Inizio - Attualità »
Presentazione »
Approfondimenti »
Notizie archiviate »
Notiziari »
Arretrati »
Selezione in PDF »
Articoli vari»
Testimonianze »
Riflessioni »
Testi audio »
Libri »
Questionario »
Scrivici »
Notizie novembre 2010

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza, aperto un valico con Israele per l'ingresso di merci e aiuti

E' stato aperto stamani il valico di Kerem Shalom, nel sud della Striscia di Gaza lungo il confine con Israele, per consentire l'ingresso di merci, carburante e aiuti umanitari nel Territorio controllato dal movimento di resistenza islamico Hamas. E' quanto riferisce l'agenzia di stampa palestinese 'Maan', precisando che tutti gli altri transiti sono chiusi. Raed Fattouh, funzionario dell'Autorita' nazionale palestinese incaricato della gestione dei valichi, ha spiegato che dal transito dovrebbero passare 210 camion carichi di beni destinati agli abitanti di Gaza.
Dalla Striscia, invece, dovrebbero uscire due camion carichi di fragole, nell'ambito di un progetto per l'esportazione dei prodotti promosso dal governo olandese per sostenere i coltivatori palestinesi. Tra i materiali che entreranno a Gaza, ha spiegato Fattouh, ci sono anche alcuni sacchi di cemento destinati all'Unrwa per progetti di ricostruzione.

(Adnkronos, 30 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: "tendenzioso" il rapporto Ong sul blocco a Gaza

Secondo Israele l’ingresso di camion con merci aumentato del 92%

GERUSALEMME, 30 nov. - L'esercito israeliano ha definito oggi "tendenzioso" e "parziale" il rapporto presentato da 21 organizzazioni non governative che chiede la revoca integrale del blocco israeliano nella striscia di Gaza. "Le affermazioni di queste organizzazioni sono tendenziose, cariche di pregiudizi e di fatto inducono in errore" dice un comunicato dell'esercito israeliano.
Il rapporto siglato da varie Ong tra cui Amnesty International, Oxfam, la Fédérazione internazionale dei diritti dell'uomo e il Norwegian Refugee Council, chiede "un'azione internazionale rinnovata per garantire la fine immediata e senza condizioni del blocco" di Gaza.
Replicando al rapporto l'esercito israeliano dice che dopo la decisione di alleggerire il blocco in giugno il numero di camion carichi di merce e derrate autorizzati da Israele a entrare nella zona è aumentato del 92%.

(Apcom, 30 novembre 2010)


Le moralistiche Ong internazionali chiedono in modo perentorio a Israele di togliere il blocco a Gaza. Stranamente, non sembrano interessate a conoscere i motivi per cui Israele blocca. Non dicono: bisogna togliere il blocco perché i motivi addotti da Israele sono inconsistenti; e neppure assicurano che, se anche tali motivi avessero qualche consistenza, ci penserebbero loro a vanificare le intenzioni poco lodevoli di Hamas. Esigono soltanto che Israele tolga il blocco a Gaza. Punto e basta. Ma poiché non possono dire di non conoscere le dichiarate intenzioni distruttive di Hamas, né di non sapere quali siano i motivi per cui Israele insiste testardamente nel mantenere il blocco, significa che in sostanza le moralistiche Ong si sentono in sintonia con le ragioni e le intenzioni di Hamas. In fondo, la dichiarata volontà di distruggere Israele non è in contrasto con gli alti principi della moralità internazionale. Immorale è l’ostinata volotà di continuare a vivere di Israele. M.C.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Sono più numerose le guide Israeliane che tornano a Betlemme

Staas Misezhnikov
Staas Misezhnikov, Ministro israeliano del Turismo, ha espresso la sua profonda soddisfazione in merito al successo riportato dal progetto pilota lanciato in collaborazione con l'Autorità Civile di Betlemme, che autorizzava il ritorno delle guide israeliane a Betlemme.
Va ricordato che alla gara d'appalto a cui hanno partecipato 500 guide e autisti israeliani, solo 50 sono stati scelti inizialmente per partecipare al progetto pilota che ha preso il via lo scorso 21 giugno.
Oggi, alla luce dei risultati positivi ottenuti dall'attuazione del progetto pilota e a seguito delle numerose e pressanti richieste avanzate dalle guide israeliane per poter far parte di tale progetto, si è deciso, dopo le valutazioni effettuate dal Comando Centrale israeliano e dall'Amministrazione Civile di Betlemme, di estendere a 200 unità il numero delle guide israeliane che parteciperanno al progetto.
Il Ministro israeliano del turismo ha elogiato il Comitato delle Guide Israeliane e i responsabili dell'Autorità Palestinese per la loro collaborazione che ha reso possibile la realizzazione del progetto pilota. Misezhnikov ha affermato che "la collaborazione con i responsabili del turismo dell'Autorità Palestinese è di grande importanza per migliorare l'immagine della Terra Santa, mèta sicura per i turisti e i pellegrini in viaggio per Israele provenienti da tutto il mondo".
Tzvi Lotan, direttore dell'Ufficio del Turismo a Milano, si è dichiarato molto soddisfatto dall'esito positivo ottenuto dal progetto pilota, poiché ha affermato, "è un'ottima occasione per consentire ai sempre più numerosi pellegrini italiani che si recano in Terra Santa di approfondire la propria conoscenza dei luoghi della fede e di proseguire la loro visita a Betlemme con le stesse guide professionali che li avevano accompagnati nelle visite in Israele. Oltre 133.000 turisti e pellegrini dall'Italia si sono recati in Israele dall'inizio dell'anno a fine ottobre, e sarà sempre nostro compito intensificare i nostri sforzi per soddisfare tutte le richieste che ci pervengono affinché cresca sempre di più il flusso delle visite in Israele".

(Travelling Interline, 30 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ma Israele festeggia: "Su Teheran i sauditi la pensano come noi"

GERUSALEMME — Le oltre duemila turbine che lavorano per arricchire l'uranio iraniano non turbano i sonni solo a Israele, bersaglio predestinato di un eventuale attacco nucleare iraniano, ma anche alla gran parte dei leader arabi. Lo dimostrano i documenti del Dipartimento di Stato rivelati da WikiLeaks. E il governo di Gerusalemme ieri sera se ne è compiaciuto apertamente. «Quelle carte - ha detto il premier Netanyahu - dimostrano che sono in tanti a condividere le nostre preoccupazioni, soprattutto sull'Iran». La sensazione è condivisa anche dagli organi di stampa: «La minaccia iraniana non è affatto una paranoia tutta israeliana - si legge sull'editoriale di Yediot Ahronot, il principale quotidiano del Paese - ma un incubo per tutti i leader del mondo, da Riad a Mosca ». Tale è la soddisfazione per le rivelazioni che il quotidiano azzarda: «Se WikiLeaks non esistesse, avremmo dovuto inventarlo». La sintonia sulla minaccia iraniana che emerge dai documenti segreti è totale. Come si legge in uno dei cablo "riservati" inviati dall'ambasciata americana di Tel Aviv al Dipartimento di Stato, nel giugno del 2009 il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak disse all'inviato Usa John Burns che restava «una finestra di pochi mesi », fino alla fine del 2010, per un attacco convenzionale contro l'Iran per distruggere il suo programma nucleare. Dopo, avvertiva Barak, «ogni azione militare porterebbe a danni collaterali inaccettabili». Posizione condivisa anche dall'Egitto: «L'Iran è una minaccia, il diavolo che dobbiamo eliminare», dicono funzionari di altissimo livello del potere egiziano ai loro interlocutori americani, che poi diligentemente riferiscono a Washington. Sono esattamente le stesse considerazioni che addirittura l'anno prima — nell'aprile del 2008 — portano il re saudita Abdullah a chiedere al generale americano David Petraeus di attaccare e distruggere gli impianti nucleari iraniani, «di tagliare senza esitazioni la testa del serpente». La minaccia atomica iraniana per gli equilibri del Medio Oriente è stata ripetutamente paventata da gran parte dei governanti mediorientali. Nel giugno del 2006 il presidente yemenita Saleh, in un colloquio con un responsabile dell'ambasciata Usa a Sana'a, sosteneva che «è interesse di tutte le nazioni impedire lo sviluppo del programma nucleare iraniano». E nel giugno 2009 il principe Mohammed Bin Zayed — capo della Difesa degli Emirati Arabi — disse che non c'è tempo da perdere «per fermare il programma nucleare degli ayatollah».

(Juventuslive.it, 30 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Wikileaks - Netanyahu: "Posizione di Israele più forte"

di Adam Smulevich

Wikileaks continua a tenere col fiato sospeso governanti, politici e cittadini comuni. Di ora in ora le rivelazioni sulla classe politica internazionale si arricchiscono infatti di dettagli imbarazzanti che suscitano reazioni più o meno forti da parte dei diretti interessanti. Tra i temi dibattuti più intercettati dagli hacker di Wikileaks spicca la questione mediorientale con i suoi mille e intricati risvolti che vanno dal processo di pace israelo-palestinese ai rischi della corsa al nucleare iraniano. Il quadro che sta emergendo con la pubblicazione dei file divulgati dagli uomini di Assange apre a scenari nuovi per il Medio Oriente tra cui una singolare alleanza che vede Israele e mondo arabo sullo stesso fronte in chiave anti-iraniana e sminuisce i timori dei politici israeliani che immaginavano una cattiva connotazione del paese e delle sue istituzioni. Netanyahu si è beccato la non certo piacevole etichetta di "leader elegante che non mantiene le promesse" ma se paragonata alle rivelazioni ben più sgradevoli che interessano altri potenti, la sua figura non ha subito particolari ripercussioni negative. Lo stesso Netanyahu è intervenuto nelle scorse ore in occasione dell'incontro annuale degli editori israeliani rassicurando politici e cittadini su eventuali polveroni mediatici causati dai file di Wikileaks e anzi sottolineando come l'immagine dello Stato di Israele ne esca rafforzata. "I documenti segreti finora pubblicati da Wikileaks - ha detto il primo ministro israeliano - non avranno ripercussioni sul nostro paese e sui suoi politici perché la differenza tra quello che i politici israeliani affermano nelle discussioni private con la diplomazia statunitense e quello che dicono alla popolazione è minima". Netanyahu ha poi sottolineato come in altre situazioni il gap si sia rivelato di gran lunga maggiore riferendosi in particolare ai leader di alcuni paesi dell'area mediorientale che hanno dimostrato una linea di pensiero pubblica e privata molto discordante sulla questione iraniana. Emblematico secondo Netanyahu il caso di quei governi che pubblicamente si appigliano al conflitto israelo-palestinese per giustificare l'ostilità iraniana e che in privato invece incitano gli Stati Uniti ad attaccare Ahmadinejad. Grazie ai file divulgati da Wikileaks ad esempio è adesso di dominio pubblico il fatto che il re saudita Abdallah abbia più volte chiesto agli americani di "tagliare la testa al serpente" ponendo fine al suo programma nucleare e che le preoccupazioni di Abdallah siano condivise dal re Hamad del Bahrain ("Questo programma deve essere fermato, il pericolo di lasciarlo andare avanti è maggiore rispetto al pericolo di arrestarlo"), dal ministro della Difesa degli Emirati arabi che paragona Ahmadinehad a Hitler, dal leader yemenita Abdullah Saleh che non ha nascosto il suo timore per una possibile espansione militare dell'Iran e da molti altri governanti e regnanti arabi. "Adesso il mio auspicio - ha concluso Netanyahu esortando i leader dei paesi del Medio Oriente ad esprimersi pubblicamente sull'Iran - è che il teorema secondo cui Israele è un ostacolo alla pace possa venire meno e che si riesca a dimostrare che gli interessi nostri e di molti paesi arabi possono coincidere".

(Notiziario Ucei, 30 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A capo del Mossad un veterano dell'intelligence

di Ugo Tramballi

GERUSALEMME. È una specie di nemesi. Tamir Pardo è nominato nuovo capo del Mossad il giorno in cui il mondo delle spie e della diplomazia non sa se ridere o temere che la segretezza sia una tecnica del passato. In fondo Israele e i suoi servizi non ne escono così male: il gossip universale di WikiLeaks rivela che non erano in pochi a temere gli iraniani.
Pardo sostituisce Meir Dagan che verso la fine di otto onorati anni di servizio alla guida dei servizi segreti esterni (quelli interni sono lo Shin Bet) era incorso nel caotico e pletorico assassinio di un capo di Hamas a Dubai. Ma WikiLeaks ora ci spiega che Dagan aveva proposto agli Usa un piano in cinque fasi per far cadere Ahmadinejad. Niente di scandaloso: anche il re saudita e quello del Bahrein avevano chiesto agli americani di «schiacciare la testa del serpente». Per questo l'addio a Dagan non è un siluro ma un regolare avvicendamento.
Come è ovvio di Pardo si sa solo quello che si può sapere: quasi nulla. Un tempo del capo del Mossad non si conosceva nemmeno il nome. Come dice Bibi Netanyahu che lo ha nominato, e ribadisce il ministro della Difesa Ehud Barak, Pardo è l'uomo giusto al posto giusto. «Per molti anni» è stato parte essenziale di diverse «unità operative»: cioè ha lavorato sul campo. Quindi ha avuto incarichi di concetto accanto a Dagan e a qualche suo predecessore. Netanyahu e Barak sono due vecchi compagni d'armi. Nella vita ufficiale, prima di quella segreta, Pardo è stato nelle Sayeret Matkal, l'Unità di ricognizione dello stato maggiore: i reparti speciali per definizione. Il suo primo comandante era Yoni Netanyahu, il fratello maggiore di Bibi, il capo e l'unica vittima dell'operazione Entebbe. Il suo secondo fu Barak: con un grado inferiore, allora nelle Sayeret c'era anche il giovane Bibi. Insieme hanno liberato ostaggi e ucciso nemici.
Come tutti gli israeliani anche il capo del Mossad avrà idee personali sulla pace e la guerra con i palestinesi. Ma non le sa nessuno. Le cariche principali militari e civili della sicurezza israeliana sono politicamente trasversali. Solo quando vanno in pensione, per legge sei mesi dopo le dimissioni, possono scegliere un partito, candidarsi in parlamento, diventare ministri e, con qualche raro precedente, anche premier. Una vita passata in battaglia o nei segreti più profondi dello stato non sempre svelano le loro idee politiche. Alcuni di loro alla fine diventano anche pacifisti.

(Il Sole 24 Ore, 30 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La festa ebraica delle luci

Giovedì a Sabbioneta l'accensione della lampada di Hanukkàh

È in programma giovedì 2 dicembre alle 18.30 in piazza Ducale a Sabbioneta, l'accensione pubblica della lampada di Hanukkàh. Saranno Fabio Norsa e Emanuele Colorni, rispettivamente presidente e vicepresidente della Comunità Ebraica di Mantova ad accendere il candelabro e a spiegare il significato della tradizionale festa ebraica delle luci.
La festa di Hanukkàh (inaugurazione) dura otto giorni e trae le sue radici da un episodio storico avvenuto nel 165 a.C. quando, a seguito di un miracolo (durante la riconsacrazione del Tempio una piccola quantità di olio durò per otto giorni) fu proclamato che si festeggiasse l'avvenimento, per tutti i tempi.
Ancora oggi gli ebrei accendono i lumi di un candelabro per otto sere: la prima si accende un solo lume, poi per otto volte, si aggiunge un lume in più, accendendo da sinistra a destra.
«E' un evento straordinario per Sabbioneta - spiegano gli organizzatori - che, come già Roma ed altre città, propone la gioiosa ricorrenza ebraica che bene si affianca all'atmosfera delle prossime festività di fine anno.
La storia di Sabbioneta, per ben cinque secoli, è stata positivamente influenzata dalla presenza della comunità ebraica. La Sinagoga ed il cimitero restano a testimonianza della presenza di una comunità perfettamente integrata che portò sempre grandi benefici culturali ed economici alla Città che oggi l'Unesco ha dichiarato Patrimonio dell'Umanità». Al termine della cerimonia, alla quale presenzieranno le autorità locali, sarà possibile visitare la Sinagoga restaurata. Saranno distribuiti dolci ai bambini. Info 0375 52039.
La festa della luce per gi ebrei è anche l'occasione dello scambio di regali per i bambini, un po' come il Natale dei cristiani.

(Gazzetta di Mantova, 30 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Comunità Ebraica di Torino, domani Hanukka - Festa delle Luci 2010

La Comunità Ebraica di Torino organizza, in occasione della festa di Hanukka - La Festa delle Luci, l'accensione in piazza del primo lume di un grande candelabro e l'inaugurazione di un'istallazione luminosa a tema.
In tutte le metropoli da Roma a New York, l'accensione del candelabro in piazza rappresenta un momento di condivisione spirituale e gioiosa della Festa delle Luci, che celebra la vittoria dei Maccabei sui greci, nell'anno 169 a.e.v e il miracolo dell'ampolla d'olio rinvenuta durante la purificazione del Tempio di Gerusalemme, saccheggiato e profanato dai greci. I sacerdoti, per riconsacrare il Tempio, si apprestarono ad accendere il candelabro a sette bracci, la Menorah, ma la quantità di olio puro in loro possesso non sarebbe stata sufficiente. Secondo le cronache fu allora che avvenne il miracolo e la piccola ampolla bastò per otto giorni.
Quest'anno l'accensione del primo lume si svolgerà in Piazzetta Primo Levi alla presenza di Rav Eliyhau Birnbaum, Rabbino capo della Comunità Ebraica di Torino e di Tullio Levi, Presidente della Comunità Ebraica di Torino.
Porteranno un saluto le autorità religiose invitate, i rappresentanti della Città di Torino e della Circoscrizione 8 - San Salvario.
A sottolineare il valore gioioso della festa di Hanukka, i bambini della scuola ebraica Colonna e Finzi accenderanno i loro candelabri e parteciperanno con canti e balli.
Per l'occasione verranno offerti ai partecipanti dolcetti tipici della tradizione ebraica.

(Eco di Torino, 30 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele approva il piano nazionale di riduzione dei gas serra

LIVORNO. Il governo israeliano ha approvato ieri il Piano nazionale di riduzione dei gas serra che nei prossimi 10 anni prevede investimenti per circa 2,2 miliardi di sheqel (598 milioni di dollari). La siccità ha incrinato anche la sicumera nucleare della produzione energetica israeliana e il sospiro di sollievo energetico tirato dopo le recenti scoperte di gas nel Mediterraneo: secondo il giornale internet Ynet i meteorologi israeliani hanno confermato che nel 2010 le precipitazioni nell'area sono state le più basse dal 1962 e novembre è stato il mese più secco da 50 anni.
Israele sta investendo anche nel solare fotovoltaico, in quello a concentrazione e nell'eolico, ma probabilmente gli sheqel previsti non basteranno, il piano approvato sembra molto più ambizioso e costoso, almeno a leggere un comunicato del governo che informa che «il piano comprende la riduzione del consumo di elettricità delle famiglie, il rinnovamento degli edifici pubblici e residenziali per aumentare l'efficienza energetica e delle campagne di sensibilizzazione».
Il primo ministro di Israele, Benjamin Netanyahu, ha spiegato che «Gli ultimi mesi secchi, tra i quali novembre che è stato il mese più secco della storia del Paese, sono un avvertimento per tutti noi che il cambiamento climatico non è meno minaccioso della sicurezza. In un Paese che soffre di una grave mancanza d'acqua, è una lotta essenziale».

(greenreport.it, 29 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Profughi eritrei nel Sinai, Everyone e Habeshia: "Marchiati a fuoco e sotto tortura"

Dramma umanitario nel Sinai. L'Agenzia Habeshia, il Gruppo EveryOne e il Circolo Generazione Italia MI - Sez. Diritti Umani hanno appena ricevuto notizie tragiche dalla regione sul confine fra Egitto e Israele, dove 80 eritrei sono tenuti in schiavitù dai trafficanti di esseri umani, incatenati mani e piedi. Nonostante l'appello diramato dalle citate organizzazioni umanitarie ai governi di Egitto e Israele, oltre che al Parlemento Ue e all'ONU, non è partita alcuna missione di soccorso, non si è alzato alcun elicottero, non sono scattate le dovute indagini. I profughi vengono continuamente maltrattati e sono stati marchiati a fuoco come bestie, una brutalità finalizzata a chiedere soldi ai parenti che vivono in Occidente. Chiedono un aiuto subito prima di essere uccisi, come è già avvenuto in passato in situazioni simili.
La nostra richiesta di aiuto ai governi Europei, al Parlamento e alla Commissione Ue, all'UNHCR, affinché intervengano con urgenza estrema per salvare le vite di queste persone che sono stremate, mentre i loro carcerieri sono sempre più violenti, è ora quasi disperata.
"Bisogna fare pressione sul governo Egiziano che intervenga a liberare i rifugiati dalle mani di questi trafficanti," chiede il sacerdote eritreo don Mussie Zerai.
L'Agenzia Habeshia insieme a EveryOne, Generazione Italia e alle ong che si impegnano in questa difficile missione, si appellano al Governo italiano: "Salvate la vita a questi profughi Eritrei, Etiopi, Somali e Sudanesi. Non restate inerti. Stiamo gridando per dare voce a questi nostri fratelli costretti a stare in catene, sotto tortura. Chi ha a cuore la dignità umana, i diritti in violabili della persona umana, agisca secondo le proprie funzioni, con coraggio e umanità". Sulla vicenda, è stata finora presentata un'interrogazione al Senato al Presidente del Consiglio e al Ministro degli Esteri dall'on. Pietro Marcenaro (PD).

(Articolo 21, 29 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Tamir Pardo sarà il nuovo direttore del Mossad

Per succedere all'attuale, che andrà in pensione a dicembre

GERUSALEME, 29 nov - Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha nominato alla guida del servizio di intelligence israeliano, Mossad, un veterano del servizio, Tamir Pardo, per succedere all'attuale direttore che andrà in pensione a dicembre.
"Tamir Pardo ha ricoperto per numerosi anni incarichi importanti nell'ambito del Mossad di cui è stato il numero due", ha indicato un comunicato dell'ufficio del primo ministro. Secondo la stampa avrebbe partecipato all'operazione del 1976 a Entebbe, in Uganda. Meir Dagan, che ha diretto il Mossad per otto anni (una durata particolarmente lunga), lascerà l'incarico a dicembre.
"Il primo ministro ha sottolineato che Tamir Pardo aveva un'esperienza di decine di anni in seno al Mossad e la sua convinzione è che fosse l'uomo capace di dirigere l'organizzazione nei prossimi anni, che presenteranno allo stato di Israele numerose sfide", ha aggiunto il comunicato, che non ha dato altri dettagli biografici.
La stampa ha evidenziato che il nuovo capo del Mossad aveva lavorato insieme con Yoni Netanyahu, fratello del primo ministro israeliano, in particolare nel 1976 durante una spettacolare operazionedelle forze speciali israeliane a Entebbe (Uganda) per liberare un centinaio di passeggeri di un aereo dell'Air France, dirottato da pirati dell'aria filo-palestinesi.

(Apcom, 29 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gli ebrei romani

di Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma

Circolano idee strane sugli ebrei romani, oggetto di un'ipertrofica attenzione mediatica e da qualche tempo anche caso letterario. Un noto scrittore ha spiegato che dopo lo sterminio nazista si è sviluppato un complesso di inferiorità nelle famiglie romane più religiose che le ha spinte a emulare modelli di osservanza estranei, importando "divieti da secoli scomparsi dalla nostra tradizione": si parla delle regole alimentari, del Sabato, del Kippur, della lacerazione per il lutto. E questa "radicalizzazione" produce "nelle anime più laiche e illuministe della Comunità un moto di irrisione e insofferenza". Bisognerebbe meglio riflettere sul semplicismo di queste analisi. Perché se è vero che a Roma (come nel resto del mondo) c'è stata una fuga in massa dall'osservanza, questo fenomeno corrisponde a un periodo storico ben preciso, la seconda metà dell'ottocento, in cui anime belle e meno belle si sono scrollate di dosso il "giudaismo tribale". Ed è anche vero che insieme alla fuga c'è stato un distacco dalla cultura tradizionale, che ha portato alla nascita di un mito, quello di un ebraismo romano staccato dal resto del mondo ebraico dai tempi di Tito, con una sua Torah, o un suo pallido residuo, tutta speciale, chissà in cosa consistente, che per secoli non avrebbe osservato neppure il Kippur. Non c'è bisogno di essere illuminati, ma solo un po' lucidi, per riconoscere in questa grande bufala mitica il prodotto di una singolare commistione di ignoranza e spocchia classista.

(Notiziario Ucei, 29 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Russia interessata alla società di telecomunicazioni israeliana ECI Telecom

La Russia potrebbe comprare il gigante delle telecomunicazioni israeliano ECI Telcom. Lo rivela il sito d'informazione russo Cnews, aggiungendo che l'iniziativa è partita dal proprietario della compagnia, il noto businessman Shaul Shani.
È stato lui a scrivere una lettera al presidente Dimitri Medvedev per proporgli l'affare in questi termini: «Voglio portare la sua attenzione sul fatto che stiamo pensando di vendere il 100% delle azioni ECI per 2.5 miliardi di dollari, e le consiglio di considerare l'acquisto della compagnia». La missiva avrebbe ottenuto il suo scopo: secondo indiscrezioni di stampa, Medvedev e i suoi starebbero infatti valutando attentamente i pro e i contro della proposta, e anzi certe fonti affermano che una trattativa sarebbe già iniziata. A far subodorare a Shani la possibilità che la Russia sia disposta a sborsare i 2.5 miliardi di dollari - il doppio circa di quello che l'affarista israeliano pagò quando acquistò la ECI nel 2007 per 1.24 miliardi -, sarebbe stata un'organizzazione russa per l'assistenza finanziaria, che ha preso contatto con l'affarista israeliano già da qualche tempo. Mikhail Asipov, vicepresidente dell'organizzazione, sta spingendo apertamente per l'acquisto: «La ECI - ha dichiarato Asipov in un'intervista a Cnews - è l'unica compagnia di telecomunicazioni estera che ha accettato di rivelare le sue tecnologie e i suoi codici alla Russia». E questo è un aspetto fondamentale del deal, con potenzialità notevoli: «Se la acquisissimo - ha spiegato il vicepresidente -, potremmo combinare quelle tecnologie e quel know-how con gli strumenti di altre compagnie come la MFTI e la Supertel, ma anche con il lavoro dei centri studi della nostra intelligence, creando così un polo di ricerca e sviluppo in grado di soddisfare le esigenze nazionali in materia di sicurezza». Prospettiva a cui la Russia guarda con estremo interesse: tanto che, sebbene non ci sia ancora niente di certo sul tavolo (a parte l'intenzione di Shani di vendere, e possibilmente ai russi), diversi commentatori si dicono già sicuri che l'affare andrà in porto.

(FocusMo, 29 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Eternit: gli uomini che sapevano tutto

Dopo l'udienza di oggi, non è più consentito alcun dubbio: sin dalla fine degli anni Sessanta, tutti sapevano della pericolosità dell'amianto, e nessuno ha fatto nulla.
Per consacrare tale drammatica e fondamentale verità, è stato chiamato il prof. Barry Castleman. Che ha parlato dall'alto della sua competenza globale e pluridecennale, resa immortale dalla corposa opera da lui dedicata all'argomento: la quale lo rende uno dei pochi personaggi che possono citare da un Vangelo scritto da loro stessi ("dal Vangelo secondo me", come si dice con una punta di cinematografica ironia).
Ma quale è stato l'apporto concreto al processo - e alla storia - dell'odierna deposizione del prof. Castleman?
Nella seconda guerra mondiale, mentre sei milioni di ebrei morivano nei campi di concentramento, tutti sapevano tutto e nessuno fece nulla. Le industrie tedesche continuarono a sfruttare i prigionieri dei Lager come manodopera gratuira; Winston Churchill continuò a esternare il suo antisemitismo nel suo ricco epistolario; papa Pio XII non si oppose al rastrellamento del ghetto di Roma; le autorità svizzere continuarono a respingere ai confini gli ebrei che tentavano di fuggire dalla Germania; l'aviazione alleata utilizzò le inequivocabili ricognizioni aeree del campo di Auschwitz per uno e due bombardamentini poco più che simbolici.
Tutte queste circostanze sono state storicamente accertate con un tasso medio-alto di attendibilità. Ma non sono mai state strombazzate più di tanto; forse perché manca qualcosa come un video sonoro in cui Churchill e papa Pacelli deliberino fianco a fianco la propria inazione, avendo sotto il naso le foto aeree di Auschwitz e di fronte a sé i rappresentanti delle industrie tedesche e del governo svizzero.
Ecco la funzione svolta dall'odierna deposizione del prof. Castleman: le cui parole hanno svolto esattamente il ruolo di un'ipotetica foto del genere (sul cui clamore storico sarebbe difficile misurare le parole…).
Spesso, nella storia come nella vita di ognuno di noi, una verità è chiara e lampante. L'infedeltà del coniuge, la disonestà di un socio in affari, il tradimento da parte un amico. Ma una parte di noi si rifiuta di crederci, usando come scusa l'inesistenza della relativa prova irrefutabile. E, per non sbagliare, anche quando la si potrebbe trovare non vi si prova affatto.
Così, fino a questo momento nella storia della Eternit si era potuti girare intorno alla verità, nonostante essa trasudasse da ogni poro della maxiaula 1 del Palazzo di Giustizia, e dai muri di ognuno degli stabilimenti Eternit in questione.
Da oggi, la drammatica verità è ufficialmente sotto gli occhi di tutti. I quali tutti non potranno esimersi dal tenerne conto. Le conseguenze saranno sicuramente più emotive che processuali; ma è sempre meglio che niente, e soprattutto meglio tardi che mai. Un po' come per figli e nipoti dei prigionieri di Auschwitz, vedendosi arrivare i magri risarcimenti dalle industrie tedesche che sfruttarono nonni e papà.

(Zipnews.it, 29 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele prepara una campagna di pubbliche relazioni in Europa

Contattata anche l'ambasciata a Roma

Il ministero degli Esteri israeliano sta preparando una vasta campagna di pubbliche relazioni in Europa, per migliorare l'immagine del Paese. Lo hanno reso noto fonti diplomatiche. In questo senso sono state impartite istruzioni a una serie di ambasciate, tra cui quella a Roma; le altre sedi allertate sono quelle di Londra, Berlino, Madrid, Parigi, L'Aja, Oslo e Copenaghen. Secondo il quotidiano israeliano Haaretz, il bilancio del ministero per le pubbliche relazioni in queste otto capitali è stato raddoppiato. Ogni ambasciata ha ricevuto come consegna di preparare una lista di almeno mille persone, in ciascuna di queste capitali, fino al 16 gennaio. Le rappresentanze diplomatiche israeliane dovrebbero contattarli e tenerli informati sui recenti sviluppi politici, contando sul loro aiuto disinteressato per prendere la difesa dello stato ebraico. Si tratterebbe tanto di membri della comunità ebraica, di cristiani filo-israeliani, di giornalisti, di ricercatori e di uomini politici.

(Apcom, 28 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele-Germania: visita del presidente tedesco Wulff

Christian Wulff
Il presidente tedesco Christian Wulff ha cominciato oggi una visita ufficiale di quattro giorni in Israele, nel corso della quale avrà colloqui con i massimi esponenti del governo e dell'opposizione. Wulff sarà anche a Betlemme, dove vedrà il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas).
Nel rispondere stamane a Gerusalemme a un indirizzo di benvenuto del presidente Shimon Peres, Wulff ha ribadito l'impegno della Germania all'esistenza di Israele in pace e in sicurezza. Al tempo stesso, secondo Wulff, la migliore garanzie di pace e sicurezza per Israele potrà venire dalla costituzione di uno stato palestinese al fianco di Israele nel contesto di un accordo di pace equo e generale. Israele, ha aggiunto, deve a questo fine anche affrontare la questione degli insediamenti ebraici nei territori palestinesi.
La visita di Wulff, che è nato dopo la seconda guerra mondiale, intende esternare l'impegno della generazione tedesca del dopoguerra a continuare il dialogo e le relazioni speciali allacciate con Israele.
Peres ha sottolineato l'importanza che Israele attribuisce alle relazioni con la Germania senza però mai scordare il tragico passato rappresentato dalla Shoah.
Wuff, che stamane ha visitato lo Yad Vashem, il museo dell'Olocausto, in compagnia di giovani tedeschi, vedrà nei prossimi giorni il premier Benyamin Netanyahu, del quale sarà ospite a cena, la leader dell'opposizione Tzipi Livni e esponenti del mondo accademico e culturale, come lo scrittore David Grossman.

(ticinonews.ch, 28 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: approvata la costruzione di un centro di detenzione per immigrati illegali

GERUSALEMME, 28 nov. - Il governo israeliano ha approvato la costruzione di un centro di detenzione per i migranti che arrivano illegalmente nel Paese, provenienti dall'Egitto. "Dobbiamo fermare l'ingresso di massa di infiltrati illegali che cercano lavoro", ha detto il primo ministro Benyamin Netanyahu all'apertura del consiglio dei ministri, affermando che si tratta di centri "simili a quelli che esistono in Olanda, Italia, Spagna e altri paesi".
Secondo il primo ministro israeliano, l'ondata di immigrati minaccia i posti di lavoro israeliani e potrebbe cambiare il carattere del Paese. Netanyahu ha tuttavia sottolineato che i "rifugiati di guerra" continueranno ad essere accolti nel paese.
Il centro di detenzione dovrebbe essere pronto fra sei mesi. Gli immigrati illegali vi rimarranno fino a quando non potranno essere espulsi nel paese d'origine o in quello di transito. Migliaia di migranti entrano ogni anno in Israele attraverso la penisola del Sinai, con la complicita' di trafficanti beduini. La settimana scorsa e' iniziata la costruzione di una barriera alla frontiera, lunga 240 chilometri.

(Adnkronos, 28 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Wikileaks: Israele, allerta elevata

Cresce in Israele la tensione per la imminente pubblicazione su Wikileaks dei documenti segreti del Dipartimento di Stato statunitense degli ultimi quattro anni.

"Allarme Imbarazzo" titola Maariv, mentre il filogovernativo 'Israel ha-Yom' avverte che c'è da temersi una vera "Chernobyl diplomatica".
Il diffuso Yediot Ahronot titola allarmato: "I segreti di Israele vengono svelati". Al giornale risulta che fra l'altro stanno per essere divulgati: analisi del carattere del premier Benyamin Netanyahu e del ministro della difesa Ehud Barak; trascrizioni dettagliate degli incontri di lavoro avuti da funzionari statunitensi con il Capo del Mossad Meir Dagan; e anche informazioni "delicate" - possibilmente, sull'Iran - che provengono dall'Intelligence militare di Israele (Aman).
Alcuni analisti non escludono che altri motivi di imbarazzo potrebbero scaturire da rivelazioni sulla natura delle relazioni fra l'Ambasciata degli Stati Uniti a Tel Aviv ed esponenti politici israeliani, di governo e di opposizione. Altri evocano la possibilità che i documenti denuncino la esistenza di 'talpe' americane fra i funzionari israeliani. Il Dipartimento di Stato ha già avvertito nei giorni scorsi i dirigenti israeliani che una parte dei documenti che si trovano in mano di Wikileaks riguardano effettivamente le relazioni bilaterali.

(swisscom, 28 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Calcio, una squadra israeliana ingaggia un attaccante arabo

"Il calcio avvicina le persone in tutto il mondo": con queste parole il giovane attaccante Jad Sarsur spiega oggi la decisione di indossare la maglia del 'Betar Ariel', la squadra di una città-colonia israeliana in Cisgiordania di 20 mila abitanti.

Jad Sarsur, precisa il quotidiano Yediot Ahronot, è un arabo israeliano che adesso farà la spola fra la sua città di Kfar Kassem e l'insediamento nei Territori occupati. Sarsur - che ha già giocato in diverse squadre arabe israeliane - assicura di essere stato accolto a braccia aperte ad Ariel e di aver indossato con orgoglio la nuova maglia sui spicca il simbolo del movimento nazionalista ebraico 'Betar': un candelabro a sette bracci. A Gerusalemme i tifosi della squadra locale del Betar sono noti per le loro tendenze di destra e si oppongono all'ingaggio nella loro squadra di giocatori arabi: ma ad Ariel, assicura Sarsur, l'atmosfera è rilassata e nei suoi confronti non è stata mostrata alcuna animosità. Il calciatore ha anche criticato quegli attori teatrali israeliani che si sono rifiutati di esibirsi nel nuovo Palazzo della cultura di Ariel, in quanto si trova in zone occupate militarmente. "I boicottaggi - replica Sarsur - sono sbagliati e negativi". Il 'Betar Ariel' partecipa a un campionato di 'Serie C' e, secondo Yediot Ahronot, mantiene stretti rapporti di collaborazione con altre squadre arabe, fra cui quelle Kfar Kassem e di Tira, in territorio israeliano. Sarsur, da parte sua, continua ad allenare la squadra giovanile di Kfar Kassem e sogna di diventare un giorno un allenatore importante. I dirigenti del 'Betar Ariel' affermano che Sarsur "è già parte della nostra famiglia" e assicurano che il giocatore parteciperà non solo agli allenamenti e alle partite "ma sarà anche invitato alle feste private".

