1. L'ECCEZIONALE STORIA DEI FRATELLI BIELSKI
Partigiani ebrei durante la seconda guerra mondiale
L'eccezionale storia dei fratelli Bielski è poco conosciuta. Tutto è cambiato con un libro pubblicato pochi anni fa. Inoltre, ora comparirà un film dell'insolita storia del salvataggio di 1200 ebrei da parte di altri ebrei durante l'epoca del nazismo.
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Daniel Craig nei panni di Tuvia Bielski |
Hollywood trasformerà l'eccezionale storia dei fratelli Bielski in un film. Le riprese si concluderanno a fine anno.
Nel film "Defiance" Daniel Craig, che ha raggiunto il suo apice di carriera nel ruolo del leggendario agente segreto James Bond, interpreterà Tuvia Bielski, comandante di una truppa di ebrei partigiani, che hanno salvato la vita a 1200 ebrei.
Tuvia, Alexander Zisel, Asael e Aharon Bielski sono cresciuti in una famiglia di contadini in Bielorussia.
Quando la Wehrmacht nel corso dell'"Operazione Barbarossa" nel 22 giugno 1941 attaccò l'Unione Sovietica, loro e la loro famiglia vennero rinchiusi in un ghetto. Poco più tardi i fratelli con altri 13 compatrioti fuggirono nelle foreste, dove si organizzarono in un gruppo di partigiani. Sin dall'inizio erano sicuri di voler agire attivamente contro i nazisti. I fratelli Bielski erano di alta statura, dalla capigliatura bionda e dall'aspetto molto simile a quello dei loro vicini polacchi e russi, il che permise loro di nascondere molto bene le loro origini giudaiche.
Tuvia Bielski divenne il comandante del gruppo partigiano.
Nato nel 1906, fece parte del movimento giovanile sionista e fu un veterano dell'armata polacca. Il suo ruolo in prima linea fu molto importante per il salvataggio di molti ebrei dalla persecuzione nazista. Il gruppo posizionava degli scout nel ghetto permettendo la fuga di diversi ebrei e successivamente dei prigionieri, rinchiusi in alcuni campi di concentramento.
L'accrescersi del gruppo rese necessaria la costruzione di alcune infrastrutture, e per questo motivo nei boschi iniziò a formarsi un piccolo villaggio ebreo. C'erano una cucina, un mulino, una panetteria, dei bagni, un pronto soccorso e anche dei luoghi di isolamento per gli affetti da malattie infettive. A queste si aggiungevano una sinagoga e diverse officine per artigiani. Il gruppo, che tra uomini, donne e bambini cominciava a contare quasi 1200 membri, allevava persino delle mucche da latte.
Spesso capitava loro di collaborare con partigiani sovietici e polacchi. Una volta i partigiani dei fratelli Bielski vennero sospettati di aver partecipato al massacro di un villaggio polacco. Solo dopo la guerra si venne a sapere che il gruppo dei Bielski in quel periodo non stazionava nella regione in questione e di conseguenza non c'entrava nulla. I Bielski attaccavano solo quei villaggi che cooperavano apertamente con i nazisti. Così facendo diedero alcuni esempi di denuncia della collaborazione dei loro ex-compatrioti con il nemico.
Col passare del tempo incominciarono ad attaccare anche le truppe naziste. Trovarono soprattutto armi di vecchi arsenali russi. Sconfiggendo alcune truppe della Wehrmacht riuscirono a dotarsi anche di armi più moderne. Infine i nazisti posero sulla testa di Tuvia Bielski una taglia di 100 000 marchi.
Quando la regione fu liberata dall'armata rossa nel 1944, i protetti dei Bielski poterono finalmente uscire allo scoperto. Molti degli uomini in grado di combattere si unirono alle truppe russe, così fece anche Asael Bielski, che morì nel 1945 durante la battaglia di Königsberg. Dopo la guerra Tuvia e Alexander Zisel si trasferirono in Israele, stabilendosi infine nel 1955 negli USA. Quando Tuvia morì, in Israele fu celebrato in suo onore un funerale con gli onori di stato.
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I partigiani Bielski |
(Chiamata di Mezzanotte, anno IV, n.11, 2008)
2. UNA COMUNITA' VIRTUALE DI PROFUGHI DALLA LIBIA
Mille Mafrum per Tutti
di Raphael Barki
La comunita' virtuale che unisce ebrei ed italiani di origine libica ha superato la soglia dei mille iscritti.
