessuno, e non lo zittisco perche' se no avra' paura di esprimere i propri sentimenti e presso di me esistono la liberta' di parola e quella di pensiero. Non so perche' vi stia annoiando con cose cosi' personali, ma sembra che anch'io mi debba sfogare! Tutto il tempo debbo rispondere ai miei figli piccoli che chiedono: "Mamma, questo soldato e' buono e ci protegge o e' un soldato cattivo che ci viene a buttare fuori di casa?" Sono ancora spaventati e percio' cerco di dare a loro tutto il mio affetto e protezione e cerco di ricreare intorno a loro quello che era il nostro ambiente domestico. Non mi nascondo che cio' sia impresa improba e che il futuro ci riservi molte incognite ma, con l'aiuto di D.o, spero di riuscire ad affrontarle e superarle nei migliori dei modi. Sappiate, figli adorati, che qualsiasi cosa ci capitera' restero' sempre al vostro fianco per affrontarlo insieme. Maritino mio, sappi che ti restero' sempre vicino per aiutarti e sostenerti, molte cose del nostro mondo sono andate in frantumi, ma io non ho ceduto perche' so che il Signore non ci ha abbandonato, ho la certezza che e' Lui che ci ha fatto tornare in Patria e tutto quello che stiamo affrontando sono esami con i quali ci sta mettendo alla prova per renderci partecipi dell'avvento dell'era messianica. (Rav Shlomo Aviner, "Olami lo carav" (Il mio mondo non e' crollato!), BEAVAH UVEHEMUNAH n. 542, 9/12/05, pp. 6-8; liberamente tratto e tradotto dall'ebraico da Eleazar Ben Yair). 2. EX LOCALITÀ EBRAICHE DIVENTANO BASI TERRORISTICHE Una parte delle 21 verdeggianti località del Gush Katif in cui vivevano più di 8000 israeliani sarebbero diventate basi terroristiche. Questo ha annunciato martedì sera [13 dicembre] il sito islamico MENL, citando fonti palestinesi. L'Autorità Palestinese in effetti ha precisato che una parte dei villaggi ebraici da cui questa estate sono stati espulsi gli abitanti, nel quadro del piano di smantellamento di Ariel Sharon, adesso servono come campi d'addestramento per le forze armate del Fatah e per altre organizzazioni terroristiche islamiste. Nel quadro di queste esercitazioni, nuove reclute sono state integrate nell'«esercito popolare» palestinese, le cui operazioni sono finanziate dal Fatah. Secondo la stessa fonte, il responsabile degli Affari interni dell'Autorità Palestinese, Nasser Yussuf, avrebbe effettuato un giro in uno dei campi installati sulle rovine di Nevé Dekalim. Aveva l'intenzione di dichiarare il settore «zona militare», ma ha dovuto fare marcia indietro e lasciar posto alle organizzazioni terroristiche che hanno preso possesso del terreno. Reagendo a queste infomazioni, un responsabile di Hamas ha dichiarato al World Tribune che l'organizzazione terroristica aveva ottenuto l'autorizzazione a stabilirsi nella regione di Nevé Dekalim. Ha rivelato inoltre che da questa zona i terroristi lanciano razzi Kassam sugli agglomerati del Negev. (Arouts 7, 14 dicembre 2005) 3. CON UN FLESSIBILE USO DI EUFEMISMI Eliminare elegantemente Israele di Daniel Pipes Stranamente, c'è un modo giusto e uno sbagliato di chiedere l'eliminazione di Israele. Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite, ha fornito un esempio di entrambi i modi nelle scorse settimane. Quando il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad il 26 ottobre scorso asserì che "il regime che occupa Gerusalemme andrebbe eliminato dalle pagine della storia", Annan replicò manifestando la sua "costernazione". E ancora, il 7 dicembre, quando Ahmadinejad ha chiesto che lo Stato ebraico venga trasferito in Europa Annan si è detto "indignato". Ma la costernazione e l'indignazione causate da quanto asserito dal presidente iraniano non hanno impedito ad Annan di partecipare il 29 novembre ad una "Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese" organizzata dalle Nazioni Unite, nel bel mezzo degli impeti iraniani. Anne Bayefsky, di Eye on the UN, riferisce che il Segretario delle Nazioni Unite stava seduto sul palco e lì vicino vi era una "Carta geografica della Palestina", con scritte in arabo, che mostrava una Palestina senza Israele. A livello cartografico ciò equivale esattamente a quanto chiesto da Ahmadinejad circa l'eliminazione dello Stato ebraico. Il fare contraddittorio di Kofi Annan deriva dal fatto che a partire dal 1993 le esplicite richieste per la distruzione di Israele sono diventate offensive, mentre quelle implicite sono diventate più accettabili. Tra queste ultime si annoverano: |
Le richieste per il riconoscimento di "un diritto al ritorno" dei palestinesi