(L'Unione Sarda, 28 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

E in vetta alla hit parade finisce una canzone sulla guerra

   
È da tre settimane in vetta alla classifica. È la canzone più ascoltata d'Israele. L'autore ha solo 22 anni, si chiama Idan Amedi, si è piazzato secondo all'ottava edizione di "Kokhav Nolad" ("È nata una stella", una sorta di "X Factor") ed è un ex soldato dell'esercito israeliano.
E proprio sull'esercito si concentra la sua canzone «Il dolore dei guerrieri». Dove «guerrieri» (lochamim in ebraico) è usato da Amedi per esaltare i soldati «che combattono ogni giorno e rischiano la vita» e per differenziarli dagli altri soldati, quelli che il cantante ritiene inferiori «perché stanno seduti tutto il giorno dietro alle loro scrivanie e in uffici con l'aria condizionata».
I critici sono divisi sulla canzone. C'è chi la esalta perché per la prima volta fa luce sul doppio volto dell'esercito israeliano. Ma c'è anche chi la boccia, dicendo che piace al pubblico solo perché le note sono melodrammatiche.
Idan Amedi ha servito nel reparto del Genio. Universalmente conosciuto come quello che disarma le mine, ma che guida anche i D9, i potenti bulldozer che di solito demoliscono le case palestinesi e sradicano gli uliveti. Leonard Berberi

(Falafel Cafè, 27 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Talmud sarà tradotto in italiano. I rabbini di Roma coordinano il team

E domani a Campo de' Fiori cerimonia per ricordare il rogo dei testi sacri ebraici, nel 1553

di Gabriele Isman

È uno dei testi sacri dell'ebraismo, ma non è mai stato tradotto in italiano. Ora manca soltanto la firma del ministro dell'Istruzione Gelmini per partire, poi serviranno cinque anni di lavoro - con un team di 30 persone - per una versione nella nostra lingua del Talmud babilonese, parola che significa "discussione", "insegnamento": un compendio di 6 mila pagine divise in 40 volumi, "che contiene più domande che risposte" spiega il rabbino di Gerusalemme Adin Steinsaltz, che recentemente, e dopo 40 anni di lavoro, ha completato la traduzione del testo dall'aramaico in ebraico moderno.
Per Steinsaltz "il Talmud è un mondo di domande. Oggi viviamo negli interrogativi e avere un rapporto con questi libri è avere un rapporto con i saggi che vi hanno portato i loro contributi. Attraverso gli interrogativi si può rompere anche lo scetticismo, e per questo il Talmud è un grande monumento a quanto può essere importante porsi delle domande". Giovedì scorso rav Steinsatlz ha tenuto un'applaudita lectio magistralis alla Sapienza: "Abbiamo occupato l'università" commenta sorridendo Riccardo Di Segni, il rabbino capo di Roma.
La traduzione in italiano, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio, sarà coordinata dal collegio rabbinico della capitale, e la firma della Gelmini non pare un problema: "Ci hanno promesso che arriverà a breve" dice ancora Di Segni. "Parlare di Talmud a Roma - aggiunge Riccardo Pacifici, presidente della comunità ebraica romana - significa riaprire una ferita mai chiusa". Nel settembre del 1553 infatti, nel giorno del Capodanno ebraico, a Campo dè Fiori fu acceso un rogo in cui furono bruciata migliaia di volumi del Talmud e di altri testi sacri dell'ebraismo. "Con quell'episodio - dice Pacifici - iniziò la campagna antiebraica e partì il declino delle nostre comunità".
L'odio passò anche per la chiusura del ghetto di Roma con una bolla di Paolo V - nel 1555, appena due anni dopo l'episodio di Campo dè Fiori - che finirà soltanto il 20 settembre del 1870, con la presa di Porta Pia e l'apertura dei cancelli del ghetto. "Per questo come comunità, abbiamo deciso di rendere il 20 settembre una nostra festa" dice Pacifici. Domani intanto alle 17 il rogo del Talmud sarà ricordato - e in qualche modo sanato - con una cerimonia a Campo dè Fiori: nella piazza in cui nel 1600 fu bruciato Giordano Bruno, sarà presente anche il sindaco Alemanno.
Mercoledì prossimo sarà anche Hanukkah, la festa delle luci, una celebrazione importante per gli ebrei: "I primi rapporti tra Roma e Gerusalemme risalgono al 140 avanti Cristo, con uno scambio di lettere in cui si prometteva pace eterna. Poi il rapporto è cambiato, passando anche per Campo dè Fiori. Il fuoco - dice ancora Stainseltz - può distruggere, ma può essere anche speranza. La celebrazione in quella piazza sarà un punto di partenza: possiamo cambiare il significato della Storia". E per chi fosse curioso di ascoltare quest'uomo che ha dedicato quarant'anni della sua vita a tradurre il Talmud, domani alle 20.30 si terrà un incontro pubblico al centro Pitigliani con Gad Lerner.

(la Repubblica - Roma, 27 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Italia-Israele: esercitazione aerea in Sardegna

A ''Vega 2010'', hanno partecipato 38 velivoli di vario tipo nella Base aerea di Decimomannu

Un caccia multiruolo israeliano F-15 B/D "Baz" pronto per una
missione di volo sui cieli della Sardegna durante l'esercitazione
aerea italo-israeliana ''Vega 2010'' che si e' svolta dal 16 al 26
Novembre
TEL AVIV - Una esercitazione congiunta di due settimane dell'aeronautica militare israeliana assieme con quella italiana si e' conclusa in Sardegna . Lo ha reso noto un portavoce militare a Tel Aviv. Il portavoce ha precisato che da Israele hanno preso parte due squadroni di F-15 della base di Tel Nof (a sud di Tel Aviv) e due squadroni di F-16 della base di Nevatim (Neghev). Per la prima volta in esercitazioni del genere e' stato impiegato anche un 'Eitam' G550, il drone di maggiori dimensioni costruito finora in Israele. ''L'esercitazione - ha affermato il portavoce - e' stata condotta per mantenere le capacita' operative dell'Aeronautica militare israeliana e per addestrare gli equipaggi in spazi aerei vasti e non familiari''. Esperienze come questa, ha aggiunto, consentono all'aviazione israeliana di imparare da quelle straniere e di familiarizzarsi con le tattiche militari della Nato. Il portavoce ha rilevato che l'esercitazione era stata programmata da tempo.
All'esercitazione aerea italo-israeliana, chiamata in codice ''Vega 2010'', hanno partecipato oltre 600 militari e 38 velivoli di vario tipo che si sono rischierati nella Base aerea di Decimomannu, sede del Reparto sperimentale e di standardizzazione al tiro aereo. Le missioni di volo, studiate allo scopo di confrontare differenti tecniche di impiego, garantire l'addestramento avanzato e lo scambio di esperienze fra equipaggi italiani e israeliani, si sono svolte tutte in spazi di mare aperto ad est della Sardegna e sono state concepite, informano dalla direzione della ''Vega 2010'', in maniera tale da ridurre al minimo le ricadute negative per il traffico aereo civile nel vicino scalo di Elmas e il disturbo per le popolazioni. Gli israeliani hanno schierato due squadroni di caccia multiruolo F-15 B/D ''Baz'' della base di Tel Nof (a sud di Tel Aviv) e due squadroni di F-16 B ''Netz'' della base di Nevatim (Neghev). Per la prima volta gli israeliani hanno impiegato in un'esercitazione un velivolo Gulfstream G550 in versione Airborne Early Warning (AEW) per il controllo aereo elettronico. Per l'Italia hanno partecipato i Tornado ECR del 50/o Stormo, gli F-16 A ''Fighting Falcon'' del 37/o Stormo, gli Amx ''Ghibli'' del 32/o Stormo, un MB-339A adibito al controllo meteo, e gli Eurofighter ''Typhoon'' del 4/o Stormo

(ANSA, 27 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Yemen: il nuovo crocevia del terrorismo islamico

di Costantino Pistilli

Ufficiali dell'esercito yemenita hanno rivelato al britannico Telegraph che membri del gruppo terrorista somalo al-Shabaab sono stati arrestati in un campo profughi allestito dal governo di Sana'a. Il pericolo per lo Yemen è l'infiltrazione di cellule terroristiche legate ad al Qaeda insediatesi in Somalia. "I campi profughi come quello di Al-Kharaz, che oggi ospita 18.000 rifugiati somali, potrebbero diventare il terreno di reclutamento per radicali islamici. Per le strade di Aden, ormai, è facile incontrare gente Shabaab", ha aggiunto un altro ufficiale.
Per il governo del presidente Abdullah Saleh quello dei profughi sta diventando una spina nel fianco. Siamo in un paese dove già si contano ottocentomila rifugiati e il 70% arriva dalla Somalia: in otto ore si traversa il Golfo di Aden e si lascia la brutale guerra civile del loro paese. Sulle coste yemenite, però, oltre alle vittime arrivano anche i carnefici. Per arginare l'infiltrazione dei terroristi dial-Shabaab, Sana'à renderà più difficile ai rifugiati di chiedere asilo: si sta esaminando una proposta di legge per abrogare automaticamente lo status di rifugiato a chiunque arrivi dalla Somalia mentre si cerca il sostegno della comunità internazionale. Una decisione che ha trovato dura opposizione da parte delle associazioni umanitarie ma che per ora sembra essere l'unica arma a disposizione del presidente Saleh per tagliare le teste all'Idra del terrorismo islamico....

(l'Occidentale, 27 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il nuovo ingresso del cimitero ebraico di Bologna

di Paola Naldi

È una lunga parete rivestita di acciaio, dall'aspetto ossidato e arricchita da iscritte in ebraico ed in italiano, il nuovo intervento che sottolinea l'ingresso al cimitero ebraico presso la Certosa. Ieri c'è stata l'inaugurazione ufficiale, dopo circa sei mesi di lavoro, alla presenza del rabbino capo Alberto Sermoneta, del commissario del Comune Annamaria Cancellieri e di una rappresentanza di cittadini. Un'occasione importante perché, come ha sottolineato Sermoneta, in questo modo la comunità ebraica «ha rinsaldato la relazione con la civiltà che la circonda, passo avanti per un processo di dialogo sempre più profondo». Il cimitero ebraico è stato istituito nel 1867, dopo il processo di «Emancipazione», ma non aveva una sua commutazione dovendo condividere, in maniera confusa, l'ingresso con il campo 1971 della stessa Certosa. Grazie ai fondi della Legge 175/2005 che permette la riqualificazione dei beni ebraici è iniziata un'operazione complessa di rivalutazione dell'intero cimitero, con il ripristino di 89 lapidi nel 2007 (per 150mila euro) e oggi con l'inaugurazione del nuovo ingresso (costato 85mila euro)

(la Repubblica - Bologna, 27 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il presidente tedesco Christian Wulff in Israele con figlia

"Simbolo" responsabilità Olocausto anche di generazioni future

BERLINO, 26 nov. - Il presidente tedesco Christian Wulff sarà in visita per quattro giorni in Israele "per dare al più presto un segnale del grande valore attribuito ai rapporti tedesco-israeliani". Wulff, che sarà accompagnato dalla figlia maggiore Annalena, visiterà anche i Territori palestinesi.
Il presidente 51enne, primo capo di stato tedesco nato nel dopoguerra a recarsi in Israele, sottolineerà la particolare responsabilità della Germania per i crimini nazisti e per l'Olocausto. Una responsabilità che peserà anche sulle generazioni future: per questa ragione, "simbolicamente", la figlia 17enne sarà al fianco di Wulff durante la visita al memoriale di Yad Vashem.
Domenica Wulff incontrerà il collega israeliano Shimon Peres e il ministro degli Esteri, Avigdor Lieberman. Lunedì seguiranno colloqui con la leader dell'opposizione, Tzipi Livni e poi una cena con il premier, Benjamin Netanyahu. Martedì il presidente tedesco visiterà i Territori palestinesi dove avrà un incontro con il presidente dell'Autorità, Abu Mazen.

(Apcom, 26 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Facebook e i social network sono la nuova vetrina dell'antisemitismo

di Dimitri Buffa

Guai a mettere una foto di "Playboy" su "facebook": trovi facilmente il represso o la repressa sessuale che ti segnalano e i burocrati di Zuckerberg ti chiudono in 48 ore senza nemmeno consultare la casa madre. Stessa cosa se hai troppe amicizie, o se ne chiedi troppe. Solo se fondi una pagina negazionista dell'Olocausto o predichi l'odio contro gli ebrei (sebbene Zuckerberg si professi ateo ma nato e cresciuto in una famiglia di origini e tradizioni ebraiche) puoi stare al sicuro: le burorazie del social network per antonomasia sono molto più lente in tal caso e gruppi e pagine vengono chiusi con solerzia molto minore.
Sarà anche per questo che tutta la rete internet è ormai sommersa da gruppi, pagine e siti anti semiti. E che aumentano di anno in anno. Infatti se nel '95 ne esisteva solo uno, oggi nel mondo si contano 8mila siti e blog antiebraici. Una miriade di spazi nei social network, forum e chat che ripropongono gli orrori classici dell'odio antisemita con l'aggravante della pervasività del mezzo....

(l'Opinione, 26 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

E' di David Gerstein la lampada che accende la Hanukka di Casale

Presentazione di Daria Carmi e Luigi Cerutti - I 'Lumi' da Parigi a Roma

David Gerstein
CASALE - Come ogni anno in occasione della festa di Chanukkah un famoso artista internazionale sta per arrivare a Casale. Una visita che comincerà il 28 novembre con lo scopo di accrescere la già straordinaria collezione del Museo dei Lumi e dall'altra parte regalare insieme ad essa anche l'emozione di una mostra all'interno del complesso della Sinagoga di via Salomone Olper.
L'artista scelto per questa edizione della "Festa delle lamoade'' è DAVID GERSTEIN, israeliano (nato a Gerusalemme, 1944), famoso per le sue installazioni parietali, costituite da lastre di acciaio sagomate, dipinte a mano e sovrapposte su due o più livelli per formare veri e propri bassorilievi. Opere che raccolgono successi di critica, di pubblico e di mercato. La sua presenza a Casale avviene grazie alla collaborazione con la ERMANNO TEDESCHI GALLERY che già in passato ha realizzato grandi eventi per la città e per la locale Comunità Ebraica....

(Il Monferrato, 26 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Wikileaks - Usa e Israele,possibili tensioni da nuove rivelazioni

L’Ambasciata a Tel Aviv ha avvertito il governo dello Stato ebraico

ROMA, 26 nov. - La possibile diffusione da parte del sito di Wikileaks di migliaia di comunicazioni diplomatiche statunitensi potrebbe rivelarsi fonte di imbarazzo e ripercuotersi sulle relazioni bilaterali con alcuni Paesi,k fra i quali Israele: è quanto pubblica il quotidiano israeliano Ha'aretz.
L'Ambasciata statunitense a Tel Aviv avrebbe infatti avvertito il governo dello Stato ebraico sulle possibili rivelazioni; sebbene i messaggi non siano classificati come documenti con un alto livello di segretezza, l'Amministrazione Obama non ne conosce il contenuto preciso.
Si tratterebbe per la maggior parte di relazioni inviate da sedi diplomatiche statunitensi nell'arco degli ultimi cinque anni e includono - oltre alle analisi degli specialisti sulla situazione nel Paese ospite - anche i resoconti di colloqui con dirigenti politico, imprenditori o giornalisti.

(Apcom, 26 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Sport e solidarietà - Il Maccabi Italia regala una speranza

È partito questa mattina da Fiumicino un carico speciale per Israele. Palloni, scarpe da ginnastica, tute e maglie da gioco del Maccabi Italia sono infatti in viaggio con destinazione Petah Tikwa dove Claudio Pavoncello li consegnerà ai bambini del reparto oncologico dell'ospedale Schneder insieme a maglie e sciarpette delle squadre italiane più rappresentative donate da Attilio Bondì, Alberto Fiano e Alfonso Haddad. L'iniziativa del Maccabi Italia è sostenuta dalla compagnia aerea israeliana El Al che si è presa carico del trasporto e della consegna della merce all'aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. L'ospedale Schneider è una delle strutture ospedaliere più grandi e funzionali del Medio Oriente. Al suo interno sono ospitati malati e degenti di ogni provenienza, circa il 40 per cento dei bambini del reparto oncologico è di etnia palestinese o religione cristiana. "Vogliamo far sentire la nostra vicinanza e il nostro affetto a questi sfortunati ragazzi - spiega il presidente del Maccabi Italia Vittorio Pavoncello - con la speranza di poter regalare loro un sorriso e una speranza. Il nostro è un messaggio di tolleranza tra popoli ed etnie diverse. Da sempre siamo in prima linea contro il razzismo e continuiamo la nostra opera convinti che lo sport sia un meraviglioso veicolo di pace e tolleranza che riesce laddove qualsiasi altra forma di diplomazia rischia di fallire". L'iniziativa di questi giorni è la prosecuzione di una serie di attività organizzate dal Maccabi Italia nel recente passato. Già due anni fa una comitiva di bambini malati di cancro dello Schneider era stata portata in visita prima a Trigoria nel ritiro della Roma e poi a Formello in quello della Lazio. I giocatori delle due squadre capitoline avevano interrotto l'allenamento per regalare alcuni momenti di spensieratezza ai bambini. Spalletti li aveva presi in braccio uno a uno mentre Totti aveva abbandonato le sedute di fisioterapia a cui si sottoponeva in quei giorni per dirigersi in tutta fretta al campo. Qualche mese dopo inoltre c'era stato l'abbraccio di alcuni rappresentanti del Maccabi Italia con i bambini di Sderot, cittadina israeliana bersaglio costante dei razzi sparati dalla vicina Striscia di Gaza. Le magliette dei campioni della Roma e della Lazio portate dalla delegazione italiana avevano scaldato il cuore dei ragazzi e allontanato momentaneamente l'incubo dei qassam. Adesso la grande battaglia di solidarietà del Maccabi Italia prosegue con l'ospedale Bambin Gesù di Roma. Per contribuire al mercatino che verrà allestito all'interno della struttura ospedaliera domenica 5 dicembre, la federazione dello sport ebraico italiano metterà in vendita magliette, tute, palloni e altro materiale sportivo. I proventi delle vendite serviranno a pagare un alloggio a quei genitori che non possono permettersi di pagare un albergo per stare vicino ai propri bambini. as

(Notiziario Ucei, 26 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rav Lazar
19 Kislev: Rav Lazar a Parigi

PARIGI - Rav Moshe Lazar da Milano è stato l'ospite d'onore al grande raduno del 19 di Kislev a Parigi nel circo invernale con oltre 3000 persone.
Rav Lazar non è nuovo a Parigi, era già stato mandato dal Rebbe 50 anni prima quando si stava trasferendo a Milano.
La serata è iniziata con una nota negativa quando tutto il circo è stato evacuato per un falso allarme bomba.
Oltre a Rav Lazar hanno parlato il rabbino capo di Parigi e il presidente della comunità ebraica.

(Chabad.Italia, 26 novembre 2010))

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele pronto ad autorizzare le esportazioni da Gaza

GERUSALEMME, 25 nov. - Israele si appresta ad autorizzare le esportazioni dalla Striscia di Gaza a condizione che le merci siano controllate dall'Autorità nazionale palestinese (Anp). "Prevediamo di autorizzare il passaggio in territorio israeliano di prodotti da esportazione provenienti da Gaza verso la fine del primo trimestre 2011, a condizione che i prodotti non presentino una minaccia per la sicurezza", ha dichiarato il portavoce dell'amministrazione militare nei territori palestinesi, comandante Guy Inbar. Israele vieta le esportazioni da Gaza da quando Hamas ne ha preso il controllo nel giugno 2007. Lo Stato ebraico pretende che per lasciare Gaza le "merci siano ispezionate da agenti dell'Anp", ha precisato il comandante Inbar, spiegando che si tratta di impedire l'infiltrazione di "terroristi palestinesi" o di prodotti pericolosi. "E' possibile perché già oggi coordiniamo le importazioni di prodotti verso Gaza con degli agenti dell'Anp", ha aggiunto. Una ripresa delle esportazioni "potrà avvenire solo gradualmente", ha concluso, aggiungendo che Israele innalzerà la capacità quotidiana di trasferimento dei camion, nei due sensi, da 250 a 400.

(Apcom, 25 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Conferenza sulla tecnologia, cooperazione Italia-Israele

L'Italia sta moltiplicando gli sforzi a livello per incrementare il volume d'affari con Israele nel settore della ricerca e innovazione tecnologica orientate al mercato.
Rientrano in questa prospettiva i due giorni di lavori che si sono appena chiusi a Tel Aviv, articolati in due eventi: la conferenza "Tecnology Transfer" e il secondo "Forum italo-israeliano", organizzati dall'ambasciata italiana. Ad entrambi hanno partecipato rappresentanti dei due Paesi (per l'Italia c'era anche il ministro degli Esteri, Franco Frattini), tecnici, industrie e soprattutto istituti di credito. «Le banche non si muovono facilmente - hanno sottolineato fonti diplomatiche italiane -, ma in questo periodo storico l'Italia ha un deficit d'innovazione e ricerca, chi vuole investire in questi ambiti deve guardare all'estero. E Israele è il Paese delle start-up». Non bisogna poi dimenticare che tra Italia e Stato ebraico c'è già una cooperazione molto intensa a livello scientifico: tanto che un anno fa è stato inaugurato congiuntamente dai presidenti Napolitano e Peres il "Biennio della cooperazione italo-israeliana nella scienza e nella tecnologia". «L'Italia - spiega un funzionario della nostra ambasciata a Tel Aviv - è il primo partner d'Israele in Europa in questo campo; il salto che stiamo cercando di fare adesso è quello di utilizzare questo sostrato di relazioni così solido per trasformarlo terreno fertile per le imprese». Molti dei principali gruppi industriali italiani hanno partecipato all'evento, che ha già dato alcuni frutti concreti: ad esempio, è stato firmato un protocollo d'intesa tra l'Agenzia spaziale italiana e l'Agenzia spaziale israeliana che realizzeranno insieme due nuovi satelliti per l'osservazione della Terra.

(FocusMo, 25 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Olanda: mandato d'arresto europeo contro un criminale nazista

Per ottenerne l'estradizione. Fu responsabile morte di 22 ebrei

BRUXELLES, 25 nov - L'Olanda ha lanciato un mandato d'arresto europeo contro Klaas Carel Faber, un criminale nazista, condannato in Olanda e che vive in Germania. Faber e' nell'elenco dei quattro super ricercati dal Centro Simon Wiesenthal. L'obiettivo dell'Olanda e' aprire una procedura di estradizione del criminale nazista che ha 88 anni, era gia' stato condannato a morte nel 1947 per la morte di 22 ebrei. La pena e' stata pero' comminata in carcere a vita. Nel 1952 e'poi evaso dal carcere di Breda.

(ANSA, 25 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La popolazione ebraica nel mondo

di Sergio Della Pergola, Università Ebraica di Gerusalemme

Secondo un nuovo rapporto di ricerca che ho pubblicato questa settimana, nel corso dell'ultimo anno il numero degli ebrei nel mondo è aumentato di 80.000 persone e ha raggiunto un totale stimato a 13.428.000. L'incremento è interamente dovuto alla crescita di Israele la cui popolazione ebraica è giunta a 5.704.000, su un totale di 7.552.000 abitanti. Di questi, 313.000 sono membri non ebrei di famiglie ebraiche immigrate, e oltre un milione e mezzo sono arabi. Nel resto del mondo, il numero degli ebrei è sceso quest'anno di 15.000 unità. Israele rappresenta oltre il 42 per cento del totale mondiale, grazie a una popolazione ebraica ancora giovane con un'età mediana di poco oltre i 30 anni e 2,9 figli in media per donna. Nella Diaspora l'età mediana è ben oltre i 40, e il numero di figli ebrei è ben al di sotto dei 2. Il 42 per cento di tutti gli ebrei nella Diaspora si sposano con partners non ebrei. Ma anche Israele ha le sue preoccupazioni demografiche. L'intera popolazione presente sul suolo dalle rive del Mediterraneo al fiume Giordano ha raggiunto la cifra notevole di 11.445.000, inclusi 2.200.000 palestinesi in Cisgiordania e 1.470.000 a Gaza, oltre a 222.000 lavoratori stranieri. Rispetto a questo grande e diverso aggregato umano - maggiore rispetto a paesi come la Svizzera, l'Austria, la Svezia, il Belgio, il Portogallo e la Grecia - la popolazione ebraica costituisce il 49,8 per cento (appena meno della metà!), che diventano il 52,6 per cento se si incorporano gli oltre 300.000 parenti oriundi non di religione ebraica. Se si escludono Gaza - dove non vi è presenza israeliana - e la realtà provvisoria dei lavoratori stranieri, la maggioranza ebraica con gli oriundi sale al 61,7 per cento, e se si escludono anche i palestinesi della Cisgiordania, tale maggioranza sale al 79,7 per cento. L'intero documento può essere scaricato dal sito della North American Jewish Data Bank.

(Notiziario Ucei, 25 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Iran con l'atomica imiterà il regime di Kim

di Fiamma Nirenstein

Guardate bene la Corea del Nord volgendo il cannocchiale verso il futuro, e vedrete Teheran. Guardate i tormenti dei dissidenti nordcoreani e vedrete la lapidazione delle donne iraniane, considerate la determinazione nordcoreana nell'imporre al mondo il suo regime nazista con lo spauracchio della bomba atomica e vedrete chiaro il programma di Ahmadinejad.
Forse la più spaventevole testimonianza che nel mondo contemporaneo sia dato ascoltare è quella di un sopravvissuto al campo di concentramento nordcoreano: chi scrive ne ha avuto l'occasione, e qui si dirà soltanto che la storia di torture, di uccisioni, di fame (spiace assai ricordarlo) fino all'antropofagia dentro le famiglie dei prigionieri, sono altrettante indicazioni di quanto quel regime basi la sua sopravvivenza sul terrore. Il totalitarismo di quel tipo, però, sa di non piacere, di avere dei nemici che lo vogliono morto perché lo considerano pericoloso. Ed ecco la sua assicurazione sulla vita: la bomba atomica. Quando ce l'hai puoi fare quello che ti pare e uscirne solo con qualche parolina di biasimo. In Corea del Sud il bilancio è ormai di quattro morti, di cui due civili, e di diciotto feriti, le esplosioni sono state veri atti di guerra: ma Ban Ki Moon si limita a essere «molto preoccupato», Obama sostiene che «l'incidente è grave», tutti e due chiedono «alle parti», mentre si sa benissimo che l'unica parte aggressiva è quella del Nord, di «agire con moderazione»; la Germania pure è «preoccupata» e il Giappone «si prepara per qualsiasi eventualità». Tutti si preoccupano, ma dalle reazioni del mondo il regime di Pyongyang capisce che si tratta di una preoccupazione che somiglia alla paura e che è per questo che i toni sono morbidi; il Consiglio di Sicurezza per ora non si muove e di fatto la Corea del Sud viene abbandonata a se stessa con tante raccomandazioni di stare calmo.
È la bomba atomica, stupido. Un giorno questo accadrà anche con l'Iran, il giorno in cui il regime degli ayatollah avrà pronte le sue testate atomiche puntate su Israele, sull'Europa e oltre. L'Iran spesso reclama alcune isole del Golfo Persico, e con la bomba atomica il Golfo intero risveglierà i suoi appetiti; l'Irak, il naturale nemico dell'Iran, tremerà di paura a rischio continuo di invasione, mentre l'Arabia Saudita che sarà certamente «molto preoccupata», tuttavia non scenderà in campo e si limiterà ad accelerare gli sforzi per diventare quanto prima un Paese nucleare a sua volta. Lo stesso farà, a ogni buon conto, l'Egitto, anch'esso Paese sunnita, e la Giordania, ma senza far rumore, per non irritare gli ayatollah atomici. E Israele avrà per vicini i rappresentanti degli iraniani sia a sud che a nord. Gli Hezbollah potranno usare i loro missili senza paura della risposta israeliana, e anche Hamas, a sud, mirerà su Tel Aviv senza temere l'esercito israeliano, adagiata su un tappeto persiano fatto di neutroni.
Non è un caso che Pyongyang e Teheran vadano d'accordo, unite in quello che giustamente viene chiamato l'asse del male: la loro natura totalitaria le rende aggressive e pazzoidi. Per loro non funziona la teoria detta "MAD" quella Mutual Assured Destruction, che trattene gli USA e l'URSS da colpirsi. La loro natura stessa, i loro passionali culti li rendono di fatto adoratori della violenza, fino alla distruzione del mondo.

(il Giornale, 25 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Autorità islamiche revocano il divieto di dialogo con gli ebrei

Il Jerusalem Post riferisce di un proclama emesso da un gruppo di eminenti studiosi dell'Università di Al Azhar, la più antica università islamica al mondo con sede al Cairo, col quale implicitamente viene revocato il divieto al dialogo con gli ebrei. Nel proclama non si fa esplicita menzione degli ebrei ma secondo il portavoce del gran Mufti del Regno Unito e studioso di Al Azhar Sceicco Mohammed Elsharkawi, il riferimento agli ebrei nel messaggio non è poi così difficile da interpretare. "Bisogna tener conto - ha detto - del fatto che si tratta di questioni molto delicate ... Non posso rivelare quanto difficile sia stato formulare il documento. Le persone che hanno portato avanti questo documento sono incorse in grandi rischi e perciò sono state molto caute. C'é già un dialogo con i cristiani perciò chiunque abbia un briciolo di cervello può capire ciò che si è voluto dire". Il rabbino Marc Schneier, vice presidente del Congresso Ebraico Mondiale, ha affermato che "la decisione è una pietra miliare per la quale Al Azhar merita di essere elogiata".

(FocusMo, 25 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah: Alemanno e Polverini alla commemorazione di Lello Perugia

ROMA, 25 nov. - Una processione funebre si e' svolta questa mattina intorno alla Sinagoga di Roma per ricordare Lello Perugia, uno degli ultimi sopravvissuti ad Auschwitz, ex comandante partigiano e medaglia d'oro alla Resistenza, scomparso martedi' sera all'eta' di 91 anni. Alla cerimonia erano presenti il sindaco di Roma Gianni Alemanno, il presidente della Regione Lazio Renata Polverini, il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, il presidente della comunita' ebraica di Roma Riccardo Pacifici e alcuni rappresentanti dell'Anpi.
"E' importante che la trasmissione di conoscenza ai giovani non si interrompa con la morte degli ultimi deportati - ha detto il sindaco Alemanno - Lello Perugia e' stato anche un combattente, deportato dall'abruzzo quando era sulle montagne a combattere. Aveva scelto la via della lotta e della resistenza, pur sapendo cosa rischiava". Alemanno ha quindi sostenuto la necessita' di accelerare l'iter per introdurre il reato di negazionismo, "perche' quando accade che un professore o qualcuno che svolge un ruolo pubblico si abbandona a questi atteggiamenti, non ci sono norme precise con cui reagire".
"Nel negazionismo si nasconde sempre una radice di antisemitismo - ha concluso il sindaco - Non e' una questione di liberta' di idee, ma di rifiutare logiche di razzismo che non possono piu' esistere nella nostra citta' e nel mondo". Il presidente Polverini ha sottolineato come le istituzioni "abbiano il dovere di raccogliere l'impegno e la storia dei testimoni per trasferirli alle nuove generazioni. Il loro sacrificio merita il nostro impegno".

(Adnkronos, 25 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, record di turisti nel 2010. A batterlo è stato un religioso brasiliano

Quand'è arrivato erano tutti lì ad aspettarlo. C'era uno striscione, un sacco di addetti all'ufficio turistico nazionale e addirittura il ministro del Turismo. Per non parlare di fotografi, telecamere e microfoni. Solo che l'ospite eccellente non sapeva di esserlo. E quando è sceso ha dovuto faticare non poco per capire - e farsi convincere - che tutti quei personaggi sconosciuti erano lì soltanto per lui.
Il fortunato è un prete brasiliano partito da San Paolo e arrivato all'aeroporto internazionale "Ben Gurion" di Tel Aviv. Un uomo festeggiato per non aver fatto nulla. Se non per esser stato registrato come il visitatore numero 3.000.001, battendo così il record di turisti che hanno visitato lo Stato ebraico nel giro di un anno.
Al religioso - che faceva parte di una comitiva di evangelisti - sono stati donati una menorah e, cosa più sostanziosa, sei giorni di vacanza in Israele da spendere nel 2011. Ovviamente gratis.
Il ministro del Turismo, Stas Misezhnikov, ha stimato che alla fine di quest'anno, i turisti avranno superato quota 3,4 milioni. Quasi settecentomila in più rispetto al 2009 e quattrocentomila più di due anni fa. Leonard Berberi

(Falafel cafe', 24 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Aerospazio: Asi avvia una cooperazione con un’agenzia israeliana

ROMA, 24 nov - L'Agenzia Spaziale Italiana e l'Agenzia Spaziale Israeliana avviano una cooperazione destinata alla realizzazione due nuovi satelliti per l'osservazione della terra. Il protocollo d'intesa e' stato firmato a Tel Aviv dal presidente dell'ASI Enrico Saggese e dal presidente dell'Agenzia Israeliana Isaac Ben-israel nell'ambito del forum italo-israeliano per la cooperazione nella ricerca, iniziativa organizzata dall'Ambasciata Italiana a Tel Aviv, alla presenza del ministro degli Esteri Franco Frattini.
''L'intesa tra le due agenzie spaziali - spiega l'ASI - prevede la realizzazione di due satelliti con l'impiego di tecnologia congiunta per l'osservazione iperspettrale della terra. I due satelliti saranno collocati nella stessa orbita della costellazione italiana COSMO-SkyMed e quindi integreranno le osservazioni radar con osservazioni nell'infrarosso visibile e ultravioletto per numerose applicazioni, compresi monitoraggio ambientale, mappatura geologica, sicurezza e gestione dei rischi ambientali''.
''L'accordo - ha sottolineato il presidente dell'ASI Enrico Saggese - consente di integrare le tecnologie che i due Paesi hanno sviluppato nel settore, indispensabili per la costruzione dei due satelliti di medie dimensioni, le cui specifiche tecniche verranno definite da un gruppo tecnico-scientifico congiunto, che verra' istituito nei prossimi giorni''.

(ASCA, 24 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: firmato un accordo per vent'anni di fornitura di energia fotovoltaica

Israele ha firmato un accordo per 20 anni di fornitura di energia fotovoltaica (del valore di quasi 69 milioni di dollari) con la Ventura Sun, joint venture tra la Arava Power Company e il kibbutz Ketura. Anche il colosso dell'ingegneria Siemens gioca una parte importante nell'affare, che dovrebbe diventare operativo a partire dal prossimo maggio: la multinazionale tedesca, che ha acquisito lo scorso anno il 40% delle quote della Ventura Sun, fornirà materiali e project management.
L'accordo è il primo del genere in Israele; secondo gli analisti, potrebbe inaugurare una nuova epoca di importanti contratti nel settore dell'energia rinnovabile tra lo Stato ebraico e la rete dei kibbutz. «Come tutte le novità - ha ammesso il ministro israeliano delle Infrastrutture, Uzi Landau - anche questo processo ha incontrato alcune difficoltà». Ma ora l'accordo è finalmente siglato, e «questa nuova iniziativa ci aiuterà ad andare avanti e crescere». «Abbiamo spianato la strada a chi verrà dopo di noi - ha dichiarato l'amministratore delegato di Arava Power, Jon Cohen -, e non è mai facile essere pionieri, in un settore pionieristico e in uno Stato pionieristico». Adesso che la via è stata aperta, la Israel Electric Corporation (fornitore nazionale di energia elettrica) prevede che presto verranno presentati all'incirca altri 200-300 progetti su media e larga scala che coinvolgono l'energia solare e che attualmente sono ancora in fase di progettazione. Da parte sua, il governo israeliano si è fissato l'obiettivo di coprire il 5% del proprio fabbisogno energetico tramite ricorso alle energie rinnovabili entro il 2014, e di arrivare a quota 20% entro il 2020. E dunque ha tutto l'interesse a spingere sull'acceleratore: tanto che, secondo anticipazioni della stampa locale, a breve il ministro Landau dovrebbe annunciare un pacchetto di agevolazioni e sgravi fiscali per attrarre investitori e incentivare ulteriormente progetti e start-up in questo settore.