Ramat Gan, Israele - 6/12/08
Mafrum per Tutti, un gruppo di italiani e di ebrei che hanno vissuto in Libia fino alla fine degli anni '60, ha registrato oggi il suo millesimo iscritto. Quarant'anni dopo la Guerra dei Sei Giorni, gli ebrei e gli amici italiani di Libia dispersi nel mondo si sono ritrovati (non solo) online per ricordare i bei (e i brutti) tempi.
L'idea di creare questa comunita' virtuale ha origine nel 2006 su iniziativa di quattro compagne di classe tripoline nostalgiche dei propri anni verdi trascorsi nel "bel suol d'amore" ovvero la Libia, ex colonia italiana.
Molto presto la voce si e' sparsa tra amici e parenti senza frontiere, fino a culminare nel giugno del 2007 in una serie di manifestazioni culturali organizzate in tre continenti diversi per celebrare e commemorare le memorie nordafricane, proprio in corrispondenza del quarantesimo anniversario della fuga-cacciata degli ultimi ebrei di Libia.
La maggior parte dei profughi emigro' in Israele ma molti cercarono fortuna in Italia, che li accolse generosamente, incoraggiandoli a costruirsi una nuova vita.
Nel 1970, dopo il colpo di stato dell'allora giovane Colonnello Muammar Gheddafi, ci fu un altro esodo doloroso, quello degli italiani residenti in Libia, espropriati dei propri beni.
Le affinita' culturali e gastronomiche hanno riunito i fuoriusciti dalla Libia in una grande comunita' online il cui nome, Mafrum per Tutti, e' dedicato proprio ad uno dei piatti piu' amati della cucina tripolina. Le mafrume sono delle polpette di carne con patate, melanzane, carciofi ed altre verdure di stagione, che vengono prima fritte e poi cotte a lungo in una grossa pentola. Si accompagnano bene con il cuscus e contorni ben speziati.
Il carattere della cucina libica, dai sapori forti e piccanti, rispecchia molto bene la personalita' di chi ha vissuto in Libia. La schiettezza rasenta talvolta l'aggressivita', e le conversazioni del gruppo, accessibili sul sito http://groups.google.com/group/mafrum-per-tutti ne sono testimonianza. Eppure la varieta' dei gusti e delle opinioni trova la giusta armonia soprattutto quando si tratta di far fronte ad una causa comune.
Il primo esempio di "fronte comune" e' avvenuto qualche mese fa in occasione dell'intesa tra l'Italia e la Libia, nel cui ambito Berlusconi si e' impegnato a risarcire lo stato nordafricano con cinque miliardi di dollari. Le proteste dei membri di Mafrum per Tutti hanno trovato voce anche nei comunicati ufficiali emessi dall'AIRL, dall'Organizzazione Mondiale degli Ebrei di Libia e dal Comites Israele.
Il secondo esempio e' di questi ultimi giorni. Il gruppo si e' mobilitato per aiutare un compagno di "pentola" che ha urgentemente bisogno di affrontare cure molto costose ed un trapianto di rene. In men che non si dica sono stati raccolti i fondi necessari ad affrontare una prima parte delle cure, ossia oltre la meta' del budget complessivo. I coordinatori della raccolta sono fiduciosi di poter raggiungere l'obiettivo prefissato grazie all'ampio riscontro gia' ottenuto sinora, ma sottolineano che ogni contributo puo' essere critico per poter migliorare la qualita' della vita di un amico in difficolta'.
(politicamente corretto, 9 dicembre 2008)
3. DISCORSO DEL RABBINO ALLE RECLUTE EBREE NEL 1789
Non abbiate vergogna di essere Ebrei fra tanti Cristiani
Nel 1788 l'esercito Asburgico fu il primo in Europa a reclutare ebrei, segno tangibile dei nuovi diritti acquisiti dopo secoli di ghetti e di discriminazioni. Il discorso del rabbino Landau è un mirabile tentativo di coniugare una specificità identitaria con i doveri di cittadino, prima dell'assimilazione che inizierà a decimare l'ebraismo emancipato. DP
"Fratelli, che siete sempre stati miei fratelli, che tali siete ora, e sempre sarete se vi comporterete con devozione e giustizia. Iddio ed il nostro grazioso Imperatore vogliono che voi prestiate servizio militare. Andate dunque incontro al vostro destino, seguitelo senza mormorare, obbedite ai vostri superiori e siate fedeli con senso del dovere, e pazienti con ubbidienza.
