<- precedente seguente -> pagina iniziale arretrati indice



Notizie su Israele 376 - 27 gennaio 2007

1. Il ventre che ha generato il nazismo non è sterile
2. Il ricordo non basta
3. Una storia bolzanina
4. Musica e immagini
5. Indirizzi internet
Salmo 124: 1-3 Se non fosse stato l'Eterno che fu per noi - lo dica pure ora Israele - se non fosse stato l'Eterno che fu per noi, quando gli uomini si levarono contro noi, allora ci avrebbero inghiottiti tutti vivi, quando l'ira loro ardeva contro noi.
1. IL VENTRE CHE HA GENERATO IL NAZISMO NON E' STERILE





Nella memoria dell'orrore
Nell'orrore della memoria


Riprendiamo da un sito locale, in occasione della "Giornata della Memoria", il frutto di un lodevole sforzo di documentazione compiuto da "non addetti ai lavori" e rivolto soprattutto ai giovani .

Il 27 gennaio 1945 l'Armata rossa apriva i cancelli del campo di sterminio nazista di Auschwitz, mettendo così fine ad uno dei più efferati crimini contro l'umanità. La Shoah, (sterminio) del popolo ebraico e di tutte quelle "minoranze non ariane" come Rom, Testimoni di Geova o omosessuali, deciso e concretizzato dal Terzo Reich, venne attuato con la collaborazione parziale o totale dei governi o dei movimenti politici di altri Stati. La Shoah con la morte di circa sei milioni di esseri umani, ha rappresentato la negazione dei valori fondanti della convivenza tra le genti di ogni razza, credo politico e religioso "dando vita" una delle pagine più nere della storia dell'umanità.
Per tutti gli scampati agli orrori dei campi di concentramento, iniziava dal momento della liberazione ad opera delle "forze alleate", un lungo e difficile percorso di ritorno alla libertà, di rielaborazione dell'enorme tragedia vissuta, di ricerca delle parole possibili per provare a raccontarla.
Abbiamo cercato e pubblicato di seguito un insieme di 36 domande che possono aiutare a capire quello che è stato un inconcepibile atto di disumanità, questo per tenerne vivo il ricordo, affinché in ciascuno di noi nasca  la ferma convinzione che solo con l'affermazione del valore delle vita si può costruire un mondo di Pace.


Introduzione

di Diego Vanini

Parlare di Olocausto, dei campi, di regimi ed in genere della seconda guerra mondiale e degli anni '20, '30 e '40 è oggi ancora molto difficile; lo è per i grandi storici e lo è maggiormente per giovani come me e magari come te che stai leggendo questo libretto, visto che siamo costretti a raccogliere notizie e testimonianze qua e là senza avere la certezza assoluta della attendibilità di ciò che ci viene detto.
    Io nei campi di sterminio ci sono stato personalmente, ho visto, ho parlato con persone che lì ci sono state durante la guerra ed hanno vissuto sulla propria pelle le sofferenze, le violenze, la fame. Nei loro occhi leggi che è tutto vero, che quello che ti raccontano è successo. L'Olocausto e i campi di lavoro, concentramento e sterminio ci sono stati, sono fatti storici, anche se qualche pazzo (sempre meno, fortunatamente) va ancora dicendo che sono stati solo un'invenzione di propaganda.
    I regimi, le dittature, gli autoritarismi ci sono stati, sono anch'essi fatti storici, le idee erano diverse, i metodi forse diversi, ma i risultati sono stati ovunque e comunque terribili. Il problema di noi giovani è che la scuola non lascia molto spazio a queste vicende. Forse, siamo temporalmente ancora troppo vicini per poter guardare con il giusto "distacco storico" gli eventi terribili della seconda guerra mondiale e degli anni che la precedettero e la seguirono; o forse i nostri storici, inevitabilmente schierati con le loro opinioni e idee politiche, stanno aspettando che tutti i testimoni ci lascino per raccontare la "loro" storia con tutta tranquillità, senza il timore che nessuno li possa contraddire citando esperienze dirette.
    Qualcuno ha detto qualche tempo fa: «Dobbiamo dire ai giovani che il ventre che ha generato il nazismo non è ancora sterile». é giusto e vero, ma io mi permetto di aggiungere che qui non si tratta solo di nazismo, fascismo, comunismo o quant'altro: questo ventre malefico partorisce violenze e odio senza etichette politiche! La violenza non è fascista, comunista, nazista o chissà cosa!
    L'odio, il razzismo, la guerra, non hanno colore politico o ideologia! Nella storia vi sono state stragi terribili compiute da persone mosse da idee politiche diversissime, spesso contrapposte, e sarebbe quindi sbagliato raccontare solo metà storia lasciando via l'altra metà.
    Noi oggi abbiamo il dovere di vigilare, di raccogliere il testimone di coloro che se ne vanno per sempre, dobbiamo essere attenti, perché il razzismo e l'odio verso altri esseri umani nascono quasi sempre in silenzio, poi crescono piano piano tra l'indifferenza della gente, approfittando di problemi come la disoccupazione, la crisi economica, l'ignoranza, la mancanza di valori: quando si cerca di fare qualcosa per fermarli è ormai troppo tardi. Ed è sempre stato così, la storia si ripete.
    Il fatto è che, oggi più che mai, la conoscenza è in mano ai mezzi di comunicazione e un uso distorto di questi mezzi può creare convinzioni sbagliate, superficiali, che a lungo andare possono portare a visioni distorte della realtà. Per questo problema il mio consiglio è semplice e forse banale: non fidatevi mai di quello che una televisione, un giornale, o un altro mass media vuole farvi credere. Controllate la veridicità di ciò che vi dicono, leggete più giornali diversi o guardate più telegiornali di reti diverse. Notate i differenti modi di presentare una stessa notizia, raccogliete gli articoli, fatevi dei dossier; in ogni cosa, cercate a fondo, guardate cosa c'è dietro, chi c'è dietro, studiate la questione sotto più punti di vista, non credete subito a tutto quello che cercano di trapiantarvi nel cervello.
    Siate critici, non accettate mai le cose senza chiedervi un perché: c'è sempre, basta cercarlo. Comportandovi così avrete in mano una carta vincente, vedrete più lontano gli altri, e questo per due motivi: primo, perché non sarete dei creduloni, e secondo perché vedrete con gli occhi della storia. Se non stiamo attenti succederà ancora; magari non negli stessi luoghi o con le stesse ideologie o simboli, ma succederà ancora... anzi, in Bosnia, in Ruanda, in Corea, in Algeria ed in altri luoghi dei quali non sapremo mai, è già successo... E noi, magari, non ce ne siamo neanche accorti, o abbiamo cambiato canale per non impressionarci troppo e rovinarci la giornata.
    Leggete attentamente le pagine che seguono. Sono solo una "infarinatura" per cercare di farvi capire la portata del fenomeno. Credo che molte di queste notizie non le troverete nei vostri libri di testo, e non li troverete nemmeno nei programmi di storia, a meno di non avere docenti particolarmente attenti al problema, ma sono pochi. Chiedete loro di farvi studiare la storia di questo ultimo secolo; vi aiuterà ad essere più attenti, ad essere più pronti a ribattere tutti coloro che cercheranno di inculcarvi idee nella testa approfittando della vostra (e anche nostra) ignoranza.
é da qualche anno che ho come l'impressione che qualcuno voglia che rimaniamo stupidi, forse per maneggiarci meglio, o per farci esaltare meglio, un po' come successe anni ed anni fa...
    Non saltate l'ultima parte del programma di Storia perché non c'è tempo, piuttosto studiatela voi per vostro conto; io lo sto facendo adesso, a ventitré anni... Se avete retto alla lettura di questa noiosa pagina, vuol dire che siete pronti a leggere anche il resto; segnatevi le parti più importanti.
    Se avete domande, scrivetele su un pezzo di carta: ne parleremo se e quando ci incontreremo nella vostra scuola.
    Un'ultima cosa: non crediate di avere a che fare con un esperto storico; anche io, purtroppo, sono molto ignorante in materia. Ma non m'importa, mi sto rifacendo poco alla volta e l'importante è cominciare a correre, anche perché ho fatto una promessa ad un ex deportato che ora non c'è più; ci ha passato un testimone importante, dobbiamo portarlo tutti insieme.
    A presto.


36 Domande sull'Olocausto

1. Quando si parla dell'Olocausto, a quale periodo della storia si fa riferimento?

Il termine "Olocausto" si riferisce al periodo dal 30 Gennaio 1933, quando Hitler divenne Cancelliere della Germania, all' 8 Maggio 1945 (Il giorno della Vittoria), la fine della guerra in Europa.

2. Quanto ebrei furono assassinati durante l'Olocausto?

Pur essendo impossibile accertare l'esatto numero di vittime ebree, le statistiche indicano che il totale fu di oltre 5.860.000 persone. La maggior parte delle autorità generalmente accettano la cifra approssimativa di sei milioni.