(FocusMo, 24 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: l'esercito usa Facebook per stanare le finte ortodosse

Le ragazze che si dichiarano haredì sono esonerate del servizio militare.I militari, diffidenti, le spiano su internet

In Israele il servizio militare è obbligatorio per tutti i ragazzi e ragazze maggiori di 18 anni e prevede un addestramento di tre anni per gli uomini e due per le donne. Una delle motivazioni che portano all'esonero dal duro servizio di leva è di stampo religioso: le donne che affermano di essere ebree ortodosse, di nutrirsi esclusivamente di cibi kosher e di onorare lo shabbata possono scampare il servizio militare. Ma da qualche tempo l'esercito ha smesso di credere sulla parola e si è messo a fare l'investigatore privato. Usando Facebook.
OCCHIO AI CAMBI DI STATUS - Quale migliore strumento per ficcare il naso nella vita privata delle giovani ragazze in età di leva se non il celebre social network? Il Capitano Arye Shalicar ha affermato che usando questo strumento sono state un migliaio le donne sbugiardate. "Se vedete qualcuno che aggiorna lo status durante lo shabbat (che inizia il venerdì sera e si protrae fino a sabato notte) sicuramente non è ebreo ortodosso". Chi si fa fotografare in ristoranti non kosher o indossando abiti succinti (o normali, visto che la dottrina ebraica ortodossa non permette neanche i jeans) mente per evitare la leva.
EVENTI ESCA - Ecco quindi che l'esercito israeliano si affida a vere e proprie agenzie di investigazione che stanano le false ortodosse invitandole ad eventi fasulli durante lo shabbat e smascherandole quando cliccano su "parteciperò" o "forse parteciperò" (ma quanti di noi hanno fatto lo stesso un milione di volte senza avere poi nessuna intenzione di partecipare?).
Lecito o non lecito (per adesso non pare che vi siano alcune polemica riguardo alla sistematica violazione della privacy praticata dall'esercito e dagli Sherlock assoldati) sono già 1000 le ragazze beccate e che, in via teorica, potrebbero essere incriminate e incarcerate mentre quelle che, dal momento della richiesta di esenzione riescono a nascondere la verità per 60 giorni riescono a farla franca (per legge). Ricerche statistiche rilevano che nel 2020 gli esoneri per motivazioni ultra-religiose raggiungeranno il 60%: forse la caccia alle streghe su FB riuscirà a pure a rimpinguare le caserme ma non aiuterà certo a ridare lustro ad un servizio che è sempre meno appetibile agli occhi dei giovani israeliani.

(Giornalettismo, 24 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ci mancava la festa per chi dà del razzista a Israele

di Fiamma Nirenstein

Sembra impossibile che ci venga ripresentata ancora questa minestra con tutto il suo veleno, che sembrava ormai mitridatizzato. Ma l'Onu è sempre superiore alle aspettative, e ci ripresenta come fosse un piatto prelibato, a dieci anni di distanza, un remake del famigerato Durban 1, quella conferenza dell'Onu contro il razzismo che si trasformò, fra l'orrore generale, in una conferenza razzista contro Israele e gli americani. Allora, stupefatti dopo gli interventi di Mugabe, Fidel Castro, Arafat che maledivano l'Occidente colonialista e gli ebrei razzisti, se ne andarono i canadesi, gli americani, gli israeliani....

(l'Occidentale, 24 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Hamas progetta attentati contro ANP

Cellule del braccio armato di Hamas sono state incaricate di compiere attentati al fine di destabilizzare l'Autorità nazionale palestinese in Cisgiordania. Lo ha affermato ieri in un'intervista radio il portavoce dei servizi di sicurezza dell'ANP, generale Adnan Dmeiri.
Commentando la recente neutralizzazione di una cellula di Hamas incaricata - secondo l'Anp - di attentare alla vita del governatore di Nablus Jibril al-Bakri, Dmeiri ha affermato che altre cellule analoghe sono state neutralizzate in altre località della Cisgiordania.
«Il loro intento - ha sostenuto - era di colpire l'ANP, non le forze di occupazione» israeliane. Si tratta di trame «di carattere regionale», ha avvertito il funzionario.
Da parte sua Hamas, da Gaza, ha denunciato gli arresti di suoi militanti avvenuti in Cisgiordania. L'ANP, secondo Hamas, «continua ad impedire la libertà di espressione». Hamas ha già negato, nei giorni scorsi, di aver tentato di compiere attentati contro l'ANP.
Il capo dell'esecutivo di Hamas a Gaza, Ismail Haniyeh, ieri ha comunque criticato ancora una volta la disponibilità dell'ANP a negoziare con Israele, cosa che a suo parere «mette a rischio gli interessi nazionali dei palestinesi».

(swisscom, 24 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah: morto a Roma Lello Perugia, il cordoglio di Alemanno

ROMA, 24 nov. - ''Con la scomparsa di Lello Perugia viene meno uno degli ultimi testimoni della Shoah''. Lo dichiara in una nota il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, riferendosi alla morte di Lello Perugia, ex deportato ad Auschwitz.
''La sua figura di ex partigiano ebreo e di sopravvissuto al campo di sterminio di Auschwitz ha costituito un punto di riferimento soprattutto per i giovani - sottolinea Alemanno - che hanno potuto conoscere la storia di un uomo straordinario che ha incarnato il prototipo di ebreo vittima non passiva della persecuzione''.
''Ai familiari di Perugia - conclude il sindaco - rivolgo le mie condoglianze e il profondo sentimento di vicinanza anche a nome di tutta la citta' di Roma".

(Adnkronos, 24 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La pace fra Israele e Palestina spiegata con Angry Birds

Cosa succede quando i maiali verdi e i pennuti esplosivi si siedono a un tavolo per trovare un accordo
"Eretz Nehederet" è uno dei programmi televisivi più seguiti in Israele, quest'anno alla sua ottava edizione Angry Birds è il videogioco in cui alcuni maiali verdi, brutti e cattivi hanno rubato le uova a un gruppo di agguerriti pennuti che vogliono vendicarsi. È uno dei giochi più scaricati in assoluto per iPhone e da un po' di tempo ha anche una versione per iPad.
Negli ultimi giorni la sua popolarità è stata sfruttata dal programma satirico israeliano "Eretz Nehederet" (letteralmente, «Un paese meraviglioso»), che ha mostrato un video in cui la lotta tra maiali e pennuti viene usata per raccontare l'eterna lotta tra israeliani e palestinesi e quello che succede quando provano a sedersi intorno a un tavolo e avviare un processo di pace.
"Eretz Nehederet" è uno dei programmi televisivi più seguiti in Israele, quest'anno alla sua ottava edizione. Il video è stato trasmesso in prima serata nella puntata di venerdì scorso e dopo essere stato diffuso su Youtube è stato visto più di 500mila volte in tre giorni.


(ilPost, 23 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Netanyahu: "Referendum prima di ogni ritiro"

Il parlamento israeliano ha approvato un progetto di legge che imporrà nuove rigorose condizioni prima del discusso ritiro dalle alture del Golan e Gerusalemme est. Il disegno di legge richiede una maggiornaza di due terzi alla Knesset. Se il quorum non dovesse essere raggiunto la proposta sarà oggetto di un referendum nazionale.
In un comunicato diffuso dal suo ufficio, Netanyahu ha difeso il progetto di legge, ritenendo che impedirebbe "accordi di pace irresponsabili". In compenso, "permetterà ogni accordo che risponde agli interessi nazionali di Israele, con un potente sostegno popolare", ha sottolineato. Gli analisti politici dicono che la mossa potrebbe rendere più difficoltose le trattative per la pace e rallentare il ritiro nei territori. Approvato con una maggioranza di 65 a 33, è stato sostenuto dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu che ha detto: "confido nell'opinione pubblica israeliana, consapevole e responsabile, e so che al momento di decidere supporterà un accordo che risponda agli i nteressi nazionali ed alle esigenze di sicurezza".

(FocusMo, 23 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Regno Unito: violenza e morte nelle scuole di 'Sharia'

di Federica Matteucci

Amputazione di mani e piedi per i ladri, pena di morte per la sodomia ed esecuzione capitale per gli omosessuali, a scelta tra lapidazione, rogo e lancio dalla rupe. Queste sono solamente alcune delle linee guida che si insegnano nella "scuole di sharia" d'Oltremanica (circa 40 a Londra), dove l'estremizzazione della legge islamica è una materia a tutti gli effetti con tanto di libri di testo cruenti e smaccatamente antisemiti corredati di schemi e disegni dettagliati per non lasciare nel dubbio le giovani menti.
E non c'è da stupirsi se come compito a casa venga chiesto ai bambini di elencare le "riprovevoli caratteristiche" che definiscono gli ebrei, detti alternativamente "maiali" o "scimmie". Con l'intento di imparare i principi basilari riguardo le proprie radici, non è raro che i bambini musulmani (si stima siano almeno 5mila) partecipino ai "weekend school" nicchie di istruzione privata e indipendente, part-time e con programmi extra scolastici.
E in questi istituti, che in virtù del loro statuto indipendente riescono ad eludere i controlli di Ofsted, l'organo deputato a garantire gli standard di qualità negli istituti del Regno Unito, è facile sconfinare nell'estremizzazione. Lo ha reso noto un documentario firmato Bbc che, andato in onda ieri durante il programma Panorama, ha sollevato, come era facile prevedere, un vespaio di polemiche.
Il primo a prendere la parola e a mostrare tutto il suo disappunto in proposito è stato il ministro dell'istruzione Michael Gove che ha affermato: "Non voglio intervenire sul programma scolastico di un altro Paese, ma sia chiaro che non possiamo tollerare materiale antisemita nelle scuole del Regno Unito. Ofsted ha già iniziato a lavorare in tale campo e presto mi comunicherà quale sia il modo migliore per controllare queste scuole".
Intanto l'ambasciata saudita a Londra respinge le accuse e cade dalle nuvole sostenendo di non essere al corrente di quanto accade in queste scuole. Peccato però che proprio uno degli istituti presi di mira dall'inchiesta appartenga al suo governo e che il Saudi Cultural Bureau non abbia fatto mistero di aver dato il suo placet all'insegnamento della materia.
Se qualcuno come l'ambasciatore saudita se l'è presa con la Bbc protestando in una lettera "è dannosamente fuorviante discutere parti dei libri estrapolate dal loro contesto culturale, storico e linguistico", qualcun altro come la think thank Policy Exchange non ha esitato a puntare il dito contro il governo stigmatizzando la liberalizzazione voluta dai conservatori e l'apertura del sistema scolastico ad accademie e istituti gestiti dai privati cittadini che non farà che aumentare il rischio di estremismo tra i banchi.

(Agenzia Radicale, 23 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Vietato accusare Hezbollah, si rischia la guerra

di Fausto Biloslavo

La tv canadese rivela nuove prove contro le milizie sciite per l'attentato mortale all'ex premier Rafik Hariri E adesso si teme che la sentenza del Tribunale Onu delle prossime settimane possa scatenare nuove violenze

Il cerchio si stringe attorno ad Hezbollah per l'assassinio dell'ex premier libanese Rafiq Hariri, ma l'incriminazione della milizia sciita da parte del Tribunale speciale dell'Onu rischia di far scoppiare la guerra civile. Un'inchiesta giornalistica della Cbc news, la Rai canadese, ha rivelato che le prove raccolte «puntano intensamente al fatto che gli assassini venivano da Hezbollah».
Il sunnita Hariri, padre dell'attuale primo ministro, fu ucciso in un attentato il 14 febbraio 2005. In una prima fase era stata incolpata la Siria, vicina a Hezbollah, che non voleva mollare il controllo del Libano. Incroci dei tabulati telefonici e rapporti degli investigatori resi noti dalla Cbc dimostrano che sarebbero stati coinvolti decine di uomini del partito armato sciita.
Il filo d'Arianna che porta dritto ai responsabili dell'attentato inizia a snodarsi con il certosino lavoro di Wissam Eid, un capitano della sicurezza libanese. Il giovane ufficiale è il primo a raccogliere i dati dei telefonini presenti il giorno di San Valentino a Beirut, nella zona della strage. Eid individua la cosiddetta «squadra rossa», composta da otto persone. La cellula che ha materialmente realizzato l'attentato. Il gruppo di fuoco comunicava con una rete esterna e tutti i telefonini coinvolti hanno smesso di esistere subito dopo l'esplosione. Grazie a un errore di Abd Al Majid Al Ghamloush, tecnico elettronico che lavora per Hezbollah, sono individuati i primi due operativi del Partito di Dio, i fratelli Hussein e Mouin Khreis. Non soltanto: il capitano scopre che i telefonini sospetti erano collegati a linee fisse del Grande ospedale del Profeta, nel sobborgo Sud di Beirut controllato da Hezbollah. Da tempo l'ospedale è sospettato di celare un comando operativo dei miliziani sciiti.
Il filo telefonico porta a una serie di cellulari governativi utilizzati da membri di Hezbollah per i loro incarichi istituzionali.
Il Partito di Dio è oggi all'opposizione in Parlamento, ma controlla una decina di ministri del governo di unità nazionale del giovane Hariri. I rapporti di Eid arrivano agli investigatori del Tribunale dell'Onu, ma finiscono dimenticati in un cassetto. Nel 2007 le Nazioni Unite incaricano una società inglese di studiare d incrociare i dati telefonici. Si scopre così che Eid aveva ragione e si contatta l'ufficiale libanese. Otto giorni dopo il suo primo incontro con gli investigatori internazionali il capitano è ucciso in un attentato.
La Cbc, citando documenti dell'inchiesta dell'Onu, punta il dito, come «talpa» di Hezbollah, contro il colonnello Wissam Al Hassan, oggi a capo dell'intelligence libanese. Guarda caso l'ex collaboratore di fiducia di Hariri il giorno della strage si è salvato per un esame all'università. Il colonnello sospettato era in costante contatto con Hussein Khalil, braccio destro del capo di Hezbollah, Hassan Nasrallah e Wafik Safa, che guida la sicurezza interna del Partito di Dio. Proprio Khalil ha annunciato sabato che «il Libano potrebbe precipitare nel caos». L'11 novembre, Nasrallah ha messo in guardia che «taglierà le mani» a chi cercherà di accusare il partito sostenendo che si tratta di un complotto israeliano. Per la Cbc, il Tribunale ha individuato nomi della squadra responsabile dell'attentato. Entro fine anno si attendono incriminazioni che coinvolgeranno Hezbollah.
Il figlio di Hariri è il primo a temere le novità dell'inchiesta che potrebbero far riesplodere scontri armati fra i suoi sunniti e i miliziani sciiti. Nel Sud del Libano gli stessi caschi blu, compresi gli italiani, che fanno da cuscinetto dopo la guerra del 2006 con Israele, rischiano di diventare bersaglio. O di rimanere a guardare lo scoppio della violenza, perché non hanno il mandato per intervenire. Fazioni e privati cittadini fanno incetta di armi. Hariri sabato sarà a Teheran per incontrare il presidente Mahmoud Ahmadinejad, padrino di Hezbollah. Il principe saudita Abdel Aziz bin Abdullah è volato a Damasco per trovare un compromesso. Secondo il piano dei mediatori, Hariri sarebbe pronto a sconfessare i risultati dell'inchiesta, se coinvolgessero Hezbollah, per evitare la guerra civile.

(il Giornale, 23 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

In Israele si è svolto il Beach Volleyball Festival

Migliaia di persone hanno partecipato nello scorso week-end alla festa del beach-volley che si è tenuta nell'area del vecchio porto a Tel Aviv, Israele.
Un'esperienza sportiva davvero originale, dove i colori incantevoli e suggestivi della locazione hanno fatto da contorno ad un torneo amatoriale e al team nazionale che ha partecipato all'evento, impreziosito ulteriormente da un caratteristico gruppo musicale brasiliano.
La capitale dello stato di Israele si è rivelata scenario perfetto per il beach, confermando come la disciplina abbia un grosso potenziale di sviluppo in questo paese, che già possiede tutti gli ingredienti per praticarlo adeguatamente. Dopo il Festival del Beach-Volley, tutti gli organizzatori sono convenuti nell'intendimento di cercare nell'immediato futuro la promozione ulteriore di appuntamenti del genere, caratterizzati da un'atmosfera così magica come in questa occasione.
Le gare sono iniziate alle 10 di mattina con un torneo amatoriale, si diceva: 15 i teams partecipanti, ognuno composto da tre giocatori.
Le iscrizioni si erano chiuse largamente in anticipo, visto il grandissimo numero di giocatori che avevano dato la propria adesione (e che stavano superando il limite massimo prefissato, che poteva garantire una regolare svolgimento nei tempi previsti): alla fine poi le fasi agonistiche del tabellone sono state variate all'ultimo momento per accogliere le ultime squadre ammesse.
I vincitori finali sono stati Yoav Bar/Nathaniel Dickstein e Torner Asabirinsky, che hanno superato 21-17 il trio costituito da Ran Simantov/Omar Marshanski e Igor Litvin.
A seguire spazio alle ragazze della nazionale israeliana: ed è stata la volta di un match esibizione, che ha viste opposte Moran Create/Gisela Rodriguez contro Nitzan Gepstein e Jennifer Goose. Una gara dagli identici contenuti è stata organizzata anche per gli uomini, con la partecipazione di giocatori indoor del Maccabi, tra i quali Ironi Madera, Ogor Gurevich ed Igor Ongrovsky.
Grande la partecipazione del pubblico, si evidenziava all'inizio: era la prima volta che qui si assisteva ad una manifestazione del genere e la Volleyball Association del Comune di Tel Aviv sta considerando l'opportunità si rendere l'appuntamento un evento fisso nel calendario stagionale, con un campionato amatoriale che si possa disputare anche in più week-end.
Dal canto suo, la Federazione Pallavolo di Israele sta analizzando la possibilità di ospitare nel prossimo futuro, sempre a Tel Aviv, una tappa del Campionato Europeo.
Yaniv Noyman, Presidente della Volleyball Association di Israele, ha dichiarato : "In tutto il mondo, come noto, il beach-volley sta diventando lo sport più diffuso. Si espande rapidamente e non c'è alcun ragione contraria che, in un paese come il nostro, dove ci sono spiagge stupende e tempo ideale alla pratica, possa ostacolare la sua crescita. Abbiamo deciso di sviluppare un progetto rilevante e fondato, che coinvolgerà tantissime persone, speriamo sempre in maggior numero. Il successo di oggi ci dà tanta forza a riguardo e ci rende felici, tutto il nostro lavoro si orienterà in questa direzione, per far sì che il beach diventi davvero protagonista assoluto nella nostra nazione !".

(Beach Volley Magazine, 23 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Altro muro per Israele, stavolta con l'Egitto

   
Contro terroristi, immigrati e traffico di droga. Queste le ragioni che hanno spinto Israele a lanciare la costruzione di un ennesimo muro.
Il cantiere, stavolta, si apre alla frontiera con l'Egitto. Tempo previsto per la realizzazione, 18 mesi. Costo, almeno 270 milioni di euro.
Dopo la barriera con la Cisgiordania, ora 240 chilometri di cemento si stenderanno anche dal Mar Rosso alla striscia di Gaza.
Israele parla di pericolo demografico, con un flusso di clandestini triplicato in un anno.
"La barriera a sud", ha detto Marc Regev, portavoce del governo israeliano, "serve a proteggere Israele dal contrabbando di droga e dall'immigrazione clandestina".
E sarebbero 2 milioni e mezzo gli africani pronti a varcare la frontiera che ora sarà protetta.
L'Egitto non ha nulla in contrario. Le critiche semmai sono interne: con muri ovunque, dicono i media israeliani, rischiamo l'isolamento, circondati da un oceano di nemici.

(euronews, 22 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele-Sud Corea, accordo piccole e medie imprese

Il Presidente israeliano Peres parteciperà domani alla cerimonia indetta per la firma del Memorandum of Undestanding (MoU) tra Israele e la Sud Corea. Il MoU prevede la creazione di un capitale comune tra i due Paesi pari a 150 milioni di dollari, al fine di favorire la cooperazione economica e il business tra i due Stati.
L'accordo, giunto anche grazie agli accordi presi a Seul durante la visita di Peres nel giugno scorso, sarà ratificato anche dal Ministro dell'Industria Ben-Eliezer e, per la Corea del Sud, da Kim Dongsum, Amministratore dell'Autorità sulle piccole e medie imprese.

(FocusMo, 22 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele apre ai privati il suo mercato elettrico "solare"

Annunciata ieri la firma di un contratto ventennale di Power Purchase Agreement tra la Keturah Sun, di proprietà della Arava Power, e la Israel Electric Corp grazie al quale le due aziende immetteranno l'energia elettrica solare prodotta nel Kibbutz Ketura direttamente alle linee di alimentazione della IEC

Una svolta fortemente voluta anche dal governo quella che è stata annunciata ieri dal ministro delle infrastrutture israeliano Uzi Landau che ha approvato la chiusura di un contratto di Power Purchase Agreement - PPA (un contrato legale siglato tra un provider che rappresentato da un produttore elettricità e un host che è l'acquirente dell'energia n.d.r.) tra la Keturah Sun, di proprietà della Arava Power, e la Israel Electric Corp (IEC). Il contratto, che ha una validità ventennale e un valore stimato di circa 250 milioni di NIS, circa 50 milioni di euro, consentirà a Ketura Sun e Arava Power di fornire energia elettrica solare prodotta nel Kibbutz Ketura che sarà poi portata direttamente alle linee di alimentazione della IEC.
Il ministro Landau, durante la cerimonia della firma, non ha nascosto la sua soddisfazione: "Abbiamo dovuto affrontare una strada con molti ostacoli ma siamo finalmente arrivati al punto di aprire questa finestra importante per i produttori di energia da fonti rinnovabili, e ora non ci resta che andare avanti con grande motivazione".
Una dichiarazione a cui subito ha fatto eco quella del CEO di Arava Power, Jon Cohen: "Nonostante tutte le difficoltà siamo determinati a portare avanti questa "rivoluzione solare" in Israele. La nostra compagnia è un pioniere nella produzione di energia da fonte solare su campi di media e grande estensione e quello del Kibbutz Ketura è solo il primo di una lunga serie di progetti nelle regioni di Arava e Negev". Una firma storica che anche il presidente di Arava Power Yosef Abramowitz ha accolto con grande slancio: "Stiamo facendo la storia: il progetto di Ketura project è solo uno delle dozzine di altri progetti che consentiranno allo Stato di Israele di diventare un centro d'eccellenza per la produzione di energia da fonte solare".

(Rinnovabili.it, 22 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ghajar: meglio occupati che libanesi

di Lorenzo Trombetta

Siriani che ricevono acqua e luce da Israele e che lavorano in aziende nemiche, occupano il suolo libanese protetti dai soldati Onu. Questo lo scenario che si rischia in caso di ritiro israeliano.

La parte nord di Ghajar, delimitata dai recinti israeliani, vista dal Libano
subito dopo la guerra dell'estate 2006I
BEIRUT - Il consiglio di Difesa israeliano ha deciso il 17 novembre il ritiro dalla parte nord di Ghajar, località siriana occupata nel 1967 che negli anni si è estesa verso nord in Libano, e che dal 2000 è formalmente divisa in due dalla Linea Blu di demarcazione tra lo Stato ebraico ed il paese dei Cedri (sullo status di Ghajar si veda quanto scritto su Limes lo scorso 8 novembre).
Dalla Francia, dagli Usa, dall'Onu e dalla Russia plaudono alla decisione di Israele, che si avvia così a rispettare, con un ritardo di soli quattro anni, una delle numerose risoluzioni Onu (nel caso specifico un articolo della n.1701 del 2006) che le impongono il ritiro dalle varie terre arabe occupate.
Le cancellerie straniere sembrano però ignorare la complessità del rebus di Ghajar, e il politicamente corretto impone a tutti di gioire della decisione di Israele.
Osservando la questione più da vicino viene da pensare che il mantenimento dello status quo sia forse la soluzione migliore. Che, almeno per il momento, sarebbe meglio che le truppe dello Stato ebraico rimangano a occupare illegalmente quel mini fazzoletto di terra libanese.
Ma si proceda con ordine, partendo dalle certezze:
  1. Il Libano non accetterà di cedere a Israele quella parte di territorio.
  2. Gli abitanti di Ghajar, che si oppongono fermamente alla divisione del loro villaggio, non accetteranno di ritirarsi dalle case da loro abusivamente costruite in Libano negli anni dell'occupazione israeliana del sud del Paese dei Cedri (1978-2000).
  3. La parte sud del villaggio è invece indissolubilmente legata alla questione delle alture siriane del Golan e rimarrà sotto occupazione israeliana ancora per molto altro tempo.
Stando così le cose, per gli abitanti di Ghajar solo l'occupazione israeliana di entrambe le parti del villaggio garantisce la sua indivisibilità, nonché la continuità territoriale tra il centro abitato, i servizi pubblici, i luoghi istituzionali e le terre coltivate.
Ancora non si conoscono i dettagli del piano di ridispiegamento, ma da quanto trapelato dai mezzi d'informazione di Tel Aviv e Beirut, e dalle ultime affermazioni dei responsabili di Unifil e del ministero degli Esteri dello Stato ebraico, lo scenario più probabile è il seguente:
  1. Israele continuerà a fornire i servizi essenziali (acqua, luce, gas, assistenza sanitaria) ai residenti della parte nord.
  2. Tra questi, chi non vive dei frutti della propria terra continuerà a lavorare presso le aziende israeliane dove è attualmente impiegato, e vedrà quindi assicurata la propria mobilità tra la parte nord e il resto della Galilea israeliana.
  3. Tutti i residenti di Ghajar avranno libertà di movimento tra la porzione nord e quella sud, dove si concentrano tra l'altro la scuola, il pronto soccorso, il centro sportivo.
  4. Circa 150 caschi blu dell'Unifil si sostituiranno agli israeliani per assicurare la sicurezza della parte nord ed erigeranno un reticolato tra le due porzioni, lasciando un unico ingresso aperto ma sorvegliato all'altezza della sede del Comune, che si trova al limite delle due zone.
Se ritiro sarà, quale titolo fareste all'ipotetico vostro giornale?
Ispirato da Lina Wertmüller, ho pensato a questo: "Abitanti siriani di Ghajar, che ricevono acqua e luce da Israele e che lavorano in aziende israeliane, occupano il suolo libanese protetti dai soldati Onu". In quanti lo leggerebbero?
In ogni caso, a Tel Aviv, Beirut, Parigi, Washington e New York sembrano dimenticare che le duemila anime di Ghajar, dopo quarant'anni in Israele, non hanno alcuna intenzione di perdere i loro servizi - essenziali - per far piacere ai politici.
Professano la loro appartenenza alla Siria perché sanno che per ora, come per il prossimo futuro, non c'è nessuna speranza che il Golan torni sotto la sovranità di Damasco. Sulla carta sono leali alla madrepatria siriana, ma dal 1981 (anno dell'approvazione alla Knesset della legge sull'annessione delle terre del Golan) sono di fatto cittadini israeliani.
Viene in mente, a proposito, una nota barzelletta diffusa a Damasco sin dagli anni Ottanta.
Un soldato siriano e uno israeliano si incontrano lungo il confine. L'israeliano deride il siriano: "Noi abbiamo luce 24 ore su 24, telefoni sempre funzionanti, televisori a colori…". Il siriano riflette e poi risponde fiero: "Ma noi abbiamo il partito Baath!". L'israeliano, pensieroso, lascia la postazione. Il giorno dopo torna e annuncia con fierezza al siriano: "Da oggi anche noi abbiamo il partito Baath… ma non abbiamo più luce, telefono, televisore…".
Analogamente, gli abitanti di Ghajar rifiutano ogni progetto di annessione al Libano prima di tutto perché sanno che all'ombra dei Cedri non avrebbero più assicurati elettricità, gas, acqua, istruzione e assistenza sanitaria.
Perché sanno che persino nei quartieri "bene" di Beirut la luce è razionata, il gas bisogna acquistarlo privatamente in bombole da campeggio, e l'acqua viene dispensata a pagamento da autocisterne private nei lunghi mesi di siccità.
Per non parlare del diritto a ricevere le cure mediche: in Libano solo i senza tetto ricorrono agli ospedali pubblici, e se non si ha un'assicurazione si rischia di esser respinti dalle costose strutture private.
I residenti di Ghajar vogliono continuare a lavorare in Israele perché nel vicino Libano, in quanto stranieri vissuti per decenni "sotto occupazione" e che hanno avuto "rapporti col nemico", non potrebbero godere dei pieni diritti civili.
E sarebbero comunque guardati come sospetti collaborazionisti dal resto della popolazione del sud, per lo più fedele al movimento sciita anti-israeliano Hezbollah.
Nonostante questa verità, il deputato Qassem Hashem del partito Baath libanese eletto nel distretto di Shebaa, ha invitato gli abitanti di Ghajar a fare "pressioni sul nemico israeliano perché si ritiri dal loro villaggio".
Citato venerdì 19 novembre dal quotidiano an-Nahar, Hashem ha ignorato l'evidenza, affermando che i residenti di Ghajar "sono prima di tutto e in fin dei conti cittadini arabi", e che "dallo Stato libanese riceveranno la protezione e il trattamento riservato ai cittadini libanesi".
Questo è proprio quel che temono i siriani-israeliani di Ghajar.

(limes, 22 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Yad Vashem, identificati due terzi degli ebrei uccisi nell'Olocausto

GERUSALEMME, 22 nov. - Sono stati ormai identificati circa i due terzi degli ebrei uccisi dai nazisti durante la Seconda Guerra Mondiale. Lo ha annunciato oggi il Memoriale Yad Vashem a Gerusalemme, spiegando che negli ultimi dieci anni il numero dei nomi registrati nei propri archivi e' raddoppiato, passando da due a quattro milioni. "Il processo di digitalizzazione ci ha aiutato molto", ha detto ai giornalisti Haim Gertner, direttore degli archivi del Memoriale.

(Adnkronos, 22 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Papa - Ebrei francesi e statunitensi criticano la difesa di Pio XII

Rosen: Non parlò neppure dopo la guerra. Crif: Storici contrari

ROMA, 22 nov. - La difesa che il Papa fa del suo predecessore Pio XII nel libro-intervista 'Luce del mondo' solleva le critiche delle comunità ebraiche francesi e statunitensi. "Bisogna veramente riconoscere che è stato uno dei grandi giusti e che, come nessun altro, ha salvato tanti e tanti ebrei", afferma Benedetto XVI a proposito del Pontefice della seconda guerra mondiale. "E' desolante che il Papa ha considerato necessario formulare un giudizio su Papa Pio XII mentre egli stesso ammette che non ci sono documenti e archivi disponibili per un giudizio completo", ha dichiarato Abe Foxman, direttore nazionale dell'Anti Defamation League negli Usa. "Ci sono certamente argomenti sufficienti per respingere le accuse di immobilismo da parte di Pio XII al momento in cui la vita degli ebrei e di altri era in pericolo", ha detto il rabbino David Rosen, direttore degli affari inter-religiosi dell'American Jewish Commitee. "Eppure non solo Pio XII non ha mai direttamente messo in discussione il regime nazista sulla questione dello sterminio degli ebrei ma, cosa più grave, non ha mai espresso pubblicamente condanne, né il proprio rammarico, dopo la fine della seconda guerra mondiale". L'opinione del Papa, afferma in una nota il Consiglio rappresentativo degli ebrei di Francia (Crif) "non è condivisa da nessuno storico serio". "E' un peccato - afferma il presidente del Crif Richard Prasquier - che il Papa non si sia peritato di analizzare i lavori degli storici, alcuni dei quali recenti. La storia è lì. Dice che Pio XII non si è mai espresso in modo diretto. L'assenza di parole forti di questo Papa mi sembra estremamente grave. Anche dopo la guerra, in nessun discorso, non ha neppure menzionato lo sterminio degli ebrei. Eppure non c'erano più rischi di rappresaglie. Molti ebrei sono stati salvati grazie agli sforzi di molti membri della Chiesa cattolica, ma il ruolo diretto di Pio XII in questa opera resta ipotetico. Il vicepresidente dell'organismo francese di rappresentanza degli ebrei, Meywe Habib, definisce "assordante" il silenzio di Pio XII e chiede a Benedetto XVI di "aprire gli archivi del Vaticano".

(Apcom, 22 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Papa - Rabbino Di Segni: Fissa limiti stretti al dialogo con gli ebrei.

"Il dibattito sui condom lo ha fatto passare in secondo piano"

ROMA, 22 nov. - Non c'è "nulla di nuovo" nelle recenti parole del Papa sulla preghiera del venerdì santo per la conversione degli ebrei, ma esse "stabiliscono limiti abbastanza stretti al dialogo con gli ebrei", secondo il rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, Riccardo Di Segni.
Di Segni è intervenuto stasera ad un convegno organizzato dall'Amicizia ebraico-cristiana dedicato al tema della 'Teologia della sostituzione'. "La teologia della sostituzione è viva e vegeta e sta dappertutto", ha detto il rabbino. "Nella sua forma aggressiva, essa può essere molto pericolosa dal punto di vista storico-politico. Con le leggi razziali illustri rappresentanti della Chiesa dissero che deploravano la persecuzione ma che essa avveniva perché gli ebrei persistevano ostinati nelle loro idee. La teologia della sostituzione può divenire il sostegno teologico alla sofferenza degli ebrei". In secondo luogo questa teologia, che teorizza la sostituzione della alleanza di Israele con Dio con la nuova alleanza della Chiesa cristiana, "rappresenta una pietra di inciampo nel dialogo con pari dignità", ha detto Di Segni. Infine, essa "non consente ai cristiani di comprendere avvenimenti della nostra epoca come il ritorno degli ebrei nella loro terra. È quanto avvenuto nel recente Sinodo sul Medio Oriente. Ma questo ritorno è il corononamento delle promesse bibliche per il popolo ebraico".
In riferimento alle anticipazioni uscite in questi giorni sul libro-intervista del Papa, Riccardo Di Segni ha sottolineato che "la questione del profilattico sta facendo passare in secondo piano le dichiarazioni sugli ebrei". No comment del rabbino capo di Roma sulle frasi relative alla controversa figura di Pio XII che - ha detto Benedetto XVI - "come nessun altro ha salvato tanti e tanti ebrei".

(Apcom, 22 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele amplia la spianata del "Muro del Pianto"

GERUSALEMME - Israele ha approvato un piano da 17 milioni di euro per allargare ulteriormente la spianata del Muro del Pianto nella citta' vecchia di Gerusalemme Est. Area conquistata nel 1967 dalle truppe israeliane al termine della Guerra dei Sei Giorni, mai riconosciuta dalla comunita' internazionale come suolo israeliano. Il governo Netnayahu vuole "preservare e migliorare l'accesso ai siti archeologici, migliorare le infrastrutture e svolgere attivita' educative per studenti e soldati" .

(AGI, 21 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Maltrattamenti su un bambino palestinese, condanna a tre mesi per militari israeliani

   
Tre mesi con la condizionale. Questa la condanna stabilita da un tribunale militare nei confronti di due ex soldati israeliani.
I due avevano maltrattato un bambino palestinese di 9 anni, costringendolo anche ad aprire delle borse sospette, che a loro avviso potevano contenere esplosivo, durante l'operazione Piombo fuso, a Gaza, all'inizio del 2009.
Il parere di Uzi Dayan, ex vice comandante di corpo dell'esercito israeliano:
"Bisogna capire che sono soldati, abituati a combattere. Possono aver commesso un errore, ma non sono dei criminali".
Il luogo dove è avvenuto il fatto viene mostrato dallo stesso bambino palestinese, Majid Rabah, che fu condotto qui fucili alla mano. Questo è il suo racconto:
"Uno dei due soldati mi portò in cantina, vicino al bagno. Mi disse di aprire le borse. Aprii la prima, ma con la seconda non ci riuscivo. Allora mi schiaffeggiò, si spostò di quattro o cinque passi e sparò sulla borsa".
Per l'operazione Piombo fuso, durata tre settimane a cavallo di fine 2008 e inizio 2009 e costata la vita a 1.400 palestinesi, sono state condotte 47 inchieste, secondo quanto affermano le autorità militari israeliane. Questa è la prima sentenza di condanna.

(euronews, 21 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah: il 23% degli israeliani perdona la Germania

23% si', 70% di no.Tendenza a perdono cresce con l'eta'

GERUSALEMME, 21 NOV - Circa un israeliano su 4 perdona la Germania per i crimini nazisti, secondo un sondaggio condotto da un centro di ricerche israeliano. Il 23% degli interpellati, in un campione di popolazione con almeno 18 anni, ha risposto affermativamente alla domanda se 65 anni dopo la Shoah non sia l'ora di perdonare la Germania per i crimini commessi durante l'Olocausto. Il 70% ha risposto no; incerto il 7%. La tendenza al perdono sale con l'eta', e i laici sono piu' disposti degli ultraortodossi.

