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Notizie su Israele 383 - 23 marzo 2007

1. Figli immolati a Moloc
2. Infanzia negata
3. La mostruosità aspira a diventare arte
4. Libri
5. Musica e immagini
6. Indirizzi internet
Levitico 20:1-2. Il Signore disse ancora a Mosè: «Dirai ai figli d'Israele: Chiunque dei figli d'Israele o degli stranieri che abitano in Israele sacrificherà uno dei suoi figli a Moloc dovrà essere messo a morte; il popolo del paese lo lapiderà».
1. FIGLI IMMOLATI A MOLOC




In un momento in cui il governo italiano si rallegra per il rilascio del giornalista Daniele Mastrogiacomo, vantandosi di essere riuscito a salvare una vita umana, indipendentemente dal prezzo politico pagato, dedichiamo tutto questo numero a un tema che dovrebbe interessare chi è sensibile agli aspetti umanitari delle cose: la vita dei bambini, almeno di quelli palestinesi, se a qualcuno interessano poco le morti di ebrei. Il nostro sottosegretario agli Esteri ha telefonato recentemente al premier palestinese Ismail Haniyeh, esponente dell'organizzazione terroristica Hamas e suo amico personale, per rinnovargli la sua amicizia. Forse, per la spinta umanitaria che muove oggi i membri del nostro governo e in nome dell'amicizia che si vuole coltivare con personaggi importanti di un'organizzazione terroristica, qualcuno potrebbe fare qualche telefonata per cercare di risparmiare altre vite umane: quelle dei bambini palestinesi che vengono educati, istigati a diventare terroristi suicidi, oltre che quella, forse per alcuni meno importante, degli israeliani che vorrebbero far saltare in aria. Quello che la televisione palestinese di Hamas sta producendo negli ultimi tempi ha degli aspetti mostruosi, rivoltanti, ma non sembra che molti ne siano scandalizzati e ne traggano le dovute conseguenze.





"Quanti ebrei ha ucciso la mamma?"

Due bambini in età da asilo, figli di una terrorista suicida palestinese, sono stati intervistati la scorsa settimana dalla tv Al-Aqsa, gestita da Hamas. Ai due bambini è stato anche chiesto di dire "quanti ebrei ha ucciso la mamma".
La trascrizione in inglese dell'intervista è stata diffusa mercoledì dall'agenzia di traduzione dei mass-media arabi MEMRI e può essere sia letta che ascoltata in video (con sottotitoli in inglese) sul sito dell'agenzia (--> MEMRI).
Rim Al-Riyashi, 23 anni, residente a Gaza, di famiglia benestante, si fece esplodere il 14 gennaio 2005 al valico di Karni fra Israele e striscia di Gaza, provocando la morte di quattro israeliani. L'attentato venne rivendicato da Hamas e dalle Brigate al Aqsa (Fatah).
Durante la trasmissione della tv di Hamas, un intervistatore sorridente annuncia: "Parliamo ora con i due figli della martire della jihad Rim Al-Riyashi: Dhoha e Muhammad".
Quindi si rivolge con voce gentile alla bambina e le chiede: "Dhoha, vuoi bene alla mamma? Dov'è andata la mamma?".
E la piccola risponde: "In paradiso".
"E cosa ha fatto la mamma?", chiede l'intervistatore.
"Ha fatto martirio", risponde la bambina.
"Ha ucciso degli ebrei [yahud], vero? E quanti ebrei ha ucciso la mamma?"
"Così" risponde il maschietto, mostrando la mano aperta.
"Quanti, così?", insite l'intervistatore, e Muhammad risponde: "Cinque".
Sollecitata a recitare qualcosa, la bambina dice poi a memoria: "Nel nome di Allah clemente e misericordioso, quando verrà l'ausilio di Allah e la vittoria, e vedrai le genti entrare in massa nella religione di Allah, glorifica il tuo Signore lodandolo e chiedigli perdono: in verità Egli è colui che accetta il pentimento" [Corano, inizio della Sura 110 "L'Ausilio"].
L'intervista si chiude con l'intervistatore che si rivolge alla piccola Dhoha e le chiede: "Vuoi andare dalla mamma?", e lei risponde: "Sì".

(YnetNews, 14 marzo 2007 - da israele.net)







2. INFANZIA NEGATA




Qualcuno, grazie a Dio, riesce ancora a indignarsi pubblicamente.

