1. ISRAELE E LA CRISI FINANZIARIA MONDIALE
A colloquio con Dan Gillerman
Il mensile evangelico in lingua tedesca "israel heute", redatto e stampato a Gerusalemme, ha intervistato l'ex ambasciatore d'Israele all'Onu.
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Dan Gillerman |
"L'economia israeliana è più stabile di quello che molti pensano", ha detto Dan Gillerman, ambasciatore d'Israele all'Onu dal gennaio 2003 al luglio 2008, in un colloquio con israel heute. Come ex presidente della Camera del Commercio israeliana e come personalità di spicco dell'economia di Israele, il 64enne Gillermann gode di piena fiducia in larga parte dell'economia israeliana.
Gillermann ha lavorato come direttore di diverse imprese israeliane e come membro del consiglio di amministrazione di banche israeliane. Ha sostenuto la liberalizzazione e il libero mercato in Israele. Il 14 giugno 2005 è stato eletto vicepresidente della 60esima assemblea dell'Onu. Dopo Abba Eban nel 1952, è stato il secondo israeliano a occupare questa posizione. Nel colloquio con israel heute Gillerman ha cercato di spiegare la posizione di Israele nella crisi finanziaria globale, perché negli ultimi tempi anche la società israeliana è caduta nel panico.
israel heute: Signor Gillerman, dove si trova Israele nella crisi finanziaria globale, in confronto con altri paesi?
Gillerman: Fino ad ora Israele è stato abbastanza risparmiato, e questo soprattutto perché la de-regolazione non è stata completata. Le regole attuali non hanno permesso alle banche israeliane di adottare le stesse misure finanziarie usate da banche straniere. Israele si è dovuto occupare poco di certe decisioni e subprimes, e in parte non ne ha avuto bisogno, e per questo è stato meno vulnerabile. Le banche israeliane sono molto intelligenti e capaci, ma non necessariamente più furbe dei presidenti della City Bank o dei Lehmann Brothers o di AIG. Anche se avessero voluto, non avrebbero potuto usare le stesse vie finanziarie che quelle banche all'inizio consideravano un vantaggio. Inoltre, negli ultimi anni l'economia israeliana si è specializzata soprattutto in hig-tech, un settore meno toccato da questa crisi finanziaria. Né Google né Yahoo o altre ditte high-tech sono crollate. Israele investe in tecnologia.
israel heute: Ma in quali settori l'economia israeliana è vulnerabile?
Gillerman: La parte vulnerabile potrebbe essere la cosiddetta alta economia, anche a causa dello shekel forte in confronto al dollaro e all'euro. L'esportazione israeliana è stata fortemente danneggiata perché gli esportatori di Israele in cambio del dollaro e dell'euro ricevono pochi shekel. Questo può produrre un'ondata di licenziamenti sul mercato del lavoro e di fallimenti di aziende. Ditte israeliane che vogliono allargarsi all'estero e ottenere lì dei crediti, adesso non possono più farlo a causa della crisi finanziaria. Le banche stanno diventando molto prudenti in fatto di crediti da accordare. Questo frena la crescita dell'economia. Per questo motivo, a parer mio, i Prime Activity Fonds (fondi di investimento) verranno richiesti di più, perché crescono e vogliono investire.
israel heute: Come possono fare le banche di Israele per aiutare a superare la crisi finanziaria?
Gillerman: Le banche israeliane hanno una posizione centrale. Devono agire in modo molto prudente ma previdente, e non devono lasciare cadere i loro clienti nella crisi finanziaria. Le banche israeliane devono superare la crisi mondiale. Questo nell'interesse delle ditte e delle banche. Se gli imprenditori fanno bancarotta, le banche perdono i loro soldi. Per questo le banche israeliane devono aiutare gli imprenditori ad avere successo, perché in questo modo aiutano sé stesse.
israel heute: Israele è un'isola felice nel mare tempestoso della crisi finanziaria?
Gillerman: I prossimi mesi saranno molto importanti, perché Israele è parte dell'economia globale e non un'isola solitaria. Se l'America tossisce, il resto del mondo prende la polmonite e Israele forse un'influenza. Io spero e mi aspetto che l'economia d'Israele nel primo o nel secondo quadrimestre del 2009 si risveglierà.
israel heute: Allora lei è ottimista?