(ANSA, 21 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Torah e popolo

di Ugo Volli

Nella parte di Torah letta ritualmente lo scorso Shabbat si trova l'episodio dell'attribuzione a Jaakov del nome di Israel, cioè in fondo la vera "invenzione del popolo ebraico" - per citare di nuovo il titolo di un libro che del nostro popolo è abbastanza nemico da negarne l'esistenza, invitando con una mossa molto diffusa fra gli antisionisti a pensarlo come "niente più che una religione" sul modello di cristianesimo e islam.
Subito dopo l'attribuzione del nome, nel testo della Torah si incomincia a parlare di case e di insediamenti; e vi anche è il primo rifiuto a pagare con l'assimilazione le buone relazioni col vicinato: un episodio assai sgradevole e sanguinoso, quello di Dinah, che fra le altre cose si può leggere però come il rifiuto di fare del clan di Israele "un solo popolo" con quello di Scechem. Nella stessa porzione inizia quel comportamento rissoso dei fratelli che porterà subito dopo al conflitto con Josef e alla sua grande avventura egiziana. La presenza del divino nel testo, dopo la lotta con l'angelo di Jaakov, diventa più rara e difficoltosa: bisognerà aspettare fino al roveto ardente per trovare una grande teofania. Se leggiamo questi brani già in termini di tribù, inizia fra loro un'estraneità che è "politica interna" e non religione: una storia di dissidi che esploderà spesso nel Sinai, continuerà con le lotte intertribali nel tempo dei giudici, la divisione dei due regni e poi ancora mille volte fino a oggi.
Anche per coloro che non prendono la Torah come un libro di storia, ma ne considerano soprattutto il messaggio simbolico, su questo punto esso è chiaro: proprio secondo la narrazione religiosa Israele si costituisce innanzitutto come difficile famiglia, poi come clan piuttosto rissoso e come popolo suddiviso al suo interno per ragioni non teologiche ma fin "troppo umane" (ambizione, gelosia, sesso, potere, invidia...). Il rapporto privilegiato col divino si sovrappone a questa materia sociale turbolenta e fa fatica a regolarla, a tenerla assieme, a emendarla, come ha dovuto sperimentare per tutta la sua vita Moshé. E' insomma proprio la Torah, l'ebraismo come religione, che ci dice che in Israele la dimensione di popolo, cioè la politica - con tutte i suoi limiti e le sue brutture - la precede e ne condiziona la realizzazione. Se si riesce a uscire dal paradigma antipolitico (o antinazionale) del messianesimo cristiano, si vede che anche la nostra promessa messianica è stata sempre pensata con una parte politica, come una restaurazione del regno davidico.
A differenza di altre religioni, la narrazione sacra ebraica non è dunque solo Rivelazione o Legge o escatologia, ma è anche storia politica di un popolo, non importa quanto scritta in un linguaggio mitico. Chi ha cercato delle scorciatoie per universalizzare il messaggio che la nostra tradizione ci ha affidato, combattendo in nome dell'universale il carattere nazionale dell'ebraismo, da Saul di Tarso a Karl Marx, è sempre finito molto lontano da noi, e presto le sue parole sono state usate come arma dai nostri persecutori. "L'invenzione del popolo ebraico" è l'articolazione di una nazione, che si identifica con progenitori comuni, è minacciata dagli stessi nemici esterni, ha la stessa aspirazione alla stessa terra che è stata promessa a quegli antenati, e si divide al suo interno secondo logiche politiche sgradevoli ma inevitabili.

(Notiziario Ucei, 21 novembre 2010)


Saul di Tarso ha universalizzato la nozione di peccato (ebrei e gentili sono tutti peccatori degni di condanna) e di redenzione (tutti possono essere giustificati per la grazia di Dio mediante la fede nel Messia Gesù). Non ha invece affatto sostituito la particolarità storico-salvifica della nazione ebraica con l’universalità politico-religiosa della chiesa cattolica o dell’Onu. I riferimenti biblici purtroppo sono spesso fatti con approssimativa superficialità. M.C.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Le nuove offerte israeliane: una pecora in regalo per ogni elettrodomestico acquistato

"Qui ci vuole un'idea forte", avrà pensato il venditore arabo-israeliano. Del resto, frasi ad effetto come "Prendi 3 paghi 2" oppure "Sconti del 70%" ormai sembrano aver esaurito - scusate il bisticcio di parole - il loro effetto. Soprattutto di questi tempi, con una crisi economica che non riesce a vedere la fine.
Ed ecco allora che questo commerciante s'inventa una nuova formula di vendita. Approfittando anche della festa islamica dell'Eid al-Adha. Compri una tv? Un frigorifero? Una lavatrice? Un impianto stereo? Bene, in regalo avrai una pecora. Sì una pecora, un animale. Viva, ovviamente. Ché quelle morte al mercato non è che costino granchè.
Pare che qualcuno si sia pure divertito. E che qualcun'altro sia andato a comprare l'elettrodomestico in quel negozio solo per vedere se davvero gli avrebbero regalato una pecora. Cosa che, ovviamente, è successa come da copione. Sotto gli occhi divertiti dei bambini. E delle telecamere. Che hanno filmato la strana offerta del negozio di elettronica israeliano. Offerta bloccata dopo qualche giorno dall'Istituto nazionale di veterinaria. Troppi i rischi di dare in giro animali malati e non controllati. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 21 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah: morta Malvina Burstein, salvò 1.500 ebrei ungheresi

WASHINGTON, 20 nov. - E' morta all'eta' di 97 anni Malvina Burstein, la donna che con uno stratagemma riusci' a salvare la vita di circa 1500 ebrei ungheresi durante la Seconda Guerra Mondiale.
Nata Grunfeld, Malvina era originaria di Trebisow in Cecoslovacchia. Dopo l'invasione nazista aveva chiuso il negozio di modista ed era vissuta per un anno nascosta in una cantina, fino a quando non era riuscita a fuggire in Ungheria nel 1942 grazie a documenti falsi. A Budapest era entrata in contatto con altri ebrei. Uno di loro riusci' a ottenere centinaia di falsi permessi di lavoro per non ebrei ordinandoli per telefono all'istituto poligrafico nazionale ungherese. L'uomo si era spacciato per il proprietario di una grossa fabbrica. Malvina, che era graziosa ed elegante, ando' di persona a ritirare i documenti per tre volte, fingendo di essere la segretaria dell'industriale e assumendosi cosi' la parte piu' rischiosa del piano. I permessi furono poi distribuiti ad altrettanti ebrei. La maggior parte di loro sopravvisse e dopo la guerra ando' a vivere in Israele.
Emigrata negli Stati Uniti, Malvina si e' sposata e ha condotto una vita lontana dai riflettori. Ha trascorso gli ultimi anni in una casa di riposo del Maryland e la sua morte appare oggi suoi giornali, a diversi giorni dalla scomparsa.

(Adnkronos, 20 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

E ora dai tunnel di Gaza passano pure le mucche e le capre

Avevano visto passare di tutto. Pezzi di macchine, autoveicoli interi, impianti stereo, televisori ultrapiatti, cibo in scatola. Ma questa cosa non l'avevano nemmeno immaginata. Eppure, soprattutto nell'ultima settimana, è stata la merce più contrabbandata.
Dai tunnel che collegano la Striscia di Gaza all'Egitto ora sono passate anche le mucche. E i tori. E le pecore. E i cammelli. Tutti richiesti per la macellazione così come nella tradizione della festa islamica dell'Eid al-Adha.
I cronisti di Bbc Arabic hanno seguito i commercianti sotterranei (vedi il video in fondo, nda). Hanno filmato le bestie passare da una parte all'altra della frontiera. Hanno immortalato i loro sguardi smarriti mentre salivano alla luce dei neon (di Gaza) con delle specie di ascensori. E non sempre tutte gli animali sono arrivati sani e salvi. Qualcuno ormai non respirava più. Così l'hanno dovuto trascinare fino al mercatino locale. Tanto il finale - per loro - non sarebbe comunque cambiato. Ad attenderli c'era sempre la macellazione. (Leonard Berberi)

Guarda il video di Bbc Arabic channel


(Falafel Cafè, 20 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I palestinesi di Gaza vivono grazie all'aiuto di Israele

"Non sarete risparmiati dai razzi e da altri attacchi fino a che non lascerete le terre palestinesi", minaccia Jemaa Ansar al-Sunna il gruppo estremista che ha base nella Striscia di Gaza e per la prima volta la minaccia di morte viene pronunciata in ebraico. L'annuncio di rappresaglie contro "l'aggressore israeliano" è nato dopo l'omicidio di Mohammed Nimnim e di suo fratello Islam Yassin, morti mercoledì in un raid aereo su Gaza. Infatti, dopo nemmeno quarantotto ore, due colpi di mortaio sparati dalla Striscia hanno colpito il territorio meridionale israeliano....

(l'Occidentale, 20 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il motto sul cancello che cita Auschwitz tra gli aerei di Treviso

di Paolo Di Stefano

TREVISO - Una protesta di pessimo gusto, come le buone cose di Gozzano? Chiamiamola una protesta di pessimo gusto. I fatti sono presto detti: il direttore dell'aeroporto di Treviso Gianni Antonio Carrer a fine ottobre decide, per motivi di sicurezza, di far recintare lo spazio dell'hangar destinato all'Aeroclub, sede tra l'altro della scuola di aviazione, impedendo l'abituale accesso diretto. Dal 3 novembre meccanici, impiegati, allievi e soci-piloti non possono parcheggiare l'auto nel posteggio antistante, devono aggirare la recinzione e per di più devono munirsi di un pass. La decisione avviene dopo un invito a voce, niente di ufficiale. Nel frattempo, sostiene il presidente dell'Aeroclub Francesco Montagner, sono diminuite del 25 per cento le iscrizioni ai corsi con un notevole danno economico. Dunque, qual è la contestazione? Vedendosi «prigionieri come in un Lager», Montagner e adepti pensano bene di costruire una copia in plastica del lugubre motto che sovrasta il campo di sterminio di Auschwitz: non «Arbeit macht frei» (il lavoro rende liberi) bensì «Fliegen macht frei» (il volo rende liberi). All'ingresso del lager La scritta «Il lavoro rende liberi» che i nazisti montarono all'ingresso del lager di Auschwitz, oggi in Polonia La frase L'insegna montata sul cancello dall'aeroclub di Treviso. La frase, come l'originale al quale si ispira, è in lingua tedesca: Fliegen Macht Frei, ovvero «Il volo rende liberi», macabra citazione di Arbeit macht frei, «Il lavoro rende liberi» (foto Balanza)
La scritta, tenuta insieme con lo scotch, è destinata al lato dell'Aeroclub che guarda le piste, dunque pochissimo visibile dal cittadino comune. Tanto che la protesta avrebbe finito per passare inosservata se lo stesso Montagner non avesse fotografato l'insegna (eretta mercoledì) informando qualche giornale locale. Così, La Tribuna di Treviso ieri si è aggiudicata lo scoop. Le reazioni, come si voleva, non si sono fatte attendere, a cominciare da quella del rabbino capo di Venezia che giudica l'iniziativa un'offesa deliberata alla memoria della Shoah. Non solo, Montagner è stato invitato a rimuovere il manufatto dal direttore dell'Enac, Valerio Bonato, e dal direttore di gestione dell'aeroporto cittadino, Carrer. Il quale a chi gli chiede il suo pensiero sulla protesta, taglia corto dicendo tassativamente: «Io non penso».
«Una cosina artigianale, ma fatta bene», la definisce Montagner, seduto sulla sua poltrona dell'Aeroclub. Pentito? «Assolutamente no». Non potrebbe essere diversamente, visto l'aspetto da cowboy incavolato, blue jeans e giubbotto scamosciato. Incavolato con chi? Con l'Enac, che «continua con le sue vessazioni contro l'aviazione di diporto». Il sospetto di Montagner è che l'Ente nazionale voglia far sloggiare l'Aeroclub per favorire le compagnie di linea. Ma per il momento si tratta di far sloggiare soltanto l'insegna: «E se non verrà tolta, interverrà la magistratura per cancellare una simile onta», avverte il procuratore capo Antonio Fojadelli. Che aggiunge: «Sono esterrefatto: si sta facendo di tutto per dare un'immagine assurda di questa città, che non se lo merita». Il procuratore allude, forse, alla recentissima condanna alla fucilazione contro gli sciacalli dell'alluvione, decretata dal presidente della Provincia Leonardo Muraro. Ma Montagner non si dissocia né da sé né, tanto meno, da Muraro: «È stata una boutade condivisa dal 99 per cento della popolazione, anche se alcuni "bigotti" non hanno il coraggio di ammetterlo». Quanto alla sua iniziativa, mentre cerca di giustificarla, rincara la dose e come si dice a Roma si «intorcina» in improbabili elucubrazioni: «La coreografia dell'Aeroclub, con il filo spinato, suggerisce un collegamento con i Lager nazisti». Avventurandosi in una personalissima valutazione storica: «La simbologia offensiva di quella scritta non deve essere un monopolio ebraico, ma riguarda tanti altri internati: omosessuali, rom e prigionieri politici compresi. Comunque, noi non volevamo offendere nessuno: volevamo dire che se qualcuno, nel '38 o nel '39, avesse cominciato a ribellarsi subito alle persecuzioni, le vittime sarebbero state molto meno. Invece la comunità ebraica ha accettato le vessazioni». Vessazioni che oggi l'eroico partigiano Frank (come lo chiamano gli amici), visibilmente, non intende accettare dal Reich-Enac, che peraltro, precisa, ha alti dirigenti «di razza ebraica» (sic!). Comunque: «Oggi i perseguitati siamo noi. Questo era il solo modo per accendere i riflettori sulla nostra situazione e io l'insegna non la rimuovo: tanto sta già cadendo giù a pezzi...».
I soci, secondo il presidente, sono tutti con lui. Ma uno dei tre consiglieri, Danilo Saccoman, era all'oscuro dell'iniziativa e si limita a commentare che «forse si poteva pensare ad altre modalità di protesta». Mentre l'ingegner Stefano Vandelli, socio-pilota modenese, non esita a dissociarsi: «Quella di Montagner è una decisione molto grave e un incidente diplomatico». E c'è chi dice che il 28 prossimo, nell'assemblea straordinaria, il Consiglio chiederà le dimissioni del partigiano Frank.

(Corriere della Sera, 20 novembre 2010 - ripreso da Informazione Corretta)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

In Israele nasce il primo Wagner fan club, ma per il paese resta un tabù

di Francesca Marretta

"Wagner? Era un uomo schifoso, ma la sua musica è grande. E se ami la musica puoi concentrarti solo su quella. Anche Heidegger era un grande filosofo, anche se era un nazista".
Eitam, 57 anni, insegna filosofia alla Hebrew University. Ha un fisico asciutto e nel novembre più caldo che si ricordi a Gerusalemme dagli anni '40, sfodera un'abbronzatura che lo ringiovanisce, mentre passeggia per Mamilla Avenue, isola pedonale, affollata di negozi e caffè. La famiglia del Professore è stata sterminata nei campi di concentramento in Polonia. Si è salvato solo suo padre, arrivato in Israele negli anni 40....

(Il Sole 24 Ore, 20 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'Iran lancia l'anti-Barbie islamica: ecco Fatima, la bambola con il velo

Da Teheran un'azienda lancia la sfida alla celebre bambola made in Usa. Obiettivo: conquistare le giovani musulmane in tutto il Medio Oriente

TEHERAN, 19 nov.- L'Iran scende in campo contro Barbie, la bambola made in Usa che ha fatto impazzire milioni di ragazzine. Contro la temuta invasione culturale dell'Occidente un'azienda della Repubblica Islamica, la Fam, sta lanciando in questi giorni 'Fatima', la prima bambola islamica che ha l'ambizione di entrare nel cuore delle bambine di tutto il Medioriente. "L'Occidente incoraggia la diffusione di bambole senza velo, per questo e' nostro compito realizzare una bambola islamica per il mercato mediorentale", ha affermato Hossein Seresht, rappresentante della Fam, durante la conferenza di stampa per il lancio del giocattolo.
La sfida a Barbie e' dunque lanciata, ma le difficolta' sono molteplici come ricorda bene lo stesso governo iraniano che due anni fa presento' in pompa magna 'Sarah' e 'Dara', altre due bambole che pero' non riuscirono a superare i confini di vendita del mercato nazionale. Allora era stato il procuratore generale in persona, Ghorban Ali Dori Najafabadi, ad annunciare l'arrivo nei negozi di giocattoli delle due nuove eroine, sostenendo che i bambini iraniani erano stufi di "Barbie, Batman, Spiderman e Harry Potter".
Secondo gli esperti di marketing, il fallimento di 'Sarah' e 'Dara' era dovuto essenzialmente al fatto che fossero troppo caratterizzati da iraniani. 'Sarah' infatti era avvolta in un chador nero, mentre 'Dara' aveva un turbante simile a quello degli ayatollah e indossava il classico abito tradizionale iraniano. Consci degli errori commessi, gli ideatori di 'Fatima' hanno creato un prodotto che dovrebbe avere piu' appeal tra le giovani musulmane.

(Adnkronos, 19 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, la siccità continua. E i rabbini invocano l'aiuto di Dio

E ora non resta che invocare Dio. Perché sono mesi che su Israele non cade una goccia d'acqua. E gli acquazzoni, ormai, sono solo un ricordo. Anche a novembre inoltrato in alcune aree continua a fare caldo. Così caldo che il terreno si sta spaccando per l'arsura.
È per questo motivo che il Rabbinato ha disposto che tutte le sinagoghe del Paese inseriscano tre invocazioni speciali tra le preghiere quotidiane. E ha proclamato ieri una giornata di «digiuno, preghiera e pentimento».
Una decisione che in realtà è già prevista dal Talmud. In questo testo sacro, infatti, è prescritto che quando la pioggia si fa attendere troppo, allora si può invocare l'aiuto di Dio.
Le preghiere speciali - hanno deciso i rabbini - «devono essere recitate in tutte le sinagoghe» e, in quelle in cui ci sono almeno dieci fedeli di sesso maschile che digiunano, «deve essere effettuata una lettura straordinaria della Torah, supplicando l'Altissimo di mandare pioggia». Leonard Berberi

(Falafel Cafè, 19 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Harry Potter è sepolto in Israele

Harry Potter è sepolto in Israele. Un omonimo del celebre maghetto, soldato dell'esercito britannico, venne ucciso a Hebron il 22 luglio 1939 e sepolto nel cimitero di Ramla, nei pressi di Tel Aviv. Pur non avendo nulla a che fare con l'Harry Potter dei libri di J. K. Rowling, la sua tomba è diventata una meta per i turisti fan della serie cinematografica e letteraria, per la felicità dell'amministrazione comunale che negli ultimi anni ha visto a crescere a dismisura l'afflusso dei curiosi in città.

(la Repubblica, 19 novembre 2010)




~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Bologna - Sinistra per Israele a congresso

di Manuel Disegni

Nel terzo fine settimana di novembre la Sinistra per Israele si dà appuntamento a Bologna per il suo primo congresso nazionale. "Molti nemici, che per noi non corrispondono a molto onore": il coordinatore milanese dell'organizzazione Giorgio Albertini, archeologo, docente universitario, firma illustre del libro illustrato italiano e apprezzato disegnatore di Pagine Ebraiche, parafrasa il noto motto. "Siamo attaccati un po' da tutte le parti - spiega - ma non riteniamo questo un motivo di fierezza, piuttosto uno stimolo a perseguire il nostro progetto.
"In realtà, il lavoro di questi anni, della base e dei nostri parlamentari ha fatto breccia in molte anime della sinistra, le più avanzate e civili, creando una sensibilità ed attenzione condivisa verso Israele". Sinistra per Israele all'indomani della guerra dei Sei giorni, rinasce nel 2003 con l'intento di promuovere la conoscenza delle posizioni della sinistra israeliana, portare la solidarietà nei confronti del "campo della pace" in Israele e e costituisce, seno della sinistra italiana, una fascia d'opinione che respinge l'aprioristica ostilità nei confronti di Israele, che si oppone ai pregiudizi antiisraeliani, antisionisti e talora perfino antisemiti che albergano anche in una parte consistente della sinistra italiana.
Nonostante un primo firmatario che più autorevole non si potrebbe, il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, questo movimento d'opinione viene fortemente criticato, quando non delegittimato, sia da quella parte della sinistra italiana rimasta ferma ad una visione manichea della crisi mediorientale che le impedisce di riconoscere i diritti dell'unica democrazia mediorientale; sia dai falchi filoisraeliani che non le perdonano l'esercizio del dissenso critico nei confronti delle scelte politiche israeliane. In occasione del primo congresso del movimento, cui spetta il compito di nominare un direttivo generale, è organizzata un'ampia giornata di riflessioni intitolata Pace in Medio Oriente: se non ora, quando? Ad introdurre la serata il presidente di Sinistra per Israele, l'ex direttore del quotidiano l'Unità Furio Colombo, e il segretario generale Emanuele Fiano, presidente emerito della Comunità Ebraica di Milano e attualmente membro democratico della Camera dei Deputati. Si succederanno quindi numerosi interventi di uomini politici e intellettuali della sinistra italiana e di quella israeliana.
In rappresentanza del Meretz, il partito israeliano d'ispirazione socialdemocratica, saranno presenti due parlamentari della Knesset eletti nelle sue fila: l'attivista Mossi Raz, membro del movimento pacifista israeliano Peace Now, e Uri Zaki, il giovane direttore di B'Tselem, organizzazione non governativa israeliana che si occupa di diritti umani nei territori occupati. Da Israele arriverà anche la giornalista radiofonica palestinese Maysa Siniora, coordinatrice della radio All for peace, congiuntamente gestita da israeliani e arabi. Non mancherà J Call, l'organizzazione ebraica europea sorella dell'americana J Street, presentata ufficialmente a Parigi all'inizio di ottobre dallo scrittore Abraham Yehoshua assieme all'europarlamentare Daniel Cohn- Bendit, al filosofo Alain Finkielkraut e al socialista francese Henri Weber.
J Call rivendica, nel seno del sionismo, il diritto/dovere di critica nei confronti dell'operato dei governi israeliani.
A Bologna interverrà il suo fondatore David Chemla, intervistato il mese scorso su queste colonne. Parleranno inoltre il direttore del periodico ebraico Keshet Bruno Segre, la giornalista della Stampa Lucia Annunziata e il senatore del Pd Vincenzo Vita. Non mancherà, infine, Piero Fassino, il leader della sinistra italiana probabilmente più sensibile alle ragioni di Israele, da sempre amico della comunità ebraica. Com'è consuetudine nelle convention della sinistra nostrana - consuetudine non lenita dalla nutrita presenza ebraica nel novero dei partecipanti - le voci in campo saranno molteplici e non tutte concordi. Se, tuttavia, una linea politica condivisa da tutta la Sinistra per Israele si può rintracciare, essa è senz'altro sintetizzata dalla citazione di Yitzhak Rabin che campeggia in testa al suo manifesto: "continueremo il processo di pace come se non ci fosse il terrorismo, combatteremo il terrorismo come se non ci fosse il processo di pace".

(Notiziario Ucei, 19 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Giochi: fattoria in vendita senza il maiale, offendeva ebrei e musulmani

Alla "Goosefeather Farm", una fattoria giocattolo distribuita dal noto marchio Happyland, oggi manca uno degli inquilini più illustri. Il piccolo maialino rosa, infatti, è stato tolto in fretta e furia da tutte le confezioni.
Una madre si è accorta del fattaccio e, indispettita, ha scritto una mail alla ELC (Early Learning Center, una delle più grandi catene di giochi per bambini a livello internazionale), dove il giocattolo era stato acquistato, per chiedere spiegazioni. Il centro assistenza ha tagliato corto, rispondendo semplicemente che il roseo compagno di giochi era stato censurato per "motivi religiosi".
A quanto pare, le comunità musulmane ed ebraiche sarebbero rimaste "turbate" dalla presenza del tenero porcellino, e avrebbero insistito con la ELC per mettere fuorilegge lo scomodo animaletto. Entrambe le religioni infatti vietano di mangiare il maiale, considerato una bestia sporca e impura.
La madre ha risposto duramente, affermando che tutta l'operazione sarebbe una sorta di "politically correctness andata a male. Se qualcuno ha problemi con un giocattolo, non lo compri e basta".
Molti altri genitori concordano con lei, e il centro assistenza della ELC adesso si trova sommerso di lettere di protesta, tutte finalizzate al reinserimento del "sacrilego" porcellino giocattolo all'interno del suo habitat naturale.
L'insistenza dei clienti, unita ad un pronto intervento del "Sun", ha avuto successo: la ELC ha promesso che il signor piggy tornerà presto a casa.

(Blitz quotidiano, 19 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Treviso - Bufera sul cancello nazista dell'Aeroclub

La comunità ebraica insorge: pessimo gusto, siamo offesi perchè banalizzano l'orrore. E l'Anpi: cosa fa la Procura?

TREVISO. «Una scelta di pessimo gusto» recita il rabbino capo della comunità ebraica di Venezia. «Siamo in piena inciviltà dell'immagine» aggiunge il presidente dell'Istresco. «E la solerte Procura trevigiana dov'è?» si chiede il presidente dell'Associazione partigiani. La protesta dell'Aeroclub di Treviso, che ha fatto realizzare sopra una cancellata dell'aeroporto Canova la scritta uguale nei caratteri e nella forma a quella che accoglieva i prigionieri del campo di sterminio di Auschwitz («Il volo rende liberi», in tedesco, al posto del famigerato slogan coniato dai nazisti «Il lavoro rende liberi») suscita un'ondata di reazioni.
«Trasecolo due volte: per la caduta di stile e per l'inconsapevolezza con cui probabilmente è stata compiuta l'iniziativa - ragiona Riccardo Calimani, storico e scrittore, presidente del Museo nazionale della Shoah di Ferrara -. Evocando una frase nazista che irride la vittima non capiscono che offendono se stessi. E' un segno di insipienza, viene banalizzato un simbolo e un linguaggio, chiaramente riconducibile alla derisione del prigioniero, che poi veniva ammazzato. E' un segno dei tempi, certo: ma che provoca molta amarezza». «Un messaggio di pessimo gusto» commenta Elia Richetti, capo della comunità ebraica di Venezia. «C'è una pericolosa tendenza a banalizzare il messaggio, che ricorda l'Olocausto di milioni di persone, per scopi totalmente diversi. Con risultati di pessimo gusto, come in questo caso. Come si possono evitare queste scivolate? Con l'educazione, con la scuola, con la cultura».
«E' sconcertante. Abbiamo superato il limite - si infervora il presidente dell'Associazione partigiani Umberto Lorenzoni -. Vorrei capire dove sono le autorità? Dov'è la Procura della Repubblica, tanto solerte nel denunciare ed oscurare il sito internet che calunnia il governatore Zaia? Non è altrettanto offensivo usare in questo modo la memoria dell'Olocausto nazifascista? Dove sono le autorità?». «Viviamo nel pieno di una civiltà dell'immagine, dove tutto è lecito per colpire l'immaginazione - riflette Lorenzo Capovilla, presidente dell'Istresco - in questo caso c'è un uso largamente improprio di un messaggio chiaramente riconducibile allo sterminio degli ebrei e degli indesiderabili. E' un messaggio che strumentalizza la tragedia. C'è un limite alla decenza che, in questo caso, mi sembra valicato».
La cancellata con la scritta «Fliegen macht frei», montata nella giornata di mercoledì, è sistemata sul lato di accesso alla sede dell'Aeroclub trevigiano. Nessuno finora l'ha fatta rimuovere.

(la tribuna, 19 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gaza - rappresaglia aerea israeliana dopo lanci razzi

GAZA - L'aviazione israeliana ha compiuto oggi alcuni raid di rappresaglia nella Striscia di Gaza, l'enclave palestinese controllata dagli islamico-radicali di Hamas, in risposta a una serie di lanci di razzi e proiettili di mortaio registrata nelle ultime ore verso il sud d'Israele. Lo riferiscono fonti concordanti.
I bersagli colpiti sono stati almeno due, uno dei quali a Khan Yunis, a sud di Gaza City, dove si segnala almeno un ferito. I raid sono arrivati dopo che alcuni colpi di mortaio sparati dalla Striscia - qualcuno dei quali caricato con fosforo, secondo fonti militari israeliane - erano caduti nel primo pomeriggio in campo aperto a poca distanza dalla cittadina di Ashqelon (una cinquantina di chilometri a sud di Tel Aviv).
Altri proiettili di mortaio avevano raggiunto il territorio israeliano ieri e nella nottata, insieme a un razzo Qassam (a corto raggio) e a un Grad (a più lunga gittata): tutti esplosi senza provocare vittime. L'improvvisa recrudescenza di attacchi dalla Striscia di Gaza è stata rivendicata in queste ore dai Comitati di Resistenza Popolare, una fazione minore della galassia radicale palestinese, come una vendetta contro "i crimini di Israele".
E fa seguito all'uccisione mirata a Gaza City di due fratelli, entrambi affiliati all'Esercito dell'Islam, un gruppo ultraintegralista che si ispira ad Al Qaida, centrati mercoledì a bordo di un'auto da un missile scagliato da un drone (aereo senza pilota) israeliano

(Ticinonline, 19 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele si ritira da Ghajar, gli abitanti arabi protestano

di Ugo Tramballi

Un ritiro israeliano da territori occupati non è una di quelle cose che capitano tutti i giorni in Medio Oriente. Pacifisti, milizie, eserciti, chiese, organizzazioni regionali e internazionali, opinioni pubbliche e popoli interi sono mobilitati da decenni perché questo accada. Ma quando succede, non è contento nessuno.
Ieri il governo israeliano ha deciso di ritirarsi da un pezzo del villaggio di Ghajar, al confine nord, e di restituirlo alla sovranità libanese, sia pure gestita per qualche tempo dalle Nazioni Unite. Eppure Hezbollah, che della liberazione di ogni centimetro di Libano ha fatto la sua raison d'être, tace sdegnato; il governo di Beirut non ha mosso un dito per collaborare: gli israeliani hanno dovuto prendere una decisione "unilaterale" mediata con i caschi blu dell'Unifil. Di più. I 2.300 abitanti di Ghajar, tutti arabi della setta alawita, sono scesi in strada a protestare. Non vogliono diventare libanesi.
La storia di Ghajar incomincia nel 1967, quando Israele conquista il villaggio che nessun tratto di frontiera, dagli accordi Sykes-Picot del 1916 in poi, è mai riuscito a chiarire da che parte dovesse stare. Nel 1981 Israele offre la cittadinanza a tutti gli arabi conquistati: i drusi del Golan, a un tiro di sasso da Ghajar, rifiutano. Gli alawiti del villaggio chiedono e ottengono di diventare israeliani.
L'anno dopo Israele invade il Libano e fino al 2000 ne controllerà una buona parte del sud, creando una "fascia di sicurezza". In quel periodo col mercato nero e lo spaccio di tutto ciò che non è legale, come accade lungo tutte le frontiere evanescenti del mondo, gli alawiti di Ghajar fanno i soldi. E allargano il villaggio verso nord, sempre all'interno della "fascia di sicurezza" israeliana: nasce una Ghajar alta con l'aria più fresca, le case e le strade più belle. Nell'inutile tentativo di dire l'ultima parola sulle frontiere, quando gli israeliani lasciarono il Libano, l'Onu aveva fissato una nuova linea di demarcazione. Ghajar bassa era Israele, la alta Libano.
Dopo le pressioni delle Nazioni Unite, americane, europee e arabe, ieri finalmente Israele decide di ritirarsi. Il giorno non è ancora stato fissato; poiché è zona di Hezbollah e l'Armée libanese laggiù è infiltrata dal partito sciita di Dio, Israele vuole che quella parte del villaggio sia presidiata dai caschi blu. L'idea della soluzione di compromesso è stata dell'Onu. Per anni il generale Claudio Graziano, comandante Unifil fino all'inizio dell'anno, l'ha pazientemente negoziata.
Ma ieri Hussein Khatib, il sindaco di Ghajar, ha parlato per conto dei suoi concittadini: «Ghajar è siriana, la sua gente è siriana, la sua terra è siriana». Ma diversamente dalle vicine fattorie di Sheba e dal Golan, la Siria non ha mai rivendicato Ghajar. La vogliono i libanesi ma a Ghajar non vogliono diventare libanesi: eventualmente continuare a essere israeliani, con quel passaporto blu che permette loro di arrivare fino a Parigi, se lo desiderano. «Non vogliamo aggiungerci alla schiera di profughi di questa regione», protestano. Ma Israele ora ha in mente la realizzazione dello "stato ebraico": altri 2300 arabi non sono d'aiuto per i calcoli della demografia prestata alla politica. È il Medio Oriente, bellezza. Soldati, negoziatori, pacifisti e giornalisti avranno sempre di che lavorare laggiù.

(Il Sole 24 Ore, 18 novembre 2010)


"...
a Ghajar non vogliono diventare libanesi: eventualmente continuare a essere israeliani, con quel passaporto blu che permette loro di arrivare fino a Parigi, se lo desiderano". Un'ulteriore conferma che i cittadini non ebrei di Israele non hanno nessuna voglia di diventare cittadini di qualche stato arabo dei dintorni.

*


(Guysen TV, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gas-Russia: Gazprom svilupperà giacimenti offshore israeliani

I campi in questione sono a 148 chilometri al largo

MOSCA, 18 nov. - Gazprom si occuperà di sviluppo dei giacimenti di gas offshore di Israele. Il vice primo ministro russo Viktor Zubkov lo ha annunciato dopo una riunione della Commissione di cooperazione economica russo-israeliana a Gerusalemme. I campi in questione sono a 148 chilometri al largo e potrebbero contenere più di 100 miliardi di metri cubi di gas.
Secondo Stanislav Tsygankov, a capo delle relazioni economiche esterne per il colosso dell'oro blu russo, si prevede di costituire una joint venture per sviluppare questo settore. La partecipazione di Gazprom potrebbe dare impulso a questo processo, ha detto il manager.
In passato la Russia ha tenuto colloqui sul trasporto di gas a Israele attraverso un nuovo braccio di Blue Stream, gasdotto che passa sotto il Mar Nero. Vladimir Putin, dopo l'assalto israeliano alla nave di pacifisti con a bordo aiuti per Gaza, aveva polemicamente affermato che Israele non può più avere bisogno del gas russo.

(Apcom, 18 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, messaggio di minaccia in ebraico. Obiettivo: far sentire il pericolo più vicino

Autore dell'audio, della durata di mezzo minuto, il gruppo Jemaa Ansar al-Sunna, con base nella Striscia di Gaza e vicino ad Al Qaeda. "Razzi e attacchi finché non ve ne andrete dalle terre palestinesi" recita la voce. Per l'intelligence, è la prima volta che i terroristi usano la lingua del "nemico"

DUBAI - Per la prima volta, Israele si vede recapitare una minaccia terroristica con un messaggio in ebraico. Autore, un gruppo vicino ad Al Qaeda. Mezzo, una registrazione audio di mezzo minuto diffusa da un sito web.
Nel messaggio, una voce maschile dice di parlare a nome di Jemaa Ansar al-Sunna, gruppo che ha base nella Striscia di Gaza, per annunciare rappresaglie contro "l'aggressore israeliano" per l'omicidio di Mohammed Nimnim e di suo fratello Islam Yassin, uccisi mercoledì in un raid aereo su Gaza. "Non sarete risparmiati dai razzi e da altri attacchi fino a che non lascerete le terre palestinesi", minaccia la voce.
Secondo l'intelligence israeliana è la prima volta che gruppi vicini ad Al Qaeda usano la lingua ebraica per lanciare i loro proclami. Una nuova strategia, il cui obiettivo sarebbe di dare l'idea di una minaccia ancor più vicina, hanno spiegato gli esperti dei servizi segreti. Jemaa Ansar al-Sunna opera da anni nella Striscia di Gaza, in maniera indipendente dall'Esercito dell'Islam.

(la Repubblica, 18 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Precisazione

Non è in questione se l'altro giorno il chirurgo ebreo dovesse o meno operare il malato nazista, perché veramente i malati andrebbero curati. Si è trattato solo di un fatto pratico di cui tenere conto: il bisturi tagliava troppo bene e nell'entusiasmo dell'operazione c'era il rischio di forare il pavimento. E va bene, il Tizio della Sera ha provato a riderci sopra. Sa come tutti che nell'uomo esistono odi improvvisi, oppure odi che covano dato che il tempo mantiene bene l'avversione sotto la cenere, e qui di cenere ve n'è un'infinità. Però, riflette il mattino dopo il Tizio della Sera, che in definitiva non pensa solo la sera, la precisazione della precisazione è che per i nazisti non prova più un odio fresco, di quello appena sgorgato. Solo se li vede nel loro presente, che marciano in un film o in un veridico documentario in bianco e nero con gli stivali tesi nell'aria, vorrebbe essere lì con un cannone e maciullarli insieme al loro capetto col ciuffo. Altrimenti la questione della Shoah prosegue nei cuori delle generazioni ebraiche. Lo fa in silenzio, lo fa in paura e lo fa nella tristezza - la peggiore povertà che ci sia. E certi giorni questa povertà si fa viva.
Il Tizio ricorda come andò che il piccolo Tizio apprese del fatto. Il piccolo Tizio non seppe fino agli otto anni della distruzione dei corpi ebraici. Nessuna parola della scomparsa cinerea degli zii, della nonna e dei cugini. Eppure già prima, molto prima, il piccolo Tizio aveva saputo del fatto attraverso le pareti dell'aria. Succedeva la sera, quando doveva andare a letto. Aveva cinque anni il piccolo Tizio, e camminava nel corridoio lunghissimo. Nessuno aveva lasciato la meravigliosa luce accesa e il corridoio era al buio. A un tratto, il piccolo Tizio si metteva a correre perché immaginava che dal buio spuntassero le mani secche di mille e mille morti, che lo volevano subito con sé. E sentiva che lo sfioravano, che lo facevano anche se non le vedeva, anche se correva. Volava in camera e si tuffava nella tenda immacolata delle lenzuola - e tutto finiva. Adesso era a casa con gli amici che aveva inventato. Ma da dove venissero quei morti e chi fossero, il piccolo Tizio non lo sapeva. Non da un film, non da racconti. Li chiamava i Vecchi. Stava già riscuotendo l'eredità ebraica, e l'eredità veniva dal buio.
Il Tizio della Sera

(Notiziario Ucei, 18 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas-Fatah, un passo in avanti e dieci indietro

"One step forward and ten back". Così titolava oggi un articolo dell'autorevole quotidiano egiziano al-Ahram, sintesi perfetta dell'incontro tenutosi il 9 novembre a Damasco fra Hamas e Fatah. I due partiti palestinesi hanno interrotto bruscamente i colloqui in corso, una volta compreso che non sarebbero riusciti a trovare un'intesa sulla gestione delle forze di sicurezza, uno dei tempi più spinosi e contesi. Dopo gli scontri del 2007 nella striscia di Gaza, la fiducia fra le due parti si è notevolmente incrinata. Hamas non vuole eliminare la propria polizia (attualmente responsabile dell'ordine pubblico nella Striscia) temendo che Fatah possa procedere all'eliminazione del movimento. Fatah non intende accettare altre forze di sicurezza slegate dal controllo diretto del partito, definendo la polizia di Hamas "nulla più che semplici miliziani". Proprio queste dure parole spingono a credere che sia stato Fatah a trincerarsi dietro una posizione di maggiore intransigenza, anche perché un alto esponente di Hamas, Izzat al-Rishq, aveva affermato che sulla questione sicurezza le due parti avrebbero potuto trovare un accordo. Di contro il movimento di resistenza islamico è apparso decisamente fermo nella volontà di boicottare l'attuale processo di pace con Israele. Così dopo aver nuovamente illuso la popolazione palestinese i due partiti sono tornati a darsi battaglia.