(che si tradurrebbe in un annichilimento dello Stato ebraico conferendo la cittadinanza a qualunque arabo si proclami palestinese). Dichiarare un "jihad per liberare Gerusalemme". Commemorare la creazione di Israele come Al-Nakba ("il disastro"). Proporre la "soluzione di un unico Stato" (vale a dire non più Israele). Tributi a "tutti coloro che sono morti per la causa del popolo palestinese" (inclusi gli attentatori suicidi) e Carte geografiche nelle quali non figuri Israele. Fatah e Hamas insieme ostentano questa dicotomia. Entrambe aspirano ad eliminare Israele, ma esse scelgono diversi percorsi per farlo. A partire dal 1988, le tattiche di Fatah sono state opportunistiche, doppie e inconsistenti, sin da quando Yasser Arafat condannò a parole il terrorismo e avviò "il processo di pace" con Israele e per l'esattezza egli patrocinò al contempo il terrorismo suicida e promosse un'ideologia che abiurava in toto la legittimità israeliana. Questo raggiro lapalissiano permise a Fatah di ottenere grossi benefici da Israele, inclusa un'autorità autonoma, una forza semi-militare, ingenti sovvenzioni da parte dei paesi occidentali e il quasi controllo di un confine. Hamas, al contrario, ha rifiutato coerentemente l'esistenza dello Stato di Israele e ha conquistato sempre più vasti segmenti dell'opinione pubblica palestinese (i più recenti sondaggi la vedono dietro Fatah [45%] nelle prossime elezioni, con il 35% delle preferenze). Ma questo palese rifiuto ha rappresentato un anatema per Israele e gli altri, limitando così la sua efficacia. Di conseguenza, negli ultimi mesi Hamas ha iniziato a mostrarsi più flessibile; ad esempio, questa organizzazione ha rispettato in genere il cessate il fuoco con Israele ed è orientata a prendere parte al processo diplomatico. Ciò offre dei vantaggi; Conflicts Forum e altre organizzazioni stanno presentando con qualche successo Hamas come un interlocutore di nuovo legittimo. La Jihad Islamica palestinese potrebbe considerarsi come l'unica organizzazione che rifiuta a oltranza l'esistenza dello Stato ebraico. Perché questa duplicità di condotta? Perché l'approccio utilizzato da Fatah seduce gli israeliani fino al punto di arrivare a collaborare con questi ultimi, gli eufemismi come quelli adoperati da Arafat, le contraddizioni, i sotterfugi e le bugie li incoraggiano a fare "delle dolorose concessioni". Al contrario, l'approccio adottato dalla Jihad Islamica palestinese e dal presidente iraniano Ahmadinejad mette senza riguardi Israele di fronte a delle minacce palesi e brutali che non possono trovare giustificazione alcuna. Le sfacciate richieste di far sparire Israele fanno adirare gli israeliani, inducono a procurarsi nuovi armamenti e a sbarrare la strada alla diplomazia. Questi espedienti potrebbero mettere a dura prova la credulità non è che gli israeliani capiranno che la prima non è meno letale del secondo? A dire il vero non è così. Come asserisce il filosofo Yoram Hazony, è dal 1993 che gli israeliani si mostrano come "un popolo sfiancato, confuso e privo di direzione", disposto e perfino impaziente di farsi abbindolare dai nemici. Tutto ciò di cui hanno bisogno gli israeliani consiste in alcune profferte, per quanto poco convincenti, vale a dire che riusciranno a liberarsi della guerra e che non si limiteranno a fare delle concessioni ai nemici mortali. Pertanto ciò ha illuminato l'opinione pubblica mondiale a condannare Ahmadinejad, accorgendosi che egli si è spinto troppo oltre e che indurrà gli israeliani a tornare sui propri passi. Se egli avesse smorzato i toni e se, ad esempio, avesse chiesto in modo elegante l'eliminazione dello Stato di Israele appoggiando la soluzione di un unico Stato, tutto sarebbe andato bene. Questo lascia agli israeliani la libertà di definire quale atteggiamento antisionista sia lecito oppure no. Il fatto che Kofi Annan abbia al contempo condannato e appoggiato l'eliminazione di Israele si limita a rispecchiare l'etichetta di distruzione creata dagli stessi israeliani. (New York Sun, 13 dicembre 2005 - dall'archivio di Daniel Pipes) 4. I TIMOROSI SIGNORI DIRIGENTI DELL'ONU Silenzio, si gira! di Albert Bellaïche Dopo le innominabili dichiarazioni del Presidente iraniano sulla «delocalizzazione» dello Stato d'Israele verso l'Europa, il mondo intero ha reagito condannando unanimemente i sordidi e inaccettabili propositi del dirigente iraniano... Tuttavia, in mezzo a questo tumulto generale quante voci musulmane o di capi di