Gillerman: Sì. Credo che l'economia israeliana sia molto forte e abbia fondamenti molto stabili che le permetteranno di
superare questa crisi finanziaria. Non per nulla, anzi proprio per questi motivi, ho creato un nuovo fondo di investimenti. Ho fiducia nell'economia d'Israele e nelle imprese internazionali, e credo che sia proprio questo il tempo di investire in Israele. E' nostro compito presentare al mondo l'eccezionale qualità di Israele.
(israel heute, novembre 2008 - trad. www.ilvangelo-israele.it)
2. DI SOSTITUZIONE IN SOSTITUZIONE
Il tentativo di cristianizzare la Shoah
di Sergio I. Minerbi
Pio XII fu il precursore e già nella sua allocuzione concistoriale del 2 Giugno 1945, pochi giorni dopo la fine della Guerra in Europa, volle trasformare la Chiesa in vittima dei Nazisti. Poi venne il comunismo in Polonia ed entrambi comunisti e cattolici polacchi vollero appropriarsi della memoria della Shoah. Nell'enumerazione delle vittime di Auschwitz c'erano tutte le nazionalita` delle vittime. Mancavano solo gli Ebrei.
Il Vescovo di Cracovia, Karol Wojtyla, propose già nel 1971 di erigere una Chiesa o un luogo di culto ad Auschwitz dove erano morti il sacerdote Maximilien Kolbe ed Edith Stein, un'ebrea convertita.
Il 7 Giugno 1979 diventato Papa Giovanni Paolo II, egli visitò Aushwitz e pronunciò l'Omelia di Brzezinka durante la quale disse "Io vengo e mi inginocchio su questo Golgota del mondo moderno". Si ricorderà che il Golgota è quella collina di Gerusalemme dove un Ebreo fu crocefisso per dar vita al Cristianesimo.Dovremmo quindi dedurne che milioni di Ebrei furono uccisi per rafforzare la Cristianità? Poi il Pontefice continuo:"Sei milioni di Polacchi hanno perso la vita durante la Seconda Guerra Mondiale: un quinto della nazione". La cifra simbolo della Shoah, sei milioni di Ebrei uccisi, diventa invece il simbolo del martirologio Polacco Cattolico. Il procedimento non è nuovo:basti pensare alla teoria della sostituzione professata per secoli dalla Chiesa, in base alla quale i Cattolici hanno sostituito gli Ebrei e sarebbero divenuti "verus Israel".
La lunga Marcia per la Cristianizzazione della Shoah continuò con la beatificazione di Edith Stein il 1 Maggio 1987. Il Papa cercò di convincere che essa fu nello stesso tempo una grande figlia del popolo Ebraico e una grande Cristiana, era la martire ricercata per provare che la Chiesa fu vittima del Nazismo, e soprattutto Auschwitz diventa il luogo del martirologio cristiano...
Secondo Paul Blanquart affermare che uccidendo gli Ebrei , i Nazisti volessero colpire la Cristianità, è parte della questione che fa beneficiare la Chiesa degli orrori di Auschwitz... Questo concetto è incluso nell'articolo scritto dall'allora Cardinale Ratzinger sull'Osserrvatore Romano del 29 Dicembre 2000, nel quale è detto"
"Perfino l'esperienza della Shoah, accaduta di recente, fu eseguita in nome di un'ideologia anticristiana che tentò di colpire le radici abramiche della fede cristiana, colpendo il popolo di Israele".Questo è un concetto inammissibile , come se si trattasse di una partita di biliardo planetaria.
Venne poi la questione del Carmelo di Auschwitz che dopo lunghe discussioni fra Ebrei e Cattolici negli anni 1987-89, fu spostato di circa 500 metri.. Scrive a questo proposito Theo Klein che partecipò attivamente al dialogo: "La Chiesa voleva istallare le sue istituzioni sui luoghi della nostra catastrofe ed includere i nostri morti nella sua liturgia."
Per completare il processo che farebbe della Shoah un evento cattolico, manca ancora un tassello: la beatificazione di Pio XII. La Chiesa vuole provare al mondo che non solo fu essa vittima del Nazismo, ma anche fu un santo chi ne era a capo durante la Seconda Guerra Mondiale. Ciò completerebbe il ciclo e mentre ci sono ancora dei superstiti della Shoah viventi, si vuole riscrivere la storia.