(Net1News, 18 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'high tech israeliano resisterà alle sfide dei mercati asiatici?

L'emergere del mercato cinese ed indiano sta oscurando le sviluppate economie high tech di Europa e Nord America. Meno a rischio è il mercato high tech israeliano che raggiunge sorprendenti risultati per un paese di soli 7.6 milioni di abitanti.
Israele ha aiutato il "nostro mondo" a raggiungere traguardi come la messaggeria istantanea, le segreterie telefoniche, l'internet per cellulare. La sua nanotecnologia ha fatto procedere lo stato ebraico a passi da gigante nel campo medico. Tutto ciò ha sviluppato una notevole crescita economica e ha fatto sì che Israele raggiungesse un elevato standard di vita. La tecnologia, oggi, conta un ottavo dell'economia israeliana e ha portato la produzione per capita a circa 30,000 dollari, superando molti dei paesi europei, solamente dietro al Giappone che si trova a 32,000 dollari. Nonostante questo, gli economisti israeliani temono che l'Asia possa sfidare il primato israeliano, e con le loro popolazioni da un miliardo di persone è facile immaginare come questo possa avvenire. Le società tecnologiche cinesi hanno assunto 9.6 milioni di persone nel 2009, 2 milioni in più della popolazione complessiva dello stato ebraico. L'India ha visto laurearsi nel 2009 più di 350,000 ingegneri, tre volte tanto il numero degli ingegneri registrati in Israele. Per il momento comunque, i mercati cinesi e indiani sono focalizzati nel convertire le tecnologie esistenti in prodotti per i loro mercati domestici e non nel trovare idee innovative che invece è la specialità di Israele. India e Cina hanno infatti un mercato domestico da fornire e non hanno lo stimolo di creare idee innovative per le imprese americane al momento. Ma quanto durerà? Forse 20 anni, forse meno, perché molte delle società cinesi sono in procinto di sviluppare tecnologie e convertirle in servizi, un' area questa dove le società israeliane eccellono. Per ora, Israele continua ad avere il proprio primato e ad essere un polo di attrazione per investimenti di capitali che aiutano il mercato high tech a crescere e che quest'anno sperano di raggiungere i 500 milioni di dollari.

(FocusMo, 18 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Cisgiordania: Sciopero Onu e i territori occupati si paralizzano

Scuole chiuse. Ospedali a mezzo servizio e rifiuti ovunque. E' questa la situazione che stanno affrontando i campi profughi palestinesi colpiti dallo sciopero dei 5mila impiegati dell'Agenzia Onu per i rifugiati palestinesi (Unrwa). Tutto ha inizio lo scorso mese di giugno, quando diversi impiegati degli istituti scolatici gestiti dall'Unrwa decisero di scioperare per contestare l'azione disciplinare avviata contro un insegnante. Secondo il Sindacato degli impiegati arabi, l'agenzia Onu si era impegnata a versare una "compensazione" per i sette giorni di astensione dal lavoro, ma poi è venuta meno agli accordi, spingendo così i lavoratori a incrociare nuovamente le braccia. La versione del sindacato viene però contestata dalla stessa Unrwa, secondo cui il citato accordo non è mai esistito. Intanto, col passare dei giorni, la situazione nei campi della Cisgiordania si sta facendo insostenibile. Al momento sono circa 56mila i bambini e gli adolescenti che da un mese non frequentano le lezioni, inoltre lo sciopero sta creando gravi disagi anche nelle trenta strutture sanitarie gestite dall'Unrwa, mettendo a repentaglio la salute di migliaia di pazienti che si vedono costretti a ripiegare sulle strutture gestite dal governo o su quelle private.

(Net1News, 18 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Iran: nasce la cravatta 'islamica' contro il malcostume occidentale

TEHERAN, 17 nov. - Indossare la cravatta e' lecito oppure no nella Repubblica Islamica? All'annosa questione ha provato a rispondere Hemat Komeili, l'inventore della cravatta 'islamica', l'unica approvata dalle 'Fonti di emulazione', come vengono chiamati i piu' alti in grado della gerarchia sciita. La cravatta, considerata un capo d'abbigliamento occidentale, era stata vietata in Iran a seguito della Rivoluzione Islamica del 1979, ma ora neanche i piu' oltranzisti potranno mettere in dubbio che il capo inventato da Komeili non ha nulla da invidiare, in quanto ad adesione ai valori islamici, ai capi di abbigliamenti piu' tradizionali.

(Adnkronos, 18 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Iard: un ragazzo italiano su cinque nutre antipatia nei confronti degli ebrei

Le pulsioni antisemite dei giovani italiani

Secondo un'indagine condotta da IARD, ben due ragazzi su dieci proverrebbe sentimenti di antipatia nei confronti degli ebrei.
L'antisemitismo pare che sia un capitolo tutt'altro che chiuso. Anche per quanto riguarda il nostro Paese. Dove sembra che la disistima e l'antipatia nei confronti degli appartenenti alla religione ebraica siano sentimenti più diffusi di quanto non si possa pensare. Secondo un'indagine realizzata dall'istituto IARD che ha preso in considerazione le opinioni dei giovani italiani in merito, ben 2 ragazzi su 10 avrebbero pulsioni antisemite. Tra questi, ben il 6 per cento nutrirebbe sentimenti di avversione estrema. Nel dettaglio, il 16 per cento nutre antipatia moderata, il 6 estrema.
In ogni caso, l'indagine registra anche un dato decisamente positivo, ovvero il fatto che la maggior parte dei giovani italiani sostiene di provare simpatia nei confronti degli ebrei. Il 47 per cento, in particolare, mostra forte simpatia, il 31 per cento è moderatamente ben disposto nei loro confronti.

(Il Sussidiario.net, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Reazioni della stampa egiziana all'invito a Gaza per Ahmadinejad

Ahmed Yussuf, parlamentare di Hamas, ha recentemente invitato il presidente iraniano Ahmadinejad a visitare la Striscia di Gaza.
Tale visita, ha riferito Yussuf, sarebbe di "estrema importanza per noi". L'invito è giunto dopo la visita di Ahmadinejad in Libano e quella del Ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle a Gaza. L'invito di Hamas ad Ahmadinejad ha provocato forte criticismo tra i media egiziani. L'attacco mediatico riflette il timore egiziano che possa nascere una nuova forma di estremismo islamico nella Striscia di Gaza sotto diretto controllo della Repubblica Islamica e che questa possa mettere a repentaglio la sicurezza nazionale egiziana.

(FocusMo, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Servizi Anp sventano un attentato di Hamas

L’obbiettivo era il governatore di Nablus, arresti e sequestro armi

NABLUS, 17 nov- I servizi di sicurezza dell'Anp hanno sventato un attentato ordito dal braccio armato di Hamas contro il governatore di Nablus. Lo dice l'agenzia Maan. Sono stati compiuti arresti e sono stati sequestrati soldi e armi. I miliziani progettavano anche di rapire coloni israeliani e di lanciare almeno un attentato suicida in Israele. Gli agenti dell'Anp hanno trovato un'autobomba pronta. Mesi fa dirigenti di Hamas avevano minacciato di riprendere la lotta armata per far fallire i negoziati di pace.

(ANSA, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Una speranza chiamata Israele

La mamma di Paolo, un ragazzo affetto da tetraparesi discinetica dalla nascita, lancia un appello per una raccolta fondi per provare un farmaco innovativo in Israele. Obiettivo raccogliere 80 mila euro, cifra necessaria a completare i 4 cicli di cure previsti.


Per una donazione

(TV Sei, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Libano: Israele approva il ritiro da Ghajar

Oggi il governo israeliano ha deciso unilateralmente dalla zona Nord di Ghajar - Oggi il governo di Israele discuterà il possibile ritiro dalla zona Nord di Ghajar, un villaggio diviso in due dalla Linea Blu di demarcazione tra Libano e Israele e al centro di un'annosa contesa tra Beirut, Damasco e lo Stato ebraico. Lo Stato ebraico oggi dovrebbe approvare un piano che prevede il passaggio della zona, dopo il ritiro israeliano, al controllo congiunto dell'Unifil, la forza Onu dispiegata nella parte meridionale del Paese dei Cedri, e dell'Esercito libanese. Le forze di sicurezza israeliane dovrebbero provvedere alla sicurezza del confine tra Israele e Libano a sud di Ghajar, mentre l'Unifil dovrà impedire infiltrazioni di terroristi e criminali nella zona nord del villaggio. Il governo dovrebbe quindi chiedere alle forze di sicurezza di accelerare i colloqui con Unifil per arrivare alla definizione di misure di sicurezza entro il prossimo mese.

(PeaceReporter, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Napoli - Una cultura in tante culture

di Miriam Rebhun

Angelica Calò Livne
E' in corso in questi giorni il progetto itinerante 'Una cultura in tante culture' realizzato con il finanziamento Otto per mille UCEI, il patrocinio del ministero dell'Istruzione dell'Università e della Ricerca, l'ambasciata d'Israele, la Regione Lazio oltre alle Provincie e ai Comuni di Roma Napoli e Trieste, sull'integrazione di alunni di etnie diverse nella scuola. Il progetto, coordinato dall'Adei Wizo e giunto alla sua quinta edizione coinvolge le città di Napoli, Roma e Trieste, è rivolto a insegnanti e alunni di scuole di ogni ordine e grado e si avvale della lunga esperienza israeliana sulle relazioni educative interculturali con lo scopo di creare e favorire un'atmosfera di accoglienza e di partecipazione attiva all'interno delle classi affinché, in un clima di collaborazione e interesse reciproco, gli alunni possano confrontarsi fra loro nel rispetto di ogni diversità.
"Giù la maschera!", è l'invito che con fare convincente e accattivante Angelica Calò Livne ha fatto ai trenta allievi dell'ISIS "Rosario Livatino" di San Giovanni a Teduccio, periferia est di Napoli.
Partendo dalla sua esperienza personale di animatrice teatrale, di cittadina e madre israeliana e di attenta osservatrice dei meccanismi del pregiudizio che impediscono una reale conoscenza tra le persone, Angelica ha provocato con tecniche appropriate e giochi di gruppo i ragazzi che, dapprima abbastanza ritrosi, si sono man mano sciolti sia nei movimenti che nelle parole.
Vari i concetti chiave espressi da Angelica con semplicità e grande forza comunicativa, come ad esempio, gettare la maschera e tirare fuori la parte più bella di noi stessi fa diventare più forti; conoscere chi appare completamente diverso, comprenderlo e condividerne le esperienze rende più responsabili verso gli altri, raccontarsi, parlare di sé, aiuta ad amare di più noi stessi.
Si tratta di tutte metodiche che tendono ad aumentare l'autostima, di cui spesso i ragazzi in età evolutiva difettano, e, nello stesso tempo, a combattere la disistima preconcetta per l'altro avvertito come diverso.
L'Istituto di San Giovanni a Teduccio che ha scelto di di essere intitolato a Rosario Livatino il "giudice ragazzino" ucciso dalla mafia, si mostra particolarmente attivo in tutte le iniziative in difesa della legalità e del rispetto dei diritti e così a conclusione della giornata di studio si è tenuto un incontro supplementare tra un buon numero di docenti ed Angelica Calò Livne con domande e scambi di idee e con la promessa di ripetere al più presto l'esperienza.

(Notiziario Ucei, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Polonia, un atleta iraniano rifiuta di dare la mano al collega israeliano

È lunga la bibliografia delle competizioni abbandonate dagli atleti iraniani perché nei dintorni c'è un avversario dello Stato ebraico. Ma un gesto così palese, davanti alle tv, non s'era mai visto. Bisogna risalire alla fine di ottobre scorso per trovare le prime immagini di quel rifiuto. Immagini che ora stanno facendo il giro della rete.
È successo tutto in Polonia, alla fine di una competizione di sollevamento pesi. L'atleta israeliano Sergio Britva vince la gara. Battendo, per pochi grammi, Hossein Khodadadi, un iraniano. Che, quando si trova sul podio, rifiuta davanti a tutti di dare la mano a Britva.
Lì per lì nessuno dice nulla. Non se ne accorgono nemmeno gli inviati della delegazione israeliana. Tant'è vero che la notizia non trova riscontro da nessuna parte. Fino a quando qualcuno non mette in giro il video su YouTube, dando il via al fiume di commenti sdegnati degli internauti.
La cerimonia di premiazione ha seguito il suo corso. E Khodadadi ha dovuto "subire" l'Hatikva, l'inno ufficiale israeliano, senza poter abbandonare il podio. Cosa che qualcuno temeva avrebbe fatto. La Iranian Student's News Agency ha scritto che è la prima volta dal 1979 che un atleta dello Stato islamico compare di fianco a uno dello Stato ebraico. (Leonard Berberi)


(Falafel Cafè, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'offensiva dei coloni: video anti Netanyahu e protesta di piazza

GERUSALEMME, 17 nov. - Un video clip, postato su Internet, per contestare il primo ministro Benjamin Netanyahu. E una manifestazione, fissata per domenica, per protestare contro l'ipotesi di una nuova moratoria nella costruzione degli insediamenti in Cisgiordania. Questo il piano dei coloni del movimento 'My Israel', legato al Yesha Council, che hanno lanciato una loro personale campagna contro il premier.
Il video, in particolare, mostra il presidente statunitense Barack Obama e quello dell'Anp (l'Autorita' nazionale palestinese) Abu Mazen (Mahmoud Abbas) mentre si preparano un hamburger alla Casa Bianca. Obama stringe tra le mani una bottiglietta di ketchup con l'immagine del premier israeliano e dice ad Abu Mazen: ''Ecco come mi piace Netanyahu". Nel prosieguo del video, Abu Mazen chiede a Obama, chiamandolo con il suo secondo nome 'Hussein', se intende aggiungere sale. ''Mangio Netanyahu senza sale" risponde Obama, citando un'espressione ebraica che significa che Netanyahu non e' in grado di creare alcun problema al presidente Usa.
Per quanto riguarda la manifestazione in programma per domenica, invece, i coloni hanno intenzione di scendere in strada anche a Samaria e Binyamin, cosi' come a Kedumim, Karnei Shomron, Efrat, Kiryat Arba e Beit El.

(Adnkronos, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Inaugurato un museo d'arte all'interno dell'ex fabbrica di Schindler

VARSAVIA, 17 novembre - Inaugurato ieri nell'ex fabbrica Oskar Schindler, il nuovo Museo d'arte contemporanea di Cracovia (Mocak). Il museo è stato costruito dall'architetto fiorentino Claudio Nardi, che nel 2007 assieme al suo collega Leonardo Prioli vinse il concorso per la sua costruzione. Il museo si estende per 10 mila metri quadrati ricavati sul terreno dell'ex fabbrica dell'imprenditore tedesco Schindler, che durante la Seconda guerra mondiale salvò centinaia di ebrei del ghetto di Cracovia dalla deportazione. Secondo la direttrice del Mocak, Maria Anna Potocka, la prima mostra che sarà allestita nella nuova sede fra sei mesi sarà dedicata alle rappresentazioni della "Storia nell'arte".

(Notiziario Ucei, 17 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Discorso antisemita del responsabile della sicurezza di Hamas

Al-Aqsa TV, il canale TV di Hamas, ha mandato in onda un discorso pubblico di Mahmoud Al-Zahhar, responsabile per la sicurezza di Hamas.
Nonostante il tentativo di Hamas di accreditarsi come un movimento non antisemita, l'odio per il popolo ebraico è chiaro dalle dichiarazioni di Al-Zahhar.
In questo discorso pubblico, infatti, il leader di Hamas giustifica le numerose espulsioni degli ebrei nella storia. Ovviamente, una storia riletta a piacere. Ecco alcune frasi del suo discorso:
"Perché la Francia espulse gli ebrei nel 1253? Perché loro versavano il sangue dei francesi e cospiravano contro di loro. Da qui, gli ebrei si spostarono in Gran Bretagna, dove vissero solo 27 anni, sino a quando gli inglesi non si accorsero dei loro crimini e li espulsero nel 1280. Chiediamo agli ungheresi: perché avete espulso gli ebrei nel 1360? Chiediamo ai belgi: perché avete espulso gli ebrei nel 1870? Chiediamo ai tedeschi: perché avete espulso gli ebrei nel 1384? Chiediamo agli spagnoli: perché avete espulso gli ebrei nel 1492? I russi, inoltre, espulsero gli ebrei nel 1882 perché cospiravano contro lo zar. I tedeschi, infine, espulsero gli ebrei nuovamente nel 1945 ".
Inoltre, Al-Zahhar fa una sua lettura, del tutto inventata, della storia biblica, sostenendo che sia stato il Faraone ad espellere gli ebrei dopo il periodo di Giuseppe. Il discorso si conclude con la promessa che le espulsioni continueranno ancora perché Allah espellerà gli ebrei dall'intera Palestina.

(FocusMo, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele valuta come utilizzare il nuovo scudo antimissile Iron Dome

di Alfatau

Iron Dome
Prosegue in Israele l'addestramento della prima unità destinata a gestire lo "scudo antimissile" Iron Dome, sviluppato dalla israeliana Rafael, del quale ha già acquistato due batterie, mentre gli Stati Uniti hanno accettato di fornire i fondi per l'acquisto di altre nove.
Mentre questa fase si sta prolungando oltre il previsto, in quanto la preparazione del personale si è dimostrata più complessa di quanto inizialmente stimato, prosegue in Israele la discussione su come utilizzare questo sofisticato sistema d'arma: pare che le forze armate vogliano evitare uno spiegamento delle batterie presso i centri abitati ritenuti a maggior rischio di attacco, preferendo la soluzione di collocarle a presidio delle principali base aree israeliane, dalle quali potrebbero essere ri-dislocate in pochissimo tempo a protezione degli abitati sotto attacco da parte di missili a corto raggio.
È evidente la preoccupazione dei militari di definire come obiettivo prioritario la conservazione della piena operatività delle proprie basi aeree e di altri siti strategici, tra i quali non è difficile pensare ai depositi di armi nucleari di cui lo Stato ebraico è notoriamente dotato. Inoltre, la protezione garantita da Iron Dome consentirebbe alle forze aeree israeliane anche di accrescere la propria capacità offensiva, liberando i propri aerei dal compito di proteggere le proprie basi, cosa assai rilevante in caso di operazioni offensive, quali, ad esempio, quelle che gli analisi hanno descritto nei diversi scenari di un attacco preventivo contro l'Iran.
Nel frattempo Rafael, l'azienda israeliana che ha realizzato Iron Dome, sta ampliando la propria offerta con un nuovo sistema missilistico superficie-superficie denominato Iron Flame, un sistema a basso costo che, utilizzando appunto le tecnologie di ricerca e intercettazione del bersaglio sviluppate con Iron Dome, dovrebbe fornire un'ampia modularità di testate da guerra e di strumenti elettronici per l'impiego nei più diversi tipi di attacco di precisione, con proiettili a frammentazione o penetranti - armi quindi non più destinate ad un uso difensivo, come si è detto per Iron Dome, ma di evidente utilizzo offensivo, a dimostrazione del fatto che è assai difficile separare, nella moderna tecnologia militare, l'aspetto offensivo da quello difensivo.
Significativamente, il nuovo sistema d'arma è stato presentato dalla Rafael nella conferenza internazionale, organizzata dall'associazione israeliana delle unità di artiglieria, tenutasi a Zikhron Yaakov, uno dei più antichi insediamenti sionisti costituito in Israele dal barone Edmond James De Rotschild nel 1883, sul tema "Combattimento a fuoco e con armi combinate in aree urbane".

(clarissa.it, 15 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Blogger arrestato per offese all'Islam, in Palestina

L'ANP ha arrestato un blogger accusato di avere offeso l'Islam. Il controllo sui social network sta diventando una pratica sempre più diffusa nei paesi musulmani

L'arresto di un giovane blogger palestinese, che avrebbe sbeffeggiato la religione musulmana con insulti diffusi attraverso il suo profilo Facebook e alcuni blog, sta riaprendo l'eterno dibattito sull'estremismo religioso dei governi di ispirazione musulmana e sui limiti alle libertà individuali imposti dai dettami dell'Islam.
Waleed Hasayin ha ventisei anni e vive a Qalqilya, in Cisgiordania. A fine ottobre è stato arrestato mentre si trovava come ogni giorno in un piccolo internet cafè della sua città. Secondo le autorità palestinesi sarebbe lui l'apostata che da tempo, con il nome di Waleed al-Husseini, si prende gioco dei fedeli musulmani in giro per la rete. L'accusa, se confermata, potrebbe costargli l'ergastolo. Un gruppo su Facebook sta addirittura chiedendo la sua esecuzione.
Secondo l'Autorità Nazionale Palestinese, Waleed avrebbe creato un profilo su Facebook usando lo pseudonimo "Allah l'Onnipotente" e da lì avrebbe iniziato a promuovere l'ateismo e a prendere in giro i versi del Corano. Oltre al suo profilo Facebook, che nel frattempo è già stato cancellato, avrebbe anche pubblicato alcuni saggi in arabo sul blog Noor al Aqel (Luce della ragione) e in inglese su Proud Atheist, identificandosi come «un ateo di Gerusalemme». Secondo quanto scrive il New York Times, i saggi presentano «argomenti sofisticati con uno stile schietto e audace». In uno di questi, intitolato "Perché ho abbandonato l'Islam", Waleed al-Husseini scrive che i musulmani «credono che tutti quelli che lasciano l'Islam siano o un agente o una spia di qualche stato occidentale, di solito Israele» e che non capiscono che «le persone sono libere di pensare e di credere in quello che vogliono». In qualche altro passaggio si è spinto ancora più in là descrivendo Maometto come un «maniaco sessuale» e Allah come un «Dio antropomorfo primitivo».
La finezza con cui alcuni di questi saggi sembrano essere stati scritti ha fatto dubitare che possano essere soltanto opera di Waleed. Suo padre, un barbiere che lavora a Qalqilya, e i suoi parenti stanno cercando di difenderlo dicendo che, sì, è laureato in informatica ma che non sarebbe mai in grado di filosofeggiare in questo modo, né tanto meno di riscrivere versi del Corano. Le autorità palestinesi hanno fatto sapere che non lasceranno trapelare nessun dettaglio sul caso finché Waleed resterà sotto interrogatorio e che la sua permanenza agli arresti è stata decisa soprattutto per proteggerlo. Nella sua città, infatti, anche moltissimi dei suoi coetanei sembrano favorevoli alla sua condanna.

(ilPost, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Italia-Israele: fondazione Crt, un milione di euro per innovazione

TORINO, 16 nov - Il Consiglio della Fondazione Crt ha deliberato un bando bilaterale da un milione di euro finalizzato a partnership tra imprese italiane ed israeliane. Lo ha annunciato, oggi, il segretario generale della Fondazione Crt Angelo Miglietta. Il bando e' promosso da JStone Srl, management company della Fondazione Crt e l'Agenzia Israeliana per la ricerca e sviluppo del Ministero dell'Industria di Israele, che ha stanziato un altro milione di euro.
"Si tratta di una iniziativa importante - ha aggiunto Miglietta - perche' si e' deciso di farlo con una realta' molto sviluppata nel settore della ricerca per offrire opportunita' di sviluppo a imprese e singoli ricercatori". Per ogni progetto sara' destinata una cifra tra i 100mila ed i 150mila euro.
"Novita' dell'iniziativa - ha sottolineato Dario Peirone, ad di JStone - e' che si tratta di un finanziamento non a rendicontazione, in tre rate e che, se dara' luogo a prodotti brevettabili, sara' restituito, senza interessi nell'arco di cinque anni, dando cosi' luogo ad una sorta di fondo di rotazione".
L'iniziativa sara' presentata la prossima settimana a Tel Aviv e partira' il prossimo mese. "E' una scommessa sulla capacita' di selezionare imprese che sappiano - ha aggiunto il presidente di JStone Mario Rey - scommettere e vendere sul mercato".

(AGI, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Un esempio di riconciliazione tra ebrei israeliani e arabi palestinesi


(Jews for Jesus, 16 novembre 2010

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele all'avanguardia nella difesa

Presentato oggi a Gerusalemme quello che è già stato definito «il miglior satellite israeliano di sempre». Il congegno - battezzato Optsat3000 - presenta numerosi vantaggi: leggero, compatto, garantisce immagini ad altissima definizione e capacità di geolocazione estremamente accurata.
Un piccolo gioiello realizzato dalle industrie aerospaziali israeliane (IAI), che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico nazionale e internazionale in occasione della seconda Conferenza annuale sulla sicurezza aerospaziale presso il centro congressi della città santa.
Deagel.com - uno dei più importanti e noti siti d'informazione su equipaggiamenti militari e aviazione civile - ha definito Optsat3000 il rappresentante della «terza generazione di dispositivi satellitari per l'osservazione visiva messi a punto da IAI/MBT. Il satellite è basato su una piccola piattaforma generica multi-funzionale che può adattarsi a strutture diverse, la stessa piattaforma utilizzata nei satelliti TECSAR per l'osservazione radar».
La conferenza sulla sicurezza aerospaziale - il secondo appuntamento del genere organizzato a Gerusalemme - è una straordinaria vetrina per nuovi progetti, come appunto Optsat3000, ma anche un forum per discutere delle principali tendenze nell'aviazione militare e civile, in Israele e all'estero. Intelligence aerospaziale, sistemi missilistici di difesa e d'attacco, velivoli senza pilota: di tutto questo, e altro ancora, discutono militari, politici, rappresentanti di Paesi stranieri e privati, tra cui decine di aziende del settore. Settore che in Israele suscita grandissimo interesse: «Il livello della minaccia contro di noi - ha dichiarato il colonnello Amnon Ben-Daviv, parlando in apertura dei lavori - è talmente elevato che dobbiamo sempre essere al meglio».

(FocusMo, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

LEWIS PR sigla una partnership con agenzia PR israeliana

L'azienda offre un portafoglio completo di servizi corporate e marketing PR, e dispone di un ampio numero di clienti. AllMedia è stata fondata nel 2003 da Oren Bason e conta attualmente dodici professionisti appartenenti a due divisioni, AllMedia e Doran Communications, brand affermato nel settore delle PR con 22 anni di esperienza, acquisita da AllMedia l'anno scorso."Questo è un risultato significativo per LEWIS, in quanto ci consente di offrire servizi di alto livello ai nostri clienti in Israele" ha dichiarato Andres Wittermann, Executive VP EMEA di LEWIS PR. "Recentemente, abbiamo assistito a un forte aumento della domanda a livello globale per organizzare campagne di PR e, in questo senso, Israele è un mercato molto interessante, soprattutto per molti dei nostri clienti B2B. Il team di AllMedia ha costituito per molti anni un'ottima società di consulenza, e noi siamo molto entusiasti di iniziare questa collaborazione con loro". "Siamo lieti di diventare partner in Israele di LEWIS PR, che consideriamo leader mondiale nel campo delle pubbliche relazioni, marketing e social media", ha aggiunto Oren Bason, fondatore e direttore generale di AllMedia. "Dal momento che gran parte dei nostri clienti sono aziende internazionali, abbiamo sempre creduto che si possa fornire un significativo valore aggiunto tramite un network internazionale. Le nostre due agenzie hanno un portafoglio di clienti internazionali e prospettive molto simili, così come una forte attenzione alle relazioni con i media. Non vediamo l'ora di creare una collaborazione con LEWIS, che può permetterci di offrire ai clienti un solido network di servizi". "Israele è ben conosciuto per il suo ricco mercato tecnologico, che nel corso degli anni ha generato un vasto numero di start up leader in questo settore. Il mercato israeliano è famoso anche per essere stato il primo ad adottare nuove tecnologie - una caratteristica che può accrescere l'interesse verso Israele come un mercato in crescita con grandi potenzialità e soluzioni tecnologiche", ha concluso Oren. Per maggiori informazioni

(IGN, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, protesta dei coloni: numeri dei ministri sul web

"Mandate un sms per dire il vostro parere": questo l'invito dei coloni israeliani che hanno pubblicato su Internet i numeri dei telefoni cellulari di tutti i Ministri.
Il tentativo dei coloni è quello di convincere il Governo Israeliano a respingere la proposta statunitense di una nuova moratoria di tre mesi nella costruzione di insediamenti in Cisgiordania. Per questo motivo, gli attivisti hanno pubblicato una pagina Web che riportava tutti i numeri di telefono dei ministri del Governo, eccezion fatta solo per quello del Premier Netanyahu.
"Telefonate subito, o almeno inviate loro un SMS per dire quello che pensate", è stato l'invito dei coloni in protesta, a corredo della pubblicazione. La pagina è stata però oscurata nel giro di pochi minuti.
Obama ha offerto ad Israele una serie di incentivi militari e politici in cambio del congelamento di nuove costruzioni nelle colonie per tre mesi: il Presidente americano spera, così, di rilanciare il processo di pace in Medio Oriente. Netanyahu attende di conoscere i dettagli della proposta e, secondo il consigliere isreaelino Nir Hefetz, non appena sarà in possesso di queste informazioni, il Primo Ministro rimetterà la decisione al voto del Consiglio della Difesa. Secondo la stampa, il voto atteso sarebbe favorevole alla proposta di Barack Obama.
I coloni hanno cercato, dunque, rendendo pubblici i cellulari dei Ministri, di far sentire la voce dei contrari direttamente ai membri del Governo.

(CnrMedia.com, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Piloti israeliani in addestramento a Decimo fino al 26/11

Impegnati nell'esercitazione Vega 2010 con Aeronautica Italiana

CAGLIARI, 16 nov - Piloti dell'Aeronautica militare israeliana saranno impegnati fino al 26 novembre prossimo nell'esercitazione bilaterale Vega 2010 che prende il via oggi nell'aeroporto di Decimomannu, sede del Reparto sperimentale e di standardizzazione al tiro aereo. L'esercitazione si inserisce nel contesto di attivita' di cooperazione internazionale allo scopo di confrontare differenti tecniche di impiego e garantire l'addestramento avanzato unitamente allo scambio di esperienze fra equipaggi delle aeronautiche militari Italiana e Israeliana.

(ANSA, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Parlamentare libanese attacca Hezbollah

In un'intervista alla televisione Abu Dhabi TV, il giornalista e parlamentare Ugab Saqr, ha attaccato Hezbollah, accusandolo di voler portare il
Saqr, in tal senso, ha evidenziato che se Hezbollah deciderà per un'azione violenta nel prossimo futuro, si trasformerà in un movimento di milizie mafiose e instaurerà una dittatura nel sud del Libano. In tal senso, Saqr ha paragonato questa ipotesi a quanto accaduto nel passato con la "resistenza palestinese": anche i palestinesi instaurarono nel Sud del Libano una repubblica dittatoriale (la Repubblica di Fakhani), invisa alla popolazione locale. Non a caso, infatti, Saqr ha ricordato che, quando gli israeliani entrarono in Libano nel 1978, vennero accolti dalla popolazione locale con feste e lancio di riso.

(FocusMo, 16 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Libano, Clinton punta il dito contro la fornitura di armi ad Hezbollah

Il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha puntato il dito contro le forniture di armi e tecnologia agli Hezbollah.
Il riferimento è alla Siria, accusata di aver trasferito missili al movimento libanese filo-iraniano. In un'intervista pubblicata sul quotidiano libanese Al-Nahar, Clinton ha condannato le intimidazioni con cui gli Hezbollah stanno cercando di sabotare l'inchiesta internazionale sulla morte del primo ministro libanese Rafik al-Hariri .

(FocusMo, 15 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Nazisti negli Usa con l'aiuto della Cia

di Francesco Semprini

Lo scienziato tedesco Arthur L. Rudolph
I servizi segreti statunitensi hanno garantito rifugio e protezione a diversi esponenti o collaboratori del regime nazista. Il nuovo capitolo oscuro della storia del secondo dopoguerra emerge da un rapporto del Dipartimento di Giustizia americano - tenuto nascosto per oltre quattro anni - che ricostruisce i tratti salienti della caccia a un paio di dozzine di affiliati al regime tedesco. Nelle 600 pagine del dossier, che ha richiesto sei anni di lavoro, si ripercorrono le tappe principali di questa vicenda, come la caccia al dottor Josef Mengele, conosciuto come «l'angelo della morte» di Auschwitz, un pezzo del cui scalpo sarebbe conservato in uno degli archivi del governo Usa. O l'omicidio di un ex soldato delle SS, avvenuto in New Jersey negli Anni 80. O lo scambio di identità tra John Demjanjuk e la guardia del campo di Treblinka, nota come Ivan il terribile.
Si tratta insomma di un catalogo dei successi e dei fallimenti compiuti dagli esperti dell'Ufficio per le indagini speciali (Osi), creato nel 1979 dal dipartimento di Giustizia per dare la caccia e deportare tutti i criminali nazisti ancora in circolazione. Da allora ne sono stati identificati oltre 300. Ma l'aspetto «più inquietante» del dossier - spiega il New York Times, che lo ha visionato integralmente - è il coinvolgimento della Cia nella fuga di alcuni esponenti nazisti. Lo stesso Osi parla di «collaborazione del governo con i persecutori», alcuni dei quali «furono fatti entrare nel Paese, anche se si aveva piena consapevolezza del loro passato e delle loro responsabilità».
«L'America è sempre stata orgogliosa di essere un rifugio sicuro per i perseguitati - prosegue l'Osi -, in alcuni casi però ha dimostrato di esserlo anche per i persecutori». Uno di questi è Otto Von Bolschwing, uno degli assistenti di Adolf Eichmann, che contribuì a mettere a punto il piano per «liberare la Germania da tutti gli ebrei». Dal 1954 Bolschwing diventa un uomo della Cia e alcuni funzionari dell'intelligence si chiedono, come risulta dai memo raccolti, «come comportarsi nel caso emergesse il passato del loro collaboratore tedesco».
Venuto a conoscenza dei suoi legami col regime, nel 1981 il Dipartimento di Giustizia americano tenta di deportare l'ex nazista, che morirà poco dopo, a 72 anni.
Un altro caso rilevante è quello di Arthur L. Rudolph, uno scienziato esperto di missili che nel 1945 viene portato negli Stati Uniti dove lavorerà per la Nasa nell'ambito dell'Operation Paperclip, un programma che prevede il reclutamento di scienziati che avevano operato con il regime nazista, ed è considerato il padre del missile Saturno V. Il suo reclutamento era un fatto di «interesse nazionale», spiega un memo del dipartimento di Giustizia del 1949 secondo cui lasciar tornare lo scienziato in patria, dopo che si era rifugiato in Messico, «avrebbe compromesso la sicurezza degli americani» e per questo era meglio assoldarlo.
Ancora più celebre è il caso di Werner von Braun, l'ingegnere tedesco che, dopo aver portato qualche centinaio di missili V2 su Londra durante la seconda guerra mondiale, portò l'America nello spazio: prima con il lancio in orbita del satellite artificiale Explorer 1 poi con la missione sulla Luna dell'Apollo 11.
Ora però lo scottante dossier voluto nel 1999 da Mark Richard, avvocato di lungo corso del dipartimento di Giustizia, rischia di trasformarsi in una patata bollente per il presidente Barack Obama.

(La Stampa, 15 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: difesa antimissilistica dal 2015

Per quella data si suppone che Iran disporra' dell'arma nucleare

GERUSALEMME, 15 nov - Israele disporra' di un sistema stratificato di difesa da razzi e missili a corto, medio e lungo raggio nel 2015. E' quanto e' emerso da una conferenza aerospaziale che, col patrocinio del governo israeliano, si e' tenuta oggi a Gerusalemme. Non per caso il sistema sviluppato dagli ingegneri e scienziati israeliani, sara' operativo quando, nella stima di Israele, l'Iran avra' il possesso di armi nucleari. Un obiettivo, questo, che Teheran nega di voler acquisire.