3. Quanti civili non-ebrei furono assassinati durante la Seconda Guerra Mondiale?

E' impossibile stabilire il numero esatto: tuttavia la cifra generalmente riconosciuta si aggira sui 5.000.000. Tra i gruppi assassinati e perseguitati dai nazisti e dai loro collaboratori, vi erano: zingari, serbi, membri dell'intellighenzia polacca, oppositori della resistenza di tutte le nazionalità, tedeschi oppositori del nazismo, omosessuali, testimoni di Geova, delinquenti abituali, e "antisociali", come, ad esempio, mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti.

4. Quali furono le comunità ebraiche che subirono perdite durante l'Olocausto?

Tutte le comunità Ebraiche dell'Europa occupata subirono perdite durante l'Olocausto. Le comunità Ebraiche del Nord Africa furono perseguitate, però gli ebrei di questi paesi non furono deportati nei campi di sterminio, ne assassinati sistematicamente.

5. Quanti ebrei furono assassinati in ciascun paese e che percentuale della popolazione rappresentavano prima della guerra?

Austria 50.000 -- 27,0%
Italia 7.680 -- 17,3%
Belgio 28.900 -- 44.0%
Lettonia 71.500 -- 78,1%
Boemia, Moravia 78.150 -- 66,1%
Lituania 143.000 -- 85,1%
Bulgaria 0 -- 0.00%
Lussemburgo 1.950 -- 55,7%
Danimarca 60 -- 0.7%
Paesi Bassi 100.000 -- 71,4%
Estonia 2.000 - 44,8%
Finlandia 7 -- 0,3%
Polonia 3.000.000 -- 90,9%
Francia 77.320 - 22,1%
Romania 287.000 -- 47.1%
Germania 141.500 -- 25,0%
Slovacchia 71.000 -- 79,8%
Grecia 67.000 -- 86,6%
Unione Sovietica 1.100.000 -- 36,4%
Ungheria 569.000 -- 69,0%
Iugoslavia 63.300 -- 81,2%
(Fonte: Enciclopedia dell'Olocausto)

6. Che cos'è un campo di sterminio? Quanti ne esistevano? Dove erano ubicati?

Un campo di sterminio (o di strage di massa) è un campo di concentramento con attrezzature speciali progettate per uccidere in forma sistematica. Esistevano sei campi di questo genere: Auschwitz-Birkenau, Belzec, Chelmno, Majdanek, Sobibor, Treblinka. Erano tutti situati in Polonia.

7. Qual è il significato del termine "Soluzione Finale" e qual è la sua origine?

Il termine "Soluzione Finale" (Endlösung) si riferisce al piano Tedesco di sterminare tutti gli ebrei d'Europa. Il termine fu usato alla Conferenza di Wannsee (Berlino, 20 Gennaio 1942) dove gli ufficiali tedeschi ne discussero la realizzazione.

8. Quando ebbe inizio la "Soluzione Finale"?

Mentre migliaia di Ebrei venivano uccisi dai Nazisti o morirono a causa delle misure discriminatorie adottate contro di loro, durante i primi anni del Terzo Reich, lo sterminio sistematico degli Ebrei non ebbe inizio fino all'invasione, da parte della Germania, dell'Unione Sovietica nel Giugno 1941.

9. Come definivano i Tedeschi un Ebreo?

Il 14 Novembre 1935 i nazisti così definirono un "Ebreo": Chiunque, con tre o due nonni ebrei, appartenesse alla Comunità Ebraica al 15 Settembre 1935, o vi si fosse iscritto successivamente; chiunque fosse sposato con un Ebreo o un'Ebrea al 15 settembre 1935 o successivamente a questa data; chiunque discendesse da un matrimonio o da una relazione extraconiugale con un Ebreo al o dopo il 15 settembre 1935.

10. Come trattavano i tedeschi coloro che avevano una parte di sangue ebreo ma non venivano classificati come ebrei?

Coloro che non venivano classificati come Ebrei ma che avevano una parte di sangue Ebreo venivano classificati come Mischlinge (ibridi) ed erano divisi in due gruppi:
- Mischlinge di primo grado -- coloro che avevano due nonni Ebrei;
- Mischlinge di secondo grado - coloro che avevano un nonno Ebreo.
I Mischlinge venivano ufficialmente esclusi dal Partito Nazista e da tutte le organizzazioni del Partito (per esempio SA, SS, etc.). Benché venissero arruolati nell'esercito tedesco, non potevano conseguire il grado di ufficiali.. Era inoltre proibito loro di far parte dell'Amministrazione Pubblica e svolgere determinate professioni (alcuni Mischlinge erano, in ogni caso, esonerati in determinate circostanze). Gli ufficiali nazisti presero in considerazione la possibilità di sterilizzare i Mischlinge, ma ciò non fu sempre attuato. Durante la Seconda Guerra Mondiale, i Mischlinge di primo grado rinchiusi nei campi di concentramento, furono tradotti nei campi di sterminio.

11. Quali furono le prime misure adottate dai Nazisti contro gli ebrei?

Le prime misure adottate contro gli Ebrei includevano:
-  1 Aprile 1933: Il boicottaggio da parte dei nazisti dei negozi e delle imprese degli Ebrei.
- 7 Aprile 1933: La legge per la Riforma dell'Amministrazione Pubblica espulse tutti i non-Ariani (secondo la definizione dell'11 Aprile 1933, erano considerati tali tutti coloro che avevano un padre o un nonno Ebreo) dall'amministrazione pubblica. Inizialmente, vennero fatte delle eccezioni: chi già vi lavorava dall'Agosto del 1914, i veterani Tedeschi della Prima Guerra Mondiale e coloro che avevano perso un padre o un figlio combattendo per la Germania o per i suoi alleati durante la Prima Guerra Mondiale.
- 7 aprile 1933: La legge che regolamentava il permesso per l'esercizio della professione legale, proibiva l'ammissione alla professione forense degli avvocati discendenti da non-Ariani e dei ai membri non-Ariani (vi furono alcune eccezioni nei casi sopra menzionati). Leggi simili vennero promulgate nei confronti dì consulenti tecnici, giurati e giudici commerciali Ebrei.
- 22 Aprile 1933: Il decreto sui servizi sanitari riguardante il piano della salute pubblica negava il rimborso delle spese a quei pazienti che consultavano medici non-Ariani. I medici Ebrei che erano veterani di guerra o che avevano sofferto a causa della guerra, erano esclusi.
- 25 Aprile 1933: La legge contro la sovrappopolazione delle scuole tedesche stabilì che il numero degli ebrei iscritti alle scuole secondarie tedesche non poteva superare l'1,5% del corpo studentesco. Nelle Comunità nelle quali gli ebrei costituivano più del 5% della popolazione, tale percentuale poteva raggiungere il 5%. Inizialmente, vennero fatte eccezioni per i figli degli ebrei che erano veterani di guerra, non "considerati" come facenti parte della quota stabilita. Nell'ambito dell'applicazione di questa legge, venivano considerati alunni Ebrei tutti coloro i cui genitori non erano ariani.

12. I Nazisti pianificarono l'eccidio degli ebrei sin dall'inizio del loro regime?

La risposta a questa domanda è estremamente difficile. Mentre Hitler faceva spesso riferimento allo sterminio degli ebrei, sia nei suoi primi scritti (Mein Kampf) sia nei vari discorsi pronunciati durante gli anni '30, è quasi sicuro che i Nazisti non avessero alcun piano operativo per l'annientamento sistematico degli Ebrei prima del 1941. La decisione dell'annientamento sistematico degli Ebrei fu presa, apparentemente, alla fine dell'inverno o all'inizio della primavera del 1941 insieme alla decisione di invadere l'Unione Sovietica.

13. Quando fu costruito il primo campo di concentramento e chi furono i primi detenuti?

Il primo campo di concentramento, Dachau, fu aperto il 22 Marzo 1933. I primi reclusi del campo furono, fondamentalmente, prigionieri politici (per esempio Comunisti o socialdemocratici); criminali abituali; omosessuali; Testimoni di Geova; e "antisociali" (mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti). Vi erano inclusi anche scrittori, giornalisti, avvocati, industriali impopolari, e funzionari politici ebrei, considerati dai Nazisti come "un problema".

14. Quali gruppi furono perseguitati dai Nazisti in Germania per essere considerati nemici dello stato?

Il Terzo Reich considerava nemici e quindi perseguitava Ebrei, Zingari, socialdemocratici, altri oppositori politici, oppositori del Nazismo, Testimoni di Geova, criminali abituali, e "antisociali" (ad esempio mendicanti, vagabondi e venditori ambulanti), e i malati di mente. Ogni individuo che poteva essere considerato una minaccia per il Nazismo correva il rischio di essere perseguitato.

15. Quale fu la differenza tra la persecuzione degli ebrei e degli altri gruppi classificati dai nazisti come nemici del Terzo Reich?

Gli Ebrei erano l'unico gruppo destinato ad un totale e sistematico annientamento. Per sottrarsi alla sentenza di morte imposta dai Nazisti, gli Ebrei potevano solamente abbandonare l'Europa Nazista. Secondo il piano Nazista, ogni singolo Ebreo doveva essere ucciso. Nel caso di altri criminali o nemici del Terzo Reich, le loro famiglie non venivano coinvolte. Di conseguenza, se una persona veniva eliminata o inviata in un campo di concentramento, non necessariamente tutti i membri della sua famiglia subivano la stessa sorte. Inoltre, nella maggior parte delle situazioni, i nemici dei Nazisti erano classificati come tali a causa delle loro attività o appartenenza politica (attività e/o opinioni modificabili). Gli Ebrei, al contrario, venivano perseguitati in virtù della loro origine, indelebile.