Stato arabi o musulmani si sono manifestate o dichiarate a questo proposito? E' legittimo porre la domanda? Sì o no? Naturalmente sì! Diteci allora, quanti musulmani e arabi si sono alzati per denunciare questa arroganza, questi insulti al prossimo e questo banale nonsenso in terra iraniana? Attenzione! Silenzio, si gira! Oltre alle disapprovazioni multiple e unanimi venute da tutte le parti e da tutti i paesi, diteci, quali sono le sanzioni proposte dai falsi gridatori allo scandalo, dai falsi oltraggiati parolai e inattivi, e anche da quelli che si agitano davanti alle reali e palpabili minacce nucleari di questo Stato? Nessuna! Un altro paese meno potente e di diversa configurazione e senza alcun appoggio comunitario o religioso già da molto tempo sarebbe stato minacciato di espulsione dall'unica Organizzazione Mondiale che ha il compito di dirimere ogni disputa fra Stati, e sarebbe stato censurato su due piedi per grave infrazione alla regola del rispetto della pace e della sicurezza di tutti gli Stati membri. Essendo passato ancora una volta tra le maglie della legge internazionale, fragile e vulnerabile, l'Iran non manca di sfidare, ogni giorno di più e con successo, il mondo occidentale, democratico e civilizzato. Allora, diteci pure, caro Sig. Mohamed Baradeï, caro Sig. Kofi Annan, caro Sig. Jacques Chirac, caro Sig. George W. Bush e voi tutti, Signori dirigenti timorosi di una ONU «macchinosa», a quali calende pensate di rinviare le sanzioni o addirittura l'espulsione di questo Stato nocivo e nefasto? Siano greche o bizantine quelle calende, non sarebbe ora di tirarle fuori dal dimenticatoio e, interrompendo ogni altra questione, richiamarsi alle sanzioni, oggi piuttosto che domani, per evitare il rischio di vedere l'epidemia spandersi più velocemente della febbre aviaria? E quel tal signore iraniano, tutto smarrito per il fatto di constatare che l'Occidente unanime si accorda, decide e infierisce, vedrebbe improvvisamente la sua andatura sufficiente, arrogante e spaccona perdere di superbia e sgonfiarsi. Soltanto davanti all'indignazione e alla generale volontà di sanzionare il Presidente iraniano capitolerà e rientrerà nei ranghi, come altri pima di lui hanno dovuto cedere davanti alla giustizia implacabile degli uomini, una volta che questi si sono dimostrati uniti e indefettibili. (Guysen Israël News, 10 dicembre 2005) 5. SHARON TEME TENSIONI COL LIBANO Damasco e Teheran attaccano Israele Pressioni internazionali a oltranza sulla Siria, per costringerla fra l'altro a rinunciare al sostegno al terrorismo e ai gruppi armati palestinesi, ma una caduta del regime del presidente Bashar Assad, questo no. Molto meglio quindi, secondo un analista israeliano, incoraggiare un alto livello di pressioni internazionali su Damasco che costringano la Siria a assumere una linea più moderata sullo scacchiere regionale, e a dare segnali di buona volontà all'Occidente sulla questione del sostegno al terrorismo. Israele preme in particolare perché vengano chiusi gli uffici a Damasco di Hamas e Jihad Islamica, e perché cali il sostegno della Siria agli Hezbollah libanesi, che potrebbero essere usati da Damasco per riaccendere il conflitto israelo-libanese. Per contribuire a mantenere al massimo la pressione su Assad secondo l'analista israeliano il premier Sharon avrebbe dato istruzioni ai capi dei servizi segreti di non avviare contatti con i diversi mediatori che negli ultimi tempi hanno proposto di riaprire canali segreti di dialogo con la Siria, in vista di una possibile trattativa di pace. Stando a Shiffer, Sharon ritiene che i segnali lanciati in questo senso nelle ultime settimane da Damasco costituiscano in realtà tentativi di diversione dell'attenzione della comunità internazionale sulla Siria. E Israele non ha alcun interesse a dare una mano in questo senso a Assad. Altre pressioni su Israele giungono intanto da Teheran. I palestinesi non devono avere negoziati con Israele, ma «continuare la jihad», cioè la guerra santa, contro lo Stato ebraico. Lo ha affermato l'ayatollah Ali Khamenei, ricevendo il capo dell'ufficio politico di Hamas, Khaled Meshaal. (Corriere Canadese, 14 dicembre 2005) 6. L' EUROPA E I TERRORISTI MANOVRATI DALLA SIRIA Hezbollah, tolleranza zero di Ehud Gol, Ambasciatore di Israele in Italia Nelle ultime settimane l'organizzazione terroristica di Hezbollah, manovrata dalla Siria e finanziata dall'Iran, ha intensificato le sue azioni terroristiche contro Israele. I suoi attacchi - non provocati, sono stati