(ANSA, 15 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Chirurghi israeliani all'Andosilla

VITERBO - 15 novembre 2010 - I chirurghi dell'ospedale di Civita Castellana, ieri e oggi, hanno ospitato alcuni colleghi provenienti da Israele per una due giorni di approfondimento e di confronto realizzata presso l'ospedale Andosilla. A rendere possibile l'incontro è stato il corso sulla chirurgia laparoscopica della parete addominale che si è tenuto nella struttura sanitaria falisca e che è stato svolto dall'equipe dell'Unità operativa di Chirurgia generale, diretta da Fabio Cesare Campanile.
L'iniziativa formativa, che si è conclusa oggi, era rivolta agli operatori sanitari interessati ad approfondire le tecniche della chirurgia laparoscopica per la riparazione delle ernie addominali.
Durante le due giornate di corso i professionisti italiani e israeliani hanno assistito ad alcuni interventi di chirurgia laparoscopica avanzata delle ernie e hanno potuto apprendere le tecniche ricostruttive per le quali l'ospedale civitonico è un punto di riferimento.
Questi incontri periodici rivolti all'aggiornamento di chirurghi ospiti sono ormai divenuti frequenti all'Andosilla e proprio da Israele è stato richiesto un corso straordinario per altri specialisti provenienti dal Paese mediorientale, che non hanno potuto partecipare all'evento di oggi. La richiesta è stata accolta dal dottor Campanile e l'iniziativa sarà replicata nel mese di dicembre.

(TusciaWeb, 15 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Studenti bresciani a Cracovia nei luoghi simbolo dell'ebraismo

di Manuel Venturi

Prosegue senza soste il viaggio del Treno per Auschwitz nella sua marcia di avvicinamento a quello che sarà il momento più emozionante: la visita di oggi al campo di concentramento di Auschwitz-Birkenau. Ieri è stata affrontata un'altra tappa importante del percorso: la visita guidata alla città di Cracovia, dedicata soprattutto a scoprire i quartieri di Kazimierz e Podgorze, zone simbolo della cultura ebraica all'interno della città che vennero anche immortalate nel film «Schlinder's list» di Steven Spielberg.
Kazimierz fu il luogo simbolo della comunità ebraica, che prima della seconda guerra mondiale poteva contare su quasi 70mila persone (oggi sono poco più di un centinaio), mentre a Podgorze, lontana dal centro storico e situata al di là del fiume Vistola, venne eretto il ghetto ebraico (circondato da mura costruite con le lapidi del museo ebraico della città, macabro presagio di ciò che sarebbe accaduto nei mesi successivi), che rappresentò un punto di transito per la suddivisione tra i lavoratori considerati abili e coloro che erano destinati al massacro nei campi di sterminio.
Dopo la visita agli altri luoghi simbolo dell'ebraismo a Cracovia, tra cui il cimitero ebraico e la sinagoga Remut'h, i viaggiatori hanno potuto visitare le bellezze della città polacca, come il centro storico, la piazza del mercato, la cattedrale ed il castello posti sulla collina di Wawel.
DOPO IL POMERIGGIO turistico, ieri sera è stato dato ampio spazio alla riflessione, accompagnata dalle note dei Klezmorim, un gruppo di dieci musicisti bresciani che prende il nome dai musicanti ebrei dell'Europa orientale. La sinagoga progressista Tempel è stata il teatro per uno spettacolo in cui il gruppo ha proposto un breve viaggio nella musica ebraica ed yiddish, tra testi sacri e canzoni popolari che raccontano la vita dei villaggi ebraici dell'est Europa. La musica è stata utilizzata per creare empatia tra i ragazzi e la cultura ebraica, supportati dalle spiegazioni del professor Rolando Anni, cha ha fatto da guida alla comprensione dei canti. Ma gli studenti non si sono limitati ad ascoltare: abbracciando la filosofia del Centro Studi Officina Memoria, che stimola il pieno coinvolgimento da parte dei ragazzi per favorire la comprensione dell'orrore del passato, alcuni alunni dell'istituto Gambara si sono resi protagonisti leggendo brani dedicati all'ebraismo ed alle canzoni proposte, in una riflessione tra la cultura ebraica e la Shoa. Con un semplice obbiettivo: creare una vicinanza con quella cultura che i nazisti miravano ad eliminare per sempre, per rendere ancora più coinvolgente il viaggio di oggi tra i resti del campo di concentramento di Auschwitz.

(Bresciaoggi.it, 15 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Quando l'Olocausto fece tappa in Romania

Scoperta una fossa comune a Iaşi: secondo i ricercatori e i testimoni sono ebrei uccisi durante la Seconda Guerra mondiale

di Sergio Dalla Ca' di Dio

Archeologi dell'Istituto di Storia A.D. Xenopol di Iaşi, nel nord della Romania, al confine con la Repubblica Moldava, hanno realizzato il mese scorso un'importante scoperta: in una foresta a dieci chilometri dalla città la squadra di ricercatori coordinati da Adrian Cioflâncă ha identificato diverse fosse comuni contenenti resti umani.
Secondo gli studi effettuati si è stabilito che si tratta delle vittime del massacro commesso dall'Armata Rumena nel 1941, quando nelle foreste a nord di Iaşi furono uccisi circa cento ebrei, tra cui donne e bambini. "Gli ebrei furono costretti a scavarsi da soli la tomba, poi furono svestiti, fucilati e gettati dentro la fossa. In seguito si è chiuso tutto buttando calce", spiega Elisabeth Ungureanu, assistente capo del progetto.
Nel periodo della Seconda Guerra mondiale la comunità ebraica di Iaşi era numerosa, raggiungendo circa i quaranta mila abitanti, quasi il quaranta per cento della popolazione della città. "Si viveva bene allora, eravamo in buoni rapporti con tutti. Poi è arrivata la guerra e ha rotto gli equilibri: da allora in città sono rimasti al massimo trecento ebrei", dichiara Pincu Keiserman, presidente onorario della comunità ebraica locale.
Il professor Cioflâncă sostiene che "nel margine ovest della fossa sono stati identificati frammenti ossei umani. Uno di loro ha una ferita alla zona della tempia dovuta probabilmente al calcio di un fucile". Oltre a sedici crani, sono stati trovati scheletri, una mandibola e una serie di oggetti che evidenziano come le vittime fossero civili e non militari. Tra questi bottoni di abiti, una fibbia di cintura e la suola di una ciabatta numero 35, probabilmente da donna. Inoltre scavando si sono raccolte pallottole calibro 7,92 utilizzate dall'esercito rumeno in tempo di guerra.
Documenti di archivio dimostrano che, nell'estate del 1941, in zona agiva il 6o Reggimento Cacciatori della 14a Divisione, condannato per crimini di guerra nel 1948: è quindi probabile che i ritrovamenti di questi giorni siano da mettere in legame con l'azione svolta dal gruppo di militari.
Abitanti del luogo parlano con un po' di fatica dei fatti dell'epoca, il passato pesa ancora in modo consistente nel ricordo dei sopravissuti al conflitto. Nel 1941 convogli di ebrei di Iaşi venivano trasportati nelle foreste della zona. I fatti raccontati dai sopravvissuti al tempo si assomigliano tutti, tremendamente uguali a quelli più famosi di altre zone europee del conflitto: donne, uomini, bambini. Giovani soldati a eseguire gli ordini. Raffiche di mitra. Una scena ripetuta giornalmente. I testimoni di allora, per la maggior parte adolescenti, hanno aiutato i ricercatori a scavare esattamente dove era necessario, in un bosco in cui alberi e sentieri sembrano tutti uguali.
"Sono arrivati tutti nel giro di due mesi. Erano gruppi di cinquanta-cento persone. Li portavano nel bosco, si sentiva la raffica, le urla...Io pascolavo le mie mucche e vedevo tutto", sostiene il signor Bosînceanu, che all'epoca era solo un ragazzino. I sedici teschi scoperti potrebbero aumentare presto: la fossa scoperta potrebbe ospitare decine, se non centinaia, di ebrei uccisi. Secondo Cioflâncă potrebbero addirittura esistere altre fosse nei dintorni: "L'archeologia sarà essenziale per fare chiarezza definitivamente".
Di certo per il momento si sa che nella zona di Iaşi sono state uccise numerose persone in seguito alla decisione presa dal Maresciallo Ion Antonescu, allora capo del regime in Romania, di "mettere fine al problema degli ebrei".
E' la prima volta che si ha la prova di un massacro di questo genere compiuto dalle truppe rumene: da anni si parla di questo genere di azioni effettuate nel nord-est della Moldavia, in Bucovina e in Bassarabia, ma non si erano mai trovate prove inconfutabili prima di adesso.
Dopo quasi sette decenni si riscrive la storia: le vittime della deportazione iniziano ad esistere ufficialmente anche in Romania, che entra a tutti gli effetti nella triste mappa dell'Olocausto.

(PeaceReporter, 15 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas può colpire Tel Aviv con i suoi razzi

Intelligence: Egitto non impedisce il contrabbando di armi

TEL AVIV, 14 nov. - Secondo fonti d'intelligence israeliana, Hamas, il gruppo estremista palestinese che controlla la Striscia di Gaza, dispone di un razzo con una gittata di 80 chilometri, in grado di minacciare direttemante Tel Aviv.
Le fonti hanno anche criticato l'Egitto, che a loro avviso non starebbe facendo abbastanza per impedire il traffico di armi attraverso la rete di tunnel scavati sotto il confine alla Striscia di Gaza. I tunnel, secondo le fonti, sono concentrati in un'area non più lunga di 4 chilometri. "L'Egitto può fermare il contrabbando di armi nel giro di 24 ore se vuole" hanno detto le fonti.

(Apcom, 14 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele autorizza l'ingresso di 8000 falascià in 3 anni

GERUSALEMME - Il governo israelino accogliera' in 3 anni 8000 etiopi falascia', membri dell'antica comunita' ebraica locale, costretti a convertirsi al cristianesimo nel XVIII e nel XIX secolo. In base alla "Legge del Ritorno", che formalmente non si dovrebbe applicare nel loro caso, otterranno la cittadinanza israeliana, anche se dovranno sottoporsi ad una cerimonia di conversione rituale che sancisca il loro ritorno nella comunita' ebraica .

(AGI, 14 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Genova, un ebreo racconta: «Gli arabi ci minacciano»

«Ho visto la morte negli occhi»: così uno studente israeliano iscritto alla facoltà di Architettura dell'Università di Genova ha descritto al diffuso quotidiano Yediot Ahronot un'aggressione che riferisce di avere subito martedì scorso in mensa da parte di un palestinese originario di Gaza.
Il giovane israeliano, di nome Assaf (26 anni), ha detto al giornale che durante il diverbio l'assalitore, Ibrahim Abdel Haji, avrebbe impugnato un coltello da cucina, annunciando la propria determinazione a ucciderlo, incoraggiato a gran voce da decine di altri studenti islamici; l'israeliano è comunque riuscito a fuggire, ed è rimasto incolume.
L'Yediot Ahronot ha dedicato ampio spazio alla vicenda , sostendo che gli studenti israeliani iscritti all'Università di Genova, una quindicina, «vivono all'ombra di una minaccia permanente». Il giornale cita una testimonianza secondo la quale già un anno fa il presunto assalitore, Ibrahim Abdel Haji, minacciò di uccidere un altro studente israeliano.
Assaf ha lamentato che solo uno dei presenti si sia detto pronto a fornire, se richiesto, la propria testimonianza. Il giornale israeliano, da parte sua, si chiede che cosa impedisca adesso alla polizia locale di fermare il giovane palestinese che, in apparenza, «minaccia di uccidere studenti israeliani».
In un'intervista alla radio militare, lo stesso Assaf ha aggiunto che nel clima di intimidazione creatosi «gli studenti israeliani ormai si spostano solo in coppie e le ragazze, in particolare, sono molto impaurite». Il giovane ha raccontato che nella mensa dove si è verificato l'incidente «esiste una netta maggioranza di studenti islamici, per lo più libanesi, palestinesi e siriani. Gli stessi studenti italiani ed europei si sentono intimoriti». Anche nei dormitori della facoltà di Medicina, a suo dire, ci sarebbe «un'atmosfera che mette paura».
Sulla vicenda, intanto la Digos della questura di Genova ha aperto un'indagine, anche se il racconto del giovane israeliano non troverebbe per ora conferme nelle prime testimonianze raccolte dagli agenti, in cui si parlerebbe di un diverbio «molto acceso», ma che si sarebbe limitato alle parole.
Il rabbino capo di Genova ha chiesto un incontro al questore del capoluogo ligure.

(Il Secolo XIX, 14 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I ripetitori e noi

di Ugo Volli

Per chi si trova come me a seguire giorno per giorno la stampa e le polemiche politiche intorno all'ebraismo e a Israele, la sensazione dominante, a tratti asfissiante, è la ripetizione: il ritorno ossessivo degli stessi temi, degli stessi argomenti, delle stesse polemiche. Un circolo non nicciano, un ritorno dell'identico che non induce saggezza, ma noia e sconforto.
Vediamo per esempio le ultime note di cronaca. Prima c'è stato quel professore di provincia che non voglio nominare, a ritirar fuori le storie (scipite se non fossero oltraggiose, semplicemente stupide se non riguardassero un lutto così grande) sull'"industria" della Shoà, sul numero dei morti, sull'uso politico di Auschwitz per favorire Israele. Quante volte abbiamo sentito queste cose? Quante volte abbiamo ribattuto, argomentato, spiegato? Abbiamo fatto un appello riguardo a questo stesso personaggio due anni fa, ottenendo - sembrava - la cancellazione del suo master. Invano, a quanto pare, perché l'ha rifatto e certamente lo rifarà, lui come quegli altri Faurisson, Irving & company, sempre pronti a rifriggerci la stessa canzone. La ripetizione negazionista non argomenta sulle nostre risposte, si limita a riproporre il suo dubbio cinico e vigliacco, ignorando ogni altra voce.
Poi è stata la volta del sinodo dei vescovi, che ha ripreso invece il ritornello dell'"ingiustizia" di Israele, riparazione della Shoà a danno dei poveri innocenti indigeni palestinesi. Quante volte abbiamo dovuto ripetere che gli ebrei non sono mai stati assenti da Eretz Israel negli ultimi tremila anni, né Eretz Israel dai loro cuori? Quante volte abbiamo spiegato che l'impresa sionista precede di mezzo secolo la "soluzione finale", che la dichiarazione Balfour è del '16 [in realtà è del 1917 ndr], ripresa poi nei trattati internazionali che chiusero la prima guerra mondiale; quante volte abbiamo ricordato i pogrom palestinesi del '29 e '36, la collaborazione del Muftì con Hitler, quante volte abbiamo detto che nel '47 Ben Gurion accettò la divisione dell'Onu e invece gli arabi la rifiutarono, che la guerra viene da loro? Invano anche qui. I vescovi ci ricantano la vecchia favola dei palestinesi innocenti e dei cattivi imperialisti israeliani con le loro colonie. In questo caso con un pizzico di teologia popolare: dato che un ebreo di nome Gesù è stato ammazzato dai romani, noi abbiamo perso il diritto a rivendicare la nostra terra. Chiaro, no? Non si discute. Israele non ha diritto di parola, se replica e quando argomentiamo le sue ragioni, è come parlare al muro.
Il capitolo successivo è stato Pio XII e la serie televisiva che lo esalta. Abbiamo avuto cento volte un bel dire che non ce ne importa nulla della beatificazione cattolica, che i ritratti sugli altari delle chiese non ci interessano, e che però avremo bene il diritto di discutere su chi ci ha aiutato nel momento delle stragi e chi non l'ha fatto, di essere grati a chi ci ha salvato e non a chi la Chiesa vuol promuovere per ragioni sue. Abbiamo documentato - non ci voleva molto, in verità - quell'assordante silenzio di papa Pacelli prima durante e perfino dopo la Shoà, abbiamo chiesto invano di accedere agli archivi per verificare se davvero, come dicono, siano state emanate istruzioni segrete per la solidarietà nonostante l'evidente pubblico distacco; ci ribattono le solite stupidaggini, che dobbiamo pensare di più al rabbino Zolli buonanima, che Golda Meir ha addirittura mandato un telegramma educato in Vaticano in morte di Pio XII, che prima era arrivata perfino un'orchestra a cercare rapporti culturali, come se queste fossero medaglie al valore e non atti di cortesia, e che insomma, faremmo meglio a stare zitti, perché lo sceneggiato Rai era semplicemente ottimo dato che mostrava il grande aiuto che papa Pacelli ci diede, e se non ce n'eravamo accorti prima, peggio per noi, adesso siamo avvertiti e faremmo meglio a conformarci. Ripetizioni arroganti.
E quando il presidente dell'Ucei ha cercato di spostare il discorso sulla famigerata preghiera del Venerdì Santo, la cui nobile richiesta è la conversione degli ebrei, cioè in buona sostanza che gli ebrei finalmente si tolgano dai piedi come entità collettiva, un nuovo grande silenzio segue, un silenzio nobile, solenne, dilatato, in cui si compendia la sovrana sapienza di un regno molto più che millenario, che dei perfidi non cura: un silenzio ripetuto anche lui, "fin de non recevoir", come si dice in diplomazia. Ma il papa invece subito dopo ci assicura che "il dialogo con gli ebrei è prezioso", "nonostante vi siano stati nella storia momenti in cui il rapporto è stato teso". Teso, ecco. "Certo, queste affermazioni non significano misconoscimento delle rotture affermate nel Nuovo Testamento nei confronti delle istituzioni dell'Antico Testamento. [...] Tuttavia questa differenza profonda e radicale non implica affatto ostilità reciproca." (Ansa 11 novembre 2010). Queste sono, badate, le conclusioni del Papa del sinodo dei vescovi, tratte senza nominare Israele e alludendo in maniera criptica alla teoria della "fine del popolo eletto", esposta alla stampa dal presidente della commissione del sinodo. E' la stessa minestrina calda che avevamo sentito durante la sua visita alla sinagoga di Roma, con lo stesso rifiuto di anche solo nominare Israele e la stessa bizzarra idea della necessità di superare l'"ostilità reciproca", come se noi avessimo chiuso nei ghetti loro, noi bruciato i loro libri e ammazzato allegramente i loro fedeli... Gesti ripetuti nella totale noncuranza dell'altro.
Ripetizioni, ancora ripetizioni... ci sono consolazioni e moralità nella ripetizione, per esempio della preghiera o degli obblighi e degli affetti della famiglia, come scrisse Kierkegaard in uno dei suoi libri più curiosi. Ma nel dialogo, nella discussione politica, la ripetizione è mancanza di ascolto e di considerazione. Essere così circondati da ripetenti dovrebbe farci pensare. Perché noi abbiamo grande accesso alla sfera pubblica, parliamo molto. Ma poi non abbiamo risposte fuori dalle ripetizioni più ostinate che ci ributtano addosso stereotipi millenari. A che serve parlare a chi ci ripete sempre la stessa cosa?

(Notiziario Ucei, 14 novembre 2010)


«
A che serve parlare a chi ci ripete sempre la stessa cosa?» A niente. O meglio, serve a legittimare di fatto l’istituzione cattolica, che è interessata soltanto a confermare se stessa nella ripetizione delle sue “autorevoli” parole, non ad ascoltare le parole dell’altro. La chiesa cattolica è “mater et magistra”, può forse venirle dal di fuori qualche verità che non abbia già concepito nel suo seno? Nella storia non sono stati soltanto gli ebrei a non poterlo fare, ma tanti altri che hanno tentato di farle arrivare parole tratte da quegli Scritti Sacri di cui si ritiene depositaria. E tanti, non solo ebrei, ne hanno dovuto subire le tragiche conseguenze. M.C.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Germania - Il rabbino Di Segni: il medico non è un giudice e reagisce come essere umano

ROMA, 14 nov. - "Quanto accaduto in Germania deve portare a una riflessione: il medico non e' un giudice e non puo' essere un giudice, anche partendo dal fatto che tutti i malati potrebbero essere peccatori, ma il medico e' anche un essere umano e reagisce come tale". Cosi' il rabbino capo della Comunita' Ebraica di Roma, Riccardo Di Segni, medico, ha commentato all'Adnkronos la decisione di un chirurgo, ebreo, in Germania di non operare un paziente perche' aveva tatuata su un braccio una svastica. L'operazione e' stata poi effettuata da un altro medico.

(Adnkronos, 14 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Verso il matrimonio civile in Israele?

di Alfredo Mordechai Rabello

Recentemente la Knesset ha approvato "il patto di dualità" (coppia) per due persone "senza religione" onde due persone considerate dal Rabbinato israeliano come non-ebree potranno sposarsi civilmente in Israele; l'ammontare dell'imposta di registrazione è uguale a quello di un matrimonio religioso. Se da un lato si tratta di un provvedimento che risolverà solo pochi problemi personali, dall'altro si è venuto a creare un precedente per un riconoscimento del matrimonio civile per chi lo voglia.

(Notiziario Ucei, 14 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

"Dagli antifascisti mi sarei aspettato più attenzione sulle leggi razziali"

Intervista a Giorgio Israel di Alma Pantaleo

Le radici del fascismo, il suo rapporto con l'antisemitismo, il ruolo degli scienziati nella diffusione della politica razziale, il personaggio Bottai. Questi alcuni degli argomenti che Giorgio Israel, professore ordinario di Storia della Matematica all'Università di Roma La Sapienza, tratta nel suo libro "Il fascismo e la razza. La scienza italiana e le politiche razziali del regime", che verrà presentato lunedì 15 novembre a Roma (ore 17,30), presso Palazzo Giustiniani - Senato della Repubblica. Proprio con l'autore del saggio abbiamo affrontato i nodi principali della delicata e annosa questione del razzismo fascista....

(l'Occidentale, 14 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Rav Eliahu Birbaum
Insediato il nuovo rabbino capo della comunità ebraica di Torino

E' l'israeliano Eliahu Birbaum. Alla preghiera anche Amos Oz

TORINO, 13 nov - E' stato insediato stamattina con una cerimonia in Sinagoga, il nuovo rabbino capo della comunita' ebraica torinese , Eliahu Birbaum. Al culto anche il rabbino capo Askenazita d'Israele, Jona Metzger. Ieri sera si e' tenuta la preghiera vespertina anche alla presenza dello scrittore Amos Oz che ha detto di non aver mai preso parte a una cerimonia simile. Per la prima volta a Torino oggi e' stato seguito il rito tradizionale di investitura che negli ultimi anni era stato ripristinato, secondo le antiche usanze sull'inizio del magistero, soltanto dalle comunita' di Trieste di Modena.

(ANSA, 13 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Io, ebrea, vi dico: avrei operato il malato neonazi

di Fiamma Nirenstein

Per essere chiari: io l'avrei operato, per senso di responsabilità come medico e di pietà come essere umano, e, se si vuole, anche perché in un ebreo, religioso o laico come me, il rispetto per la vita è un precetto primario. La vita viene prima di tutto, persino prima dello shabbat, il Sabato di santo riposo in cui per salvare la vita propria o altrui, tuttavia, anche (...)
(...) chi osserva i precetti può agire senza peccato fuori dalle norme. Un attimo però, non stiamo comunque parlando di un irresponsabile: il dottore ebreo-tedesco che a Paderborn nel Nord Reno-Vestfalia ha rifiutato di operare il paziente trentaseienne con una vistosa svastica e un'aquila reale tatuate su un braccio, non l'ha abbandonato alla morte. Il paziente sta bene, operato da un sostituto. Ma la questione resta seria: vale da giustificazione che un ebreo abbia nella mente la pur immensa, straripante memoria dello sterminio nazista per rifiutare le cure a un neonazista, un antisemita, un malvagio idiota, tatuato con la svastica? La risposta, come dicevamo, è talmente palese da essere banale: sono passati più di 60 anni, il paziente ha 36 anni, e inoltre il medico cura sempre e comunque, e soprattutto chiunque....

(il Giornale, 13 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Carter ottiene da Hamas una lettera di Shalit

Hamas ha consegnato all'ex presidente americano Jimmy Carter una lettera di Gilad Shalit, il caporale israeliano catturato nella striscia di gaza dal 25 giugno 2006. Lo rivela il quotidiano israeliano Haaretz secondo cui si tratta della prima lettera dal giugno 2008 del giovane soldato ostaggio dei terroristi palestinesi.

  
GAZA, 13-11-2010 - Hamas ha consegnato all'ex presidente americano Jimmy Carter una lettera di Gilad Shalit, il caporale israeliano catturato nella striscia di Gaza dal 25 giugno 2006. Lo rivela il quotidiano israeliano Haaretz secondo cui si tratta della prima lettera dal giugno 2008 del giovane soldato ostaggio dei terroristi palestinesi.
Nella lettera il soldato israeliano, rapito in un raid oltre confine nei pressi della Striscia di Gaza nel 2006, scriveva allora di "sognare il giorno del mio rilascio" e rivolgendosi ai familiari dice di non vedere "l'ora di vedervi di nuovo. Spero che questo giorno arrivi presto, ma so che non dipende da me o da voi".
"Faccio appello al Governo (israeliano, ndr.) perché continui a negoziare il mio rilascio e affinché si astenga dal concentrare gli sforzi nella liberazione dei soldati in Libano", si leggeva nella lettera di Shalit del 2008.
Durante una recente visita nella Striscia di Gaza, il ministro degli Esteri tedesco Guido Westerwelle Westerwelle ha invitato i rapitori di Shalit a "lasciarlo andare a casa dalla sua famiglia", un giorno dopo aver incontrato il padre del soldato, Noam Shalit, a Gerusalemme.
Hamas ha chiesto la liberazione di centinaia di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane in cambio della libertà di Shalit, negando al prigioniero israeliano regolari visite della Croce Rossa Internazionale.
I negoziati si sono bloccati negli ultimi mesi dopo il fallimento della mediazione tedesca nel raggiungere un accordo.

(RaiNews24, 13 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Avi Lebovich la stella del jazz di Israele tra folk e hip hop

di Franco Fayenz

Non risulta, salvo errore, che finora il jazz d'Israele sia stato ospitato in Italia per concerti di rilievo. Quindi l'arrivo in prima e unica data italiana del trombonista Avi Lebovich con la sua orchestra - chiamata semplicemente The Orchestra - per il terzo appuntamento di Aperitivo in Concerto domani mattina alle 11 al Teatro Manzoni, ha anche il valore di una prima assoluta. The Orchestra si compone di 16 musicisti (tre trombe, quattro sassofoni, tre tromboni compreso il direttore, tastiere, chitarra, violoncello, contrabbasso, batteria, percussioni) e pertanto è a tutti gli effetti quella che gli americani chiamano una jazz big band, una grande orchestra di jazz.
Con ciò, Aperitivo si mostra subito consapevole del ritorno alla ribalta delle big band sul modello degli anni Trenta del secolo scorso. Ma c'è una differenza sostanziale che rispecchia oggi la difficile congiuntura economica del mondo occidentale. Quelle orchestre erano gioiose macchine da ritmo che celebravano il Newdeal dopo la grande crisi del 1929; le attuali sono piuttosto rifugi di sicurezza dove i musicisti si ritrovano insieme.
Il tema di questa ventiseiesima stagione, com'è noto, è l'interesse di Aperitivo per le componenti musicali delle diaspore dei neri e degli ebrei, rappresentate soprattutto dalle città di New York e di Tel Aviv. E da Tel Aviv, centro di un melting pot analogo a quello della Grande Mela americana, proviene appunto Avi Lebovich, solista e arrangiatore che ha collaborato fra gli altri con Chick Corea, Roy Hargrove, Wynton Marsalis, Slide Hampton di cui è stato allievo, Milton Jackson e James Moody. Il suo merito principale è aver riunito in The Orchestra i solisti più ammirati della scena musicale israeliana, coniugando il jazz con le influenze musicali provenienti dal Medio Oriente. In questo modo ha dato vita a una formazione capace di notevole varietà interpretativa ed espressiva che ha nel suo repertorio gli standard del jazz contemporaneo, il rock, l'hip hop e l'elettronica.
È opportuno porre in rilievo che per l'alto livello conseguito, Avi Lebovich & The Orchestra si pongono con pieno merito nel migliore contributo ebraico alla storia del jazz. Basti citare i nomi di Benny Goodman, Milton Mezzrow, Bill Evans, Ziggy Elman, Stan Getz, Al Cohn, Dave Brubeck; Lee Konitz e John Zorn, protagonista magnifico delle tre ore di Masada Marathon che Aperitivo in Concerto gli ha dedicato lunedì scorso.

(il Giornale, 13 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Un giornale accusa: "Le bandiere egiziane sono fatte in Israele". Scoppia la polemica

Dietro a ogni bandiera egiziana c'è una fabbrica israeliana. Il quotidiano de Il Cairo, al-Masry al-Youm, ha pubblicato dei documenti ufficiali in cui, senza tanti giri di parole, c'è scritto che i vessilli egiziani sono d'importazione e sono fatti nello Stato ebraico. Il ministro dell'Industria e del commercio del governo Mubarak, Rashid Mohammed Rashid, ha subito smentito la notizia, ma le firme, il testo del documento e le bolle di accompagnamento raccontano tutta un'altra storia.
«Le bandiere sono trasportate nei container e attraversano il valico di Taba o Rafah», scrive il quotidiano egiziano. E il viceministro egiziano si è limitato solo ad aggiungere che «la legge del nostro Paese non vieta l'importazione della merce dallo Stato ebraico».
«Questo è uno scandalo nazionale», ha attaccato il parlamentare Abbas Abd al-Aziz. «Anche io ho i documenti che provano questa vergogna». Nel mare delle polemiche che si sono scatenate, però, il governo egiziano ha sempre negato questa notizia.
Quella delle bandiere stampate altrove non è uno scandalo che tocca solo l'Egitto. Qualche mese prima, proprio Israele ha scoperto che la maggior parte dei suoi vessilli erano realizzati in Cina o nella nemica Turchia. E proprio per questo, la settimana scorsa è stato approvato - in fase preliminare - un emendamento in cui s'impone di far produrre le bandiere con la Stella di Davide solo entro i territori dello Stato ebraico. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 13 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Chirurgo ebreo non opera neonazista

Intervento eseguito da un altro medico

BERLINO, 12 nov - Un chirurgo ebreo ha abbandonato la sala operatoria dove si preparava a operare un paziente quando ha scoperto che l'uomo aveva lo stemma del Terzo Reich tatuato su un avambraccio. Il dottore si e' accorto dell'immagine di un'aquila imperiale sopra una svastica quando era gia' tutto pronto per l'intervento. Ha spiegato che la sua coscienza non gli permetteva di eseguire l'intervento, ha lasciato la sala e lo ha detto alla moglie dell'uomo. L'operazione e' stata eseguita da un altro chirurgo.

(ANSA, 12 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'ultimo viaggio di Ariel Sharon: torna a casa nel suo ranch in mezzo al deserto

Una delle ultime foto di Ariel Sharon nel suo ranch dei Sicomori
Una delle ultime foto scattate lo ritraeva in mezzo alle pecore nel suo ranch dei Sicomori, nel deserto del Negev. Un'istantanea significativa, perché realizzata quando Israele era minacciata da ogni parte e la sua popolazione - un po' come le pecorelle - non solo era smarrita, ma aveva bisogno del conforto del leader.
Quel leader, verso le 6 e mezza di venerdì mattina, è stato messo dentro a un'ambulanza con i suoi cavi, i suoi macchinari, i suoi tubetti di plastica e la sua instancabile scorta. Destinazione: Negev. Il triste epilogo di Ariel Sharon, 82 anni, è tutto qui: in una stanza d'ospedale - il "Chaim Sheba" di Tel Hashomer - che dopo cinque anni si svuota, in un'ambulanza che si allontana silenziosa, in un uomo che dal gennaio 2006 si trova in uno stato di coma vegetativo. E nelle discussioni - a tratti accese - tra i figli dell'ex primo ministro israeliano che volevano tenerlo in ospedale e la direzione della struttura che, più realisticamente, aveva bisogno di liberare le camere di degenza (una seconda era occupata dai parenti e dalla scorta).
Dopo un'ora - scrive il quotidiano online Ynet - l'ambulanza, seguita dal cordone degli agenti dei servizi segreti dello Shin Bet, è entrata nel ranch dei Sicomori. Alcuni minuti prima la strada era stata sbarrata, la stampa tenuta lontana da quello che era il luogo di villeggiatura di Sharon e, nella sua camera da letto, venivano installate le ultime apparecchiature mediche che dovranno tenere ancora in vita il fondatore di "Kadima".
Per i medici non ci sono più speranze. Per i figli Ariel deve continuare a vivere. L'unica consolazione - per l'ex falco diventato colomba - è che ora potrà riposare nel luogo che più preferiva. In mezzo alle sue pecorelle, al suo fieno, al suono della vita agricola e di quello del vento del deserto. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 12 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Lo scrittore Amos Oz contestato dai manifestanti di Free Palestine

Protesta al Teatro Regio di Torino nel corso di una lezione di fronte a duemila studenti. Striscioni e volantini contro Israele e con i nomi dei morti durante la campagna militare contro Hamas.

TORINO - Urla, scritte antiisraeliane, volantinaggio davanti al teatro: un esiguo ma rumoroso gruppo di manifestanti ha contestato così, davanti al Regio di Torino, lo scrittore Amos Oz che stava per tenere una lezione davanti a duemila studenti. Gli striscioni e i volantini contro Israele recano i nomi delle persone morte durante la campagna contro Hamas. I contestatori - una decina - appartengono al movimento Free Palestine e continuano a presidiare il teatro; non si registrano però incidenti, anche grazie al consistente dispiegamento di forze di polizia.
Free Palestine ha sintetizzato in due slogan la protesta. Uno recita: "Free Palestine boicotta Israele", l'altro elenca tutti i 1.800 morti della offensiva "piombo fuso" scatenata due anni fa dall'esercito israeliano contro Hamas.
Free Palestine è la stessa organizzazione che nel 2008 contestò la partecipazione al Salone del Libro di Amos Oz, David Grossman e Abraham Yehoshua, scrittori israeliani considerati filo-governativi.
Oz è nel capoluogo piemontese in occasione della prima edizione del Premio Salone Internazionale del Libro di Torino, che gli è stato consegnato domenica scorsa ad Alba, nel Cunese. Dopo diversi incontri tra Alba, Costigliole d'Asti, Canelli, Asti, Casale Monferrato e Bosco Marengo, conclude oggi a Torino la sua settimana in Piemonte. Terminata la sua lectio magistralis al Teatro Regio, nel pomeriggio incontrerà i lettori alla Libreria Luxemburg in compagnia della scrittrice Elena Loewenthal, traduttrice dei suoi libri dall'ebraico all'italiano.

(la Repubblica, 12 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hezbollah, video elogio dell'Iran per i servizi al Libano

Nonostante i tentativi di Hezbollah di accreditarsi unicamente come movimento nazionale libanese, la sua dipendenza e sottomissione all'Iran, diventa sempre più palese.
A dimostrarlo è anche un video mandato in onda dalla TV di Hezbollah, Al-Manhar, e postato successivamente su Youtube. In questo video, intitolato, molto significativamente "Iran's services to Lebanon", viene fatto un elogio costante della Repubblica Islamica e viene descritto il suo ruolo di aiuto e sostegno al Libano. All'inizio del video, a simboleggiare l'unione tra i due Paesi, le bandiere del Libano e dell'Iran sventolano insieme. Il video si trova al seguente indirizzo.

(FocusMo, 12 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Una lingua comune

di Anna Segre

Dieci o vent'anni fa non avrei mai immaginato che una serata di discussione e confronto tra donne nella mia comunità, aperta a tutte e volutamente non elitaria o specialistica, potesse svolgersi prevalentemente in ebraico; eppure è proprio questo che è accaduto la settimana scorsa al bet midrash delle donne di Torino. Non è sorprendente, s'intende, che sia stata tenuta in ebraico (con traduzione in italiano) la lezione della nostra nuova rabbanit, la signora Renana Birnbaum; alla lezione sono poi seguite domande, con repliche e controrepliche, e più la discussione si infervorava più ci si dimenticava di tradurre. Ho fatto mentalmente il conto delle persone presenti e mi sono resa conto che più di metà era in grado di capire l'ebraico: una percentuale piuttosto inconsueta per una comunità della diaspora, dovuta alla presenza di un certo numero di israeliane. E questo è un altro fatto curioso, perché fino a pochi anni fa gli israeliani in comunità si vedevano pochissimo, soprattutto se non osservanti. Questa volta, invece, non solo le israeliane erano presenti, ma anche molto partecipi: la padronanza della lingua aveva modificato le abituali dinamiche del gruppo.
Una volta avevo la convinzione che gli israeliani "laici" fossero molto più lontani dall'ebraismo di noi ebrei della diaspora, costretti dalla nostra condizione di minoranza a riflettere continuamente sulla nostra identità. Ma per rovesciare questa impressione basta invitare qualche israeliano a un seder: noi magari ci siamo suddivisi le parti con molto anticipo, ci siamo allenati a leggere, abbiamo analizzato il testo e studiato commenti, poi quelli arrivano, aprono l'Haggadà, magari con l'aria di chi è capitato lì per caso e non sa cosa ci sia scritto, e ovviamente leggono molto meglio di noi, per di più in modo tale da far capire il senso. In effetti conoscere la lingua significa essere all'interno della cultura, percepire le sfumature di significato di ogni parola, coglierne lo spessore storico. A un convegno qualche anno fa ho sentito una scrittrice israeliana affermare orgogliosamente "Il re David potrebbe leggere i miei libri", e aveva perfettamente ragione. Forse le matriarche non si sentirebbero troppo a disagio nel nostro bet midrash.