16. Perché gli ebrei furono scelti per essere sterminati?

La spiegazione all'odio implacabile dei nazisti contro gli Ebrei consiste nella loro distorta visione del mondo che considerava la storia come una lotta razziale. Essi consideravano gli Ebrei una razza che aveva lo scopo di dominare il mondo e, quindi, rappresentava un ostacolo per il dominio Ariano. Secondo la loro opinione, la storia consisteva in uno scontro tra razze che sarebbe culminato con il trionfo della razza Ariana, quella superiore: di conseguenza, essi consideravano un loro preciso obbligo morale eliminare gli Ebrei, dai quali si sentivano minacciati. Inoltre, ai loro occhi, l'origine razziale degli Ebrei li identificava come i delinquenti abituali, irrimediabilmente corrotti e considerati inferiori, la cui riabilitazione era ritenuta impossibile.
Non ci sono dubbi che ci furono altri fattori che contribuirono all'odio nazista contro gli ebrei e alla creazione di un'immagine distorta del popolo ebraico. Uno di questi fattori era la centenaria tradizione dell'antisemitismo Cristiano che propagandava uno stereotipo negativo degli Ebrei ritenuti gli "assassini di Cristo", inviati del diavolo, e praticanti di arti magiche. Altri fattori furono l'antisemitismo politico e razziale della seconda metà del XIX secolo e la prima parte del XX secolo, che considerava gli ebrei come una minaccia per la stabilità sociale. La combinazione di questi fattori scatenò la persecuzione e lo sterminio degli Ebrei da parte dei nazisti.

17. Che cosa sapeva il popolo Tedesco sulla persecuzione degli ebrei e degli altri nemici dei nazisti?

Alcuni aspetti della persecuzione nazista degli Ebrei e di altri oppositori erano di dominio pubblico in Germania: ad esempio, tutti sapevano del boicottaggio del 1° Aprile 1943 e conoscevano le Leggi di Aprile e le Leggi di Norimberga, poiché ad esse fu dato ampio risalto. Inoltre, i trasgressori venivano di norma puniti ed umiliati pubblicamente. Lo stesso accadde per i provvedimenti antiebraici successivi. Kristallnacht (La notte dei cristalli) fu un pogrom svoltosi davanti agli occhi dell'intera popolazione: le notizie sui campi di concentramento non venivano rese note, ma il popolo Tedesco era a conoscenza di molti fatti riguardanti il trattamento riservato ai detenuti, anche se era molto difficile ottenere informazioni dettagliate.
Riguardo al perfezionamento della "Soluzione Finale" e alla eliminazione di altri "elementi indesiderabili", la situazione era differente. I Nazisti tentarono di tenere nascosti i loro crimini e, a questo scopo, adottarono delle misure preventive perché i loro piani non fossero divulgati; questo tentativo, comunque, riuscì loro solo in parte: ad esempio, le proteste ufficiali di vari ecclesiastici bloccarono il programma dell'eutanasia nell'agosto del 1941. Queste proteste furono ovviamente il risultato della conoscenza dell'uccisione di malati di mente all'interno di varie strutture.
Per quanto concerne gli Ebrei, era noto in tutta la Germania che essi erano spariti dopo essere stati inviati verso l'Est. Gran parte della popolazione Tedesca non sapeva con certezza che cosa stava succedendo agli ebrei. D'altra parte, c'erano migliaia e migliaia di Tedeschi che partecipavano al perfezionamento della "Soluzione Finale" e/o la presenziavano: ricordiamo, ad esempio, i membri delle SS, la Einsatzgruppen (unità assassine mobili speciali), le guardie dei campi di sterminio o dei campi di concentramento, la polizia dell'Europa occupata, o la Wehrmacht (esercito tedesco).

18. Tutti i Tedeschi appoggiavano il piano di Hitler sulla persecuzione degli ebrei?

Sebbene l'intera popolazione Tedesca non condividesse la persecuzione degli ebrei da parte di Hitler, non vi sono prove di contestazione su grande scala riguardo il trattamento loro riservato. Ci furono Tedeschi, comunque in minima percentuale, che si opposero al Boicottaggio del 1° aprile 1933 acquistando di proposito nei negozi degli Ebrei o aiutando gli stessi a fuggire e a nascondersi. Anche alcuni fra gli oppositori di Hitler appoggiavano la politica antiebraica. Per quanto riguarda il clero, Dompropst Bernhard Lichtenberg di Berlino pregava ogni giorno per gli ebrei in pubblico e, per questo, fu internato in un campo di concentramento: altri preti furono deportati per essersi rifiutati di collaborare con i nazisti, ma la maggior parte del clero aderiva alle leggi contro gli Ebrei Tedeschi e non protestava apertamente.

19. Gli abitanti dell'Europa occupata conoscevano i piani dei nazisti sugli ebrei? Come si ponevano di fronte a questo problema? Cooperavano con i nazisti e contro gli ebrei?

Le posizioni della popolazione locale rispetto alla persecuzione e all'annientamento degli ebrei variavano dall'entusiasta collaborazione con i nazisti fino all'aiuto attivo offerto agli Ebrei. E' per questo motivo che risulta difficile generalizzare. Inoltre, la situazione era diversa per ogni paese. Nell'Europa Orientale, specialmente in Polonia, Russia e negli Stati Baltici (Estonia, Lettonia e Lituania) si sapeva molto di più sulla "Soluzione Finale" poiché veniva attuata in queste zone. In altri posti, la popolazione locale era in possesso di meno informazioni sui dettagli della "Soluzione Finale".
In tutti i paesi occupati dai nazisti, ad eccezione della Danimarca e della Bulgaria, molti volevano cooperare allo sterminio degli ebrei. Questo accadeva in modo particolare nell'Europa Orientale, dove esisteva una grande tradizione di acceso antisemitismo, e dove molte nazioni, che erano sotto il dominio sovietico (lettoni, lituani e ucraini), nutrivano la speranza che i tedeschi avrebbero loro restituito l'indipendenza. In diversi paesi europei esistevano movimento fascisti locali che si allearono con i nazisti e parteciparono alle azioni antiebraiche: ad esempio, la Guardia di Ferro in Romania e La Guardia della Freccia in Slovacchia. Per contro, in tutti i paesi europei vi furono persone coraggiose che rischiarono la propria vita per salvare gli ebrei. In vari paesi ci furono gruppi che aiutarono gli ebrei, per esempio, il gruppo Joop Westerweel in Olanda, il Zegota in Polonia e il movimento clandestino Assisi in Italia.

20. Gli Alleati e gli abitanti del Mondo Libero erano a conoscenza di quello che stava succedendo in Europa?

I vari provvedimenti adottati dai nazisti prima della "Soluzione Finale" vennero resi pubblici attraverso la stampa. I corrispondenti stranieri scrivevano sulle più importanti azioni naziste antiebraiche svoltesi in Germania, Austria e Cecoslovacchia prima della Seconda Guerra Mondiale. Dopo l'inizio della guerra, divenne più difficile ottenere informazioni; ciò nonostante, vennero pubblicati alcuni rapporti sulla destinazione degli ebrei. In questo modo, anche se i nazisti non divulgarono dati riguardanti la "Soluzione Finale" a meno di un anno dall'inizio dello sterminio sistematico degli ebrei, iniziarono a filtrare informazioni anche in occidente. La prima notizia sul piano programmato per lo sterminio di massa degli ebrei trapelò dalla Polonia da parte della Bund (una organizzazione politica socialista ebraica) e giunse in Inghilterra nella primavera del 1942. I dettagli su tale informazione furono forniti agli Alleati da fonti Vaticane e attraverso informatori Svizzeri e del movimento clandestino polacco (Jan Karski, emissario di questo movimento, si era infiltrato nel campo di sterminio di Belzec dal quale fuggì dopo aver visto lo sterminio di massa: si incontrò personalmente con Franklin Roosevelt e con il Ministro degli Esteri della Gran Bretagna Anthony Eden). In seguito, verso la fine di novembre del 1942, il governo degli Stati Uniti inviò alle personalità ebraiche la conferma delle informazioni. Dette informazioni furono pubblicate immediatamente. Malgrado l'incompletezza e l'imprecisione dei dettagli, gli Alleati vennero quasi totalmente a conoscenza delle azioni perpetrate contro gli ebrei non molto tempo prima.