(Informazione Corretta, 14 novembre 2008)
3. I CHIARI E FERMI PROPOSITI DI SAMIR KUNTAR
"Non mi fermerò finché Israele non sarà distrutto"
Tre mesi dopo essere stato scarcerato da Israele sotto ricatto (in cambio delle salme di due ostaggi israeliani assassinati), il terrorista e infanticida libanese Samir Kuntar, 46 anni, ha dichiarato d'essere più che mai votato a lottare per la cancellazione dello stato di Israele dalla carta geografica. "Finché c'è qualcosa chiamato Israele in questa regione - ha detto all'agenzia France Presse - io sono pronto a partecipare a qualunque missione della resistenza".
Considerato uno dei peggiori criminali in Israele, dove venne condannato per l'uccisione di un civile preso in ostaggio, Danny Haran, della figlia di questi Einat, di quattro anni, e di un agente di polizia nel corso di un famigerato attentato terroristico a Nahariya quasi trent'anni fa, Kuntar viene invece osannato come un eroe in Libano dove ha ricevuto un'accoglienza trionfale dopo la sua scarcerazione, lo scorso luglio.
Parlando ai giornalisti in un appartamento vicino al mare nella periferia di Beirut pieno di medaglie, onorificenze e fotografie del suo idolo Hassan Nasrallah, il capo di Hezbollah, Samir Kuntar racconta che ora passa per lo più il suo tempo in riunioni relative all'attività di Hezbollah, aggiungendo di essere convinto che Israele stia preparando un grande attacco contro il Libano. "Non capiscono - dice - cosa abbiamo in serbo per loro. Israele soffrirà grandi perdite e perderà di sicuro. L'idea di Israele come di uno stato sicuro e invincibile è solo un mito tramontato".
Kuntar dice che, se anche Israele si ritirasse dalla zona contesa delle Fattorie Shebaa (rivendicate dal Libano benché catturate da Israele alla Siria nel 1967), Hezbollah continuerebbe la sua lotta per eliminare lo stato ebraico: "La resistenza finirà solo quando l'entità sionista sarà scomparsa", assicura.
A proposito dell'attentato oltreconfine che lo fece finire in un carcere israeliano nel 1979, quando aveva 17 anni e faceva parte del Fronte Popolare di George Habbash, Kuntar dice di non avere alcun rimorso: nega naturalmente d'aver ucciso Haran e la bambina, ma ammette implicitamente d'essersene fatto scudo. "Il padre [preso in ostaggio] non voleva mollare la piccola - racconta Kuntar - e ci fece perdere tempo prezioso. Le stava avvinghiato, era come impazzito". Secondo la versione di Kuntar, padre e figlia sarebbero poi finiti nel fuoco incrociato mentre i terroristi cercavano di fuggire portandoli con sé come ostaggi.
Al processo, invece, prove autoptiche e testimonianze oculari confermarono che Kuntar e i suoi complici uccisero Haran a bruciapelo e poi la figlia, sfondandole la testa col calcio del fucile.
(Jerusalem Post, 24 ottobre 2008 - da israele.net)
4. I RAGAZZI DELLA RESISTENZA
Franco Cesana, il partigiano bambino
di Maria Natalia Iiriti
Era ebreo il più giovane partigiano d'Italia. Franco nasce a Mantova il 20 settembre 1931. E' orfano di padre e frequenta le scuole nell'Orfantrofio israelitico di Torino prima e al Pitigliani di Roma successivamente. Quando le leggi razziali e le conseguenti persecuzioni non consentono più una vita tranquilla, Franco e la sua famiglia si disperdono sull'Appennino Modenese. Franco è uno studente ginnasiale all'epoca. Dalla scuola alla macchia, il passo è breve: Franco segue la scelta del fratello Lelio, già attivo nella lotta partigiana. Insieme raggiungono il comando di una formazione garibaldina a Maroncello di Gombola, sull'Appennino Modenese e Franco "inganna" il comandante di formazione Marcello e i compagni, dichiarando diciotto anni.
Sei mesi durerà l'esperienza del partigiano bambino, staffetta portaordini che partecipa anche alle azioni più difficili. Il comandante Marcello ricorda che "il senso di responsabilità per i compiti affidatigli era innato in lui, ancora prima del raziocinio. Conscio della sua missione, non esitò di fronte al pericolo pur di compiere fino in fondo il suo dovere".