(Notiziario Ucei, 12 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

L'esercito Usa aumenterà il suo stock bellico in Israele

GERUSALEMME, 11 nov. - L'esercito americano incrementerà in modo considerevole il proprio arsenale bellico d'emergenza in Israele entro la fine del 2012. Lo scrive oggi il quotidiano israeliano Haaretz, precisando che l'aumento previsto è di un valore di circa 400 milioni di dollari e si aggiungerà a quello attuale, stimato in 800 milioni di dollari. L'esercito americano mantiene uno stock di armi in alcuni paesi alleati, fra cui Israele, Corea del Sud e i Paesi del Golfo. In virtù di un accordo speciale, Israele può utilizzare questo materiale con l'autorizzazione degli Stati Uniti in caso di emergenza, come accadde nell'estate 2006 nella guerra contro Hezbollah in Libano. L'arsenale consiste in veicoli blindati, artiglieria, munizioni, ma anche bombe di precisione per l'aviazione militare. Gli armamenti saranno depositati nei siti dell'aeroporto Ben Gurion di tel Aviv e presso la base militare di Nevatim.

(Apcom, 11 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Pasqua ebraica sul Lago Maggiore

Secondo il distretto turistico dei laghi l'interessa da parte dei turisti israeliani verso il Verbano sarebbe in crescita. Tanto da ottenere una pagina dedicata su Go Travel

Il lago Maggiore
I turisti israeliani guardano sempre più all'Italia e al Lago Maggiore. Questo interesse ha portato la destinazione turistica del Verbano a essere presente su uno dei principali siti web di turismo, Go Travel, che conta 75.000 visitatori mese. Nella sezione Europa, Go Travel pubblica infatti uno speciale dedicato Lago Maggiore realizzato con la collaborazione del Distretto Turistico dei Laghi Monti e Valli, che ha fornito informazioni e materiale iconografico.
Go Travel (www.gotravel.co.il) è un sito professionale e indipendente di turismo, realizzato da editori appassionati di viaggi. Si rivolge a un pubblico di target medio alto, con buona capacità di spesa, e quindi particolarmente interessato a viaggiare all'estero. Mediamente ogni anno sono più di 4 milioni gli israeliani che partono per le vacanze: numerosi si recano sul lago Maggiore in occasione della Pasqua Ebraica. La presenza sul sito Gotravel contribuirà, assieme alle iniziative messe in atto da Ceip Piemonte e cui il Distretto dei Laghi Monti e Valli in questi anni ha aderito con l'invio di materiale informativo (workshop, fiere ecc.), ad accrescere l'interesse della popolazione israeliana verso queste località.

(VareseNews, 11 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Seconda fiera e conferenza internazionale annuale dedicata al settore aerospaziale di Israele

Comprenderà una speciale tavola rotonda su progressi e soluzioni per la sicurezza dei carichi aerei

La seconda fiera e conferenza internazionale annuale dedicata al settore aerospaziale di Israele, che si svolgerà il 15 novembre 2010, a Gerusalemme, è organizzata da Technologies Group, un info-provider di contenuti technology-oriented attuali destinati a professionisti ed esperti di vari rami, operatori di mercato locali e ingegneri attivi nel settore dell'elettronica israeliano. La manifestazione è promossa e sostenuta dal Presidente israeliano, nonché dal Primo Ministro e dal Ministro della Difesa.
Il presidente della conferenza, il Colonnello (Res.) Amnon Ben-David, afferma: "A seguito dei recenti fatti relativi a pacchi bomba provenienti dallo Yemen e intercettati su aerei cargo diretti negli Stati Uniti, la conferenza di quest'anno prevede una tavola rotonda incentrata sul problema della sicurezza dei carichi aerei." E aggiunge: "La conferenza di quest'anno rappresenta un'opportunità per analizzare a fondo le soluzioni tecnologiche, sia tattiche che strategiche, già implementate nei settori dell'aviazione e spaziale."
Fra i principali argomenti in agenda: aviazione civile, tecnologie aeree e spaziali, difesa aerea e difesa attiva.
Il testo originale del presente annuncio, redatto nella lingua di partenza, è la versione ufficiale che fa fede. Le traduzioni sono offerte unicamente per comodità del lettore e devono rinviare al testo in lingua originale, che è l'unico giuridicamente valido.

(ANSA, 11 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: grazie ai viaggi religiosi previsti 150 mila italiani entro l'anno

Dopo sette anni, il segretariato pellegrinaggi italiano torna per la seconda volta in Israele con la collaborazione di Tzvi Lotan, direttore dell'ufficio nazionale dle turismo israeliano a Milano, «se il primo viaggio nel 2003 ha rappresentato un momento importante di ripresa e di cambiamento, il viaggio di quest'anno consolida la collaborazione fra gli operatori che programmano la destinazione per i viaggi religiosi, offrendo la possibilità di conoscere da vicino la storia e la cultura di Israele, ripercorrendo i luoghi della fede in Terra Santa». I pellegrinaggi religiosi rappresentano il target di riferimento per il flusso turistico proveniente dall'Italia: «oltre 120 mila italiani si sono recai in Isarale dall'inizio dell'anno, - prosegue Lotan - con una crescita del 30% rispetto al 2009: l'obiettivo è quello di superare la soglia dei 150 mila turisti italiani entro fine anno. Risultato ambizioso ma che, dati alla mano, crediamo di raggiungere anche considerando la performance estremamente positiva soprattutto del mese di ottobre che ha fatto registrare 404 mila visitatori totali. Sulla scorta di questi numeri contiamo di arrivare a soglia 200 mila italiani entro il 2012».

(Travel, 11 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, un rabbino impiega mezzo secolo per tradurre il Talmud Babilonese

Il rabbino Adin Steinsaltz
Ci ha messo quasi mezzo secolo. Una vita. Pagina dopo pagina, volume dopo volume, a 73 anni suonati il rabbino ortodosso Adin Steinsaltz ha appena finito la traduzione dall'aramaico in ebraico degli oltre 40 tomi del "Talmud Babilonese", uno dei testi fondamentali dell'ebraismo. E per questo si è guadagnato la deferenza dello Stato d'Israele. E, anche per questo, ha dovuto rompere il suo solito silenzio. Quello tipico di chi passa ore e ore sui libri. E studia. Anche quando l'età ormai imporrebbe di fare altro. Magari di riposare.
Personaggio particolare il rabbino Steinsaltz. Vicino ai centri del potere europeo fino a pochi anni, non ha mai esitato a usare la sua influenza in ambito internazionale per aiutare l'Ebraismo nel mondo. Come nel caso dell'apertura del primo collegio rabbinico a Mosca: il religioso ha sfruttato l'amicizia personale con Giulio Andreotti per convincere la Russia di Gorbaciov a dare l'ok.
Nato nel 1937 a Gerusalemme, il rabbino è figlio di Abraham Steinsaltz: un comunista rivoluzionario ed ex militante nel "Lekhy" (meglio conosciuta come "Banda Stern", attiva nella lotta armata contro il Mandato britannico in Palestina) e veterano delle Brigate internazionali che avevano combattuto in Spagna.
Il pregio principale del Talmud, ha spiegato il rabbino ai lettori dello "Yedioth Ahronoth", è che induce chi lo studia «a misurarsi con dubbi ed incertezze, a dedicarsi al dialogo, ad accettare il prossimo o chi ha un'opinione diversa». Parole che cadono nel vuoto, di questi tempi.
E a proposito di dissertazioni talmudiche, ecco un esempio: è giusto intonare in sinagoga inni di meraviglia «per la avvenenza della sposa» anche quando l'aspetto fisico lasci molto a desiderare? Veniva quindi chiesto ai rabbini babilonesi di stabilire se era meglio essere cortesi, oppure sinceri. Dopo lunghe elucubrazioni - tutte tradotte dal rabbino Steinsaltz - i religiosi di allora raggiunsero questa conclusione: «Sarebbe meglio mentire». (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 11 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Guerra totale all'antisemitismo»

Paolo Corsini: occorre vincere la sfida lanciata dai social network

Non abbassare la guardia contro l'antisemitismo. È questo il messaggio lanciato alla conclusione della conferenza Inter-parliamentary Coalition for Combating Antisemitism (Icca), una due giorni di lavori che ha visto la partecipazione di più di cento parlamentari provenienti da quaranta diversi Paesi. Nel summit è stato poi approvato un documento finale, il Protocollo di Ottawa, nel quale viene messo per iscritto il rinnovato impegno nella lotta contro l'antisemitismo partendo peraltro da un documento d'intesa firmato a Londra nel febbraio 2009. Da quella data - si legge nel Protocollo di Ottawa - si è registrato un aumento di episodi di antisemitismo, attacchi a ebrei e atti di vandalismo contro scuole e centri religiosi ebraici....

(Corriere Canadese, 11 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Truffa al fondo per la Shoah

di Claudio Gatti

NEW YORK. Dal nostro inviatoI falsi invalidi, i falsi braccianti agricoli, i falsi pensionati, tutto già visto e già fatto. Ma i falsi superstiti dell'Olocausto? Spacciarsi per invalido al fine di incassare un'indennità non dovuta è prassi diffusa un po' ovunque, ma farsi passare per ebreo e vittima della persecuzione nazista per truffare il governo tedesco non è da tutti.
Mercoledì scorso la procura di New York ha accusato 17 persone proprio di questo. Sei di loro erano dipendenti della Conference On Jewish Material Claims Against Germany, un ente creato dal governo tedesco nel 1951 per compensare gli ebrei sopravvissuti all'Olocausto con sedi a New York, in Germania e in Israele.
«Se ci sono fondi che dovrebbero essere immuni dalla frode, sono quelli creati per compensare e assistere i superstiti della persecuzione nazista», ha commentato il procuratore federale di Manhattan, Preet Bharara.
Gli inquirenti hanno invece scoperto ben 5.615 pratiche fraudolente, per un valore totale di oltre 42 milioni di dollari. Sostenute da una moltitudine di drammi e disgrazie inventate. Storie di fuga sotto i bombardamenti, di sopravvivenza nelle foreste o in nascondigli di ogni genere, dagli scantinati alle stalle. Tutte frutto della fantasia degli imputati. Però meticolosamente supportate da documenti contraffatti, fotografie di persone già morte e testimonianze non vere.
L'agente speciale dell'Fbi Steven Wintonick ha scoperto anche casi di vittime vere alle quali è stata invece negata l'indennità che spettava. Una di queste, dopo aver presentato una richiesta di compenso, aveva ricevuto una telefonata da Polina Breyter, un'impiegata della Conference, che l'aveva invitata a farsi aiutare nella pratica da un suo amico. Costui aveva poi avanzato una richiesta inaspettata: ti aiuto ma per velocizzare la pratica voglio una percentuale dell'indennità che avrai.
La persona aveva chiamato Breyter per dirle che non avrebbe mai accettato un ricatto del genere e questa, indispettita, aveva annunciato che avrebbe inviato la pratica in Germania affinché fossero i tedeschi a prendere la decisione finale, una procedura del tutto anomala visto che la sede di New York della Conference aveva il compito precipuo di selezionare e approvare le pratiche. Dieci mesi dopo, non avendo avuto notizie, la superstite aveva richiamato la Breyter per sollecitare una risposta e aveva scoperto che la pratica non era mai stata inviata in Germania e che senza l'aiuto del facilitatore consigliato non sarebbe mai andata avanti.
In combutta con i dipendenti della Conference c'era una mezza dozzina di persone che attraverso contatti personali o annunci su giornali in lingua russa per anni hanno setacciato la zona di Brighton Beach, un quartiere di Brooklyn popolato da ebrei russi e ucraini alla ricerca di persone a cui far presentare domanda di indennità o pensione. La maggior parte di queste erano di origine ebraica, anche se non tutte, ma non avevano i requisiti previsti per ottenere il risarcimento una tantum di 3.600 dollari o la pensione mensile di 411. A sistemare tutto con documenti contraffatti e poi approvare le pratiche ci pensavano Breyter e i suoi colleghi. In cambio, i beneficiari dovevano cedere la metà dell'indennità fraudolentemente ottenuta.
Ma che succederà adesso alle migliaia di falsi superstiti scoperti? Il procuratore Bharara è stato vago. Si è limitato a dire che l'inchiesta «è tuttora in corso».

(Il Sole 24 Ore, 11 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Energie rinnovabili in Israele

Una delegazione di specialisti americani in materia di energia si trova in Israele per discutere di energia rinnovabile e di riduzione della dipendenza dai combustibili fossili.
La visita, organizzata all'interno del Progetto Interchange, durerà una settimana e porterà gli specialisti ad incontrare i manager delle maggiori aziende di tecnologie energetiche alternative in Israele. Obiettivo degli incontri è quello di stabilire delle partnership strategiche tra Usa e Israele. Della delegazione fanno parte personalità come il Professor Marilyn Brown, co-destinatario del Premio Nobel nel 2007, Michael Eckhart, Presidente del Consiglio americano per l'energia rinnovabile, Jeff Anderson, Direttore esecutivo del Clean Economy Network e Gregory Staple, CEO dell'American Clean Skies Foundation.

(FocusMo, 10 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

''Pronta eliambulanza kamikaze contro Israele'', minacce da un forum di al Qaeda

A scrivere è un utente del portale che si fa chiamare 'Soldato di al-Qaeda' che sostiene di trovarsi nella striscia di Gaza. Nell'inviare una richiesta di aiuto espone il suo piano e lancia una nuova idea, quella di usare le eliambulanze degli ospedali per eseguire attentati kamikaze. Il messaggio in questione salta subito all'occhio perché si intitola: "ho la possibilità di sequestrare un elicottero. Chi mi può aiutare?". Il terrorista di al-Qaeda spiega che "in Egitto c'è un ospedale che si chiama Dar al-Fouad, al Cairo, dove è presente una eliambulanza. Lo so, si tratta di un elicottero non militare che si usa solo per trasportare i malati. Però un mujahid potrebbe sequestrarlo con indosso una cintura esplosiva e lanciarsi contro la vicina Israele. Si tratterebbe di un'azione facile da preparare". Ad un altro utente del forum, Abu Muslim, che gli fa notare come il velivolo verrebbe facilmente abbattuto dall'aviazione israeliana, risponde "il mio obiettivo è quello di dare un'idea ai mujahidin anche degli altri paesi arabi e stranieri. Non dimenticate che ci sono molti di noi che lavorano negli ospedali, come ad esempio quelli che si trovano in Giordania".
Non è un caso che idee e richieste di questo tipo giungano proprio dalla Striscia di Gaza, dove da quando Hamas ha attuato il suo colpo di mano prendendo il controllo della Striscia, sono sorti diversi gruppi armati salafiti di ispirazione qaedista. Nonostante il governo di Ismayl Haniye neghi che al-Qaeda sia presente in città, solo giovedì scorso è stato ucciso in circostanze misteriose Muhamad Jamal Nimnim. La sua auto è saltata in aria mentre si trovava al centro di Gaza. Era uno dei leader dell'Esercito dell'Islam e nel 2007 aveva fatto da mediatore con Hamas per il rilascio del giornalista britannico della Bbc, Alan Johnston, rapito dalle sue milizie. Secondo il sito web israeliano Debkafile sarebbe stato colpito da un razzo sparato da una nave da guerra Usa in navigazione nel Mediterraneo che da la caccia ai capi di al-Qaeda.

(Adnkronos, 10 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, arrestato alto dirigente di Hamas

Mahmoud Ramahi ricopre la carica di vicepresidente del parlamento palestinese a Ramallah - Mahmoud Ramahi, vicepresidente del Assemblea Legislativa dell'Autorità Nazionale Palestinese (Anp), istituito dopo gli accordi di Oslo nel 1994, con sede a Ramallah in Cisgiordania, è stato arrestato questa mattina dall'esercito israeliano. Ramahi è stato catturato all'alba, mentre si trovava nella sua abitazione a Ramallah, dopo un'incursione dei militari di Tel Aviv. ''Mi ha chiamato subito, ma la telefonata è stata interrotta bruscamente. Nessuno sa dove si trova adesso'', ha dichiarato ad al-Jazeera Mona Mansour, deputata di Hamas. Le autorità israeliane, per il momento, hanno confermato l'arresto senza fornire alcuna spiegazione. ''L'unica spiegazione è che gli israeliani vogliono boicottare i colloqui di riconciliazione tra Hamas e Fatah'', ha commentato Omar Abdul Razek, dirigente di Hamas in Cisgiordania. I due maggiori partiti politici palestinesi, Hamas e Fatah, sono in rotta da quando Hamas ha preso il potere nella Striscia di Gaza, con un colpo di mano violento nel 2007. A Damasco, da due giorni, sono in corso i colloqui tra le due formazioni politiche, dopo che altri tentativi di riconciliazione erano naufragati negli anni scorsi.

(PeaceReporter, 10 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Audi A8 superblindata per il premier israeliano

Una versione speciale e blindata della Audi A8 per il primo ministro israeliano Netanyau dal valore di 1 milione di euro

di Giuseppe Cutrone

Il premier israeliano Benjamin Netanyau userà per i suoi spostamenti una versione speciale della Audi A8, la berlina di rappresentanza della casa di Ingolstadt che già accompagna gli spostamenti di numerosi personaggi influenti del mondo della politica e di altri settori.
La A8 scelta dal governo israeliano è una variante derivata dalla A8 a passo lungo a cui però, com'è ovvio, sono stati aggiunti diversi dettagli che la rendono unica rispetto alla produzione di serie di questo modello. La limousine presidenziale sarà ovviamente blindata, con pneumatici run-flat per assicurare la marcia anche in caso di forature, sistema antincendio integrato e un abitacolo capace perfino di resistere a esplosioni di una certa entità, offrendo quindi una notevole sicurezza unita al comfort che ci si aspetta da un simile salotto su quattro ruote.
Non mancano poi accessori votati all'intrattenimento a bordo come il lettore DVD e le varie funzioni per la comunicazione con il mondo esterno, mentre il motore è il W12 da 6 litri in grado di erogare 450 CV per mezzo della trazione integrale Quattro.
La Audi A8 presidenziale è un vero e proprio mini-bunker semovente che sarà utilizzata in tutti gli spostamenti ufficiali del primo ministro israeliano. Parallelamente alla ricchezza di contenuti e al livello di sicurezza offerto, questa particolare A8 vede salire di molto il prezzo rispetto al listino ufficiale Audi, tanto da arrivare a costare qualcosa come 1 milione di euro, una cifra fuori dal comune per una berlina di queste dimensioni, ma assolutamente in linea con l'ambito di utilizzo a cui è chiamata.

(Motori.it, 10 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Da Casale a Parigi: 35 lampade del Museo dei Lumi

PARIGI - 10/11/2010 - Un folto gruppo di pubblico si è presentato lunedì sera per l'inaugurazione della mostra temporanea di lampade di Chanukkà presso il prestigioso Museo di arte e storia ebraica di Parigi.
Le 35 opere giunte dal Museo dei Lumi di Casale sono state ammirate da giornalisti, collezionisti, artisti e turisti ed hanno riscosso commenti entusiasti.
Elio Carmi e Claudia De Benedetti hanno raccontato e presentato il nuovo volume "Cento lumi per Casale Monferrato" (edizioni Skira, plurilingue)
''L'inaugurazione di una mostra d'arte ebraica contemporanea di per sé non è una notizia-ha detto la Debenedetti- ma la notizia è che avviene un gemellaggio ideale tra la l'ebraismo parigino, tra i più vivi e cosmopoliti d'Europa, e l'ebraismo casalese che, con caparbietà, gioia e amore ha deciso di lottare contro la demografia ed abitare giorno giorno dopo giorno, ricorrenza ebraica dopo ricorrenza ebraica, gli spazi dell'antico Ghetto e della splendida Sinagoga degli Argenti". E ha ricordato che il Museo dei Lumi è nato dieci anni or sono a Casale dove Elio Carmi ed Antonio Recalcati hanno voluto coinvolgere tanti amici artisti e chiedere loro di donare una lampada di chanukkà che sarebbe andata a formare il primo nucleo di una raccolta di lampade uniche al mondo. Con il 2010 la collezione, ospitata nel forno delle azzime della Comunità, ha raggiunto le 115 opere
A Parigi era presente una numerosa delegazione di casalesi tra i quali: Giorgio e Adriana Ottolenghi, Elio Laura Daniele DariaCarmi, Isa Corinaldi, Claudia, Mario e Alessandra Debenedetti, Aron Bobokza e Serena Tedeschi con la figlia Avigail, Franco Gervasio, Dirce e Vittoria Deregibus, Marco Porta, Maria Luisa Caffarelli; giovani e giovanissimi hanno anche approfittato dell'occasione per visitare le sale del museo ebraico in cui sono custoditi molti argenti di manifattura giudaico piemontese.
La direttrice del Museo ebraico di Parigi Laurence Sigal, con la preziosa consulenza di Antonio Recalcati è riuscita ad inserire le lampade moderne nello splendido edificio situato nel cuore del Marais.
All'inaugurazione era presente anche il Barone Eric de Rotschild, grande estimatore del complesso museale ebraico casalese con la moglie Beatrice Caracciolo, creatrice della centesima opera del Museo dei Lumi.
L'intenso pomeriggio di visite guidate, curate con professionalità dallo staff museale parigino, è culminato con un brindisi con Moscato, Barbera e Krumiri offerti dai sempre presenti sponsor Le Piole e Portinaro
Le nuove acquisizioni del Museo dei Lumi sono già pronte per essere presentate in occasione di Chanukkà il 5 dicembre.

(Il Monferrato, 10 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah - Il Ministero delle Finanze tedesco fu complice del regime nazista

BERLINO, 9 nov - secondo un rapporto provvisorio della commissione di storici che sta esaminando il ruolo avuto dal Ministero delle finanze del Reich durante la dittatura nazista la complicità del ministero delle Finanze tedesco nello sterminio degli ebrei ai tempi di Adolf Hitler sembra essere stata molto più grave di quanto si è creduto per decenni. "Più si esamina la sua attività e più si scopre che in molti settori il ministero delle Finanze collaborò con i nazisti più ancora di quanto fece il ministero degli Esteri" si legge nel primo rapporto provvisorio della commissione costituita l'anno scorso quando era ancora ministro Peer Steinbrueck (Spd), sull'esempio della commissione ordinata dall'ex ministro degli Esteri Joschka Fischer, dei Verdi. Il rapporto sui diplomatici era stato presentato il 28 ottobre scorso dal nuovo ministro degli Esteri, Guido Westerwelle (Fdp). Il ministero delle Finanze non ha solo finanziato il riarmo e poi la guerra dei tedeschi con le tasse e l'emissione di titoli di debito, ma ha anche attivamente portato avanti il saccheggio dei beni degli ebrei e di altri oppositori perseguitati dal regime nazista, confiscando per esempio le proprietà dei sei milioni di ebrei uccisi nei campi di sterminio. La commissione dovrebbe concludere la sua attività nel giro di tre o quattro anni.

(Notiziario Ucei, 10 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Livorno, rivive l'antica lingua segreta degli Ebrei

Recuperato il bagitto, elaborato per messaggi "criptati" in caso di pericolo e di persecuzioni

di Marco Gasperetti

LIVORNO - E' così misterioso il bagitto, l'antico linguaggio ebraico-livornese, che anche il suo significato sembra essere avvolto da un alone di segretezza esoterica. Che cosa significa? Alcuni studiosi credono che l'etimologia del termine derivi dallo spagnolo bajito, cioè "basso" e dunque sono convinti che il bagitto fosse il linguaggio della popolazione ebraica di basso rango, il "popolino". Eppure c'è chi, come Fabrizio Franceschini, docente di Storia della lingua italiana all'Università di Pisa, è convinto che il bagitto sia in realtà un idioma ebraico segreto e che provenga dallo spagnolo hablar bajito, cioè "parlare sottovoce", in modo celato. Un linguaggio, completo e complesso insomma (almeno sino a metà dell'Ottocento) elaborato dalla comunità ebraica livornese una delle più importanti in Italia e in Europa e utilizzato per messaggi "criptati" in caso di pericolo o in situazioni intime.
ESPRESSIONI IN CODICE ANCORA VIVE - «Nel periodo fascista si usavano espressioni in codice del tipo arriva tarzanì, per indicare l'arrivo di un nemico», spiega il professor Franceschini che sul bagitto ha svolto una ricerca insieme ad Alessandro Orfano. Oggi il bagitto è una lingua morta. Eppure se si ha la pazienza di girare per il centro storico livornese, soprattutto vicino al mercato centrale e piazza Cavallotti nella zona della sinagoga, si possono ancora ascoltare termini derivati dall'idioma segreto e poi diventate parole assolutamente essoteriche, cioè di pubblico dominio popolare. Tra queste chetilà (angoscia), nganaveà (rubare). E ancora il dispregiativi cazzirù (porcheria), bobo (sciocco), canuccà (persona vecchia e brutta). Anche la roschetta, termine livornese con il quale si indica i taralli salati, deriva dal bagitto.
ARCHIVIO SU CD-ROM - Franceschini e Orfano hanno realizzato un archivio sonoro memorizzandolo su un Cd-rom. Che, probabilmente, sarà anche pubblicato su Internet. Che il bagitto sia nato a Livorno, probabilmente intorno al diciassettesimo secolo, non è una sorpresa. A quel tempo il porto voluto dai Medici anche per contrastare Pisa, ex repubblica marinara, era un crocevia di etnie, religioni e un esempio altissimo di tolleranza. A Livorno, per la prima volta, furono pensate le così dette leggi Livornine che garantivano la libertà di culto. In città c'erano chiese cattoliche e protestanti, sinagoghe e persino moschee. La comunità ebraica era tra le più importanti in Europa. «Sino a metà a Ottocento il bagitto era un linguaggio completo», spiega Franceschini, «la comunità ebraica, di origine sefardite, aveva ufficialmente due lingue: quella portoghese, per gli atti amministrativi, e quella spagnola come idioma letterario. Il bagitto era la terza lingua con la quale si poteva parlare liberamente in pubblico senza rischiare di essere perseguitati, ma anche solo per raccontare cose intime che gli altri non dovevano sapere. Ed il bagitto è stato usato durante la persecuzione nazifascista». Alcuni testi letterari in bagitto sono già su Internet. E' il caso della la Betulia liberata di Luigi Duclou, (1832) . Altri si stanno cercando. Perché il segreto idioma può raccontarci ancora qualche incredibile storia che il tempo ha solo coperto ma non cancellato.

(Corriere della Sera, 9 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele autorizza la costruzione di altri insediamenti a Gerusalemme Est

Israele ha annunciato ieri un nuovo piano per la costruzione di circa 1.300 nuovi appartamenti a Gerusalemme Est. Il progetto, che è stato reso noto dal ministero dell'Interno, potrebbe creare nuovo imbarazzo al primo ministro Benjamin Netanyahu, che ha appena incontrato due giorni fa a New Orleans il vice presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.
Il governo israeliano intende espandere l'insediamento Har Homa con 978 nuove abitazioni e quello di Ramot con altri 320 appartamenti. La costruzione di nuove case rappresenta, al momento, la principale ragione dello stop ai negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. Questi ultimi hanno chiesto di fermare in maniera definitiva l'attività di costruzione rivendicano Gerusalemme Est come capitale del loro futuro Stato.
Le diplomazia regionale intanto cerca di far ripartire i colloqui. Il ministro degli Esteri e il capo dei servizi segreti egiziani saranno martedì a Washington per discutere con il segretario di Stato Hillary Clinton del processo di pace israelo-palestinese. Lo riporta il quotidiano Al Ahram. La visita di Ahmed Abul Gheit e Omar Suleiman coinciderà con quella del premier israeliano Netanyahu, che avrà giovedì un colloquio con Clinton. Suleiman è stato da poco in Israele: ha incontrato Netanyahu e il ministro della Difesa Ehud Barak e il presidente Shimon Peres.

(il Giornale, 9 novembre 2010)


Riportiamo alcuni titoli con cui la stessa notizia è stata riportata da altri giornali o agenzie:

Gerusalemme est: Ban Ki Moon preoccupato
Gerusalemme est: Obama, gli insediamenti non aiutano la pace
Gerusalemme est: schiaffo a Netanyahu. Approvato il piano per mille nuovi alloggi
Israele: il via libera alle colonie rischia di far fallire il processo di pace
Usa e Onu contrariati dall’annuncio di nuovi insediamenti
di Israele
Ue: Israele riveda la decisione di costruire 1300 nuovi insediamenti

La comunità internazionale si solleva contro l'annuncio di nuovi insediamenti
ebraici
Parigi "deplora" il piano per nuove costruzioni a Gerusalemme
Hague condanna i nuovi insediamenti in Gerusalemme est
Frattini, l’ok di Israele a nuovi alloggi è stata una doccia fredda


L’ostacolo al processo di pace dunque non è Hamas, che pubblicamente dichiara che non riconoscerà mai lo Stato d’Israele e si prepara a creare le condizioni per una sua sparizione. L’ostacolo fondamentale alla pace sta nel permesso concesso da Netanyahu alla costruzione in Gerusalemme Est di ben altri 1300 nuovi alloggi, che nella mente preoccupata di certi commentatori diventano altrettanti insediamenti. La colonizzazione ebraica continua imperterrita. M.C.

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«Con Israele a costo del seggio Onu»

Stephen Harper: l'antisemitismo di oggi è più pericoloso

Stephen Harper
La difesa a spada tratta di Israele è costata al Canada il seggio nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu. È quanto ha lasciato intendere ieri Stephen Harper durante il suo intervento all'apertura dei lavori della conferenza "Inter-parliamentary Coalition for Combatting Anti-Semitism", una due giorni che prevede la partecipazione di parlamentari provenienti da quaranta Paesi. Il primo ministro ha ribadito quella che è stata la linea politica del Canada negli ultimi anni: ricerca di una via per il riavvio dei colloqui di pace in Medioriente, ma allo stesso tempo supporto incondizionato verso Tel Aviv. «Se guardiamo alla sostanza - ha sottolineato Harper - l'antisemitismo rimane brutale e inumano come sempre. Semmai quello che cambia è il metodo, che rispetto al passato è divenuto più sofisticato. Questo prende di mira gli ebrei e in particolare lo Stato di Israele, ritenendoli la fonte delle ingiustizie e dei conflitti nel mondo». L'allarme, secondo il primo ministro, dovrebbe arrivare anche dalle metodologie usate dai nuovi antisemiti. «Perché il linguaggio che utilizzano - ha continuato - è quello di coloro che invece vogliono difendere i diritti umani». L'antisemitismo del nuovo millennio, nella sostanza, è più pericoloso, perché mette da parte la componente più rozza e primitiva del secolo scorso e si maschera invece, dietro tematiche più politicamente corrette, come il diritto all'autodeterminazione e la difesa dei diritti umani.
«Per questo motivo - ha aggiunto Harper - il Canada ha fatto una scelta di campo, che ribadisco ancora una volta: la difesa di Israele. Tel Aviv, come tutti gli altri Paesi, può essere soggetto a un giusto criticismo per quello che fa: è naturale, è nell'ordine delle cose, se questo criticismo lo intendiamo come un sano dibattito democratico. Ma quando Israele, l'unico Stato al mondo la cui esistenza è sotto attacco, diventa bersaglio di una rivalsa preconcetta e preventiva, credo che sia eticamente giusto prendere le sue difese». Harper ha poi raccontato alla platea la sua versione dei fatti nella clamorosa debacle diplomatica che è costata al Canada un seggio temporaneo nel Consiglio di Sicurezza. «So per esperienza - ha dichiarato - sia che si tratti dell'Onu o di qualsiasi altro forum mondiale, che la via più facile da imboccare è quella della retorica anti-israeliana. Sappiamo che si possono raccogliere molti più voti portando avanti politiche contro Israele che non il contrario. Ma fino a quando sarò primo ministro, il Canada difenderà sempre Israele, e non solo perché sono convinto che questa sia la cosa giusta da fare: la storia dimostra che chi costituisce una minaccia per Israele allo stesso tempo rappresenta un pericolo per tutti noi».
Alla conferenza erano presenti anche tre parlamentari italiani: la vicepresidente della commissione Esteri della Camera Fiamma Nirenstein, il deputato Paolo Corsini e il senatore Luigi Compagna.

(Corriere Canadese, 9 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

A Williamsburg arriva l'hotel per ebrei ortodossi

Il Condor e' stato pensato appositamente per soddisfare le loro esigenze. Si rispetta la Sabbath e il portiere parla Yiddish

di Valeria Robecco

NEW YORK, 8 novembre 2010 - Al primo sguardo sembra identico a tanti altri hotel della Grande Mela, invece al numero 56 di Franklyn Avenue, a Williamsburg, c'è un albergo molto particolare. Nessuno risponde al telefono dal venerdì al sabato sera, le camere sono dotate di supporti per appendere le caratteristiche parrucche con i riccioli ai lati delle orecchie, e ci sono entrate separate per uomini e donne.
Il Condor è un hotel pensato apposta per gli ebrei ortodossi. "Hanno nove o dieci figli a testa, e regole religiose ferree. Soggiornare in albergo non è semplice per loro, e noi cerchiamo di offrire un servizio che assecondi le loro esigenze", ha spiegato il proprietario Zalman Glauber, che ha ideato questo business pur non avendo precedenti esperienze nel campo alberghiero. Il Condor ha 35 camere, con prezzi che partono da 159 dollari. Glauber ha prestato attenzione a ogni dettaglio.
Nelle stanze non ci sono tv, perchè gli ebrei ortodossi sono molto attenti a limitare l'esposizione dei loro figli alla cultura popolare. Ci sono supporti per le tradizionali parrucche, il portiere parla la lingua Yiddish e non svolge le sue mansioni, compreso rispondere al telefono, durante i giorni di festa religiosa e ogni settimana dall'alba al tramonto del sabato quando si osserva la Sabbath.
"L'offerta sul mercato di luoghi che rispondono a esigenze particolari dei clienti, soprattutto per chi vuole rispettare le tradizioni della propria religione, è assolutamente inferiore alle richieste - ha detto il direttore immobiliare della Camera di Commercio di Brooklyn Lori Rafael - il Condor Hotel farà da apripista ad una realtà che si svilupperà sempre di più nei prossimi anni".

(Quotidiano.net, 9 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Bush: Prodi era contrario allo Stato palestinese

L'allora presidente della commissione europea criticò Bush dopo il discorso del 24 giugno 2002, nel quale, per la prima volta un presidente americano parlava dello Stato palestinese e chiedeva un cambio di leadership

Il 25 giugno del 2002, nel primo giorno di incontri del summit dei G8 a Kananaskis, in Canada, l'allora presidente della Commissione Europea Romano Prodi criticò il presidente americano George W. Bush per il discorso pronunciato il giorno prima alla Casa Bianca, nel quale per la prima volta spingeva per la nascita di uno Stato palestinese e chiedeva un cambio generazionale nella leadership dell'autorità palestinese.
Bush ammette che l'idea di uno Stato palestinese, per la prima volta avanzata da un presidente americano, sui media fu messa in secondo piano rispetto alla presunta richiesta di emarginare Yasser Arafat.
"Il vertice avrebbe dovuto occuparsi di cooperazione per lo sviluppo - scrive Bush nel suo libro di memorie Decision Points, uscito questa mattina - ma il mio discorso sul Medio Oriente era nella testa di tutti quanti. Ho incontrato Tony Blair in palestra quella mattina prima degli incontri: 'Hai sollevato una bella tempesta, George' mi disse con un sorriso. Altri avevano una posizione più critica. Jacques Chirac, il presidente della Commissione Europea Romano Prodi e il primo ministro canadese Jean Chrétien disapprovavano in maniera netta. Rifiutando Arafat, il celebrato vincitore del premio Nobel per la pace, avevo stravolto la loro visione del mondo. Io ho detto loro che Arafat non sarebbe mai stato un partner vero per la pace".

(america24, 9 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele: dal 2011 l'avviso dell'arrivo dei missili avverrà via SMS

"Attenzione, lei sta per essere raggiunto da un enorme missile. E' pregato di scappare". Potrebbe essere questo uno degli SMS ricevibili dal giugno del 2011 in Israele. Il governo del Paese, infatti, ha stanziato un investimento di 27 milioni di dollari per realizzare un'infrastruttura in grado di avvertire le popolazioni, via SMS, dell'arrivo di missili nemici.
Il sistema fa uso di una particolare tecnologia, chiamata SMS-CB, in grado di diffondere milioni di messaggini in meno di 20 secondi sfruttando, all'occorrenza, anche reti compromesse dai bombardamenti.
La piattaforma è nata in collaborazione con eVigilo e Ericsson. Servirà al cittadini di Israele per mettersi in salvo in caso di attacco.