Ancora bambini, sempre bambini. I bambini sono in prima linea nel conflitto mediorientale. E' di ieri la notizia sul Jerusalem Newswire che un blog simpatizzante di Hamas ha pubblicato la foto di una bambina di due anni vestita con una divisa militare completa di tutto, inclusa la fascia sulla testa caratteristica dei kamikaze. Il suo nome è Shabakat Falastin Lilhiwar. La didascalia sotto la sua foto recita: avete visto la piccola martire che ben presto scuoterà Israele fino alle fondamenta?
Non ci si deve stupire, dal momento che Hamas nel 2002, come riporta World Net Daily, aprì un sito web dedicato appositamente ai bambini, per incoraggiarli al martirio.
Semplicemente partendo da questi dati di fatto, è difficile stupirsi se la guerra è continuata per così tanto tempo e se si vedono così poche speranze per un effettivo miglioramento in futuro.
Lo scorso martedì invece Itamar Marcus ha presentato al comitato educativo della Knesset una relazione sui libri di testo delle medie adottati dai palestinesi, nei quali il riconoscimento di Israele viene presentato come contrario alla fede religiosa, e la guerra un dovere. La pace, nei testi esaminati, non viene presa in considerazione nemmeno come ipotesi: la guerra infatti finirà solo "con la resurrezione dei morti."
E' del 15 marzo invece la notizia dell'intervista su Al Aqsa ai figli piccoli - oh, Signore, così piccoli - della kamikaze 23 enne Rim Al-Riyashi.
E vedere l'espressione innocente di quei bambini che rispondono alla domanda "quanti ebrei ha ucciso la mamma?" e aprire le minuscole manine e indicare cinque, oppure vedere i loro visetti mentre gli domandano "vi manca la mamma?" è straziante, è sconvolgente.
Sì, a quei bambini manca la mamma. Mancherà per sempre a quegli innocenti, la mamma, uccisa dall'odio che falsamente viene indicato come ricerca di giustizia.
Ci sono anche altri bambini.
Questi: --> http://www.israel-wat.com/pps/israeli-children.pps
Quali frasi dire, che parole usare? Non ho sentito cori indignati levarsi contro nessuno di questi abusi. Non ho sentito dibattiti, porte aperte, manifestazioni.
Forse non li sentirò mai.
Ma nel mio piccolo, lo dico: è una vergogna.
Un'immensa, disumana vergogna.

Flavia Dragani

(Un cuore per Israele, 21 marzo 2007)





3. LA MOSTRUOSITA' ASPIRA A DIVENTARE ARTE




La TV di Hamas non si accontenta dell'intervista ai due piccoli bambini candidati a saltare in aria, come la madre, insieme al più alto numero possibile di israeliani. La morte "eroica" di quella madre doveva essere sfruttata ancora di più. La TV di Hamas ha pensato allora di far intervenire altri bambini in una rappresentazione drammatica che potesse cantare le gesta della "martire" Rim Riyashi e invitare esplicitamente i suoi figli, e certamente anche altri bambini, a seguirne le orme.




Una bambina di quattro anni giura di diventare terrorista suicida in una drammatizzazione nella TV di Hamas

di Itamar Marcus e Barbara Crook - 21 marzo 2007

La televisione di Hamas oggi ha mandato in onda una video-drammatizzazione della figlia di quattro anni della terrorista suicida Rim Riyashi che canta alla sua mamma e giura di seguire le sue orme. Il video-clip finisce mostrando la bambina che tira fuori dei candelotti di esplosivo dal cassetto di sua madre.
Il programma per bambini della TV Al Aqsa mostra un'attrice bambina che impersona il ruolo della figlia che osserva Riyashi mentre prepara la bomba e chiede a sua madre: "Mamma, che cosa porti in braccio invece di me?" La bambina poi guarda alla TV un'altra scena che presenta la morte della mamma mentre compie la sua missione suicida, e capisce che sua madre stava portando una bomba.
"Solo adesso capisco che cosa per te era più prezioso di noi..." canta guardando la bomba.
Nonostante che senta la mancanza della mamma, giura di seguire le sue orme. Il video finisce con la bambina che apre il cassetto della madre e tira fuori i candelotti di esplosivo che la madre aveva lasciato lì.

Antefatto

Rim Riyashi aveva ucciso quattro israeliani e ferito altri sette al passaggio Erez tra Gaza e Israele nel 2004. Al checkpoint era riuscita a guadagnarsi la

simpatia dei soldati dicendo che aveva una protesi di metallo nella gamba che avrebbe fatto scattare il metal detector. Quando la portarono nella stanza per ispezionarla in privato lei fece esplodere la bomba nascosta sotto la veste.