Nell'ultima lettera alla mamma, Franco chiama la lotta partigiana un' "avventura". L'aveva appena vista la mamma e, sulla strada del ritorno, la pensa intensamente e le scrive la cronaca dettagliata della sua marcia per raggiungere i compagni sull'Appennino. Narra la fatica, la fame, la
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stanchezza, la tenacia. "Sei contenta?" chiede Franco alla mamma. "Chiudo questa mia, raccomandandoti alto il morale, ché ormai abbiamo finito".
Franco muore, stroncato da una scarica di mitragliatrice, durante un' ispezione del territorio, a causa della falsa informazione di una donna, spia fascista. Lelio raccoglie le ultime parole di Franco che sono in ebraico: Shmà Israel, A-donai E-lohenu, A-donai Echad (Ascolta Israele, Il Signore è il nostro Dio, unico Dio). E' il 14 settembre del 1944 e non ha ancora compiuto tredici anni. Sei giorni dopo, il giorno del compleanno, il corpo del partigiano bambino viene portato alla madre.
Franco viene momentaneamente seppellito a Pescarola di Varana. Dopo la Liberazione la salma verrà trasferita nel reparto israelitico alla certosa di Bologna.
Al partigiano bambino che troppo presto ha lasciato i banchi è dedicata una scuola primaria a Bologna e una scuola media a Roma. Nel 1957 gli viene riconosciuta la Medaglia di Bronzo al valore militare. "Adolescente pieno di slancio e di spirito patriottico, appena tredicenne si arruolava nelle formazioni partigiane, segnalandosi per ardimento e sprezzo del pericolo in missioni di staffetta e in numerose azioni di guerra. Nel corso di un rastrellamento si lanciava con decisione e coraggio contro un reparto avversario che cercava di infiltrarsi nello schieramento partigiano ma, colpito a morte, cadeva da eroe incitando i compagni a persistere nella lotta, Gombola, Modena, 14 settembre 1944".
Il 17 ottobre del 1994, a cinquant'anni dal sacrificio di Franco, nell'ambito delle manifestazioni per il 51o anniversario della deportazione degli ebrei romani, il partigiano bambino viene ricordato in Campidoglio alla presenza di Vittorio Cesana, fratello di Franco e Emanuele Pacifici, amico di Franco, dell'allora sindaco Francesco Rutelli e dell'allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che ha dichiarato: ""Il ricordo di questa giovane vita offerta come purissimo sacrificio sia per tutti occasione di profonda riflessione sui valori perenni della libertà , della tolleranza, della democrazia che attraverso la centralità dell'uomo e della sua dignità costituiscono sicuro argine a qualsiasi discriminazione etnica, religiosa e razziale". In quell'occasione Antonio Parisella, storico della Resistenza, ha dichiarato il forte significato della scelta di Franco Cesana, che ha riscattato tutti i bambini ebrei sterminati nei campi nazisti.
Fonte: Primo De Lazzari, I ragazzi della Resistenza, Teti editore. Milano, 2008
(www.lettereitaliane.ilcannocchiale.it, 17 novembre 2008)
5. IN VISTA DELLE ELEZIONI IN ISRAELE
Un giornalista israeliano commenta la crisi della sinistra in Israele
La sinistra israeliana s'interroga sul suo futuro
di Dan Rabà
Qualche cosa si muove nella stanca sinistra israeliana. Se la sinistra, in generale, dovrebbe difendere lavoratori ed emarginati, in questo campo, in Israele è stata assai debole. L'altra Bandiera della sinistra era la pace o il dialogo. Ma la pace è un ideale che si allontana quando l'Islam armato stravince tra i popoli confinanti.
Molto poco laburista. Si moltiplicano le organizzazioni terroristiche e non si trova nessun palestinese coraggioso che parli di pace. Il partito Havodà (laburista) si indebolisce subalterno al potere del centro, è molto difficile percepire Ehud Barak, il leader del partito Havodà come il rappresentante dei lavoratori! Generale ambizioso sembra più interessato a gestire il ministero della Difesa e preparare l'esercito alla rivincita in Libano e alla distruzione del potere islamico di Hamas a Gaza. Così si è assistito a un fuggi fuggi dal partito laburista, principalmente per la gestione accentratrice di Barak e per la culturaradicata nel partito di essere al governo e non all'opposizione. Alla sinistra del partito Havodà c'è la piccola formazione di Meretz, anch'essa alla ricerca di una identità rinnovata.