(mobileblog.it, 9 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Ebrei: a Roma il vino novello kasher Pacifici

Cinquanta vini, tra bianchi, rossi, rosati e bollicine: tutti accomunati da una particolarità, quella di essere rigorosamente kasher, ovvero 'idoneò secondo le regole tradizionali ebraiche.
A metterli insieme e presentarli - ieri nei Giardini del Tempio Maggiore a Roma in occasione della decima edizione di 'Novello kasher' - ci ha pensato Giovanni Terracina di 'Le Bon Ton Catering', che vanta una lunga tradizione di gastronomia all'insegna della kasherut, il mangiare (e il bere) ebraico basato sulle norme tradizionali. Una 'filosofià gastronomica che da tempo rappresenta «un fenomeno» in espansione nel grande pubblico, visto la salubrità degli alimenti sia come prodotti sia come abbinamento. «In questi anni il vino kasher - ha detto Terracina - ha conosciuto un'ottima affermazione sul mercato soprattutto da parte di un pubblico non ebraico che dimostra di apprezzarne sempre più, oltre alle caratteristiche organolettiche, anche il rigoroso controllo di qualità cui il vino è soggetto». «Di pari passo è cresciuto il successo della nostra degustazione che raggiunge il decennale e raccoglie ogni anno - ha aggiunto - sempre più estimatori». E questa volta ad affollare i Giardini della sinagoga sono state oltre 600 persone, compreso il presidente della Comunità ebraica romana Riccardo Pacifici. «Stiamo pensando - ha detto - alla creazione di un marchio di kasherut nazionale.». Un'esigenza molto avvertita, tanto che Pacifici ha messo l'idea nel programma elettorale della sua lista per l'elezione dei delegati romani al congresso dell'Unione delle Comunita ebraiche italiane in programma dal 5 all'8 dicembre. Tra le novità d'assaggio di quest'anno c'è stato anche un pregiato vino da dessert estratto dal succo di melograno, prodotto dall'israeliana Rimon. Oltre al Novello sono stati presentati numerosi prodotti kasher d'eccellenza italiana (come la laziale Cantina Sant'Andrea e la piemontese Le Piole) ed israeliane (come Binyamina, Recanati e Tishbi). E insieme al vino i prodotti tipici della cucina giudaico-romanesca: dai pezzetti fritti, alla concia, agli aliciotti con l'indivia, alle pizzarelle con il miele (dolce tipico della Pasqua ebraica a base di pane azzimo). La decima edizione della Degustazione di Novello Kasher, curato appunto da Le Bon Ton Catering , è stata realizzata con il patrocinio dell'Ambasciata di Israele in Italia, della Regione Lazio, della Provincia di Roma, del Comune di Roma, della Comunità Ebraica di Roma e del Bens Berith.

(L'UNICO, 8 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele si prepara alla guerra totale

Partono le simulazioni sulla possibile pioggia di missili in caso di conflitto

TEL AVIV - Le scale mobili che dalla rimodernata ed elegante piazza del Teatro Habima portano in basso nelle viscere della terra fungono da ingresso ad un grande parcheggio, aperto poche settimane fa. Questo ambizioso progetto, che vanta quattro piani sotterranei e può ospitare 1.000 veicoli, è non solo un elemento essenziale per risolvere l'endemica penuria di parcheggi nel centro di Tel Aviv ma anche, in situazioni di emergenza, un immenso rifugio pubblico. La moderna Tel Aviv non si estende solo verso il cielo, con i suoi ormai tipici grattacieli, ma sprofonda anche sotto terra perché sa bene di rappresentare un bersaglio ambito per i missili nemici, provenienti da Iran, Siria, Libano o anche da Gaza.
Secondo un rapporto redatto dal Comando militare delle retrovie, in caso di un conflitto regionale centinaia di missili sarebbero lanciati sulla principale metropoli israeliana. I morti sarebbero numerose decine, i feriti molte centinaia. Il rapporto del Comando delle retrovie avverte che in un nuovo conflitto Haifa sarebbe pure esposta a duri attacchi missilistici, mentre Beer Sheba (Neghev) avrebbe un numero di vittime e danni più contenuti. In situazioni di guerra si presume che i municipi non saranno più in grado di aiutare le zone colpite: in ogni quartiere dovranno essere attivate squadre di soccorso ai disastrati, che vanno organizzate per tempo. Già nella guerra in Libano (2006) e nella operazione Piombo fuso a Gaza (2008-9) le retrovie israeliane furono bersagliate per settimane dagli Hezbollah e da Hamas. La semplice precauzione di restare, durante gli attacchi, in un edificio ridusse allora in maniera significativa il numero delle vittime: quattromila razzi Hezbollah fecero 42 morti, mentre quelli di Hamas si rivelarono mortali solo per chi fu sorpreso per strada.

(Corriere Canadese, 8 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Il Talmud parlerà anche italiano

di Daniel Reichel

L'appuntamento è a Roma dal 25 al 28 novembre. La riunione, in occasione dell'inaugurazione dell'anno accademico al Collegio rabbinico italiano, vedrà la presenza di nomi autorevoli nel campo degli studi ebraici. La sfida di cui si getteranno le basi è imponente: tradurre in italiano il Talmud, l'immenso testo che costituisce il pilastro fondamentale della metodologia e della tradizione ebraica. "Un progetto importante quanto ambizioso. Sarebbe la prima volta in Italia - spiega il rav Riccardo Di Segni, rabbino capo di Roma e direttore del Collegio rabbinico italiano - che si compie un'operazione di questo tipo. Sarebbe un modo - continua il rav - per allargare il bacino di utenza del testo talmudico. La traduzione avvicinerebbe molte persone a questa opera così complessa e interessante, ma potrebbe diventare anche un utile ausilio per lo studio".
Scritto in aramaico, il Talmud è notoriamente un'opera di difficile comprensione, che utilizza un linguaggio sintetico, criptico, per cui spesso è difficile assimilare il significato preciso delle frasi. Si comprende, dunque, quanto sia prezioso per chi studia l'immenso mare dei trattati talmudici, l'aiuto dei maestri e dei commentatori. Senza dimenticare la barriera linguistica: l'aramaico, infatti, non è esattamente la lingua più praticata al mondo. Proprio con la finalità di superare la barriera linguistica, a Gerusalemme rav Adin Steinsaltz, uno dei massimi conoscitori del Talmud, ha sviluppato un grande progetto di traduzione commentata dell'antico testo in ebraico moderno. Grazie al lavoro di rav Steinsaltz, il Talmud ha raggiunto una diffusione a livello globale; la sua versione, con commento e approfondimenti, è stata tradotta in diverse lingue moderne, fra cui inglese, francese, tedesco e russo. E il settimo giorno di questo mese di novembre sarà un giorno di grandi festeggiamenti in tutto il mondo, una data storica: uscirà, infatti, l'ultimo trattato tradotto da Steinsaltz, il completamento del lavoro di una vita. Il Global Day of Jewish Learning, un'iniziativa che coinvolge tutto il mondo ebraico, per festeggiare insieme la storia, la cultura, la tradizione del popolo di Israele. Mentre si conclude un ciclo, dunque, in Italia si cerca di aprirne un altro. Partendo da una nuova versione in lingua italiana.
Nella nostra lingua, infatti, se non per poche e sporadiche pagine, non si trova una versione del testo talmudico. "Per portare avanti questo progetto - spiega rav Riccardo Di Segni - sarà necessario un grande investimento di forze ed energie". Il Collegio rabbinico italiano e l'Unione delle Comunità Ebraiche Italiane saranno, ovviamente, in prima fila ma dovranno essere coinvolte, per un lavoro che dovrebbe protrarsi per molti anni, anche altre istituzioni. "Recentemente - afferma Di Segni - abbiamo avuto un incontro positivo con il ministro Gelmini, che ha espresso il suo interesse per il progetto". Alla riunione ha partecipato anche il consigliere UCEI Sandro Di Castro. L'idea è di coinvolgere anche il Consiglio nazionale delle ricerche, che potrebbe garantire un valido supporto grazie ai suoi diversi dipartimenti. Un'operazione monumentale che, come ha sottolineato il direttore del Collegio rabbinico, permetterebbe a molti ebrei italiani di avvicinarsi a un testo così importante per la tradizione ebraica. "Con la traduzione - spiega rav Gianfranco Di Segni, che è biologo molecolare proprio al Cnr e docente al Collegio Rabbinico di Roma - si potrebbe rendere accessibile ai più, come del resto ha fatto rav Steisaltz, il Talmud. Potrebbe essere un primo passo per spingere molte persone ad intraprendere il difficile cammino dello studio dei trattati indispensabili per comprendere la nostra realtà, la nostra identità e la nostra legge".

(Pagine Ebraiche, novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Solo il 30% degli Israeliani pensa che l'economia del Paese non possa migliorare

Un sondaggio rivela che la maggior parte degli israeliani continuano a considerare lo Stato ebraico come luogo migliore in cui risiedere.
Tuttavia la violenza continua ad essere la principale preoccupazione degli israeliani: sono in pochi a credere che lo Stato li proteggerà e a fidarsi delle grazie del cielo. Al secondo e terzo posto tra le problematiche emerse, rispettivamente la corruzione politica e la povertà. Il 70% degli intervistati, rispetto all'80% nello stesso periodo del 2009, ha mostrato preoccupazione per la situazione economica del Paese e l'esistenza di un gap tra ricchi e poveri. I risultati emersi dallo studio saranno presentati durante la Conferenza sulla società israeliana presso il Sapir College.

(FocusMo, 8 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Haaretz: "In Cisgiordania Tsahal non ha più ricercati"

Dieci anni dopo l'inizio della Intifada al-Quds, la ribellione armata dei palestinesi, Tsahal, le forze armate israeliane, non ha quasi più ricercati in Cisgiordania. Lo afferma il quotidiano Haaretz.
Secondo il giornale, nella Cisgiordania settentrionale - dove un tempo, fra Nablus e Jenin, agiva il principale motore propulsore nella organizzazione di attentati - la lista dei palestinesi ricercati da Israele è adesso vuota. L'ultimo attentato kamikaze partito da quella zona risale al 2006. Nella Cisgiordania meridionale, in particolare presso Hebron, la lista include ormai pochi nomi. All'origine di questi sviluppi il giornale menziona la costruzione della Barriera di sicurezza, che ha molto ostacolato la realizzazione di attentati, e gli arresti sistematici in questi anni di migliaia di sospetti.
Al tempo stesso, aggiunge Haaretz, va menzionata anche la cooperazione fra Tsahal e i servizi di sicurezza dell'Anp di Abu Mazen i quali hanno moltiplicato le loro attività a partire dal 2007 per impedire a Hamas di compiere anche in Cisgiordania un putsch come quello realizzato nella Striscia di Gaza.

(l'Occidentale, 8 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

IPhone Viaggi #15 - Israel Tourism

Israele soffre da sempre della difficile condizione della zona e della instabilità dell' area. Ma certamente le potenzialità turistiche di questo stato non molto esteso, relativamente giovane, sono praticamente infinite.
In questa regione, dove oggi convivono con difficoltà più popoli e religioni, sono sorti i principali credi diffusi in occidente. I luoghi sacri per ebrei e per i cristiani sono moltissimi. Un turismo religioso poco sfruttato per la comprensibile paura, da parte dei turisti, di visitare questi luoghi in cui lo stato di guerra è diventato normalità, una normalità con la quale gli ebrei israeliani sembrano riuscire a convivere.
Ma negli ultimi anni, le nuove generazioni di israeliani stanno mostrando segni di insofferenza rispetto ad una condizione instabile che impedisce loro di vivere in un paese pacificato, alla stregua delle altre nazioni occidentali.
Per dare risposte, l' attuale Governo di Israele, oltre ad un lungo processo di pace e alle trattative su Gerusalemme e sulle colonie, sta provando, lentamente, a promuovere il territorio nel mercato turistico.
Un turismo, come detto, religioso ma anche culturale e con particolare riguardo per i più giovani che possono scoprire una Tel Aviv più vicina all' euforia di New York che alle immagini di guerra dei telegiornali. Attenzione ai giovani viaggiatori che si dimostra anche con la nuova applicazione per IPhone e IPad con il quale, il Ministero del Turismo Israeliano fornisce informazioni su eventi, cultura, manifestazione, tradizioni e attrazioni locali.
La nuova applicazione per IPhone e IPad si chiama Israel Tourism. L' applicazione, non ve lo avevamo ancora detto, è completamente gratuita.

(RecensioniTurismo.net, 8 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

«L'antisemitismo minaccia tutta la società»

Incontro a Ottawa tra parlamentari da tutto il mondo, tre i rappresentanti per l'Italia

OTTAWA - La lotta all'antisemitismo sarà il tema centrale di una conferenza che si terrà a Ottawa oggi e domani alla presenza di numerose autorità politiche che operano nel settore. Parlamentari provenienti da ogni parte del mondo si siederanno intorno allo stesso tavolo con un unico denominatore comune: l'interesse e il coinvolgimento nella lotta all'antisemitismo, al razzismo e a ogni forma di intolleranza.
La seconda conferenza annuale è stata organizzata dall'Inter-Parliamentary for Combating Antisemitism (Icca) con la collaborazione del ministero canadese della Cittadinanza e dell'Immigrazione.
Lo scopo di questa due giorni sarà quello di scambiare idee e definire metodi e raccomandazioni per far fronte ai comportamenti sbagliati che portano ai pregiudizi e alle più disparate forme di razzismo. In particolare l'incontro si baserà sulla "London Declaration on Combating Antisemitism" che è stata formulata durante la conferenza inaugurale dell'Icca tenutasi nella capitale inglese nel mese di febbraio dell'anno scorso.
L'escalation dell'antisemitismo globale ha portato alla costituzione di una coalizione internazionale, la Icca, per confrontare e combattere uno degli odi più antichi.
Non è più, infatti, solo il tempo di suonare il classico campanello d'allarme e sensibilizzare l'opinione pubblica, ma è arrivato il momento di agire. Come la Storia ci ha insegnato: le origini di questo odio risalgono agli ebrei, ma l'odio antisemita non si è mai esaurito. L'antisemitismo minaccia ora tutta la società. L'iniziativa che si svolgerà oggi e domani a Ottawa è nata dagli sforzi e dal progresso compiuti dall'Icca e dall'Organization for Security and Cooperation in Europa, nell'Unione europea, nei parlamenti nazionali e dai singoli parlamentari che hanno riconosciuto come l'antisemitismo possa costituire un pericolo reale per la società contemporanea.
Durante l'incontro si discuterà anche di quanto sia essenziale unire questi sforzi multipli per trasformarli poi in azioni e risultati da attuare su scala globale attraverso conferenze annuali come questa di Ottawa.
Ieri sera, al Canada Aviation and Space Museum, l'apertura ufficiale dei lavori, dalle 6.30 pm alle 8.30 pm, alla presenza del ministro della Cittadinanza, Immigrazione e Multiculturalismo Jason Kenney.
«L'antisemitismo non si è mai spento, è diventato con il passare del tempo "un'ossessione letale", come è stato definito più volte - ha detto l'mp Irwin Cotler, cofondatore e chair della Icca - Spesso ignoriamo l'antisemitismo a nostro rischio e pericolo».
«Sono entusiasta all'idea che i parlamentari di tutto il mondo e gli esperti del settore si riuniscano per parlare di antisemitismo, odio e razzismo - ha aggiunto Cotler - I rappresentanti di Africa e Sudafrica saranno molto interessati a ciò che verrà detto durante la conferenza».
Oggi e domani, alla conferenza, parteciperanno numerose autorità parlamentari provenienti da oltre 50 Paesi di tutto il mondo. Dall'Italia la vicepresidente della Commissione Esteri della Camera dei Deputati Fiamma Nirenstein, il deputato Paolo Corsini e il senatore Luigi Compagna. Nirenstein è anche il presidente del Comitato di Indagine Conoscitiva sull'Antisemitismo e presiederà domani una delle sessioni plenarie durante la quale illustrerà il ruolo del governo italiano nella lotta all'antisemitismo.
A rappresentare il Canada, oltre a Irwin Cotler (Icca) e il ministro dell'Immigrazione Kenney, anche l'mp David Sweet (membro della Icca), l'onorevole Anita Neville (Icca), il ministro di Stato per gli Affari esteri Peter Kent e gli speaker Peter Milliken per la House of Common e Noel Kinsella per il Senato.

(Corriere Canadese, 8 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gerusalemme, in fiamme la Chiesa dell'Alleanza. Sospetti sugli ultrareligiosi

La Chiesa dell'Alleanza, costruita nel 1897, nel passato sede del Collegio Biblico Palestinese, nella centralissima Via dei Profeti a Gerusalemme, è stata stata alle fiamme. Al momento dell'incendio, all'interno dell'edificio si trovava un gruppo di visitatori, nove dei quali provenienti dagli Stati Uniti ed uno dalla Danimarca. Sono stati loro, svegliati dall'odore del fumo, a dare l'allarme. Ignota l'identità degli autori, ma i sospetti cadono sugli ebrei ultrareligiosi, vicini di casa e da sempre avversari alle attività evangelistiche.
Secondo la polizia di Gerusalemme l'incendio ha origini dolose. "Quando rabbini come Amnon Yitzhak approvano il rogo di libri sacri di altre fedi c'è poco da stupirsi che poi vengano presi di mira degli edifici. Che cosa dobbiamo aspettarci adesso? ", si chiedono alcuni credenti messianici.

(ICN-News, 8 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Germania, nominata la prima donna rabbino dai tempi dell'Olocausto

Alina Treiger rompe un tabù che durava da decenni. E che, per come erano andate le cose l'ultima volta, riportava alla memoria la tragedia del popolo ebraico. In Germania. E in Europa.
A 31 anni, Alina diventerà in Germania la prima donna rabbino dalla fine dell'Olocausto. Nata in Ucraina, la Treiger s'è trasferita nel paese tedesco nel 2002, dopo aver studiato musica a Mosca. Quando sarà ordinata rabbino dovrà guidare la comunità ebraica della Bassa Sassonia, a est della Germania.
In un'intervista alla Zdf Alina Treiger ha detto che «l'Olocausto fa parte della storia degli ebrei tedeschi», ma ha anche aggiunto che «è venuto il tempo di guardare al futuro e di non rimanere intrappolati dalle esperienze negative del passato».
Poi, la futura guida spirituale, ha ricorda quella di cui lei si ritiene il successore: Regina Jonas. Nata a Berlino, anche Regina era un rabbino. Ma la sua missione religiosa è finita nel campo di concentramento di Auschwitz, dove trovò la morte. (Leonard Berberi)

(Falafel Cafè, 7 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Gli ebrei saranno espulsi dalla Palestina come dall'Europa.

Lo ha affermato un dirigente di Hamas, Mahmud a-Zahar

TEL AVIV-GAZA, 7 nov - Gli ebrei saranno espulsi dalla Palestina così come nel corso dei secoli lo furono «dalla Francia, dalla Gran Bretagna, dal Belgio, dalla Russia e dalla Germania»: lo ha affermato uno dei dirigenti di Hamas a Gaza, Mahmud a-Zahar, in un discorso pronunciato a Khan Yunes (Gaza) nella notte fra venerdì e sabato. Il suo intervento, che ha subito scatenato aspre reazioni sui siti web israeliani, è stato riferito dal Jerusalem Post e dal sito ebraico Walla. La presenza israeliana «sulle rovine dei villaggi palestinesi non durerà a lungo grazie alla determinazione della resistenza armata», ha previsto a-Zahar. «Sionisti, non avete un posto fra di noi e nemmeno fra le Nazioni. State per scomparire dalla faccia della terra». Secondo a-Zahar, in passato gli ebrei furono espulsi da diversi Paesi europei «perchè tradirono, rubarono, perchè li corruppero… perchè avevano intessuto trame ed inganni». Ad accoglierli, ha proseguito il dirigente di Hamas, fu la Nazione islamica «che li protesse e assecondò le loro necessità ». «Ma adesso essi non hanno più un posto fra di noi - ha concluso il dirigente di Hamas - per via dei loro crimini. Presto saranno espulsi e pregheremo nella Moschea al-Aqsa» di Gerusalemme.

(Diretta News.it, 7 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Giancarlo Galan
Il ministro Galan in Israele

Il ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali, Giancarlo Galan, sara' in visita ufficiale in Israele lunedi' 8 e martedi' 9 novembre. Lo riferisce il Mipaaf in una nota. Il primo giorno incontrera' la comunita' italiana a Gerusalemme presso il Tempio italiano, un'antica Sinagoga trasferita a Gerusalemme da Conegliano Veneto nel 1951. Il giorno successivo alle ore 10.30 il ministro visitera' alcuni laboratori del Centro di ricerca di Sde Boker, nel deserto del Negev nel sud d'Israele, insieme al Direttore del Centro Pedro Berliner.
Alle ore 12.15 Galan interverra' alla Conferenza internazionale sulla lotta contro la desertificazione, sempre a Sde Boker, con il Ministro israeliano dell'Agricoltura Shalom Simhon e firmera' insieme al collega Israeliano un Memorandum of Understanding di cooperazione scientifica in campo agricolo.

(ASCA, 7 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I motivi che hanno incrinato il dialogo con la Chiesa

di Ugo Volli

La profonda incrinatura avvenuta nelle ultime settimane nel dialogo col mondo cattolico deve indurci a riflettere con molta cura. Le occasioni e i temi del dissenso sono state due, molto diversi: da un lato lo svolgimento molto spesso marcatamente antisionista del sinodo dei vescovi del Medio Oriente, e dunque il diritto all'esistenza di uno stato ebraico; dall'altro la trasmissione di uno sceneggiato televisivo su Pio XII, con la ripresa martellante della campagna per la sua beatificazione e dunque il nostro diritto a una memoria critica della Shoà....

(Informazione Corretta, 7 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele, demolita una moschea illegale

Tensioni nella citta' beduina di Rahat

TEL AVIV, 7 nov - Uno sciopero generale e' stato decretato nella citta' beduina di Rahat (deserto del Neghev) dopo che la polizia israeliana ha demolito una moschea costruita senza i necessari permessi. Durante la demolizione centinaia di persone sono scese in strada e hanno ingaggiato battaglia con le forze dell'ordine. Il sindaco di Rahat, che pure aveva chiesto la demolizione dell'edificio, ha detto di essere stato sorpreso dall'intervento improvviso della polizia mentre era impegnato in una mediazione.

(ANSA, 7 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Razzo lanciato da Gaza colpisce Israele, nessuna vittima

GERUSALEMME, 6 nov. - Non ha provocato vittime ne' danni a edifici il razzo lanciato da presunti miliziani palestinesi che stamane ha colpito il territorio israeliano, nei pressi del confine con la Striscia di Gaza. Lo ha riferito un comunicato dell'Esercito dello Stato ebraico.
Il razzo e' esploso in una zona disabitata vicino al territorio controllato dagli uomini Hamas. Dall'inizio dell'anno i miliziani palestinesi hanno lanciato oltre 150 razzi o colpi di mortaio contro Israele, secondo fonti militari.

(Adnkronos, 6 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele. Quando perfino l'Unesco esagera …

L'Unesco, l'agenzia Onu incaricata di preservare i siti storici, questa volta ha veramente esagerato. Passi che questa nostra era post-moderna fatta di "decostruzionismo" e "revisionismo" sia caratterizzata da una bella dose di faccia tosta: fedi e usanze coltivate a lungo con calore vengono ridotte a "falsa coscienza"; nazioni con una loro precisa identità etnica e orgogliose tradizioni diventano "comunità puramente immaginarie"; vicende storiche fondamentali sono ridotte a niente più che "narrazioni" soggettive.
Ma anche in questa atmosfera di relativismo intellettuale estremista, l'ultima decisione dell'Unesco spicca come un tentativo particolarmente sfacciato di cancellare i legami degli ebrei con la Terra d'Israele....

(israele.net, 5 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Romania: fossa comune di ebrei scoperta in una foresta

Una fossa comune con i resti di ebrei uccisi dall'esercito rumeno durante la Seconda Guerra Mondiale è stata scoperta in una foresta del nord-est della Romania. Lo ha annunciato oggi l'Istituto nazionale Elie Wiesel a Bucarest.
"Finora abbiamo trovato sedici corpi, ma si tratta di una cifra provvisoria perchè questa fossa è molto profonda e finora abbiamo scavato in superficie", ha dichiarato Adrian Cioflanca, il ricercatore che ha fatto la scoperta. Secondo l'Istituto, la fossa comune situata nella foresta di Vulturi potrebbe contenere fino a un centinaio di corpi di ebrei uccisi durante l'Olocausto.
"In base alle testimonianze raccolte sul posto e alle prime analisi - ha spiegato il direttore dell'Istituto Wiesel, Alexandru Florian - possiamo concludere che si tratta di civili ebrei uccisi" durante i massacri del 1941. Uno dei resti riesumati sarebbero di un bambino. Sono stati trovati anche tacchi di scarpe femminili. Più di 8.000 ebrei sono stati uccisi nel 1941 durante i pogrom nella città di Iasi (nord-est) e nei suoi dintorni. Molti sono sepolti in tombe comuni soprattutto a Targu Frumos.

(swisscom, 5 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Germania. Ordinata la prima donna rabbino dall'Olocausto

Una donna rabbino è stata ordinata oggi in Germania, per la prima volta dopo l'Olocausto. Alina Treiger, 31 anni, ha ricevuto l'ordinazione assieme a due colleghi maschi nella sinagoga liberale di Charlottenburg a Berlino.
L'evento è stato salutato dal presidente tedesco Chiristian Wulff, come segnale delle nuove forti radici dell'ebraismo in Germania dopo l'Olocausto perpetrato dai nazisti. La prima donna rabbino in Germania era stata Regina Jonas. Ordinata nel 1935, è morta nel 1944 nel lager di Auschwitz. Solo alcune congregazioni ebraiche liberali accettano le donne rabbino.
La Treiger, nata in Ucraina, si prenderà cura delle comunità delle città di Oldenburg e Delmenhorst nella Germania settentrionale. È solo da due anni, dopo l'istituzione di appositi corsi accademici, che sono ricominciate le ordinazioni di rabbini in Germania dopo la fine della seconda guerra mondiale.

(l'Occidentale, 4 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

I palestinesi rimpiangono Arafat

Il 50,9% ha fiducia nella dirigenza Al Fatah

TEL AVIV, 3 nov - Una maggioranza schiacciante di palestinesi della Cisgiordania e di Gaza, l'87%, rimpiange il suo leader storico Arafat, morto 5 anni fa.
Il 44,7% e' deluso dall'attuale presidente Mahmud Abbas (Abu Mazen), il 43,2% e' invece soddisfatto.
Sono questi alcuni dei risultati di un sondaggio condotto dal Centro Palestinese di Opinioni Pubbliche. Tra gli altri risultati: il 50,9% dichiara di avere fiducia nella dirigenza di Al Fatah; il 24,3% di Hamas.

(ANSA, 3 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele ammette la responsabilità per l'"uccisione mirata" a Gaza

La vittima è un membro dell'Esercito dell'Islam

ROMA, 3 nov. - Israele ha ammesso di essere responsabile dell'esplosione che oggi a Gaza ha causato la morte di un palestinese e il ferimento di altri tre. Lo riporta il sito web del quotidiano Haaretz. L'esercito israeliano ha precisato che la vittima si chiama Mohammed Nimnim, ed era membro dell'Esercito dell'Islam, un gruppo estremista locale. Nimnim, 37 anni, è stato ucciso in una operazione congiunta condotta dall'esercito e dallo Shin Bet, i servizi di sicurezza interni.
L'auto della vittima è saltata in aria nei pressi del quartier generale della polizia a Gaza City. Il ministero dell'Interno di Hamas - il gruppo estremista che controlla la Striscia - ha detto che l'esplosione è stata provocata da un raid aereo israeliano.

(Apcom, 3 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Israele sospende la cooperazione con l’Unesco

GERUSALEMME, 3 nov. - Il governo israeliano ha deciso di sospendere la sua cooperazione con l'Unesco (l'Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura) per protestare contro la sua decisione di classificare la Tomba di Rachel, luogo santo ebraico, come moschea. Lo riferisce un comunicato ufficiale. (segue, fonte Afp)

(Apcom, 3 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Shoah, a Genova la marcia della memoria

Il 67/mo anniversario dalla deportazione degli ebrei genovesi è stato celebrato dalla Comunità di Sant'Egidio e dalla Comunità Ebraica cittadina con una «marcia della memoria» stasera nel centro di Genova a cui hanno partecipato più di 600 persone. «Non c'è futuro senza memoria, 3 novembre 1943, memoria della deportazione degli ebrei di Genova»: è stata la scritta sullo striscione d'apertura del corteo partito da galleria Mazzini, luogo dove fu arrestato il rabbino genovese Riccardo Pacifici, fino alla sinagoga di via Bertora.
La marcia è stata illuminata da fiaccole e contrassegnata da cartelli con i nomi dei campi di concentramento nazisti: Treblinka, Bergen Belsen, Buchenwald, Theresienstadt, Ravensbruk, Subibor, Auschwitz, Chelmno e Majdanek; e dei lager di prigionia italiani: Risiera di San Sabba e Fossoli. Hanno partecipato il presidente della Comunità Ebraica di Roma Riccardo Pacifici, nipote dell'omonimo rabbino capo genovese, l'attuale rabbino capo di Genova Giuseppe Momigliano, il responsabile della Comunità di Sant'Egidio di Genova Andrea Chiappori, il sindaco Marta Vincenzi, il vescovo ausiliare di Genova Mons. Luigi Palletti, il segretario regionale del Pd Lorenzo Basso, il consigliere regionale del Pdl Roberto Bagnasco e numerose altre personalità.
«Sono stati 261 gli ebrei di Genova deportati nei lager nazisti, solo 20 sono sopravvissuti - ha spiegato Pacifici - oggi siamo qui per riaffermare il valore della memoria, per me è emozionante essere qui a Genova, nipote del rabbino capo di cui porto il nome». Il 3 novembre 1943 gli ebrei genovesi furono attirati con un tranello nella sinagoga di Genova, dove scattò la retata delle SS, proseguita in tutta la città, solo alcuni riuscirono a salvarsi grazie all'allarme di una donna che, accortasi della trappola, li avvisò facendo cenni da una finestra.

(Il Secolo XIX, 3 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

OYOYOY! riscopre il rabbino che studiava Dante

ALESSANDRIA - Nuovo appuntamento per questa settimana di OyOyOy! 2010 in edizione autunnale, con Vincenzo Moretti, insegnante casalese, noto ai suoi concittadini per una passione verso il territorio che lo ha portato spesso a scoperte interessanti. L'ultima, presentata domenica 31 ottobre nella sala conferenze della comunità ebraica, ha messo in primo piano l'insolita figura di un rabbino capo vissuto a Casale nella seconda metà dell'ottocento ed esperto di Dante: il Rav. Flaminio Servi.
Moretti, che ha iniziato il suo intervento ringraziando gli Amici della Biblioteca civica e i "fan" di Oyoyoy!, ha introdotto l'argomento illustrando la vita di Servi: nacque nel 1841 a Pitigliano ed intorno al 1864 divenne rabbino capo a Casale e direttore del primo giornale ebraico "Il vessillo israelitico", stampato a Casale in via Cavour 11 e di cui la Biblioteca civica conserva numerose copie.
Moretti si è imbattuto in questo autore in quanto tra i curatori di una mostra che verrà inaugurata a breve in Biblioteca dove verranno raccolti tutti gli scritti di Monferrini che hanno lasciato qualcosa di insolito su Dante. Flaminio Servi vi compare in quanto nel 1893 scrisse un interessante opuscolo per una coppia di sposi ebrei Casalesi: titolo "Dante e gli Ebrei". L'interpretazione che Flaminio Servi dà di alcuni passi del "divino poeta", è decisamente peculiare proprio per la cultura da cui proviene. La conclusione è che "Dante amava gli Ebrei, né di odiarli aveva ragione alcuna". Una teoria che appoggiava anche la visione politica di un'epoca in cui gli ebrei cominciavano a far parte della classe dirigente italiana e si sentivano pervasi da autentico amore per una patria che sentivano finalmente propria. Per Flaminio Servi, Dante, libero pensatore (ostile al papato), che colloca in Paradiso anche figure vissute prima di Cristo, "è un patriota e diventa simbolo dell'Italia aperta alle religioni e alla tolleranza".
Oyoyoy! inoltre ha prolungato l'allestimento della Mostra "I bambini nella Shoah" nella Scuola Primaria di S. Maria del Tempio (Cantone Chiesa 12, Casale Monferrato) fino a giovedì 4 novembre. Le tante prenotazioni e richieste di visita da parte di scolaresche e privati hanno, infatti, reso necessaria una seconda settimana di esposizione. [Per info e prenotazioni visite 0142 455790].

(Tuono News.it, 2 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Usa: la valle del Giordano "in affitto" ad Israele

Gli Stati Uniti hanno proposto al premier Benyamin Netanyahu che, nel contesto di accordi definitivi di pace con i palestinesi, ad Israele sia concesso di "prendere in affitto" la valle del Giordano per considerazioni di sicurezza. Lo ha riferito la radio militare secondo cui Netanyahu non ha respinto l'idea.
L'emittente ha appreso che il progetto che i palestinesi cedano in affitto la strategica vallata del Giordano - che fra l'altro rappresenta un filtro per impedire il traffico di armi verso la Cisgiordania - è stato discusso due mesi fa, su iniziativa americana, da Netanyahu con il presidente dell'Anp Abu Mazen.
Secondo gli americani, un periodo adeguato di assestamento degli accordi è di sette anni, ma Netanyahu, ha aggiunto l'emittente, vorrebbe un periodo molto più lungo, di alcune decine di anni. La posizione di Abu Mazen in merito non è nota.

(ticinonews.ch, 1 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

E nel cuore di Hebron ebrei e musulmani si mettono a giocare a calcio

La partita di pallone tra israeliani e palestinesi nel cuore di Hebron, la città
divisa e tormentata dalle violenze (foto di Yair Altman)
La partita di calcio - e di Pace - quando e dove meno te l'aspetti. Yair Altman, giornalista del quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth è a Hebron. Il cuore, tormentato, della Palestina. Il cronista sta seguendo i diecimila ebrei arrivati in città per visitare il pezzo di Torah alla Tomba dei Patriarchi. Un edificio religioso per gli ebrei, ma anche per i musulmani. Perché la Tomba dei Patriarchi è anche la Moschea di Abramo/Ibrahim.
E comunque. Alla fine della cerimonia religiosa, Altman assiste a un evento che non si registrava da anni: una partita di calcio, appunto. Ma giocata tra ebrei e musulmani. Soprattutto: senza forze di polizia a proteggere gli uni o gli altri. È successo tutto sabato pomeriggio. E per capire quanto la giornata sia stata storica bastava guardare anche ai negozi palestinesi: erano rimasti aperti per i clienti ebrei.
Tutto è iniziato - racconta Altman - quando alcuni giovani israeliani, visitando la città, hanno visto alcuni coetanei musulmani giocare con un pallone da calcio. A quel punto gli ebrei si sono uniti e hanno formato delle formazioni miste. Si sono messi a giocare. A guardare la scena, poliziotti dell'Anp e i soldati dell'esercito di Gerusalemme. Che, per la prima volta, non hanno premuto grilletti, ma si son divertiti a fare il tifo.
«C'è stato un tempo in cui israeliano e palestinesi avevano un ottimo rapporto», ricorda Noam Arnon, portavoce della Comunità ebraica di Hebron. «Dopo quello che abbiamo visto sabato la nostra intenzione è tornare a quegli anni». Basterà una partita di pallone? (Leonard Berberi)

(Falafel cafe', 1 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Domani Maroni in Israele

Nel pomeriggio incontrerà Simon Peres, mercoledì a Gerusalemme

ROMA, 1 nov. - Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, domani martedì 2 novembre alle 9, interverrà alla Prima Conferenza Internazionale Israel HLS STOP- Politiche ed operatività delle tecnologie di sicurezza, sul tema "Città Sicure" che si svolgerà presso l'Hotel Dan Panorama di Tel Aviv.
Nel pomeriggio il Ministro Maroni sarà ricevuto dal Presidente dello Stato d'Israele, Simon Peres.
Nella mattinata di mercoledì 3 novembre, Maroni si recherà a Gerusalemme per una visita al Museo dell'Olocausto - Yad Vashem.

(Apcom, 1 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Hamas ammette: "I morti a Gaza erano nostri combattenti"

Dopo quasi due anni dall'operazione anti-Hamas condotta da Israele nella striscia di Gaza tra fine dicembre 2008 e gennaio 2009, per la prima volta Hamas ammette d'aver subito la perdita di 200-300 membri dell'ala militare dell'organizzazione islamista palestinese....

(israele.net, 1 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

La Camera di Commercio di Trieste: pronti a cogliere opportunità da Israele

Missione a Tel Aviv. Una dozzina di aziende e Area Science Park

TRIESTE, 1 nov - Le imprese del Friuli Venezia Giulia sono pronte a cogliere le opportunita' offerte dall'economia e dagli investitori israeliani. E' quanto emerso dalla missione economica guidata dalla Camera di Commercio di Trieste e organizzata dall'azienda speciale Aries, che ha portato a Tel Aviv una dozzina di aziende regionali e l'Area Science Park. E' stata una due giorni ricca di incontri e di impegni a proseguire, con un incoming di imprese israeliane programmato gia' tra fine gennaio e inizio febbraio 2011.

(ANSA, 1 novembre 2010)

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~

Notizie archiviate

~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~~