Non dimenticate, però, la vostra religione. Non abbiate vergogna di essere Ebrei fra tanti Cristiani. Pregate Iddio ogni mattina, quando vi alzate. Prima di ogni cosa dobbiamo servire Iddio, anche l'Imperatore deve le sue preghiere a Dio, e tutti i suoi servitori, quelli presenti e quelli assenti, rivolgono ogni giorno orazioni al loro Creatore. E non abbiate vergogna di portare i segni della vostra fede (a questo punto distribuì a ognuno alcuni tefillin, un pacchetto di tzizit e un libro di preghiere). Se avrete il tempo, recitate quotidianamente le preghiere che un Ebreo deve recitare e che ben conoscete; se non avrete il tempo, almeno leggete lo Shemà.
Potrete anche rispettare lo Shabbat, quando vi sarà permesso, perché apprendo che questa sarà per lo più giornata di sosta. Ungete i carri il venerdì, prima del tramonto. Fate il venerdì tutto ciò che vi sarà possibile. Vivete in armonia con i vostri camerati cristiani, e fate in modo ch'essi vi siano amici. Così al sabato essi faranno il vostro lavoro, mentre la domenica lavorerete voi per loro, quando saranno loro, i Cristiani, a dover santificare la festa.
L'Imperatore nella sua grazia ha dichiarato che non sarete costretti a mangiare carne. Potrete, quindi, sempre vivere di burro, formaggio e di altri alimenti permessi finché non troverete Ebrei cui i vostri commilitoni umanamente vi permetteranno di rivolgervi. Se qualcuno di voi dovesse ammalarsi, si nutrirà di tè, ed assumerà brodo di carne solo se la necessità dovesse imporglielo. Per il resto, nell'intimo del vostro cuore siate sempre fedeli a Dio. Non allontanatevi mai dalla fede dei vostri padri, e servite il nostro grazioso Imperatore con buona volontà e costante operosità.
Guadagnate, per voi stessi e per la nostra nazione, gratitudine ed onore, affinché sia chiaro che anche la nostra nazione, finora oppressa, ama i suoi sovrani ed il loro governo, e, nel bisogno, è pronta a sacrificare la vita per loro. Spero che per mezzo vostro - se voi farete la vostra parte con senso del dovere, come compete a tutti i sudditi - ci libereremo di quelle catene che in parte ancora ci legano. Quale fama allora, quali onori vi verranno tributati da tutti i giusti e dai vostri concittadini. Per concludere, infine, vi benedico, perché la benedizione che mi sale dal profondo del cuore vi accompagni".
(Morasha, 10 dicembre 2008)
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4. RITROVATA LA TOMBA DI ERODE IL GRANDE
Recenti scavi condotti dall'Università Mount Scopus di Gerusalemme presso l'Herodion hanno portato alla luce due sarcofagi che appartenevano con ogni probabilità alla famiglia di Erode: tale scoperta avviene un anno e mezzo dopo quella che avrebbe reso possibile l'identificazione della celeberrima
tomba di Re Erode il Grande sempre presso la fortezza realizzata a pochi km da Gerusalemme.
Erode il Grande, re della Giudea sotto il dominio romano dal 37 a.C. al 4 d.C., desideroso di emulare ed ancor più di superare la potenza romana, fece costruire la monumentale fortezza di Masada, la città di Cesarea Marittima da lui dedicata a Cesare Ottaviano Augusto e la fortezza dell'Herodion ubicata a 15 km dalla Capitale; fu l'autore del rinnovo del Tempio di Gerusalemme, realizzando così su una superficie di oltre 14 ettari la monumentale opera del II Tempio.
Sulla base degli elementi architettonici rinvenuti nel sito dell'Herodion, i ricercatori hanno potuto stabilire che il mausoleo, tra i cui resti sono stati rinvenuti i frammenti del sarcofago di Erode, era un imponente edificio a due piani la cui sommità, di circa 25 metri di altezza, aveva una forma conica. I recenti scavi svolti sotto la sovrintendenza del professor Ehud Netzer hanno quindi portato alla luce numerosi frammenti di altri due sarcofagi appartenenti, secondo gli archeologi, a parenti del monarca.