La crisi di Meretz. Dei cinque deputati del partito, il segretario uscente Beilin di è dimesso dal Parlamento e dalla vita politica e Ran Cohen, altro componente della vecchia guardia, ha affermato che non si ricandiderà al Parlamento. Se si pensa che i due segretari precedenti del partito si sono dimessi dal Parlamento e dalla vita politica, si può avere un quadro della crisi di identità e di proposte nel partito. Ora una serie di personalità della politica e della cultura che possono essere considerati "indipendenti di sinistra" che non si sono ultimamente identificati con un partito o un altro si sono riuniti per costituire una formazione, ma non è ancora chiaro se entrerà in gioco in prima persona o appoggerà Meretz da fuori (o con un'altra formula). Si parla di Uzi BarAm, per anni in posizioni importanti nel partito laburista, che da qualche anno ha abbandonato la politica attiva ed è attivo nel sociale, Avraham Burg, storico fondatore di Shalom Ahsciav, religioso, per anni attivo nel partito laburista, che ha vissuto per un periodo in Francia e poi è entrato nel mondo degli affari.
Una nuova formazione? C'è anche Slomo Ben Amì, ministro di Barak nel suo governo passato, diplomatico, professore di storia, che ha abbandonato la politica attiva e il Paese, David Grossman, scrittore noto in Italia per il suo impegno, come Amos Oz e A.B. Yehoshua. Inoltre c'è Amy Ayalon, ministro dell'attuale governo, dimessosi dal partito laburista. Si tratta di un eroe nazionale, prima nella Marina, poi alla direzione dei servizi segreti, Congedatosi dall'esercito ha passato due anni a girare per il Paese a discutere con la gente della Pace con un gruppo formato insieme a un'intelletuale palestinese. Segue Yossy KuciK esperto di economia, l'avvocato Ghilad Scher, che partecipò alle trattative di pace tra Barak e Arafat come esperto nella stesura di accordi. E poi Zaly Rescef , altro veterano di Shalom Achsiav e il professor Kremitzer, penalista. Il pubblico di sinistra aspetta con curiosita' di capire cosa verrà fuori da questa materia grezza, forse una speranza a sinistra. Il gruppo, circa duecento tra intellettuali e politici, discuteranno appunto se esiste una sinistra in Israele. Il problema non è mai stato più attuale.
(PeaceReporter. 18 novembre 2008)
6. I CONSIGLI DELL'AVVOCATO EGIZIANO AI GIOVANI ARABI
''Resistenza significa
che è lecito violare le donne israeliane''
Quelli che seguono sono brani tratti da un'intervista con l'avvocato egiziano dottoressa Nagla Al-Imam, trasmessa sulla tv pan-araba Al-Arabiya lo scorso 31 ottobre.
Intervistatore: L'avvocato egiziano dottoressa Nagla Al-Imam suggerisce ai giovani arabi di molestare sessualmente in qualunque modo ogni ragazza israeliana che incontrassero in qualunque luogo come nuovo strumento di resistenza contro Israele. [...] L'avvocato Nagla Al-Imam è collegata dal Cairo. Benvenuta. Qual è lo scopo di questa sua nuova proposta?
Nagla Al-Imam: Si tratta di una forma di resistenza. Secondo la mia opinione, sono un bersaglio lecito per tutti gli arabi e non c'è niente di sbagliato in questo
Intervistatore: In base a che cosa?
Nagla Al-Imam: Innanzitutto loro violano i nostri diritti, loro "stuprano" la terra. Poche cose sono tanto gravi quanto lo stupro della terra. Secondo il mio punto di vista, questa è una nuova forma di resistenza.
Intervistatore: In qualità di avvocato, non pensa che questo possa esporre i giovani arabi a condanne per violazione della legge contro le molestie sessuali?
Nagla Al-Imam: La maggior parte dei paesi arabi
con l'eccezione di tre o quattro che non penso permettano in ogni caso l'ingresso di donne israeliane, la maggior parte dei paesi arabi non hanno leggi contro le molestie sessuali. Pertanto, se le donne arabe sono bersaglio legittimo per gli uomini arabi, non c'è niente di sbagliato nel fatto che lo siano anche le donne israeliane.