Il testo che segue è la canzone che Duha, figlia di Rim, canta a sua madre.

[La figlia vede la mamma che prepara i candelotti di esplosivo]

"Mamma, che cosa porti sulle braccia
invece di me?"

[La mamma si gira per nascondere la bomba]


"Un giocattolo o un regalo per me?...
Mamma Rim!
Perché ti sei messa il velo?
Devi uscire, Mamma?...
Torna subito indietro, Mamma
Io non posso dormire senza di te,
senza che tu racconti a me e a Ubaydah [suo fratello]
una storia prima di dormire.

[La figlia vede un'altra immagine della madre e una nuova scena che riguarda i bombardamenti nei Territori Palestinesi]

Mamma, Mamma,
Io e Ubaydah restiamo svegli ad aspettare
che tu ritorni e ci metti a dormire.
Io e Ubaydah abbiamo ancora bisogno che tu asciughi le nostre lacrime...
E invece di me tu porti una bomba in mano.
Solo adesso capisco quello che per te era più prezioso di noi...
Possano i tuoi passi essere benedetti,
e possa tu essere perfetta per Gerusalemme.
Io e Ubaydah vogliamo essere lì con te.

[Immagini della tomba di sua madre e delle tombe di altri terroristi, inclusa Aayat Al-Akhras, la ragazza terrorista suicida di 17 anni]

Porta i saluti al nostro Messaggero [Maometto] e digli:
'Duha ti ama.'
Il mio amore non sarà di sole parole.
Seguirò le orme della mia Mamma.

[Trova gli esplosivi che la madre ha lasciato nel cassetto, tira fuori i candelotti]

Oh Mamma, oh Mamma!"

Fonte: --> http://www.pmw.org.il/Bulletins_Mar2007.htm#b210307

(Palestinian Media Watch - trad. www.ilvangelo-israele.it)

___________

"Solo adesso capisco quello che per te era più prezioso di noi..."
E le organizzazioni umanitarie, i pacifisti a tempo pieno, dove sono?





4. LIBRI




Carlo Panella, I piccoli martiri assassini di Allah, Piemme, 2003.

Dalla seconda pagina di copertina:

Intervistatore: "Pensi che il martirio sia bello?».
'Wala': «Il martirio è molto, molto bello. Cosa potrebbe esserci di meglio che andare in Paradiso?».
Intervistatore: «E cosa è meglio: pace e pieni diritti per il popolo palestinese o il martirio?».
'Wala': «Il martirio! Otterrò i miei diritti dopo essere divenuta martire! Noi vogliamo restare ragazzi per sempre!».
(TV dell'Autorità Nazionale Palestinese, 9 giugno 2002, intervista a una ragazzina di 11 anni)

Indottrinamento scolastico, religioso, mediatico. Videoclip appositamente studiati per annullare la naturale paura della morte. Imam che incitano a «uccidere i porci ebrei». Canzoncine e giochi che esaltano le stragi di innocenti. Sono terribili, eclatanti i documenti raccolti in questo saggio. Oggi un'intera generazione di ragazzini, vittime di una micidiale propaganda, crede che la morte per Allah sia la più elevata impresa conseguibile in vita. In Palestina come in Algeria, in Marocco come in Indonesia. È una corrente minoritaria, scismatica nel mondo musulmano. Non è affatto tutto l'lslam, ma è Islam anch'esso, e avanza di strage in strage. Carlo Panella, autorevole osservatore dell'intricato scenario mediorientale, analizza la nuova, spaventosa arma del terrorismo islamico: gli shaid-killer, i martiri-assassini, diventati ormai parte integrante nel progetto di una società islamica fondamentalista. È questo il nuovo volto di un vecchio cancro che l'Europa ha tristemente conosciuto: il totalitarismo.


Alcuni estratti:

Non esiste un terrorismo islamico.
Esiste e si amplifica invece un nuovo scisma islamico.
Uno scisma che si basa sul culto della morte.
La morte propria. La morte altrui.
In apparenza queste affermazioni confliggono con il più semplice buon senso: dall'11 settembre del 2001 è infatti drammaticamente evidente che il mondo è sottoposto al ricatto di un'ondata terroristica di matrice islamica. Ma è solo un'apparenza. È un errore fermarsi a questa manifestazione di furia devastatrice e non afferrare lo spessore culturale, ma anche di consenso, di condivisione da parte di centinaia di migliaia di islamici, su cui si innesta. Mai, mai nella storia un'iniziativa terroristica ha riscosso da una cosi vasta platea tanti e tali applausi, intimi ed espliciti entusiasmi. Mai il terrorismo si è presentato sulla scena mondiale non come un fenomeno "a margine", ma come il centro di una radicata visione del mondo, fatta propria da milioni e milioni di fedeli.
Mai un popolo ha educato i propri bambini nel miraggio di diventare delle bombe, di farsi esplodere in mezzo ad altri bambini, chiamati «scimmie e porci» dai pulpiti delle moschee. Scimmie e porci perché ebrei.
Le logiche e le regole della politica, delle lotte di liberazione nazionale, della guerra non aiutano in nulla a comprendere perché in tanti paesi islamici, perché in Palestina trionfi la pedagogia della morte e dell'omicidio di innocenti. Perché la morte sia vissuta dai piccoli come un miraggio agognato, una meta. Perché venga insegnato loro che la morte è meglio della vita.
Infiniti sono gli esempi di popoli che hanno condotto per anni guerre di liberazione, che si sono difesi armi alla mano, che hanno combattuto per la loro terra, anche per impedire di essere spazzati via in feroci pulizie etniche, dal genocidio.
Ma non esiste nulla di simile all'ideologia e alla pratica del martire-assassino islamico che ha iniziato il suo cammino in Iran nei primi anni Ottanta e che dopo quindici anni ha preso piede in Palestina. Il mondo è pieno di eserciti di soldati-bambini e anche in Palestina al Fatah, Hamas ed Hezbollah organizzano campi estivi di soldati-bambini. Ma in nessun paese del mondo si allenano i bambini a diventare bombe per uccidere altri bambini.
Tutto questo non può essere spiegato con il termine "terrorismo". È un fenomeno ben più complesso, profondo, radicale. Il terrorismo che opera, che fa stragi, che ha già fatto migliaia di vittime, è solo una manifestazione di un'ideologia, di una religione i cui adepti hanno adottato questi nuovi, terribili riti che divorano i loro stessi figli.

Se il nuovo fenomeno del martirio-assassinio islamico non è solo una "forma di lotta", se non nasce, come non nasce, come strumento militare per sviluppare una lotta di liberazione nazionale, se non punta - se non in maniera subordinata - a obiettivi politici; se il martire-assassino islamico rappresenta la "perfezione'' della fede, l'atto 'compiuto e assoluto di testimonianza al proprio Dio; se tutto questo è vero, ed è vero, si apre allora un enorme problema politico.
L'azione di contrasto all'espandersi a macchia d'olio di questa pratica non può infatti essere, solo, delegata a semplicistiche soluzioni politiche. Non basta costruire, finalmente, lo Stato dei palestinesi a fianco di quello di Israele, non basta concedere l'indipendenza alla Cecenia. Non basta avviare programmi di più equa ripartizione di quegli enormi proventi da petrolio che le oligarchie arabe e islamiche - loro, non gli Stati Uniti, non l'Europa, non l'Occidente - sprecano in un vortice di corruzione, imprevidenza, speculazioni finanziarie, non-sviluppo.
Se anche ogni rivendicazione nazionale legittima fosse riconosciuta e rispettata, se anche ogni giustizia sociale possibile fosse concretizzata, questa nuova religione si perpetuerebbe dentro, spesso contro, l'Islam.

La base fondamentale, il movente del terrorismo non è dunque la questione nazionale palestinese, non è l'occupazione dei Territori da parte di Israele dopo il 1967, non è neanche - e sembra un paradosso - la stessa contestata esistenza dello Stato di Israele su territorio dell'Islam, non è la miseria, la povertà dei popoli arabi (tra i più ricchi del mondo, peraltro) e tutte le piccole motivazioni meccaniciste ed economiciste della pubblicistica comune. La base reale del terrorismo islamico, anche nella sua componente palestinese, è un'altra: è una visione del mondo in cui la morte assume un valore finalistico totalizzante e assoluto.
In cui la morte è angelicata. In cui la morte è agognata perche è fonte di conoscenza (gnosi) e quindi di perfezione per la persona umana, e vede moltiplicati nell'Eden i suoi effetti positivi se trascina con sé - precipitandola negli Inferi - la morte dell'empio, dell'apostata, dell'ebreo, dell'americano, del cristiano.

Nell'ideologia del martirio, che dello scisma in atto è l'architrave, è totale e assoluta l'identificazione tra purezza paradisiaca e morte violenta con assassinio di civili innocenti, di vecchi, di minori, di donne inermi. Mai, a memoria d'uomo la centralità della morte e dell'uccisione di esseri umani, è stata cosi forte e con tanti consensi in un'ideologia di massa.





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