Gli scavi hanno permesso di scoprire presso l'Herodion anche un piccolo teatro in grado di ospitare 700 persone e con una stanza in cima ad esso destinata ad accogliere le personalità. L'eccezionalità del ritrovamento è determinata soprattutto dalla tipologia delle pitture presenti sui resti delle pareti del teatro databili tra il 15 ed il 10 a.C., con caratteristiche stilistiche tipiche della regione della Campania, non ritrovate fino a questo momento in Israele. Il teatro e la relativa stanza destinata ad
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Il prof. Ehud Netzer |
ospitare le personalità furono distrutte, secondo Ehud Netzer, alla fine del regno di Erode il Grande proprio per procedere nella costruzione della fortezza destinata ad ospitare il mausoleo del sovrano. Il sito include anche un enorme complesso palaziale, splendide terme e giardini.
I turisti che visiteranno l'Herodion potranno anche vedere una sinagoga qui costruita all'epoca della grande rivolta ed un interessante complesso di tunnel sotterranei realizzati dai ribelli durante la rivolta di Bar Kochva. Una mostra sugli scavi ed i ritrovamenti dell'Herodion sarà organizzata presso l'Israel Museum di Gerusalemme nel 2010.
(ilTurista, 9 dicembre 2008)
5. PANORAMA MESSIANICO SU GERUSALEMME
Messianici e Media in Israele
Una città posta sopra un monte non può rimanere nascosta (Mt 5:14).
di Gershon Nerel
Sul quotidiano Yediot Aharonot dell'8 agosto 2008, un articolo dai toni minacciosi di nove pagine trattava degli ebrei messianici che vivono nella terra di Israele. Sulla prima pagina, c'era la foto di un giovane che sta benedicendo una fanciulla bionda con le mani alzate, su questo sfondo scritto a caratteri cubitali: «Esperienza di rapporto», il sottotitolo «La setta dei battezzanti». Sotto al titolo si spiega: «Una reporter si è infiltrata in un setta di giudei messianici in Israele. Per due mesi ha documentato il tentativo di questo gruppo di bambini, soldati e sopravvissuti dell'olocausto di muovere al cambiamento di religione e per ottenere Gesù». E' risaputo che il nome Gesù deriva dall' ebraico Yeshua, che significa «Dio è/porta la soluzione». All'interno dell'articolo il gusto per il sensazionalismo del pubblico è stuzzicato dal titoletto «Il codice Messia».
Con questa allusione al «Codice da Vinci» si voleva attirare l'attenzione del lettore e creare un collegamento con le teorie cospiratorie del romanzo americano. Alla luce dell'esperienza questo trucco giornalistico è subito diventato ridicolo, poiché il movimento messianico né si nasconde nelle catacombe né è legato a qualche pratica esoterica, al contrario le comunità sono aperte ai visitatori e gli ospiti sono sempre benvenuti. Perciò suona assurdo che qualcuno creda che le riunioni siano fatte in segreto. Già questa scelta di parole lascia intendere dove la giornalista voglia condurre i suoi lettori. Spiega i particolari di questi «singolari» incontri: «In tutto il paese fanno il loro lavoro missionario in incognito, comparendo negli articoli dei maggiori quotidiani e in cartelli sulle strade, cercando persino posti militari e soldati che stanno svolgendo le loro mansioni. Agli occhi del cittadino medio certi trucchetti sono ripugnanti ... quando nelle piazze di Tel Aviv portano avanti le loro aggressive campagne di evangelizzazione, cantando, distribuendo i loro volantini, vengono attaccati, insultati e picchiati ... le loro comunità chiedono alle autorità della società israeliana un riparo. Tra di loro si trovano ragazzi difficili da educare, giudei ortodossi che hanno lasciato le loro sinagoghe e che vivono sotto la protezione di una delle loro famiglie, soldati non sposati, Olim (nuovi arrivati) e lavoratori dall'estero ... parole come «satana», «guerra contro il diavolo», «il potere dei malvagi», «espiazione», «pietà», «fine dei tempi», «amore per il Messia», sono largamente usate nel loro vocabolario. Nelle loro comunità sono continuamente attivi, e predicano sempre a dei giudei, che non credono in Gesù. Malgrado i giudei ortodossi li perseguitino, i giudei secolari reagiscono positivamente alla loro propaganda di strada... Festeggiano la Seudat Ha'Adon, la cena dell'attesa, nella quale mangiano del pane (il challah, il pane del sabato) e bevono vino. Durante queste feste i loro anziani si avvolgono nel Tallith, uno scialle di preghiera, e presentano apertamente i rotoli della Torah. Però la loro cerimonia più importante è il battesimo, per quei credenti che scelgono di seguire la nuova via. Lo scopo principale dell' articolo è quello di presentare i giudei messianici come persone «esoteriche» e di denigrare la figura di Gesù.