21. Quale fu la risposta degli Alleati alla persecuzione degli ebrei? Avrebbero potuto fare qualcosa per aiutarli?

La reazione degli Alleati alla persecuzione e allo sterminio degli ebrei in Europa non fu quella auspicata. All'inizio di gennaio del 1944 venne creata un'agenzia - il Comitato per i Rifugiati di Guerra - allo scopo di salvare le vittime della persecuzione nazista. Prima di questa data poco fu fatto al riguardo. Il 17 dicembre del 1942, gli alleati pubblicarono una dichiarazione nella quale condannavano le atrocità commesse dai Nazisti contro gli ebrei e che rimase l'unica formulata prima del 1944.
Va detto anche che non fu effettuato alcun tentativo di invitare la popolazione locale europea ad astenersi dal collaborare con i nazisti nello sterminio sistematico degli ebrei. Inoltre, dopo l'istituzione del Comitato per i rifugiati di guerra e la relativa pianificazione degli aiuti, gli Alleati, perfettamente al corrente della sua esistenza e scopo, si rifiutarono di bombardare il campo di sterminio di Auschwitz e/o le linee ferroviarie che vi arrivavano malgrado, all'epoca, i loro bombardieri distruggessero le fabbriche attigue al campo.
Non fu neanche adottato alcun provvedimento in merito al problema dei rifugiati. Migliaia di ebrei cercarono inutilmente di entrare negli Stati Uniti, data la severa politica di immigrazione Statunitense. I visti esistenti, in numero peraltro esiguo, spesso non venivano concessi nonostante la richiesta fosse di gran lunga superiore al numero dei posti disponibili. Le conferenze che ebbero luogo ad Evian in Francia (1938) e alle Bermuda (1943) per risolvere il problema dei rifugiati non contribuì certo a trovare una soluzione al problema. Alla prima conferenza, ai paesi invitati da Stati Uniti e Gran Bretagna fu riferito che a nessun paese si sarebbe potuto chiedere di cambiare le proprie leggi sull'immigrazione. Inoltre, i britannici accettarono di partecipare solo se l'argomento Palestina non fosse stato all'ordine del giorno. Nelle Bermuda i delegati non parlarono del destino di coloro che erano rimasti nelle mani dei Nazisti, ma piuttosto di coloro che erano riusciti a fuggire in paesi neutrali. Misure pratiche che avrebbero potuto aiutare a liberare gli ebrei sarebbero state:
• Permesso per la temporanea ammissione dei rifugiati.
• Flessibilità dei severi requisiti d'ingresso.
• Reiterati   ed   inequivocabili   avvertimenti   alla   Germania   e  alle  popolazioni  di  tutta  l'Europa  sulla responsabilità - senza alcuna eccezione - che avrebbero avuto tutti coloro i quali avessero partecipato allo sterminio degli ebrei.
• Bombardamento del campo di sterminio di Auschwitz.

22. Chi furono i "Giusti fra le Nazioni"?

I "Giusti fra le Nazioni" o i "Giusti Gentili" furono persone non ebree che aiutarono gli Ebrei durante l'Olocausto. Ci furono "Giusti fra le Nazioni" in tutti i paesi occupati dai nazisti o ad essi alleati, e le loro azioni spesso condussero alla salvezza di vite ebree. Yad Vashem, l'Ente Nazionale Israeliano per la memoria dell'Olocausto, conferisce onorificenze speciali a queste persone. Ad oggi, dopo un attento esame di ogni singolo caso, Yad Vashem ha riconosciuto circa 10.000 "Giusti Gentili" classificandoli in tre diverse categorie. La Polonia è il paese con il più alto numero di "Giusti Gentili". L'Olanda é il paese con la più alta percentuale (pro-capite). La cifra di 10.000 è molto distante dalla realtà dal momento che, spesso, coloro i quali ricevettero un aiuto sono morti. Inoltre, questa cifra comprende solamente coloro che realmente rischiarono le loro vite per salvare gli ebrei e non coloro i quali offrirono un semplice aiuto.

23. Gli ebrei del Mondo Libero erano al corrente che gli ebrei d'Europa erano perseguitati e sterminati? Se sì, quale fu la loro reazione?

Le notizie sulla persecuzione e sullo sterminio degli ebrei d'Europa vennero date in due fasi distinte. Le misure prese dai nazisti prima della "Soluzione Finale" vennero pubblicate su tutti i giornali. I corrispondenti stranieri riferirono sulle azioni antiebraiche più importanti condotte dai nazisti in Germania, Austria e Cecoslovacchia prima della Seconda Guerra Mondiale. Dopo l'inizio della guerra, ottenere informazioni diventò sempre più difficile, malgrado ciò, vennero pubblicate delle notizie riguardanti il destino degli ebrei.
La "Soluzione Finale" non fu pubblicizzata apertamente dai nazisti, e questo impedì che l'informazione raggiungesse rapidamente il "Mondo Libero". Nondimeno, intorno al dicembre 1942, le notizie degli stermini di massa e del piano di annientamento degli ebrei d'Europa furono pubblicate sulla stampa ebraica.
Anche la reazione degli ebrei del "Mondo Libero" deve essere divisa in due periodi, prima e dopo la pubblicazione dell'informazione relativa alla "Soluzione Finale". Gli sforzi realizzati durante i primi anni del regime nazista si concentrano sul come facilitare l'emigrazione dalla Germania (anche se all'inizio ci fu chi si oppose all'emigrazione come possibile soluzione) e sul come combattere l'antisemitismo tedesco. Sfortunatamente, la discordanza dei pareri e la conseguente mancanza di unanimità penalizzò e ostacolò la realizzazione di tali obiettivi. Inoltre, pochissime personalità ebraiche si resero effettivamente conto dell'enormità del pericolo. Dopo la pubblicazione delle notizie sulla "Soluzione Finale" furono effettuati alcuni tentativi per intraprendere azioni di liberazione, con la mediazione di stati neutrali, allo scopo di portare aiuto agli ebrei che si trovavano sotto il dominio nazista. Questi tentativi, certamente inadeguati, furono ulteriormente ostacolati dalla mancanza di assistenza e dall'ostruzionismo dei canali governativi. Ulteriori tentativi per ottenere l'unità interna, durante questo periodo, fallirono.

24. Gli ebrei d'Europa avevano capito ciò che stava accadendo loro?

Per quanto riguarda la conoscenza della "Soluzione Finale" da parte delle vittime potenziali, bisogna fare alcune considerazioni. In primo luogo, i nazisti non resero pubblica la "Soluzione Finale" e neanche ne parlarono apertamente. Fu fatto ogni tentativo per ingannare le vittime, e quindi, prevenire o minimizzare qualsiasi resistenza. Ai deportati veniva detto che sarebbero stati "trasferiti" e questa notizia li portava a ritenere che le condizioni "nell'est" (dove venivano inviati) sarebbero state migliori di quelle dei ghetti. All'arrivo in alcuni campi di concentramento, i deportati erano costretti a scrivere alle loro famiglie descrivendo le meravigliose condizioni che avevano trovato nelle loro nuove residenze. I tedeschi fecero il possibile per mantenere la segretezza. Inoltre, il fatto che esseri umani - e ancor meno tedeschi civilizzati - potessero costruire campi con attrezzature speciali per mettere in atto uno sterminio di massa risultava inconcepibile in quei tempi. Poiché le truppe tedesche liberarono gli ebrei dallo Zar durante la Prima Guerra Mondiale, i tedeschi venivano considerati da molti ebrei come un popolo civile e liberale. Coloro che erano riusciti a sfuggire e che mai fecero ritorno ai ghetti, spesso non furono creduti quando raccontarono le loro esperienze. Persino gli ebrei che avevano sentito parlare dei campi ebbero difficoltà a credere ai reati che i tedeschi stavano commettendo in quei luoghi. Il fatto che ogni comunità ebraica in Europa fosse completamente isolata non consentiva la facile reperibilità di dati e informazioni attendibili. Quindi non c'è dubbio che molti ebrei europei non fossero a conoscenza della "Soluzione Finale", fatto questo corroborato dalla documentazione tedesca e dalle testimonianze dei sopravvissuti.

25. Quanti ebrei furono in grado di fuggire dall'Europa prima dell'Olocausto?

E' difficile determinare con esattezza il numero di ebrei che riuscirono a fuggire dall'Europa prima della Seconda Guerra Mondiale, poiché le statistiche a disposizione sono incomplete. Dal 1933 al 1939, 355.278 ebrei tedeschi e austriaci abbandonarono le loro case (alcuni emigrarono verso i paesi che successivamente furono occupati dai tedeschi). Nello stesso periodo, 80.860 ebrei polacchi immigrarono in Palestina e 51.747 ebrei europei si rifugiarono in Argentina, Brasile e Uruguay. Negli anni 1938-1939, circa 35.000 ebrei emigrarono dalla Boemia e Moravia (Cecoslovacchia). Shanghai, l'unico posto al mondo dove non era necessario il visto di ingresso accolse circa 20.000 ebrei europei (la maggior parte di origine tedesca) i quali abbandonarono la loro patria. Le cifre dell'immigrazione relative ai paesi dove si rifugiarono durante questo periodo non sono disponibili: inoltre, molti paesi non hanno provveduto alla compilazione delle statistiche di immigrazione per gruppi etnici. Per questo motivo, risulta impossibile stabilire il numero esatto dei rifugiati ebrei.
 
26. Quali furono gli sforzi fatti per salvare gli ebrei che fuggirono dalla Germania prima dell'inizio della Seconda Guerra Mondiale?