particolarmente gravi e compiuti simultaneamente contro obbiettivi israeliani civili e militari, lungo tutta la linea di confine tra Libano e Israele, con razzi e missili, con armi da fuoco automatiche e colpi di mortaio. Ci sono stati inoltre tentativi di infiltrazioni per rapire militari israeliani. Undici israeliani sono rimasti feriti e i residenti della Galilea Superiore sono dovuti restare nei rifugi antibomba. Lo stesso leader dell'organizzazione, Hassan Nasrallah, ha dichiarato pubblicamente che il rapimento di israeliani, soldati o civili che siano, non solo è un diritto, ma anche un dovere di Hezbollah. L'escalation di violenza da parte di Hezbollah giunge proprio nel momento in cui aumenta la pressione internazionale sulla Siria, a causa del suo ruolo nell'istigazione alla violenza e all'instabilità in Iraq, del suo coinvolgimento nell'assassinio dell'ex Primo Ministro libanese Hariri e della sua continua presenza in quel paese, in piena violazione della Risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La Siria è uno stato che sponsorizza il terrorismo: coordina le attività operative di Hezbollah in Libano e ospita a Damasco i quartier generali di organizzazioni terroristiche palestinesi, come la Jihad Islamica. La motivazione primaria della rinnovata ondata di violenza è evidente e nasce dall'urgente bisogno, che il regime siriano ha, di distogliere l'attenzione regionale dal suo terrorismo contro i «fratelli» arabi e indirizzarla verso la sempre popolare «lotta contro Israele». Come su qualsiasi altro governo sovrano, sul Governo libanese ricade la piena responsabilità per qualsiasi attività armata compiuta nel suo territorio. Tuttavia, dal completamento del ritiro israeliano dal Libano e dal ridispiegamento sul confine internazionale, nel maggio del 2000, il Libano non ha ancora assunto il controllo effettivo della sua regione meridionale e ha permesso a Hezbollah di rimanere armato e operativo in quell'area. Le stesse Nazioni Unite del resto hanno ripetutamente confermato che Israele si è pienamente ritirato dal territorio libanese, non lasciando alcun fondamento legale di sorta al pretesto secondo il quale Hezbollah desideri soltanto liberare il Libano dalla «occupazione» israeliana. Hezbollah è responsabile per atti di terrorismo non solo contro Israele, ma anche nel resto del mondo, compreso lo spietato attacco contro obbiettivi ebraici in Argentina, come confermato proprio in questi giorni dalla stessa Procura Generale argentina, dopo undici anni di indagini sulle stragi all'ambasciata israeliana nel 1992 e alla comuità ebraica di Buenos Aires nel 1994. Tutto ciò con il sostegno, i finanziamenti e l'addestramento del regime di Teheran e delle Guardie della Rivoluzione Iraniana. Le intenzioni iraniane di «cancellare dalla mappa lo Stato di Israele», in altre parole di sterminare il popolo israeliano, sono state del resto recentemente ribadite dalle dichiarazioni del presidente iraniano Ahmadinejad. È chiaro a tutti che il Governo israeliano si riserva il diritto fondamentale di proteggere i propri cittadini e di difendere i propri confini dagli attacchi, come farebbe qualsiasi altro Stato di fronte a una simile minaccia, ma la Comunità internazionale, da parte sua, deve prendere una posizione definitiva contro tali violenze e condannare in maniera inequivocabile gli Hezbollah e gli Stati patroni che ne orchestrano il terrorismo. Hezbollah dovrebbe essere trattata come l'organizzazione terroristica che è, e nessuna legittimazione politica o diplomatica dovrebbe essere concessa ai suoi leader in generale né ai suoi rappresentanti presso il Governo libanese in particolare. Eppure alcuni ambasciatori occidentali si sono incontrati con un ministro del governo libanese appartenente a questa organizzazione terroristica, e Israele ha espresso pertanto il proprio disappunto al riguardo, anche al governo italiano. L'Ue, sotto il semestre di presidenza italiana, agì molto bene includendo l'organizzazione di Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche. L'Europa deve porre le considerazioni etiche e morali al di sopra di qualsiasi altra considerazione, e decidere di includere anche l'organizzazione di Hezbollah nella lista del terrorismo, senza temporeggiamento alcuno. (La Stampa, 14 dicembre 2005 - da Informazione Corretta) 7. MUSICA E IMMAGINI Rock of Ages 8. INDIRIZZI INTERNET Judaica Home Page Chabad.it Le notizie riportate su queste pagine possono essere diffuse liberamente, citando la fonte. |