Per dare all'articolo un'apparenza di «obiettività», è stata data la parola anche ai giudei messianici, con asserzioni come: «Crediamo in un ebraismo biblico, e ogni giudeo possiede le capacità sufficienti per comprendere il proprio modo di vivere l'ebraismo. Lo Stato ci permette di spiegare la nostra fede. L'aiuto umanitario per i bisognosi, i poveri e le prostitute è il nostro cotributo per una vita migliore nella nostra società». È interessante che molti israeliani abbiano reagito all'articolo. Menachem Ben, giornalista del Ma' ariv, scrive una settimana più tardi, che il titolo dell'articolo suona «razzista» e che non ha niente a che vedere con i fatti reali, perché i giudei messianici svolgono con abnegazione un impegno sociale indirizzato ai soprawissuti della Shoah, ai senza tetto e a minacciosi teenager. L'orribile titolo dell'autrice potrebbe incitare i lettori a ripetere l'esperienza dei pacchi bomba e al rogo dei Nuovi Testamenti.»
Yftach Elazar, giornalista e dottorando in Scienze Politiche all'università di Princeton, scrive il 17 agosto in un articolo sulla rivista multimediale «Il settimo occhio», con forte cinismo: «Quale eroico atto di giornalismo: una reporter che si intrufola in una setta che si occupa di prostitute e drogati e che distribuisce viveri ai sopravvissuti della Shoah».
Con parole sarcastiche mette alla berlina l'allarmismo da quattro soldi dell'articolo, perché con un simile stile e scelta di parole si puntava soltanto a stuzzicare il gusto per il sensazionale dei lettori e a denigrare i giudei messianici. Dopo tutto, scrive Elazar, il vero timore della società israeliana sta nel fatto che ebrei, che credono in Gesù senza considerarsi veri giudei e che si presentano come eredi dei primi giovani cristiani, possano mettere in discussione le norme e l'autorità dell'ebraismo odierno.
(Chiamata di Mezzanotte, anno IV, n.11, 2008)
6. LIBRI
Rinaldo Diprose, Effetti della teologia della sostituzione, The New Thing, 2008, p. 68, € 10.
Dalla prefazione di Marcello Cicchese:
"Teologia della sostituzione, che cos'è?" Ha chiesto una volta un anziano di chiesa a qualcuno che gliene aveva accennato. Sono molti, anche tra i conduttori di chiese, quelli che forse farebbero la stessa domanda. Una strana ignoranza, per un tema così importante.
Sanno molto bene che cos'è la teologia della sostituzione quelli che decisamente - anche se non sempre in modo aperto - la sostengono, e quelli che altrettanto decisamente - ma in modo aperto - la contrastano. Non sanno invece che cos'è quelli che inconsciamente l'hanno assimilata, la considerano tranquillamente l'unica corretta e quindi non sentono alcun bisogno di informarsi e di parlarne. E' a quest'ultima categoria di persone che potrà essere molto utile il presente libretto. Verranno a sapere, per esempio, che espressioni come "nuovo Israele" o "vero Israele" o "Israele spirituale" non solo non compaiono mai nella Bibbia, ma sono state introdotte e usate nella storia per approfondire il distacco della cristianità dall'Israele etnico ed esprimere disprezzo verso i suoi membri. Scopriranno che l'antigiudaismo "cristiano" ha radici antiche e profonde, e per questo motivo poco appariscenti, e quindi ancora più pericolose. Si renderanno conto che anche il culto delle immagini, il sacramentalismo, il clericalismo sono frutto del desiderio accanito della cristianità di volersi allontanare e distinguere da tutto ciò che appartiene al popolo ebraico, con il risultato di arrivare a forme di goffa e illegittima imitazione del medesimo.
Nelle sue conclusioni l'autore dichiara: «Proprio perché era Gesù stesso a dire: "la salvezza viene dai Giudei", non possiamo immaginare il vero Gesù, o una salvezza, al di fuori della storia di Israele». Questo significa che uno degli effetti della teologia della sostituzione può essere quello di sostituire non solo Israele con la chiesa, ma anche il vero Gesù con un altro Gesù. E' accaduto più volte nella storia e tuttora accade, con conseguenze disastrose.
La lettura delle poche ma meditate pagine di questo libretto può servire quindi a contrastare certe nefaste tendenze "sostitutive" e a stimolare i lettori ad un approfondimento biblico del tema, nella speranza che assumano, nei confronti delle tesi dell'autore, il corretto atteggiamento dei credenti di Berea, che esaminavano "ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così" (At 17:11).
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