Varie organizzazioni cercarono di facilitare l'immigrazione degli ebrei (e dei non-ebrei ma perseguitati come tali) dalla Germania: le più attive furono: la Jewish Agency for Palestine, l'American Jewish Joint Distribution Committee, il HICEM, il Central British Fund for German Jewry, il Reichsvertretung der Deutschen Juden ed altri gruppi non ebraici, come l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati - ebrei e non ebrei - provenienti dalla Germania, e l'American Friends Service Committee. Tra i programmi elaborati c'era il "Accordo di Trasferimento" stipulato fra l'Agenzia Ebraica ed il Governo Tedesco

prosegue ->
in base al quale agli immigranti in Palestina era permesso trasferirvi i propri fondi ed importarvi la merce Tedesca. Altri sforzi furono indirizzati alla riqualificazione di possibili emigranti, al fine di aumentare il numero delle persone che potevano ottenere i visti, dal momento che alcuni paesi negavano l'ingresso di membri appartenenti a determinate categorie professionali. Altri gruppi tentarono di aiutare gli ebrei negli iter riguardanti la selezione dei candidati per l'immigrazione, il trasporto dei rifugiati, l'aiuto nell'integrazione dell'immigrante, ecc.
Alcuni gruppi cercarono di incrementare l'immigrazione avvalendosi dell'aiuto di governi e organizzazioni internazionali per l'ottenimento di asilo politico. La Lega delle Nazioni costituì un organizzazione per l'aiuto ai rifugiati, ma il risultato fu alquanto limitato a causa di mancanza di potere politico e fondi adeguati.
Nel 1938, gli Stati Uniti e la Gran Bretagna convocarono una conferenza ad Evian, Francia, per cercare una soluzione adatta al problema dei rifugiati. Ad eccezione della Repubblica Dominicana, le nazioni riunite rifiutarono di cambiare le loro severe regole sull'immigrazione che contribuivano ad impedire un'immigrazione di massa.
Nel 1939, il Comitato Intergovernativo dei Rifugiati, costituito durante la Conferenza di Evian, dette inizio ai negoziati con gli ufficiali tedeschi al fine di stabilire un accordo per lo spostamento di un'ingente quantità di ebrei tedeschi. Questi negoziati però naufragarono. Nel Luglio del 1934 vennero realizzate operazioni per l'ingresso illegale di immigranti ebrei in Palestina; in seguito vennero sospese fino al luglio del 1938. Gli sforzi furono compiuti in grande scala dal Mosad le-Aliya Bet, i Revisionisti Sionisti e persone private. Si cercò anche, ottenendo peraltro alcuni risultati positivi, di facilitare l'ingresso illegale di rifugiati in vari paesi dell'America Latina.

27. Perché furono così pochi gli esuli che poterono fuggire dall'Europa prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale?

La ragione principale del numero relativamente basso dei rifugiati che abbandonarono l'Europa prima della Seconda Guerra Mondiale consisteva nelle severe politiche sull'immigrazione adottate dai possibili paesi ospiti. Negli Stati Uniti, per esempio, il numero di immigranti era limitato a 153.744 per anno, diviso secondo il paese di origine. Tuttavia i requisiti di ingresso erano così severi da far sì che i posti disponibili spesso non fossero assegnati. Gli schemi per facilitare l'immigrazione, oltre al numero di posti disponibili, non si concretizzavano mai, poiché la maggior parte del popolo americano si opponeva fermamente all'ingresso di ulteriore rifugiati. Altri paesi, in particolare quelli Latino Americani, adottarono politiche sull'immigrazione simili o persino più restrittive, impedendo così l'accesso a possibili immigranti provenienti dal Terzo Reich.
La Gran Bretagna, in certo qual modo più liberale degli Stati Uniti rispetto al problema dell'ingresso degli immigranti, adottò misure restrittive al fine di limitare l'immigrazione degli ebrei in Palestina. Nel Maggio 1939, i britannici, pubblicarono il "Foglio Bianco", consentendo a soli 75.000 immigranti ebrei di ottenere il visto di ingresso in Palestina per i cinque anni successivi (10.000 all'anno e altri 25.000). Questa decisione impedì a centinaia di migliaia di ebrei di fuggire dall'Europa.
I paesi con maggiori possibilità di accoglienza di rifugiati ne rifiutarono sistematicamente l'ingresso. Malgrado una soluzione al problema dei rifugiati fosse all'ordine del giorno della Conferenza di Evian, solamente la Repubblica Dominicana approvò l'immigrazione su grande scala. Gli Stati Uniti e la Gran Bretagna proposero di scegliere delle località di accoglienza nelle aree sottosviluppate (per esempio: Guyana, già Guyana Inglese e le Filippine) che, tuttavia, non si rivelarono alternative adeguate.
Bisognava considerare due fattori importanti: durante il periodo prebellico - durante il quale non esistevano ancora programmi di sterminio degli ebrei - i Tedeschi guardavano con occhio favorevole l'emigrazione ebraica. L'obiettivo era di indurli ad andarsene, all'occorrenza con l'uso della forza. E' importante riconoscere l'attitudine degli ebrei tedeschi. Mentre molti ebrei tedeschi inizialmente erano contrari all'emigrazione, dopo la Kristallnacht (La notte dei cristalli, 9-10 Novembre 1938), la maggior parte erano ansiosi di farlo. Se ci fossero stati luoghi a disposizione, certamente vi sarebbe stato un maggior numero di emigrati.

28. Quale fu l'obiettivo principale di Hitler nello scatenare la Seconda Guerra Mondiale?

Lo scopo finale di Hitler era di creare un impero ariano dalla Germania agli Urali. Egli considerava quest'area il territorio naturale del popolo tedesco, un'area alla quale aveva diritto per legge, il Lebensraum (spazio vitale) di cui la Germania aveva necessariamente bisogno per ampliare le aree agricole che Hitler riteneva essenziali per la razza ariana, al fine di preservarla ed assicurarne il dominio. Certamente Hitler sapeva che, scatenando la guerra nell'Est, i nazisti avrebbero affrontato gravi problemi razziali in vista della composizione della popolazione esistente nelle aree Orientali.
I nazisti avevano quindi elaborato dei piani per soggiogare gli slavi, i quali sarebbero stati ridotti allo stato di schiavitù e avrebbero costituito mano d'opera a buon mercato per i contadini ariani: gli appartenenti ad un ceto sociale più elevato sarebbero, invece, stati condotti in Germania e allevati come ariani.
Nella mente di Hitler, la soluzione al problema ebraico era legata alla conquista dei territori orientali. In queste aree c'era una cospicua presenza ebraica che richiedeva, quindi, un "trattamento" specifico. Ancora non era operativo alcun piano di sterminio di massa, ma a Hitler sembrava già chiara la necessità di trovare una soluzione adeguata: si parlava anche di creare una riserva ebraica o in Madagascar o vicino a Lubin, Polonia. Quando prese la decisione finale di invadere l'Unione Sovietica, Hitler dette anche istruzioni per dare inizio alla "Soluzione Finale", lo sterminio sistematico degli ebrei europei.

29. In Germania, esisteva una qualsiasi opposizione al nazismo?

Durante tutto il Terzo Reich, ci furono vari gruppi di opposizione al regime e a certe politiche naziste che si organizzarono in diversi periodi e con vari obiettivi e scopi.
Fin dall'inizio, gruppi politici di sinistra e un numero imprecisato di conservatori delusi si posero all'opposizione; in seguito si unirono ad essi gruppi ecclesiastici, funzionari del governo, impresari. Quando le sorti della guerra si capovolsero, anche i militari ebbero un ruolo attivo nell'opposizione a Hitler: tuttavia, in Germania, non vi fu mai un movimento di resistenza unificato.

30. Gli ebrei cercarono di lottare contro i nazisti? In che misura questi sforzi ebbero successo?

Malgrado le difficili condizioni di vita degli ebrei nell'Europa occupata dai nazisti, molti di essi presero parte alla resistenza armata. Le attività connesse alla resistenza possono dividersi in tre gruppi principali: rivolta nei ghetti, resistenza nei campi di concentramento e sterminio e lotte partigiane.
A parte la rivolta del ghetto di Varsavia, che durò circa cinque settimane a partire dal 19 Aprile del 1943 e che rappresenta indubbiamente l'esempio più conosciuto della resistenza armata ebraica, vi furono altre rivolte nei ghetti. Anche se le condizioni nei campi di sterminio, concentramento e lavoro erano terribili, i deportati ebrei continuarono a lottare: Treblinka (2 agosto 1943); Babi Yar (29 settembre 1943); Sobibor (14 ottobre 1943); Janowska (19 novembre 1943); e Auschwitz (7 ottobre 1944).
I gruppi partigiani ebraici operarono in varie zone fra cui Baranovichi, Minsk, il bosco di Naliboki e Vilna: le operazioni della resistenza armata ebraica non furono molteplici e sicuramente non determinanti ai fini della sconfitta della Germania nazista; pur tuttavia, tramite questi atti di resistenza, si riuscì a liberare un gran numero di ebrei, causando vittime naziste ed un danno incalcolabile alla proprietà e all'orgoglio tedesco.