Intervistatore: Ciò comprende anche lo stupro?
Nagla Al-Imam: No. Le molestie sessuali... Dal mio punto di vista, le donne israeliane non hanno alcun diritto di reagire. I combattenti della resistenza non darebbero inizio a una cosa del genere, perché i loro valori morali sono molto più elevati. Tuttavia, se accade loro una cosa del genere, le donne israeliane non hanno diritto di avanzare alcuna pretesa perché ciò non farebbe che trattarle alla pari: lasciate la nostra terra e noi non vi stupreremo. Sono due cose alla pari. [...] Io non voglio che giovani arabi vengano inquisiti. Io voglio che queste ragazze sioniste con cittadinanza israeliana vengano cacciate dai paesi arabi. È una forma di resistenza e un modo per rigettare la loro presenza.
Video
(Memri, 31 ottobre 2008)
7. SI PARLA DI ISRAELE NELLE CHIESE EVANGELICHE?
Israele: perché se ne parla spesso male,
anche nelle chiese?
Nella mia comunità non se ne parla affatto, e se capita avviene solo in senso negativo. Sembra che ci si rallegri dei passi biblici che parlano delle punizioni che Dio infliggerà al Suo popolo. Nella Bibbia è scritto che chi benedice Israele sarà benedetto e chi lo maledice sarà maledetto. Anche un atteggiamento di indifferenza rientra nella maledizione? Si dice anche che nel Nuovo Testamento non ci sia alcun verso che inciti a pregare per Israele, è vero?
Da un lato, la sua lettera ci ha rallegrato perché riconosciamo il suo amore per il popolo eletto da Dio, anche per noi, e per il nostro compito. Siamo uniti nel Signore ormai da tanti anni! Questa fedeltà è qualcosa di prezioso per la quale siamo grati a Lui. D'altro canto, la sua lettera ci ha molto rattristato. È incredibile che si possa essere cristiani e nel contempo tanto ciechi nei confronti di Israele! Personalmente non credo si possa paragonare l'indifferenza alla maledizione, sebbene naturalmente sia pericoloso un simile atteggiamento. Infatti nonostante tutte le imperfezioni, il primo amore di Dio e le promesse si adempiranno completamente, cioè Dio giungerà alla meta insieme al Suo popolo! Se comprendiamo bene, Lei si trova in una comunità composta in gran parte da nati di nuovo, che Dio non maledirà per amore di Suo Figlio, il quale ha versato il Suo sangue anche per queste persone. Ma la cecità avrà delle conseguenze, poiché chi si chiude verso la Parola dì Dio fa danno alla propria anima.
Questi fratelli forse non hanno letto bene i capitoli 9-11 di Romani nella loro Bibbia. Se affermano che nel Nuovo Testamento non esistono passi che invitano a pregare per Israele, significa che hanno letto il Nuovo Testamento in modo superficiale.
In Romani 10:1, Paolo testimonia: «Fratelli, il desiderio del mio cuore e la mia preghiera a Dio per loro è che siano salvati.» Se Paolo allora si schierò a favore di Israele, perché non dovremmo farlo noi?! Egli continua dicendo persino: « ... perché io stesso vorrei essere anatema, separato da Cristo, per amore dei miei fratelli, miei parenti secondo la carne» (Rom. 9:3; legga questo passo nel contesto).
In Romani 11:14 Paolo esprime anche il desiderio che i suoi fratelli secondo la carne vengano salvati: « ... sperando in qualche maniera di provocare la gelosia di quelli del mio sangue, e di salvarne alcuni». E legga anche I Corinzi 4:16 e I Corinzi 11:1 : «Vi esorto dunque; siate miei imitatori!» - «Siate miei imitatori, come io lo sono di Cristo!»
Tutto ciò è molto chiaro, vero? Spero che presto della sua chiesa si potrà dire ciò che è scritto in I Corinzi 11:2: «Ora vi lodo perché vi ricordate di me in ogni cosa, e conservate le mie istruzioni come ve le ho trasmesse.» Questo può succedere se Lei, e forse altre persone che la pensano come Lei, intercedete in fede per la vostra chiesa! Infatti «la preghiera del giusto (e siamo giustificati grazie al prezioso sangue dell'Agnello) ha una grande efficacia». E.V.
(Chiamata di Mezzanotte, Anno IV, n.8/9 2008)
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