31. Che cos'era lo Judenrat?
Lo Judenrat era il Consiglio degli ebrei, nominato dai nazisti in ogni comunità ebraica o ghetto. In conformità con i principi espressi da Reinhard Heydrich delle SS il 21 settembre del 1939 si sarebbe dovuto istituire uno Judenrat in tutte le zone di concentramento di ebrei nelle regioni occupate della Polonia. Gli Judenrat, presieduti da importanti capi della comunità ebraica, si occupavano dell'applicazione dei decreti nazisti diretti contro gli ebrei e della amministrazione degli affari riguardanti la stessa comunità. Queste funzioni lo collocavano in una posizione di grande responsabilità ma fortemente polemica e molta parte del suo operato continua ad essere tema di discussione fra gli storici. Benché non esistano obiezioni contro gli scopi dei Dirigenti dei Consigli, se ne mettono in discussione i metodi e le strategie adottati per raggiungerli. Fra i più controversi citiamo Mordechai Rumkowski a Lodz e Jacob Gens a Vilna; ambedue giustificarono il sacrificio di alcuni ebrei che salvò la vita di altri. Il più delle volte i capi e i membri dello Judenrat erano guidati da un senso di responsabilità civica ma mancavano del potere e dei mezzi necessari per opporsi ai piani nazisti di sterminio degli ebrei.

32. Le organizzazioni internazionali, come la Croce Rossa, aiutarono le vittime della persecuzione nazista?

Durante la Seconda Guerra Mondiale, la Croce Rossa Internazionale (C.R.I.) fece ben poco per aiutare le vittime ebraiche della persecuzione nazista. Le sue attività possono essere divise in tre periodi:
1. Settembre 1939 - 22 giugno 1941:
la Croce Rossa si limitò ad inviare scatole di alimenti a coloro che soffrivano nell'Europa occupata. Le scatole venivano distribuite secondo le regole della Croce Rossa Tedesca. Durante questo periodo, la Croce Rossa Internazionale accettò l'argomentazione tedesca secondo la quale gli abitanti dei ghetti e dei campi rappresentavano una minaccia per il Reich, per cui non era permesso loro ricevere aiuto dalla Croce Rossa Internazionale.
2. 22 giugno 1941 - estate del 1944:
malgrado le numerose richieste da parte delle organizzazioni ebraiche, la Croce Rossa Internazionale rifiutò di protestare pubblicamente contro lo sterminio di massa di ebrei e non ebrei nei campi e di intervenire in loro difesa. Sosteneva che qualsiasi azione pubblica che difendesse coloro che si trovavano sotto il dominio nazista, con il tempo avrebbe penalizzato il suo benessere. Nello stesso tempo la Croce Rossa Internazionale cercava di inviare scatole di alimenti alle persone di cui conosceva il domicilio.
3. Estate 1944 - maggio 1945:
dopo l'intervento di eminenti personalità, quali il Presidente Franklin Roosevelt ed il re di Svezia, la Croce Rossa Internazionale si rivolse a Miklos Horthy, reggente d'Ungheria, perché fermasse la deportazione degli ebrei ungheresi.
La CRI insistette affinché le permettessero di visitare i campi di concentramento e una delegazione fu autorizzata a visitare il "ghetto modello" di Terezin (Theresienstadt). La ripetuta richiesta della CRI era la conseguenza delle informazioni ricevute sulle terribili condizioni di vita nei campi.
La CRI chiese il permesso di investigare sulla situazione, ma i tedeschi le consentirono la visita nei campi solo nove mesi dopo la presentazione della richiesta. Questo ritardo diede ai nazisti il tempo necessario per completare un programma di "abbellimento", elaborato allo scopo di ingannare la delegazione e farle credere che le condizioni a Terezin erano abbastanza buone e che consentivano ai deportati di vivere la loro vita con relativa tranquillità. In realtà, successivamente, la maggior parte dei prigionieri fu deportata ad Auschwitz.
Alla visita che ebbe luogo il 23 luglio 1944, fece seguito una relazione favorevole su Terezin diretta ai membri della CRI. Le organizzazioni ebraiche protestarono vigorosamente, esigendo che altre delegazioni visitassero i campi. Il permesso per effettuare questa visita non fu accordato fino a poco prima del culmine della guerra.

33. Come venivano trattati gli ebrei dai Giapponesi e dagli Italiani, alleati dei tedeschi, nelle terre da loro occupate?

Né gli italiani né i giapponesi, ambedue alleati della Germania durante al Seconda Guerra Mondiale, cooperarono alla "Soluzione Finale". Anche se gli italiani, di fronte alle richieste tedesche, emisero leggi discriminatorie contro la comunità ebraica italiana, il governo di Mussolini negò la partecipazione alla "Soluzione Finale" e mantenne ferma la sua posizione, contraria alla deportazione dei residenti ebrei. Inoltre, nelle zone da loro occupate in Francia, Grecia e nella ex Iugoslavia, gli italiani proteggevano gli ebrei e non permisero la loro deportazione. Tuttavia, quando i tedeschi rovesciarono il governo di Badoglio nel 1943, gli ebrei in Italia, così come quelli che si trovavano sotto la protezione italiana nelle zone occupate, furono sottoposti alla "Soluzione Finale".
Anche i giapponesi furono relativamente tolleranti con gli ebrei nel loro paese e nelle zone da loro occupate. Contro la pressione esercitata dagli alleati tedeschi affinché adottassero misure severe contro la comunità ebraica, i giapponesi opposero un rifiuto. Fino alla primavera del 1941 permisero ai rifugiati di entrare in Giappone, e gli ebrei della Cina occupata dai giapponesi ricevettero un buon trattamento: nell'estate e nell'autunno del 1941, i rifugiati dal Giappone furono trasferiti a Shanghai, ma non furono prese misure contro di loro fino all'inizio del 1943, quando furono obbligati a trasferirsi nel Ghetto di Hongkew. Le condizioni di vita erano lungi dall'essere soddisfacenti, ma sicuramente migliori rispetto ai ghetti posti sotto l'occupazione nazista.

34. Qual era la posizione delle chiese rispetto alla persecuzione degli Ebrei? Il Papa parlò mai contro i nazisti?

Quando i nazisti salirono al governo, il capo della Chiesa Cattolica era il Papa Pio XI. Durante il suo papato, si limitò a preoccuparsi dei cattolici non ariani. Anche se dichiarò che i miti di "razza" e "sangue" erano contrari all'educazione cristiana (in un'enciclica del marzo 1937), non menzionò e tanto meno criticò l'antisemitismo. Il suo successore, Pio XII (il Cardinale Pacelli) era un filo-tedesco che si mantenne neutrale durante il corso della Seconda Guerra Mondiale. A fronte della consapevolezza, già nel 1942, dello sterminio degli ebrei nei campi di concentramento, le uniche dichiarazioni pubbliche del Papa non andavano al di là delle condoglianze per le vittime dell'ingiustizia e richiamavano ad una condotta di guerra più umana.
Sebbene non ci fossero risposte da parte del Papa Pio XII, vari nunzi apostolici svolsero importanti ruoli nelle operazioni di liberazione, specialmente i nunzi dell'Ungheria, Romania, Cecoslovacchia e Turchia. Non era molto chiaro in quale modo lavoravano dietro istruzioni del Vaticano, se era quello che succedeva. In Germania, la Chiesa Cattolica non si oppose alla campagna antisemita nazista. I registri della Chiesa furono forniti alle autorità statali che collaboravano alla scoperta delle persone di origine ebraica, e gli sforzi realizzati per aiutare i perseguitati si limitarono ai cattolici non-Ariani. Sebbene i sacerdoti cattolici protestassero contro il programma nazista dell'eutanasia, pochi, ad eccezione di Bernard Lichtenberg, si pronunciarono contro lo sterminio degli ebrei.
Nell'Europa Occidentale, il clero cattolico si pronunciò pubblicamente contro la persecuzione degli Ebrei e collaborò attivamente per la liberazione. In Europa Orientale, inoltre, il clero cattolico si mostrò disponibile ad offrire il proprio aiuto nella maggior parte dei casi. Il Dr. Jozef Tiso, capo dello stato della Slovacchia e sacerdote cattolico, cooperò attivamente con i tedeschi alla pari di molti altri sacerdoti cattolici.
La Chiesta Protestante e quella Ortodossa Orientale reagirono in maniera differente. In Germania, per esempio, nella chiesa protestante c'erano coloro che appoggiavano i nazisti e rispettavano la legislazione antiebraica e inoltre proibivano ai cristiani di origine ebraica di esserne membri. La Chiesa Confessori del pastore Martin Niemöller difese i diritti dei suoi cristiani di origine ebraica ma non protestò pubblicamente contro le sue persecuzioni ne criticò le misure prese contro gli ebrei, ad eccezione di un memorandum inviato a Hitler nel maggio del 1936.
Nei vari paesi dell'Europa occupata la posizione delle chiese protestanti era differente. In Danimarca, Francia, Olanda e Norvegia le chiese locali e/o i sacerdoti più eminenti protestarono pubblicamente quando i nazisti iniziarono a deportare gli ebrei. In altri paesi (Bulgaria, Grecia e la ex-Iugoslavia), i capi della Chiesa Ortodossa intervennero, in rappresentanza della comunità ebraica, intraprendendo azioni che, in alcuni casi, condussero alla liberazione di un gran numero di ebrei.
I capi religiosi non cattolici di Austria, Belgio, Boemia/Moravia, Finlandia, Italia, Polonia e della ex-Unione Sovietica non si dichiararono mai pubblicamente in difesa degli ebrei.

35. Quanti criminali nazisti ci furono? Quanti furono processati?

Non si conosce il numero esatto dei criminali nazisti e, inoltre, la documentazione disponibile è incompleta. Gli stessi nazisti distrussero una grande quantità di documenti pericolosi che avrebbero consentito di individuare e processare molti criminali. Tra i colpevoli di crimini di guerra erano inclusi coloro che iniziarono, progettarono e diressero le operazioni di sterminio, quelli che erano a conoscenza dello sterminio degli ebrei europei, che erano d'accordo con loro o parteciparono in forma passiva.
Tra quelli che realmente adottarono la "Soluzione Finale" ci sono i capi della Germania nazista, i capi del partito nazista e l'Ufficio Principale della Sicurezza del Reich. Sono inclusi inoltre migliaia di membri della Gestapo, le SS, le Einsatzgruppen, la polizia e le forze armate, così come anche quei burocrati coinvolti nella persecuzione e nello sterminio della comunità ebraica europea. Ci furono migliaia di persone in tutta l'Europa occupata che cooperarono con i nazisti nell'uccisione di ebrei e di altri civili innocenti.
Non ci sono statistiche complete che possano quantificare il numero dei criminali portati in giudizio, tuttavia il loro numero è minore rispetto a quello delle persone coinvolte nella "Soluzione Finale". I capi del Terzo Reich catturati dagli Alleati furono processati dal Tribunale Militare Internazionale di Norimberga tra il 20 novembre del 1945 e il 1° ottobre del 1946. Successivamente, le autorità degli Alleati continuarono a processare i nazisti; i processi più importanti si svolsero nella zona statunitense (i Processi del dopo Norimberga). In totale tra il 1945 e il 1949 furono condannati 5.025 criminali nazisti nelle zone statunitensi, britanniche e francesi, oltre ad un numero indeterminato di persone che furono processate nella ex-zona sovietica. La stessa Commissione dei Crimini di Guerra delle Nazioni Unite stilò una lista di criminali di guerra che in seguito furono processati dai tribunali dei paesi alleati e dai paesi che durante la guerra si trovavano sotto l'occupazione nazista. Questi ultimi effettuarono innumerevoli processi in relazione ai crimini commessi nel proprio territorio. I tribunali, come ad esempio quello polacco, processarono circa 40.000 persone ed un gran numero di criminali furono tradotti in giudizio in altri paesi. In totale, furono circa 80.000 i tedeschi condannati per aver commesso crimini contro l'umanità, mentre il numero dei collaboratori supera varie migliaia. Molta importanza assume anche l'opera e la partecipazione di Simon Wiesenthal, la cui attività condusse alla cattura di più di mille criminali nazisti.
I tribunali della Germania iniziarono a lavorare, in alcuni casi, già nel 1945. Fino al 1969, quasi 80.000 tedeschi furono interrogati e per oltre 6.000 furono emesse condanne. Nel 1958, l'ex-Repubblica Federale di Germania (RFG, ex Germania Occidentale) costituì un'agenzia speciale a Ludwigsburg per collaborare alle indagini dei crimini commessi dai tedeschi fuori dalla Germania. Questa agenzia, sin dalla sua creazione, partecipò a cento indagini importanti. Una considerazione importante sui giudizi dei criminali di guerra nella RFG (come in Austria) riguarda l'eccessiva clemenza, non commisurata all'entità dei crimini commessi. Vennero inoltre svolti dei processi nella ex-Repubblica Democratica di Germania (RDT; ex Germania Orientale), dei quali non esistono statistiche dalle quali si possa evincere il numero di condanne o l'emissione delle sentenze.

36. Che cosa erano i Processi di Norimberga?

Il termine "Processo di Norimberga" si riferisce all'insieme dei processi dei criminali di guerra nazisti che si svolsero alla fine della guerra. I primi processi si svolsero tra il 20 novembre 1945 e il 1° ottobre 1946, di fronte al Tribunale Militare Internazionale (TMI), composto da rappresentanti della Francia, Gran Bretagna, ex-Unione Sovietica e Stati Uniti. In essi venivano processati i capi politici, militari e amministrativi del Terzo Reich catturati dagli Alleati. Tra gli imputati c'erano: Göring, Rosenberg, Streicher, Kaltenbrunner, Seyss-Inquart, Speer, Ribbentrop e Hess (molti dei più importanti nazisti - Hitler, Himmler e Gobbels - si suicidarono o non furono tradotti in giudizio). La seconda fase del processo, conosciuta come i Processi del dopo Norimberga, si svolse dinanzi al Tribunale Militare di Norimberga (TMN), decisa dall'Ufficio del Governo degli Stati Uniti per la Germania (OGEUA). Sebbene i giudici del TMN fossero cittadini statunitensi, il tribunale si autoconsiderava internazionale. Durante questi processi furono incriminati dodici ufficiali di alto rango, tra i quali membri di gabinetto, diplomatici, dottori coinvolti in esperimenti di medicina e ufficiali delle SS che parteciparono ai crimini perpetrati nei campi di concentramento o durante il genocidio delle zone occupate dai nazisti.

(Terre Marsicane, 24 gennaio 2007)





2. IL RICORDO NON BASTA




La giornata della memoria

Piperno: mi preoccupa il nuovo antisemitismo

di Giuliano Di Tanna

«Oggi c'è un'attenzione, anche eccessiva, per gli ebrei che non ci sono più, e pressoché nessuna per quelli che sono ancora qui con noi, vivi. Dovremmo pensare ai genocidi che possono ancora avvenire più che a quelli che ci sono già stati».
Alessandro Piperno odia la retorica. Ma questo lo sanno già i lettori di «Con le peggiori intenzioni», il suo fortunato libro d'esordio di due anni fa, cronaca picaresca della formazione di un adolescente ebreo-romano negli anni Ottanta. Romano, come il personaggio del suo libro - Premio Campiello opera prima nel 2005 -, 35 anni, Piperno insegna letteratura francese all'università di Tor Vergata, è un cultore di Proust. Non piace, a Piperno, la Giornata della memoria del genocidio di 6 milioni di ebrei per mano nazista durante la Seconda guerra mondiale, che si celebra domani, 62º anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz a opera dell'Armata Rossa: troppa retorica sul genocidio passato e poca attenzione al rischio di quelli futuri.

- Piperno, che senso ha, per lei, la Giornata della memoria?
«Per me non ha alcun significato. Vivo immerso in quella cosa lì, la memoria, è uno uno dei miei oggetti di studio. Io ricordo l'Olocausto. Non mi serve, di certo, una Giornata della memoria per ricordarmene».

- Come ha vissuto il ricordo dell'Olocausto nell'infanzia?
«Mio padre è ebreo, mia madre cattolica. Sono di cultura ebraica perché mio padre ci teneva che lo fossi, ma ho avuto anche un'educazione cattolica, ho studiato in una scuola cattolica. Poi ho fatto una scelta agnostica. Non sono battezzato e non ho fatto il bar mitzvah. Mio nonno paterno mi ha raccontato tutto: le deportazioni, i campi di sterminio, il genocidio. Ho convissuto con certi fantasmi fin da piccolo e continuo a conviverci oggi. Mio fratello e io abbiamo un incubo ricorrente: essere presi dai nazisti».

- L'istituzionalizzazione del ricordo della Shoa prodotta dal Giorno della memoria ha diffuso la conoscenza del genocidio degli ebrei?
«Mah, chi lo sa? Io non lo so. In realtà, da un punto di vista pratico, non ha diffuso una conoscenza profonda dell'Olocausto ma una conoscenza storica, gelida, che preclude ogni possibilità di empatia».

- La retorica immancabile in una giornata di questo tipo è un prezzo da pagare per la perpetuazione della memoria del genocidio?
«Io credo che bisognerebbe fare a meno della retorica: sempre. Esiste una sola retorica che, personalmente, sono in grado di comprendere e accettare perché auto-confortatoria; ed è quella dei parenti delle vittime. Mi spiego: se una signora ha perso il marito nella distruzione delle Twin Towers a New York e partecipa a un rito collettivo in cui il suo caro viene ricordato, allora comprendo l'utilità della retorica connessa a una cerimonia come quella. Non comprendo, invece, la retorica di una cerimonia di ricordo delle vittime delle Torri Gemelle fatta, che so?, in Nepal».

- La memoria di un evento è capace di impedire che esso possa ripetersi?
«No, questa è una sciocchezza. La memoria è una di quelle cose che, oggi, tutti invochiamo continuamente, ma non è altro che una specie di suppellettile di quella retorica di cui parlavo prima. La memoria non empatica non ha senso, è cerebrale. Io sono abbastanza infastidito da certe posizioni apocalittiche di intellettuali come Adorno che spesso viene ricordato, di questi tempi, in maniera non corretta per quella sua affermazione sull'impossibilità per l'uomo di fare poesia dopo Auschwitz. Formule come questa, in realtà, non tengono conto dell'infinita capacità umana di dimenticare. Dopo Auschwitz, infatti, ci sono stati i meravigliosi anni Sessanta e poi i meravigliosi anni Ottanta e poi, ancora, meravigliosi pittori, scrittori, cineasti. E Auschwitz non ha impedito loro di essere meravigliosi».

- Uno scrittore, però, oggi necessariamente fa i conti con il fatto che crea le sue opere dopo Auschwitz?
«Sì, ma non è detto che uno scrittore nato prima di Auschwitz non dovesse fare i conti con il male. La mia posizione preferita sulla questione è quella di Stephen Dedalus, il personaggio del romanzo di Joyce. La storia - dice Dedalus - è un incubo da cui sto cercando di svegliarmi. Un incubo che, però, a volte, permette di trovare anche un po' di pace, non dico nell'oblio - che è una parola che non mi piace - ma nella percezione di un presente che può riservare qualche bella sorpresa».

- Il ministro delle Giustizia, Mastella, ha proposto una legge che sanzioni con il carcere l'apologia dell'Olocausto: che cosa ne pensa di una legge siffatta?
«Non vorrei prendermela con Mastella: una legge del genere esiste, da anni, in alcuni Paesi europei. Personalmente sono contrarissimo».

- Perché?
«E' un errore dal punto di vista etico perché lede il diritto, che io giudico fondamentale, a esprimere anche delle opinioni aberranti. Credo, poi, che, anche da un punto di vista pratico, una legge simile abbia effetti devastanti. Penso al caso di David Irving, lo storico inglese che nega che l'Olocausto sia mai avvenuto. Irving era uno scrittore assolutamente squalificato prima di essere arrestato in Austria in base a una legge di quel tipo. Immediatamente dopo l'arresto, è diventato di nuovo una star in tutto il mondo, alla stregua di un martire della libertà».

- L'antisemitismo è in aumento in Europa, nonostante la Giornata della memoria: perché?
«La mia sensazione è che sia avvenuta una fusione di due istanze, quella dell'antisemitismo storico tedesco, francese e polacco, che ha portato il nazismo al potere, e di un antisemitismo di origine islamista, anti-israeliano, di cui il maggior esponente è il presidente iraniano, Ahmadinejad. Questo incontro rappresenta un pericolo enorme. L'irresponsabilità di Ahmadinejad è non meno pericolosa di quella di Hitler. E il fatto che parta dalla negazione dell'Olocausto per negare la legittimità dello Stato di Israele la dice lunga».

- Che cosa farà sabato, Giornata della memoria?
«Niente di particolare. Domani [26 gennaio] parto per l'America. Un Paese dove la Giornata della memoria non esiste, ma che è pieno di ebrei e dei loro ricordi».

(L'Espresso, 26 gennaio 2007)





3. UNA STORIA BOLZANINA




«Mio padre, il giusto che salvò 300 ebrei»

Parla la figlia di Lucillo Merci: «Dopo 62 anni è arrivato il momento di raccontare»

BOLZANO - «Siamo molto orgogliosi di lui e di quello che ha fatto. E' stato un papà meraviglioso». Lucilla Zanella è la figlia di Lucillo Merci, lo "Schindler bolzanino", l'uomo che tra l'ottobre 1942 e il settembre 1943 ha salvato 300 ebrei greci dalla deportazione. Una storia scovata per vie fortunose dalla direttrice dell'Archivio storico del Comune, Carla Giacomozzi. Una figura che domani (ore 9.30 Sala del Comune) verrà celebrata nell'ambito della manifestazione per la Giornata della Memoria.
Un silenzio durato 62 anni, nonostante Merci fosse un personaggio conosciutissimo a Bolzano (ispettore delle scuole italiane nel dopoguerra), avesse addirittura tenuto un diario di quegli anni (custodito allo Yad Vashem di Gerusalemme); e la sua storia fosse conosciuta da tutta la sua numerosissima famiglia (sei figlie, e 75 tra nipoti, pronipoti, generi e nuore).
Il perché lo spiega Lucilla: «Per una sorta di pudore, né noi, né mio padre, abbiamo mai ritenuto opportuno raccontarla».
Ora che è passato molto tempo, quel momento è arrivato. «Mio papà - racconta Lucilla - è nato a Riva del Garda nel 1899, sotto l'Austria Ungheria. Ha combattuto uno scampolo della prima guerra mondiale. Poi, nel 1919, è venuto in Alto Adige».
Maestro elementare a Salorno. Nel 1923 viene nominato direttore didattico a Malles Venosta e diventa il punto di riferimento per le "trecentiste", le trecento maestrine mandate da Mussolini per italianizzare ogni bimbo "allogeno" dell'Alto Adige. Ragazze spedite negli angoli più remoti della provincia. «Si sentivano sperdute e abbandonate. Mio padre ebbe il compito di seguirle ed aiutarle». Lucillo Merci intanto si sposa con Dina Rizzardi. Nel 1928 un'altra direzione, a Bressanone. Nel 1938 il trasferimento a Bolzano, direttore delle Tambosi di Oltrisarco.
Nel 1940 nella vita della famiglia Merci irrompe la guerra. Lucillo, nonostante i 40 anni suonati, viene richiamato. Divisione Aqui, quella che verrà massacrata a Cefalonia dai tedeschi dopo l'8 settembre. Nel dicembre 1940 viene spedito in Albania, nell'aprile del 1941 è in Grecia: Corfù, poi Lamia. Nell'agosto del 1942 a Salonicco, sa benissimo il tedesco, viene distaccato al consolato italiano come interprete. Quando Merci arriva a Salonicco, è in corso il grande rastrellamento degli ebrei greci. La soluzione finale è entrata nella fase operativa. Merci fa quello che ritiene giusto: cerca di salvarne il più possibile. Insieme al console Guelfo Zamboni. «Fornivano agli ebrei documenti falsi che attestavano la cittadinanza italiana. Garantiva il salvacondotto. Mio padre girava per i campi di concentramento coi documenti falsi, e tirava fuori la gente appena in tempo». Trecento persone in tutto.
«Potevano aiutare solo chi aveva un qualche legame con l'Italia. Non aveva paura, ogni tanto tornava in licenza e ci raccontava tutto. Diceva che i tedeschi non avevano pietà, e che da Roma era arrivato l'ordine di aiutare più ebrei possibile».
Durante una delle licenze, nel luglio del 1943, Merci accompagna in Italia un gruppo di quaranta ebrei. Alcuni si salveranno a Firenze, altri venti, nascosti a Meina sul Lago Maggiore, verranno scovati dai nazisti e trucidati il 22 settembre. Sarà la prima strage nazista di ebrei in Italia.
L'8 settembre mette fine all'opera di salvataggio di Merci e Zamboni. «Per i tedeschi ormai erano dei nemici. Pensi, che ancora il 2 settembre mio padre era qui, a Bolzano. Lo ricordo molto bene: quel giorno c'è stato anche il primo bombardamento sulla città. L'8 settembre era in viaggio, lo hanno fatto partire anche se sapevano che l'armistizio era questione di ore».
Arrivato a Salonicco, viene arrestato dai tedeschi. Il console Zamboni va al comando della Wehrmacht, lo "reclama", e riesce a farlo liberare. «La sua seconda fortuna dopo essere scampato per caso a Cefalonia». In abiti borghesi continua a fare quello che faceva prima: salvare la gente. Assiste marinai e soldati italiani catturati dai tedeschi, alcuni li salva spacciandoli per insegnanti delle scuole della numerosa comunità italiana di Salonicco.
La scuola, infatti, non abbandona mai Lucillo Merci. «Venne nominato ispettore di tutti gli istituti italiani della città».
Il 24 dicembre 1943 viene chiuso anche il consolato: il console e tutti gli addetti ottengono il lasciapassare diplomatico per l'Italia. Il 4 gennaio 1944, Merci è a Bolzano, tra i suoi. Per lui la guerra è finita.
Nel 1945, dopo la liberazione, Lucillo Merci torna alle Tambosi. Poi diventa ispettore delle scuole italiane, fino alla pensione nel 1964. Nei primi anni Cinquanta, scrive un libro che hanno letto generazioni di bolzanini: "Le più belle leggende dell'Alto Adige". («Purtroppo non si stampa più - sospira Lucilla - un peccato»).
Lucillo Merci muore a 85 anni, il 5 novembre 1984. «Un uomo buono e giusto che non ha mai pensato di aver fatto qualcosa di eccezionale, ma semplicemente "ciò che andava fatto"».

(L'Espresso local, 23 gennaio 2007)






MUSICA E IMMAGINI




Borhki Nahfshee




INDIRIZZI INTERNET




The Emperor's New Clothes

Witness to the Nations




Le notizie riportate su queste pagine possono essere diffuse liberamente, citando la fonte.